EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52015AE6766

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Stato dell’Unione dell’energia 2015» [COM(2015) 572 final]

GU C 264 del 20.7.2016, p. 117–122 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

20.7.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 264/117


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti - Stato dell’Unione dell’energia 2015»

[COM(2015) 572 final]

(2016/C 264/16)

Relatore:

Stéphane BUFFETAUT

La Commissione europea, in data 18 gennaio 2016, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 194, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Stato dell’Unione dell’energia 2015

[COM(2015) 572 final].

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 5 aprile 2016.

Alla sua 516a sessione plenaria, dei giorni 27 e 28 aprile 2016 (seduta del 28 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 137 voti favorevoli, 1 voto contrario e 3 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

La strategia quadro per un’Unione dell’energia è stata lanciata nel febbraio 2015 ed è nel 2016 che quest’unione inizierà a prendere forma. Le sue origini risalgono alle considerazioni di diversi gruppi di riflessione o personalità europee sul concetto di Comunità europea dell’energia, progetto caldeggiato in particolare dall’Istituto Jacques Delors e da Jerzy Buzek. Il Comitato economico e sociale europeo aveva fin dall’inizio sostenuto fermamente tale iniziativa.

1.2

Il concetto non fu accolto molto favorevolmente da diversi Stati membri poiché avrebbe comportato una revisione dei trattati, procedura quanto meno azzardata in quest’epoca di euroscetticismo. Tuttavia, l’idea di un migliore coordinamento delle politiche energetiche, le esigenze di una diplomazia energetica efficace, gli imperativi della lotta contro i cambiamenti climatici, la crescente dipendenza energetica dell’Unione europea, la necessità di ridurre le pressioni esterne sull’approvvigionamento, l’attuazione della transizione energetica e le misure sociali a favore dei settori interessati da tale transizione deponevano tutti a favore di un’iniziativa a livello europeo. Ed è così che è nata l’Unione dell’energia, semplificata sul piano istituzionale ma volta a conseguire l’efficienza grazie alla realizzazione di convergenze concrete e di impegni a lungo termine.

1.3

È importante tener presente che fin dalle fasi iniziali il CESE ha sostenuto un’Unione europea dell’energia o almeno un migliore coordinamento delle politiche energetiche (1), della diplomazia nel settore dell’energia e della transizione energetica, sottolineando la necessità di coinvolgere pienamente la società civile in queste iniziative. Essa è infatti direttamente interessata non solamente in quanto consumatrice ma anche in quanto parte attiva di una transizione energetica che non può avere successo senza la partecipazione e la mobilitazione della società civile, la quale sarà, in futuro ancor più che oggi, produttrice di energia a livello decentrato.

1.4

La comunicazione della Commissione intende stilare un primo bilancio di nove mesi di Unione dell’energia. È evidente che questo bilancio non può che essere parziale e non realmente significativo data l’importanza delle questioni in gioco e la profondità dei cambiamenti da introdurre. Le prime indicazioni vanno quindi accolte con precauzione poiché costituiscono solo l’inizio di una politica che dovrà essere portata avanti con perseveranza nel lungo periodo, con la cooperazione degli Stati membri.

1.5

Tuttavia, il quadro in cui verrà perseguita questa politica è noto: gli impegni assunti in occasione della COP21, la marcata instabilità geopolitica nel settore dell’energia, gli obiettivi europei in materia di clima e di energia, la sicurezza dell’approvvigionamento, l’efficienza energetica, la decarbonizzazione delle economie europee, lo sviluppo delle infrastrutture e il completamento del mercato interno dell’energia. Le sfide politiche sono enormi e non possono essere affrontate ricorrendo a delle semplici procedure amministrative e regolamentari. Abbiamo bisogno di una volontà politica ferma e di una visione forte ma realistica e condivisa dagli Stati membri, che tenga conto della situazione economica e delle possibilità tecniche disponibili, visto che i fatti si impongono sulla volontà politica.

1.6

Il CESE accoglie con favore questa prima relazione sullo stato dell’Unione dell’energia per il 2015 ma deplora talune lacune nella griglia di analisi dell’attuazione di questa iniziativa. La possibilità di colmare tali lacune rafforzerebbe l’approccio proposto dalla Commissione e permetterebbe di aumentare il sostegno della società civile al progetto, il quale prevede una transizione energetica che potrebbe essere motivo di preoccupazione.

