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Έγγραφο 52011AE1163

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito al Libro verde — Trasformare le sfide in opportunità: verso un quadro strategico comune per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione dell'Unione europea — COM(2011) 48 definitivo

    GU C 318 del 29.10.2011, σ. 121 έως 126 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    29.10.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 318/121


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito al «Libro verde — Trasformare le sfide in opportunità: verso un quadro strategico comune per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione dell'Unione europea»

    COM(2011) 48 definitivo

    2011/C 318/20

    Relatore: WOLF

    Correlatore: SVENSSON

    La Commissione europea, in data 9 febbraio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito al:

    Libro verde — Trasformare le sfide in opportunità: verso un quadro strategico comune per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione dell'Unione europea

    COM(2011) 48 definitivo.

    La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 23 giugno 2011.

    Alla sua 473a sessione plenaria, dei giorni 13 e 14 luglio 2011 (seduta del 13 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 122 voti favorevoli e 5 astensioni.

    1.   Osservazioni e raccomandazioni

    1.1   Il Comitato accoglie con favore il Libro verde della Commissione e gli obiettivi in esso formulati, conferma quanto già affermato in alcuni suoi pareri attinenti alla materia del Libro verde e, anche alla luce della relazione del gruppo di esperti sulla valutazione intermedia del Settimo programma quadro (7PQ), raccomanda alla Commissione europea di:

    1.1.1

    sviluppare, grazie a misure strutturali aggiuntive nell'ambito della Commissione e degli organi consultivi che la assistono, una strategia integrata per la ricerca e l'innovazione, mantenendone nel contempo le rispettive identità e le specifiche condizioni di lavoro,

    1.1.2

    adeguare finalmente la quota del futuro bilancio generale UE destinata alla ricerca e all'innovazione, portandola a un livello che rispecchi effettivamente il rilievo e il ruolo cruciale loro attribuiti dalla strategia Europa 2020 nonché il loro forte effetto di stimolo e integrazione delle necessarie politiche di sostegno adottate dagli Stati membri,

    1.1.3

    snellire le procedure amministrative richieste, rendere più rapidi e flessibili i processi decisionali, e adeguare di conseguenza le competenze tecniche e il mandato dei funzionari della Commissione,

    1.1.4

    concentrarsi sulle iniziative transnazionali - come in particolare la ricerca in collaborazione - che, grazie alla messa in comune (pooling) di risorse e competenze a livello transfrontaliero, creano un valore aggiunto europeo,

    1.1.5

    dirigere i fondi strutturali verso regioni finora sottorappresentate, al fine di costituire la base di eccellenza e le strutture ivi necessarie e di migliorare i collegamenti tra fondi strutturali e programma quadro,

    1.1.6

    sostenere lo sviluppo di «tecnologie abilitanti fondamentali», senza le quali non si può vincere la sfida della competizione globale né si possono affrontare con successo le principali questioni sociali,

    1.1.7

    destinare il 20 % del bilancio complessivo del futuro (ottavo) programma quadro (8PQ) alla parte di tale programma gestita dal Consiglio europeo della ricerca,

    1.1.8

    promuovere la realizzazione e la manutenzione delle grandi infrastrutture di R&S (elenco ESFRI),

    1.1.9

    sostenere l'innovazione nella sua totalità, comprese le innovazioni in campo sociale ed economico, nel luogo di lavoro e nell'«industria creativa»,

    1.1.10

    migliorare le norme per il sostegno alle PMI e alle microimprese, in modo da agevolarne l'accesso e la partecipazione ai programmi di sostegno e ai relativi strumenti,

    1.1.11

    instaurare un quadro di riferimento (più) solido per capitali di rischio (risk capital) sufficienti e consentire, in particolare alle PMI, un accesso agevole a questi capitali; a tal fine, sviluppare e adattare anche il meccanismo di finanziamento con ripartizione dei rischi (Risk-Sharing Finance Facility – RSFF),

    1.1.12

    riconsiderare il ruolo degli aiuti di Stato nonché del diritto della concorrenza e degli appalti in vista del loro effetto sull'intero processo dell'innovazione, sulla creazione di competenze specialistiche e sui partenariati pubblico-privati.

