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Document 52010IE0770

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Le relazioni UE-ASEAN»

    GU C 21 del 21.1.2011, p. 21–25 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    21.1.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 21/21


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Le relazioni UE-ASEAN»

    2011/C 21/04

    Relatore: Claudio CAPPELLINI

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 26 febbraio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

    Le relazioni UE-ASEAN.

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 11 maggio 2010.

    Alla sua 463a sessione plenaria, dei giorni 26 e 27 maggio 2010 (seduta del 26 maggio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 163 voti favorevoli e 5 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea la centralità e la necessità di un rinnovato e più incisivo rapporto delle istituzioni comunitarie con l'ASEAN. Il presente parere si pone in questo senso in continuità con alcune precedenti iniziative del CESE sul tema (1), le quali, oltre un decennio fa, già sottolineavano l'importanza di una maggiore proiezione dell'UE verso il Sud-Est asiatico ed evidenziavano il contributo fondamentale che l'UE avrebbe potuto apportare all'integrazione regionale asiatica.

    1.2   Il CESE constata, tuttavia, che, a tutt'oggi, il partenariato UE-ASEAN non ha fatto i progressi auspicati. Nonostante gli sforzi intrapresi, anche finanziariamente, soprattutto negli ultimi anni, per favorire il dialogo strutturato UE-ASEAN in vari ambiti (politica, cooperazione, commercio, ecc.), i risultati concreti sono deboli ed il dialogo con e tra le società civili dimostra essere ancora al di sotto delle proprie potenzialità. Il decennio trascorso sembra aver rappresentato più un'occasione mancata che l'occasione per rafforzare la partnership con un'area considerata strategica per gli interessi dell'UE nel mondo (2). Emblematico il caso del negoziato commerciale. Mentre l'UE e l'ASEAN hanno concordato una pausa nei negoziati, l'ASEAN ha stretto accordi commerciali con le altre principali realtà geoeconomiche mondiali (Cina, India, Australia, e negoziati sono in corso con USA, Corea del Sud e Giappone).

    1.3   Oggi, in un contesto internazionale profondamente mutato in cui, da un lato, sono aumentati i vincoli politici ed economici rispetto al decennio precedente, ma dall'altro sono emerse nuove opportunità di integrazione e di dialogo, il presente parere del CESE intende proporre riflessioni e proposte operative utili per il rilancio delle relazioni UE-ASEAN.

    1.4   Il Comitato ribadisce che la garanzia di un lavoro dignitoso ed il rispetto delle otto Convenzioni ILO che rappresentano i core labour standards rimangono condizione imprescindibile per progredire nel partenariato regionale. A ciò si aggiunge, nel caso del Myanmar, il problema della tutela dei diritti umani, che rappresenta un ostacolo insormontabile alla possibilità di avviare opzioni negoziali con tale paese, come efficacemente sottolineato anche dal Parlamento europeo nel gennaio 2008. Il CESE guarda, pertanto, con favore al fatto che i negoziati commerciali UE-ASEAN si pongano obiettivi più ambiziosi rispetto agli altri accordi commerciali firmati dall'ASEAN, specificamente riguardo ai temi degli standard del lavoro ed ambientali, ed al dialogo sociale (3). In quest'ottica, l'approccio bilaterale (cfr. punto 4.2.2) va visto come una premessa e non come una rinuncia ad accordi commerciali su scala regionale o multilaterale. Nell'aprile 2008, nel parere sul tema I negoziati sui nuovi accordi commerciali (CESE 773/2008), il Comitato ha chiarito che - in questi e in altri negoziati previsti nella sua comunicazione sul tema Europa globale - la Commissione deve fare delle 27 convenzioni elencate nell'ambito del sistema SPG Plus «la soglia minima di discussione del capitolo Sviluppo sostenibile nel caso dei negoziati avviati con i paesi asiatici», compresi i negoziati con l'ASEAN. Il parere riconosceva tuttavia l'esigenza di «applicare una valutazione differenziata» e sottolineava che il Comitato ritiene che gli accordi bilaterali (cfr. il punto 1.2) «vadano considerati compatibili con il multilateralismo e che anzi alla lunga lo rafforzeranno».