1.7

Secondo il Comitato, i principali punti di analisi individuati dalla Commissione sono pertinenti ma vanno completati. Nella sua versione attuale, il testo evidenzia i seguenti punti:

la decarbonizzazione dell’economia,

il contributo dell’efficienza energetica come mezzo per moderare la domanda di energia,

la realizzazione di un mercato interno dell’energia,

la sicurezza energetica, la solidarietà e la fiducia,

la ricerca, l’innovazione e la competitività,

l’attuazione dell’Unione dell’energia.

A giudizio del CESE, la dimensione sociale dell’Unione dell’energia è un aspetto che non viene posto sufficientemente in rilievo e che dovrebbe far parte dei criteri di valutazione dell’Unione dell’energia. Infatti, questa Unione dovrebbe, da un lato, avere un impatto positivo in termini di creazione di nuovi posti di lavoro, di competitività e di innovazione, ma potrebbe, dall’altro, incidere su alcuni settori di attività, rendendo pertanto necessarie misure di sostegno sociale e di formazione. È importante che tali misure siano preventive per evitare la disoccupazione del personale interessato, e che i percorsi di formazione predisposti anticipino i futuri sviluppi del settore dell’energia. Nella prossima relazione annuale sarebbe quindi opportuno includere la dimensione sociale tra i criteri di valutazione. Analogamente, è essenziale affrontare le conseguenze economiche delle scelte che la transizione energetica comporta, tanto più che gli impatti sociali sono intimamente connessi a tali conseguenze.

1.8

Per quanto riguarda la questione dell’efficienza energetica, la Commissione europea ritiene che costituirebbe una fonte di energia a tutti gli effetti. Il CESE raccomanda vivamente di non mantenere questa formulazione che, oltre a creare confusione, non è esatta dal punto di vista scientifico, poiché nessuna fonte di energia primaria potrà mai essere «sostituita» dal risparmio energetico. Questa osservazione non inficia in alcun modo il fatto che l’efficienza energetica sia un tema di grande importanza per il futuro del sistema energetico europeo. Migliorare l’efficienza energetica in tutti i settori di utilizzo dell’energia può rappresentare un mezzo potente per ridurre i costi per l’economia europea.

1.9

Il Comitato auspica che, oltre alle parti sociali, anche la società civile partecipi al processo di elaborazione della relazione annuale. Le associazioni di consumatori, le associazioni rappresentative delle famiglie, i rappresentanti del mondo economico, gli agricoltori, le associazioni ambientaliste, gli scienziati e i ricercatori, in breve la società civile, sono pienamente coinvolti in questa iniziativa europea. Per questa ragione, il CESE chiede che venga avviato un dialogo europeo dell’energia, che permetta di coinvolgere maggiormente la società civile nella riflessione sulla politica europea dell’energia e nell’attuazione di tale politica. Tale dialogo potrebbe prendere forma nel quadro della relazione annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, e vertere sui punti chiave definiti per valutare l’attuazione di tale Unione.

1.10

Per quanto attiene ai dati statistici, il CESE rileva che alcuni di essi sono piuttosto vecchi, se non addirittura inesistenti. Ciò significa che è necessario impegnarsi per ottenere dagli Stati membri dei dati più attuali, senza i quali sarà difficile monitorare gli effetti dell’attuazione dell’Unione dell’energia.

1.11

Infine, il CESE sottolinea che le procedure amministrative relative al monitoraggio e all’informazione non possono da sole riassumere l’Unione dell’energia. Esse sono uno strumento — utile e necessario — al servizio di una politica i cui obiettivi devono essere condivisi dagli Stati membri con il sostegno della società civile.

2.   Contenuto del documento e metodologia della Commissione europea

2.1

Il documento è anzitutto una relazione sullo stato di avanzamento dell’attuazione dell’Unione dell’energia e non un testo politico. Esso passa in rassegna i dati raccolti dagli Stati membri alla luce dei criteri politici fissati dalla Commissione. La metodologia della Commissione si fonda quindi sull’analisi e il monitoraggio della realizzazione dell’Unione dell’energia, in funzione di una serie di indicatori chiave. Tale monitoraggio è, per definizione, sensibile poiché le decisioni politiche in materia di energia dipendono dall’evoluzione dei mercati e degli eventi geopolitici ai quali gli Stati membri devono reagire con una certa celerità. Gli obiettivi a lungo termine possono quindi essere compromessi dalle necessità a breve termine e il monitoraggio va pertanto effettuato senza irrigidimenti.

