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Dokument 52017IP0124

    Risoluzione del Parlamento europeo del 5 aprile 2017 su come far fronte ai movimenti di rifugiati e migranti: ruolo dell'azione esterna dell'UE (2015/2342(INI))

    GU C 298 del 23.8.2018, lk 39—55 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    23.8.2018   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 298/39


    P8_TA(2017)0124

    Come far fronte ai movimenti di rifugiati e migranti: ruolo dell'azione esterna dell'UE

    Risoluzione del Parlamento europeo del 5 aprile 2017 su come far fronte ai movimenti di rifugiati e migranti: ruolo dell'azione esterna dell'UE (2015/2342(INI))

    (2018/C 298/06)

    Il Parlamento europeo,

    visti gli articoli 3, 8 e 21 del trattato sull'Unione europea (TUE) e gli articoli 80, 208 e 216 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),

    vista la strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, pubblicata nel giugno 2016,

    viste le comunicazioni della Commissione dal titolo: «Agenda europea sulla migrazione», del 13 maggio 2015 (COM(2015)0240), «Sfollamenti forzati e sviluppo», del 26 aprile 2016 (COM(2016)0234), «Creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell'ambito dell'agenda europea sulla migrazione», del 7 giugno 2016 (COM(2016)0385), e «Potenziare gli investimenti per la crescita e l'occupazione: verso la seconda fase del Fondo europeo per gli investimenti strategici e verso il piano europeo per gli investimenti esterni», del 14 settembre 2016 (COM(2016)0581), e le comunicazioni congiunte della Commissione europea e dell’Alto rappresentante dell’Unione europea degli affari esteri e la politica di sicurezza dal titolo «Affrontare la crisi dei rifugiati in Europa: Il ruolo dell'azione esterna dell'UE» del 9 settembre 2015 (JOIN(2015)0040), «La migrazione lungo la rotta del Mediterraneo centrale: Gestire i flussi e salvare vite umane», del 25 gennaio 2017 (JOIN(2017)0004), e «Riesame della politica europea di vicinato», del 18 novembre 2015 (JOIN(2015)0050),

    viste le conclusioni del Consiglio «Affari generali» sull'approccio globale in materia di migrazione e mobilità (GAMM), del 3 maggio 2012,

    viste le conclusioni del Consiglio europeo sulla migrazione del 25-26 giugno, del 15 ottobre e del 17-18 dicembre 2015 e del 17-18 marzo e del 28 giugno 2016,

    viste le conclusioni del Consiglio «Affari esteri» sulla migrazione nella cooperazione allo sviluppo dell'UE, del 12 dicembre 2014, sulla migrazione, del 12 ottobre 2015, sull'approccio dell'UE agli sfollamenti forzati e allo sviluppo, del 12 maggio 2016, e sugli aspetti esterni della migrazione, del 23 maggio 2016,

    viste le conclusioni del Consiglio Affari esteri, del 17 ottobre 2016, sulle future priorità dei partenariati e i relativi patti con la Giordania e con il Libano,

    vista la dichiarazione della conferenza ad alto livello sulla rotta del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali dell'8 ottobre 2015,

    visti la dichiarazione politica e il piano d'azione approvati al vertice della Valletta dell'11-12 novembre 2015,

    viste le conclusioni del vertice di Bratislava del 16 settembre 2016,

    vista la relazione speciale n. 9/2016 della Corte dei conti europea dal titolo «La spesa per la dimensione esterna della politica UE di migrazione nei paesi del vicinato orientale e del Mediterraneo meridionale fino al 2014»,

    visti la convenzione e il protocollo delle Nazioni Unite relativi allo status dei rifugiati e le convenzioni fondamentali in materia di diritti umani, la convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,

    visti le convenzioni di Ginevra e i relativi protocolli aggiuntivi che regolano la condotta dei conflitti armati e cercano di limitarne gli effetti,

    visto il documento finale del vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile del 25 settembre 2015 dal titolo «Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development» (Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile),

    visti la dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti della riunione ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite su come affrontare i grandi flussi di rifugiati e migranti, del 19 settembre 2016, e i relativi allegati su un «Quadro globale di risposta per i rifugiati» e «Verso un patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare»,

    viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 9 luglio 2015 sulla revisione della politica europea di vicinato (1), dell'8 marzo 2016 sulla situazione delle donne rifugiate e richiedenti asilo nell'Unione europea (2), del 12 aprile 2016 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell'UE alle migrazioni (3) e del 13 settembre 2016 sul Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa: le implicazioni per lo sviluppo e gli aiuti umanitari (4) e del 25 ottobre 2016 sui diritti umani e la migrazione nei paesi terzi (5),

    visto l'articolo 52 del suo regolamento,

    viste le deliberazioni comuni della commissione per gli affari esteri e della commissione per lo sviluppo ai sensi dell'articolo 55 del regolamento,

    visti la relazione della commissione per gli affari esteri e della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per i bilanci e della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (A8-0045/2017),

    A.

    considerando che la migrazione è un diritto umano sancito dall'articolo 13 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite; che tutti devono avere il diritto di vivere la propria vita nel paese d'origine e nella regione in cui sono nati e cresciuti e dove hanno le proprie radici culturali e sociali;

    B.

    considerando che la mobilità umana ha raggiunto livelli senza precedenti, con 244 milioni di migranti internazionali, per vari motivi, che emigrano volontariamente o involontariamente; che tali migrazioni internazionali avvengono principalmente nell'ambito della stessa regione e tra paesi in via di sviluppo; che, secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), le donne migranti costituiscono la maggioranza dei migranti internazionali in Europa (52,4 %) e Nord America (51,2 %); che i flussi migratori Sud-Sud hanno continuato a crescere rispetto ai movimenti Sud-Nord: nel 2015 90,2 milioni di migranti internazionali nati nei paesi in via di sviluppo risiedevano in altri paesi del Sud del mondo, mentre 85,3 milioni nati nel Sud risiedevano nei paesi del Nord del mondo;

    C.

    considerando che il numero di minori non accompagnati che attraversano il Mediterraneo è in costante crescita e che, nonostante l'aumento dei salvataggi, il numero di morti nel Mediterraneo continua a crescere (5 079 nel 2016 e 3 777 nel 2015, secondo l'OIM);

    D.

    considerando che nel 2015, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), un numero senza precedenti pari a 65,3 milioni di persone, tra cui 40,8 milioni di sfollati interni e 21,3 milioni di rifugiati, è stato obbligato a sfollare a causa di conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale nonché destabilizzazione; che tale numero si aggiunge a quello delle persone sfollate a causa di calamità naturali, disuguaglianze, povertà, insufficienti prospettive socioeconomiche, cambiamenti climatici, mancanza di serie ed efficaci politiche di sviluppo concepite a lungo termine e mancanza di una volontà politica diretta ad affrontare con decisione i problemi strutturali che stanno alla base di tali flussi migratori; che l'UNHCR stima ad almeno 10 milioni il numero di apolidi;

    E.

    considerando che i dati attualmente disponibili indicano negli ultimi cinque anni un incremento dei rifugiati di oltre il 50 %; che diversi fattori contribuiscono a tale dato impressionante, compreso il fatto che il rimpatrio volontario dei rifugiati è ai minimi storici dagli anni '80 a oggi, che resta limitato il numero dei rifugiati cui viene offerta una possibilità di integrazione a livello locale e che le cifre del reinsediamento sono rimaste stabili attestandosi a circa 100 000 persone l'anno;

    F.

    considerando che 6,7 milioni di rifugiati vivono in situazioni di sfollamento protratto, che secondo le stime in media si prolunga per circa 26 anni, in totale assenza di prospettive; che le soluzioni durature allo sfollamento continuano a essere inaccettabilmente scarse, il che rende necessario considerare lo sfollamento forzato come una sfida politica e di sviluppo e non esclusivamente umanitaria;

    G.

    considerando che questa sfida richiede un approccio olistico e multilaterale, fondato sulla cooperazione internazionale e sulle sinergie, nonché soluzioni coordinate e concrete che non siano soltanto di reazione, ma che anticipino possibili crisi future; che l'86 % dei rifugiati nel mondo vive in regioni povere e che i paesi più poveri ospitano il 26 % del totale e si trovano quindi in una situazione di estrema pressione e ulteriore destabilizzazione della propria coesione e del proprio sviluppo a livello sociale ed economico; che tali paesi dispongono molto raramente di strumenti a tutela dei diritti dei migranti, e non hanno neppure strumenti in materia di asilo; che il milione di persone che ha raggiunto l'UE nel 2015 rappresentava lo 0,2 % della popolazione dell'UE, rispetto alle percentuali molto più elevate (fino al 20 %) registrate nei paesi vicini o in Europa negli anni '90;

    H.

    considerando che i rifugiati, gli sfollati interni e i migranti rappresentano categorie giuridicamente distinte, ma che spesso in realtà queste persone fanno parte di movimenti misti su vasta scala a causa di una serie di implicazioni politiche, economiche, sociali, di sviluppo, umanitarie e di diritti umani che vanno oltre i confini; che la dignità umana di tutte le persone coinvolte in tali movimenti deve essere al centro di tutte le politiche europee in materia; che inoltre i rifugiati e i richiedenti asilo devono sempre essere trattati conformemente al proprio status e che ad essi non può negarsi in nessun caso il godimento dei diritti discendenti dalle convenzioni internazionali in materia e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea; che è opportuno non ricorrere alla distinzione giuridica tra rifugiati e migranti per indicare che la migrazione per motivi economici o per la ricerca di una vita migliore sia meno legittima rispetto alla fuga dalle persecuzioni; che nella maggior parte dei casi i diritti politici ed economici, accanto agli altri diritti umani fondamentali, risultano minacciati nelle situazioni di conflitto, instabilità o tensione e continuano a essere posti in discussione a causa degli sfollamenti forzati;

    I.

    considerando che la crisi alimentare e nutrizionale in atto nel Sahel provoca l'erosione della resilienza della popolazione, aggravata dalla rapida successione di crisi, dall'assenza di servizi di base e dai conflitti nella regione; che tale situazione determinerà un intensificarsi dei flussi migratori;

