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Document 52011AE1167

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020 — COM(2010) 553 definitivo

GU C 318 del 29.10.2011, p. 82–86 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.10.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 318/82


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020»

COM(2010) 553 definitivo

2011/C 318/13

Relatore: CEDRONE

La Commissione europea, in data 20 ottobre 2010, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:

Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020

COM(2010) 553 definitivo.

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 24 giugno 2011.

Alla sua 473a sessione plenaria, dei giorni 13 e 14 luglio 2011 (seduta del 14 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 114 voti favorevoli, 6 voti contrari e 9 astensioni.

1.   Conclusioni

1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) conviene sul fatto che l'UE abbia bisogno di una crescita intelligente nel quadro della strategia Europa 2020, per affrontare le sfide presenti e quelle future. Una parte importante dell'UE, oltre ai problemi derivanti dalla crescita lenta e dalla mancanza di R&S e innovazione, si trova ad affrontare anche altre difficoltà che riguardano i seguenti aspetti: tasso di disoccupazione elevato, specialmente tra i giovani, problemi sociali, povertà e integrazione, giovani che terminano gli studi senza acquisire le competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro, sfide demografiche e restrizioni di bilancio.

1.2   La politica di coesione nasce con l'intendimento di difendere il modello europeo di società dove agli elementi della libera concorrenza e dell'economia sociale di mercato si accompagnano obiettivi solidaristici e di promozione di specifiche priorità di sviluppo economico, sociale e territoriale, come previsto dall'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

1.3   Il CESE è d'accordo nel ritenere fondamentale il ruolo svolto dalla politica regionale nell'attuazione della strategia Europa 2020, dato che la realizzazione dei suoi obiettivi dipenderà in larga misura dalle decisioni adottate a livello regionale e locale, come affermato dal commissario UE Johannes HAHN (1).

1.4   Il CESE ritiene che uno degli obiettivi più importanti della politica di coesione economica, sociale e territoriale, questo è il riferimento «corretto» che la Commissione deve fare quando parla della crescita intelligente nell'ambito della strategia Europa 2020 (2), debba restare quello di promuovere uno sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione, riducendo in particolare le disparità tra i livelli di sviluppo delle diverse regioni, in modo da consentirne la piena integrazione nell'UE.

1.5   Il CESE valuta positivamente ed apprezza l'intento della Commissione di voler promuovere «l'innovazione in tutte le regioni, senza dispersione di risorse e garantendo al contempo la complementarietà tra il sostegno UE, nazionale e regionale all'innovazione e alla R&S», ma ritiene che sarebbe utile finanziare la ricerca con tutti gli altri fondi e non solo con la politica di coesione.

1.6   La comunicazione della Commissione sul contributo della politica regionale alla crescita intelligente dovrebbe essere considerata come un'integrazione all'iniziativa pilota L'Unione dell'innovazione e come un invito ad accelerare gli investimenti nell'innovazione, senza attendere il prossimo periodo di programmazione finanziaria, durante il quale Europa 2020 rappresenterà sicuramente una priorità centrale per i fondi di coesione (3).

1.7   Il CESE esprime preoccupazione per il fatto che la politica di coesione venga scorporata e distolta dai suoi obiettivi originali di finanziare gli squilibri regionali, attraverso le politiche di settore, confermati anche dal Trattato di Lisbona. Bisogna assicurare che questo approccio tenga conto delle sfide, delle esigenze e delle potenzialità - ossia della situazione di partenza - di ogni regione e Stato membro interessato, evitando che possa arrecare danno alla coesione, non solo dal punto di vista economico, sociale e territoriale, ma prima di tutto politico e culturale.

1.8   Il CESE valuta di primaria importanza la politica di promozione della ricerca e dell'innovazione proposta dalla Commissione, temi che, tuttavia, vanno affrontati con grande attenzione alle specificità territoriali. L'innovazione di un processo produttivo può essere il risultato di un'attività di ricerca svolta in un ambito territoriale e da soggetti diversi da quelli in cui trova applicazione e, dunque, l'attenzione deve essere data anche ai temi della trasferibilità e replicabilità dei processi innovativi e della loro diffusione a livello territoriale. È comunque positivo il tentativo di creare una sinergia tra la politica di coesione e le altre politiche dell'UE, e migliorare l'utilizzo del FESR.

