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Document 52008IE1680

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema La dimensione etica e sociale delle istituzioni finanziarie europee

    GU C 100 del 30.4.2009, p. 84–92 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    30.4.2009   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 100/84


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema La dimensione etica e sociale delle istituzioni finanziarie europee

    2009/C 100/14

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 25 settembre 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

    La dimensione etica e sociale delle istituzioni finanziarie europee.

    La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 2 ottobre 2008, sulla base del progetto predisposto dal relatore IOZIA.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 23 ottobre 2008, nel corso della 448a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 122 voti favorevoli, 23 voti contrari e 45 astensioni.

    1.   Sintesi e raccomandazioni

    1.1   I recentissimi sviluppi della crisi finanziaria, imprevedibili e inaspettati per l'enorme dimensione delle perdite e per la manifesta impotenza degli strumenti regolatori posti a presidio del mercato, cioè a tutela dei risparmiatori, delle imprese e degli investitori pongono l'esigenza di una specifica ed ulteriore riflessione, rispetto a quanto contenuto nel presente parere. I fallimenti che si sono succeduti in tutto il mondo, i salvataggi di apparentemente solidissime banche ed assicurazioni hanno creato uno stato di ansia e di preoccupazione in milioni di cittadini europei.

    1.1.1   Il Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre scorso è stato dedicato principalmente al tema della crisi finanziaria ed ha espresso la propria determinazione ad agire di concerto per tutelare il sistema finanziario europeo e i depositanti. Dopo l’Eurogruppo, il Consiglio nel suo insieme ha approvato i principi definiti nella riunione di Parigi del 12 ottobre, volti a preservare la stabilità del sistema, a rafforzare la vigilanza del settore finanziario europeo, in particolare dei gruppi transnazionali, a migliorare il coordinamento della vigilanza a livello europeo, a sostenere le istituzioni finanziarie importanti, a evitare i fallimenti e ad assicurare la protezione dei depositi dei risparmiatori.

    1.1.2   Il Consiglio ha altresì auspicato l’accelerazione dell’iter sulla direttiva rivolta a regolamentare le attività delle agenzie di rating, quella sulla sicurezza dei depositi e ha auspicato che gli Stati membri adottino misure volte ad impedire che le retribuzioni dei manager e i diritti di opzione, in particolare nel settore finanziario, comportino l’assunzione di rischi eccessivi o un estremo focalizzarsi sugli obiettivi a breve termine.

    1.1.3   Il Consiglio ha sottolineato la preoccupazione di sostenere la crescita e l’occupazione, accompagnate dall’auspicio di una profonda riforma del sistema finanziario internazionale fondata su principi di trasparenza, solidità bancaria, responsabilità, integrità e governanza mondiale, prevenire i conflitti di interesse.

    1.1.4   Il CESE aveva richiesto da molto tempo, inascoltato, interventi di rafforzamento degli strumenti regolatori, la cooperazione tra autorità di controllo, il coordinamento e l’armonizzazione delle misure di vigilanza, aveva denunciato i rischi eccessivi assunti dal sistema bancario europeo ed internazionale, sostenuti da sistemi abnormi di retribuzioni collegate a risultati di brevissimo termine, obbligando gli operatori del settore a indiscriminate campagne di vendite di prodotti ad altissimo rischio.

    1.1.5   Nonostante gli scandali finanziari accaduti anche in Europa, nulla di concreto è stato fatto e solo oggi, quando la misura della crisi può avere effetti drammatici sull’intera economia, ci si rende conto che le promesse di un capitalismo sfrenato e irresponsabile, di crescita smisurata e senza limiti erano false e foriere di crisi profonde.

    1.1.6   Il modello è entrato irreversibilmente nella fase terminale. Il CESE auspica che finalmente le istituzioni politiche assumano la loro responsabilità:

    rafforzando gli scopi e l’ambito di intervento delle autorità di regolazione;

    vietando la possibilità di detenere fondi, crediti e titoli extra-bilancio;

    incrementando ed uniformando le attività dei regolatori nazionali;

    imponendo standard più adeguati e trasparenti per le attività degli hedge funds, delle banche di investimento, degli strumenti strutturati off-shore per veicolare attività finanziarie, dei fondi sovrani e degli equity funds, sottoponendoli alla vigilanza delle autorità e determinando la natura e la loro qualità di «imprese» cui si applicano le legislazioni vigenti, come richiesto dal Parlamento europeo;

    cambiando il sistema di tassazione, evitando incentivi o riduzioni a fronte di grandi rischi o a eccessi di indebitamento;

    costituendo un’Agenzia europea di rating;

    governando il sistema delle retribuzioni dei top manager, degli incentivi alla vendita di prodotti finanziari inadeguati agli operatori, come ora auspicato dallo stesso Consiglio;

    controllando i mercati non regolamentati;

    adeguando gli obblighi di capitale per prodotti finanziari complessi e per i prodotti derivati.

    1.1.7   Il CESE è convinto che la gravissima crisi finanziaria e la auspicata definitiva sconfitta del capitalismo casinò possono offrire l’opportunità di adottare le misure più opportune per salvaguardare in futuro il sistema finanziario e al contempo per rilanciare l’economia. Occorre uno sforzo generale, pari al rischio che il virus scoperto nella finanza infetti tutta l’economia reale. Investimenti in infrastrutture, in «investimenti verdi», quali l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, innovazione e ricerca possono aiutare a sostenere la domanda. Un nuovo fondo europeo, la cui gestione potrebbe essere affidata alla BEI, garantito dagli Stati membri, potrebbe risolvere il problema del blocco dei finanziamenti all’economia, in particolare a quella economia che più di altre necessita di investimenti a medio e lungo termine.

