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Document 52018IP0446

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 novembre 2018 sullo Stato di diritto in Romania (2018/2844(RSP))

GU C 363 del 28.10.2020, p. 8–12 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

28.10.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 363/8


P8_TA(2018)0446

Lo Stato di diritto in Romania

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 novembre 2018 sullo Stato di diritto in Romania (2018/2844(RSP))

(2020/C 363/02)

Il Parlamento europeo,

visti i trattati dell'Unione europea, in particolare gli articoli 2, 3, 4, 6 e 7 del trattato sull'Unione europea (TUE),

vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

vista la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU),

vista la Costituzione della Romania,

vista la comunicazione della Commissione, dell'11 marzo 2014, relativa a un nuovo quadro dell'UE per rafforzare lo Stato di diritto (COM(2014)0158),

vista la sua discussione del 2 febbraio 2017 sulla democrazia e la giustizia in Romania,

vista la sua discussione del 7 febbraio 2018 sulle minacce allo Stato di diritto derivanti dalla riforma del sistema giudiziario rumeno,

vista la sua discussione del 3 ottobre 2018 sullo Stato di diritto in Romania;

visto lo scambio di opinioni tenutosi il 1o ottobre 2018 con il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni,

vista l'audizione tenutasi il 22 marzo 2017 in seno alla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni sulla democrazia e la giustizia in Romania,

vista la dichiarazione congiunta, del 24 gennaio 2018, del Presidente della Commissione Juncker e del primo vicepresidente Timmermans sugli ultimi sviluppi in Romania,

visto il parere congiunto della Commissione di Venezia, del 16 marzo 2018, sul progetto di legge rumeno n. 140/2017 che modifica l'ordinanza governativa n. 26/2000 sulle associazioni e le fondazioni,

visto il parere della Commissione di Venezia, del 20 ottobre 2018, sulle modifiche alle leggi rumene n. 303/2004 sullo statuto dei giudici e dei pubblici ministeri, n. 304/2004 sull'organizzazione giudiziaria e n. 317/2004 sul Consiglio superiore della magistratura,

visto il parere della Commissione di Venezia, del 20 ottobre 2018, sulle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale della Romania, che riguardano altresì la legge n. 78/2000 sulla prevenzione, le indagini e le sanzioni in materia di corruzione e la legge n. 304/2004 sull'organizzazione giudiziaria,

vista la relazione ad hoc sulla Romania, dell'11 aprile 2018, del gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa (GRECO),

vista la relazione pubblicata dalla Commissione il 15 novembre 2017 nel quadro del meccanismo di cooperazione e verifica sui progressi compiuti dalla Romania,

vista l'adozione, nel dicembre 2017, di tre leggi di riforma del sistema giudiziario da parte del parlamento rumeno, recanti modifica delle leggi n. 303/2004 sullo statuto dei giudici e dei pubblici ministeri, n. 304/2004 sull'organizzazione giudiziaria e n. 317/2004 sul Consiglio superiore della magistratura, e vista l'adozione delle modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, rispettivamente nel giugno e nel luglio 2018,

viste la risoluzione 2226/2018 e la raccomandazione 2134/2018 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa,

vista la decisione della Corte costituzionale rumena, del 20 ottobre 2018, che dichiara incostituzionali 64 delle 96 modifiche al codice di procedura penale, e vista la dichiarazione della Corte costituzionale, del 25 ottobre 2018, secondo la quale 30 delle modifiche previste al codice penale sono incompatibili con la costituzione,

viste le continue proteste di massa registratesi dal gennaio 2017 contro la corruzione e a sostegno dello Stato di diritto, in particolare la protesta della diaspora tenutasi il 10 agosto 2018 a Bucarest, che ha visto un violento intervento della polizia in seguito al quale centinaia di persone hanno avuto bisogno di assistenza medica,

visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, e che questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini (articolo 2 TUE);

B.

considerando che l'articolo 6, paragrafo 3, TUE afferma che i diritti fondamentali, garantiti dalla CEDU e risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, fanno parte del diritto dell'Unione in quanto principi generali;

C.

