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Document 52005IE1073

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori: fattori essenziali per anticipare e gestire le trasformazioni industriali

GU C 24 del 31.1.2006, p. 90–94 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

31.1.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 24/90


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori: fattori essenziali per anticipare e gestire le trasformazioni industriali

(2006/C 24/17)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 1o luglio 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di formulare un parere sul tema Il dialogo sociale e il coinvolgimento dei lavoratori: fattori essenziali per anticipare e gestire le trasformazioni industriali.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 12 settembre 2005, sulla base del progetto predisposto dal relatore G. ZÖHRER.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 29 settembre 2005, nel corso della 420a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 138 voti favorevoli, 2 voti contrari e 7 astensioni.

1.   Introduzione e obiettivi

1.1

Le trasformazioni industriali sono un processo costante in base al quale un settore industriale si adegua all'evolvere delle condizioni del contesto economico in cui opera per rimanere competitivo e creare opportunità di crescita.

1.2

Le trasformazioni industriali costituiscono pertanto un necessario adeguamento al modificarsi dei mercati, delle tecnologie, del quadro giuridico, sociale o economico e della stessa società. Idealmente tali trasformazioni vengono previste o consapevolmente provocate, in modo che il settore interessato possa agire in maniera proattiva e avviare un processo di adattamento graduale minimizzandone le conseguenze negative.

1.3

Se invece si reagisce troppo tardi, o non si reagisce affatto, agli sviluppi in atto, la situazione sfocia in una minore competitività e in una compromissione dei posti di lavoro. Le ristrutturazioni attuate solo a posteriori producono per lo più effetti deleteri, soprattutto per l'occupazione e le condizioni di lavoro. Una trasformazione mal gestita può scalfire l'immagine dell'impresa interessata o di un intero settore e generare un clima nell'insieme ostile ai cambiamenti.

1.4

Qualsiasi forma specifica esse possano assumere, le trasformazioni industriali sono un processo economico costante, che tuttavia può e deve essere sostanzialmente organizzato dagli interessati. Esso ha luogo nelle imprese ed ha ricadute per tutti i soggetti che con esse hanno rapporti (lavoratori, datori di lavoro, territorio, …).

1.5

La riuscita di questo processo si misura in base sia alla competitività e alla capacità innovativa delle imprese o di un settore, sia al mantenimento dei posti di lavoro e al modo in cui viene gestito l'impatto sociale.

1.6

Indubbiamente, il successo sarà tanto maggiore quanto più gli interessati potranno influire sulle modalità della trasformazione. Per assicurare un processo di adeguamento riuscito e consensuale, ma anche ai fini della competitività, ciò sarà indispensabile non solo al livello delle direzioni aziendali, ma anche a tutti i livelli (settoriale ed aziendale). Il dialogo sociale, come pure il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori, sono quindi componenti essenziali del modello sociale europeo.

1.7

Basta anche passare in rassegna le recenti iniziative della Commissione europea in materia di politica industriale per comprendere la crescente importanza che essa annette all'individuazione di sinergie e al coinvolgimento di tutti gli interessati per realizzare con successo le trasformazioni strutturali. Procedendo in questo modo è possibile assicurare la compatibilità sociale delle trasformazioni industriali purché si garantiscano il coinvolgimento e la partecipazione sistematici delle parti sociali e si persegua il duplice obiettivo della competitività delle imprese e della minimizzazione delle conseguenze sociali.

1.8

Nel proprio parere sul tema Le trasformazioni industriali: situazione attuale e prospettive future  (1) il Comitato ha fra l'altro raccomandato che in avvenire la CCMI

ricerchi approcci comuni positivi per anticipare e gestire le trasformazioni industriali e studiare in quali modi l'UE e gli Stati membri possano migliorare la competitività e la redditività delle aziende grazie al dialogo sociale e alla cooperazione tra tutte le parti interessate,

ricerchi approcci comuni per favorire lo sviluppo sostenibile, migliorare la coesione sociale e territoriale — in modo da dare nuovo impulso alla strategia di Lisbona — e promuovere un contesto e condizioni che permettano alle trasformazioni industriali di svolgersi in modo compatibile sia con le esigenze di competitività delle aziende che con le esigenze di coesione economica, sociale e territoriale (2).

