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Document 52020IP0330

Risoluzione del Parlamento europeo del 26 novembre 2020 sulla situazione in Etiopia (2020/2881(RSP))

GU C 425 del 20.10.2021, p. 132–136 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

20.10.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 425/132


P9_TA(2020)0330

Situazione in Etiopia

Risoluzione del Parlamento europeo del 26 novembre 2020 sulla situazione in Etiopia (2020/2881(RSP))

(2021/C 425/14)

Il Parlamento europeo,

viste le sue precedenti risoluzioni sull'Etiopia,

vista la dichiarazione, rilasciata il 9 novembre 2020, dall’alto rappresentante/vicepresidente Josep Borrell sui più recenti sviluppi in Etiopia,

vista la dichiarazione congiunta, rilasciata il 12 novembre 2020, dall'alto rappresentante/vicepresidente Josep Borrell e dal commissario per la gestione delle crisi Janez Lenarčič sull'Etiopia,

vista la dichiarazione rilasciata il 19 novembre 2020 dal commissario per la gestione delle crisi Janez Lenarčič dal titolo «Tigray Conflict: EU humanitarian support to Ethiopian refugees reaching Sudan» (Conflitto del Tigré: sostegno umanitario dell'UE ai rifugiati etiopi che raggiungono il Sudan”,

vista la dichiarazione rilasciata il 4 novembre 2020 dal Segretario generale dell’ONU,

viste le dichiarazioni rilasciate il 6 e il 13 novembre 2020 dall'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, sul Tigré,

visti i colloqui informali del 24 novembre 2020 in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto in corso nella regione del Tigré in Etiopia,

vista la relazione sulla situazione dell’Etiopia ad opera dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), rilasciata in data 11 novembre 2020,

vista la dichiarazione rilasciata il 9 novembre 2020 dal presidente della Commissione dell'Unione africana, S. E. Moussa Faki Mahamat, sulla situazione in Etiopia,

vista la dichiarazione resa dai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE il 9 novembre 2020,

vista la dichiarazione resa il 19 novembre 2020 dai ministri degli affari esteri degli Stati membri dell’UE,

vista la costituzione della Repubblica federale democratica di Etiopia, adottata l'8 dicembre 1994, in particolare le disposizioni del capo III riguardanti i diritti e le libertà fondamentali, i diritti umani e i diritti democratici,

vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,

vista la Carta africana sulla democrazia, le elezioni e il buon governo,

visto il Patto internazionale delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici,

vista la seconda revisione dell'accordo di Cotonou,

visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

A.

considerando che l'attuale conflitto armato tra il governo federale dell'Etiopia e l'amministrazione regionale del Tigré, guidata dal Fronte popolare di liberazione del Tigré (TPLF), ha causato centinaia di morti tra i civili e il massiccio sfollamento di cittadini;

B.

considerando che, il 4 novembre 2020, il governo etiope ha dichiarato lo stato di emergenza e ha avviato operazioni militari nella regione settentrionale del Tigré il giorno successivo a un presunto attacco da parte del TPLF contro la base militare del governo federale nella regione del Tigré; che, da allora, si sono verificati scontri armati tra forze federali (esercito federale, forze speciali di polizia della regione di Amhara e milizie locali di Amhara), da un lato, e forze regionali (forza speciali di polizia e miliziani del Tigré) fedeli al TPLF, dall'altro;

C.

considerando che la divergenza politica tra il PP e il TPLF è stata ulteriormente accentuata quando il governo federale ha rinviato le elezioni nazionali, previste per il maggio 2020, a causa della crisi della Covid-19;

D.

considerando che, nel settembre 2020, l'amministrazione regionale del Tigré, guidata dal TPLF, ha tenuto le proprie elezioni, che sono state dichiarate illegali dal governo etiope dal momento che la scadenza del suo mandato era prevista nel settembre 2020; che il parlamento federale ha ritenuto illegale il processo elettorale nella regione del Tigré; che la dirigenza del Tigré ha annunciato di non riconoscere più l'amministrazione federale o le sue leggi; che il 3 novembre 2020 il parlamento federale ha dichiarato il TPLF «gruppo terroristico»;

E.