considerando che l'azione dell'UE poggia sulla presunzione della fiducia reciproca nel rispetto, da parte degli Stati membri, della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali sanciti dalla CEDU e dalla Carta dei diritti fondamentali;

D.

considerando che l'indipendenza della magistratura è sancita dall'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali e dall'articolo 6 della CEDU ed è un requisito essenziale del principio democratico della separazione dei poteri;

E.

considerando che, nella sua relazione sulla Romania dell'aprile 2018, il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa (GRECO) ha espresso profonda preoccupazione in merito a determinati aspetti delle leggi adottate dal parlamento rumeno sullo statuto dei giudici e dei pubblici ministeri, sull'organizzazione giudiziaria e sul Consiglio superiore della magistratura, nonché in merito ai progetti di modifica della legislazione penale; che il GRECO mette in discussione il processo legislativo, esprime timori per l'indipendenza del sistema giudiziario e suggerisce l'esistenza di una violazione implicita delle norme contro la corruzione;

F.

considerando che la Commissione di Venezia, nel suo parere n. 924/2018 del 20 ottobre 2018 concernente determinati aspetti specifici controversi dei progetti di legge, conclude che sebbene siano stati apportati miglioramenti positivi ai tre progetti, in seguito alle critiche sollevate e a diverse decisioni adottate dalla Corte costituzionale, tali progetti introducono aspetti importanti che rischiano di sottoporre a pressioni i giudici e i pubblici ministeri e, in ultima analisi, di compromettere l'indipendenza della magistratura e dei suoi membri nonché, anche alla luce del regime di pensionamento anticipato, la sua efficienza e la sua qualità, con conseguenze negative per la lotta alla corruzione, e che tali aspetti sono ritenuti suscettibili di compromettere la fiducia dei cittadini nella magistratura (1);

G.

considerando che la Commissione di Venezia, nel suo parere n. 930/2018 del 20 ottobre 2018, conclude che è necessario e opportuno che il Parlamento rumeno intraprenda una riforma dei codici penali al fine di dare attuazione alle decisioni della Corte costituzionale e alle pertinenti direttive dell'UE, e che molte delle modifiche apportate nuoceranno gravemente all'efficacia del sistema giudiziario penale rumeno nell'ambito della lotta a varie forme di criminalità, tra cui i reati legati alla corruzione, i reati violenti e la criminalità organizzata (2);

H.

considerando che la Commissione di Venezia, nel suo parere congiunto n. 914/2018 del 16 marzo 2018, si compiace del fatto che durante le riunioni a Bucarest i promotori del progetto di legge si sono mostrati disponibili a modificare diversi aspetti del progetto e invita le autorità rumene a tenere conto delle sue principali raccomandazioni, nelle quali indica che i nuovi obblighi in materia di comunicazione e di divulgazione previsti dal progetto di legge, comprese le sanzioni di sospensione delle attività e di scioglimento in caso di inadempienza, sono evidentemente sproporzionati e non necessari e dovrebbero essere abrogati, come pure che la pubblicazione semestrale di relazioni finanziarie dettagliate e l'indicazione della fonte di reddito, indipendentemente dall'importo, insieme alla sanzione dello smantellamento, avranno un effetto dissuasivo sulla società civile ed entreranno in conflitto con la libertà di associazione e il diritto al rispetto della vita privata (3);

I.

considerando che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha invitato la Romania a respingere i progetti di legge recentemente proposti che impongono obblighi di informativa finanziaria aggiuntivi alle ONG, a modificarli conformemente alle raccomandazioni della Commissione di Venezia e dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE/ODIHR) e a sottoporli a un'ampia consultazione pubblica prima dell'adozione (4);

J.

considerando che il 19 luglio 2018 la Commissione ha deferito la Romania alla Corte di giustizia dell'Unione europea per il mancato recepimento nella legislazione nazionale della quarta direttiva antiriciclaggio; che il 24 ottobre 2018 il parlamento rumeno ha adottato un progetto di legge sulla lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo;

K.

considerando che è in corso un dibattito in merito al ruolo del servizio rumeno di intelligence (SRI) e alla sua presunta ingerenza nelle attività della magistratura rumena e che emergono dubbi sulla possibile entità e sulle modalità di tale ingerenza; che la Commissione di Venezia conclude, nel suo parere del 20 ottobre 2018, che appare necessaria una revisione approfondita delle norme giuridiche in materia di controllo dei servizi di intelligence;