1.9

Per far fronte con successo alle trasformazioni è naturalmente indispensabile adottare una serie di misure a diversi livelli. Al livello della Comunità le trasformazioni vanno viste da una prospettiva orizzontale e devono essere accompagnate da vari tipi di provvedimenti (ad esempio sul fronte delle condizioni quadro macroeconomiche e occupazionali, nonché della politica sociale, degli strumenti finanziari di sostegno, della politica industriale, ecc.).

1.10

Il presente parere si propone due obiettivi: da una parte, illustrare l'importanza sia del dialogo sociale, sia del coinvolgimento e della partecipazione dei lavoratori come strumenti insostituibili per fronteggiare con successo le trasformazioni industriali e, d'altra parte, trarre le conseguenze che si impongono per il futuro sviluppo del dialogo sociale e per le misure da adottare a livello comunitario.

2.   Il contributo del dialogo sociale all'organizzazione delle trasformazioni industriali

2.1

Il dialogo sociale interviene a vari livelli e con la partecipazione di diversi soggetti. Ciascun livello, sia esso nazionale, regionale, europeo, aziendale, settoriale o intersettoriale, può offrire il proprio importante contributo alla preparazione delle trasformazioni e alle misure necessarie per gestirlo con successo. Tuttavia, per assolvere la sua funzione, il dialogo sociale deve soddisfare talune condizioni, e i vari livelli d'intervento vanno coordinati fra di loro.

2.1.1

Per gestire le trasformazioni in maniera lungimirante occorre che le parti sociali definiscano insieme orientamenti a lungo termine: ciò presuppone una cultura di dialogo e un partenariato solidi e basati sulla fiducia, che in periodi di crisi consentano non solo d'impostare linee d'azione per il lungo periodo, ma anche di addivenire a soluzioni consensuali. La presenza di strutture rappresentative e stabili delle organizzazioni dei partner sociali costituisce un presupposto importante per l'azione in questo campo.

2.1.2

È pertanto anche decisivo appoggiare i nuovi Stati membri dell'UE nella creazione e nel rafforzamento delle strutture del dialogo sociale per affrontare insieme la sfida delle trasformazioni industriali risultante dal processo d'integrazione.

2.1.3

Per promuovere un approccio positivo alla problematica delle trasformazioni occorre arrivare sin dall'inizio, sulla base di una cultura aziendale e d'impresa partecipativa, a una comprensione comune dei cambiamenti e delle possibilità d'azione delle parti sociali. Allo stesso tempo si potranno preparare le trasformazioni per il lungo periodo facendo leva, ad esempio, sulla formazione, sul multiskilling  (3) e sull'apprendimento lungo tutto l'arco della vita. Queste misure dovrebbero perseguire in particolare anche l'obiettivo dell'occupabilità dei lavoratori.

2.2

Durante un'audizione organizzata su iniziativa della Commissione europea, nel gennaio 2002 le parti sociali hanno esaminato il problema sia delle ristrutturazioni, sia delle loro conseguenze e delle soluzioni che esse richiedono. In tale occasione sono stati illustrati metodi risultati validi presentando dei casi concreti. Le parti sociali hanno quindi definito degli «Orientamenti per gestire le trasformazioni». Per parte sua il Comitato auspica ora che questi lavori vengano proseguiti e tradotti nella pratica.

2.3

Per poter anticipare le trasformazioni bisogna conoscerne le cause e il relativo contesto. È pertanto indispensabile un dialogo fra le parti sociali circa le prospettive del loro settore e delle loro imprese, e al riguardo un contributo importante potrebbe venire dall'Osservatorio europeo sui cambiamenti industriali (EMCC: European Monitoring Centre on Change) della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro che ha sede a Dublino.

2.4

Sono inoltre molto importanti le iniziative settoriali dell'UE che, partendo dall'analisi della situazione e delle prospettive di un settore, compiuta attraverso un ampio processo di consultazione, avanzano raccomandazioni concrete per misure dirette a promuovere e mantenere la competitività.