    1.5   L'esperienza dimostra i vantaggi reciproci derivanti dalla cooperazione e dal dialogo con partner internazionali in varie parti del mondo. Esse consentono una migliore comprensione reciproca ed un più efficace approccio alle sfide ed ai problemi da risolvere. In tale ambito, il CESE sottolinea l'opportunità di un maggior coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile, sia a livello europeo, sia nei paesi terzi, nel processo di valutazione di impatto sulla sostenibilità socioeconomica degli accordi di libero scambio con i paesi ASEAN e sulla vulnerabilità dei gruppi sociali più esposti alla concorrenza e la necessità di favorire l'irrobustimento della società civile e lo sviluppo sostenibile nell'ambito del «dialogo strutturato» UE-ASEAN. Vale la pena sottolineare, a tal proposito, che nei paesi ASEAN in cui le organizzazioni della società civile sono più radicate (ad esempio in Indonesia, Thailandia e Filippine) le relazioni con l'UE sono state maggiormente efficaci. La sfida attuale è quella di trovare modalità di collaborazione efficaci anche con le più deboli organizzazioni della società civile negli altri paesi della regione.

    1.6   In quest'ambito, il CESE auspica e si rende disponibile a svolgere, in collaborazione con le altre istituzioni comunitarie, un ruolo di stimolo, di facilitatore e di expertise volto a rafforzare il dialogo con le società civili dei paesi aderenti all'ASEAN, in particolare per le realtà più vulnerabili. Ciò potrà essere sicuramente facilitato e rafforzato se realizzato in stretta collaborazione, ed integrazione, con il nuovo servizio diplomatico per le relazioni esterne dell'UE.

    1.7   Il Comitato propone il lancio di una piattaforma integrata ed inclusiva delle organizzazioni sociali UE-ASEAN a supporto dei temi cardine del processo di integrazione interregionale, oltre che a supporto dell'irrobustimento delle organizzazioni che interpretano i bisogni della società civile locali, specialmente nei paesi ove tali organizzazioni sono più deboli. Tale nuovo strumento di cooperazione fra gli attori della società civile UE-ASEAN, favorirebbe una strategia integrata di capacity building tramite scambi di esperienze su specifici casi di studio e su vari aspetti del processo di integrazione: dialogo socioculturale, collaborazione scientifica e produttiva, servizi di interesse generale, gestione emergenze, ecc.

    1.8   Il Comitato propone in quest'ottica di verificare la fattibilità di istituire, eventualmente anche con il coinvolgimento dell'ASEAN Foundation  (4) e/o dell'Asia-Europe Foundation (ASEF) (5), una fondazione europea orientata specificamente al dialogo sociale, civile, professionale ed interculturale UE-ASEAN. Un realistico programma annuale di attività potrebbe poi consentire di svolgere una utile funzione di monitoraggio al servizio delle istituzioni comunitarie pubbliche interessate.

    1.9   Il Comitato propone, inoltre, nel breve termine, l'istituzione di un «Rapporto annuale» sullo stato dei modelli e sistemi partecipativi nell'ASEAN per verificare i progressi compiuti, con specifici focus tematici, come ad esempio il settore della sicurezza alimentare, dell'acqua e della sanità, ecc. Il rapporto sarebbe un'occasione periodica di screening e monitoraggio delle attività messe concretamente in campo per la promozione del volet socioculturale e potrebbe favorire anche il confronto con modelli ed azioni similari messe in campo dai principali organismi internazionali, in primo luogo la FAO, ma anche da altri attori globali (come, ad esempio, USA, Giappone, ecc.).

