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Document 52008IE0481

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il futuro del mercato unico — Verso la globalizzazione

GU C 204 del 9.8.2008, pp. 1–8 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.8.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 204/1


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il futuro del mercato unico — Verso la globalizzazione

(2008/C 204/01)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 27 settembre 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere su:

Il futuro del mercato unico — Verso la globalizzazione.

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 27 febbraio 2008, sulla base del progetto predisposto dal relatore CASSIDY.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 12 marzo 2008, nel corso della 443a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 39 voti favorevoli, 9 voti contrari e 12 astensioni.

1.   Sintesi delle conclusioni e raccomandazioni

1.1

L'Osservatorio del mercato unico è stato creato dal CESE per monitorare i progressi realizzati nel completamento del mercato unico; nel corso degli anni, l'Osservatorio ha elaborato una serie di pareri esplorativi rispondendo alle richieste di altre istituzioni quali il Consiglio, la Commissione, il Parlamento e anche alcune presidenze di turno dell'UE (1). L'ultimo di questi pareri riguardava la relazione della Commissione sul riesame del mercato unico (2). Nel corso degli anni il CESE ha inoltre elaborato numerosi pareri di «iniziativa».

1.2

Il presente parere d'iniziativa giunge al momento opportuno in quanto il Consiglio europeo, il 18 e 19 ottobre 2007, ha deciso che l'UE dovrà essere il leader a livello internazionale per quanto riguarda le questioni della regolamentazione e dell'apertura dei mercati. L'UE può plasmare la globalizzazione se inserisce in tale processo il suo modello di sviluppo che combina crescita sostenibile, giustizia sociale e rispetto dell'ambiente. La strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione è una risposta migliore alla globalizzazione di quanto non lo sarebbe rinchiudersi nel protezionismo.

1.3

Sia i datori di lavoro che i sindacati ritengono che la «flessicurezza» (3) negoziata dalle parti sociali possa tradursi in una situazione vantaggiosa tanto per le imprese quanto per i lavoratori. Essa fornisce quindi il quadro adeguato per modernizzare i mercati del lavoro europei, inglobando aspetti quali il diritto del lavoro, sistemi efficaci di apprendimento e di formazione permanente e la salvaguardia e il miglioramento della protezione sociale. Un dialogo sociale efficace (specialmente attraverso la contrattazione collettiva) contribuirà inoltre al buon funzionamento dei mercati del lavoro.

1.4

Il CESE ha preso atto della comunicazione della Commissione L'interesse europeo: riuscire nell'epoca della globalizzazione  (4), che è stata presentata al Consiglio europeo informale di Lisbona.

1.5

La maggior parte dei cittadini europei dà per scontato il successo del mercato unico in così tante attività all'interno dell'UE. Tuttavia il mercato unico non è un «fatto compiuto», anzi, citando il commissario MCCREEVY, lo si potrebbe piuttosto definire un «lavoro in corso d'opera» (5). Ferma restando la necessità di completare il mercato unico, l'UE deve adesso affrontare la sfida della globalizzazione e sostenere i principi di apertura del mercato sui quali essa stessa si fonda: creare un mondo nel quale, nel quadro di una concorrenza non falsata, non ci sia posto per il protezionismo.

1.6

Della missione globale dell'UE fa parte anche l'introduzione di norme armonizzate abbinata alla libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone. Questo significa che i paesi terzi che intendono operare nell'UE non potranno aggirare la normativa in vigore nel mercato interno in materia di protezione dei consumatori, norme tecniche, condizioni di lavoro e tutela ambientale.

1.7

Aspetti importanti della sfida della globalizzazione sono anche il ruolo svolto dall'Organizzazione mondiale del commercio e dall'OIL nonché l'interdipendenza sempre più stretta dei mercati finanziari internazionali, come ha evidenziato la crisi finanziaria e borsistica del secondo semestre del 2007.