    1.1.8   Il CESE apprezza quanto è stato fatto finora dagli Stati membri, dalla Banca centrale europea e dal Consiglio e invita tutte le istituzioni europee a dare prova di compattezza e rapidità in questa situazione così drammatica per i cittadini, i lavoratori e le imprese per ripristinare il più presto possibile il corretto funzionamento del sistema finanziario europeo e mondiale.

    1.1.9   Il CESE auspica altresì che oltre alle necessarie misure finanziarie messe a disposizione di questo obiettivo prioritario, si facciano tutti gli sforzi possibili per contenere la crisi economica conseguente.

    1.1.10   Centinaia di miliardi di euro sono stati mobilitati per salvare le banche: il CESE auspica che con la stessa energia e prontezza si salvi il sistema delle imprese, in particolare delle piccole e medie, sostenendo la domanda anche attraverso la crescita dei salari e delle pensioni, per evitare che la recessione si trasformi presto in depressione.

    1.2   La ricchezza del pluralismo dell'offerta nel campo dei servizi finanziari è paragonabile alla ricchezza della natura. La tutela della biodiversità naturale è ormai acquisita nelle coscienze dei cittadini. La tutela della biodiversità dei fornitori dei servizi finanziari fa parte anch'essa del patrimonio culturale e sociale dell'Europa, che non va disperso, anzi va sostenuto, tenendo conto dell'alto valore sociale che esso rappresenta. La dimensione etica e sociale del sistema finanziario europeo va rafforzata e salvaguardata.

    1.3   Il Trattato di Lisbona all'articolo 2, paragrafo 3, stabilisce che: «(L'Unione) Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente.Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo».

    1.4   Le istituzioni europee e gli Stati membri, dovranno impegnarsi a favorire e sostenere, oltre alla capacità competitiva del mercato finanziario, la sua dimensione etica e sociale. «Economia sociale di mercato significa anche economia di mercato socialmente giusta» (1) ed ancora «L'economia sociale di mercato consente all'economia di raggiungere il suo fine ultimo che è quello della prosperità e il benessere di tutto il popolo, proteggendolo contro il bisogno» (2).

    1.5   Jacques Delors nel lanciare la proposta di costituzione di un comitato europeo di alto livello per rispondere alla crisi dei mercati finanziari, identificare nuove regole e combattere «la finanza folle che non deve governarci», ha dichiarato che la crisi attuale: «incarna il fallimento dei mercati poco o mal regolati e dimostra ancora una volta che essi non sono capaci di autoregolarsi».

    1.6   La recente crisi dimostra che il pluralismo e la biodiversità del sistema finanziario sono, oltre che un patrimonio culturale e storico dell'Europa, necessari per l'esistenza di iniziative a connotazione etico/sociale ed anche importanti fattori di incremento della competitività e di riduzione del rischio di crisi sistemica dei sistemi finanziari.

    1.7   La crescita economica, oltre certi limiti, senza la possibilità di soddisfare altri bisogni non fa aumentare la felicità delle persone. Il ruolo dominante della finanza speculativa sulla economia reale deve essere ridimensionato e ricondotto a comportamenti più ragionevoli, socialmente sostenibili ed eticamente accettabili.

    1.8   Il ruolo della finanza etica e socialmente responsabile deve essere pertanto valorizzato. Il Comitato economico e sociale europeo premette che in tale ambito un approccio dirigista sia da ritenersi sbagliato, perché l'esperienza mostra che le iniziative a forte caratterizzazione sociale ed etica è bene nascano spontaneamente dal basso.

    1.9   La dimensione etica non appartiene solo ad uno specifico tipo di attività. Il documentato e importante ruolo delle casse di risparmio dei diversi movimenti cooperativi nel promuovere iniziative etico/sociali e nel favorire lo sviluppo dei sistemi locali merita una specifica attenzione. Nonostante il riconoscimento ricevuto dal Trattato europeo, vi sono Stati membri che ancora non la riconoscono e non la tutelano esplicitamente. Si deve spingere per ottenere un più sistematico ed esteso riconoscimento di questa modalità di governance societaria. I recenti ricorsi contro il movimento cooperativo promossi in Italia, Spagna, Francia e Norvegia alla Commissione europea, in carenza di una legislazione europea adeguata, testimoniano questa esigenza.

    1.10   Il CESE ritiene che il quadro normativo non è mai neutro rispetto ai comportamenti di organizzazioni e individui. In base a questa constatazione, il CESE ritiene che, in un sistema che già incentiva determinati comportamenti, sistematizzare e generalizzare il principio che laddove vi siano iniziative etico/sociali sia opportuno offrire un sistema di compensazione, risponda a criteri di equità e razionalità del ruolo pubblico nell'economia e nella società.

    1.11   Ogni qualvolta è possibile dimostrare che una fattispecie di organizzazione rinuncia almeno in parte, ma in modo strutturale e permanente, al criterio di massimizzazione del profitto per promuovere iniziative a carattere etico o sociale devono essere riconosciute una normativa fiscale e regolamentare almeno in parte diversa da quella generale, ad accezione delle regole prudenziali essenziali. In alcuni Stati membri gli investitori etici godono già di una deroga alla direttiva bancaria: si tratta di lavorare per estendere questo principio a tutti gli Stati.