    1.10   Al fine di promuovere il dialogo e la cooperazione istituzionale fra le parti sociali, il Comitato suggerisce, infine, l'istituzione di un dialogo permanente fra i funzionari ASEAN e i delegati presso il CESE, promuovendo occasioni di confronto e collaborazione istituzionali, su base regolare, anche in connessione con i principali eventi della vita dell'organizzazione ed i principali momenti di confronto del dialogo strutturato UE-ASEAN e ASEM. Ad esempio, la Commissione dovrebbe promuovere un dialogo constante fra i rappresentanti dell'ASEAN, a tutti i livelli, ed i rappresentanti della società civile organizzata europea (e di quelle nazionali interessate) sulla base di un programma di attività condiviso e realistico (ad esempio, discussione dei pareri del CESE nei paesi aderenti all'ASEAN). I risultati di tale attività dovrebbero prevedere forme di valutazione qualitativa/quantitativa di facile comprensione nelle diverse lingue dell'UE e dei paesi ASEAN. Un forum UE-ASEAN promosso dal CESE in tale ambito potrebbe incontrare l'interesse di varie istituzioni ed enti pubblici e privati.

    2.   L'ASEAN: caratteristiche ed evoluzione

    2.1   Dalla nascita ad oggi, l'ASEAN ha compiuto un lento e progressivo percorso di maturazione che l'ha portata ad assumere nel tempo una diversa e più complessa fisionomia. Nata all'interno delle logiche geopolitiche della guerra fredda, per esigenze di sicurezza territoriale, di legittimazione di Stati da poco giunti all'indipendenza e di promozione del multilateralismo, l'ASEAN ha progressivamente esteso il processo di integrazione regionale, inizialmente in campo economico e commerciale, per poi intraprendere, anche sulla spinta della crisi economica del 97, un processo più avanzato di integrazione di natura istituzionale, politico-economico e socio culturale.

    2.2   L'UE ha rappresentato, sin dai Trattati istitutivi della Comunità europea, ma ancor più recentemente dopo la svolta della moneta unica e l'allargamento ad Est, una «fonte d'ispirazione naturale» per l'ASEAN, ed il «dialogo strutturato» UE-ASEAN ha certamente influenzato l'evoluzione più recente dell'integrazione del Sud-Est asiatico. La Carta ASEAN del 15 dicembre 2008 (6) ha dotato l'Associazione di personalità giuridica. In occasione del 14o vertice dei capi di Stato e di governo del 2009, l'ASEAN ha delineato una roadmap per realizzare un mercato comune entro il 2015. La comunità ASEAN si è quindi dotata di una struttura a tre pilastri: comunità economica (AEC), comunità politica e di sicurezza (APSC) e comunità socioculturale (ASCC) (7).

    2.3   L'implementazione della comunità economica segue l'avvenuta liberalizzazione commerciale dell'accordo AFTA (ASEAN Free Trade Area) e la liberalizzazione in materia di investimenti intra-ASEAN, regolata dall'accordo AIA (ASEAN Investment Area); con una deroga di 5 anni per i paesi CLMV (8). La Comunità politica e di sicurezza rimane essenzialmente legata al dialogo intergovernativo. La cooperazione socioculturale concerne, principalmente, la collaborazione in materia di istruzione, sviluppo delle risorse umane, I&CT, pubblico impiego, welfare, riduzione della povertà, sicurezza alimentare, prevenzione e monitoraggio delle malattie infettive, gestione dei disastri naturali, tutela dei diritti dei minori, delle donne e degli individui diversamente abili, tutela ambientale.

    2.4   Il rafforzamento istituzionale dell'ASEAN si è accompagnato ad un maggior ruolo internazionale dell'Organizzazione. Il 1o gennaio 2010 sono entrati in vigore accordi di libero scambio con Australia e Nuova Zelanda, con la Cina e con l'India. L'accordo con Australia e Nuova Zelanda (ASEAN-Australia-New Zealand Free Trade Area, AANZFTA) prevede la liberalizzazione del commercio di beni (99 % dei prodotti importati da Indonesia, Malesia, Filippine e Vietnam), servizi ed investimenti.