1.8

Il mercato unico europeo da solo non basta. L'UE deve commerciare e sviluppare le sue relazioni con il resto del mondo e deve anche rimanere competitiva a vantaggio dei lavoratori, dei datori di lavoro e di tutti i cittadini. La strategia di Lisbona è stata messa a punto per raggiungere questi obiettivi e per consentire all'UE di divenire un'economia più competitiva sulla scena mondiale. La stessa UE deve garantire la rimozione degli ostacoli ancora esistenti al suo interno.

1.9

Lo scopo del presente parere d'iniziativa è incitare l'UE ad affrontare la globalizzazione e a cogliere le opportunità che ne derivano. Il successo economico dell'Europa non si fonda sul protezionismo, ma sulle quattro libertà che fin dall'inizio sono state alla base della Comunità economica europea (L'UE deve ancora abolire alcune delle proprie restrizioni commerciali).

1.10

L'UE dovrebbe inoltre guardarsi dal cadere nella trappola americana delle sovvenzioni alla produzione di biocarburanti. A meno che non siano tenute sotto controllo dall'OMC, queste sovvenzioni dispendiose innescheranno inevitabilmente un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e un aggravarsi del problema della fame nei paesi sottosviluppati e in via di sviluppo (6).

1.11

Il CESE prende atto delle raccomandazioni espresse dalle parti sociali nella loro relazione ed analisi congiunta delle principali sfide che i mercati del lavoro europei dovranno affrontare e invita la Commissione e gli Stati membri a tenerne conto (7).

1.12

Il CESE si compiace della comunicazione della Commissione al Consiglio informale (8) di Lisbona e sostiene in particolare le quattro strategie concordate in tale occasione sia al livello dell'Unione che degli Stati membri: R&S e innovazione, contesto imprenditoriale adeguato, investimenti nel capitale umano, energia e cambiamenti climatici. Bisogna però perfezionare l'agenda delle riforme in tutti e quattro questi campi se si vuole sprigionare il reale potenziale di crescita e di occupazione dell'Europa.

1.13

Il CESE invita la Commissione e il Consiglio a far sì che le parti sociali siano strettamente coinvolte nell'elaborazione e nell'attuazione dei provvedimenti della politica di «flessicurezza» a livello nazionale.

1.14

Le imprese e i lavoratori europei non devono venire svantaggiati rispetto ai loro concorrenti nei paesi terzi solo perché l'UE intende essere l'antesignana delle pratiche ambientali avanzate.

1.15

La soluzione a questo problema è che, in occasione dei negoziati internazionali sul riscaldamento globale, l'UE parli sempre e coerentemente con una voce sola e che faccia pressione sui paesi inadempienti.

2.   Riuscire nell'era della globalizzazione: gli elementi fondamentali

2.1

La comunicazione della Commissione in occasione della riunione dei capi di Stato e di governo dell'ottobre scorso fa seguito alla riunione informale di Hampton Court dell'ottobre 2005, nella quale erano state trattate le sfide poste dalla globalizzazione in campi quali l'innovazione, l'energia, l'immigrazione, l'istruzione e la demografia. Nel 2007 si è raggiunto un accordo che pone l'Europa all'avanguardia negli sforzi mondiali per far fronte ai cambiamenti climatici e nell'attuazione di una politica europea intesa a garantire un rifornimento energetico sicuro, sostenibile e competitivo — un accordo che, di fatto, porta l'Europa alle soglie della terza rivoluzione industriale.

2.2

Nell'opinione pubblica è aumentata la consapevolezza della globalizzazione e dei suoi benefici, come pure delle difficoltà che essa comporta. Accolta con favore da alcuni, temuta da altri, la globalizzazione ha messo in crisi alcune delle convinzioni consolidatesi nel dopoguerra sull'economia mondiale (come ad esempio il predominio degli Stati Uniti) e sul modo in cui i governi possono aiutare i cittadini ad accettare i cambiamenti. La «globalizzazione» rappresenta per l'UE una sfida ma anche un'opportunità.

2.3

Nel corso dei cinquant'anni di integrazione europea le prospettive economiche degli Stati membri si sono strettamente intrecciate tra loro come non mai, apportando un progresso sociale senza precedenti. La prossima tappa di questa integrazione dovrebbe mirare a fare dell'UE un leader nelle tendenze in via di sviluppo nell'economia mondiale e a consentirle di introdurre norme internazionali fondate sui valori europei.