2.5

Il Trattato CECA aveva introdotto a livello europeo il primo esempio di dialogo sociale su base settoriale. Un dialogo sociale permanente, abbinato al dispositivo della CECA e ad un monitoraggio costante del mercato, a programmi di ricerca e d'innovazione, alla politica dei prezzi e in materia di concorrenza, nonché a misure di adeguamento per i lavoratori e le regioni, ha dimostrato come le trasformazioni e le ristrutturazioni industriali possano avvenire in maniera socialmente compatibile. Ancor oggi tutti gli strumenti previsti dai Trattati dovrebbero essere utilizzati per far fronte ai nuovi sviluppi.

2.5.1

Anche dopo la scadenza del Trattato CECA sarebbe consigliabile tener conto di questo approccio di ampio respiro nel dialogo settoriale dell'UE, che si svolge attraverso i comitati preposti al dialogo sociale a livello settoriale. In questo modo tali comitati, oltre ad occuparsi di problematiche sociali, potrebbero anche assolvere maggiormente il ruolo di organi consultivi per tutte le iniziative dell'UE che hanno un impatto sullo sviluppo industriale di un determinato settore.

3.   Il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori e la loro rilevanza per le trasformazioni industriali

3.1

Per i lavoratori queste trasformazioni comportano conseguenze che possono andare da un mutamento delle qualifiche richieste per effetto dell'introduzione d'innovazioni tecnologiche e da modifiche nell'organizzazione del lavoro e delle condizioni di lavoro fino alla perdita del posto di lavoro. Il modo in cui i lavoratori interessati possono reagire a questo evolvere della situazione e il tipo di misure adottate sono quindi essenziali per ridurre al minimo le ricadute negative e ottimizzare i risultati positivi per la manodopera. Decisive sono anche l'informazione tempestiva e adeguata dei lavoratori e la possibilità che essi partecipino attivamente al processo in corso.

3.2

Unicamente in questo modo le trasformazioni potranno essere realizzate e accettate non solo al livello della direzione delle imprese, ma anche a livello psicologico da parte dei lavoratori.

3.3

Il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori (nonché delle loro rappresentanze al livello aziendale e dei loro sindacati) nell'organizzazione delle trasformazioni contribuiscono in tal modo sensibilmente alla compatibilità sociale del processo, al mantenimento dell'occupabilità e quindi ad evitare conflitti. Idealmente le imprese dovrebbero trasformarsi in organizzazioni interattive e operanti in maniera proattiva: ciò favorisce l'innovazione nell'azienda e in fin dei conti anche la sua competitività.

3.4

Dato che le decisioni delle imprese s'inquadrano sempre più in un contesto economico globale, e sovente in società multinazionali, oltre alle possibilità e agli strumenti della partecipazione dei lavoratori disponibili a livello nazionale, stanno diventando sempre più importanti anche le strutture della rappresentanza dei lavoratori a livello transfrontaliero.

3.5

Al riguardo i comitati aziendali europei svolgono un ruolo particolare. Esistono già alcuni esempi di accordi su misure di ristrutturazione decise da imprese insieme a tali comitati nonché esempi di accordi raggiunti insieme a confederazioni sindacali europee. Le esperienze maturate al riguardo sono positive, visto che proprio nelle imprese internazionali c'è il rischio che la riduzione delle conseguenze sociali in determinati centri produttivi avvenga a scapito di altre località.

3.6

Se è vero che, da un lato, il dialogo sociale transnazionale a livello aziendale procede in maniera dinamica, d'altro lato il Comitato deve constatare che quest'evoluzione comporta delle difficoltà per gli interessati. Per tali accordi manca un quadro giuridico sicuro che ne disciplini il carattere vincolante e tenga conto della legittimazione e dei ruoli tradizionali delle parti sociali, ossia dei datori di lavoro e delle legittime rappresentanze dei lavoratori. È sotto questo profilo che va vista anche la proposta di predisporre un quadro facoltativo per le negoziazioni collettive a livello transnazionale, annunciata dalla Commissione nella comunicazione sull'Agenda sociale per il periodo 2005-2010.

3.7

Pur essendo consapevole del fatto che le piccole e medie imprese non dispongono di strumenti e di strutture della partecipazione dei lavoratori così sviluppati come quelli disponibili nelle grandi imprese, il Comitato ritiene che, malgrado queste diversità, le strategie di partenariato poste in atto per gestire le trasformazioni in queste imprese siano molto importanti.