    1.2   Il Comitato esorta inoltre gli Stati membri a fare appieno la loro parte, che è di cruciale importanza, nell'attuazione della strategia Europa 2020, investendo maggiormente - anche in un periodo di ristrettezze di bilancio come questo - in istruzione (anche e soprattutto universitaria), R&S e innovazione, e conseguendo così finalmente - e, preferibilmente, superando - il ben noto obiettivo del 3 % per gli investimenti in R&S già fissato a suo tempo dalla strategia di Lisbona.

    2.   Contenuto essenziale del Libro verde

    2.1   L'obiettivo del Libro verde in esame è stimolare un dibattito pubblico sui principali temi da tenere presenti per i futuri programmi dell'UE per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione.

    2.2   Per migliorare i programmi futuri, la Commissione propone di intraprendere le seguenti azioni:

    chiarire gli obiettivi e le modalità seguite per tradurli nelle attività finanziate;

    ridurre la complessità;

    aumentare il valore aggiunto e l'effetto leva, evitando duplicazione e frammentazione;

    semplificare la partecipazione;

    ampliare la partecipazione ai programmi dell'UE e agevolare l'accesso agli stessi;

    aumentare l'impatto degli aiuti dell'UE a livello di competitività e di società.

    2.3   La Commissione intende sviluppare un quadro strategico comune che comprenda tutti i finanziamenti dell'UE a favore di ricerca e innovazione attualmente concessi nell'ambito del 7PQ e del Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) nonché delle iniziative dell'UE per l'innovazione come l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT).

    2.4   Il Libro verde pone 27 quesiti specifici in relazione ai seguenti obiettivi operativi:

    collaborare all'attuazione di Europa 2020;

    affrontare le sfide sociali;

    rafforzare la competitività;

    rafforzare la base scientifica dell'Europa e lo Spazio europeo della ricerca.

    2.5   Il bilancio dei singoli programmi pertinenti nel periodo di programmazione in corso (2007-2013) è il seguente:

    7PQ: 53,3 miliardi di euro;

    CIP: 3,6 miliardi di euro;

    EIT: 309 milioni di euro;

    politica di coesione: circa 86 miliardi di euro (quasi il 25 % del bilancio complessivo dei fondi strutturali).

    3.   Osservazioni generali

    3.1   Alla luce delle decisioni del Consiglio del 26 novembre 2010 e del 4 febbraio 2011, nonché di una serie di pareri già formulati dal Comitato (v. oltre), quest'ultimo accoglie con favore il Libro verde pubblicato dalla Commissione e le assicura il suo appoggio in relazione a tale documento, condividendone l'intento di riunire in un quadro strategico comune l'azione di tutti gli strumenti dell'UE in materia di ricerca e sviluppo. Un programma UE di sostegno che persegua questi obiettivi in maniera energica ed efficace è un presupposto decisivo per rafforzare la competitività, assicurare la prosperità e salvaguardare le conquiste sociali dell'Europa e superare le grandi sfide che si profilano per la sua società.

    3.2   Tuttavia, osserva anche che ciò comporta innanzitutto la necessità di destinare la quota necessaria e appropriata del futuro bilancio globale dell'UE a questi obiettivi prioritari. Il futuro bilancio per la ricerca e l'innovazione deve corrispondere alla quota di quello generale dell'UE che rispecchia effettivamente il rilievo e il peso loro attribuiti dalla strategia Europa 2020 nonché il loro forte effetto di stimolo e integrazione delle altrettanto necessarie politiche di sostegno adottate dagli Stati membri.

    3.3   Il titolo del parere esplorativo del Comitato Sfruttare e sviluppare il potenziale dell'Europa nel campo della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione  (1), adottato nel 2007, indicava già il compito fondamentale della strategia Europa 2020. È precisamente a questo scopo che è necessario sviluppare una strategia comune per i programmi di finanziamento dell'UE in materia di ricerca e innovazione.

    3.4   Tuttavia, ciò non dovrebbe condurre a confondere ricerca e innovazione o a subordinare l'una all'altra; si tratta piuttosto di assicurarsi che, grazie a una strategia comune, queste due attività si sostengano e stimolino a vicenda nella maniera più efficace possibile.