    J.

    considerando che per tutto il loro viaggio i migranti sono esposti a rischi di ogni tipo, sia a livello fisico che psicologico, fra cui la violenza, lo sfruttamento, la tratta e gli abusi sessuali e di genere; che ciò vale in particolare per le persone vulnerabili, come le donne (ad esempio quelle a capo di un nucleo familiare o in gravidanza), i bambini (sia non accompagnati, sia separati dalle loro famiglie o con la famiglia), le persone LGBTI, le persone con disabilità, le persone bisognose di cure mediche urgenti e le persone anziane; che tali gruppi vulnerabili dovrebbero ottenere urgentemente protezione umanitaria e accesso alla protezione e ai meccanismi di riferimento, allo status di soggiornanti, nonché ai servizi di base, compresa l'assistenza sanitaria nel quadro del loro reinsediamento o mentre le loro richieste di asilo vengono esaminate conformemente al diritto applicabile;

    K.

    considerando che l'aumento della mobilità umana, se gestita in maniera sicura, ordinata, regolare, responsabile e preventiva, può mitigare l'esposizione dei migranti e dei rifugiati ai pericoli, apportare notevoli benefici in egual misura ai paesi d'accoglienza e ai migranti, come riconosciuto dall'Agenda 2030 nonché costituire un importante fattore di crescita per i paesi, compresa l'UE; che siffatti benefici sono spesso ampiamente sottovalutati; che l'UE deve offrire soluzioni praticabili, tra cui il ricorso a lavoratori stranieri, per anticipare il crescente invecchiamento in Europa, al fine di garantire un equilibrio tra lavoratori retribuiti e popolazione non attiva e soddisfare le esigenze specifiche del mercato del lavoro;

    L.

    considerando che la risposta dell'UE ha mobilitato strumenti interni ed esterni diversi, ma sembra essersi eccessivamente concentrata sul breve termine e sulla riduzione o l'arresto dei movimenti; che tale approccio a breve termine non affronta né le cause dello sfollamento forzato e della migrazione né i bisogni umanitari dei migranti; che sono necessari ulteriori miglioramenti nell'ambito della risposta dell'UE per quanto concerne gli strumenti di gestione delle crisi e di prevenzione dei conflitti, poiché i conflitti violenti costituiscono la principale causa all'origine degli sfollamenti forzati;

    M.

    considerando che la Corte dei conti europea ha espresso seri dubbi sull'efficacia della spesa esterna dell'UE nel settore della migrazione, anche in merito ai progetti riguardanti i diritti umani dei migranti; che la Corte ha inoltre rilevato che la sicurezza e la protezione delle frontiere sono state l'elemento predominante della spesa europea nel settore della migrazione;

    N.

    considerando che gli aiuti umanitari erogati in base alle necessità e l'osservanza dei principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza, nonché il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti dell'uomo sanciti dalle convenzioni di Ginevra e dai relativi protocolli aggiuntivi devono essere al centro di ogni azione esterna dell'UE; che l'indipendenza degli aiuti, vale a dire la libertà da qualsiasi considerazione politica, economica o di sicurezza e da ogni sorta di discriminazione deve prevalere;

    O.

    considerando che l'efficace attuazione di una politica in materia di migrazione basata sui diritti umani impone di contrastare la percezione negativa delle migrazioni e promuovere messaggi positivi affinché i movimenti migratori siano accolti come un'opportunità per i paesi d'accoglienza, onde contrastare l'estremismo e il populismo;

    P.

    considerando che l'UE ha la responsabilità di sostenere i propri partner esecutivi nell'erogazione di aiuti e protezione rapidi, efficaci e di qualità e dovrebbe rendere conto del proprio operato alle popolazioni colpite; che, in tale contesto, i partner dell'Unione richiedono finanziamenti tempestivi e prevedibili e decisioni sull'assegnazione dei fondi destinati a nuove o mutate priorità che concedano loro un congruo lasso di tempo per le misure di pianificazione e di mitigazione;

    Q.

    considerando che la cooperazione decentrata può aiutare a comprendere meglio i bisogni e le culture di sfollati interni, migranti e rifugiati e a sensibilizzare la popolazione locale sulle problematiche affrontate dai migranti nei loro paesi di origine; che i governi locali e regionali europei possono svolgere un ruolo chiave nel contribuire ad affrontare queste cause profonde attraverso la creazione di capacità;

    R.

    considerando che l'articolo 21 del trattato sull'Unione europea dichiara esplicitamente che «l'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l'allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo: democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale»; che, a norma dell'articolo 208 del trattato di Lisbona, l'aiuto allo sviluppo mira a ridurre e infine a eliminare la povertà nei paesi terzi;

    Un'azione globale e basata sui principi dell'UE per affrontare le sfide della mobilità

    1.

    sottolinea che nel mondo odierno stiamo assistendo a un livello senza precedenti di mobilità umana e che una delle azioni più urgenti che la comunità internazionale deve intraprendere improrogabilmente è il rafforzamento di una risposta comune per affrontare le sfide e le opportunità che questo fenomeno rappresenta; sottolinea che tale risposta deve essere basata sul principio di solidarietà e non dovrebbe concentrarsi esclusivamente su un approccio fondato sulla sicurezza, ma dovrebbe essere orientata alla piena protezione dei diritti e della dignità di chiunque sia costretto da qualsiasi circostanza ad abbandonare la propria casa in cerca di una vita migliore; sottolinea che qualsiasi eventuale risposta dovrebbe prestare particolare attenzione a coloro che sono maggiormente vulnerabili e comprendere la prestazione di assistenza nei paesi di origine; sottolinea che, sebbene il loro trattamento sia disciplinato da quadri giuridici distinti, i rifugiati e i migranti hanno gli stessi diritti umani universali e le stesse libertà fondamentali, che occorre tutelare a prescindere dal loro status giuridico; ricorda che l'Unione europea deve rispettare i propri valori e principi in tutte le politiche comuni, nonché promuoverli nelle proprie relazioni esterne, anche secondo quanto sancito all'articolo 21 del trattato sull'Unione europea; ricorda la necessità che le politiche esterne dell'UE siano coerenti con le altre politiche dotate di una dimensione esterna;

    2.

    sottolinea che questo elevato livello di mobilità umana scaturisce da molteplici cause complesse che impongono decisioni basate su dati comprovati, onde differenziare le sue componenti ed elaborare risposte politiche mirate; sottolinea la necessità che l'UE e gli Stati membri tengano conto di questa realtà presente ed elaborino un nuovo approccio alla circolazione delle persone che sia fondato su dati reali e sugli interessi dell'UE, favorendo la resilienza delle persone, aumentando il loro accesso ai servizi di base, in particolare l'istruzione, la loro integrazione e il contributo ai contesti locali tramite l'offerta di opportunità di lavoro subordinato e autonomo;

    3.

    sottolinea che la migrazione internazionale può contribuire allo sviluppo socioeconomico, come è avvenuto storicamente, e che è necessario associarvi argomentazioni positive favorendo una conoscenza effettiva e oggettiva del fenomeno e dei relativi benefici comuni, onde contrastare i discorsi xenofobi, populisti e nazionalistici; accoglie pertanto con favore la campagna «Together» lanciata dalle Nazioni Unite per ridurre la percezione negativa dei rifugiati e dei migranti nonché i comportamenti negativi nei loro confronti, e invita le istituzioni dell'UE a cooperare pienamente con le Nazioni Unite per sostenere tale campagna; sottolinea la necessità di adottare a livello globale, europeo, nazionale e locale politiche incentrate sul medio e lungo termine e non esclusivamente guidate da pressioni politiche immediate o considerazioni elettorali nazionali; sottolinea che tali politiche devono essere coerenti, significative, inclusive e flessibili, atte a disciplinare la migrazione quale ordinario fenomeno umano e affrontare le legittime preoccupazioni per quanto riguarda la gestione delle frontiere, la protezione sociale dei gruppi vulnerabili e l'inclusione sociale dei rifugiati e dei migranti;

    4.

    evidenzia che il sistema di aiuti umanitari è estremamente sfruttato al limite delle sue possibilità e che le risorse finanziarie non saranno sufficienti per rispondere alle crisi degli sfollamenti forzati, in particolare dato il carattere prolungato della maggior parte di esse; prende atto pertanto del nuovo quadro strategico delineato nella comunicazione della Commissione su «Sfollamenti forzati e sviluppo» dell'aprile 2016 quale passo nella giusta direzione e invita il SEAE e la Commissione ad attuare i suoi contenuti all'interno del nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi; rileva l'importanza di un approccio globale e più sostenibile in materia di migrazione che comprenda la promozione di legami fra l'ambito umanitario e quello dello sviluppo e la necessità di collaborare con vari partner — attori regionali, governi, autorità locali, diaspora, società civile, comprese le organizzazioni di rifugiati e migranti, le organizzazioni religiose locali e le ONG, nonché il settore privato — per sviluppare strategie mirate e basate su dati concreti per affrontare questa sfida, pur riconoscendo che l'aiuto umanitario non è uno strumento di gestione delle crisi, come indicato nel Consenso europeo sull'aiuto umanitario;

    5.

    sottolinea che la cooperazione allo sviluppo dell'UE dovrebbe continuare ad affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati e della migrazione — vale a dire i conflitti armati, la persecuzione fondata su qualsiasi motivo, la violenza di genere, il malgoverno, la povertà, la mancanza di opportunità economiche e i cambiamenti climatici — affrontando la fragilità degli Stati, promuovendo la pace e la sicurezza, la risoluzione dei conflitti e i processi di riconciliazione successivi a un conflitto, la giustizia, l'uguaglianza, e rafforzando le istituzioni, la capacità amministrativa, la democrazia, la buona governance, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in linea con l'obiettivo di sviluppo sostenibile 16 della nuova Agenda 2030 e i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

    6.