4.   La politica della Comunità nei confronti delle trasformazioni industriali

4.1   Le normative giuridiche

4.1.1

Esiste già una serie di disposizioni comunitarie che riguardano direttamente o indirettamente le trasformazioni e le ristrutturazioni industriali. Varie direttive disciplinano il diritto dei lavoratori di essere informati e ascoltati nonché la loro protezione dalle conseguenze delle ristrutturazioni (comitati aziendali europei, società europea, normativa per l'informazione e la consultazione a livello nazionale, insolvenza del datore di lavoro, trasferimento dell'impresa, licenziamenti collettivi, diritto al contraddittorio nelle procedure in materia di concorrenza).

4.1.2

Tutte queste disposizioni giuridiche riguardano o un ambito molto ampio per l'informazione e la consultazione oppure singole conseguenze specifiche delle trasformazioni o delle ristrutturazioni e possono essere applicate più o meno separatamente le une dalle altre. Il Comitato ritiene che la legislazione comunitaria vada ulteriormente valutata, consolidata ed eventualmente sviluppata a partire da questa base per anticipare le possibili trasformazioni future.

4.2   Politica industriale

4.2.1

Con la comunicazione Accompagnare le trasformazioni strutturali: una politica industriale per l'Europa allargata  (4) dell'aprile 2004 la Commissione ha segnato una svolta nella politica industriale europea; nel proprio parere del dicembre 2004 il Comitato ha espresso compiacimento per l'indirizzo strategico da essa adottato. Al riguardo va soprattutto rammentata la diversa impostazione adottata dalla Commissione, che ha nuovamente messo la politica industriale in cima all'agenda dell'Unione europea.

4.2.2

Il Comitato ritiene che ora occorra soprattutto perfezionare l'impostazione settoriale, in modo da adottare orientamenti su misura in funzione dei singoli settori. In questo non ci si deve però limitare ai settori economici in crisi: è invece necessario analizzare il maggior numero possibile di settori importanti per l'Europa affinché le trasformazioni possano essere fronteggiate sollecitamente e organizzate in maniera proattiva. In tale contesto il dialogo sociale deve assolvere un ruolo essenziale.

4.3   Dialogo sociale

4.3.1

Durante il vertice della primavera 2004 il Consiglio europeo ha invitato gli Stati membri a instaurare «partenariati per le riforme che coinvolgano le parti sociali, la società civile e le autorità pubbliche».

4.3.2

Facendo seguito a tale invito, e alla luce del bilancio intermedio della strategia di Lisbona, la Commissione ha pubblicato la sua comunicazione Partenariato per il cambiamento in un'Europa allargataRafforzare il contributo del dialogo sociale europeo  (5).

4.3.3

Questa comunicazione è destinata a informare sui risultati del dialogo sociale europeo e a favorirne la comprensione, accrescerne l'efficacia e promuoverne l'ulteriore sviluppo sulla base di un'efficace interazione fra datori di lavoro e lavoratori a diversi livelli.

4.3.4

Nella comunicazione la Commissione sottolinea l'esigenza che questo dialogo sociale generi risultati concreti, per cui raccomanda alle parti sociali di divulgare maggiormente i rispettivi documenti, di assicurare che essi siano formulati in maniera più accessibile ed efficace (ad esempio utilizzando un linguaggio facilmente comprensibile), di garantirne un seguito e di uniformare le diverse categorie di testi. In proposito va ricordato che l'efficacia del dialogo sociale europeo è sempre più influenzata dalla qualità delle relazioni industriali a livello nazionale.

4.3.5

Nella comunicazione la Commissione formula una serie di proposte per accrescere le sinergie fra i diversi livelli (europeo, nazionale, settoriale, aziendale) e per rafforzare le strutture e gli effetti del dialogo sociale, nonché il seguito dato a quest'ultimo.

4.3.6

In questa fase il Comitato non intende formulare osservazioni più dettagliate sulle proposte della Commissione poiché ciò spetta in primo luogo alle parti sociali nell'ambito della loro autonomia.