    2.5   L'accordo con la Cina (China ASEAN Free Trade Area, CAFTA) comporta l'abolizione dei dazi doganali per 7.000 gruppi merceologici (circa il 90 % delle posizioni doganali), creando un mercato integrato di circa 1,9 miliardi di persone, caratterizzato da un volume di interscambio di circa 4,5 miliardi di dollari. Un periodo di transizione fino al 2015 è stato accordato ai paesi CLMV.

    2.6   L'accordo con l'India (ASEAN-India Trade in Goods, TIG) prevede una graduale liberalizzazione tariffaria per oltre il 90 % dei prodotti scambiati, inclusi «prodotti speciali» come olio di palma, caffè, tè e pepe. Anche in questo caso, l'accordo vede la creazione di un unico mercato integrato costituito da oltre 1,8 miliardi di persone.

    2.7   L'ASEAN intrattiene, inoltre, rapporti privilegiati di cooperazione politica ed economica con Corea del Sud, Giappone e Cina (blocco ASEAN+3) e con gli USA che, come è noto, mantengono interessi strategici nel Pacifico sud-orientale ed hanno già concluso un accordo di libero scambio con Singapore. Di particolare interesse strategico, la proposta del Presidente Obama (i negoziati sono in corso dallo scorso marzo) di espandere la Trans-Pacific Partnership - TPP (oggi composta da Brunei, Cile, Nuova Zelanda e Singapore) anche agli USA, oltre che ad Australia, Perù e Vietnam.

    3.   UE-ASEAN: lo stato dell'arte delle relazioni

    3.1   La rilevanza dei rapporti UE-ASEAN emerge in tutta evidenza se si guarda alle relazioni commerciali e finanziarie tra le due realtà geoeconomiche. Nella comunicazione Global Europe del 2006, la Commissione ha inserito l'ASEAN fra i mercati prioritari in considerazione del rilevante potenziale di crescita: fra il 2004 ed il 2008 il commercio fra UE-ASEAN di beni e servizi è cresciuto più del 25 % raggiungendo i 175 miliardi di euro nel 2008 (dati DG Trade).

    3.2   L'ASEAN è attualmente il terzo partner commerciale dell'Europa comunitaria dopo USA e Cina, con un peso pari a circa il 7 % delle sue importazioni totali. La bilancia commerciale UE-ASEAN registra un disavanzo considerevole, pari a circa 25 miliardi di euro nel 2008 (dati Eurostat). L'UE importa prevalentemente macchinari (29,2 miliardi di euro nel 2008) e prodotti agricoli (12,4 miliardi di euro nel 2008), mentre registra un avanzo nella bilancia dei servizi (+2,6 miliardi di euro nel 2007, dati Eurostat).

    3.3   Quanto agli investimenti, nel periodo 2005-2008, i flussi di capitale UE-ASEAN hanno registrato un incremento del 200 % in valore (raggiungendo un valore complessivo di 105,4 miliardi di euro, dati Eurostat). Gli investitori europei contribuiscono per circa il 27 % dei flussi di IDE complessivi verso l'ASEAN. La stragrande maggioranza di essi vanno a Singapore (65 %), seguono Malesia (9 %), Thailandia, Indonesia, Brunei e Vietnam (5-7 % ciascuno), mentre solo meno dell'1 % affluisce verso gli altri paesi. Nello stesso periodo si è assistito, tuttavia, anche ad un significativo incremento dei flussi ASEAN-UE passati da 29,7 a 43,6 miliardi di euro nel 2007 (dati Eurostat). L'85 % dei flussi in uscita dall'ASEAN provengono tuttavia da due soli paesi: Singapore e Malesia (9).

    3.4   Nonostante la crescita dei rapporti commerciali e finanziari, i mercati ASEAN mantengono rilevanti barriere tariffarie e non tariffarie. La rimozione di tali barriere, attraverso l'implementazione di un accordo di libero scambio UE-ASEAN, comporterebbe chiari benefici per l'Unione, soprattutto nel campo dei servizi, ma anche benefici per i paesi ASEAN i quali, pur godendo di effetti differenziati, mostrano una tendenza a godere di benefici maggiori in corrispondenza di livelli maggiori di approfondimento dell'integrazione (cfr. TSIA, DG TRADE) (10).

