Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52012IE1416

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Eliminare alla radice la violenza domestica contro le donne» (parere d’iniziativa)

    GU C 351 del 15.11.2012, p. 21–26 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.11.2012   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 351/21


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Eliminare alla radice la violenza domestica contro le donne» (parere d’iniziativa)

    2012/C 351/05

    Relatore: SOARES

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 24 maggio 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

    Eliminare alla radice la violenza domestica contro le donne.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 settembre 2012.

    Alla sua 483a sessione plenaria, dei giorni 18 e 19 settembre 2012 (seduta del 18 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 138 voti favorevoli, 3 voti contrari e 7 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    Nel 2006, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è già espresso sulla violenza domestica contro le donne (1), illustrando la preoccupazione della società civile nei confronti di tale questione. Le raccomandazioni formulate nel precedente parere sono tuttora valide e quindi non saranno ripetute nel presente documento.

    1.2

    Il CESE in quanto rappresentante della società civile organizzata, consapevole del fatto che il problema della violenza di genere, che include la violenza domestica, è una questione che riguarda tutti, ribadisce il suo impegno alla lotta contro questo flagello attraverso tutti i mezzi possibili, prendendo in considerazione, tra le altre possibilità, anche l'organizzazione di un dibattito biennale su tale problema.

    1.3

    Il CESE raccomanda quanto segue alle istituzioni e agli Stati membri dell'UE:

    1.3.1

    diritti umani: la violenza di genere in ambito domestico va affrontata come un problema di diritti umani, il che consentirà di trovare una soluzione globale e multisettoriale al problema;

    1.3.2

    modelli di sicurezza e di rischio: è necessario adottare misure per modificare i modelli di sicurezza e di rischio, rafforzando il convincimento che la violenza contro le donne in ambito domestico non è un problema individuale, privato e isolato, bensì una questione di sicurezza e di ordine pubblico;

    1.3.3

    prevenzione: è opportuno elaborare una politica per prevenire la violenza domestica attraverso la creazione di spazi multidisciplinari di sostegno dotati di risorse e di personale specializzato e piani d'azione interministeriali che coinvolgano gli uomini e i giovani nell'eliminazione della violenza domestica;

    1.3.4

    politiche di protezione: bisogna garantire alle donne vittime di violenza un accesso prioritario agli alloggi, al sostegno economico, alla formazione, ad un lavoro dignitoso basato sul principio "a lavoro uguale, salario uguale";

    1.3.5

    armonizzazione dei criteri statistici: deve proseguire l'armonizzazione dei criteri per la registrazione dei casi di violenza di genere, per permettere che i dati raccolti siano paragonabili;

    1.3.6

    istruzione: occorre trasformare la mentalità attraverso il contributo dell'istruzione, il che significa, tra le altre cose, realizzare veri e propri programmi di coeducazione, mettere fine al linguaggio sessista nei testi scolastici e assicurare una formazione iniziale e permanente dei professori in cui vi sia spazio per la problematica della violenza di genere, compresa quella domestica;

    1.3.7

    mezzi di comunicazione: si deve garantire la piena applicazione della direttiva sui servizi di media audiovisivi (2), in modo da eliminare l'immagine negativa delle donne nei mezzi di comunicazione, e in particolare nella pubblicità;

    1.3.8

    salute: bisogna rafforzare il convincimento che la violenza domestica contro le donne è una variabile di rischio in termini di salute;

    1.3.9

    corresponsabilità: si devono potenziare e sostenere le misure che promuovano la corresponsabilità di uomini e donne nell'assistenza ai figli, ai parenti più anziani e ai familiari con esigenze particolari;

    1.3.10

    organizzazioni della società civile: è importante sostenere le organizzazioni che si occupano di donne vittime di violenza domestica o che promuovono azioni di sensibilizzazione / formazione nella lotta alla violenza di genere;

    1.3.11

    Anno europeo di lotta contro la violenza di genere: è necessario dedicare un Anno europeo a questo tema;

    1.3.12

    convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica: il CESE invita l'Unione europea e tutti gli Stati membri a firmare, ratificare e applicare detta convenzione, adottata nel 2011.