considerando che, il giorno 8 novembre 2020, il TPLF si è rivolto all'Unione africana per chiedere colloqui, ma che il governo federale ha escluso qualsiasi possibilità di negoziati con il TPLF e ha respinto le richieste internazionali di dialogo e mediazione, sostenendo che il conflitto del Tigré è una questione interna da non internazionalizzare; che l'UE ha offerto il proprio sostegno al fine di contribuire ad allentare le tensioni, riprendere il dialogo e garantire lo Stato di diritto in tutta l'Etiopia;

F.

considerando che, nel 2018, Abiy Ahmed ha raggiunto uno storico accordo di pace con l'Eritrea, ponendo fine ad oltre un decennio di sospensione dei rapporti diplomatici e commerciali tra i due paesi; che il governo Abiy ha adottato misure significative per liberare giornalisti e prigionieri politici, consentire ai gruppi dell’opposizione precedentemente banditi di operare e adottare nuove leggi sulle organizzazioni della società civile e sulla lotta al terrorismo; che il governo è stato recentemente oggetto di critiche a causa della detenzione di politici dell'opposizione; che permangono preoccupazioni circa l'adozione di una nuova legge volta a contrastare l'incitamento all'odio e la disinformazione, con un effetto potenzialmente negativo sulla libertà di espressione;

G.

considerando che alcuni gruppi politici legati a gruppi etnici in Etiopia che si sentono emarginati dal sistema di governo federalista dell'Etiopia sostengono che tale sistema abbia portato a favoritismi e discriminazioni su base etnica;

H.

considerando che, nel giugno 2020, sono scoppiate violenze generalizzate a seguito della morte di Hachalu Hundessa, cantante e attivista della regione di Oromo, con centinaia di morti e arresti; che, il 1o novembre 2020, oltre 50 persone Amhara sono state uccise in attacchi contro tre villaggi e che da parte di molti si ritiene che tali attacchi siano motivati da questioni etniche e forse perpetrati dall'Esercito di liberazione dell'Oromo (OLA), una milizia separatista del Fronte di liberazione dell'Oromo (OLF);

I.

considerando che, secondo il movimento nazionale Amhara, le autorità etiopi hanno vietato proteste pacifiche, contro omicidi di matrice etnica, che avrebbero dovuto aver luogo il 28 ottobre 2020;

J.

considerando che, secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, dall'inizio del conflitto si sono verificati diversi casi di uccisioni indiscriminate di civili in varie parti del Tigré, tra cui un massacro che ha avuto luogo la notte del 9 novembre 2020 a Mai-Kadra, nella regione del Tigré, dove l'uccisione di centinaia di civili potrebbe avere valenza di crimini di guerra;

K.

considerando che, secondo le organizzazioni internazionali per i diritti umani, i tigrini che risiedono in altre parti del paese sono stati sospesi dai loro posti di lavoro e ad essi è stato impedito di volare all'esterno; che vi sono segnalazioni di sorveglianza fisica e digitale, arresti e detenzioni arbitrari di massa;

L.

considerando che il presidente del Tigré ha confermato che le sue forze hanno lanciato razzi contro l'aeroporto eritreo di Asmara;

M.

considerando che gli scontri dalle conseguenze mortali tra le forze federali etiopi e il TPLF hanno sollevato preoccupazioni internazionali in merito ai rischi connessi all'intensificazione delle attuali situazioni di sicurezza o all'innesco di nuove situazioni analoghe in Etiopia, che potrebbero avere ripercussioni sui paesi vicini e destabilizzare potenzialmente l'intera regione del Corno d'Africa; che l'Etiopia ha ritirato dalla Somalia truppe che combattevano contro i ribelli islamici; che le autorità keniote hanno intensificato la sicurezza al confine con l'Etiopia per timore di un inasprimento delle tensioni;

N.

considerando che, con 815 milioni di EUR per il periodo 2014-2020, la cooperazione allo sviluppo dell'UE con l'Etiopia è una delle più cospicue al mondo; che l'Etiopia è anche uno dei principali beneficiari del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa, con oltre 271,5 milioni di EUR per il periodo 2015-2019; che, nel corso del 2020, l'UE sta fornendo 44,29 milioni di EUR a progetti umanitari in Etiopia sostenendo la fornitura di assistenza salvavita agli sfollati interni sradicati dalla violenza o dai rischi naturali;

O.