    3.5   Di conseguenza, e ferma restando tale premessa, il Comitato condivide altresì gli obiettivi citati al punto 2.5.

    3.6   Negli ultimi anni il Comitato ha adottato diversi altri pareri di cruciale importanza in merito a questi obiettivi e alle complesse questioni che essi implicano. Tra questi pareri, val la pena di ricordare almeno quelli dedicati ai seguenti temi:

    Nuove prospettive per lo Spazio europeo della ricerca  (2);

    La cooperazione e il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca, l'industria e le PMI: un presupposto importante per l'innovazione  (3);

    Quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)  (4);

    Per una programmazione congiunta della ricerca: cooperare per affrontare più efficacemente le sfide comuni  (5);

    Quadro strategico europeo per la cooperazione internazionale in campo scientifico e tecnologico  (6);

    Nuovi orizzonti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione - una strategia di ricerca sulle tecnologie emergenti e future in Europa  (7);

    Rivedere la politica comunitaria a favore dell'innovazione nella prospettiva di un mondo che cambia  (8);

    Investire nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio (il piano SET)  (9);

    Preparare il nostro futuro: elaborare una strategia comune per le tecnologie abilitanti fondamentali nell'UE  (10);

    Semplificare l'attuazione dei programmi quadro di ricerca  (11);

    Iniziativa faro Europa 2020 - L'Unione dell'innovazione  (12);

    Luoghi di lavoro innovativi quali fonti di produttività e di lavoro di qualità  (13);

    Valutazione intermedia del Settimo programma quadro per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione  (14).

    Questi pareri hanno già formulato raccomandazioni concrete in merito alla maggior parte degli obiettivi indicati e delle questioni affrontate nel Libro verde. Pertanto il Comitato richiama espressamente i pareri summenzionati, ne ribadisce i contenuti e chiede di considerarli parte integrante di questo parere. Esso richiama inoltre la relazione del gruppo di esperti sulla valutazione intermedia del Settimo programma quadro (15), e formula una serie di osservazioni che ribadiscono o completano quelle formulate nei suddetti pareri.

    3.7   L'elenco di quesiti compreso nel Libro verde ed esaminato nella sezione 4 di questo parere lascia supporre che la Commissione consideri la possibilità di introdurre modifiche radicali negli attuali schemi di finanziamento e nelle priorità finora fissate. Sul punto il Comitato richiama il suo parere Semplificare l'attuazione dei programmi quadro di ricerca e sottolinea con forza l'importanza di garantire la continuità e la stabilità degli strumenti di finanziamento di provata efficacia (con particolare riguardo alla «ricerca in cooperazione»), che occorre essenzialmente mantenere (16) e rafforzare anziché indebolire con cambiamenti eccessivi.

    3.7.1   Il quadro strategico comune dovrebbe invece essere instaurato soprattutto grazie a misure strutturali aggiuntive nell'ambito della Commissione e degli organi consultivi che la assistono. A tal fine, occorrerebbe tra l'altro fondere, in termini di programmi e di gestione, misure oggi rientranti nell'attuale programma quadro per la ricerca, il CIP e l'EIT.

    3.7.2   Come più volte posto in luce dal Comitato, per far ciò è inoltre necessario che i funzionari che - all'interno della Commissione ma anche delle agenzie che per essa lavorano - sono responsabili dei singoli programmi siano esperti riconosciuti a livello internazionale e di comprovata esperienza nel rispettivo settore, e abbiano margini discrezionali e spazi di iniziativa sufficienti da consentir loro di porre le loro competenze specifiche e capacità di giudizio al servizio di questa strategia comune, garantendone così la riuscita (17). Un obiettivo, questo, che non può essere raggiunto - o quantomeno non esclusivamente - mediante regole rigide e restrittive (18), bensì solo o soprattutto grazie a sistemi stabili ma flessibili applicati con competenza ed esperienza.