    2.   Introduzione

    2.1

    Qualsiasi violenza perpetrata contro un essere umano rappresenta un attentato alla sua dignità, alla sua integrità fisica e psicologica, ai diritti umani e ai principi di una società democratica.

    2.2

    Essendo obbligati a rispettare, tutelare e promuovere i diritti dei loro cittadini, gli Stati devono investire ingenti risorse pubbliche in servizi e in personale specializzato in grado di soddisfare tali obblighi.

    2.3

    La società condanna la violenza pubblica e appoggia le azioni cui gli Stati ricorrono per reprimerla e punire chi la pratica.

    2.4

    Esiste però un'altra forma di violenza, passata spesso sotto silenzio, che viene praticata dentro casa e che colpisce le sue vittime in modo forse più brutale: la violenza domestica.

    Tutti i membri di una famiglia possono essere, occasionalmente o in forma permanente, vittime di diversi tipi di violenza, i quali possono portare anche alla morte.

    2.5

    Tutti questi tipi di violenza meritano attenzione, preoccupazione e azione da parte delle autorità. Ma la realtà è che il gruppo sistematicamente più colpito è quello delle donne: la violenza domestica è una delle cause principali della mortalità femminile. Il presente parere pertanto si concentra sulla violenza domestica contro le donne.

    2.6

    L'Unione europea definisce la violenza contro le donne qualsiasi atto di violenza di genere che produca o sia in grado di produrre danni fisici, sessuali o psicologici oppure sofferenze alle donne, incluse la minaccia di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, tanto nella sfera pubblica quanto nella vita privata  (3).

    2.7

    Nonostante gli sforzi realizzati già da vari decenni dalle pubbliche autorità e da diversi settori - organizzati o meno - della società, questa forma di violenza continua ad essere vista come un problema privato, mentre in realtà Si tratta di un problema pubblico.

    2.8

    La violenza domestica è un reato che deve essere punito dalla legge. Il CESE riconosce gli sforzi condotti da diversi Stati membri dell'UE per punire, attraverso misure più dure, tutti coloro che se ne macchiano. Bisogna però anche individuare le cause profonde del fenomeno ed elaborare le strategie necessarie per sconfiggerlo, anche attraverso una migliore comprensione del fenomeno stesso da parte degli uomini.

    2.9

    D'altro canto, la crisi economica sta colpendo duramente le politiche sociali in molti Stati membri dell'UE. Servizi pubblici di base come la sanità, l'istruzione e i servizi sociali subiscono dei tagli proprio quando le famiglie, e soprattutto le donne, ne hanno più bisogno. Chiudono i servizi di assistenza speciale per le donne e i centri di accoglienza per le donne maltrattate, i bilanci degli uffici nazionali per la parità di genere vengono ridotti, vengono cancellati progetti di prevenzione, campagne sui mezzi di comunicazione, ecc.

    2.10

    Il persistere degli stereotipi di genere e di una società patriarcale, che vanno di pari passo con le disparità economiche, la discriminazione nei confronti delle donne - in aspetti quali l'occupazione, il salario, l'accesso ad altre risorse economiche - e, infine, la mancanza d'indipendenza economica, riducono la capacità di azione delle donne e ne aumentano la vulnerabilità alla violenza domestica.

    L'attuale crisi economica e le politiche applicate con l'intento preciso di combatterla, nonché il processo di liberalizzazione delle economie e la privatizzazione del settore pubblico, non solo rafforzano la divisione del lavoro per sesso, ma provocano anche un aumento delle disparità, acuendo le condizioni che portano alla violenza.

    2.11

    L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) (4) ha riconosciuto gli effetti negativi della globalizzazione sulle strutture sociali. Una globalizzazione sregolata può dar luogo a forme aggravate di violenza contro le donne, anche sotto forma di tratta di esseri umani.

    2.12

    Le donne che appartengono a minoranze, le donne migranti, le donne in condizioni di povertà che vivono in comunità rurali o remote, le donne che stanno scontando una pena detentiva, le donne negli istituti di assistenza e ricovero, le donne con disabilità mentali e fisiche e le donne anziane corrono un rischio maggiore di subire violenza.

    2.13

    Il presente parere d'iniziativa intende fare un bilancio della violenza domestica contro le donne in Europa, fornire una visione d'insieme delle misure adottate e sensibilizzare ulteriormente la società nei confronti di questo problema.