L.

considerando che nel maggio 2016 è stata promossa una petizione per rivedere la costituzione rumena al fine di limitare la definizione di famiglia a un matrimonio tra un uomo e una donna; che numerosi gruppi per la difesa dei diritti umani hanno espresso preoccupazione in merito al fatto che la proposta potrebbe comportare una violazione delle norme internazionali in materia di diritti umani e aggravare la discriminazione omofobica in Romania; che la revisione è stata approvata in parlamento con una maggioranza di due terzi; che un referendum sulla questione non ha raggiunto il quorum richiesto del 30 %;

M.

considerando che la Romania si colloca al 25o posto tra i 28 Stati membri dell'UE per quanto riguarda la legislazione, l'incitamento all'odio e la discriminazione nei confronti delle persone LGBTI, secondo la relazione annuale 2018 sulla situazione dei diritti umani delle persone LGBTI in Europa, pubblicata dalla sezione europea dell'Associazione internazionale gay e lesbiche (ILGA-Europe);

N.

considerando che l'Unione europea si impegna a rispettare la libertà e il pluralismo dei media nonché il diritto all'informazione e alla libertà di espressione; che la denuncia di irregolarità è parte essenziale del giornalismo investigativo e della libertà di stampa e che, secondo la comunicazione della Commissione del 23 aprile 2018 dal titolo «Rafforzare la protezione degli informatori a livello di Unione europea» (COM(2018)0214), nella maggior parte degli Stati membri gli informatori sono protetti solo in situazioni alquanto limitate; che le funzioni di controllo pubblico svolte dai mezzi di informazione sono cruciali per la salvaguardia di tali diritti e la tutela di tutti gli altri diritti fondamentali;

O.

considerando che Reporter senza frontiere ha richiamato l'attenzione sui tentativi di trasformare i mezzi di informazione rumeni in strumenti di propaganda politica e ha sollevato preoccupazioni in merito alla censura politica nei media (5);

P.

considerando che l'articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali stabilisce che ognuno ha il diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, in particolare nell'ambito politico, sindacale e civile;

Q.

considerando che le segnalazioni di interventi violenti da parte della polizia rumena durante le proteste del 10 agosto 2018 hanno sollevato gravi preoccupazioni in merito alla proporzionalità dell'uso della forza e alle violazioni dei diritti fondamentali dei manifestanti, dando luogo a indagini, attualmente in corso, da parte delle autorità di contrasto rumene;

R.

considerando che la corruzione continua a rappresentare una sfida nell'UE; che la natura e la portata della corruzione possono variare tra uno Stato membro e l'altro, ma che essa danneggia l'UE nel suo complesso, la sua economia e la sua società, ostacola lo sviluppo economico, indebolisce la democrazia e danneggia lo Stato di diritto;

S.

considerando che il procuratore capo della Direzione nazionale anticorruzione (DNA) è stato rimosso dall'incarico il 9 luglio 2018, in contrasto con il parere del Consiglio giudiziario a seguito di una sentenza della Corte costituzionale che limita i poteri del presidente; che, al contrario, la Commissione di Venezia ha affermato nel suo parere del 20 ottobre 2018 che sarebbe importante rafforzare l'indipendenza dei procuratori e mantenere e rafforzare il ruolo di istituzioni quali il presidente e il CSM (Consiglio superiore della magistratura), in grado di controbilanciare l'influenza del ministro della Giustizia; che il 24 ottobre 2018 il ministro della Giustizia ha chiesto il licenziamento del procuratore generale, accusandolo di aver abusato della sua autorità;

1.

sottolinea che è fondamentale assicurare che i valori europei comuni di cui all'articolo 2 del TUE siano pienamente rispettati e che i diritti fondamentali stabiliti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea siano garantiti;

2.

esprime profonda preoccupazione per la nuova formulazione della legislazione giudiziaria e penale rumena, in particolare per quanto riguarda la possibilità che comprometta in modo strutturale l'indipendenza del sistema giudiziario e la capacità di contrastare in modo efficace la corruzione in Romania e che indebolisca lo Stato di diritto;