4.3.6.1

Il Comitato giudica ad ogni modo auspicabile qualsiasi iniziativa volta a intensificare il dialogo sociale, soprattutto nei nuovi Stati membri, che accusano ancora notevoli lacune al riguardo. Esso fa notare che, ad esempio sotto il profilo della formazione, del rafforzamento delle strutture e del supporto tecnico, occorre un vasto impegno, anzitutto di natura finanziaria. Al riguardo appare logica e coerente la proposta della Commissione di destinarvi anche una quota delle risorse dei fondi strutturali.

Nei nuovi Stati membri i processi di ristrutturazione comportano una notevole riduzione dell'occupazione e si accompagnano in gran parte alla privatizzazione delle imprese. Un dialogo sociale ben funzionante è necessario per negoziare, già a monte di tale processo, appositi pacchetti di misure sociali garantendone l'efficacia giuridica.

4.3.6.2

Il Comitato appoggia anche l'intento della Commissione di incoraggiare nuovi settori ad avviare il dialogo sociale e a contribuire alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona.

4.4   Ristrutturazioni e occupazione

4.4.1

L'Agenda sociale adottata il 9 febbraio 2005 prevede, al pari della comunicazione sullo sviluppo sostenibile, che la Commissione promuova una strategia per gestire i processi di ristrutturazione puntando su una migliore interazione fra le politiche europee interessate, su un maggiore coinvolgimento delle parti sociali, una migliore sinergia fra le politiche e gli strumenti di finanziamento, nonché su un adeguamento del quadro normativo e delle disposizioni dei contratti collettivi.

4.4.2

La comunicazione presentata dalla Commissione il 31 marzo 2005 sul tema Ristrutturazioni e occupazioneAnticipare e accompagnare le ristrutturazioni per ampliare l'occupazione: il ruolo dell'Unione europea  (6) precisa le misure che l'Unione europea deve introdurre o rafforzare per mobilitare il potenziale a sua disposizione. In tale contesto viene adottata una prospettiva sia orizzontale che settoriale e si propone una serie di misure in diversi ambiti d'intervento della Comunità.

4.4.3

A tale comunicazione il Comitato dedicherà un apposito parere. Per ora esprime il proprio compiacimento per l'impostazione globale e intersettoriale scelta dalla Commissione e, nel contesto del presente parere, tiene a richiamare l'attenzione su alcune proposte avanzate dalla Commissione stessa.

4.4.3.1

Particolare interesse merita il potenziamento del dialogo sociale a livello settoriale. Al riguardo il Comitato condivide l'idea della Commissione secondo cui la conoscenza dei singoli settori consente alle parti sociali di svolgere una particolare funzione di avvertimento: esse possono però segnalare non solo momenti di crisi, bensì anche tutti i casi in cui giudichino opportuni interventi, senza aspettare che subentrino sviluppi preoccupanti. Questo modo di procedere corrisponderebbe meglio alle esigenze di anticipazione e di accompagnamento dei processi di ristrutturazione.

4.4.3.2

Il Comitato attende con interesse l'annunciata comunicazione sulla responsabilità sociale delle imprese, che sarà principalmente dedicata alle misure positive adottate dalle imprese insieme alle parti interessate in caso di ristrutturazioni. In effetti, oltre a sviluppare ulteriormente le basi giuridiche, occorre anche divulgare e promuovere pratiche dimostratesi valide nel gestire le trasformazioni. Il Comitato tiene anzitutto a sottolineare che in proposito vanno tenuti presenti anche quanti sono indirettamente interessati dalla ristrutturazione di singole imprese (ad esempio: fornitori di componenti e servizi, ecc.).

4.4.3.3

Il Comitato si compiace anche dell'istituzione di un «Forum delle ristrutturazioni» che avrà il compito di monitorare gli sviluppi su questo fronte e di assicurare il coordinamento delle varie iniziative. Oltre alla Commissione vi saranno rappresentati non solo altre istituzioni europee, ma anche le parti sociali ed esponenti del mondo economico, poiché ciò è in linea con l'approccio trasversale della comunicazione. Per parte sua il Comitato è lieto di partecipare ai lavori di tale Forum e di contribuirvi con le proprie competenze.

4.4.3.4

La Commissione progetta inoltre una seconda fase di consultazioni delle parti sociali che sarà dedicata alle ristrutturazioni delle imprese e ai comitati aziendali europei. Come già accennato ai punti 2.2, 3.5 e 3.6 che precedono, il Comitato giudica opportune iniziative in proposito.