    sottolinea la necessità di concentrarsi sugli aspetti socioeconomici del fenomeno migratorio, di svolgere le necessarie analisi per paese in merito alle cause profonde della migrazione e degli sfollamenti forzati, nonché di incoraggiare i paesi d'origine ad adottare e attuare misure e politiche che promuovano la creazione di posti di lavoro dignitosi e opportunità economiche reali, in modo da rendere la migrazione una scelta e non una necessità; invita l'UE a portare avanti politiche volte a ridurre e infine a eliminare la povertà, a combattere le disuguaglianze e l'insicurezza alimentare, a promuovere lo sviluppo economico, a lottare contro la corruzione e a rafforzare i servizi pubblici di base; rileva che una politica vincente dovrebbe riconoscere la necessità di creare resilienza economica sia nei paesi di accoglienza che d'origine; sottolinea la necessità di migliorare la coerenza delle politiche di sviluppo;

    7.

    sottolinea che i posti di lavoro e le opportunità economiche sono fondamentali per mitigare l'impatto delle vulnerabilità indotte dagli sfollamenti; invita l'UE ad aiutare i migranti e i rifugiati a trasferirsi in luoghi che offrano tali opportunità, a contribuire a creare opportunità nei loro luoghi di esilio (ad esempio, eliminando le barriere e gli ostacoli che impediscono l'accesso al mercato del lavoro) e ad aiutarli a sviluppare nuove competenze più in sintonia con le esigenze del mercato del lavoro locale;

    8.

    accoglie con favore l'impegno dell'Unione europea nei confronti dell'assistenza umanitaria, in qualità di primo donatore mondiale, per migliorare le condizioni di vita dei rifugiati; esorta l'UE e gli Stati membri a onorare gli impegni già assunti e ad aumentare i propri impegni finanziari in linea con l'aumento dei bisogni umanitari; rileva che la risposta umanitaria sarà sempre il primo elemento di qualsiasi risposta alle crisi legate agli sfollamenti; sottolinea che il diritto internazionale e i principi umanitari di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza devono rimanere il quadro di riferimento della risposta umanitaria dell'UE alle crisi dei rifugiati e degli sfollamenti forzati;

    9.

    riconosce che i diritti e la dignità di milioni di esseri umani saranno ulteriormente svalutati se essi languiranno nei campi profughi o ai margini delle città, senza accesso ai servizi di prima necessità, ai mezzi di sussistenza e alle opportunità di reddito;

    10.

    sottolinea l'importanza di riconoscere la dimensione di genere delle migrazioni, che riguarda non soltanto la vulnerabilità delle donne a ogni forma di abuso, ma anche i loro molteplici motivi per migrare, il loro ruolo nel rispondere alle emergenze, i loro contributi sul piano socioeconomico e la loro partecipazione attiva alla risoluzione e alla prevenzione dei conflitti, anche nell'ambito dei processi postbellici e della ricostruzione di una società democratica; rileva che puntare sull'emancipazione delle donne e attribuire loro un ruolo di maggior rilievo quali decisori è fondamentale per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati e garantire il rispetto dei loro diritti e la loro autonomia in ogni fase del processo migratorio; ribadisce che è necessario applicare una prospettiva di genere e una prospettiva connessa all'età all'interno delle politiche dell'UE sui movimenti di migranti e rifugiati;

    11.

    chiede di intensificare la cooperazione con l'ONU e gli altri attori, ivi compreso un aumento dei contributi finanziari per l'UNHCR e l'UNRWA; sottolinea, in tale contesto, la necessità di migliorare le condizioni di vita nei campi profughi, soprattutto per quanto riguarda l'assistenza sanitaria e l'istruzione, e porre gradualmente fine alla dipendenza dagli aiuti umanitari nelle attuali crisi prolungate, favorendo la resilienza e consentendo agli sfollati di vivere dignitosamente come contribuenti nei confronti dei loro paesi di accoglienza, fino alla possibilità di un ritorno volontario o un reinsediamento;

    12.

    pone l'accento sulle importanti iniziative intraprese dall'UE per affrontare la dimensione esterna della crisi migratoria, con particolare riferimento alla lotta contro la criminalità organizzata, responsabile del traffico di migranti e della tratta di esseri umani, e alla cooperazione rafforzata con i paesi di origine e di transito;

    13.

    sottolinea la necessità di contribuire a porre in essere nei paesi di origine un quadro e strutture intesi a proteggere e ad accogliere con dignità i migranti respinti, vulnerabili ed emarginati, fornendo loro i mezzi per un'efficace integrazione socioculturale;

    14.

    ricorda che i gruppi vulnerabili, tra cui donne, minori (sia accompagnati dalle loro famiglie che non accompagnati), persone con disabilità, anziani e persone LGBTI, sono particolarmente esposti agli abusi in tutte le fasi del processo di migrazione; ricorda che le donne e le bambine sono esposte altresì a un elevato rischio di violenza sessuale e basata sul genere e di discriminazioni, persino dopo che hanno raggiunto un luogo ritenuto sicuro; chiede che sia fornita a questi gruppi un'assistenza speciale e una maggiore protezione umanitaria come parte del loro processo di integrazione e reinsediamento e che sia loro attribuita priorità nell'ambito di procedure di accoglienza sensibili alle specificità di genere e caratterizzate da una maggiore osservanza degli standard minimi e da disposizioni più efficaci in materia di ricongiungimento familiare; chiede che le persone vulnerabili ottengano garanzie particolari contro la violenza e le discriminazioni durante il processo di asilo nonché lo status di soggiornanti e l'accesso ai servizi di base, comprese l'assistenza sanitaria e l'istruzione, conformemente al diritto applicabile; chiede all'Unione europea, nel quadro della sua cooperazione con i paesi terzi, di elaborare programmi di formazione per le particolari esigenze dei rifugiati e dei migranti vulnerabili;

    15.

    sottolinea che i minori rappresentano una parte significativa dei migranti e dei rifugiati e che occorre predisporre e attuare procedure specifiche per garantire la loro protezione, in linea con la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo; invita i paesi di accoglienza ad assicurare che i minori rifugiati abbiano pieno accesso all'istruzione e a promuoverne per quanto possibile l'integrazione e l'inclusione nei sistemi d'insegnamento nazionali; invita altresì le entità umanitarie e di sviluppo a rivolgere maggiore attenzione alla preparazione e alla formazione degli insegnanti sia presso le comunità sfollate che quelle d'accoglienza; chiede ai donatori internazionali di conferire priorità all'istruzione quando rispondono a situazioni di crisi riguardanti i rifugiati, attraverso programmi volti a coinvolgere e a sostenere sul piano psicologico i minori migranti e promuovendo l'apprendimento della lingua del paese d'accoglienza, per assicurare un livello più elevato e adeguato di integrazione dei minori rifugiati; si compiace del sostegno finanziario volto ad offrire più istruzione e formazione ai minori siriani e del recente aumento della spesa destinata all'istruzione a titolo del bilancio dell'UE per gli aiuti umanitari, passata dal 4 % al 6 %, fattori che conferiscono all'UE un ruolo di guida nel sostegno dei progetti di istruzione nelle situazioni di emergenza in tutto il mondo; chiede una maggiore efficacia nell'esecuzione di tali nuovi finanziamenti;

    16.

    riconosce l'apolidia come una sfida importante per i diritti umani; invita la Commissione e il SEAE a combattere l'apolidia in tutte le azioni esterne dell'UE, in particolare affrontando nelle leggi in materia di cittadinanza la discriminazione fondata sul genere, la religione o lo status di minoranza, promuovendo il diritto dei minori a una cittadinanza e sostenendo la campagna dell'UNHCR volta a porre fine all'apolidia entro il 2024; denuncia i casi di limitazione e divieto di uscita dal territorio o di ritorno in determinati Stati e le conseguenze dell'apolidia in materia di accesso ai diritti; invita governi e parlamenti nazionali ad abolire i quadri giuridici punitivi che considerano la migrazione alla stregua di un reato;

    17.

    sottolinea che, in linea con i principi dell'Unione, un obiettivo generale delle politiche esterne dell'UE in materia di migrazione deve essere l'istituzione di un regime di governance multilaterale per la migrazione internazionale, per il quale la recente riunione ad alto livello delle Nazioni Unite rappresenta un primo passo;

    Gestire meglio la migrazione internazionale: una responsabilità globale

    18.

    esprime forte preoccupazione per la recente decisione con cui l'amministrazione degli Stati Uniti vieta temporaneamente ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana di entrare negli Stati Uniti e sospende temporaneamente il sistema di asilo negli Stati Uniti; ritiene che questo tipo di decisioni discriminatorie alimenti le argomentazioni xenofobe e anti-immigrazione, possa non essere conforme ai principali strumenti di diritto internazionale, ad esempio la Convenzione di Ginevra, e possa compromettere seriamente gli attuali sforzi globali verso un'equa ripartizione internazionale delle responsabilità per quanto concerne i rifugiati; invita l'UE e gli Stati membri ad assumere una posizione comune forte nel difendere il sistema di protezione internazionale e la sicurezza giuridica di tutte le popolazioni colpite, in particolare i cittadini dell'UE;

    19.

    accoglie positivamente la riunione ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per affrontare i grandi flussi di rifugiati e migranti, del 19 settembre 2016, e il fatto che il vertice dei leader sia stato ospitato dagli Stati Uniti, dato che i flussi migratori rappresentano una responsabilità globale che richiede una risposta globale efficace e una cooperazione rafforzata tra tutti i soggetti interessati ai fini di una soluzione sostenibile nel pieno rispetto dei diritti umani; si compiace dei risultati di questi vertici considerandoli l'espressione di un reale impegno politico di una fermezza senza precedenti, e auspica che ciò spiani urgentemente la strada a una vera e propria risposta globale e ripartizione internazionale delle responsabilità per i flussi di grandi dimensioni di rifugiati e di migranti a livello mondiale; si rammarica profondamente, tuttavia, dell'assenza di impegni specifici o di obblighi giuridicamente vincolanti in termini di aiuti o di riforme, passi necessari per colmare l'attuale divario tra retorica e realtà; invita tutte le parti interessate a garantire impegno politico e cooperazione in modo continuo, urgente ed efficace, lo scambio di conoscenze ed esperienze con i paesi partner, le organizzazioni della società civile e le autorità locali, nonché finanziamenti e atti concreti di solidarietà a sostegno dei paesi ospitanti; sottolinea la necessità di un maggiore coordinamento tra l'UE e i suoi partner internazionali a livello di Nazioni Unite per rispondere alle sfide della migrazione; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri ad assumere un ruolo guida negli sforzi internazionali, in particolare per assicurare che gli accordi — compresi i futuri patti delle Nazioni Unite sui rifugiati e su una migrazione sicura, ordinata e regolare — siano attuati in modo rapido, istituendo se del caso meccanismi di follow-up;