    3.7.3   Il Comitato ha più volte sottolineato la cruciale importanza dell'innovazione per la strategia Europa 2020. Tuttavia, esso ribadisce anche che le innovazioni non sono necessariamente il frutto di uno sviluppo lineare (per cui alla ricerca consegue sempre l'innovazione), ma nascono piuttosto da un processo di notevole complessità, ossia dal concorso e dalla sinergia di diversi fattori di partenza  (19), ed implicano altresì aspetti sociali ed economici. Ciò vale in particolare per le innovazioni nel campo dei servizi, molto spesso indotte da nuovi bisogni dei consumatori, e per quelle nell'economia sociale che rispondono a esigenze della società; ma vale anche, ad esempio, per le innovazioni riguardanti i luoghi di lavoro (20), sviluppate o negoziate tra le parti sociali, come pure per le innovazioni nei campi del design e delle attività artistiche. La strategia europea sulla disabilità 2010-2020 (lanciata con una comunicazione della Commissione) indica poi un ulteriore esempio di settore importante per l'innovazione in quei servizi, pubblici o commerciali, che mirano a rendere prodotti e servizi accessibili ai disabili in modo da consentire anche a queste persone di integrarsi pienamente nella società europea.

    3.7.4   Il Comitato fa notare che la ricerca e la scienza sono anche componenti fondamentali della cultura europea, che caratterizzano l'evoluzione dell'Europa dall'illuminismo in poi. Se tali attività sono un presupposto importante per l'innovazione, è anche vero che esse devono essere riconosciute, preservate e sostenute anche in quanto rappresentano di per se stesse un elemento della civiltà e della cultura europee. L'innovazione non deve essere subordinata alla ricerca, né la ricerca può essere subordinata all'innovazione (21). Ciò infatti provocherebbe un impoverimento culturale di valori europei di fondamentale importanza.

    3.7.5   Vi è un'altra importante differenza tra ricerca e innovazione: quella tra le «regole di base» applicabili agli operatori e agli ambienti di lavoro («culture del lavoro») nel campo della scienza e della ricerca e quelle vigenti nel campo dell'innovazione. Sul punto il Comitato si rifà al suo parere La cooperazione e il trasferimento delle conoscenze tra gli organismi di ricerca, l'industria e le PMI: un presupposto importante per l'innovazione, che esamina in dettaglio i diversi aspetti della questione (22). Nella strategia comune, quindi, è necessario elaborare soluzioni che rispettino queste differenze e si adattino ad esse, ma nel contempo rendano possibile sostenere l'intero processo dell'innovazione.

    3.7.6   È proprio per questo motivo che sono particolarmente importanti, e bisognosi di sostegno, dei buoni contatti e degli scambi di personale e competenze tra il mondo della ricerca e quello dell'innovazione. Il Comitato richiama l'attenzione sul suo parere sulla «valutazione intermedia del 7PQ» (23), in cui tratta dei tre assi fondamentali proposti dal gruppo di esperti, ossia Science for knowledge («scienza per la conoscenza», in cui le priorità sono fissate dai ricercatori), Science for competitiveness («scienza per la competitività», in cui esse sono fissate dalle imprese) e Science for society («scienza per la società», in cui esse sono fissate dagli attori della società civile).

    3.8   Quanto alla supposta frammentazione dell'R&S europea - una diagnosi più volte enunciata in termini fin troppo generici dalla Commissione -, il Comitato ammette che possano esistere casi siffatti, ma reputa anche che essi non siano affatto indicativi della situazione nel suo complesso. Il Comitato ribadisce (24) quindi che è un dato di fatto che esistono da tempo legami e reti di cooperazione a livello europeo, e in molti casi anche mondiale, i cui confini sono continuamente adattati e ridisegnati dall'interazione tra cooperazione e concorrenza. Si tratta di importanti processi di auto-organizzazione da parte dei diversi attori interessati e delle rispettive organizzazioni, che la Commissione farebbe bene a riconoscere anziché continuare ad ignorare, tanto più alla luce del fatto che i programmi quadro di R&S (e in particolare la ricerca in collaborazione) hanno recato a loro volta un notevole contributo a questi risultati.

    3.9   Il Comitato raccomanda inoltre di prestare maggiore attenzione e sostegno al sorgere di poli europei di ricerca e innovazione di livello mondiale. Questi, infatti, costituiscono una rete di università, istituti di ricerca e imprese - comprendente anche i collegamenti produttivi tra le stesse aziende specializzate che vi si sono insediate - dotata di grandi capacità di attrazione e di espansione. Al riguardo il Comitato torna a sottolineare la necessità di creare anche nell'UE un maggior numero di università di livello mondiale, ed esorta in particolare gli Stati membri ad agire in tal senso con maggior decisione.