    3.5   I negoziati commerciali, lanciati nel luglio 2007 fra l'UE e 7 paesi ASEAN «non-LDC» (11), sono stati, tuttavia, bloccati consensualmente nel marzo 2009: la sostanziale eterogeneità dei partner ASEAN dal punto di vista economico (i paesi sono diversificati in termini di sviluppo umano, speranza di vita, livelli di povertà e priorità di spesa pubblica), la varietà delle politiche commerciali, ma anche profonde divergenze di natura politica (basti pensare alla dittatura militare ed alla questione dei diritti umani in Myanmar), si sono rivelati ostacoli insormontabili, anche per il negoziato commerciale. Su questo punto il Comitato conferma la medesima posizione del Parlamento europeo che, nel gennaio 2008, si è già espresso negativamente circa l'opportunità di firmare un accordo commerciale con il Myanmar, sotto l'attuale regime militare.

    3.6   All'affievolirsi dell'integrazione economica e commerciale ha corrisposto recentemente un graduale rafforzamento delle relazioni politico-istituzionali UE-ASEAN, ancorché esclusivamente di tipo intergovernativo. Vanno citati a tal proposito l'ASEAN-EU Programme for Regional Integration Support (fase I e fase II) (12); la Trans Regional EU-ASEAN Trade Initiative (TREATI) (13) ed il Regional EU-ASEAN Dialogue Instrument (READI) (14).

    3.7   Oltre a tali accordi, recentemente le due organizzazioni hanno dato vita ad una dichiarazione congiunta sulla lotta al terrorismo (14o incontro ministeriale del 2003) (15) e, in occasione del 16o incontro ministeriale a Norimberga, il 15 marzo 2007, hanno adottato un piano d'azione comune (Piano d'azione di Norimberga per il periodo 2007-2012).

    3.8   L'UE e l'ASEAN mantengono, inoltre, una cooperazione politica mediante incontri congiunti dei rispettivi ministri degli Esteri e alti funzionari. Il 27-28 maggio 2009, la 17a riunione dei ministri degli Esteri UE-ASEAN tenutasi a Phnom Penh (Cambogia) è stata l'occasione per stilare un bilancio dei primi due anni di implementazione del piano d'azione di Norimberga e per affrontare questioni emergenti (come la recessione globale ed il rischio di pandemia legata al virus A/H1N1). A conclusione è stato adottato un nuovo documento, la Phnom Penh Agenda, che fissa priorità ed obiettivi da perseguire nel biennio 2009-2010.

    3.9   Da citare, anche se esterna al dialogo UE-ASEAN, la positiva esperienza ASEM (Asia-Europe Meeting), che rimane attualmente il principale canale di collegamento multilaterale fra Europa ed Asia. (16) L'ASEM affianca alla realizzazione di summit bilaterali biennali di natura intergovernativa (17), l'Asia-Europe People's Forum; l'Asia-Europe Parliamentary Partnership e l'Asia-Europe Business Forum, oltre ad una piattaforma di rete per favorire la collaborazione scientifica dell'istruzione e della ricerca: la Trans-Eurasia Information Network (TEIN) (18).

    4.   I temi principali delle relazioni UE-ASEAN

    4.1   Senza alcuna pretesa di esaustività, il Comitato ritiene utile concentrare l'attenzione su alcuni temi prioritari e criticità, considerati strategici per l'evoluzione futura delle relazioni UE-ASEAN, al fine di fornire linee di indirizzo e opzioni di intervento concrete.

    4.2   Come già sottolineato, i negoziati commerciali UE-ASEAN sono attualmente sospesi. Al fine di mantenere l'impegno nella regione, l'UE ha avviato negoziati per accordi commerciali di libero scambio di natura bilaterale con alcuni Stati membri dell'ASEAN (iniziando con Singapore e Vietnam).