2.4

L'unione monetaria e il successo dell'euro sono stati, e continueranno ad essere, un catalizzatore per un'integrazione più approfondita del mercato e per un rafforzamento del mercato unico. Un ambiente caratterizzato da bassi livelli di inflazione, bassi tassi di interesse, operazioni trasparenti e a costi contenuti, nonché da una più profonda integrazione finanziaria, favorisce gli scambi e gli investimenti transfrontalieri nell'UE e aiuta le aziende europee ad affrontare la concorrenza globale. L'euro protegge verso l'esterno dalle turbolenze attuali dei mercati finanziari; grazie alla sua solidità, risultano inoltre ridimensionati alcuni effetti degli aumenti dei prezzi verificatisi sui mercati internazionali dei prodotti alimentari e dell'energia a seguito specialmente della forte domanda da parte dei nuovi giganti emergenti. La valutazione dell'euro non dovrebbe tuttavia sopravanzare i fondamentali dell'economia. Un rapido e marcato apprezzamento dell'euro, favorito da un tasso d'interesse di riferimento della BCE troppo elevato e collegato a politiche monetarie assimilabili a svalutazioni concorrenziali in altre parti del mondo, costituisce un pericolo per la prosperità dell'Europa. Questo apprezzamento rappresenta un forte svantaggio per le imprese europee che producono in euro e vendono in dollari e genera così rischi di delocalizzazione.

3.   La percezione esterna del mercato unico

3.1   Liberalizzazione degli scambi

L'Organizzazione mondiale del commercio è lo strumento più importante per realizzare la liberalizzazione degli scambi internazionali. Il ciclo di Doha, se si conclude con successo, sarà in grado di aprire i mercati di oltre cento paesi in tutto il mondo alle esportazioni provenienti dall'UE. La lentezza dei negoziati è pertanto quanto mai deludente. Oltre agli accordi OMC si sono moltiplicati gli accordi commerciali bilaterali. Le imprese e i lavoratori hanno urgente bisogno di nuovi sbocchi sui mercati in forte crescita di importanti partner commerciali dell'Europa. La strategia dell'UE che consiste nel negoziare accordi di libero scambio con la Corea, l'ASEAN e l'India è un passo nella giusta direzione. Questi accordi devono essere il più ampi e ambiziosi possibile e interessare le merci (incluse le barriere non tariffarie), i servizi, gli investimenti, i diritti di proprietà intellettuale, l'agevolazione degli scambi, la politica di concorrenza, le norme ambientali e quelle dell'OIL. È anche opportuno considerare l'inserimento in questi accordi di un meccanismo sul modello di Solvit.

3.2

Oltre agli accordi di libero scambio in senso stretto il CESE individua altre strade innovative per risolvere i problemi attualmente incontrati sul campo in un contesto bilaterale e fa riferimento in particolare agli scambi di opinione in seno al Consiglio economico transatlantico istituito in seguito al vertice UE/Stati Uniti del 30 aprile scorso. La prima riunione di questo Consiglio, tenutasi il 9 novembre, ha conseguito buoni risultati iniziali verso una risoluzione dei problemi che ostacolano il miglioramento delle condizioni commerciali e di investimento con il maggior partner economico dell'UE. Le questioni dibattute non riguardano necessariamente altri blocchi commerciali e da ciò deriva l'importanza di accordi bilaterali di questo genere (da aprile ad oggi sembra che le due parti abbiano compiuto progressi significativi verso l'eliminazione degli ostacoli al commercio e agli investimenti e lo snellimento degli adempimenti normativi).