    1.12   Il CESE si è domandato se le iniziative con connotazioni etico/sociali di organizzazioni tipicamente votate al profitto debbano godere di benefici di natura fiscale o regolamentare. Un'organizzazione votata al profitto avvia un'iniziativa che è strutturalmente separata dal suo tipico business: non dovrebbero esserci molti dubbi sull'opportunità di accordare una compensazione rispetto al trattamento standard. D’altra parte se le iniziative non sono strutturalmente separabili rispetto al suo tipico business, è necessario approfondire il dibattito per valutare se sia opportuno introdurre un sistema di compensazione.

    1.13   La dimensione sociale non trova particolari attenzioni in molti segmenti del mercato. La responsabilità sociale delle imprese (RST), infatti, privilegia una crescita costante, compatibile, rispettosa della dignità delle persone e dell'ambiente. I sistemi premianti, invece, collegati esclusivamente a quantità di prodotti venduti piuttosto che alla qualità della prestazione, stanno creando moltissimo malcontento tra i clienti e tra i lavoratori stressati dal «mal di budget», cioè dallo stress determinato da continue pressioni commerciali.

    1.14   Il CESE ritiene che vada applicato in modo sistematico e mirato il cosiddetto «principio di proporzionalità», in base al quale un piccolo intermediario con una operatività semplice non può essere sottoposto al medesimo carico regolamentare di una complessa organizzazione multinazionale, fermo restando che devono essere mantenute le medesime garanzie per il mercato. Le regole sono decise per tutelare il mercato.

    1.15   La Commissione europea, garantendo che gli Stati membri non adottino misure distorsive della concorrenza, può favorire la tutela della diversità dell'offerta di servizi finanziari, bancari e assicurativi. La disciplina degli aiuti di Stato dovrebbe tenere in conto questi aspetti.

    1.16   Capitalismo casinò, turbo-capitalismo, hanno preso di mira importanti imprese industriali e finanziarie, ridotte con uno spezzatino di vendite ad essere dei fantasmi di se stesse e hanno coinvolto in queste operazioni di «distruzione» del valore intrinseco migliaia di lavoratori, di famiglie, azionisti e l'economia in generale, lasciando dietro di sé solo macerie.

    1.17   Il CESE, con questo parere riafferma l'esigenza di ricondurre l'economia al servizio dell'uomo, come affermato da un grande economista (3): «Il pericolo maggiore è la subordinazione del pensiero alle necessità del moderno sistema industriale. Queste consistono nel fatto che la tecnologia va sempre bene, che la crescita economica è sempre buona, che le imprese devono sempre espandersi, che il consumo di beni è la principale fonte di felicità, che la pigrizia è perversa, che niente deve interferire alla priorità che accordiamo alla tecnica, alla crescita, all'incremento dei consumi».

    2.   Introduzione

    2.1   L'etica e la socialità

    2.1.1   Il pensiero greco ha costituito la solida base della cultura occidentale e da esso attingiamo per definire innanzitutto i concetti di «etico» e di «sociale».

    2.1.2   Secondo Aristotele, l'oggetto dell'etica è il bene dell'uomo, inteso non astrattamente, ma come il massimo dei beni che si può acquisire e realizzare attraverso l'azione. Il massimo bene a cui ogni individuo tende è la felicità, la massima forma di felicità consiste nell'azione secondo virtù.

    2.1.3   La felicità è insieme la cosa più buona, la più bella e la più piacevole, qualità queste, che non devono essere separate come fa l'iscrizione di Delo:

    «a)

    La cosa più bella è la più grande giustizia;

    b)

    la cosa più buona è la salute;

    c)

    ma la cosa per natura più piacevole è raggiungere ciò che si desidera.

    d)

    Infatti, tutte queste qualità appartengono alle migliori attività: e queste, o una sola tra esse, la migliore, noi diciamo essere la felicità» (Aristotele — Etica Nicomachea, Libro I).

    2.1.4   La filosofia ci aiuta a comprendere come esistano, accanto ad una realtà assoluta dell'etica, anche delle realtà relative, che soddisfano quei nuclei sociali, piccoli o grandi che siano, che condividono la medesima idea di felicità e che si associano per perseguirla.

    2.1.5   Etica e valori plurali coesistono e rappresentano il ricco percorso dell'umanità nelle sue diverse espressioni, compresa quella che recentemente ha preso il nome di «economia della felicità», che partendo da basi empiriche, studia in modo sistematico la natura della felicità e le possibili vie per raggiungerla.

    2.1.6   È provato che la crescita economica senza una correlativa crescita di altri fattori di soddisfazione, non aumenta la felicità delle persone, anzi: «Oltre un certo limite non c'è più felicità nella crescita economica. L'aumento indefinito del consumo implica una spinta indefinita di lavoro necessario a finanziarlo e di tempo da dedicare all'attività professionale. A scapito delle relazioni umane. Proprio quelle relazioni che invece costituiscono il principale generatore di felicità» (4).

    2.1.7   Da diverse indagini di Eurostat è emerso, infatti, che in Europa negli ultimi venticinque anni mentre il reddito pro capite aumentava costantemente, la felicità è rimasta sostanzialmente invariata. Risultati molto simili si ottengono anche per gli Stati Uniti.

