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Document 52011IE1173

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema La crisi, l'istruzione e il mercato del lavoro (parere d'iniziativa)

GU C 318 del 29.10.2011, p. 50–55 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.10.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 318/50


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «La crisi, l'istruzione e il mercato del lavoro» (parere d'iniziativa)

2011/C 318/08

Relatore: Mário SOARES

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 20 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

La crisi, l'istruzione e il mercato del lavoro.

La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 27 giugno 2011.

Alla sua 473a sessione plenaria, dei giorni 13 e 14 luglio 2011 (seduta del 14 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere all'unanimità.

1.   Raccomandazioni

Si raccomanda agli Stati membri di:

impedire che le misure per superare la crisi economica e la crisi del debito sovrano compromettano gli investimenti pubblici nell'istruzione e nella formazione;

prestare una particolare attenzione agli investimenti pubblici nel campo dell'istruzione, della ricerca e della formazione professionale al momento di valutare i loro obiettivi di bilancio a medio termine, in modo da garantire la continuità e il potenziamento degli investimenti in questi settori;

insistere su un migliore apprendimento della propria lingua madre e sull'insegnamento di contenuti scientifici (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica);

migliorare l'orientamento scolastico e professionale precoce, tenendo conto delle esigenze del mercato del lavoro;

promuovere lo spirito imprenditoriale a tutti i livelli del sistema d'istruzione;

favorire un'adeguata applicazione del Quadro europeo delle qualifiche e lo sviluppo dei sistemi nazionali di qualificazione;

sviluppare ulteriori opportunità di formazione per i giovani che abbandonano gli studi e per i lavoratori poco qualificati, senza trascurare gli strumenti digitali;

rispettare il diritto di ciascuno alla formazione certificata di qualità nell'ambito professionale, indipendentemente dal livello di qualificazione e dal tipo di contratto;

garantire il riconoscimento, la convalida e la certificazione delle competenze acquisite nei diversi ambienti educativi (istruzione formale e non formale) e nell'esercizio dell'attività professionale;

utilizzare i fondi europei, in particolare il Fondo sociale europeo, per sostenere l'istruzione e la formazione;

sostenere i programmi d'inserimento professionale e spingere le imprese a ricorrere a tali strumenti per la creazione di posti di lavoro stabili;

rivalorizzare la professione di docente, promuovendo il rispetto dell'attività educativa, la formazione continua degli insegnanti e il miglioramento delle loro condizioni lavorative e salariali.

2.   Introduzione

2.1   La crisi finanziaria, che ha avuto inizio nel 2008, ha provocato la crisi economica più acuta dal 1930 e la maggiore riduzione del PIL dalla Seconda guerra mondiale. Oggi pertanto l'Europa assiste ad un profondo sconvolgimento economico e sociale caratterizzato dalla chiusura di migliaia di imprese, soprattutto PMI, dall'aumento della disoccupazione, dalla diminuzione dei salari, da tagli di bilancio nei sistemi di sicurezza sociale, dall'aumento delle imposte sui consumi e dei prezzi dei beni di prima necessità e dall'aggravarsi della povertà e dell'esclusione sociale.

2.2   Il presente parere non intende analizzare le cause della crisi bensì sottolineare i problemi che la crisi stessa ha provocato e continua a provocare nel tessuto sociale nonché definire alcune strategie necessarie per diminuirne l'impatto e a correggerne gli effetti.

2.3   Il parere affronterà i temi dell'importanza dell'istruzione e della formazione in quanto strumenti essenziali per far fronte alla crisi, delle relazioni tra l'istruzione/formazione e il mondo del lavoro, dell'integrazione dei giovani nel mercato del lavoro, delle esigenze e delle responsabilità delle imprese per quanto concerne la formazione dei loro lavoratori, e infine della promozione del lavoro dignitoso e di qualità.