    20.

    sottolinea che la cooperazione globale in materia di migrazione e mobilità dovrebbe essere fondata su quadri regionali e sub-regionali; invita l'UE a rafforzare i piani di cooperazione con organizzazioni regionali quali l'Unione africana, la Lega degli Stati arabi e il Consiglio di cooperazione del Golfo, anche al fine di promuovere la gestione della mobilità intra-regionale, e sottolinea la necessità di incoraggiare tali organizzazioni regionali a impegnarsi pienamente nella cooperazione; prende atto che l'integrazione economica a livello subregionale, in particolare in Africa, costituisce anche uno strumento utile per una gestione comune e per la promozione delle iniziative Sud-Sud in materia di gestione delle migrazioni e della mobilità; sollecita l'UE affinché chieda che l'Unione africana assuma un ruolo più forte e credibile nella prevenzione delle crisi politiche del continente;

    21.

    sottolinea che l'UE può trarre beneficio da un rafforzamento della cooperazione e della sinergia con le banche multilaterali di sviluppo e gli organismi specializzati delle Nazioni Unite, in particolare con l'UNHCR e l'OIM, ora collegata all'ONU; prende atto delle idee espresse di recente dalla Banca mondiale sulla situazione delle vittime di sfollamento forzato e accoglie con favore il riconoscimento della necessità di elaborare politiche di mitigazione e di asilo che sostengano l'integrazione di tali sfollati, imponendo al contempo alle comunità di accoglienza di raggiungere i loro obiettivi di sviluppo;

    22.

    sottolinea che il reinsediamento delle persone che sono state costrette a sfollare è una responsabilità urgente della comunità internazionale e che l'UNHCR svolge un ruolo importante in tale ambito; invita gli Stati membri a onorare pienamente gli impegni assunti; ritiene che sia di fondamentale importanza attuare con urgenza una risposta coordinata e sostenibile che garantisca procedure eque e accessibili alle persone che necessitano di protezione internazionale, affinché sia loro concesso l'asilo nell'Unione europea e negli altri paesi ospitanti, anziché lasciare che la responsabilità primaria gravi sugli Stati in prima linea o sui paesi che confinano con zone di conflitto; sottolinea che il sostegno finanziario è superato dall'entità e dalla portata degli sfollamenti, il che è aggravato dalla mancanza di soluzioni appropriate ed efficaci in grado di affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati;

    23.

    sottolinea gli obblighi derivanti dal diritto internazionale in materia di rifugiati e invita tutti i paesi che non lo abbiano ancora fatto a ratificare e attuare la Convenzione sui rifugiati e il relativo protocollo; invita tutti i paesi a estendere la protezione agli sfollati interni, come avviene in meccanismi quali la convenzione dell'Unione africana per la protezione e l'assistenza degli sfollati interni in Africa (Convenzione di Kampala);

    24.

    sottolinea che le definizioni di paesi sicuri e di paesi di origine sicuri non dovrebbero impedire l'esame individuale delle domande di asilo; invita a raccogliere informazioni specializzate, dettagliate e aggiornate regolarmente sui diritti delle persone, in particolare donne, bambini, persone con disabilità e LGBTI, nei paesi di origine dei richiedenti asilo, inclusi i paesi che sono considerati sicuri;

    25.

    sottolinea che occorre fare quanto possibile per assicurare condizioni di vita dignitose ai rifugiati negli Stati membri e nei campi di rifugiati, in particolare per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, la possibilità di seguire una formazione e l'opportunità di lavorare;

    26.

    sottolinea la necessità di promuovere le opportunità di istruzione; chiede l'armonizzazione delle politiche di riconoscimento delle qualifiche e la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e la loro copertura di sicurezza sociale, in linea con le principali convenzioni dell'OIL; invita a firmare e ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie;

    27.

    ritiene che una protezione temporanea o sussidiaria basata sul presupposto che i rifugiati ritornino nel paese di origine il prima possibile crei un'assenza di prospettive e di opportunità di integrazione; ricorda l'importanza del ruolo positivo che i rifugiati possono svolgere nella ricostruzione delle loro società, al ritorno nel loro paese o dall'estero;

    28.

    condanna le cifre drammatiche relative ai migranti che perdono la vita nel Mar Mediterraneo ed esprime preoccupazione per le sempre più numerose violazioni dei diritti umani a danno di migranti e richiedenti asilo nel loro viaggio verso l'Europa;

    29.

    esprime forte preoccupazione per i numerosi casi di sparizioni di migranti minori non accompagnati; sollecita la Commissione e gli Stati membri ad istituire una banca dati dei minori non accompagnati arrivati nei territori degli Stati membri;

    30.

    sottolinea la necessità di trovare soluzioni diplomatiche e politiche durature ai conflitti violenti e di investire in meccanismi efficaci di allerta precoce e di prevenzione dei conflitti, in vista di una loro riduzione in futuro; invita l'UE ad avviare sforzi diplomatici concertati con i partner internazionali nonché le organizzazioni e i poteri regionali chiave, al fine di assumere un ruolo più incisivo e proattivo nella prevenzione, mediazione e risoluzione dei conflitti, nonché nel processo di riconciliazione, al fine di garantire il diritto delle persone di restare nel proprio paese o nella propria regione di origine; evidenzia che ciò dovrebbe essere al centro delle attività del SEAE, il quale dovrebbe disporre delle risorse e delle facoltà necessarie per conseguire tale obiettivo, anche in termini di dotazione finanziaria e personale; sottolinea che le delegazioni e i rappresentanti speciali dell'UE svolgono un ruolo fondamentale a tale riguardo; sottolinea che la risposta alla migrazione e agli sfollamenti forzati dovrebbe essere basata sulle esigenze e sui diritti e tenere conto delle vulnerabilità della popolazione, e non limitarsi all'assistenza umanitaria, ma coinvolgere anche gli attori dello sviluppo e della società civile;

    31.

    invita l'UE e gli Stati membri a prendere seriamente le proprie responsabilità concernenti la sfida dei cambiamenti climatici, ad attuare rapidamente l'accordo di Parigi e ad assumere un ruolo guida nel riconoscere l'impatto del cambiamento climatico sugli sfollamenti di massa, poiché la portata e la frequenza degli sfollamenti sono destinate ad aumentare; invita l'UE, in particolare, a offrire risorse adeguate ai paesi che risentono dei cambiamenti climatici, in modo da aiutarli ad adattarsi alle conseguenze di tali cambiamenti nonché a mitigarne gli effetti; insiste affinché ciò non avvenga a scapito della tradizionale cooperazione allo sviluppo intesa a ridurre la povertà; ritiene che alle persone sfollate a causa degli effetti del cambiamento climatico dovrebbe essere conferito uno speciale status di protezione internazionale, che tenga conto della natura specifica della loro situazione;

    32.

    loda il lavoro, nonostante tutte le difficoltà e i pericoli, delle ONG locali e internazionali e delle organizzazioni della società civile nel fornire assistenza urgente, in molti casi salvando la vita delle persone più vulnerabili nei paesi di origine, transito e destinazione di rifugiati e migranti; osserva che tale lavoro ha, in molti casi, colmato le lacune lasciate dagli Stati e dalla comunità internazionale in senso lato;

    33.

    ritiene essenziale superare l'attuale immagine dei rifugiati dipinti solo come un peso e sottolinea i contributi positivi che essi possono apportare, se viene data loro la possibilità di farlo, alle comunità ospitanti; raccomanda di coinvolgere i rifugiati nella definizione e progettazione delle risposte politiche che li interessano direttamente, creando o rafforzando i programmi necessari; invita le istituzioni e le agenzie europee a lanciare nell'ambito delle proprie amministrazioni tirocini specialmente destinati a giovani rifugiati laureati, legalmente residenti nell'Unione europea, al fine di dare l'esempio e dimostrare il beneficio di investire nelle giovani generazioni;

    L'azione esterna dell'UE e i partenariati con i paesi terzi

    34.

    sottolinea che l'azione esterna dell'UE dovrebbe essere orientata verso la pace, proattiva e lungimirante, anziché sostanzialmente reattiva e caratterizzata da obiettivi mutevoli in funzione delle nuove crisi; sostiene una maggiore cooperazione nel settore della sicurezza, dell'istruzione e dello scambio di informazioni tra l'UE e i paesi terzi, al fine di migliorare la gestione dei flussi migratori ed evitare nuove crisi; ricorda che il fenomeno migratorio deriva da una serie complessa di cause, quali l'aumento della popolazione, la povertà, la mancanza di opportunità e la creazione insufficiente di posti di lavoro, l'instabilità politica, la violazione dei diritti umani, l'oppressione politica, la persecuzione, i conflitti militari e altre forme di violenza, nonché i cambiamenti climatici; rammenta che, affrontando tali problemi, è possibile ridurre i fattori di spinta alla base degli sfollamenti forzati e della migrazione; sottolinea la necessità fondamentale di rafforzare la coerenza politica a due livelli: tra le politiche interne ed esterne dell'UE e — nell'ambito della stessa azione esterna — tra la politica di allargamento, la politica europea di vicinato e le relazioni bilaterali con i partner strategici dell'UE, nonché le politiche commerciali e di sviluppo; ritiene che la politica commerciale con i paesi in via di sviluppo debba essere reciprocamente vantaggiosa e, nel contempo, tenere adeguatamente conto delle disparità economiche esistenti tra tali paesi e l'UE; evidenzia l'importanza del gruppo di commissari per l'azione esterna per coordinare le azioni dell'UE in materia di migrazione al massimo livello politico e per imprimere slancio a una politica comune ambiziosa dell'UE in materia di migrazione;