    2.2   La crisi finanziaria 2007-2008 … e poi?

    2.2.1   Lo scenario turbolento che dal febbraio 2007 continua ad interessare i mercati finanziari, coinvolgendo primarie istituzioni finanziarie e bancarie, sta entrando nel vivo del dibattito politico internazionale.

    2.2.2   La conseguenza della crisi dei mutui americani è stata diffusa ed ingigantita dal fatto che molti debiti classificati subprime, cioè di dubbio realizzo, sono stati inseriti – mediante un processo di cartolarizzazione - in «pacchetti» di debito più larghi, con una assoluta mancanza di trasparenza sull'ampiezza della scala del problema, a causa del quale gli operatori detengono titoli insicuri e svalutati.

    2.2.3   Questa incertezza ha determinato ulteriore perdita di fiducia nel sistema finanziario e ciò ha determinato effetti molto negativi per quelle attività di affari basate su un flusso costante di credito a buon mercato.

    2.2.4   Gli hedge funds o fondi speculativi sono stati le prime vittime della crisi finanziaria, inclusi quelli interni alle grandi banche d'affari. Molte banche europee si sono ritrovate nei portafogli una gran parte del debito USA subprime. Alcune banche della Germania, notoriamente prudenti, sono state colpite duramente, ma il contagio ha riguardato anche gli istituti finanziari immuni, che si sono visti aumentare il costo del denaro in misura sproporzionata. Questa è stata la causa del quasi default della Northern Rock.

    2.2.5   Il caso Socgen in parte è collegato alle vicende finanziarie esplose la scorsa estate, in parte ad una certa propensione a incoraggiare gli operatori sui mercati finanziari ad assumere rischi eccessivi che possono tradursi sia in guadagni notevoli che in perdite stratosferiche in caso di prese di posizione non oculate. Ciò ha messo in luce la drammatica insufficienza delle procedure di controllo interno applicate in tale istituto e fa dubitare delle pratiche dell'intero sistema bancario in materia.

    2.2.6   La finanza casinò, dove purtroppo il banco che salta sono i risparmiatori, in particolare i più deboli, che in un modo o nell'altro, si ritrovano incolpevolmente a pagare il conto; sono i lavoratori, (oltre 100 000 licenziamenti fino ad oggi nel settore finanziario, e altri sono in arrivo (5), sono i cittadini, che vedono diminuire la loro sicurezza e si domandano se il sistema finanziario sia ancora credibile.

    2.2.7   Le perdite finora denunciate ammontano a 400 miliardi di dollari e secondo stime autorevoli dovrebbero raggiungere i 1 200 miliardi di dollari (6). Ovviamente ne risentono i grandi investitori istituzionali, i fondi pensioni, ma è il sistema economico in generale che sopporta ricadute pesanti, con l'aumento del costo e la diminuita disponibilità del danaro, con l'aumento conseguente dei prezzi e dell'inflazione e le sue ripercussioni sul rallentamento dell'economia. Una spirale perversa che investe il complesso delle attività economiche. In alcuni Stati membri già si parla di recessione.

    2.2.8   È certo che il sistema finanziario europeo sia stato più vittima che colpevole, salvo isolati e circoscritti casi. È altrettanto certo, però, che la finanziarizzazione dell'economia, la ricerca di mezzi sempre più sofisticati per moltiplicare le occasioni di profitto, il ruolo sempre più aggressivo dei fondi speculativi, l'entrata in campo dei fondi sovrani, con mezzi elevatissimi, ha relegato l'economia reale ad un ruolo sempre più marginale, ha evidenziato le carenze dei sistemi di controllo nazionali, l'inefficacia dei modelli di cooperazione tra diverse autorità, il ruolo inquietante delle agenzie di rating, comprese di quelle che si occupano di rating cosiddetto etico (che hanno valutato positivamente imprese come Parmalat, con un bellissimo codice di condotta).

    2.2.9   Questa crisi si è ripercossa su tutti gli attori di mercato, indipendentemente dal loro alto, basso o inesistente profilo speculativo. L'integrazione dei mercati è arrivata ad un punto tale, che nessuno può dichiararsi immune da ripercussioni negative. Il problema è che si dividono con gli altri solo le disgrazie, ma i profitti restano saldamente nelle mani degli speculatori.

    3.   Il sistema finanziario europeo

    3.1   Le banche

    3.1.1   Tra gli intermediari finanziari, le banche rappresentano lo snodo fondamentale: in alcuni paesi hanno un controllo importante sull'economia reale, esercitano un potere non solo economico, condizionano lo sviluppo di territori e imprese, moltiplicano le loro opportunità di profitto.

    3.1.2   Le imprese bancarie, pur operando tutte in un contesto di mercato, offrendo sostanzialmente tutte gli stessi servizi, dai più standardizzati a quelli più specialistici, hanno una matrice molto diversa, che hanno mantenuto diversa nel tempo.

    3.1.3   Accanto alle banche commerciali, alle banche di investimento, che occupano una predominante posizione di mercato, troviamo le casse di risparmio, enti di ispirazione pubblica nate per offrire alle comunità cittadine, in particolari ai più poveri di quelle comunità un ancora di salvataggio nei momenti di crisi. Il nome si collega alle prime casse di risparmio istituite nell'Impero tedesco nei primi anni dell'800, ma molte hanno semplicemente cambiato il nome dai preesistenti monti di pietà, costituiti nel XV secolo. Oggi rappresentano circa 1/3 del mercato retail con 160 milioni di clienti e 980 mila dipendenti. Esempi di azioni inclusive delle casse di risparmio sono «Die Zweite Sparkassen» in Austria e «Parcours confiance» in Francia.