2.4   Per mantenere il modello sociale europeo è inoltre necessario uno sforzo da parte di tutta la collettività, basato sulla creatività e sul senso di solidarietà.

3.   Osservazioni generali

3.1   Per analizzare il problema, risultano di particolare importanza quattro recenti iniziative della Commissione europea:

Un'agenda per nuove competenze e per l'occupazione: Un contributo europeo verso la piena occupazione  (1) - con l'obiettivo di raggiungere entro il 2020 un tasso di occupazione del 75 % per le persone di età compresa tra i 20 e i 64 anni, l'agenda ha definito le seguenti priorità: un miglior funzionamento dei mercati del lavoro, una forza lavoro più qualificata, posti e condizioni di lavoro migliori e politiche più incisive per promuovere la creazione di posti di lavoro e la domanda di lavoro (2);

l'iniziativa «Gioventù in movimento» (3), destinata a promuovere le potenzialità dei giovani al fine di conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'Unione europea (4);

la comunicazione La lotta contro l'abbandono scolastico: un contributo decisivo all'agenda Europa 2020  (5) che analizza l'impatto dell'abbandono scolastico sulle persone, sulla società e sull'economia, riassume le cause del fenomeno e illustra le misure attuali e future a livello europeo;

il Quadro europeo delle qualifiche, il cui obiettivo è di mettere a confronto i sistemi educativi nazionali, garantendo una maggiore mobilità nell'apprendimento e il riconoscimento a livello europeo delle conoscenze, delle competenze e delle capacità.

In tutti questi documenti si chiede una più stretta cooperazione tra i settori dell'istruzione, della formazione e del mercato del lavoro, in una visione che il CESE condivide.

3.1.1   Il Comitato inoltre prende atto dell'intenzione della Commissione di lanciare, nel 2012, la «Panoramica europea delle competenze» destinata a garantire una maggiore trasparenza per chi cerca lavoro, per i lavoratori, per le imprese e/o le istituzioni pubbliche. Questa panoramica sarà disponibile online e conterrà le previsioni aggiornate sull'offerta e la domanda di competenze fino al 2020, grazie al lavoro in rete condotto dagli organismi nazionali che sorvegliano l'evoluzione del mercato del lavoro.

3.1.2   Vale anche la pena di sottolineare l'importanza dei consigli settoriali europei in quanto ambiti d'intervento delle parti sociali nell'analisi delle competenze dei lavoratori e delle necessità del mercato del lavoro. Tali consigli sono uno strumento per accelerare lo scambio delle informazioni e delle buone pratiche trasmesse precedentemente dai consigli o dagli osservatori di ciascun paese (6).

3.2   La crisi e il mercato del lavoro

3.2.1   La crisi economica e finanziaria sta avendo effetti disastrosi sul mercato del lavoro. Secondo l'OIL, nel 2010 il numero di disoccupati al mondo era di circa 250 milioni e il tasso di disoccupazione è passato in questo stesso anno dal 5,7 % al 6,2 %. La disoccupazione è stata inoltre accompagnata, in diversi paesi, da un deterioramento della qualità dell'occupazione e da una sua maggiore vulnerabilità.

3.2.2   Secondo Eurostat, il tasso globale di disoccupazione era, nel gennaio di quest'anno, del 9,9 % nella zona euro e del 9,5 % nell'UE a 27. Si contavano 15 775 000 disoccupati nella zona euro e 23 048 000 nell'UE a 27. Di questi circa 5 milioni sono disoccupati di lunga durata.

3.2.3   Tra la fine del 2008 e febbraio 2011, il tasso di disoccupazione nell'UE a 27 è aumentato dal 7,7 % al 9,5 % (il tasso di disoccupazione maschile è passato dal 6 % al 9,5 %, quello femminile è aumentato dal 7,5 % al 9,6 %, quello giovanile dal 19,7 % al 20,4 %).