L'accordo interessa i problemi e i campi seguenti:

le norme contabili accreditate negli Stati Uniti (GAAP — Generally Accepted Accounting Principles): i rendiconti di esercizio dell'UE, elaborati secondo i principi internazionali di informativa finanziaria (International Financial reporting Standards), sono ormai accettati per le imprese UE quotate alle borse americane,

migliorare la sicurezza e le misure che facilitano gli scambi: una tabella di marcia suddivisa in tappe fondamentali basate sul raggiungimento di obiettivi sarà messa a punto al fine di assicurare il riconoscimento reciproco dei programmi di partenariato commerciale fra l'UE e gli Stati Uniti nel 2009,

ridurre gli adempimenti per l'introduzione di nuovi medicinali intesi a curare malattie rare accordandosi su un modulo comune per richiedere la designazione di farmaco orfano,

azione UE su una proposta legislativa per consentire ai pazienti di accedere alle informazioni relative ai farmaci legalmente in commercio,

al fine di ridurre i costi degli scambi transatlantici, la Commissione ha proposto di consentire anche in futuro l'importazione nell'UE di prodotti le cui etichette comprendono misurazioni sia secondo il sistema metrico che secondo quello americano,

prima della prossima riunione del Consiglio economico transatlantico, l'ente americano per la sicurezza e la salute sul lavoro (Occupational Safety and Health Administration — OSHA) incontrerà i suoi interlocutori presso la Commissione. Scopo della riunione è discutere i progressi raggiunti per facilitare gli scambi dei prodotti elettrici rispetto a procedure di valutazione della conformità riguardanti la sicurezza e individuare i campi in cui si potranno realizzare dei progressi l'anno prossimo,

la Commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti (US Federal Communications CommissionFCC) rivedrà l'elenco dei prodotti soggetti a una certificazione obbligatoria da parte di terzi al fine di consentire la dichiarazione di conformità da parte del fornitore per quei prodotti che hanno dato prova di rispettare le norme pertinenti,

è stato avviato un dialogo sulla regolamentazione dei mercati finanziari che sta esaminando come e in quali settori sarà possibile un riconoscimento reciproco nel campo dei valori mobiliari e l'identificazione di altri approcci capaci di facilitare gli scambi transfrontalieri di servizi finanziari. Il lavoro è appena all'inizio e i prossimi vertici Stati Uniti/UE vedranno la collaborazione delle parti interessate per individuare altre priorità.

3.3

L'Unione europea dovrebbe inoltre approfondire e rafforzare la cooperazione economica con paesi vicini come l'Ucraina e la Russia. L'adesione della Russia all'OMC, lo Spazio economico comune UE-Russia, il nuovo «trattato quadro» sono tutte tappe importanti verso un partenariato economico realmente strategico. Questa cooperazione rafforzata dovrebbe preparare il terreno per i negoziati futuri sulla creazione di uno Spazio economico comune volto a favorire la libera circolazione delle merci e dei servizi, dei capitali e delle persone, delle conoscenze e delle tecnologie.

3.3.1

Dato che le ampie questioni sollevate da un partenariato economico strategico possono essere risolte solo in parte con l'adesione all'OMC, l'UE e la Russia dovrebbero fondare le loro future relazioni economiche, dove possibile, su strutture che vadano oltre l'OMC («OMC+») al fine di creare uno Spazio economico comune per la grande Europa. È qui necessario un forte impegno da parte dell'UE e della Russia per affrontare una serie di questioni ben più ampia e approfondita di quella oggetto dei tradizionali accordi di libero scambio.

3.3.2

L'accordo UE-Russia dovrebbe includere, tra l'altro, disposizioni comuni per l'equiparazione degli investimenti transfrontalieri a quelli nazionali, l'eliminazione dei dazi doganali, lo smantellamento delle barriere non tariffarie, la convergenza normativa, il riconoscimento reciproco delle norme e della valutazione della conformità, l'agevolazione degli scambi e le dogane, la cooperazione in materia di concorrenza, liberalizzazione dei servizi, appalti pubblici, disposizioni sanitarie e fitosanitarie, tutela della proprietà intellettuale, composizione delle controversie e applicazione di principi contabili internazionali. Gli Accordi sullo Spazio economico europeo, tra gli altri, offrono esempi di problematiche coperte da un accordo di tale ampiezza.