    3.1.4   In alcune regioni periferiche e in zone rurali si è sviluppato il movimento delle casse rurali ed artigiane, da un'idea di Friedrich Wilhelm Raiffeisen, per combattere il fenomeno dell'usura, che fondò la prima Darlehnkassenverein nel 1864. Le banche popolari, anch'esse di matrice cooperativa, si ispirano al pensiero di Franz Hermann Schulze-Delitzsch, che fonda la prima Vorschussvereine (banca del popolo) nel 1850. Da queste esperienze si sviluppa il grande movimento del credito cooperativo e delle banche popolari, che oggi detiene nell'UE una quota di mercato superiore al 20 %, con oltre 140 milioni di clienti, 47 milioni di soci e 730 000 dipendenti.

    3.1.5   Questa rassegna storica mostra che la società civile ha da sempre attribuito alle banche un ruolo nel sistema economico almeno in parte diverso dalle altre imprese. Ci si è sempre aspettato che perseguissero anche finalità etico/sociali oltre che di profitto.

    3.1.6   Un tema importante di cui l'industria finanziaria deve farsi carico è la più vasta accessibilità possibile ai servizi finanziari. Mentre nei paesi in via di sviluppo solo il 20 % della popolazione ha accesso al credito, in Europa ci si attesta su un confortante 90 %. Non è ancora sufficiente però, perchè il 10 % escluso può soffrire di una discriminazione di fatto molto grave.

    3.2   Le assicurazioni

    3.2.1   Se le prime moderne forme di banca si collocano all'inizio del XIV secolo in Italia, Banco di San Giorgio 1406, alcune di esse ancora operative come il Monte dei Paschi di Siena, fondato nel 1472, per quanto riguarda le assicurazioni il cammino a ritroso è molto più lungo. Le prime forme di assicurazione datano tra il 3o e il 2o millennio avanti Cristo in Cina e a Babilonia, greci e romani introdussero per primi i concetti di assicurazione sulla vita e sulla salute, con le «società benevolenti», che pagavano cure mediche, assegni di sostegno alla famiglia e persino i funerali. Le gilde nel Medioevo avevano lo stesso scopo, mentre sempre a Genova, nel XIV secolo (1347) viene inventato il contratto di assicurazione separato dall'investimento, che fece la fortuna di Edward LLoyd che nel 1688 aveva aperto a Londra, in Tower Street, un caffè frequentato da armatori, mercanti e capitani, luogo ideale di incontro tra chi voleva assicurare nave e carico e chi voleva partecipare finanziariamente all'avventura. Negli stessi anni, dopo il catastrofico incendio di Londra del 1666, che divorò 13 200 case, fu fondato da Nicholas Barbon la prima compagnia di assicurazioni contro gli incendi The Fire Office.

    3.2.2   Dopo l'esperienza dei LLoyd's, (che tecnicamente non sono una compagnia di assicurazioni), in tutta Europa si diffonde il modello assicurativo ed iniziano ad operare le compagnie. Lo sviluppo delle moderne assicurazioni è legato alla moderna teoria delle probabilità, che ha avuto come precursori Pascal e de Fermat, ma anche Galileo. Nell'ambito del mondo assicurativo operano le mutue assicurazioni, possedute dai sottoscrittori delle polizze e non da azionisti, cioè direttamente dai clienti delle stesse. Nel secolo scorso nascono le assicurazioni cooperative: in alcuni paesi si sono imposte per la grande capacità di offrire all'intero mercato prodotti di qualità. Al pari delle banche cooperative anche le assicurazioni mutualistiche sono fortemente legate ai sistemi economici locali e contribuiscono in misura rilevante al loro sviluppo anche attraverso il reinvestimento di una quota importante del loro valore aggiunto.

    3.3   Banche e assicurazione etiche

    3.3.1   Da alcuni anni hanno iniziato ad operare banche ed assicurazioni etiche, dedicate a intrattenere relazioni di affari, a sostenere finanziariamente solo quelle imprese che rispondono a rigorosi requisiti valoriali, condivisi dalla comunità che ha dato vita a queste banche ed assicurazioni. Requisiti di sostenibilità ambientale, di rifiuto di ogni compromissione con il mercato delle armi, di impegno continuo contro ogni discriminazione, solo per citare alcuni esempi di «valori», che costituiscono il paradigma di riferimento di questo mondo.

    3.3.2   La finanza «etica» e la microfinanza

    3.3.2.1   Per «finanza etica» si intende una attività finanziaria a favore delle iniziative di promozione umana, sociale ed ambientale alla luce di una valutazione etica ed economica del loro impatto su ambiente e società, esercitata con l'obiettivo primario di fornire sostegno finanziario alle attività esercitate o, anche, attraverso lo strumento del microcredito, a singole persone.

    3.3.2.2   La microfinanza è composta da banche specializzate nelle fasce di popolazione povera e per importi esigui, che sarebbero esclusi dal sistema bancario tradizionale; è nota soprattutto per la sua presenza nel terzo mondo. Non si deve dimenticare però che anche i paesi occidentali hanno avuto un'importante tradizione di microrisparmio (mentre il microcredito è stato più marginale, un tempo ad esempio esistevano i monti di pietà): esempi di microrisparmio sono i depositi pluriennali a spese minimizzate.