3.2.4   Questi numeri però non tengono conto delle enormi differenze tra gli Stati membri (dal 4,3 % nei Paesi Bassi al 20,5 % in Spagna) e non dicono molto su taluni gruppi particolarmente colpiti (i migranti e i lavoratori anziani).

3.2.5   La disoccupazione tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni raggiunge il 20,4 %, con un aumento di 4 punti percentuali solo tra i primi quattro mesi del 2008 e il primo trimestre del 2009. Inoltre, la disoccupazione di lunga durata in questa fascia di età è aumentata di quasi il 30 % dalla primavera del 2008. Sui 5,2 milioni di disoccupati di lunga durata, 1,2 milioni sono giovani.

3.2.6   I lavoratori a basso salario (che in generale sono quelli meno qualificati) corrono un rischio di restare disoccupati due o tre volte superiore rispetto ai lavoratori con salari più elevati.

3.2.7   Anche in questo caso, sono i giovani quelli maggiormente colpiti dal fenomeno, visto che tra i giovani il rischio di percepire un salario basso (anche se in generale dispongono di qualifiche più elevate) è due volte più alto rispetto ai lavoratori di mezza età.

3.2.8   Secondo Eurostat (7), nel 2007, prima che scoppiasse la crisi, 79 milioni di cittadini erano a rischio povertà e 32 milioni erano già in situazione di povertà. Nonostante il fatto che il lavoro renda meno esposti al rischio povertà, i cosiddetti «lavoratori poveri» non sono meno di 17 milioni e mezzo (8).

3.2.9   I posti di lavoro creati sono caratterizzati da un aumento della precarietà, particolarmente elevata tra i giovani, con diverse conseguenze per gli stessi precari e per la società (uscita tardiva dalla casa dei genitori, dipendenza dai genitori, rinvio della decisione di sposarsi e di avere figli) (9). Si fa notare che il concetto di precarietà non è sinonimo di contratti a termine, bensì dell'abuso che se ne fa quando il bisogno di lavoro è, quello sì, evidentemente permanente.

3.2.10   Per il CESE i principali problemi e le principali sfide sono le seguenti:

a)

lo sfasamento tra la ripresa economica attualmente in corso, anche se in misura nettamente diversa da paese a paese, e il costante degrado della situazione sul mercato del lavoro, cosa che in particolare determina una crescita non accompagnata dalla creazione di posti di lavoro. Il CESE si associa all'appello lanciato dall'OIL in questo senso nell'ultima relazione mondiale sull'occupazione (10) e nelle conclusioni del recente incontro sul tema Dialogo sulla crescita e sull'occupazione in Europa  (11);

b)

gli squilibri sociali creati dalla difficile situazione sul mercato del lavoro, specie per quanto riguarda i giovani (che pure presentano livelli di formazione più elevati rispetto alle generazioni precedenti) e i disoccupati di lunga durata;

c)

la situazione demografica dell'Europa, in particolare l'invecchiamento della popolazione attiva, cosa che può aggravare la penuria di qualificazioni sul mercato del lavoro;

d)

la trasformazione dei posti di lavoro, che tende ad accelerare. Secondo il Cedefop, la domanda di persone altamente qualificate potrà aumentare di 16 milioni di qui al 2020 e quella di persone mediamente qualificate di 3,5 milioni, mentre quella delle persone poco qualificate potrà diminuire di 12 milioni. I deficit di qualificazione tenderanno ad aggravarsi, soprattutto nei settori della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica, dell'energia, delle TIC, dei trasporti ecologici, dell'ambiente e della sanità. Le caratteristiche dei posti di lavoro che vengono creati si allontanano sempre più da quelle dei posti che si perdono e i disoccupati incontrano sempre più difficoltà a reinserirsi nel mercato del lavoro.

3.3   La crisi e l'istruzione

3.3.1   L'istruzione è uno strumento che garantisce la realizzazione personale degli individui, il loro inserimento nell'attività produttiva, la coesione sociale e il miglioramento delle condizioni di vita. Come afferma Eurostat, le persone con livelli d'istruzione più elevati hanno maggiori aspettative di vita.