    4.2.1   È innegabile che i paesi ASEAN rimangono realtà eterogenee, sia da un punto di vista politico-istituzionale (nell'ASEAN convivono regimi democratici e regimi autoritari, oltre che vere e proprie dittature militari come nel caso del Myanmar), sia da un punto di vista economico (esiste, ad esempio, un chiaro divario, per tutti gli indicatori di sviluppo socioeconomico, fra le cosiddette. economie ASEAN-6 ed i 4 nuovi CLMV). Inoltre, le istituzioni ASEAN (segretariato e presidenza) non hanno mandato negoziale. C'è, inoltre, cautela circa i costi sociali di un'integrazione economica profonda per i CLMV (19).

    4.2.2   Tuttavia, l'opzione bilaterale rimane una tipica opzione di second best e l'esclusione di alcuni paesi dal negoziato (Myanmar, Cambogia e Laos) è stata aspramente criticata dagli stessi paesi ASEAN. Inoltre, la necessità di favorire un vero e proprio negoziato su base regionale è fondamentale per rafforzare la presenza europea nell'area e per favorire anche un maggior dialogo con la Cina, visti gli stretti legami fra le economie della regione. In quest'ottica, l'avvio di trattati bilaterali con i paesi ASEAN deve essere visto esclusivamente come primo passo verso un'intesa più ampia di partenariato politico-economico di natura regionale, sia per la centralità dell'area asiatica nell'ambito degli equilibri politico-economici internazionale e, indirettamente, le relazioni UE-Cina, sia in considerazione della volontà dei paesi dell'area sud-est asiatica di creare un mercato comune entro il 2015, obiettivo che l'UE sostiene tecnicamente e finanziariamente.

    4.3   L'UE sta negoziando con i paesi ASEAN specifici accordi di cooperazione allargata (Partner and Cooperation Agreements - PCAs) e supporta l'Iniziativa ASEAN per l'integrazione (IAI), così come le iniziative riguardanti le aree di crescita subregionale (20). È stata inoltre rafforzata la collaborazione nel settore dell'istruzione e della formazione professionale i cui obiettivi principali sono l'innalzamento degli standard di insegnamento, la promozione dell'apprendimento linguistico e l'uso delle moderne tecnologie di informazione e comunicazione (21).

    4.3.1   In considerazione della delicatezza della questione della sicurezza alimentare, l'UE intende inoltre rafforzare la collaborazione con la FAO nell'area. La FAO ha già elaborato, in collaborazione con l'ASEAN, un ASEAN Integrated Food Security Framework (AIFS) ed il relativo piano d'azione strategico, Strategic Plan of Action for Food Security (SPA-FS), e sta attualmente realizzando 10 studi paese sugli effetti della crisi in termini di sicurezza alimentare nella regione. La FAO sta inoltre lavorando ad un Memorandum of Understanding con l'ASEAN per formalizzare le relazioni reciproche e facilitare le azioni di assistenza tecnica in tema di sicurezza alimentare nella regione.

    4.3.2   In considerazione della vulnerabilità socioeconomica della regione agli shock esterni e dei probabili effetti aggiuntivi che la realizzazione di accordi di liberalizzazione commerciale avrà sulla vulnerabilità di alcuni paesi membri e su alcuni gruppi sociali maggiormente esposti alla concorrenza, è auspicabile una maggiore attenzione a tali aspetti della cooperazione economica, anche in tema di knowledge sharing con altre istituzioni internazionali e centri di ricerca.

    4.4   La cooperazione politica tra Unione ed ASEAN rimane prettamente di natura intergovernativa e si sviluppa tramite incontri periodici (biennali) tra i rispettivi ministri degli Esteri ed alti funzionari. Tali riunioni ministeriali hanno, tuttavia, favorito una crescente convergenza delle posizioni reciproche in tema di politica estera. L'UE, ad esempio, ha fatto richiesta di accesso all'ASEAN Treaty of Amity and Cooperation e l'ASEAN ha, a tal fine, accettato di estendere il Trattato ad entità giuridiche sovranazionali.