    3.10   Il Comitato ribadisce la raccomandazione - rivolta anche e soprattutto agli Stati membri - di agevolare la creazione di nuove imprese nonché accrescere la capacità delle start up di resistere sul mercato e migliorarne le opportunità commerciali, creando le condizioni necessarie a questo scopo (cfr. anche il punto 4.7.1). Al riguardo la riduzione della burocrazia e la possibilità di disporre di capitali di rischio adeguati sono fattori decisivi. Mentre, però, a livello europeo con la creazione dell'RSFF - fondato congiuntamente dalla Commissione e dalla BEI - si è compiuto un passo importante in tal senso, sono ancora necessari miglioramenti sostanziali, in particolare per quanto concerne l'accesso delle PMI a sufficienti capitali di rischio.

    4.   Osservazioni specifiche

    La presente sezione tratta di alcuni dei 27 quesiti posti nel Libro verde. In questa sede i singoli quesiti non vengono riportati espressamente, ma esaminati implicitamente nei punti che seguono.

    4.1   Gli utilizzatori degli strumenti di finanziamento dell'UE hanno bisogno di un indice ben strutturato e di una guida pratica esaustiva, disponibile sia in forma cartacea che in formato elettronico. Inoltre, per garantire la massima continuità possibile, occorrerebbe assicurare un giusto equilibrio tra gli strumenti sperimentati, collaudati e di provata efficacia e i principi ad essi sottesi da una parte e i pochi nuovi approcci davvero indispensabili dall'altra.

    4.2   L'equilibrio tra un unico complesso di norme e la necessità di conservare un certo grado di flessibilità, anche per tener conto delle esigenze specifiche dei diversi beneficiari, richiede, accanto all'armonizzazione delle norme, un pieno riconoscimento delle procedure nazionali nell'ambito del quadro strategico comune per la ricerca e l'innovazione. Per quanto concerne le prassi di lavoro in seno alla Commissione, il Comitato rinvia a quanto già osservato al punto 3.7.2; i funzionari dovrebbero, nel periodo necessario per acquisire dimestichezza con i nuovi approcci, disporre di un margine di manovra sufficiente da consentir loro di utilizzare le eccezioni, i regimi speciali o le deroghe (24) ancora da definire, nella misura in cui sia prioritario maturare esperienza in questo campo (25). Il Comitato richiama in proposito il suo parere sulla «semplificazione» (26), in cui raccomanda di seguire un approccio basato sulla fiducia e di adottare una maggiore tolleranza nei margini di errore.

    4.3   In vista delle necessarie misure nazionali e regionali di sostegno alla ricerca e all'innovazione - compresi i relativi programmi di riforma - da adottare negli Stati membri, i fondi dell'UE dovrebbero concentrarsi principalmente sulla cooperazione transnazionale, e in particolare sulla ricerca in collaborazione. Quest'ultima, mettendo insieme competenze e risorse di Stati membri diversi, apporta un chiaro valore aggiunto europeo, esercita un effetto leva sulle politiche di sostegno degli Stati membri e promuove l'integrazione europea.

    4.4   Dato che l'eccellenza deve continuare ad essere il principio-guida in materia di R&S anche nel quadro della strategia Europa 2020, i fondi strutturali dovrebbero essere indirizzati maggiormente verso regioni finora sottorappresentate, al fine di costituire una base di eccellenza e le strutture che è necessario e urgente realizzare in quei territori. In quest'ottica il Comitato condivide l'affermazione della Commissione secondo cui «sul lungo termine, l'eccellenza a livello mondiale può prosperare soltanto in un sistema in cui a tutti i ricercatori dell'UE vengano dati i mezzi per conseguire l'eccellenza e, infine, per conquistare posizioni di primo piano. A tal fine è necessario che gli Stati membri perseguano ambiziosi programmi di ammodernamento della loro base di ricerca pubblica e assicurino finanziamenti pubblici. I finanziamenti dell'UE, anche tramite i fondi della politica di coesione, dovrebbero intervenire quando e se necessario per contribuire al conseguimento dell'eccellenza».