    2.14

    Il CESE, in quanto portavoce della società civile organizzata, è disposto ad organizzare - in collaborazione con le organizzazioni impegnate contro la violenza domestica - un forum di dibattito per discutere proposte tese alla totale eliminazione di questo tipo di violenza e per condividere esempi di buone pratiche che portino all'adozione di misure preventive efficaci.

    3.   La convenzione del Consiglio d'Europa – Uno strumento da ratificare e da attuare

    3.1

    Nel 2011 il Consiglio d'Europa ha adottato una convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (5). Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico globale volto a prevenire la violenza, proteggere le vittime e condannare gli aggressori. La convenzione rappresenta un ammonimento per una maggiore parità tra uomini e donne, perché la violenza contro le donne trova le sue radici profonde nella disuguaglianza di genere e viene perpetuata da una cultura patriarcale e d'indifferenza nei confronti di questa realtà.

    3.2

    La convenzione tiene conto di tutti i tipi di violenza (fisica, psicologica, molestie sessuali, matrimonio forzato, mutilazione genitale femminile, stalking, sterilizzazione o aborto forzato), indipendentemente dall'età, dalle origini etniche o dalla nazionalità, dalla religione, dall'origine sociale, dalla situazione migratoria o dall'orientamento sessuale della vittima.

    3.3

    La convenzione è stata finora ratificata da un solo Stato (6) e firmata da 20 paesi (7), alcuni con riserve (Germania, Serbia e Malta). Il CESE esorta l'UE e tutti gli Stati membri dell'Unione a firmare, ratificare e attuare quanto prima la convenzione di Istanbul.

    4.   Osservazioni generali

    4.1

    Nell'UE, il 45 % delle donne sostiene di aver subito almeno una volta una violenza di genere. Tra il 40 e il 45 % delle donne afferma di aver subito molestie sessuali sul lavoro. Si stima che in Europa ogni giorno 7 donne muoiano vittime di violenza di genere (8).

    4.2

    Il fenomeno ha inoltre un forte impatto economico: si calcola che la violenza sulle donne nei 47 paesi membri del Consiglio d'Europa abbia un costo annuale di almeno 32 miliardi di euro.

    4.3

    In un'indagine condotta nel 2010, Eurobarometro ha osservato che il fenomeno è ben noto ai cittadini (98 % degli intervistati) e presenta una grande incidenza (un intervistato su quattro ha affermato di conoscere una donna vittima di violenza domestica, mentre uno su cinque ha affermato di conoscere un autore di violenze domestiche).

    4.4

    Già nel 1980 la seconda conferenza mondiale sulla condizione giuridica e sociale della donna aveva stabilito che la violenza contro le donne è il reato più passato sotto silenzio al mondo. Tredici anni dopo, la conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna ha riconosciuto i diritti delle donne come diritti umani. Gli Stati membri dell'Unione europea si sono assunti l'impegno di conseguire gli obiettivi fondamentali della piattaforma d'azione di Pechino del 1995.

    4.5

    Nella dichiarazione finale del Secondo vertice europeo delle donne al potere (Cadice, marzo 2010) (9), 25 donne ministro e numerosi leader politici di tutta l'UE hanno riconosciuto che c'è ancora strada da fare per raggiungere la parità di genere e che la violenza contro le donne è un problema permanente che rappresenta una grave violazione dei diritti umani. Nel documento si afferma che gli stereotipi sessisti continuano a produrre discriminazioni e si avverte che le giovani generazioni riproducono comportamenti sessisti.

    4.6

    Le istituzioni europee hanno elaborato diversi documenti di analisi e d'azione ai quali si fa riferimento, anche se in forma non esaustiva, nel presente parere:

    4.6.1

    Consiglio europeo:

    Conclusioni del Consiglio sull'eliminazione della violenza contro le donne nell'Unione europea (8 marzo 2010) in cui la Commissione e gli Stati membri sono invitati a proseguire gli sforzi nella lotta alla violenza contro le donne e a promuovere azioni per assicurarne il finanziamento.