    35.

    sottolinea la necessità di predisporre un approccio globale alle crisi e ai conflitti esterni mediante una mappatura degli effetti diretti e indiretti che gli spostamenti di popolazione determinano nei paesi terzi sul piano economico, ambientale, sociale, politico e del bilancio, in modo da adeguare più efficacemente le politiche di sviluppo alle loro esigenze;

    36.

    sottolinea che il riesame della politica europea di vicinato (PEV), presentato il 18 novembre 2015, prevede piani per coinvolgere i paesi terzi limitrofi ai paesi partner del vicinato dell'UE nell'ambito di quadri di cooperazione allargati; sollecita, pertanto, la creazione di quadri tematici per proporre una cooperazione tra l'Unione, i paesi partner del vicinato meridionale e i principali attori regionali, soprattutto in Africa, in relazione a questioni regionali come la sicurezza, l'energia e la gestione dei rifugiati e dei flussi migratori;

    37.

    ribadisce il principio «more for more» (maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno) quale base della politica estera nell'ambito della quale l'UE dovrebbe sviluppare partenariati (finanziari) sempre più saldi con i paesi che progrediscono nel campo delle riforme democratiche; sottolinea che una delle priorità della politica estera dell'UE dovrebbe essere il miglioramento della qualità di vita della popolazione nei paesi terzi;

    38.

    invita il VP/AR ad adoperarsi, in collaborazione con gli Stati membri, per il consolidamento della resilienza degli Stati, dell'economia e delle società, in particolare all'interno del vicinato dell'UE e nelle regioni circostanti più ampie, anche attraverso la politica europea di vicinato e altri strumenti dell'UE;

    39.

    condanna la crescente criminalizzazione della migrazione a scapito dei diritti umani delle persone interessate, come pure i maltrattamenti e il trattenimento arbitrario di rifugiati in paesi terzi; invita il VP/AR e il SEAE ad affrontare la questione, anche nel corso dei dialoghi sui diritti umani e in seno alle sottocommissioni per la giustizia, la libertà e la sicurezza, nonché a sviluppare le capacità di protezione dei paesi terzi di transito;

    40.

    chiede la creazione di una vera e propria politica comune europea in materia di migrazione incentrata sui diritti umani e basata sul principio di solidarietà tra gli Stati membri quale sancito all'articolo 80 TFUE, con la protezione delle frontiere esterne dell'UE e adeguati canali legali per una gestione sicura e ordinata della migrazione, compresa la migrazione circolare, come politica sostenibile a lungo termine volta a promuovere la crescita e la coesione all'interno dell'UE, al fine di fissare un quadro chiaro per le relazioni dell'UE con i paesi terzi; invita la Commissione e il Consiglio a rafforzare il sistema della Carta blu europea per una migliore gestione della migrazione economica; avverte che una politica in contrasto con i valori centrali dell'UE, quali sanciti dall'articolo 8 TUE e dalla Carta dei diritti fondamentali, nuocerebbe alla credibilità dell'UE e alla sua capacità di influire sugli sviluppi a livello internazionale; osserva che, nel quadro delle politiche esterne dell'UE in materia di migrazione, è necessario che gli accordi con i paesi terzi siano guidati da obiettivi a lungo termine allo scopo di istituire partenariati duraturi; rammenta che ogni partenariato di questo tipo dovrebbe basarsi sul dialogo, gli interessi comuni e la titolarità reciproca; saluta con favore il piano d'azione dell'UE contro il traffico di migranti (2015-2020), che prevede una più stretta cooperazione con i paesi terzi, ma sottolinea che l'attuazione di una politica comune dell'UE in materia di migrazione legale svolgerebbe un ruolo chiave per smantellare il modello di «business» dei trafficanti e per contrastare la tratta di esseri umani; invita la Commissione a far sì che l'attuale acquis dell'UE sia pienamente conforme al protocollo delle Nazioni Unite sul traffico di migranti e a garantire una protezione adeguata ai migranti che subiscono violenze o abusi;

    41.

    chiede che tutti gli accordi conclusi con i paesi terzi garantiscano che i diritti dei migranti, indipendentemente dal loro status, siano conformi al diritto internazionale e incoraggia l'adozione di opportune normative, soprattutto in materia di asilo, ove sia affermato, in particolare, il concetto che l'attraversamento irregolare di un confine non può essere considerato motivo di detenzione;

    42.

    ricorda l'importanza della cooperazione con i paesi terzi nella lotta contro i trafficanti e la tratta di esseri umani al fine di colpire le reti quanto più vicino alla fonte; sottolinea, a tale proposito, la necessità di intensificare la cooperazione giudiziaria e di polizia con tali paesi allo scopo di individuare e smantellare le reti; ricorda inoltre la necessità di potenziare le capacità di tali paesi, affinché possano perseguire e sanzionare efficacemente i responsabili; chiede pertanto di incoraggiare la collaborazione tra l'Unione europea, gli Stati membri, Europol, Eurojust e i paesi terzi interessati; ribadisce che le misure prese contro la tratta degli esseri umani non dovrebbero pregiudicare i diritti delle vittime della tratta, dei migranti, dei rifugiati e delle persone che necessitano di protezione internazionale; chiede di porre immediatamente fine alla detenzione delle vittime della tratta di esseri umani e dei minori;

    43.

    ricorda che le reti della tratta e del traffico di esseri umani sfruttano appieno Internet per svolgere le loro attività criminali, ragion per cui è indispensabile che l'Unione europea intensifichi i propri interventi, in particolare in seno a Europol e all'Unità di segnalazione di contenuti su Internet (IRU), nonché la propria cooperazione con i paesi terzi a tal fine;

    44.

    ricorda che le reti della tratta possono servirsi delle vie legali di migrazione per far entrare le loro vittime sul territorio europeo; ritiene che i criteri che i paesi terzi sono tenuti a rispettare prima di qualsiasi accordo di liberalizzazione dei visti con l'Unione europea dovrebbero includere espressamente la cooperazione di tali paesi terzi in materia di lotta alla tratta di esseri umani; invita la Commissione a prestare una particolare attenzione a questa problematica, come pure a quella della lotta contro i trafficanti, in qualsiasi dialogo condotto nell'ambito della negoziazione di tali accordi;

    45.

    saluta con favore l'approccio secondo cui l'UE dovrebbe prefiggersi priorità chiare e obiettivi misurabili per qualsiasi politica comune e, in particolare, nelle relazioni con i paesi terzi; sottolinea che il Parlamento dovrebbe partecipare alla definizione di tali obiettivi chiari; ritiene che solo basando l'azione esterna dell'UE su un approccio comune sarà possibile disporre di una politica più forte ed efficace; invita a garantire che l'UE e gli Stati membri agiscano in modo veramente compatto e coordinato, dato che le iniziative unilaterali — tanto nelle questioni interne quanto in quelle esterne — possono compromettere la sostenibilità e la buona riuscita delle nostre politiche comuni e degli interessi condivisi;

    46.

    invita a migliorare la protezione delle frontiere esterne dell'UE allo scopo di evitare gli ingressi irregolari nell'UE, contrastare il traffico di esseri umani e impedire la perdita di vite umane in mare; si compiace, in tale contesto, della creazione della guardia di frontiera e costiera europea, sulla base di Frontex, che contribuirà a una gestione più efficace della migrazione; sottolinea, tuttavia, la necessità di fornire maggiore assistenza finanziaria e tecnica per la protezione delle frontiere a tutti gli Stati membri sudorientali dell'UE, ai paesi candidati all'UE e agli altri paesi partner nella regione; deplora, in particolare, la mancanza di controllo parlamentare sulle attività esterne dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e chiede, pertanto, che essa riferisca sistematicamente al Parlamento in merito all'attuazione dei suoi accordi di lavoro e alle sue operazioni congiunte con i paesi terzi, in collegamento con la società civile;

    47.

    sottolinea che l'apertura di canali legali e sicuri per i richiedenti asilo e i potenziali migranti consentirebbe loro di usare le vie ufficiali di entrata e di uscita, bloccando così le attività dei trafficanti di esseri umani e della criminalità organizzata associata; evidenzia che la mancanza di vie di accesso legali per la migrazione spesso conduce all'aumento dei metodi irregolari di mobilità, che a sua volta si traduce in una maggiore vulnerabilità e nel rischio di abusi in tutte le fasi dello spostamento dei migranti e dei rifugiati; chiede, al riguardo, che siano istituiti in modo urgente, preciso e concreto canali di accesso organizzati, sicuri e legali all'UE nel suo insieme, mediante misure quali (fra le altre) modalità di ricongiungimento familiare e programmi di reinsediamento più efficaci; ribadisce altresì l'invito agli Stati membri ad avvalersi di tutte le possibilità esistenti per fornire, in particolare alle persone vulnerabili e soprattutto ai minori non accompagnati, visti umanitari presso le ambasciate e gli uffici consolari dell'Unione nei paesi d'origine o di transito; chiede che il sistema europeo comune di asilo preveda la possibilità che le richieste di asilo possano essere presentate — e il relativo trattamento possa avere luogo — anche al di fuori dell'UE o alle sue frontiere esterne; chiede il sostegno dell'UE nell'istituzione di corridoi umanitari nel far fronte a gravi crisi di rifugiati e sfollati, al fine di fornire aiuti umanitari e garantire il soddisfacimento delle esigenze fondamentali dei rifugiati nonché il rispetto dei loro diritti umani; prende atto della proposta della Commissione relativa alla creazione di un quadro dell'Unione in materia di reinsediamento, ma invita a proseguire i lavori a livello di UE per la creazione e il potenziamento di vie legali che sarebbero complementari al reinsediamento;

    48.