considerando che l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha chiesto di poter accedere alla regione del Tigré, che rimane completamente isolata (l'accesso a Internet e al telefono è stato interrotto) dall'inizio dei combattimenti; che, secondo l'UNHCR, la mancanza di energia elettrica, di telecomunicazioni, di accesso al carburante e al denaro contante limita qualsiasi risposta umanitaria nel Tigré e nel resto dell'Etiopia, compresa l’assistenza a chi è stato ferito o ucciso durante i combattimenti;

P.

considerando che, ancor prima dell'inizio dei combattimenti, 15,2 milioni di persone necessitavano di assistenza umanitaria in Etiopia, di cui 2 milioni nella regione del Tigré; che la regione del Tigré è la quinta regione più popolata dell'Etiopia, con oltre 6 milioni di persone, e ospita 100 000 sfollati interni e 96 000 rifugiati eritrei; che dispone di numerosi importanti campi profughi e che, secondo le ONG, i minori costituiscono il 44 % delle persone che vi risiedono;

Q.

considerando che l'Etiopia è firmataria dell'Accordo di Cotonou, il quale, all'articolo 96, sancisce che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituisce un elemento essenziale della cooperazione ACP-UE;

R.

considerando che i combattimenti hanno causato migliaia di morti e feriti da entrambe le parti e hanno causato gravi violazioni dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario; che, secondo l'UNHCR, al 22 novembre 2020 oltre 38 500 rifugiati erano fuggiti dal conflitto e avevano attraversato la frontiera verso il Sudan; che le Nazioni Unite hanno messo in guardia contro una «crisi umanitaria su vasta scala» e che le loro agenzie stanno pianificando il possibile arrivo di 200 000 rifugiati nell'arco di un periodo di sei mesi; che i combattimenti stanno anche causando lo sfollamento interno della popolazione; che l'UNHCR ha già chiesto alle due parti del conflitto di aprire corridoi per consentire alle persone di allontanarsi e ai rifornimenti di arrivare contemporaneamente; che le organizzazioni umanitarie internazionali sul campo sono male attrezzate e devono far fronte alla carenza delle risorse necessarie per assistere i rifugiati appena arrivati e le vittime di violenza; che le agenzie delle Nazioni Unite stanno cercando finanziamenti immediati per 50 milioni di dollari che saranno destinati alla fornitura di cibo e alla creazione di nuovi campi; che la Commissione europea sta mobilitando un importo iniziale di 4 milioni di EUR in aiuti di emergenza per aiutare gli sfollati che arrivano in Sudan;

1.

esprime profonda preoccupazione per i recenti sviluppi in Etiopia, tra cui le violenze in corso e le accuse di gravi violazioni dei diritti umani fondamentali; deplora l'attuale conflitto armato tra il governo federale dell'Etiopia e l'amministrazione regionale del Tigré guidata dal TPLF; invita entrambe le parti ad impegnarsi a favore di un cessate il fuoco immediato e a risolvere le divergenze politiche con mezzi democratici nel quadro della costituzione del paese, al fine di trovare una soluzione pacifica duratura, istituire un meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco e adoperarsi per creare un consenso nazionale attraverso un dialogo inclusivo;

2.

esprime la propria solidarietà alle vittime e ai familiari delle persone colpite; deplora la perdita di vite umane e l'uccisione di civili innocenti nonché le esecuzioni extragiudiziali, indipendentemente da chi le abbia commesse;

3.

invita il governo centrale dell'Etiopia e il TPLF a intervenire immediatamente per allentare il conflitto; insiste affinché tutti gli attori seguano in modo rigoroso un approccio alla sicurezza incentrato sulle persone;

4.

deplora il fatto che l'accesso degli operatori umanitari sia al momento fortemente limitato; invita il governo etiope a garantire l'accesso immediato e senza restrizioni delle organizzazioni umanitarie alle zone di conflitto, in modo da assicurare la fornitura di aiuti umanitari; mette in guardia dal rischio di una grave crisi umanitaria nel paese, come pure nei paesi vicini e nell'intera regione;

5.

prende atto con preoccupazione dell'ultimatum lanciato dal primo ministro Abiy alle forze del Tigrè, con il quale le esorta ad arrendersi minacciando un attacco militare alla capitale della regione Macallè;

6.

rammenta che gli attacchi deliberati nei confronti dei civili costituiscono crimini di guerra; invita le forze di entrambe le parti a rispettare il diritto internazionale in materia di diritti umani e il diritto internazionale umanitario e a garantire la protezione della popolazione nelle zone colpite; esorta tutte le parti del conflitto e le autorità regionali a ridurre al minimo i danni alla popolazione civile nonché a garantire e consentire in qualsiasi momento l'accesso dei civili ai servizi di base;