3.3.2   I bassi livelli d'istruzione sono collegati alla povertà e all'esclusione sociale, il che spiega l'importanza attribuita dalle politiche d'inclusione alla garanzia dell'accesso ai servizi pubblici (in particolare l'istruzione e la formazione).

3.3.3   La strategia Europa 2020 insiste sull'idea che occorra migliorare l'istruzione in Europa, dall'insegnamento prescolastico a quello superiore, al fine di aumentare la produttività e combattere le ineguaglianze e la povertà, nella convinzione che l'Europa potrà prosperare solo se i suoi abitanti disporranno delle competenze che consentono di contribuire ad una economia basata sulla conoscenza e di trarne vantaggio.

3.3.4   Il CESE condivide la preoccupazione espressa dalla Commissione europea nel documento Un'agenda digitale europea secondo cui l'Europa è in ritardo nell'adozione di nuove tecnologie. Il documento sottolinea che il 30 % degli europei non ha mai usato Internet e che la spesa dell'UE in ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) è pari solo al 40 % di quella degli USA. L'alfabetizzazione digitale sin dall'età prescolare è fattore d'inclusione.

3.3.5   Il CESE fa inoltre osservare che nell'UE persiste un deficit innovativo rispetto agli USA e al Giappone, deficit che deve essere colmato aumentando il numero di persone altamente qualificate, incrementando gli investimenti degli Stati membri e delle imprese nella ricerca e nello sviluppo e attraverso un miglior collegamento tra scienza, tecnologia e attività produttive. Fa notare altresì che il termine «innovazione» comprende l'organizzazione del lavoro e l'innovazione in campo sociale.

3.3.6   I due grandi obiettivi della Commissione in materia d'istruzione nell'ambito della strategia Europa 2020 sono:

a)

ridurre l'abbandono scolastico portandolo al di sotto del 10 %;

b)

portare la quota della popolazione di età compresa tra 30 e 34 anni che ha completato gli studi universitari o equivalenti ad almeno il 40 % nel 2020.

3.3.7   Il CESE condivide la preoccupazione della Commissione per quanto concerne l'abbandono scolastico, un fenomeno complesso che comporta gravi conseguenze per la qualità del lavoro al quale i giovani possono aspirare e per la cui riduzione è necessario un fermo impegno politico e nuovi metodi di approccio e di attuazione.

3.3.8   Secondo la Commissione, nel 2009 più di 6 milioni di giovani (il 14 % dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni) hanno abbandonato gli studi (scuola o formazione) dopo aver concluso solo il primo ciclo di insegnamento secondario o inferiore. Di questi, il 17,4 % ha completato solo il ciclo d'insegnamento primario (12). Questo significa che la semplice riduzione di un punto percentuale nella media dell'abbandono scolastico produrrebbe ogni anno un potenziale di quasi mezzo milione di giovani lavoratori qualificati in condizioni di entrare nel mondo del lavoro.

3.3.9   Un altro aspetto importante da considerare è il numero di ripetenti. Stando ai dati dello studio PISA del 2009, la percentuale di ripetenti nella scuola elementare è dell'11 % in Irlanda, del 21 % in Spagna e raggiunge il 22,4 % nei Paesi Bassi e in Portogallo. Nella scuola secondaria inferiore le tendenze si mantengono inalterate, con un livello di ripetenti dello 0,5 % in Finlandia e del 31,9 % in Spagna.

3.3.10   Nell'istruzione superiore e nella ricerca, i dati Eurostat indicano che nel 2009 la quota di diplomati dell'insegnamento superiore in Europa era solo del 32,3 %. Gli attuali tagli di bilancio nella maggior parte dei paesi (13) comprometteranno ulteriormente la ricerca universitaria, con implicazioni per diversi settori dell'economia e della società (scienza, tecnica, medicina, scienze sociali e umane).