2.2

In ogni caso, la Commissione ha definito sei temi — sei angolazioni strategiche — che vengono usati per quantificare l’attuazione concreta degli impegni assunti dagli Stati nella realizzazione dell’Unione dell’energia:

la decarbonizzazione dell’economia,

il contributo dell’efficienza energetica come mezzo per moderare la domanda di energia,

la realizzazione di un mercato interno dell’energia pienamente integrato,

la sicurezza energetica, la solidarietà e la fiducia,

un’Unione dell’energia per la ricerca, l’innovazione e la competitività,

l’attuazione dell’Unione dell’energia.

2.3

È alla luce di tali tematiche che la Commissione intende fornire una prima valutazione della realizzazione dell’Unione dell’energia.

3.   Osservazioni generali

3.1

Per quanto riguarda la decarbonizzazione, la Commissione ritiene che l’economia dell’UE sia la più efficace al mondo sulla base del fatto che, tra il 1990 e il 2014, il PIL complessivo dell’UE è aumentato del 46 % e le emissioni di gas a effetto serra sono diminuite del 23 %. Tuttavia, bisognerebbe valutare anche l’impatto della crisi che ha colpito il mondo intero e l’Europa in particolare, della persistente stagnazione economica e della deindustrializzazione dell’UE su tali cifre che forse in realtà sono meno lusinghiere di quanto appaiano.

3.2

La Commissione sottolinea altresì che l’Unione europea genera oltre metà della propria energia elettrica senza produrre emissioni di gas a effetto serra. A questo proposito rammentiamo che tale risultato non sarebbe possibile senza il contributo di energie che sono talora contestate o abbandonate in alcuni Stati membri (ad esempio l’energia nucleare o l’energia idroelettrica prodotta dalle dighe).

3.3

L’obiettivo dichiarato è quello di «spingersi al di là di un’economia basata sui combustibili fossili». A tale riguardo, l’attuale diminuzione e la volatilità dei prezzi del petrolio non costituiscono degli elementi favorevoli, anche se appare possibile conseguire l’obiettivo del 20 % di energia rinnovabile entro il 2020. Ma una politica energetica non può fondarsi su un approccio negativo e restrittivo. Il CESE auspica quindi che si valuti, per quanto possibile, il ruolo che potrebbero svolgere in futuro risorse quali l’energia eolica, l’energia marina, l’idrogeno ecc., e che il loro sviluppo sia sostenuto da una politica di ricerca e di sviluppo ambiziosa.

3.4

La Commissione rileva che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiederà investimenti significativi. A questo proposito, un abbassamento continuo dei prezzi del petrolio renderebbe ancora più pesante il costo comparativo di tali investimenti. Pertanto, l’attuazione concreta degli impegni assunti a Parigi nel quadro della COP sarà oggetto di un esame approfondito.

3.5

Il CESE sottolinea che i risultati della COP 21 forniscono per la prima volta le basi di una protezione del clima coordinata a livello mondiale e legittimano pertanto i notevoli sforzi compiuti dall’Europa che avrebbero avuto un impatto limitato sui cambiamenti climatici mondiali se il resto del mondo non avesse seguito la stessa via. Possiamo quindi seguire la tabella di marcia europea nello spirito dell’accordo di Parigi e fare in modo che ogni Stato membro possa apportare il suo pieno contributo alla protezione del clima in funzione delle sue capacità.

3.6

La Commissione afferma di aver messo a punto degli strumenti e dei mezzi che considerano l’efficienza energetica come una fonte di energia a tutti gli effetti. Il CESE raccomanda vivamente di non adottare questa formulazione che, oltre a creare confusione, non è esatta dal punto di vista scientifico, poiché nessuna fonte di energia primaria potrà mai essere sostituita dal risparmio energetico. Risparmiare energia è indubbiamente una necessità ma non costituisce un’energia a tutti gli effetti. Resta il fatto che l’efficienza energetica è un parametro importante nel futuro sistema energetico europeo. Migliorare l’efficienza energetica in tutti i settori di utilizzo dell’energia può rappresentare un mezzo potente per ridurre i costi aggiuntivi per l’economia europea. In teoria, un aumento dell’efficienza energetica proporzionale all’aumento dei costi di una determinata energia potrebbe stabilizzare i prezzi al livello attuale.