3.

condanna l'intervento violento e sproporzionato della polizia durante le proteste a Bucarest nell'agosto 2018; invita le autorità rumene a garantire indagini trasparenti, imparziali ed efficaci in merito alle azioni della polizia antisommossa;

4.

invita le autorità rumene a predisporre garanzie per assicurare una base giuridica trasparente per qualsiasi cooperazione istituzionale ed evitare ingerenze che eludano il sistema di bilanciamento dei poteri; chiede il rafforzamento del controllo parlamentare sui servizi di intelligence;

5.

esorta le autorità rumene a contrastare qualsiasi misura che depenalizzi la corruzione nell'esercizio di cariche pubbliche e ad applicare la strategia nazionale anticorruzione;

6.

raccomanda vivamente di riconsiderare la legislazione sul finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento delle ONG per quanto riguarda il suo potenziale effetto intimidatorio sulla società civile e il fatto che è in contrasto con il principio della libertà di associazione e il diritto alla vita privata; ritiene che essa debba essere allineata pienamente al quadro dell'UE;

7.

esorta il parlamento e il governo rumeni ad attuare pienamente tutte le raccomandazioni della Commissione europea, del GRECO e della Commissione di Venezia, nonché ad astenersi dal realizzare qualsiasi riforma che metta a rischio il rispetto dello Stato di diritto, compresa l'indipendenza della magistratura; esorta a proseguire il dialogo con la società civile e sottolinea la necessità di affrontare le questioni sopra indicate sulla base di un processo trasparente e inclusivo; incoraggia a richiedere in modo proattivo la valutazione della Commissione di Venezia sulle misure legislative in questione prima della loro approvazione definitiva;

8.

invita il governo rumeno a cooperare con la Commissione europea in virtù del principio di leale cooperazione stabilito nel trattato;

9.

ribadisce il rammarico per il fatto che la Commissione abbia deciso di non pubblicare la relazione dell'UE in materia di lotta alla corruzione nel 2017 e la esorta fortemente a riprendere senza indugio il proprio monitoraggio annuale anticorruzione in tutti gli Stati membri; invita la Commissione a sviluppare un sistema di indicatori rigorosi e criteri uniformi di facile applicazione per misurare il livello di corruzione negli Stati membri e valutare le loro politiche anticorruzione, in linea con la risoluzione del Parlamento dell'8 marzo 2016 sulla relazione annuale 2014 sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea (6);

10.

sostiene fortemente la necessità di un processo regolare, sistematico e obiettivo di monitoraggio e dialogo, al quale partecipino tutti gli Stati membri, per salvaguardare i valori fondamentali dell'UE di democrazia, diritti fondamentali e Stato di diritto, con il coinvolgimento di Consiglio, Commissione e Parlamento, come proposto nella sua risoluzione del 25 ottobre 2016 sull'istituzione di un meccanismo dell'UE in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali (patto DSD) (7); ribadisce che tale meccanismo dovrebbe consistere in una relazione annuale con raccomandazioni specifiche per paese (8);

11.

invita la Commissione, in veste di custode dei trattati, a monitorare il seguito dato dalle autorità rumene alle raccomandazioni, continuando nel contempo a offrire pieno sostegno alla Romania nella ricerca di soluzioni adeguate;

12.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al presidente della Romania.

(1)  Parere n. 924/2018 della Commissione di Venezia, del 20 ottobre 2018 (CDL-AD(2018)017).

(2)  Parere n. 930/2018 della Commissione di Venezia, del 20 ottobre 2018 (CDL-AD(2018)021).

(3)  Parere congiunto n. 914/2018 della Commissione di Venezia, del 16 marzo 2018 (CDL-AD(2018)004).

(4)  Risoluzione 2226/2018 e raccomandazione 2134/2018 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

(5)  https://rsf.org/en/romania

(6)  GU C 50 del 9.2.2018, pag. 2.

(7)  GU C 215 del 19.6.2018, pag. 162.

(8)  Cfr.: risoluzione del Parlamento europeo del 13 dicembre 2016 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea nel 2015 (GU C 238 del 6.7.2018, pag. 2).


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