    4.4.1   Per quanto riguarda la cooperazione socioculturale, essa è regolata, per il biennio 2009-2010, dall'Agenda di Phnom Penh, che fissa obiettivi comuni da perseguire in diversi settori: dalla sicurezza sanitaria alla scienza e tecnologia, alla formazione professionale, alla tutela del patrimonio artistico e culturale. Anche nell'ambito della cooperazione sociale, tuttavia, il coinvolgimento della società civile rimane paradossalmente modesto. Mancano infatti, allo stato attuale, sedi che consentano una piena espressione delle diverse esigenze e aspettative delle parti sociali e degli altri cittadini in merito alla situazione attuale ed alle prospettive future della collaborazione UE-ASEAN (22).

    4.4.2   Infine, in tema di diritti umani, non può non essere accolta con soddisfazione la recente istituzione (avvenuta con l'entrata in vigore della Carta ASEAN) di una Commissione intergovernativa sui diritti umani. Pur trattandosi di un ente privo (almeno per ora) di poteri coercitivi e sanzionatori, con un compito quindi di promozione più che di tutela degli stessi, si tratta senza dubbio di un primo passo verso una più completa protezione dei diritti umani che l'organizzazione sarà chiamata a raggiungere nei prossimi anni. Il Comitato ribadisce, tuttavia, che stante l'attuale situazione in tema di diritti umani, non è possibile progredire nei negoziati con l'attuale dittatura militare in Myanmar.

    Bruxelles, 26 maggio 2010

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  EXT/132 del 1996; EXT/153 del 1997.

    (2)  Cfr. la comunicazione del 2006 della Commissione Global Europe: Competing in the World.

    (3)  Non è certamente possibile paragonare le due situazioni, ma il capitolo 13 dell'Accordo di libero scambio dell'UE con la Corea del Sud può essere considerato un utile modello di riferimento.

    (4)  L'ASEAN Foundation è stata istituita il 15 dicembre 1997 a Kuala Lumpur in occasione del 30o anniversario dell'Associazione. Essa persegue il miglioramento degli stili di vita e del benessere dei popoli del Sud-Est asiatico e promuove una maggiore consapevolezza circa i benefici del processo di integrazione regionale attraverso l'attivazione di contatti people to people e collaborazioni fra istituzioni sociali ed accademiche.

    (5)  L'Asia-Europe Foundation (ASEF), fondata nel febbraio 1997 dai paesi ASEM, promuove il dialogo e la collaborazione fra le popolazioni asiatiche ed europee attraverso la promozione degli scambi culturali, intellettuali e people to people coinvolgendo le società civili dei paesi coinvolti e le collettività.

    (6)  Cfr. The ASEAN Charter, Singapore, 20 novembre 2007. Questo trattato costituzionale fornisce l'architettura base dell'associazione. La Carta è composta di una premessa, 13 capitoli e 55 articoli.

    (7)  Cfr. ASEAN Economic Community (AEC) Blueprint (Singapore, 20 novembre 2007); ASEAN Political-Security Community (APSC) Blueprint (Cha-Am, 1o marzo 2009) e ASEAN Socio-Cultural Community (ASCC) Blueprint (Cha-Am, 1o marzo 2009).

    (8)  L'acronimo CLMV si riferisce ai membri più recenti dell'Organizzazione (Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam).

    (9)  Tra le 18 multinazionali ASEAN che figurano fra le prime 100 a livello mondiale, 11 sono localizzate a Singapore e 6 in Malesia (dati UNCTAD).

    (10)  DG TRADE, Trade Sustainability Impact Assessment (TSIA) of the FTA between the EU and ASEAN, giugno 2009, TRADE07/C1/C01 - Lot 2.

    (11)  Indonesia, Malaysia, Singapore, Brunei, Thailandia, Filippine, Vietnam.