3.7

Ma un aumento significativo dell’efficienza energetica richiede inevitabilmente considerevoli investimenti da parte dei consumatori, delle imprese e delle organizzazioni pubbliche (edifici, infrastrutture, autoveicoli ecc.). Da un lato, la limitazione generale degli investimenti determinerà la velocità in cui si produrranno dei miglioramenti. Dall’altro, alcuni settori della società europea potranno sostenere investimenti cospicui e beneficiare di notevoli risparmi, mentre altri non saranno in grado di farlo. Ciò potrebbe provocare una spaccatura sul piano economico fra le diverse parti dell’Unione europea. Il CESE ritiene pertanto che sia necessario prevedere misure di sostegno per garantire che l’efficienza energetica apporti benefici a tutti.

3.8

La realizzazione del mercato interno dell’energia richiederà ulteriori infrastrutture di trasporto dell’energia, linee elettriche e gasdotti, che a loro volta comportano ingenti investimenti. La Commissione si compiace, a giusto titolo, dei progressi compiuti in questo settore nonché del lancio del Forum di Copenaghen, che sarà sì utile per individuare i problemi ma che, tuttavia, non costituisce di per sé una soluzione. Alcuni Stati hanno concluso degli accordi di cooperazione, come quello firmato da Polonia e Lituania oppure da Norvegia e Svezia. È tuttavia risaputo che vi sono state divergenze tra alcuni Stati membri in merito a progetti come Nord-Stream, che è stato al centro di critiche in Polonia, nei paesi baltici e in Svezia. Occorre pertanto assicurare che talune decisioni di investimento non siano in contrasto con lo spirito dell’Unione dell’energia. Inoltre, alcune decisioni politiche possono avere un impatto notevole sugli investimenti, per cui queste scelte devono essere operate con un certo distacco e valutate con prudenza avvalendosi delle conoscenze scientifiche e tecniche disponibili.

3.9

Va sottolineato che la Commissione riconosce che i consumatori — le utenze sia domestiche che familiari o industriali — auspicano una maggiore trasparenza in materia di costi e prezzi dell’energia, che devono inoltre essere valutati alla luce della situazione dei nostri principali concorrenti. Il CESE sostiene con forza questo approccio fondato su informazioni trasparenti e semplici ed è più volte intervenuto per richiederlo. Tuttavia, in un’epoca di crescente povertà energetica è indispensabile ribadire la necessità del servizio universale dell’energia e disporre di indicatori specifici sul ruolo che i servizi di interesse economico generale possono svolgere al riguardo. Le nostre società vivono di energia, la quale condiziona il nostro livello di vita, i nostri spostamenti, le comunicazioni e la vita delle nostre imprese. Il CESE auspica che la società civile sia rappresentata nelle sedi in cui vengono definite, a livello europeo, le condizioni per il funzionamento dei servizi universali. I consumatori devono poter partecipare pienamente alla definizione di questo servizio universale ed essere in grado di monitorarne la realizzazione pratica.

3.10

Il CESE è sempre più consapevole della necessità di rilanciare, in quest’ottica, il dibattito sulla liberalizzazione del mercato della produzione di energia avviata alla fine degli Anni 90 del secolo scorso. Tale liberalizzazione è stata accompagnata, in maniera strisciante e sulla base di argomentazioni generalmente pertinenti, da strumenti non conformi al mercato, come sovvenzioni (per la produzione di energia rinnovabile) e restrizioni (ad esempio, in materia di emissioni di CO2). Per le imprese e i lavoratori del settore è importante disporre di sicurezza circa il quadro nel quale poter investire, vista la considerevole entità delle somme in gioco e i lunghi tempi di rientro degli investimenti. L’insicurezza derivante da continue modifiche della politica energetica non favorisce la propensione al rischio e inibisce quindi l’innovazione tecnologica che promuove la sostenibilità del settore energetico europeo.