3.4   R&S e innovazione

Il funzionamento efficace del mercato unico è anche una delle premesse per rafforzare la capacità d'innovazione dell'Europa. Un vero mercato unico offre il massimo effetto leva e degli sbocchi a merci, prodotti e servizi innovativi. Occorre coordinare a livello europeo gli sforzi fatti in materia di R&S dai raggruppamenti di PMI e di grandi imprese, dagli istituti di ricerca, dalle università e dal nuovo Istituto europeo di innovazione e tecnologia. In tal modo l'industria europea rafforzerà la sua capacità complessiva di raggiungere livelli tecnologici più alti incorporati nei suoi prodotti, nella prospettiva comune di evitare la fuga di investimenti dall'UE e di rendere l'industria europea più competitiva a livello mondiale per prodotti e servizi a più alto valore aggiunto.

3.5

La globalizzazione ha intensificato il ritmo dei cambiamenti non solo nel campo della tecnologia, ma anche in quello delle idee e del nostro stile di vita e di lavoro. Il CESE ha ripetutamente sostenuto questi obiettivi e ritiene che, se l'Europa riuscirà a dare libero corso al suo potenziale di innovazione e creatività, essa potrà imprimere una direzione ai cambiamenti a livello mondiale nel senso di una chiara affermazione dei valori europei e della pluralità culturale.

3.6   Tutela della proprietà intellettuale

L'impegno dell'Europa nel campo dell'innovazione deve essere sostenuto da condizioni idonee volte a tutelare la proprietà intellettuale che ne deriva e richiede consistenti investimenti finanziari e di risorse umane. La messa a punto di uno strumento unico e comune di tutela del brevetto comunitario (9) è una di quelle iniziative auspicabili divenute ormai inderogabili. Raggiungere buoni risultati in questo campo significa acquisire vantaggi di mercato sui mercati mondiali per i prodotti UE.

È inoltre fondamentale garantire un'attuazione decisa dei diritti di proprietà intellettuale e lottare efficacemente contro la contraffazione e la pirateria. Il completamento del quadro giuridico a livello europeo resta una condizione essenziale. Anche una cooperazione internazionale rafforzata è necessaria per affrontare il problema in un contesto globale. I dialoghi bilaterali sui diritti di proprietà intellettuale condotti dalla Commissione europea con la Cina, la Russia e altre regioni sono un utile strumento per affrontare la problematica, ma devono dare anche risultati concreti. Anche il nuovo progetto di Accordo commerciale anticontraffazione è un passo avanti nella direzione giusta.

3.7   Condizioni di lavoro

Il minimo che l'UE possa fare per consentire all'industria europea di competere equamente sui mercati mondiali è vegliare affinché gli altri paesi rispettino le norme minime dell'OIL in materia di condizioni di lavoro e le altre convenzioni internazionali riguardanti i diritti individuali, la libertà sindacale, il diritto di organizzazione e di «negoziazione» collettiva, la parità, l'abolizione del lavoro minorile e del lavoro forzato.

3.8   Sorveglianza del mercato per quanto riguarda i prodotti importati

Alcune relazioni recenti sui prodotti importati che non soddisfano gli standard minimi e sono nocivi alla salute hanno evidenziato che nell'UE manca un'efficace sorveglianza del mercato. È questo un altro esempio di come le pratiche di commercio sleali continuino a falsare i livelli di competitività delle imprese europee. Una più severa sorveglianza del mercato da parte degli Stati membri dovrebbe assicurare il controllo delle informazioni sulle norme di qualità fornite dai produttori al di fuori dell'UE al fine di garantire parità di trattamento tra questi ultimi e i produttori dell'UE e di tutelare i consumatori europei dai prodotti non sicuri e che non soddisfano gli standard minimi.