    3.3.2.3   L'attività di finanza etica è esercitata in base ai seguenti principi (7):

    a)

    di non discriminazione dei destinatari degli impieghi sulla base del sesso, dell'etnia o della religione, nonché sulla base del patrimonio, in base alla considerazione del credito in tutte le sue forme come diritto umano;

    b)

    di accesso ai più deboli, in base alla validità delle forme di garanzia personali, di categoria o di comunità al pari delle garanzie di tipo patrimoniale;

    c)

    di efficienza, in base al quale la finanza etica non si caratterizza come beneficenza ma come attività economicamente vitale e socialmente utile;

    d)

    di partecipazione del risparmiatore alle scelte dell'impresa che effettua la raccolta del risparmio, sia mediante indicazione di preferenze nella destinazione dei fondi, sia mediante meccanismi democratici di partecipazione alle decisioni;

    e)

    di trasparenza completa e accessibilità per tutti alle informazioni, in base al quale è necessaria la nominatività dei risparmi e il cliente ha diritto di conoscere i processi di funzionamento dell'istituzione finanziaria e le sue decisioni di impiego e di investimento;

    f)

    di rifiuto dell'arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro, in base al quale il tasso di interesse va mantenuto il più equo possibile, sulla base di valutazioni non solo economiche, ma anche sociali ed etiche;

    g)

    di esclusione dei rapporti finanziari con quei soggetti e attività economiche che ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona, come la produzione e il commercio di armi, le produzioni gravemente lesive della salute e dell'ambiente, le attività che si fondano sullo sfruttamento dei minori o sulla repressione delle libertà civili.

    3.3.2.4   Per «assicurazione etica» si intende un'attività assicurativa esercitata in base ai seguenti principi (8):

    a)

    mutualità, intesa come recupero del senso originario del mezzo assicurativo come strumento di solidarietà fra chi non è colpito da alcun danno e chi vive l'esperienza del danno e del bisogno di risarcimento;

    b)

    assicurabilità, intesa come garanzia a chiunque di una tutela assicurativa per prevenire un eventuale disagio, senza distinzioni ingiuste di età, eventuali disabilità o altri disagi sociali;

    c)

    trasparenza, intesa come chiarezza contrattuale e controllabilità dei criteri di formazione del premio;

    d)

    creazione di un beneficio per il territorio;

    e)

    pari dignità tra i soggetti contraenti.

    3.3.3   L'investimento etico

    3.3.3.1   L'investimento etico si propone il finanziamento di iniziative che operano nel campo dell'ambiente, dello sviluppo sostenibile, dei servizi sociali, della cultura e della cooperazione internazionale. Nella selezione dei titoli, non si limita all'applicazione dei criteri finanziari tradizionali, ma si basa anche su criteri di responsabilità sociale, come la qualità dei rapporti di lavoro, il rispetto dell'ambiente, la trasparenza.

    4.   La responsabilità sociale delle imprese (RSI)

    4.1   La direzione generale Imprese e industria e la direzione generale che si occupa degli affari sociali della Commissione stanno cooperando con le associazioni imprenditoriali su alcune aree tematiche. Una di queste aree è la corretta informazione dei risparmiatori, per aiutarli a comprendere meglio i meccanismi dei mercati finanziari e dei prodotti disponibili. Le iniziative di educazione finanziaria rappresentano efficacemente un modo socialmente responsabile per consentire ai risparmiatori di evitare di investire in prodotti non adatti alle loro aspettative e ai loro profili di rischio.

    4.2   La partecipazione degli stakeholder alle iniziative di RSI è ancora limitata a pochissime imprese e, parzialmente, ad attività verso il complesso degli stakeholder; la strada è ancora lunga, ma interi settori come le banche popolari e cooperative, le casse di risparmio, le assicurazioni cooperative e le mutue intendono fare ancora di più e meglio.

    4.3   Uno dei problemi emersi riguarda le forme di incentivazione per i top manager e per i banchieri di investimento. Esse dovrebbero essere riviste e riportate a un livello ragionevole e correttamente correlate ai profitti e ai risultati delle aziende: oggi i lavoratori e i consumatori che sono colpiti dalla crisi finanziaria disapprovano i guadagni eccessivi dei manager di alto livello, che contribuiscono ad accrescere le loro difficoltà e spesso rimangono elevatissimi indipendentemente dal successo o meno dei risultati.

    4.4   I nuovi modelli gestionali delle imprese finanziarie orientate alla massimizzazione del profitto nel brevissimo termine, a causa anche delle valutazioni trimestrali delle performance, spingono a comportamenti a volte irresponsabili come avvenuto nei recenti casi di scandali finanziari in alcuni paesi dell'Unione. La responsabilità sociale riguarda invece la possibilità di rendere stabili e duraturi nel tempo i profitti, valorizzando il capitale materiale e immateriale dell'impresa costituito, nel caso delle imprese finanziarie, dai lavoratori e dalle relazioni fiduciarie con i clienti.

    4.5   CESE auspica una diffusa adozione di codici di condotta ispirati alla RSI. È cruciale che tali codici possano essere verificabili e verificati, per evitare il ripetersi di casi di eccellenti codici di condotta sottoscritti e pubblicizzati da manager che hanno truffato centinaia di migliaia di risparmiatori, come avvenuto nei più gravi scandali finanziari degli ultimi anni (9).