3.11

Per i cittadini, il successo dell’Unione dell’energia si misurerà anche in base a una serie di elementi molto concreti, tra cui in particolare il livello dei prezzi (che dipendono soprattutto dalle imposte sull’energia), l’accesso alle reti, la sicurezza dell’approvvigionamento (evitare le interruzioni e i black-out) e l’informazione dei consumatori sui materiali utilizzati che dev’essere semplice e immediatamente comprensibile (etichette energetiche per le apparecchiature elettroniche o gli elettrodomestici, dati sul consumo di carburante per le automobili) (2).

3.12

Va inoltre sottolineato che le scelte in materia di politica energetica toccano direttamente i dipendenti delle imprese. La transizione energetica comporta infatti delle trasformazioni e dei cambiamenti tecnologici. Mentre compaiono nuove occupazioni, altre forse scompariranno a seguito della chiusura o dei tagli ad alcuni tipi di industrie (miniere di carbone o centrali nucleari). Altre occupazioni ancora stanno cambiando o si stanno trasformando: ad esempio gli operai addetti alla posa delle tegole o delle lastre di ardesia sui tetti dovranno imparare a installare pannelli solari. Nell’attuazione dei vari capitoli dell’Unione dell’energia occorre tenere adeguatamente conto della necessità di impegnarsi a favore della formazione dei lavoratori dipendenti e degli artigiani dei settori direttamente o indirettamente interessati. Bisognerà provvedere anche a mantenere le competenze di alto livello che risultano estremamente preziose nella competizione economica (ad esempio nel campo dell’energia nucleare). Ma occorre anche prevedere il sostegno e la riqualificazione dei lavoratori che potrebbero perdere il posto di lavoro a seguito dei cambiamenti che la transizione energetica impone. Analogamente, è necessario valutare a monte le conseguenze economiche delle scelte politiche che saranno operate, per misurarne adeguatamente gli effetti, in particolare nel contesto di una concorrenza mondiale molto accesa.

3.13

Per quanto riguarda le imprese stesse, gli obiettivi di decarbonizzazione, efficienza energetica e moderazione della domanda dovranno tenere pienamente conto della concorrenza mondiale, in particolare nel caso delle industrie ad alta intensità energetica (siderurgia, alluminio, industria dei pneumatici, chimica ecc.). Il settore dei trasporti risulta particolarmente problematico per quanto riguarda il conseguimento degli obiettivi di emissione di carbonio. Tutti i modi di trasporto devono contribuire alla riduzione delle emissioni, in funzione dell’intensità del loro consumo di combustibili fossili. Infatti, le tecniche attualmente disponibili offrono delle soluzioni pulite e sostenibili solo per i percorsi brevi e quindi per i tragitti urbani. I viaggi di lunga percorrenza, ad eccezione del trasporto ferroviario alimentato ad energia elettrica, dipendono dai combustibili fossili. Il trasferimento modale può contribuire alla decarbonizzazione ma non è facile in Europa realizzare questo obiettivo. A tal fine gli investimenti dovrebbero essere più mirati onde integrare i diversi modi di trasporto e favorire quelli meno inquinanti. L’energia rappresenta anche un’arma geopolitica e nelle attività strategiche la dipendenza è politicamente pericolosa sia per i paesi interessati che per i loro cittadini, siano essi lavoratori dipendenti, consumatori o imprenditori. È pertanto necessario evitare le delocalizzazioni che comporterebbero una perdita non solo di potenza economica, ma anche di competenze preziose e di indipendenza.

3.14

La sicurezza energetica, la solidarietà e la fiducia tra gli Stati membri sono elementi essenziali per il successo dell’Unione dell’energia in un mondo estremamente instabile sul piano della geopolitica energetica. Non si può che essere d’accordo con l’idea che un aumento dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle fonti energetiche interne contribuisce a ridurre la dipendenza e la vulnerabilità dell’Unione europea. Del resto si tratta di un’affermazione ovvia. Tuttavia, realizzare questo obiettivo in condizioni economicamente sostenibili non è altrettanto ovvio.

3.15

La necessaria stabilizzazione delle relazioni diplomatiche dell’UE con i suoi partner dell’Est, del Sud, del Medio Oriente e dell’Ovest costituisce un fattore di sviluppo e di indipendenza per l’Unione dell’energia. Secondo il CESE è indispensabile che l’UE disponga di una diplomazia energetica chiara e unificata nei confronti dei paesi terzi, orientata in funzione degli interessi ben definiti dell’Unione europea.