3.9   Sicurezza dell'approvvigionamento energetico — una politica estera comune dell'UE in materia energetica

I recenti sviluppi in campo energetico hanno evidenziato la necessità per i paesi dell'UE di unirsi per elaborare una politica strategica in questo settore che si basi su accordi bilaterali tra l'UE ed altri paesi. Questi accordi sono necessari se si vuole che l'industria sia in grado di programmare i suoi investimenti nell'UE. Una tale politica contribuirà anche a salvaguardare il tenore di vita dei consumatori europei. Gli Stati membri dovranno sviluppare gli approvvigionamenti energetici alternativi quali l'energia nucleare (10) o le energie rinnovabili, riducendo così la loro dipendenza dalla Russia e dai paesi del Medio Oriente per l'approvvigionamento di gas e petrolio (11). Il CESE esorta la Commissione a garantire che il pacchetto sull'energia e i cambiamenti climatici, da essa di recente pubblicato (12), offra una base affidabile per il futuro, eviti impatti economici negativi, in particolare per la competitività delle industrie europee ad alta intensità energetica, incoraggi lo sviluppo di mercati guida europei in questo settore e promuova le innovazioni ecocompatibili.

3.10   Problematiche ambientali

Le imprese e i lavoratori europei non possono venire svantaggiati rispetto ai loro concorrenti nei paesi terzi solo perché l'UE intende essere l'antesignana delle pratiche ambientali avanzate. La strategia dell'EU di applicare prima di tutti gli altri paesi le norme ambientali più severe è discutibile sotto il profilo economico, e questo per tre motivi:

1.

l'UE da sola non può fermare il riscaldamento climatico: gli effetti finali delle misure da essa attuate andranno sicuramente perduti se gli altri paesi non si attivano per controllare l'uso dell'energia e le emissioni;

2.

l'UE dovrebbe evitare di creare uno squilibrio nella competitività dei suoi stessi produttori di beni che, a causa delle imposte ambientali più elevate, vedrebbero aumentare i loro costi di esercizio e si renderebbero quindi meno competitivi sui mercati internazionali. Tutto ciò significherebbe inoltre aprire la strada alla delocalizzazione di investimenti che potrebbero rivestire un'importanza strategica per il mercato unico dell'UE;

3.

il CESE non trova convincente il ragionamento secondo cui norme ambientali più severe stimolerebbero la ricerca per lo sviluppo di prodotti ecocompatibili. Passerà inevitabilmente un enorme lasso di tempo prima che la ricerca sia in grado di realizzare e immettere sul mercato prodotti di questo genere. Nel frattempo gli altri produttori europei di beni ad alta intensità energetica potrebbero essere esclusi dal mercato dalla concorrenza sleale dei produttori di paesi non particolarmente interessati ad intervenire per tenere sotto controllo le loro emissioni.

3.10.1

La soluzione a questo problema è che, in occasione dei negoziati internazionali sul riscaldamento globale, l'UE parli sempre e coerentemente con una voce sola e che faccia pressione sui paesi inadempienti. Se l'UE decidesse tuttavia di continuare ad innalzare unilateralmente alcune norme ambientali, allora dovrebbe prendere in considerazione l'opportunità di applicare misure alla frontiera conformi all'OMC ai prodotti originari di quei paesi noti per i gravi danni che infliggono all'ambiente, in modo che i produttori europei non si trovino a operare in condizioni concorrenziali svantaggiose.

3.10.2

Un sistema di scambi globale aperto è nell'interesse dell'UE. Un tempo l'UE aveva bisogno di proteggere i suoi cittadini, i suoi interessi e i suoi valori. Oggi il protezionismo non può più rappresentare una valida soluzione. L'UE è il leader mondiale nel campo degli scambi e degli investimenti, quindi la sua apertura consente di ridurre il costo dei fattori di produzione per l'industria, di abbassare i prezzi per i consumatori e di stimolare la competitività delle imprese e nuovi investimenti. Allo stesso tempo è importante che l'UE faccia sentire il suo peso nei negoziati internazionali per richiedere l'apertura anche dagli altri: l'apertura a lungo andare è politicamente difendibile solo se suscita reazioni positive di reciprocità.

3.10.3

La Commissione deve garantire che i paesi terzi offrano adeguati livelli di apertura agli esportatori e agli investitori europei e applicare norme fondamentali tali da non compromettere la capacità dell'Europa di tutelare i suoi interessi e i suoi alti livelli di protezione in campo sociale, ambientale, della salute, della sicurezza e della tutela dei consumatori.