    prende atto del nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi, vedendolo come un segnale di una vera azione politica, soprattutto in quanto mira a perseguire, con il suo duplice approccio, tanto obiettivi a breve termine, come il salvataggio di vite nel Mediterraneo e l'aumento del tasso di rimpatri nei paesi di origine e transito, quanto obiettivi a lungo termine, come affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati, grazie al rafforzamento del sostegno dell'UE ai paesi terzi per lo sviluppo di capacità e l'avanzamento della loro situazione politica, sociale ed economica; sottolinea che il successo dell'approccio definito nella comunicazione del giugno 2016 dipende dalla capacità dell'UE di offrire incentivi reali, concordati congiuntamente con i paesi terzi di transito e di origine, ed è preoccupato per l'offerta limitata e concentrata prevalentemente sulla gestione delle frontiere o sui programmi di rimpatrio volontario assistito, misure che — pur essendo essenziali e necessarie — costituiscono soltanto una risposta parziale a breve termine a una situazione estremamente complessa; evidenzia che i nuovi quadri di partenariato non devono diventare l'unico pilastro dell'azione dell'UE in materia di migrazione e segnala la necessità di equilibrare e integrare tale risposta, concentrandosi sullo sviluppo delle economie locali, della qualifica e della mobilità regionale, nonché su migliori livelli di protezione nei paesi di transito e di origine;

    49.

    ribadisce l'importanza di un approccio equilibrato nel nuovo quadro di partenariato; mette in guardia dall'adottare, nel nuovo quadro di partenariato e nei relativi «patti» in materia di migrazione (migration compacts), un approccio quantitativo secondo il quale gli «aumenti misurabili del numero e del tasso dei rimpatri» costituirebbero l'obiettivo principale dell'UE; segnala che il numero dei rimpatri dipende chiaramente dalla natura dei flussi migratori e dalla situazione nei paesi di origine; sottolinea che gli obiettivi a breve termine dei patti dovrebbero concentrarsi sul modo migliore per affrontare le sfide cui sono confrontati i paesi terzi, anche attraverso lo sviluppo di canali legali per la migrazione, il cui risultato sarà la diminuzione dei livelli di migrazione irregolare e di perdite di vite umane nel Mediterraneo; chiede l'aumento delle borse di studio disponibili per i giovani provenienti da paesi terzi; si compiace del fatto che i programmi dell'UE di rimpatrio e reinserimento sostengano lo sviluppo di capacità e il miglioramento della gestione della migrazione nei paesi di transito e di origine; chiede una valutazione dell'attuazione della politica dell'UE in materia di rimpatri; sottolinea che è necessario che i paesi terzi rispettino gli obblighi derivanti dagli accordi di riammissione;

    50.

    pone in rilievo la necessità di sviluppare stretti partenariati con i paesi candidati e potenziali candidati all'adesione all'UE della regione dei Balcani occidentali sulle questioni relative alla migrazione, come pure di fornire il sostegno e la cooperazione necessari alla gestione dei flussi migratori nella regione;

    51.

    chiede partenariati per la mobilità e accordi di migrazione circolare per agevolare gli spostamenti dei cittadini dei paesi terzi tra i loro paesi e l'Unione europea e per sostenere lo sviluppo socioeconomico di entrambe le parti;

    52.

    sottolinea che, nel quadro delle sue attività di formazione e di scambio di migliori pratiche con i paesi terzi, l'UE dovrebbe focalizzarsi sul pertinente diritto unionale e internazionale nonché sulle pratiche attinenti, segnatamente per quanto riguarda i diritti fondamentali, l'accesso alla protezione internazionale, le operazioni di ricerca e salvataggio, nonché una migliore identificazione dei soggetti vulnerabili e una migliore assistenza nei loro confronti; è del parere che ciò valga in particolare per la formazione in materia di gestione delle frontiere, che, a norma del diritto internazionale, non dovrebbe assolutamente essere utilizzata come strumento per impedire alle persone di lasciare il proprio paese;

    53.

    sollecita la massima vigilanza per quanto riguarda il trattamento dei migranti rinviati nel loro paese di origine o in un paese terzo; ritiene che qualsiasi dialogo in materia di rimpatrio e di riammissione — in particolare nel quadro degli accordi di riammissione — dovrebbe includere sistematicamente la questione del rientro in sicurezza e del reinserimento dei migranti; sottolinea che i migranti dovrebbero beneficiare di condizioni di totale sicurezza e protezione contro trattamenti disumani e degradanti, anche nei centri di permanenza, e che l'UE deve sostenere programmi di reinserimento; ricorda che nessuno dovrebbe essere rinviato o rimpatriato forzatamente in paesi in cui la propria vita o libertà possa essere minacciata a causa della propria origine, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o delle proprie opinioni politiche, o in cui sia esposto al rischio di tortura, trattamenti degradanti e, più in generale, violazioni dei diritti umani; ricorda che il diritto internazionale vieta le espulsioni di massa e i respingimenti;

    54.

    incoraggia i responsabili in materia di politica estera e sviluppo a garantire l'incolumità e un trattamento adeguato delle persone che vengono rimpatriate; chiede alla Commissione e agli Stati membri di elaborare programmi di accompagnamento intesi ad assicurare la realizzazione di programmi concreti di assistenza nei paesi di origine, che includano sia azioni di formazione professionale, sia programmi per la creazione di strutture economiche, tra cui startup e piccole imprese, nonché programmi di scambio professionale e universitario con gli Stati membri dell'UE;

    55.

    sottolinea che gli accordi di partenariato, quali ad esempio i partenariati per la mobilità, dovrebbero garantire che i migranti possano essere accolti in modo sicuro nei paesi di transito e di origine, in condizioni che siano pienamente rispettose dei loro diritti fondamentali; sottolinea che il Parlamento ha chiaramente voce in capitolo per quanto riguarda gli accordi di riammissione e di mobilità dell'UE, come stabilito nel trattato di Lisbona (articolo 79, paragrafo 3, TFUE), e pone in evidenza che, nello specifico, il Parlamento deve dare la sua previa approvazione alla conclusione degli accordi di associazione e di accordi analoghi (articolo 218, paragrafo 6, lettera v), TFUE) e deve essere immediatamente e pienamente informato in tutte le fasi della procedura (articolo 218, paragrafo 10, TFUE);

    56.

    ricorda la propria posizione, espressa nella risoluzione del 12 aprile 2016, secondo cui vanno privilegiati gli accordi di riammissione dell'Unione rispetto agli accordi bilaterali conclusi dagli Stati membri con paesi terzi; ricorda che è stato istituito un nuovo documento europeo per il rimpatrio e sottolinea la necessità di incoraggiarne sistematicamente il riconoscimento in tutti i nuovi accordi di riammissione;

    57.

    si compiace dei dialoghi ad alto livello condotti dal VP/AR e dalla Commissione nonché, in alcuni casi, dagli Stati membri a nome dell'UE nel suo complesso, come esempi di buone pratiche efficaci che favoriscono il coordinamento; sottolinea che il coordinamento dovrebbe essere compito della Commissione e del SEAE; invita la Commissione e il SEAE a tenere il Parlamento regolarmente informato circa tali dialoghi e a riferire in merito all'esatta attuazione, sul piano operativo, dei processi di Rabat e Khartoum, nonché delle iniziative prioritarie concordate al vertice di La Valletta; sottolinea nuovamente che la titolarità condivisa dei partenariati conclusi tra l'UE e i paesi terzi costituisce una condizione essenziale per il successo della politica dell'UE in materia di migrazione; si rammarica del fatto che i pacchetti concepiti dalla Commissione, dal SEAE e dagli Stati membri per i paesi prioritari come parte del nuovo quadro di partenariato non siano stati presentati o discussi, né ratificati, dai rappresentanti eletti dei cittadini europei; condanna questa mancanza di trasparenza e chiede che il Parlamento sia coinvolto nell'elaborazione dei patti in materia di migrazione e nel controllo della loro attuazione, in cui devono essere garantiti il piano rispetto dei diritti umani, il diritto internazionale umanitario e gli impegni in materia di sviluppo figuranti nei trattati dell'UE;

    58.

    rileva che la realizzazione degli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile richiede che l'UE e i paesi partner integrino una buona gestione delle dinamiche migratorie nelle rispettive strategie di sviluppo sostenibile; invita, a tale riguardo, la Commissione e il SEAE ad assistere i paesi di transito nell'elaborazione di strategie di integrazione dei migranti e nella creazione di sistemi di asilo con elevati standard di protezione;

    59.

    sottolinea che l'assistenza e la cooperazione dell'UE devono essere mirate allo scopo di conseguire lo sviluppo e la crescita nei paesi terzi — favorendo in tal modo anche la crescita all'interno dell'UE — nonché ridurre e, infine, eliminare la povertà, in linea con l'articolo 208 TFUE, e non incentivare i paesi terzi a cooperare alla riammissione dei migranti irregolari o dissuadere con la coercizione le persone dal mettersi in viaggio, oppure fermare i flussi diretti in Europa; rammenta che i donatori e i governi dei paesi beneficiari degli aiuti devono operare per migliorare l'efficacia degli aiuti; constata che i flussi migratori sono una realtà internazionale e non dovrebbero diventare un parametro dei risultati delle politiche esterne dell'UE in materia di migrazione e che è necessario che gli accordi con i paesi terzi siano guidati da obiettivi di lungo termine, dall'istituzione di partenariati duraturi e dal rispetto dei diritti umani;

    60.

    sottolinea l'importanza di consultare la società civile riguardo a tutte le politiche esterne dell'Unione, prestando particolare attenzione alla piena partecipazione, alla trasparenza e alla diffusione adeguata delle informazioni su tutte le politiche e tutti i processi correlati alla migrazione;

    61.

    invita la Commissione a collaborare strettamente con ONG e con esperti operanti nei paesi di origine dei richiedenti asilo al fine di stabilire le migliori modalità possibili per aiutare gli individui e i gruppi sociali in situazione di massima vulnerabilità; invita la Commissione a coinvolgere le ONG e gli esperti nei paesi di origine dei richiedenti asilo per individuare gli strumenti e i meccanismi più efficaci per la prevenzione dei conflitti;

    62.

    sottolinea che, onde evitare la duplicazione degli sforzi, ottimizzare l'impatto e l'efficacia dell'aiuto globale e garantire che la priorità sia attribuita allo sviluppo, la Commissione dovrebbe intrattenere un intenso dialogo con le ONG internazionali e locali, la società civile e le amministrazioni locali nei paesi partner nonché con le Nazioni Unite per la definizione, l'attuazione e la valutazione delle politiche in materia di migrazione, spostamenti di popolazioni e rifugiati;