3.16

La Commissione sottolinea giustamente che la ricerca e l’innovazione sono fondamentali per accelerare la transizione energetica. Il CESE ha ripetutamente sottolineato l’assoluta necessità di coordinare gli sforzi degli Stati membri in questo settore e di avviare dei progetti comuni al fine di ridurre i costi e condividere i risultati della ricerca. È evidente che potremo realizzare i nostri obiettivi in materia di energia grazie ai progressi della ricerca e dello sviluppo e mediante la regolamentazione. A tale proposito, uno degli obiettivi dell’Unione europea dell’energia dovrebbe essere quello di concentrare gli sforzi su una serie di progetti comuni e di evitare una dispersione delle risorse che sarebbe in contrasto con l’efficacia scientifica, tecnica ed economica. Questo richiede ovviamente la mobilitazione di fondi ma è poco probabile che il regime di scambio delle quote di emissione, il cui funzionamento è attualmente insoddisfacente, sia in grado di coprire questo fabbisogno di finanziamenti. Il nostro regime di scambio di emissioni si scontra infatti con i prezzi troppo bassi dei certificati di carbonio imputabili a un eccesso di offerta di diritti disponibili, che non consente affatto di raggiungere l’obiettivo auspicato della riduzione delle emissioni, e con gli effetti delle sovvenzioni concesse a determinate energie verdi.

3.17

Il CESE sostiene l’approccio della Commissione concernente uno stretto coinvolgimento delle parti sociali nel processo di transizione energetica che ovviamente richiederà degli sforzi in materia di formazione e di adeguamento a nuove tecnologie e a nuove professioni. La transizione energetica non potrà dare buoni frutti senza la mobilitazione degli attori della vita economica e sociale. Occorre tuttavia fornire loro i mezzi per diventare i protagonisti del cambiamento e per non limitarsi a subire le trasformazioni in maniera passiva o rassegnata. È inoltre necessario proporre una riqualificazione professionale ai lavoratori che perderebbero il posto di lavoro nel settore dell’energia.

3.18

Infine la Commissione europea illustra la sua strategia di attuazione dell’Unione dell’energia. Chiede un processo di gestione affidabile e trasparente, ma aggiunge che tale processo dev’essere ancorato nella legislazione. Il CESE tuttavia è dell’avviso che una politica non possa ridursi a delle procedure legislative o a una pianificazione amministrativa. Il successo di una politica energetica può essere assicurato solamente dall’azione politica dei governi interessati, dall’adesione dei cittadini a una serie di obiettivi chiari e comprensibili, dalla presa in considerazione delle realtà economiche, dallo sviluppo dell’innovazione, dal sostegno della società civile e dall’utilizzo delle forze trainanti dell’economia di mercato. Se da un lato l’idea di una relazione annuale di monitoraggio è necessaria, essa non è tuttavia sufficiente. Una relazione è inevitabilmente un documento formale che rischia di scivolare nell’astrazione tecnocratica. Per evitare questo rischio, il CESE ritiene che occorra realizzare un autentico dialogo europeo sull’energia che sia in grado di coinvolgere i cittadini, siano essi consumatori, rappresentanti di organizzazioni di tutela ambientale, lavoratori dipendenti, imprenditori, agricoltori, abitanti delle città o delle zone rurali oppure pensionati, vale a dire (3) la società civile che, nel suo insieme, deve affrontare le questioni relative all’energia tutti i giorni e in maniera estremamente concreta. Occorre infatti preparare il futuro e non subirlo; in questo futuro vi saranno produttori-consumatori, consumatori, produttori o «risparmiatori» di energia. L’Unione dell’energia troverà le condizioni necessarie per la sua riuscita solo se supera gli aspetti burocratici e si impegna fermamente in un’azione politica.

Bruxelles, 28 aprile 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  GU C 82 del 3.3.2016, pag. 13 e GU C 82 del 3.3.2016, pag. 22.

(2)  GU C 82 del 3.3.2016, pag. 6.

(3)  GU C 68 del 6.3.2012, pag. 15; GU C 161 del 6.6.2013, pag. 1, GU C 291 del 4.9.2015, pag. 8 e GU C 383 del 17.11.2015, pag. 84.


Top