1.9   Il CESE ritiene, come indicato nella comunicazione, che il perseguimento dell'obiettivo della crescita intelligente debba avere una sua articolazione territoriale, supportata da esigenze specifiche di settore, di distretto, di metadistretto o di macroregione, collegata con istituti di ricerca e università già esistenti e/o da potenziare e con imprese locali e reti di comunicazione che ne possano consentire il radicamento e lo sviluppo sul territorio, favorendo la specializzazione e la governance regionale.

1.10   Il CESE ritiene, inoltre, che la politica di coesione e la strategia 2020 debbano essere oggetto di un apposito Consiglio europeo; non si può far passare la politica di coesione da una politica strategica dell'UE ad una «parente povera», né si può pensare che essa, da sola, possa fare da volano alla 2020.

1.11   Il lancio di questa proposta da parte della Commissione non deve essere l'occasione per distribuire un po' di fondi, a pioggia, anche nelle regioni ricche, con la promessa di un fine «alto», quanto piuttosto quello di approfittare della proposta per ricercare una convergenza comune tra regioni, per affermare un concetto europeo, tramite indicatori comuni, di una coesione di eccellenza!

1.12   Così come occorre assolutamente garantire che tutti gli Stati membri possano partecipare ai diversi programmi dell'UE e favorire la creazione di sinergie tra i diversi programmi comunitari, attraverso la semplificazione delle procedure e la rottura dei muri eretti tra le diverse DG, cioè tra la Commissione nel suo insieme, gli Stati membri e le regioni, con la consapevolezza che le amministrazioni sono al servizio dei cittadini, delle imprese, delle comunità alle quali va semplificata la vita, non il contrario.

1.13   Il CESE ritiene che la Commissione abbia ragione a proporre un approccio ampio nei confronti dell'innovazione, che non si limiti alle questioni tecniche o tecnologiche. Tuttavia, esso preferirebbe che la Commissione prestasse maggiore attenzione alle possibilità pratiche per i diversi soggetti di avvalersi dei programmi in materia di innovazione. Per esempio, le PMI potrebbero trarre beneficio da programmi di innovazione, ma solo poche di esse dispongono di ricercatori. Molte PMI, pur essendo effettivamente innovative, non sfruttano le possibilità a loro disposizione per ottenere sostegno dai programmi UE, anche se ne trarrebbero grandi vantaggi. Occorre migliorare l'accesso ai capitali di rischio e, a tale proposito, si dovrebbe rafforzare il programma Jeremie, il cui utilizzo non dovrebbe però essere reso obbligatorio. Gli Stati membri dovrebbero poi essere lasciati liberi di decidere se utilizzare sovvenzioni, prestiti o una combinazione di entrambi, e di scegliere il campo tematico di applicazione. È inoltre necessario avviare un processo di semplificazione in questo ambito.

1.14   Uno strumento in questa direzione può essere costituito da nuove forme di «partenariato efficace» - PIATTAFORMA DEL CONSENSO - per accompagnare la strategia dell'innovazione, con la partecipazione e il concorso di tutti gli interessati, pubblici e privati, ivi comprese le banche, con regole semplici, chiare ed efficaci, che accompagnano tutto l'iter dei progetti, fissando tempi, responsabilità ed eventuali sanzioni.

1.15   Il CESE ritiene, inoltre, che vada rovesciato l'approccio attuale della Commissione, più preoccupata degli aspetti formali dei programmi che non dei contenuti e, più in particolare, dei risultati raggiunti, obiettivo prioritario a cui invece bisognerebbe mirare.

1.15.1   Servirebbe invece un sostegno parallelo e concertato, in base alle analisi territoriali, ai due poli opposti che sono il recupero del divario e l'innovazione.

1.16   Il CESE deplora le notevoli disuguaglianze esistenti non solo tra le regioni dell'UE, ma anche all'interno dei diversi Stati membri. Dette disuguaglianze si manifestano anche nel settore della R&S e dell'innovazione e mettono in rilievo la necessità di rafforzare la politica di coesione economica, sociale e territoriale entro il 2020.