    5.   Le banche locali e lo sviluppo delle economie locali e delle PMI

    5.1   Le diverse tipologie di banche si confrontano sullo stesso mercato offrendo sostanzialmente lo stesso tipo di servizi. L'efficienza economica è un vincolo per tutte: le società per azioni, le banche private, orientate più al profitto per gli azionisti, le altre aziende orientate più allo sviluppo economico e sociale dei territori di riferimento, con una particolare attenzione ai problemi dell'accesso al credito, alla clientela meno affluent, allo sviluppo delle PMI alla promozione di categorie sociali più deboli e di territori periferici ed ultraperiferici.

    5.2   Nei territori dove è più sviluppato il sistema bancario locale, emerge che il tasso di crescita delle economie locali aumenta in maniera significativa. Va inoltre sottolineato che in molti paesi le banche locali assumono principalmente la forma casse di risparmio e di società cooperative che reinvestono nel territorio una parte importante dei loro profitti.

    5.3   «Il sistema bancario ha una duplice responsabilità: a livello aziendale, di migliorare l'efficienza gestionale delle aziende di credito, misurata in termini non solo di redditività (il “fare utili”), ma anche di capacità innovativa, di qualità del capitale umano utilizzato; a livello territoriale, la responsabilità di contribuire allo sviluppo locale (il “fare sviluppo”), da misurare in termini non solo di quantità di credito erogato, ma anche di capacità di investire nella selezione dei progetti e nella valutazione delle potenzialità degli imprenditori e delle imprese, che può definirsi efficienza territoriale. L'efficienza gestionale va posta al servizio dell'efficienza territoriale: non serve avere banche efficienti se non contribuiscono allo sviluppo locale» (10).

    5.4   Le PMI hanno trovato un valido strumento per agevolare l'accesso al credito dei propri associati, attraverso le società di cauzione e garanzia, organizzate anche a livello europeo. Per il loro tramite viene favorito il credito per investimenti per le imprese di piccole e medie dimensioni che non beneficiano di garanzie personali richieste dai finanziatori per costruire una relazione bancaria stabile.

    6.   Il ruolo dei policy makers

    6.1   Il CESE premette che in tale ambito un approccio dirigista sia da ritenersi sbagliato, perché l'esperienza mostra che le iniziative a forte caratterizzazione sociale ed etica è bene nascano spontaneamente dal basso. Ogni intervento «attivo» rischia di frustare e deviare lo spontaneismo che è la principale garanzia di «biodiversità» nel sistema economico e finanziario. Allo stesso tempo, però, il CESE ritiene che i policy makers debbano evitare di agire in modo da ostacolare le iniziative già attive e lo spontaneo formarsi di nuove.

    6.2   Il CESE si è domandato se le iniziative con connotazioni etico/sociali di organizzazioni tipicamente votate al profitto debbano godere di benefici di natura fiscale o regolamentare. A tale proposito è opportuno distinguere due situazioni tra loro diverse.

    6.2.1   Un'organizzazione votata al profitto avvia un'iniziativa che è strutturalmente separata dal suo tipico business (cfr. ad esempio il caso dell'operazione Point Passerelle del Credit Agricole). In questo caso, non dovrebbero esserci molti dubbi sull'opportunità di accordare una compensazione rispetto al trattamento standard.

    6.2.2   Un'organizzazione votata al profitto avvia iniziative che non sono strutturalmente separabili rispetto al suo tipico business. In questa circostanza l'opportunità di prevedere un sistema di compensazione è stata più dibattuta. I sostenitori della opportunità della compensazione fiscale, finanziaria o regolamentare, ritengono che le esternalità positive conseguenti all'iniziativa giustifichino il trattamento di riguardo. Per contro vi sono anche opinioni contrarie sulla base di due principali considerazioni: solo iniziative in un autonomo equilibrio economico (cioè capaci di assicurare un adeguato profitto) possono persistere nel tempo. Inoltre un autentico agire etico/sociale deve essere disinteressato, non motivato da vantaggi regolamentari, finanziari o fiscali. L'agire etico/sociale è infatti «autoremunerante»: il semplice fare del bene deve già appagare chi lo fa.

    6.2.3   Il CESE considera che attualmente è già in pratica riconosciuta in tutti i sistemi una compensazione per iniziative etico/sociali. La normativa fiscale ammette la deduzione delle spese solo se sono inerenti alla produzione dei redditi. Il principio dell'inerenza è escluso (ovviamente entro certi limiti e condizioni) quando le spese sono erogazioni liberali a favore di entità benefiche o di utilità sociale. In questo caso infatti è ammessa la deduzione dal reddito fiscalmente imponibile anche se le spese non sono inerenti alla sua produzione.

    6.2.4   Il CESE ritiene che il quadro normativo non è mai neutro rispetto ai comportamenti di organizzazioni e individui. In base a questa constatazione, il CESE ritiene che, in un sistema che già incentiva determinati comportamenti, sistematizzare e generalizzare il principio che laddove vi siano iniziative etico/sociali sia opportuno offrire un sistema di compensazione, risponda a criteri di equità e razionalità del ruolo pubblico nell'economia e nella società.

    6.2.5   Il principio proposto dal CESE porterebbe ad assegnare il beneficio della compensazione non direttamente alle istituzioni, ma alle loro iniziative etico/sociali. Il CESE ritiene che di per sé ciò non sia disdicevole: non si può forzatamente separare etica ed economia imponendo che solo le iniziative che non hanno alcun beneficio economico per chi le compie siano da considerarsi veramente etiche. Così facendo si finirebbe con l'identificare le iniziative etiche esclusivamente alla beneficenza o alla liberalità.