4.   Osservazioni specifiche: le proposte del CESE

4.1   Potenziare l'istruzione in tempi di crisi

4.1.1   In tempo di crisi, è importante ribadire che l'istruzione è un diritto umano fondamentale e un bene pubblico che deve essere garantito a tutti, senza contropartite, a parità di condizioni e senza discriminazioni di qualsiasi tipo, tenendo conto anche della dimensione di genere.

4.1.2   In tempi di crisi, gli investimenti nell'istruzione non devono essere visti come un problema bensì come una soluzione per uscire, appunto, dalla crisi, alle migliori condizioni. In questo senso, perché investano maggiormente e in modo più coerente nel settore dell'istruzione, gli Stati membri devono attribuire una particolare attenzione agli investimenti pubblici nel campo dell'istruzione, della ricerca e della formazione professionale al momento di valutare i loro obiettivi di bilancio a medio termine.

4.1.3   È inoltre importante ricordare che l'istruzione è un compito che incombe a tutta la collettività. La scuola è un'istituzione specializzata con personale professionalmente qualificato, che non può e non deve agire isolata, anzi deve interagire con le famiglie - il cui ruolo è insostituibile - stabilendo al tempo stesso un dialogo permanente con la comunità e con gli ambienti economici e sociali.

4.1.4   Il CESE è convinto che l'acquisizione di conoscenze di base solide aumenti la capacità di adattamento degli alunni e che quanto più riuscito sia il processo di acquisizione tanto più facile sarà per l'orientamento scolastico e professionale tener conto delle esigenze del mercato.

4.1.5   L'istruzione deve in particolare:

a)

aiutare gli alunni a filtrare le informazioni che ricevono e ad apprendere e utilizzare quelle che più delle altre consentono loro di programmare il loro futuro personale e professionale;

b)

promuovere la coscienza critica e lo sviluppo di uno spirito curioso e intraprendente, capace di prendere iniziative e di risolvere problemi. In questo senso, l'interazione tra scuola e impresa può essere estremamente utile;

c)

risvegliare negli alunni il principio di realtà affinché accettino lo sforzo che comporta l'apprendimento e ne riconoscano il valore. È fondamentale che gli alunni comprendano che vale la pena di imparare e che la cultura non è un qualcosa che si consuma bensì che si assimila e si trasforma;

d)

fornire una formazione solida di base, specie per quanto concerne la lingua madre e la matematica, nonché altre conoscenze e competenze necessarie ad un corretto inserimento in un mercato del lavoro allargato a tutto lo spazio europeo - in particolare l'apprendimento di varie lingue vive sin dai primi anni di scuola -, e che rendano al tempo stesso più disponibili all'apprendimento in tutto l'arco della vita;

e)

sviluppare in ogni individuo le capacità creative ed estetiche che sono in grado di incoraggiare uno spirito aperto alla cultura ed all'innovazione;

f)

formare, in definitiva, cittadini liberi e solidali, consapevoli dei propri diritti e doveri e capaci di svolgere un lavoro dignitoso alle migliori condizioni.

4.1.6   Questo richiede una formazione iniziale e continua dei professori più completa e arricchente, ben diversa da quella finora praticata, una formazione che mobiliti gli insegnanti e li aiuti ad adottare nuovi approcci pedagogici appropriati alle sfide da affrontare (nuove tecnologie, nuove esigenze del mercato del lavoro, ambiente multiculturale con crescente presenza di alunni di origine migrante, ecc.). Gli Stati membri devono promuovere il rispetto per l'attività educativa, facilitare la formazione continua dei docenti e cercare di migliorare le condizioni lavorative e salariali di questi ultimi.