1.17   Nel contempo, il CESE fa notare che gli Stati membri dell'UE devono affrontare altresì una crescente concorrenza, a livello mondiale, da parte di nuovi paesi industrializzati che fanno registrare un forte sviluppo nella R&S e nell'innovazione e che, in particolare in settori che rientrano nell'alta tecnologia, si sono già portati in posizione di vantaggio.

1.18   Il CESE si rallegra pertanto che la Commissione europea, con l'iniziativa L'Unione dell'innovazione nel quadro della strategia Europa 2020 e con la sua comunicazione sulla crescita intelligente, metta in risalto determinati problemi e chiami in causa la politica regionale. Se è vero, infatti, che sono le misure decentrate a favorire in gran parte il rinnovamento, esso non è possibile senza aiuti, e questi ultimi, come le politiche, devono essere uguali in tutta l'UE.

1.19   Il CESE condivide la posizione secondo la quale occorre trarre vantaggio dalle differenze esistenti tra le regioni, e ciò comporta l'introduzione di forme completamente nuove di cooperazione con tutte le forze disponibili ai livelli nazionale, regionale e locale.

1.20   Il CESE ritiene che dedicare maggiore attenzione ai luoghi di lavoro innovativi sia un approccio coerente con la politica per la crescita intelligente e lo sviluppo di strategie di specializzazione intelligente (4). Il Comitato, nel suo parere Luoghi di lavoro innovativi quali fonti di produttività e di lavoro di qualità (SC/034), sottolinea che il concetto di «luogo di lavoro innovativo» costituisce una delle questioni centrali della strategia Europa 2020, e invita la Commissione a lanciare, nel quadro dell'iniziativa faro L'Unione dell'innovazione, un progetto pilota in materia di luoghi di lavoro innovativi.

1.21   Il CESE esprime soddisfazione per il fatto che la Commissione stia lavorando per l'anno prossimo a un programma di ricerca di più ampio respiro per il settore pubblico e l'innovazione sociale. Condivide l'idea di introdurre un quadro di valutazione dell'innovazione nel settore pubblico e di adottare contestualmente dei progetti pilota in materia di innovazione sociale europea destinati a sostenere gli innovatori sociali e delle proposte di innovazione sociale, nell'ambito di programmi da realizzare nel quadro del Fondo sociale europeo. Conviene inoltre sulla necessità di coinvolgere le organizzazioni della società civile. Queste iniziative possono essere considerate come un percorso verso la crescita intelligente.

1.22   Il CESE è favorevole all'idea di sviluppare delle strategie di specializzazione intelligente che dovranno essere definite dalle regioni e dai territori stessi, sulla base delle loro esigenze specifiche e tenendo conto del loro livello di sviluppo. In alcune regioni la crescita intelligente consiste tuttora nello sviluppo di infrastrutture essenziali, come le telecomunicazioni, l'energia o il trattamento delle acque.

1.23   La politica regionale e in particolare i fondi regionali dell'UE sono indispensabili per assicurare una crescita intelligente e certamente per incoraggiare e aiutare i governi nazionali e regionali a sviluppare strategie di specializzazione intelligente che aiutino le regioni a individuare i loro vantaggi più significativi.

1.24   Come afferma la Commissione nella sua comunicazione, concentrando le risorse su un numero limitato di attività si potrà garantire un utilizzo più efficiente ed efficace dei finanziamenti e si potranno aumentare i livelli di investimenti privati, purché gli ambiti prioritari per le attività e gli investimenti siano definiti dagli enti locali pertinenti, di concerto con i loro partner economici e della società civile.

1.25   In conclusione, gli obiettivi della 2020 e quelli della coesione sono concordi. La politica di coesione, attraverso la sua singolare struttura di governance multilivello, è in grado di fornire incentivi e aiuti concreti per assicurare la titolarità degli obiettivi di Europa 2020 a livello di macroregione, a livello interregionale, regionale e locale. Però il quadro istituzionale della loro attuazione manca degli elementi finanziari e giuridici comuni che potrebbero trasformarsi, interagendo, in fattori di aumento dell'efficacia.

1.25.1   Sarebbe perciò opportuno introdurre una cooperazione rafforzata per favorire il raggiungimento degli obiettivi suddetti.