    4.6.2

    Parlamento europeo:

    Risoluzione sulle priorità e sulla definizione di un nuovo quadro politico dell'Unione relativo alla lotta contro la violenza alle donne (2011).

    Nel settembre 2011, il Parlamento europeo ha approvato la concessione dello status di protezione europea alle vittime di violenze di genere, molestie sessuali, sequestro o tentato omicidio. Questa misura ha rappresentato un passo importante verso la creazione di uno spazio europeo di protezione delle donne.

    4.6.3

    Commissione europea:

    Carta delle donne (2009), Piano d'azione per l'applicazione del Programma di Stoccolma (2010), Strategia per la parità tra uomini e donne 2010-2015;

    Diversi studi sulla violenza contro le donne per una conoscenza più approfondita di questo problema;

    Adozione, il 18 maggio 2011, di un pacchetto di proposte volte a rafforzare i diritti delle vittime di reati (Direttiva orizzontale che stabilisce standard minimi concernenti i diritti, il sostegno e la protezione delle vittime di reati; Regolamento relativo al riconoscimento reciproco delle misure di protezione in materia civile);

    Finanziamento di programmi specifici, ad esempio Daphne III, e di organizzazioni europee di lotta alla violenza contro le donne (Lobby europea delle donne).

    4.7

    Inoltre gli Stati membri, sebbene non in modo generalizzato, hanno adottato norme legislative volte a criminalizzare la violenza domestica prendendo misure più drastiche contro gli aggressori, classificando la violenza domestica come reato pubblico, ecc.

    4.8

    Anche se continuano a mancare dati statistici affidabili e paragonabili sulla violenza domestica a livello nazionale ed europeo, i dati resi noti sono sufficientemente allarmanti e non lasciano dubbi circa l'entità del problema (10).

    4.9

    Nonostante i dati a disposizione e l'adozione di norme più rigorose, la verità è che nella popolazione persiste l'idea generalizzata di vivere in una società egualitaria, cosa che può snaturare il dibattito non solo sulla violenza domestica ma anche su altri tipi di violenza e di disparità tra uomini e donne, ad esempio in termini di differenze salariali, promozione delle carriere ecc.

    4.10

    Un tipo di violenza che non viene ricordata, in quanto invisibile per il mondo esterno, è la violenza psicologica. È venuto il momento di rompere il silenzio e di riconoscere che la violenza psicologica è una violazione dei diritti umani che deve essere introdotta nella normativa sulla violenza di genere.

    4.11

    Le donne che sopravvivono alla violenza psicologica spesso risultano gravemente traumatizzate nel corso della loro vita e hanno bisogno di un sostegno multidisciplinare a 360 gradi, all'interno di un ambiente riabilitativo sicuro. Costrette a vivere nel più completo isolamento sociale senza prove tangibili degli atti violenti subiti, temono che nessuno creda loro. La riabilitazione richiede essenzialmente che coloro che prestano assistenza credano alle donne vittime di violenza.

    4.12

    La violenza domestica ha un impatto non solo sulle vittime dirette ma anche su chi assiste a tali violenze o ne è al corrente. Colpisce in particolare i bambini, la cui fragilità emotiva li rende particolarmente vulnerabili e gli effetti possono durare tutta la vita.

    4.13

    Anche se la violenza domestica non si limita alle aggressioni nei confronti delle donne, occorre chiedersi perché altri delitti commessi dentro le mura di casa, come la pedofilia (reato perpetrato nel 90 % dei casi da familiari) sono considerati ripugnanti, mentre nel caso della violenza domestica ancora si cerca di esaminare le ragioni che hanno spinto gli aggressori a commetterla.

    5.   Osservazioni specifiche e proposte di azione

    5.1

    La domanda fondamentale alla quale bisogna rispondere è: come mai questi reati vengono, in molti casi, socialmente discolpati? Perché si cerca nella donna aggredita la giustificazione per la violenza commessa? Le motivazioni culturali e sociali addotte di frequente, oltre ad essere false, non fanno che mantenere lo status quo.

    5.2

    L'idea che la violenza domestica abbia radici in una cultura e in una tradizione arcaiche si basa sull'errato presupposto secondo cui la cultura sarebbe un insieme statico di credenze e di pratiche. Invece la cultura si forma e si rinnova continuamente e ha la capacità di evolversi proprio perché è eterogenea e comprende valori in contrasto tra loro.