7.

prende atto con profonda preoccupazione dell'aumento delle tensioni e delle violenze interetniche in Etiopia; reputa di fondamentale importanza che le autorità etiopi e tigrine esercitino una leadership responsabile, promuovendo un contesto politico inclusivo per tutti gli attori e i gruppi etnici;

8.

esorta le autorità federali a porre fine alla pratica degli arresti e della sorveglianza arbitrari o di prendere di mira in altro modo i gruppi etnici; invita le autorità etiopi ad adottare misure incisive contro qualsiasi tipo di profilazione etnica e a garantire la protezione delle minoranze etniche in tutto il paese; si appella al governo etiope affinché attui riforme che tutelino i diritti umani e garantiscano che tutti i gruppi etnici abbiano accesso su un piano di parità ai servizi e alle risorse del governo;

9.

manifesta viva preoccupazione per la crescente diffusione della misinformazione e per il ricorso all'incitamento all'odio, che istigano i gruppi etnici gli uni contro gli altri alimentando il conflitto in corso nel Tigrè; invita tutte le parti del conflitto ad astenersi dall'uso di un linguaggio provocatorio e di discorsi d'odio, sia offline che online; esorta le autorità nazionali e locali, le organizzazioni dei media e i cittadini ad astenersi dall'intraprendere azioni che incitano alla violenza, alla discriminazione e all'ostilità nei confronti di popolazioni a rischio;

10.

invita i paesi del vicinato dell'Etiopia, inclusa l'Eritrea, nonché altri Stati della regione, come i paesi del bacino del Nilo, ad astenersi da qualsiasi intervento politico o militare che potrebbe alimentare il conflitto; evidenzia che, in caso contrario, si rischierebbe di destabilizzare l'intera regione, con conseguenze nefaste per la pace e la sicurezza internazionali; sottolinea che i paesi del vicinato dell'Etiopia possono svolgere un ruolo cruciale nel fornire sostegno diplomatico a favore di un allentamento del conflitto;

11.

esprime il proprio pieno sostegno alla mediazione sotto l'egida dell'Unione africana (UA) e agli sforzi di allentamento del conflitto promossi dalla presidenza sudafricana dell'UA, segnatamente la nomina di tre inviati speciali dell'UA, e invita tutte le parti coinvolte a cooperare e partecipare attivamente agli sforzi di mediazione dell'UA; invita le autorità etiopi a cooperare agli sforzi delle organizzazioni internazionali, come quelli dell'Unione africana, dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo e dell'Unione europea, che mirano ad avviare un dialogo inclusivo con l'obiettivo di conseguire la pace, la sicurezza e la stabilità nel paese e nella regione;

12.

manifesta profonda preoccupazione per il blackout de facto delle comunicazioni nella regione settentrionale del Tigrè; esorta il governo etiope a ripristinare tutte le forme di comunicazione nel Tigrè quale atto di responsabilità e trasparenza con riguardo alle sue operazioni militari nella regione, nonché a consentire che la popolazione del Tigrè possa comunicare liberamente; sottolinea l'importanza e la necessità di accedere alle informazioni, sia online che offline, dal momento che il diritto di tutte le persone di essere informate e di accedere alle informazioni è cruciale nelle situazioni di crisi; esorta a consentire una copertura mediatica indipendente della situazione; ribadisce l'importanza di consentire immediatamente l'accesso di media indipendenti nel Tigrè; esorta il governo dell'Etiopia a rispettare appieno la libertà di espressione, di associazione e di stampa, come previsto dalla Costituzione del paese, e a rilasciare i giornalisti e i blogger detenuti ingiustamente; è fermamente convinto che la manifestazione pacifica sia parte integrante del processo democratico e che l'uso eccessivo della forza in risposta ad essa dovrebbe essere evitato in ogni caso;

13.

si rivolge a tutte le parti del conflitto affinché garantiscano la circolazione libera e sicura dei civili e assicurino che il diritto alla libertà di riunione sia rispettato;

14.