    4.5   Per realizzare sinergie con i fondi strutturali e un coordinamento ottimale con le politiche di sostegno adottate dagli Stati membri, è di cruciale importanza garantire collegamenti efficaci (27) tra il futuro quadro strategico comune per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione e il futuro quadro strategico comune per la coesione (cfr. il quesito 8 del Libro verde). La «specializzazione intelligente» dovrebbe essere il principio-guida per lo sviluppo di strategie regionali.

    4.6   Per promuovere meglio l'intero processo dell'innovazione, ad avviso del Comitato è necessario che le regole in materia di aiuti di Stato, bilanci, appalti e concorrenza, che possono ostacolare il raggiungimento di tale obiettivo, siano riesaminate in modo approfondito con la cooperazione dei soggetti di volta in volta interessati (cfr. il quesito 19 del Libro verde) (28). La questione qui è l'equilibrio e/o il potenziale conflitto tra regole di concorrenza e promozione dell'innovazione. Per questo motivo, le norme in materia di concorrenza, aiuti di Stato e appalti pubblici non dovrebbero essere formulate e applicate in maniera tale da fare di esse altrettanti ostacoli all'innovazione; in questi campi, anzi, potrebbe esservi bisogno di introdurre riforme. Le innovazioni, inoltre, hanno talora bisogno anche di essere protette onde impedire che vengano acquisite da concorrenti intenzionati a bloccare il processo innovativo.

    4.6.1   Il processo dell'innovazione, dalla ricerca finanziata con fondi pubblici alla commercializzazione, richiede, se del caso, partenariati solidi e a lungo termine, che tuttavia è difficile realizzare nell'ambito del quadro normativo vigente (ad es. in materia di obblighi di informazione, proprietà intellettuale, aiuti di Stato e appalti pubblici) (cfr. il quesito 20 del Libro verde). In questo campo occorrerebbe sforzarsi di definire nuovi approcci e nuove regole, in modo da risolvere il potenziale conflitto tra «una maggiore innovazione» da un lato e «una maggiore trasparenza e una concorrenza più equa» dall'altro. Dato che la ricerca pionieristica o di base in genere non è viziata da questo conflitto di interessi, una quota sufficiente di ricerca di questo tipo recherebbe un contributo notevole al conseguimento di tale obiettivo (v. anche più avanti al punto 4.7.3).

    4.7   Un'altra questione fondamentale sollevata dalla Commissione riguarda l'allocazione dei finanziamenti tra:

    le PMI, le imprese dell'economia sociale e le grandi imprese commerciali;

    la ricerca di base e quella rivolta a obiettivi di utilità sociale;

    la ricerca e le fasi ulteriori del processo di innovazione;

    le innovazioni in campo tecnico, quelle nel campo dei servizi, quelle in campo sociale e quelle in campo commerciale;

    la ricerca «dall'alto» (top-down) e quella «dal basso» (bottom-up).

    Non essendosi già pronunciato in merito nei suoi pareri precedenti, il Comitato formula qui le osservazioni che seguono.

    4.7.1   Per un'ampia serie di ragioni, le PMI - e in special modo le piccole imprese - devono essere tenute in particolare considerazione nel definire le aree tematiche cui allocare i finanziamenti e gli strumenti da utilizzare (29):

    le PMI dovrebbero avere la possibilità di partecipare ai programmi per un periodo ad esse appropriato (come avviene già oggi nelle azioni TEF);

    bisognerebbe garantire una particolare attenzione, nonché criteri di ammissione meno restrittivi, alle start up e alle microimprese (ossia le imprese con meno di 10 dipendenti) dotate di un grande potenziale di innovazione;

    occorrerebbe destinare dei fondi al sostegno dei processi di innovazione nella loro totalità (il che è particolarmente importante per gli imprenditori);

    si dovrebbe puntare maggiormente sulle innovazioni nel campo dei servizi;

    saranno necessari dei moderatori/facilitatori, nonché un accesso più agevole, per aiutare le piccole imprese a trarre pieno vantaggio dai programmi a favore dell'innovazione - l'Enterprise Europe Network (rete europea di imprese) potrebbe svolgere un ruolo importante in tal senso;

    nel concepire i modelli di finanziamento, devono essere prese in considerazione anche le imprese dell'economia sociale.