2.   Proposte

2.1   Definizioni: esistono diverse definizioni di innovazione. Nell'iniziativa L'Unione dell'innovazione, il concetto di «innovazione» implica un cambiamento in grado di accelerare e migliorare il nostro modo di concepire, sviluppare, produrre e utilizzare nuovi prodotti, processi industriali e servizi. Si tratta di cambiamenti in grado di creare più posti di lavoro, migliorare la vita dei cittadini e costruire società migliori e più verdi. Il CESE condivide questa definizione innanzitutto perché abbraccia numerosi ambiti politici.

2.1.1   Al tempo stesso tale definizione presuppone il coinvolgimento di molte direzioni generali della Commissione europea nell'innovazione e nella coesione sociale, economica e territoriale, nonché il contributo di tutti i fondi dell'UE a questo sviluppo.

2.2   Mettere insieme le risorse: il CESE è dell'avviso che, per raggiungere l'obiettivo dell'innovazione regionale come strumento «per liberare il potenziale di crescita dell'UE», si debba far ricorso anche ad altre risorse comunitarie, come, ad esempio, la PAC - almeno per quanto riguarda gli investimenti volti all'innovazione e alla crescita intelligente nel settore agricolo - e il Fondo sociale europeo. Inoltre gli strumenti finanziari comunitari vanno coordinati e messi in sinergia con quelli nazionali e regionali; tutti gli Stati membri devono poter fruire pienamente delle opportunità offerte dagli strumenti finanziari dell'UE, ed è necessario avviare un processo di semplificazione in questo ambito.

2.3   Scegliere le priorità: il CESE ritiene che sarebbe opportuno specificare le tipologie dell'innovazione, salvaguardando quelle regionali; fare delle scelte sui programmi, sui settori interessati (ad es. sviluppo sostenibile, energia, ambiente, trasporti, …) e sulle regioni da coinvolgere, tenendo conto delle loro sfide, esigenze e potenzialità (ovvero della loro situazione di partenza), nonché della loro vocazione imprenditoriale, delle condizioni della ricerca e della loro capacità di rinnovare gli impianti o cambiare produzione. Bisogna favorire il collegamento tra macroregioni e abbandonare la politica dei «mille fiori». Le priorità vanno scelte in concertazione tra autorità pubbliche, private e la società civile organizzata, ai vari livelli.

2.4   Conoscere, comunicare e informare: è fondamentale la diffusione e la condivisione delle esperienze positive tra i settori e i territori interessati, perciò occorre una opportuna strategia di comunicazione e di informazione da prevedere direttamente nei programmi della Commissione.

2.5   Formare: quello della formazione è un altro strumento fondamentale da utilizzare per raggiungere gli obiettivi che la Commissione si prefigge con questa comunicazione. Sarebbe molto utile, in particolare per i giovani, favorire la diffusione della cultura dell'innovazione. Inoltre il CESE ritiene che, se venisse perseguito, favorirebbe l'utilizzo dei fondi, ridurrebbe i residui passivi ed eviterebbe gli sprechi; ciò al fine di raggiungere forme di eccellenza nell'utilizzo dei fondi, aiutando la governabilità del territorio.

2.6   Consolidare il partenariato: secondo il CESE bisognerebbe privilegiare i programmi e i progetti elaborati direttamente dalle associazioni delle PMI o dai centri di ricerca già esistenti, insieme ai rappresentanti dei lavoratori e della società civile interessata e con il coinvolgimento degli enti locali. Il partenariato, praticato come metodo a tutti i livelli, costituisce un valore aggiunto di grande rilevanza, perciò andrebbe data priorità ai progetti elaborati con tale procedura. Sarebbe anche di grande aiuto alla governabilità territoriale.

2.7   Valutare i risultati: deve essere un imperativo, che va sostenuto senza tentennamenti da parte della Commissione. Ciò va fatto con parametri e sistemi comuni di valutazione dei risultati, sia per l'innovazione che per la ricerca, un obiettivo prioritario della Commissione e dell'UE. Prevedere, per le regioni o le aree che non li raggiungono o non spendono i fondi, delle forme sostitutive degli interventi da parte degli Stati nazionali e/o della Commissione, che dovrebbe guidare questo processo.

2.8   Favorire la collaborazione pubblico-privato, anche attraverso un sistema di finanziamento misto per i programmi particolarmente rilevanti o di particolare interesse, sia per la ricerca che per l'innovazione.