invita tutte le parti coinvolte nel conflitto nella regione settentrionale del Tigrè a garantire l'accesso senza restrizioni a osservatori indipendenti per i diritti umani onde assicurare il rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani; invita tutte le parti del conflitto a collaborare a stretto contatto con gli attori competenti per condurre un'indagine trasparente sul massacro di Mai-Kadra e chiede che i responsabili siano chiamati a rispondere di tale crimine e siano processati senza indugio;

15.

sollecita le autorità federali etiopi a indagare in maniera approfondita, indipendente, efficace e imparziale su ogni singola uccisione e violazione dei diritti umani, inclusi l'uso eccessivo della forza, la detenzione arbitraria e le sparizioni forzate, e chiede alle autorità tigrine di collaborare a tali indagini; incita tutte le autorità etiopi a combattere attivamente l'impunità; rammenta al governo etiope i suoi obblighi di garantire i diritti fondamentali, incluso l'accesso alla giustizia e il diritto a un processo giusto e indipendente, come previsto dalla Carta africana e da altri strumenti internazionali e regionali in materia di diritti umani, compreso l'accordo di Cotonou; insiste affinché le autorità etiopi vigilino sul rispetto e la difesa di uno Stato di diritto equo e imparziale in tutta l'Etiopia;

16.

chiede una stretta cooperazione tra gli organismi dell'UE che forniscono aiuti umanitari e l'UNHCR e che quest'ultimo continui ad assistere i rifugiati in fuga dalla crisi, anche in prossimità delle zone dalle quali sono fuggiti; rammenta che il governo etiope è responsabile della sicurezza dei rifugiati e degli sfollati interni presenti sul suo territorio; ricorda che oltre 96 000 rifugiati eritrei sono ospitati perlopiù in campi profughi nella regione del Tigrè; sostiene gli appelli della comunità internazionale e delle organizzazioni umanitarie affinché si intensifichi l'assistenza ai rifugiati e agli sfollati;

17.

invita l'UE e i suoi partner a sostenere il governo sudanese e le autorità locali nel rispondere urgentemente agli appelli a ospitare i rifugiati etiopi che fuggono dai combattimenti nella regione del Tigrè; esprime apprezzamento per la prontezza del Sudan nell'accogliere i rifugiati in fuga dal conflitto; sottolinea che occorre prepararsi con urgenza all'arrivo di fino a 200 000 rifugiati in Sudan; rileva che l'Etiopia è un importante paese di destinazione, di transito e di origine dei migranti; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutti i progetti finanziati a titolo del Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa rispettino i diritti umani, in particolare i diritti dei migranti e degli sfollati interni;

18.

chiede la mobilitazione urgente nonché l'assegnazione strutturata e concertata di risorse aggiuntive da parte dell'UE e dei suoi Stati membri per affrontare le esigenze globali generate dal conflitto;

19.

accoglie con favore l'impegno del governo etiope a tenere elezioni generali nel 2021; esorta tutti gli attori politici del paese ad avviare un dialogo politico con i cittadini di qualsiasi appartenenza politica, ideologica, regionale ed etnica prima delle elezioni; sottolinea con fermezza che è possibile tenere elezioni libere, giuste, inclusive e credibili solo in un clima senza intimidazioni, violenza e molestie, dove la libertà di espressione e di associazione sono garantite, in linea con le norme internazionali; si rammarica che l'impegno a favore di elezioni libere sia stato compromesso dalla detenzione, a partire dal giugno 2020, di diversi membri dell'opposizione appartenenti a varie correnti politiche, come pure da gravi violazioni del principio del giusto processo che minano i diritti dei detenuti a un processo equo; invita le autorità a rilasciare tutte le persone detenute a meno che vengano accusate di illeciti riconosciuti dalla legge e che possano essere processati in conformità delle norme internazionali in materia di processo equo;

20.

esprime il proprio impegno a favore dell'unità e dell'integrità territoriale dell'Etiopia e invita tutti gli attori etiopi a lavorare a una risoluzione pacifica dei conflitti in corso nel paese;

21.

invita l'UE a continuare ad avvalersi di tutti gli strumenti diplomatici necessari per dialogare con le autorità federali e regionali, nonché con i partner regionali e le istituzioni multilaterali, al fine di risolvere il conflitto in modo pacifico;

22.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Servizio europeo per l'azione esterna, al governo federale e alla Camera della federazione dell'Etiopia, alle autorità tigrine, al governo della Repubblica del Sudan, ai governi dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo, all'Unione africana e ai suoi Stati membri, nonché al parlamento panafricano e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.

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