    63.

    richiama l'attenzione sull'intenzione di riesaminare i documenti di programmazione della cooperazione allo sviluppo al fine di rispettare i nuovi patti sulla migrazione; sottolinea che tale riesame deve essere effettuato secondo i principi di efficacia dello sviluppo e in un contesto di dialogo con i paesi partner, le organizzazioni della società civile a livello europeo e locale e il settore privato; chiede che il Parlamento europeo sia pienamente coinvolto in tutte le fasi del riesame, anche per quanto i documenti di programmazione nel quadro del Fondo europeo di sviluppo (FES); invita gli Stati membri a riorganizzare la loro assistenza allo sviluppo, in linea con l'impegno a stanziare lo 0,7 % dell'RNL, al fine di conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

    64.

    chiede una discussione equilibrata fra l'UE e i suoi partner esterni; raccomanda che l'UE e i suoi Stati membri si impegnino a predisporre maggiori opportunità di migrazione legale verso l'UE, sia essa motivata dalla richiesta di protezione, da motivi di lavoro e studio o dal ricongiungimento familiare;

    65.

    invita gli Stati membri e la Commissione ad adottare tutte le misure necessarie al fine di promuovere trasferimenti più rapidi, meno costosi e più sicuri delle rimesse dei migranti nei paesi di invio e in quelli destinatari, anche attraverso una riduzione dei costi dell'operazione, come stabilito nella dichiarazione di New York per i rifugiati e i migranti del 19 settembre 2016;

    66.

    è estremamente preoccupato per il perdurare del conflitto in Siria, nel quale la violenza contro i civili, gli attacchi contro infrastrutture e ospedali civili e le violazioni del diritto internazionale umanitario negli ultimi cinque anni hanno portato allo sfollamento forzato di metà della popolazione; invita l'UE e gli Stati membri a migliorare gli strumenti preposti alla prevenzione dei conflitti e alla gestione delle crisi, come pure a svolgere un ruolo maggiore nella risoluzione dei conflitti nei paesi vicini e, in particolare, del conflitto siriano; esprime il suo pieno sostegno ai paesi confinanti con la Siria, che continuano a dar prova di straordinaria solidarietà nell'accogliere milioni di rifugiati malgrado le risorse limitate; ricorda che un gran numero di rifugiati continua a vivere in condizioni di deprivazione, con accesso limitato o nullo al riconoscimento giuridico, ai sistemi di assistenza sanitaria e di istruzione o al mercato del lavoro; esprime profonda preoccupazione per il destino e la situazione umanitaria delle 75 000 persone intrappolate alla frontiera giordana nel campo informale di Rukban; invita l'UE e gli Stati membri a proseguire e intensificare la cooperazione e il dialogo con il Libano e la Giordania e ad aumentare il sostegno finanziario sia tramite le organizzazioni internazionali che attraverso canali europei, come pure con altri paesi terzi ospitanti, al fine di garantire, in primo luogo, che le popolazioni di rifugiati possano beneficiare di condizioni di vita dignitose e dell'accesso ai servizi di base e siano loro assicurati diritti di libera circolazione e opportunità di lavoro e, in secondo luogo, che i fondi raggiungano le loro destinazioni finali; sottolinea che tale intervento dovrebbe essere accompagnato dall'assistenza alle comunità di accoglienza in modo da rafforzarne la resilienza economica;

    67.

    osserva che, dopo l'attuazione dell'accordo politico raggiunto tra gli Stati membri e la Turchia il 18 marzo 2016, è diminuito il numero di persone che raggiungono gli Stati membri in prima linea; sottolinea le preoccupazioni legate a questo accordo politico, come espresso pubblicamente da organizzazioni umanitarie internazionali, in particolare per quanto riguarda il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani; è preoccupato per la situazione in Turchia e per l'impatto che ciò potrebbe avere sul fatto che è considerato un paese sicuro; sottolinea che la liberalizzazione dei visti con la Turchia non deve essere percepita come una ricompensa per la cooperazione con l'UE nel settore della migrazione, ma come risultato di una rigorosa osservanza di tutti i parametri di riferimento istituiti dall'UE; mette in guardia dalla ripetizione di questo modello in altri paesi, dato che occorre tenere in conto le specificità dei singoli paesi e delle singole regioni;

    68.

    esprime profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Turchia, paese in cui le violazioni di diritti fondamentali quali la libertà di espressione e di riunione sono costanti, la popolazione del sud-est del paese è sotto attacco da parte del proprio governo, oltre 30 000 impiegati pubblici sono stati licenziati per motivi politici e più di 130 mezzi di comunicazione sono stati chiusi dalle autorità;

    69.

    deplora l'assenza di consultazione e trasparenza nella formulazione dell'Azione congiunta UE-Afghanistan per il futuro in materia di questioni migratorie, firmata di recente, che è concentrata principalmente sulle riammissioni e prevede rimpatri illimitati di cittadini afghani, su basi volontarie o meno; è preoccupato per le possibili conseguenze per i richiedenti asilo afgani, che nel 2016 costituivano il secondo gruppo nazionale di richiedenti asilo nell'UE; ricorda che i rimpatri possono avvenire soltanto dopo che ogni singolo caso sia stato oggetto di debita considerazione nel pieno rispetto dei diritti, e invita l'UE e gli Stati membri a stanziare le risorse necessarie per accelerare le procedure amministrative e giudiziarie in corso;

    70.

    deplora profondamente il fatto che, nella politica dell'UE in materia di migrazione e nella reazione ai flussi di rifugiati, l'UE e i suoi Stati membri abbiano optato per la conclusione di accordi con paesi terzi, il che comporta l'elusione del controllo parlamentare connesso al metodo comunitario; invita la Commissione a prevedere un meccanismo di valutazione almeno semestrale di ogni dichiarazione politica firmata con i paesi terzi al fine di analizzare il proseguimento o la conclusione di siffatti accordi; sottolinea la necessità di inserire salvaguardie in materia di diritti umani in tutti gli accordi conclusi nel quadro delle politiche in materia di migrazione e rifugiati;

    71.

    sottolinea che la politica dell'UE nei confronti dell'Africa è uno degli elementi chiave per la stabilità e lo sviluppo nei prossimi anni e decenni; ritiene che dovrebbero restare al centro dell'attenzione dell'UE la cintura di paesi nella regione del Sahel e del Corno d'Africa, nonché le zone di instabilità a nord e a sud; sottolinea il legame esistente tra le politiche in materia di sviluppo, sicurezza e migrazione e invita a una maggiore cooperazione nella prevenzione e nella gestione dei conflitti, nonché nell'affrontare le cause profonde della destabilizzazione, degli sfollamenti forzati e della migrazione irregolare, promuovendo la resilienza, le prospettive economiche e le pari opportunità e prevenendo gli abusi dei diritti umani; ritiene che l'UE debba svolgere un ruolo centrale nella stabilizzazione della Libia, anche come mezzo per porre fine alle persistenti violazioni dei diritti umani dirette contro i cittadini libici, i rifugiati e i migranti;

    Strumenti di intervento adeguati

    72.

    prende atto della proposta della Commissione relativa a un nuovo e ambizioso piano di investimenti esterni per mobilitare investimenti nei paesi del vicinato dell'UE e nei paesi terzi in via di sviluppo, purché tale piano sia attuato in modo pienamente trasparente e gli investimenti contribuiscano a migliorare le condizioni dei paesi beneficiari, combattendo la corruzione e il malgoverno; rileva che il proposto Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile sarà in parte finanziato attraverso stanziamenti del Fondo europeo di sviluppo (FES), dello strumento di cooperazione allo sviluppo (DCI) e dello strumento europeo di vicinato (ENI), il che costituisce un utilizzo di fondi destinati allo sviluppo per sostenere il settore privato; ritiene che il sostegno al settore privato nei paesi terzi, sebbene promuova un ambiente di buona governance e di pratiche imprenditoriali, non dovrebbe essere presentato come una nuova misura e dovrebbe essere ulteriormente potenziato; invita la Commissione a garantire la coerenza tra gli strumenti di finanziamento esterno (ad esempio il DCI e il FES) e i progetti, al fine di concentrare l'assistenza dell'UE sulle priorità ed evitare la dispersione dei fondi e degli sforzi; sottolinea la necessità di ricorrere a un'addizionalità sistematica, sia nella scelta delle politiche sostenute che nella loro esecuzione finanziaria;

    73.

    sottolinea che i 3,35 miliardi di EUR stanziati per il nuovo Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile (EFSD) nell'ambito del piano di investimenti esterni corrispondono a oltre il 5 % dei fondi totali disponibili a titolo del FES, del DCI e dello strumento europeo di vicinato (ENI) nell'ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP); invita la Commissione a fornire maggiori dettagli concernenti tale valutazione e l'impatto previsto e a indicare su quali basi prevede che gli Stati membri, gli altri donatori e i soggetti privati verseranno contributi fino a 44 miliardi di EUR, mentre alcuni Stati membri devono ancora contribuire agli attuali fondi fiduciari;

    74.

    raccomanda di dedicare risorse adeguate ad azioni mirate in modo specifico al periodo che i rifugiati o gli sfollati interni trascorrono in un regime di protezione temporanea, che deve costituire un periodo ricco di opportunità di crescita e di formazione per tutte le generazioni, segnatamente di istruzione per i più piccoli, di formazione professionale per i giovani adulti e di lavoro per gli adulti; ritiene che, in tal modo, quando queste persone potranno tornare in patria, saranno «rigenerate» e in grado di imprimere nuovi impulsi nel proprio paese, invece di essere fiaccate da anni di attesa senza reali prospettive;

    75.

    accoglie con favore la proposta della Commissione sulla revisione del QFP, in particolare per quanto riguarda la dotazione del bilancio dell'UE di più ampi strumenti di crisi; si attende che la proposta di revisione delle regole finanziarie aumenti la responsabilità e la sana gestione finanziaria; sottolinea che affrontare le cause profonde dei flussi migratori comporta anche sostenere i paesi terzi nello sviluppo di capacità;