2.9   Spingere gli Stati membri affinché insieme alla Commissione e all'UE agiscano con più determinazione; non devono abdicare al loro ruolo per le ragioni più volte richiamate; bisogna privilegiare i progetti interregionali, che hanno una logica e un ambito europeo, mentre la Commissione deve tornare a svolgere un ruolo guida anche nella fase di elaborazione, di esecuzione e, in particolare, di valutazione dei risultati.

2.10   Favorire l'accompagnamento e la consulenza: il CESE ritiene che le PMI e in particolare le microimprese, che non dispongono di ricercatori e di esperti interni, abbiano bisogno, per ovviare a tale carenza, di accedere facilmente a servizi di accompagnamento e di consulenza efficienti e adatti. Raccomanda una politica a favore delle organizzazioni di rappresentanza per sostenere le loro azioni di accompagnamento e di consulenza, in particolare attraverso contratti di obiettivi regionali e il finanziamento di posti di consulenti per l'innovazione all'interno di tali organizzazioni.

2.11   Rendere più chiara la comunicazione; secondo il CESE la comunicazione va semplificata e resa più chiara rispetto agli obiettivi che si prefigge. Occorrerebbe rovesciare l'approccio, sollecitando le proposte dal basso, nella convinzione che deve essere la «moneta» a seguire le idee e non il contrario.

2.12   Semplificare - Quello della semplificazione a tutti i livelli è un obiettivo preliminare. Perseguire sempre e comunque una strategia della semplificazione per ridurre i tempi e i costi creando un formulario unico e seguendo il principio «una sola volta»; velocizzare inoltre i pagamenti e facilitare i finanziamenti anticipati alle imprese, in particolare alle PMI; infine armonizzare le regole finanziarie ed eseguire un'unica verifica contabile valida per tutte le istanze.

3.   Revisione del bilancio UE, coesione e crescita intelligente

3.1   La Commissione, nella comunicazione sulla revisione del bilancio, dedica un lungo capitolo alla politica di coesione e molto meno, ad esempio, alla PAC, che rappresenta ancora il 43 % della spesa comunitaria. La parte dedicata alla coesione viene chiamata «crescita inclusiva»: suggestiva nel titolo ma che va applicata praticamente.

3.2   Già i titoli sono esaustivi: a) Politica di coesione e strategia Europa 2020; b) Maggiore concentrazione e coerenza; c) Un quadro strategico comune; d) Contratto di partenariato in materia di sviluppo e di investimento; e) Una migliore qualità della spesa. Fatto salvo quest'ultimo, importante obiettivo, gli altri dovrebbero essere già stati realizzati.

3.3   Il CESE valuta positivamente lo sforzo e le proposte della Commissione rivolte a creare sinergie tra la politica di coesione e il resto delle politiche dell'UE e degli Stati nazionali, ivi comprese alcune priorità indicate nell'Europa 2020, ma ritiene necessario ricorrere a tutte le risorse per realizzare gli obiettivi della «crescita intelligente».

3.4   La revisione del bilancio dovrebbe costituire un'occasione per mettere in sintonia la politica di coesione, la PAC e la strategia 2020, tenendo conto del patto di stabilità in via di revisione, al fine di riconsiderare e riqualificare il bilancio europeo e quelli degli Stati dell'eurozona (ad esempio, l'istruzione e la ricerca non dovrebbero essere considerate una spesa corrente).

3.5   Aiutare le PMI è un problema prioritario per la riuscita della proposta. Ciò va fatto semplificando e facilitando il finanziamento, anche mediante un'assicurazione sui rischi per la concessione del credito, in sintonia con i principi affermati nel riesame dello Small Business Act (SBA), o di finanziamenti diretti per l'innovazione con una politica di sostegno e di accompagnamento. Ciò può essere facilitato anche con il consolidamento e l'utilizzo delle associazioni delle PMI e delle microimprese. Gli Stati membri dovrebbero poi essere lasciati liberi di decidere, al livello appropriato, se utilizzare sovvenzioni, prestiti o una combinazione di entrambi.