    5.3

    La cultura è intimamente legata all'esercizio del potere: norme e valori acquisiscono forza quando coloro che li propugnano detengono il potere oppure occupano posizioni influenti.

    5.4

    Anche le donne sono agenti culturali e influenzano la cultura in cui vivono. La loro partecipazione alla società e alla cultura è essenziale per trasformare la mentalità e modificare usi e costumi dannosi per la loro immagine e condizione.

    5.5

    È dunque importante riflettere sulla scarsa presenza femminile ai diversi livelli di potere. Fino a quando tale questione non sarà stata adeguatamente risolta e le donne non avranno la rappresentanza economica, sociale e politica che spetta loro per numero e capacità, difficilmente si potrà risolvere il problema della violenza contro le donne oppure esso verrà risolto troppo lentamente. Le politiche pubbliche sulla violenza di genere hanno sì un ruolo importante ma solo l'accesso delle donne all'esercizio del potere su un piede di parità con gli uomini potrà modificare l'immagine tradizionale del loro ruolo nella società.

    5.6

    I modelli di identificazione dei due sessi, che nel corso dei secoli hanno definito come virtù femminili la passività, l'arrendevolezza e la sottomissione e come virtù maschili l'aggressività, la forza e l'azione, hanno creato una concezione dei rapporti affettivi che, per secoli, ha relegato la donna in una posizione di inferiorità e di dipendenza.

    5.7

    Le relazioni basate su modelli di identificazione che presuppongono la sottomissione di un essere umano all'altro non sono più tollerabili. Uomini e donne devono pertanto riflettere su come prendere posizione nei confronti di tali modelli. Detta riflessione deve basarsi sull'affermazione di valori quali la libertà, l'autonomia e la realizzazione personale.

    5.8

    In molti casi di «femminicidio» (11), le vittime avevano già denunciato atti di violenza o minacce. Questo dimostra l'importanza del lavoro di prevenzione. Troppe volte non sono state prese misure cautelari per proteggere la vittima dall'aggressore.

    5.9

    Il lavoro di prevenzione può e deve comprendere, tra l'altro:

    un'azione terapeutica sull'aggressore o sul potenziale aggressore. Non si tratta di trovare giustificazioni o attenuanti per l'atto violento, né di esporre la vittima a situazioni senza controllo, bensì di lavorare sulle cause e cercare di recuperare l'aggressore, cosa che avrà risultati positivi per tutti;

    il lancio di piani d'azione interministeriali per l'individuazione precoce e la prevenzione della violenza domestica attraverso un sistema di consulenza e informazione che operi nel quadro dei servizi educativi, sociali e sanitari;

    il coinvolgimento di uomini e ragazzi nell'eliminazione della violenza contro donne e ragazze;

    il coinvolgimento dei giovani attraverso una campagna educativa, per un approccio globale in materia di prevenzione e un intervento precoce, e una formazione più mirata per gli operatori che lavorano a stretto contatto con i giovani;

    il monitoraggio dei casi di coppie separate per motivi di violenza domestica, per proteggere le donne a rischio di molestie e atti persecutori (stalking), che spesso si concludono con la morte.

    5.10

    I centri specializzati nella protezione delle vittime di violenza domestica devono essere formati da personale specializzato ed essere dotati delle risorse atte a garantire l'attuazione delle misure adottate, che altrimenti si rivelerebbero inefficaci.

    5.11

    È molto importante creare spazi multidisciplinari di sostegno dove le donne possano essere ascoltate, capite e credute. Nel fenomeno della violenza domestica interagiscono fattori psicologici, culturali, religiosi e usanze radicate da secoli. Il fenomeno non ha un'unica causa e non può essere affrontato esclusivamente mediante misure di polizia o penali. Un sostegno multidisciplinare coordinato, che eviti di esporre le donne al ripetersi della violenza, è un elemento fondamentale della lotta a questo fenomeno. È necessario prestare una particolare attenzione alle donne disabili e alle immigrate, che sono più vulnerabili. Gli spazi di sostegno devono inoltre accogliere sistematicamente le vittime indirette della violenza domestica, soprattutto i bambini.