5.   Conclusioni

5.1

Gestire con successo le trasformazioni industriali mantenendo e ripristinando al tempo stesso la competitività delle imprese e dei settori è un compito vitale che l'Europa deve assumersi e che è decisivo per il conseguimento degli obiettivi del processo di Lisbona.

La riuscita di questo processo di trasformazione va giudicata in base non solo alla competitività di un'impresa o di un settore, ma anche all'efficacia del mantenimento dei posti di lavoro e al modo in cui in cui viene gestito l'impatto sociale negativo del processo stesso.

5.2

La gestione positiva delle trasformazioni industriali dipende in maniera determinante sia da tutta una serie di provvedimenti a vari livelli, sia dal dialogo sociale e dal coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori.

5.3

Il dialogo sociale deve svilupparsi a partire da una cultura di dialogo e da un solido partenariato basato sulla fiducia e poggiare su strutture rappresentative e stabili. Il Comitato è favorevole a qualsiasi iniziativa volta a rafforzare il dialogo sociale, soprattutto nei nuovi Stati membri, che tuttora presentano notevoli carenze sotto questo profilo.

5.4

Occorre potenziare gli strumenti analitici a disposizione delle parti sociali e al riguardo l'Osservatorio europeo sui cambiamenti industriali (EMCC: European Monitoring Centre on Change) della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro può dare un importante contributo.

5.5

Grande importanza rivestono le iniziative settoriali dell'UE, le quali avanzano raccomandazioni concrete per misure dirette a conseguire e mantenere la competitività alla luce di un'analisi della situazione e delle prospettive di un settore nel contesto di un ampio processo di consultazione che coinvolge le parti sociali. Il Comitato appoggia quindi l'idea della Commissione d'incoraggiare nuovi settori ad avviare il dialogo sociale e a contribuire al conseguimento degli obiettivi di Lisbona.

5.5.1

In proposito, però, per fronteggiare tempestivamente le trasformazioni e gestirle in maniera proattiva occorre non solo considerare i comparti economici in crisi, ma anche compiere analisi nel maggior numero possibile di settori importanti per l'Europa.

5.6

Il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori (nonché dei loro rappresentanti aziendali e dei loro sindacati) sono uno strumento essenziale per gestire ed organizzare in maniera socialmente compatibile le trasformazioni a livello aziendale. Essi incoraggiano fra l'altro l'innovazione e in ultima analisi anche la competitività delle imprese.

5.7

In tale contesto i comitati aziendali europei assolvono un ruolo particolare. Visti gli accordi su misure di ristrutturazione conclusi da talune imprese con comitati aziendali europei o confederazioni sindacali europee, si può supporre che il dialogo transnazionale a livello aziendale continuerà a svilupparsi con decisione. In quest'ottica va vista anche la proposta di predisporre un quadro facoltativo per le contrattazioni collettive transnazionali che la Commissione ha annunciato nella propria comunicazione sull'Agenda sociale per il periodo 2005-2010 (doc. COM(2005) 33 def.).

5.8

Il Comitato si compiace dell'ampio approccio intersettoriale che la Commissione ha adottato nella comunicazione presentata il 31 marzo 2005 sul tema Ristrutturazioni e occupazione  (7). Particolare importanza riveste il potenziamento del dialogo settoriale, che può essere particolarmente utile per anticipare e accompagnare i processi di ristrutturazione.

5.8.1

Il Comitato attende con interesse l'annunciata comunicazione sulla responsabilità sociale delle imprese.

5.8.2

Inoltre, esso partecipa volentieri al «Forum delle ristrutturazioni» e metterà a sua disposizione la propria esperienza e competenza.

Bruxelles, 29 settembre 2005

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  (CCMI/002); relatore: VAN IERSEL; correlatore: VAREA NIETO.

(2)  Ibidem: punto 1.7.

(3)  Continua acquisizione di nuove competenze e riqualificazione in diversi campi lavorativi, come pure abilità d'integrarsi con gli altri.

(4)  COM(2004) 274 def. del 20.4.2004.

(5)  COM(2004) 557 def.

(6)  COM(2005) 120 def.

(7)  COM(2005) 120 def.


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