4.   Osservazioni

4.1   Il CESE ritiene positive le azioni che dovrebbe svolgere la Commissione per favorire il raggiungimento degli obiettivi, in particolare per quanto riguarda l'analisi e l'informazione sui risultati raggiunti e la fornitura del capitale di rischio e le garanzie alle PMI impegnate nell'innovazione, mettendo a disposizione finanziamenti adatti alla realtà delle PMI e delle microimprese.

4.2   Le cinque aree di specializzazione intelligente identificate nella comunicazione della Commissione appaiono alquanto generiche, appartengono a settori ed aree di riferimento molto diversi tra di loro, non sono calibrate sulle specificità dei territori regionali, non contemplano possibili sinergie derivanti da politiche di incentivazione dell'innovazione previste in altre aree di intervento comunitario (concorrenza, agricoltura, mercato interno, ambiente ed energia, istruzione, ecc.) o in altri programmi comunitari; tra l'altro, ad esempio, non si fa alcun accenno all'economia sociale. Così come non è previsto il coinvolgimento delle parti sociali o di altri attori della società civile organizzata nella definizione e nella messa in opera delle politiche inerenti alla specializzazione intelligente.

4.3   Nessun riferimento però è fatto all'esigenza di coordinare l'iniziativa comunitaria per l'innovazione con le politiche di innovazione dei paesi membri le quali dispongono, evidentemente, di più risorse ed hanno già identificato ed avviato programmi di ricerca ed interventi nei settori nei quali potenziare le attività di R&S. Come poche analisi vengono fatte sui motivi che hanno impedito o non hanno consentito l'utilizzo dei fondi, la questione più grave di tutte le altre. E dire che la CE di analisi ne fa tante!

4.4   La Commissione, tuttavia, si interessa in ampia misura alle regioni che beneficiano delle migliori condizioni, per esempio quando scrive che certe regioni partecipano alla concorrenza a livello mondiale, mentre altre lottano ancora per raggiungere questo livello. Ciò non significa tuttavia che certe regioni siano totalmente in ritardo. Per colmare questo divario, occorre organizzare la politica regionale in modo che il suo obiettivo principale sia sempre di più lo sviluppo delle regioni più deboli, che è, del resto, precisamente il fine della politica di coesione nel suo insieme.

4.5   Il CESE comunque esprime preoccupazione per il fatto che il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere dell'UE si allarga costantemente e che i paesi più deboli economicamente sono anche quelli meno avanzati in materia di ricerca, sviluppo e innovazione. Osserva tuttavia che, come dimostra il nuovo quadro di valutazione, è nella R&S che si trova il più grande potenziale di crescita dei paesi e delle regioni meno avanzati.

4.6   È opportuno, a questo proposito, che la Commissione europea cooperi con i diversi Stati membri per diffondere la politica dell'R&S e dell'innovazione, in modo da evitare che le regioni ricche degli Stati membri monopolizzino le risorse, con l'ulteriore distorsione della ripartizione che ciò comporterebbe a livello nazionale.

4.7   La comunicazione prepara il terreno per un miglior utilizzo dei diversi strumenti tecnici della ricerca al fine di sostenere l'innovazione. Si tratta di prestiti a tasso agevolato, di garanzie sui crediti e di capitali di rischio. Anche il gruppo BEI rientra tra le istituzioni che dovrebbero ricevere risorse supplementari destinate in modo particolare a beneficiare le PMI.

Bruxelles, 14 luglio 2011

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Affermazione fatta dal commissario quando a gennaio ha lanciato la comunicazione Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020, che dovrebbe intendersi anche come «crescita intelligente».

(2)  COM(2010) 553 definitivo.

(3)  Ibid.

(4)  Alcuni rapporti pubblicati recentemente in Danimarca indicano un miglioramento dell'efficienza degli ospedali, in termini di aumento del numero delle operazioni e del grado di soddisfazione del personale nei confronti del proprio lavoro, malgrado la riduzione dei bilanci e del personale ospedaliero. Sono cambiati i metodi di lavoro, in alcuni casi ai medici è stato vietato di svolgere una seconda attività ed ai pazienti viene garantita una maggiore assistenza. Emerge altresì un miglioramento del livello di soddisfazione dei pazienti (la conclusione che se ne trae è quindi la seguente: non bisogna semplicemente ridurre i bilanci bensì cambiare i metodi e l'organizzazione del lavoro).


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