4.1.7   L'istruzione deve riguardare tutte le fasi della vita, dall'istruzione prescolastica a quella superiore fino a quella degli adulti e nei diversi ambiti di apprendimento, formale, non formale e informale. Gli Stati devono svilupparla tenendo conto delle sfide economiche e sociali del futuro: società della conoscenza, economia ad elevata produttività e a basso tenore di carbonio.

4.1.8   In questo senso, il CESE raccomanda all'Unione europea di:

a)

rispettare gli impegni assunti nell'ambito delle iniziative «Gioventù in movimento», «Agenda per nuove competenze e per l'occupazione» e della comunicazione La lotta contro l'abbandono scolastico: un contributo decisivo all'agenda Europa 2020;

b)

valutare la possibilità di utilizzare i fondi europei per raggiungere gli obiettivi in materia di istruzione, formazione, ricerca e sviluppo dell'UE;

c)

sostenere i programmi d'inserimento professionale, incoraggiando i governi e le imprese a usare tali strumenti per la creazione di posti di lavoro stabili;

d)

rafforzare, sviluppare e approfondire i programmi di scambio di studenti a vari livelli di apprendimento.

Il CESE raccomanda inoltre agli Stati membri di:

a)

adottare misure per impedire che il superamento della crisi economica e della crisi del debito sovrano comprometta gli investimenti pubblici nei sistemi nazionali d'istruzione e formazione;

b)

mantenere (e se possibile aumentare) gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo;

c)

lanciare e coordinare iniziative per migliorare l'insegnamento di contenuti scientifici (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica);

d)

adottare misure per rivalorizzare la professione d'insegnante, in modo da non mettere a repentaglio il compimento della loro missione (14);

e)

definire sistemi di orientamento scolastico e professionale per migliorare l'informazione relativa alle competenze professionali essenziali per accedere al mercato del lavoro e al modo per acquisirle;

f)

sviluppare programmi alternativi di formazione per i giovani che abbandonano gli studi o che svolgono impieghi poco qualificati;

g)

risolvere il problema del numero di ripetenti attraverso infrastrutture di sostegno agli alunni più deboli;

h)

incoraggiare le imprese a sviluppare la capacità di accettazione delle esperienze professionali dei giovani;

i)

promuovere lo spirito imprenditoriale a tutti i livelli del sistema d'istruzione.

4.1.9   Il CESE si rende conto che, in tempo di cambiamenti, le imprese hanno bisogno di competenze specifiche da parte dei loro lavoratori, e che pertanto i sistemi di formazione devono essere maggiormente sensibili a tale domanda e sintonizzati con essa, dopo che sia stata completata l'acquisizione di solide conoscenze di base.

4.1.10   Il sistema d'apprendimento duale basato al tempo stesso sull'istruzione e sulla formazione, al quale i giovani vengono avviati nel mondo del lavoro mentre completano i loro studi, ha avuto risultati positivi in alcuni paesi europei e dovrebbe pertanto essere analizzato.

4.1.11   Il CESE sa benissimo che l'istruzione è un settore di responsabilità degli Stati membri ma ritiene che l'Unione europea possa sostenere questi ultimi non solo spingendoli a realizzare gli obiettivi dell'Unione e ricorrendo a tal fine al metodo aperto di coordinamento, ma anche creando condizioni più favorevoli, come quella di non far rientrare gli investimenti in istruzione e formazione nel calcolo del disavanzo pubblico.

4.2   Conferire valore all'apprendimento - Dalla scuola al lavoro

4.2.1   I cambiamenti in corso (aumento della concorrenza internazionale, rivoluzione scientifica e tecnologica, cambiamento climatico, rapido sviluppo delle economie emergenti, invecchiamento della popolazione) richiedono una manodopera con maggiori competenze e più qualificata.

4.2.2   Il rinnovo generazionale non è di per sé sufficiente ad elevare il livello delle qualifiche, dato che molti giovani altamente qualificati occupano posti di lavoro che lo sono poco. Il dislivello tra l'istruzione ricevuta e la natura delle attività esercitate può addirittura comportare una perdita di valore delle competenze acquisite.