    (12)  L'ASEAN-EU Programme for Regional Integration Support (APRIS I), firmato a Giacarta nel settembre 2003 con uno stanziamento di 4,5 milioni di euro per il supporto al raggiungimento dei target previsti dal Piano d'azione di Vientiane, alla realizzazione della finestra unica ASEAN per l'armonizzazione delle procedure doganali, alla riduzione delle barriere tecniche al commercio, all'allineamento degli standard qualitativi nella regione e all'assistenza tecnica al segretariato ASEAN. Gli obiettivi principali dell'APRIS II (cfr. ASEAN-EU Programme for Regional integration Support (APRIS) - Phase II, Giacarta, novembre 2006) sono invece: in ambito commerciale, favorire l'allineamento degli standard ASEAN a quelli internazionali; in materia di investimenti, favorire l'adozione di un piano d'azione per velocizzare la rimozione delle barriere all'afflusso e alla libera circolazione dei capitali nella regione; in ambito istituzionale, promuovere un rafforzamento del meccanismo ASEAN per la composizione delle controversie e fornire assistenza al segretariato ASEAN per garantire un efficiente adempimento delle sue funzioni. L'APRIS II vige per il triennio 2006-2009 e la sua copertura finanziaria è garantita da uno stanziamento iniziale da parte dell'UE di 8,4 milioni di euro. Nel 2007 è stato disposto un ulteriore stanziamento di 7,2 milioni di euro a sostegno delle iniziative previste dal piano APRIS II, con particolare riguardo al raggiungimento di standard comuni tra i paesi della regione nei settori agroalimentare, elettronico, cosmetico e nei prodotti in legno.

    (13)  Programma di assistenza tecnica che l'Unione si impegna a fornire ai paesi del Sud-Est asiatico per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di integrazione ASEAN nel campo degli standard dei prodotti agro-alimentari e industriali e in materia di barriere tecniche al commercio. Cfr. Trans-Regional EU-ASEAN Trade Initiative, Luang Prabang, 4 aprile 2003.

    (14)  Il READI riguarda tutti i temi di cooperazione non commerciale e promuove il dialogo politico in settori di comune interesse come, ad esempio, la società dell'informazione; il cambiamento climatico; la sicurezza nell'aviazione civile; occupazione ed affari sociali; energia, scienza e tecnologia.

    (15)  Cfr. Joint Declaration on Cooperation to Combat Terrorism, Bruxelles, 27-28 gennaio 2003.

    (16)  Gli attuali 45 membri dell'ASEM rappresentano circa la metà del PIL mondiale, circa il 60 % della popolazione mondiale e circa il 60 % del commercio mondiale (dati Commissione europea).

    (17)  L'ottavo summit si svolgerà a Bruxelles in ottobre e si focalizzerà sul tema migliorare la qualità di vita.

    (18)  Il progetto TEIN3 (http://www.tein3.net/) offre un portale per favorire la collaborazione scientifica a circa 8 000 centri di ricerca ed istituzioni accademiche della regione dell'Asia Pacifico, e la loro partecipazione a progetti con i loro pari in Europa. La collaborazione telematica della ricerca fra Europa ed Asia è assicurata dalla connettività con il GÉANT network.

    (19)  In conformità al «trattamento speciale e differenziato» adottato in sede OMC, l'UE è disponibile a tenere in considerazione l'eterogeneità dei livelli di sviluppo dei paesi partner. Da tener presente che le esportazioni di Laos e Cambogia già beneficiano di un accesso preferenziale sul mercato UE grazie all'iniziativa Everything but Arms.

    (20)  Al momento ci sono 5 progetti comuni in fase di realizzazione per un budget complessivo di 55,5 milioni di euro.

    (21)  Priorità ai progetti in materia di formazione professionale, trasporti, energia e sviluppo sostenibile. Cfr. Regional EU-ASEAN Dialogue Instrument, Kuala Lumpur, 2005.

    (22)  L'unica (parziale) eccezione è rappresentata dalla ASEAN-EU Business Network, con sede a Bruxelles, istituita nel 2001 allo scopo di favorire le relazioni commerciali tra le parti.


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