    4.7.2   Le grandi svolte che hanno permesso di ampliare in misura considerevole le nostre conoscenze - e quindi di realizzare innovazioni moderne come Internet, il sistema GPS, l'imaging a risonanza magnetica, il laser, il computer, le nanotecnologie, ecc. - sono state il frutto della ricerca di base e della conseguente ricerca applicata. Questi due tipi di ricerca, infatti, sono i terreni di coltura indispensabili per le future innovazioni (30). Il Comitato si è inoltre occupato della questione dei modi in cui questi «terreni di coltura» possono giungere alle organizzazioni in grado di coltivare e sviluppare le innovazioni (31).

    4.7.3   Per questo motivo il CESE raccomanda che, nell'8PQ per la R&S, le misure promosse dal Consiglio europeo della ricerca (CER) siano aumentate portandole a una quota pari ad almeno il 20 % dei finanziamenti totali dell'UE, e che anche in altre parti di tale programma si accordi la necessaria importanza alle questioni fondamentali. Il CER si è rivelato estremamente efficace nel sostenere le idee innovative e la ricerca di punta. In futuro, esso dovrebbe prestare maggiore attenzione, nelle sue procedure, anche agli aspetti legati alla carriera dei giovani ricercatori, per far sì che essi rimangano o ritornino nel mondo della ricerca europea.

    4.7.4   La ricerca in collaborazione è - essendo al centro dell'attuale programma Cooperazione (32) - il pilastro principale dell'attuale 7PQ (come già dei suoi predecessori) e può vantare risultati eccellenti. Si tratta dello strumento di finanziamento fondamentale per partecipare ad attività di ricerca negli Stati membri e impedire la frammentazione. Nel futuro quadro strategico comune bisognerebbe pertanto non solo mantenere, ma decisamente accrescere, l'importanza di questo strumento (33). Ciò è tanto più vero in quanto è soprattutto la ricerca in collaborazione che mira a offrire una soluzione alle grandi sfide sociali (cfr. quesiti 9 e 11 del Libro verde) e contribuisce inoltre in misura considerevole a sviluppare le tecnologie fondamentali che sono di cruciale importanza per la competitività dell'UE a livello mondiale.

    4.7.5   Nel complesso, bisognerebbe accordare maggiore importanza al sostegno dei progetti intrapresi «dal basso» (cfr. anche il punto 4.7.10) (quesiti 9 e 10 del Libro verde), così da concedere maggior spazio a idee innovative non contemplate nell'elenco tematico oppure, per esempio, non sviluppate dalle industrie attuali (cfr. anche il punto 3.7.6 a proposito delle «priorità fissate dalle imprese»): dopotutto, non è stata l'industria navale ad aver inventato l'aereo!

    4.7.6   Mentre gli approcci «discendenti» derivano da una prospettiva strategica dei decisori principali basata sullo stato attuale delle loro conoscenze, quelli «ascendenti» si avvalgono del potenziale creativo di scienziati, ingegneri ed altri «addetti ai lavori» che lavorano direttamente sull'oggetto da studiare o da migliorare. Anche riguardo alle questioni più importanti concernenti grandi sfide sociali bisognerebbe dare maggior spazio alle idee e alle proposte «dal basso» - ossia a partire dalla comunità scientifica in senso ampio - anziché limitarsi a emanare direttive «dall'alto». «La politica in materia di innovazione dovrebbe puntare sulle innovazioni organizzative e portate avanti dai lavoratori nei luoghi di lavoro (34)».

    4.7.7   Il necessario equilibrio tra approcci ascendenti e discendenti deve essere meglio precisato: anche all'interno di singole aree tematiche (ad es. tecnologie fondamentali o grandi sfide sociali) è infatti necessaria una congrua quota di processi ascendenti, sì da garantire uno spazio sufficiente per le idee e soluzioni innovative che non siano già state proposte «dall'alto». Oltre a ciò, tuttavia, bisognerebbe offrire opportunità adeguate per approcci del tutto nuovi a questioni e problemi che in un primo tempo potrebbero non essere stati individuati. Se è vero che processi di questo tipo possono già essere tradotti in pratica nell'ambito del programma «Idee», è anche vero però che ad essi andrebbe concesso assai maggior spazio nel quadro della ricerca in cooperazione, come avviene già adesso, con buoni risultati, nel quadro di iniziative come il programma TEF del tema TIC. Per far ciò, in ogni caso, è necessario garantire ai funzionari responsabili maggiore flessibilità e più ampi margini di manovra.