4.2.3   Per il CESE, la risposta a tale problema risiede nello sviluppo di posti di lavoro di qualità, e pertanto riconosce il valore del «lavoro dignitoso» raccomandato dall'OIL.

4.2.4   A tal fine è importante investire nelle politiche attive di occupazione e formazione professionale, contando sul sostegno dei fondi europei, in particolare il Fondo sociale europeo (15).

4.2.5   È inoltre importante rendersi conto che la creazione di posti di lavoro dipende dalla dinamica delle imprese, il che impone che vengano eliminati oneri burocratici eccessivi e superflui all'attività economica, specie quando si tratta della creazione di nuove imprese.

4.2.6   In questo ambito, il CESE raccomanda le seguenti iniziative prioritarie:

4.2.6.1

Promuovere l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro:

a)

migliorando i sistemi di orientamento scolastico e professionale, trasmettendo informazioni più precise sull'evoluzione delle esigenze del mercato del lavoro, le competenze professionali richieste e i mezzi per acquisirle;

b)

creando programmi d'inserimento professionale attraverso tirocini o apprendistati nell'ambiente di lavoro;

c)

elaborando programmi specifici per i giovani che hanno abbandonato la scuola o che occupano posti di lavoro poco qualificati;

d)

dissociando il tipo di contratto di lavoro (a tempo indeterminato o temporaneo) dall'età del lavoratore, di modo che i giovani lavoratori non vengano penalizzati proprio per il fatto di essere giovani.

4.2.6.2

Rispondere alle sfide della formazione permanente:

a)

garantendo a tutti le condizioni necessarie per un apprendimento permanente che consenta di aumentare le competenze e di accedere a posti di lavoro maggiormente qualificati, realizzando in tal modo l'obiettivo della «crescita inclusiva» previsto dalla strategia Europa 2020;

b)

migliorando la formazione (perfezionamento e riconversione) di tutti coloro che partecipano al mercato del lavoro ma che dispongono di qualifiche scolastiche insufficienti. Queste iniziative devono tener conto dell'età, dell'esperienza e delle conoscenze dei lavoratori direttamente interessati;

c)

proclamando il diritto di ognuno alla formazione certificata di qualità, fissando un numero annuale di ore di formazione per tutti i lavoratori, a prescindere dal livello di qualifica e dal tipo di contratto;

d)

sostenendo, all'interno delle imprese, l'elaborazione di programmi di sviluppo delle competenze individuali. Tali programmi dovranno essere elaborati da lavoratori e datori di lavoro insieme, tenendo conto delle condizioni delle imprese, in particolare delle PMI, conformemente all'accordo stipulato a livello europeo tra lavoratori e datori di lavoro;

e)

sostenendo iniziative volte a rafforzare il riconoscimento dell'istruzione non formale, assicurandone la qualità e rendendo più visibili le competenze acquisite al di fuori del sistema formale (come ad esempio nel caso del Passaporto europeo delle competenze);

f)

creando uno stretto legame tra la formazione professionale e la carriera del lavoratore, investendo nel riconoscimento, nella convalida e nella certificazione delle competenze acquisite nell'esercizio dell'attività professionale. In entrambi i casi, gli Stati membri dovranno monitorare la qualità dei servizi di valutazione e certificazione;

g)

facendo in modo che le azioni di formazione siano destinate in via prioritaria ai disoccupati;

h)

ricordando che i servizi pubblici hanno la responsabilità di svolgere un ruolo più attivo nella politica di formazione dei gruppi prioritari, ad esempio i lavoratori meno qualificati o precari e i gruppi più vulnerabili come i disabili, i disoccupati più anziani e gli immigrati;

i)

prendendo nella giusta considerazione la dimensione di genere sul mercato del lavoro ed eliminando diseguaglianze e discriminazioni, in particolare la sperequazione salariale tra uomini e donne.