4.   Aumentare l'occupabilità e gli investimenti in capitale umano: creare nuovi e migliori posti di lavoro

4.1

La globalizzazione e i cambiamenti tecnologici rischiano di alimentare l'ineguaglianza, allargando il divario fra lavoratori qualificati e non qualificati, tra nazioni ricche e povere. La soluzione migliore consiste nell'aiutare ogni persona e ogni nazione ad adeguarsi ai cambiamenti, migliorando la qualità e la disponibilità dell'istruzione e della formazione per tutte le fasce d'età.

4.2

Il CESE ha discusso con le parti sociali su come configurare la «flessicurezza» in modo da aiutare le persone a gestire più efficacemente il passaggio a un nuovo lavoro in fasi di cambiamento economico sempre più rapido.

4.3

L'adozione il 5 dicembre scorso di una serie di principi comuni in materia di flessicurezza da parte del Consiglio per l'occupazione e gli affari sociali (13) ha aperto la strada all'integrazione della flessicurezza nei programmi nazionali di riforma (PNR) degli Stati membri e alla successiva attuazione in stretta collaborazione con le parti sociali nazionali.

4.4

Il CESE auspica una maggior attenzione per le politiche attive volte a promuovere l'integrazione e le pari opportunità per le categorie discriminate sul mercato del lavoro, vale a dire gli ultracinquantenni, le donne, le minoranze etniche e le persone che abbandonano la scuola senza un titolo di studio.

5.   L'instabilità del mercato finanziario internazionale

5.1

Attualmente l'UE è alle prese con le ripercussioni di una crisi finanziaria e borsistica globale. L'unione monetaria e la pronta reazione della BCE hanno avuto un effetto positivo. Innanzitutto, immettendo grandi quantità di denaro sui mercati monetari, la BCE ha contribuito ad attenuare la perdita di fiducia nel sistema bancario, riducendo il rischio di un forte inasprimento delle condizioni di credito per le imprese e le famiglie. In secondo luogo, l'assenza di rischi valutari e i moderati premi di rischio nazionali hanno consentito alle economie più fragili dell'UE di affrontare praticamente senza danni le turbolenze del mercato finanziario internazionale.

5.2

Gli effetti di tali turbolenze e l'indebolimento del dollaro americano colpiscono però l'Europa, anche a causa di un significativo apprezzamento dell'euro causato dal mantenimento del tasso d'interesse di riferimento su livelli troppo elevati da parte della BCE e da politiche monetarie assimilabili a svalutazioni concorrenziali in altre parti del mondo; ciò avrà conseguenze nefaste per l'economia dell'UE e per le sue prospettive a medio termine.

5.3

Gli sviluppi recenti dei mercati finanziari internazionali indicano la necessità di rafforzare le regole prudenziali, migliorare il coordinamento e la comunicazione tra le autorità di controllo e le banche centrali e aumentare la trasparenza e l'informazione.

Bruxelles, 12 marzo 2008

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  Relatore: RETUREAU, su richiesta della presidenza britannica, GU C 24 del 31.1.2006.

(2)  Relatore: CASSIDY, GU C 93 del 27.4.2007.

(3)  Relatore: JANSON, GU C 256 del 27.10.2007.

Relazione intermedia del gruppo di esperti flessicurezza, 20 aprile 2007: «La flessicurezza è una strategia politica che vuole rafforzare contemporaneamente sia la flessibilità dei mercati del lavoro, l'organizzazione del lavoro e le relazioni lavorative sia la sicurezza — intesa quale sicurezza dell'occupazione e sicurezza sociale. Il principio fondamentale su cui si fonda la strategia della flessicurezza è che la flessibilità e la sicurezza non dovrebbero essere considerate in contrasto tra loro, bensì come due principi capaci di rafforzarsi a vicenda. Sarà possibile promuovere mercati del lavoro flessibili e assicurare alti livelli di sicurezza solo se si forniranno ai lavoratori i mezzi per adeguarsi ai cambiamenti, accedere a un'occupazione, rimanere sul mercato del lavoro e migliorarsi nella vita professionale. Il concetto di flessicurezza pone quindi una forte enfasi sulle politiche attive del mercato del lavoro e su misure volte a promuovere l'istruzione e la formazione durante tutto l'arco della vita, ma anche su sistemi forti di sicurezza sociale che sostengano i redditi e consentano ai cittadini di conciliare il lavoro con la vita privata e familiare. Ciò andrebbe anche a favore delle pari opportunità e della parità di genere».