    7.   Compensazione finanziaria e fiscalità

    7.1   Il CESE valuta positivamente iniziative in tale direzione. Un simile orientamento ha anche una giustificazione economica. Per diverse ragioni legate a scelte politiche, ai vincoli dei bilanci pubblici o a orientamenti di efficienza economica, negli ultimi 10-20 anni si è assistito a una riduzione dello stato «sociale». Per evitare un'eccessiva caduta nel benessere delle popolazioni, allora, non si può demandare ogni istanza di benessere e tutela sociale alla crescita economica, ma bisogna favorire gli spazi per iniziative dal basso.

    7.2   Un esempio di regolamentazione che favorisce l'integrazione tra pubblico e privato per continuare ad assicurare elevati standard di stato sociale è rappresentato dal modo in cui i Paesi Bassi hanno strutturato il settore dell'assicurazione malattia. Da un lato infatti le assicurazioni sono costrette ad assicurare tutti i cittadini, dall'altro possono accedere a un sistema di compensazione pubblico a fronte dei maggiori rischi che in questo modo si trovano ad assumere. Il mercato olandese, inoltre, ha preso alcune iniziative esemplari per favorire l'accesso dei sieropositivi all'assicurazione sulla vita.

    7.3   Il Belgio offre un interessante esempio di compensazione finanziaria per favorire l'accesso ai servizi finanziari di base. Esiste infatti un Fondo interbancario che compensa gli intermediari che forniscono un più facile accesso ai servizi: in questo modo di fatto gli intermediari più restrittivi sono alimentatori netti del Fondo mentre quelli più aperti sono beneficiari netti.

    7.4   Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, attualmente esiste già un diffuso sistema di favore per le società cooperative che perseguono fini mutualistici.

    7.5   Un esempio di legislazione che attribuisce un beneficio fiscale a organizzazioni che hanno esplicite finalità sociali è quello delle ONLUS (organizzazioni non lucrative di utilità sociale) in Italia.

    8.   Regolamentazione

    8.1   Le regole impongono costi e vincoli che pesano sull'operatività di imprese e intermediari. Un orientamento che ha guidato gli interventi negli ultimi 20 anni è stato di level playing field. Mettendo tutti gli attori simili sullo stesso piano (ad esempio banche, assicurazioni ecc.), le regole sono state uno strumento per favorire un aumento della competizione e dell'efficienza economica. Se questo principio è applicato in modo troppo rigido e senza opportuni correttivi diventa un ostacolo insormontabile alla formazione e alla sopravvivenza di iniziative etiche e sociali. Questo pericolo può essere circoscritto applicando in modo sistematico e mirato il cosiddetto «principio di proporzionalità», in base al quale un piccolo intermediario con una operatività semplice non può essere sottoposto al medesimo carico regolamentare di una complessa organizzazione multinazionale.

    8.2   Ogni qualvolta è possibile dimostrare che una fattispecie di organizzazione rinuncia almeno in parte, ma in modo strutturale e permanente, al criterio di massimizzazione del profitto per promuovere iniziative a carattere etico o sociale devono essere riconosciute una normativa fiscale e regolamentare almeno in parte diversa da quella generale. In alcuni Stati membri gli investitori etici godono già di una deroga alla direttiva bancaria: si tratta di lavorare per estendere questo principio a tutti gli Stati.

    8.3   Nonostante il riconoscimento ricevuto dal Trattato europeo, vi sono Stati membri che ancora non la riconoscono e tutelano esplicitamente. Si deve spingere per ottenere un più sistematico ed esteso riconoscimento di questa modalità di governance societaria.

    8.4   La Commissione europea, garantendo che gli Stati membri non adottino misure distorsive della concorrenza, può favorire la tutela della diversità dell'offerta di servizi finanziari, bancari e assicurativi. La disciplina degli aiuti di Stato dovrebbe tenere in conto questi aspetti.

    Bruxelles, 23 ottobre 2008

    Il presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  A. F. Utz, Etica economica, San Paolo, Cinisello Balsamo, 1999.

    (2)  Konrad Adenauer, Memorie 1945/1953, Mondadori, Milano, 1966.

    (3)  John Kenneth Galbraith, The Atlantic Monthly, giugno 1967. Titolo originale: Liberty, Happiness and the Economy.

    (4)  Luca de Biase, Economia della felicità — Feltrinelli, 2007.

    (5)  Fonte UNI United Network International — Ginevra, 2008.

    (6)  Bollettino della Banca d'Italia n. 52, aprile 2008.

    (7)  Democrazia partecipativa: definizioni da uno studio promosso dall'assessorato al Bilancio della regione Lazio (IT).

    (8)  Idem.

    (9)  A tali personaggi è stata conferita anche una laurea ad honorem con motivazione: «impegnato a livello locale, nazionale e internazionale a svolgere l'attività d'impresa con coraggio, tenacia, inventiva, preparazione professionale superiore, visione chiara delle cose, non disgiunta da un'eticità di comportamento che smentisce quanti, invero pochi, ritengono che etica ed economia siano termini quasi inconciliabili».

    (10)  P. Alessandrini (2003), Le banche tra efficienza gestionale ed efficienza territoriale: alcune riflessioni.


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