4.2.6.3

Migliorare le qualifiche e sfruttare il potenziale offerto dai lavoratori più anziani:

a)

il CESE sottolinea il grosso rischio rappresentato dalla disoccupazione di lunga durata (perdita di reddito e di qualifiche, esclusione sociale) e pertanto ritiene che le agenzie pubbliche per l'impiego debbano svolgere un ruolo più attivo nel collocamento di questa categoria di disoccupati e nello sviluppo di politiche attive di occupazione e formazione professionale;

b)

il dialogo sociale settoriale, sul piano sia europeo che nazionale, assume un ruolo essenziale nella soluzione dei problemi legati alle qualifiche. Di conseguenza, in questo ambito i consigli settoriali per le qualifiche assumono una grande importanza;

c)

in questa prospettiva va preservata e valorizzata la contrattazione collettiva, dato che sia i lavoratori sia le imprese hanno interesse ad innalzare le qualifiche;

d)

in un periodo di crisi, sarebbe lecito poter contare sul Fondo sociale europeo per finanziare sia le misure necessarie per innalzare le qualifiche sia i progetti innovativi per la creazione di posti di lavoro dignitosi;

e)

è inoltre importante creare le condizioni affinché gli anziani possano scegliere di prolungare la loro vita lavorativa, migliorando le condizioni sanitarie, adeguando il lavoro alle persone, valorizzando il lavoro e innalzando le qualifiche, conformemente ai principi sanciti dalla Raccomandazione 162 dell'OIL (16);

f)

è infine particolarmente necessario, in tale contesto, valorizzare il potenziale dei lavoratori anziani per la trasmissione di conoscenze sul luogo di lavoro, un tema che potrebbe essere oggetto di discussione tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli delle imprese.

Bruxelles, 14 luglio 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  COM(2010) 682 definitivo.

(2)  Cfr. parere del CESE sul tema Nuove competenze per nuovi lavori, GU C 128 del 18.5.2010, pag. 74.

(3)  COM(2010) 477 definitivo.

(4)  Cfr. il parere del CESE sul tema Gioventù in movimento, GU C 132 del 3.5.2011, p. 55.

(5)  COM(2011) 18 definitivo.

(6)  Cfr. il parere del CESE sul tema L'adeguamento delle competenze alle esigenze dell'industria e dei servizi in trasformazione - Il contributo dell'eventuale istituzione a livello europeo di consigli settoriali sull'occupazione e sulle competenze (GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1).

(7)  Statistics in Focus (46/2009).

(8)  Cfr. parere del CESE sul tema Lavoro e povertà, GU C 318 del 23.12.2009, pag. 52.

(9)  Youth in Europe - A statistical portrait 2009.

(10)  Relazione mondiale sull'occupazione (www.ilo.org).

(11)  Dialogo sulla crescita e sull'occupazione in Europa, Vienna, 13 marzo 2011 (www.ilo.org).

(12)  Le redoublement dans l'enseignement obligatoire en Europe: règlementations et statistiques, Eurydice, gennaio 2011.

(13)  In Lettonia, nel 2010, le università hanno subito nuovi tagli del 18 % che seguono quelli del 48 % praticati nel 2009; in Italia i tagli di bilancio previsti fino al 2013 sono pari al 20 %; in Grecia i tagli sono stati del 30 %; nel Regno Unito vi saranno tagli pari al 40 % fino al 2014-2015.

(14)  Cfr. il parere del CESE sul tema Migliorare la qualità della formazione degli insegnanti, GU C 151 del 17.6.2008, pag. 41.

(15)  Cfr. il parere del CESE sul tema Futuro del Fondo sociale europeo dopo il 2013, GU C 132 del 3.5.2011, pag. 8.

(16)  Raccomandazione 162 sui lavoratori anziani, 1980, OIL (http://www.ilo.org/ilolex/cgi-lex/convde.pl?R162).


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