    4.7.8   Quanto alle misure in materia di infrastrutture europee di R&S (elenco ESFRI), il Comitato reitera la sua raccomandazione (35) a sostenerle attraverso contributi alla costruzione e alla manutenzione. Anche il programma «Persone», comprendente ad esempio le azioni Marie Curie (quesito 23 del Libro verde), ha ampiamente dimostrato la propria validità e dovrebbe pertanto essere mantenuto integralmente o finanche allargato.

    4.7.9   Considerati i notevoli problemi di una politica economica, monetaria e finanziaria europea comune, che costituiscono attualmente un elemento essenziale dei dibattiti politici, nonché le connesse questioni macroeconomiche, il Comitato raccomanda che i programmi di sostegno accordino un peso sufficiente anche alla ricerca in questo campo.

    4.7.10   Quanto poi alla questione di «andare al di là della R&S» (quesito 17 del Libro verde), il Comitato raccomanda di iniziare con il far tesoro dell'esperienza che si avrà acquisito con gli strumenti appena creati a questo scopo, anziché creare già degli altri nuovi strumenti (36). In tema di indicatori e di partnership per l'innovazione (37) nonché in tema di capitalizzazione (38), il Comitato rinvia al suo parere sul tema L'Unione dell'innovazione.

    Bruxelles, 13 luglio 2011

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  GU C 325 del 30.12.2006, pag. 16.

    (2)  GU C 44 del 16.2.2008, pag. 1.

    (3)  GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 8.

    (4)  GU C 182 del 4.8.2009, pag. 40.

    (5)  GU C 228 del 22.9.2009, pag. 56.

    (6)  GU C 306 del 16.12.2009, pag. 13.

    (7)  GU C 255 del 22.9.2010, pag. 54.

    (8)  GU C 354 del 28.12.2010, pag. 80.

    (9)  GU C 21 del 21.1.2011, pag. 49.

    (10)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 112.

    (11)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 129.

    (12)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 39.

    (13)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 22.

    (14)  GU C 218 del 23.7.2011, pag. 87

    (15)  http://ec.europa.eu/research/evaluations.

    (16)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 129, punto 3.12.

    (17)  GU C 48 del 15.2.2011, pag. 129, punto 3.10.

    (18)  GU C 256 del 27.10.2007, pag. 17, punto 6.4.

    (19)  Cfr. nota 12.

    (20)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 22.

    (21)  Cfr. nota 12.

    (22)  GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 8, punti da 4.1 a 4.4.

    (23)  GU C 218 del 23.7.2011, pag. 87.

    (24)  Cfr. nota 12.

    (25)  GU C 256 del 27.10.2007, pag. 17, punto 6.4.

    (26)  Cfr. nota 11, punto 3.6.

    (27)  Cfr. in proposito anche il punto 3.7.1.

    (28)  GU C 218 dell'11.9.2009, pag. 8, punto 4.8.

    (29)  Cfr. la nota 12, punto 4.10.

    (30)  GU C 354 del 28.12.2010, pag. 80, punto 3.2.3.

    (31)  Cfr. la nota 3.

    (32)  Si tenga presente, tuttavia, che nell'atteso progetto dell'8PQ per la R&S potrebbero essere utilizzate nuove espressioni per riferirsi alle misure finora descritte come «ricerca in collaborazione» e «cooperazione».

    (33)  Cfr. anche il punto 4.3 di questo parere.

    (34)  GU C 132 del 3.5.2011, pag. 5.

    (35)  GU C 132 del 3.5.2011, punto 3.8.4.

    (36)  Cfr. anche la nota 12.

    (37)  Cfr. la nota 12, punti 4.2 e 4.4.

    (38)  Cfr. la nota 12, punto 4.8.


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