    76.

    sottolinea che l'Unione deve dotarsi dei mezzi necessari per conseguire i suoi obiettivi e per portare a compimento le sue politiche (articolo 311 TFUE), poiché, senza finanziamenti adeguati, l'UE non può svolgere le funzioni che le spettano o essere all'altezza delle aspettative dei cittadini europei; sottolinea i costi umani, politici ed economici dell'inazione; rileva che la revisione intermedia del quadro finanziario pluriennale (QFP) — o, al più tardi, la negoziazione del prossimo QFP — fornirà la necessaria opportunità per rivedere gli strumenti esterni connessi alla migrazione, nonché per aumentare il bilancio dell'Unione europea in modo tale da consentire di porre fine agli strumenti ad hoc e ripristinare l'unità del bilancio; sottolinea con forza l'importante ruolo di controllo che dovrebbe essere riservato al Parlamento europeo anche in tale settore; deplora profondamente che la Commissione non abbia proposto di incrementare le risorse di bilancio per l'azione esterna — una linea di bilancio già relativamente limitata — ma stia invece riorientando gli strumenti per lo sviluppo verso la migrazione, dirottando in tal modo risorse da altri settori prioritari;

    77.

    osserva che un riorientamento degli strumenti di finanziamento esterno dell'UE in materia di sicurezza, costruzione della pace e risoluzione dei conflitti, migrazione e gestione delle frontiere pone nuove sfide in relazione agli obiettivi e ai principi originari di tali strumenti;

    78.

    sottolinea che, per affrontare catastrofi e vulnerabilità sia nuove che croniche, è necessario effettuare investimenti prevedibili a lungo termine e rispettare la nuova agenda di sviluppo sostenibile, principalmente attraverso la promozione di una valutazione del rischio, una pianificazione e un finanziamento congiunti tra gli attori impegnati a livello umanitario, di sviluppo, di costruzione della pace e di cambiamento climatico;

    79.

    ritiene che la difesa dello Stato di diritto e la lotta alla corruzione debbano essere elementi centrali dell'azione dell'UE nei paesi di origine; sottolinea l'importanza di svolgere controlli adeguati sull'utilizzo dei fondi destinati ai paesi terzi, per accertarsi che siano realmente usati per gli scopi previsti;

    80.

    rileva che la creazione di fondi fiduciari e di strumenti finanziari ad hoc, se da un lato contribuisce a mettere in comune le risorse necessarie e conferisce rapidità e flessibilità all'azione dell'UE, dall'altro può anche mettere a repentaglio i principi di efficacia dello sviluppo e pregiudica l'unità del bilancio e l'autorità di bilancio del Parlamento; chiede pertanto che sia conferita al Parlamento una maggiore funzione di vigilanza nell'uso di questi strumenti, anche, ma non solo, tramite la partecipazione ai comitati direttivi; ricorda che l'efficacia dei fondi fiduciari dipende in larga misura dalla disponibilità degli Stati membri a contribuire e dalla loro piena partecipazione; chiede che tali strumenti siano posti sotto il controllo del Parlamento e chiede orientamenti per la loro integrazione nel bilancio e nelle competenze dell'UE;

    81.

    osserva che 3,6 miliardi di EUR avrebbero dovuto essere destinati al fondo fiduciario di emergenza per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa, lanciato al vertice della Valletta; invita gli Stati membri a dimostrarsi all'altezza del contributo di 1,8 miliardi di EUR messo a disposizione dalla Commissione;

    82.

    chiede che i fondi fiduciari seguano le stesse norme e disposizioni che disciplinano gli strumenti di finanziamento tradizionali dell'UE in materia di trasparenza, parità di trattamento dei partner e capacità di fornire a questi ultimi finanziamenti prevedibili e puntuali;

    83.

    esprime preoccupazione per il fatto che il progetto di bilancio dell'UE per il 2017 prevede un aumento nella gestione dei flussi migratori o nelle iniziative adottate in materia di sicurezza interna, a scapito dei fondi di coesione dell'UE e dell'azione a livello mondiale;

    84.

    invita l'UE a valutare attentamente e sistematicamente l'impatto delle azioni finanziate in materia di migrazione, sfollamento e rifugiati basandosi sulla qualità di erogazione degli aiuti umanitari e degli aiuti allo sviluppo;

    85.

    sottolinea che un sostegno mirato, basato sulla situazione locale, rappresenta un elemento chiave per una politica efficace e orientata ai risultati, e che tale sostegno dovrebbe essere negoziato con i paesi terzi; invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare obiettivi chiari e misurabili, da attuare mediante gli strumenti finanziari, ivi compresi i fondi fiduciari, in modo coerente e coordinato;

    86.

    si compiace del ricorso alle missioni nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), quali EUCAP Sahel Niger ed EUNAVFOR MED — Operazione Sophia, che dovrebbero essere ulteriormente rafforzate come strumenti per proteggere le frontiere esterne dell'UE e prevenire la tratta di esseri umani e il traffico di migranti; è favorevole alla cooperazione con la NATO e alle iniziative dell'UE, quale ad esempio la squadra operativa congiunta (JOT) Mare di Europol, per la raccolta e la condivisione di informazioni e la lotta contro i trafficanti, pur sottolineando che la mobilità globale non dovrebbe essere considerata una minaccia, bensì un'opportunità; sottolinea, in tale contesto, che il salvataggio di vite umane in mare e la tutela dei diritti dei migranti devono rivestire un'importanza fondamentale in tutte queste operazioni; raccomanda l'impiego degli strumenti offerti dalla PSDC in materia di allerta precoce (previsione), mediazione e risoluzione dei conflitti, sottolineando nel contempo l'importanza di iniziare a progettare soluzioni durature in una fase quanto più precoce possibile in situazioni di conflitto;

    87.

    ricorda il partenariato strategico UE-ONU sul mantenimento della pace e la gestione delle crisi, approvato nel marzo 2015, e le relative priorità per il periodo 2015-2018; incoraggia l'Unione europea a impegnarsi ulteriormente per tenere conto del ruolo centrale di altre organizzazioni e altri paesi e favorire i contributi degli Stati membri; deplora il fatto che solo 11 dei 28 Stati membri dell'UE abbiano assunto impegni al vertice dei leader sul mantenimento della pace svoltosi il 28 settembre 2015; invita gli Stati membri dell'Unione ad accrescere in misura significativa il loro contributo militare e di polizia alle missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite;

    88.

    accoglie con favore e sostiene le iniziative della Banca europea per gli investimenti per sostenere la resilienza economica nel vicinato meridionale dell'UE e nei Balcani occidentali attraverso progetti che portino alla creazione di posti di lavoro, alla resilienza economica e alla riduzione della povertà, in linea con le politiche esterne dell'Unione europea;

    89.

    chiede alla Commissione e al SEAE di fornire quanto prima al Parlamento e ai cittadini informazioni dettagliate sui diversi strumenti e programmi di finanziamento — nonché sulle relative modalità di integrazione nei programmi degli Stati membri — nei 16 paesi prioritari (6) con i quali l'UE svolge dialoghi ad alto livello sulla migrazione, e nel quadro dell'approccio globale in materia di migrazione e mobilità (GAMM); è profondamente preoccupato per il fatto che fra i paesi prioritari figurino regimi repressivi che incarnano, essi stessi, la causa principale della fuga dei rifugiati dai loro paesi; ricorda che il GAMM continua a costituire il quadro generale per la politica esterna dell'Unione in materia di migrazione e asilo, ma osserva che le recenti iniziative politiche vi hanno fatto riferimento solo in misura limitata e chiede un chiarimento circa la pertinenza del GAMM nel contesto attuale, nonché un riesame del GAMM in linea con le raccomandazioni dell'OIM;

    90.

    accoglie con favore l'invio di funzionari di collegamento europei per la migrazione nei paesi prioritari come primo passo per rafforzare la cooperazione dell'UE con i paesi terzi nel campo della migrazione; raccomanda il rafforzamento del personale preposto alla giustizia e agli affari interni in seno alle delegazioni dell'UE, con il chiaro mandato di sviluppare un coordinamento all'interno degli Stati membri;

    91.

    sottolinea che occorre adottare un approccio decentrato, anziché continuare a seguire un approccio centralizzato da Bruxelles, sfruttando meglio le delegazioni dell'UE, che sono diventate in un periodo molto breve uno strumento di grande utilità, e applicando una maggiore flessibilità e periodi di programmazione più brevi, soprattutto per i paesi a rischio; chiede la nomina di coordinatori regionali con la capacità di esercitare un ruolo guida in materia di sviluppo, cooperazione e relazioni esterne, in modo da garantire un approccio coerente basato sulla realtà locale sul terreno;

    92.

    raccomanda la promozione, con il sostegno dell'UE, di campagne di informazione nei paesi terzi per informare i cittadini circa i loro diritti e obblighi in materia di mobilità e per avvertirli dei rischi che potrebbero trovarsi ad affrontare durante il loro viaggio — in particolare per quanto riguarda passatori e trafficanti — in modo da aiutarli a prendere una decisione il più possibile informata;

    93.

    chiede che i programmi di gemellaggio e TAIEX siano utilizzati in modo migliore, non soltanto a fini di scambio di buone prassi e formazione, ma anche di sviluppo e cooperazione, con particolare attenzione ai paesi sotto pressione;

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    94.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi dei 16 paesi prioritari individuati nel nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nel quadro dell'Agenda europea sulla migrazione, nonché alle organizzazioni della società civile che rappresentano i migranti e i rifugiati e lavorano con loro.

    (1)  Testi approvati, P8_TA(2015)0272.

    (2)  Testi approvati, P8_TA(2016)0073.

    (3)  Testi approvati, P8_TA(2016)0102.

    (4)  Testi approvati, P8_TA(2016)0337.

    (5)  Testi approvati, P8_TA(2016)0404.

    (6)  Etiopia, Eritrea, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan, Ghana, Costa d'Avorio, Algeria, Marocco, Tunisia, Afghanistan, Bangladesh e Pakistan.


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