(4)  COM(2007) 581 def. del 3 ottobre 2007.

(5)  Cfr. il pacchetto sulla revisione del mercato unico adottato dalla Commissione nel novembre del 2007, COM(2007) 724 def.

(6)  GU C 44 del 16.2.2008, relatore: IOZIA.

(7)  Parti sociali: ETUC/CES, CEIP, Ueapmi e Businesseurope, Key challenges facing European labour markets: a joint analysis of European social partners, (Le principali sfide che dovranno affrontare i mercati del lavoro europei: un'analisi congiunta delle parti sociali europee — NdT) ottobre 2007.

(8)  Cfr. nota 4.

(9)  Per ulteriori informazioni sull'azione svolta dalla DG Imprese e industria in merito a Keeping better guard on intellectual property (NdT: Come salvaguardare meglio la proprietà intellettuale), cfr. http://ec.europa.eu/enterprise/library/ee_online/art34_en.htm.

(10)  Alcuni paesi che, come ad es. l'Italia, si sono detti contrari a ogni tipo di energia nucleare e non consentono la costruzione di centrali nucleari sul loro territorio, importano tuttavia grandi quantità di elettricità generata da centrali nucleari.

(11)  Relatrice: SIRKEINEN, GU C 318 del 23.12.2006.

(12)  Il piano d'azione della Commissione sull'energia e sul cambiamento climatico è stato pubblicato il 23 gennaio 2008 (cfr. http://ec.europa.eu/energy/climate_actions/index_en.htm).

(13)  Comunicato stampa del Consiglio n. 16139/07, http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/06/st10/st10117.it06.pdf


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

Qui di seguito si riportano due emendamenti votati insieme che, pur essendo stati respinti durante il dibattito, hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi:

1.   Punto 2.4

Modificare la penultima frase:

(…) Un rapido e marcato apprezzamento dell'euro, favorito da un tasso d'interesse di riferimento della BCE troppo elevato e collegato a politiche monetarie assimilabili a svalutazioni concorrenziali in altre parti del mondo, costituisce un pericolo per la prosperità dell'Europa. (…).

Una così aperta e pesante critica alla politica della BCE, introdotta quasi come se si trattasse di una «precisazione», non può essere formulata senza la preventiva approvazione di un apposito parere del CESE su questo preciso argomento. La questione dei tassi è oggetto di un vivo dibattito e le opinioni — tutte rispettabili — sono contrastanti; occorre tuttavia ricordare che con la manovra dei tassi la BCE assolve ad un compito che le è assegnato dal Trattato, e cioè la difesa contro l'inflazione.

Motivazione

2.   Punto 5.2

Modificare come segue:

Gli effetti di tali turbolenze e l'indebolimento del dollaro americano colpiscono però l'Europa, anche a causa di un significativo apprezzamento dell'euro causato dal mantenimento del tasso d'interesse di riferimento su livelli troppo elevati da parte della BCE e da politiche monetarie assimilabili a svalutazioni concorrenziali in altre parti del mondo; ciò avrà conseguenze nefaste per l'economia dell'UE e per le sue prospettive a medio termine.

Motivazione

La stessa di cui al punto 2.4, ma ancora a maggior ragione: prima si diceva che l'apprezzamento dell'euro era «favorito» dalla politica della BCE, ora si dice addirittura che è «causato» da essa. Una presa di posizione così pesante da parte del CESE non è ammissibile, oltre che non corretta dal punto di vista procedurale.

Esito della votazione

Voti contrari: 29 Voti favorevoli: 22 Astensioni: 8


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