    5.12

    È necessario modificare il modello di sicurezza, attualmente troppo legato alla criminalità organizzata, al terrorismo, agli attacchi contro persone e beni, al traffico di stupefacenti, e che quasi mai tiene conto del pericolo che molte donne possono correre all'interno delle mura domestiche o sul posto di lavoro. Se la sicurezza fosse stata più basata su criteri umanistici e fosse stata orientata in via prioritaria alla prevenzione, molte vite sarebbero state risparmiate. Le nuove tecnologie possono offrire una maggiore protezione, come nel caso dei braccialetti elettronici, che impediscono agli aggressori in libertà di avvicinarsi alle loro vittime quando sono soggetti a un provvedimento di allontanamento.

    5.13

    Le statistiche sulla violenza domestica non illustrano il fenomeno in modo rigoroso e non consentono di percepire le vere dimensioni del problema. Per tale motivo, è urgente armonizzare i criteri di registrazione dei casi di violenza domestica affinché i dati possano essere comparabili a livello europeo.

    5.14

    I governi devono valorizzare e sostenere, anche finanziariamente, il lavoro delle organizzazioni della società civile (associazioni femminili, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, sindacati, ecc.) senza cadere nella tentazione di controllarle o di diminuirne l'autonomia.

    5.15

    Un settore di particolare importanza è l'istruzione, la quale può sia perpetuare modelli e pratiche discriminatorie sia svolgere un ruolo di trasformazione della mentalità e dei comportamenti individuali e collettivi. La scuola deve promuovere un'istruzione non sessista e improntata alla coeducazione, basata sulla parità di diritti e di opportunità, avendo come obiettivo uno sviluppo completo della persona che tenga lontani stereotipi e ruoli in funzione del sesso e rifiutando qualsiasi tipo di discriminazione nei confronti delle donne. La scuola può essere uno strumento per cancellare l'immagine stereotipata dei ruoli di uomo e di donna generalmente trasmessa dei mezzi di comunicazione, e un eccellente osservatorio della violenza di genere.

    5.16

    Affinché la scuola possa svolgere questo ruolo positivo, è essenziale che il tema della violenza di genere, inclusa la violenza domestica, faccia parte della formazione iniziale e permanente dei docenti. La revisione periodica dei programmi e dei testi deve essere una pratica costante per eliminare definitivamente qualsiasi riferimento sessista.

    5.17

    Un altro settore d'importanza cruciale è quello della sanità. Porre le donne e gli adolescenti al centro delle strategie sanitarie può rafforzare il convincimento che la violenza contro le donne entro le mura domestiche è una variabile di rischio e non un problema isolato.

    5.18

    È necessario rivedere periodicamente e in forma sistematica le procedure di registrazione e di notifica, evitando formule che impongono agli addetti ai lavori oneri burocratici e che risultano complesse e non sostenibili. Tali procedure devono fornire l'opportunità di registrare i problemi di salute come una variabile di rischio (ad esempio nei consultori di pianificazione familiare o in quelli per la gravidanza) e operare una chiara distinzione tra le esigenze delle zone urbane e quelle delle zone rurali.

    5.19

    In tutti i settori legati al problema della violenza di genere, è necessario garantire una sensibilizzazione e una formazione efficaci e adeguate alla realtà, mettendo a disposizione i mezzi e le risorse necessarie. È inoltre opportuno effettuare regolarmente delle mappature (mapping) per assicurare che l'informazione sia in linea con la realtà.

    5.20

    Per quanto concerne la sensibilizzazione e la formazione, è importante distinguere tra sensibilizzazione (rivolta a tutto il personale operante in un'organizzazione), formazione (fornita a tutti coloro che entrano in contatto con le vittime e che possono contribuire all'individuazione del problema) e formazione specifica (che devono possedere tutti coloro che assistono le vittime). Una particolare attenzione va prestata alla formazione degli agenti di polizia e dei giudici, visto il ruolo che ricoprono nel registrare le denunce e nel giudicare gli aggressori. La loro azione può contribuire a trasformare un'esperienza traumatizzante in una nuova speranza. È inoltre necessario provvedere affinché gli istituti penitenziari sviluppino programmi carcerari per le donne che sono sopravvissute alla violenza di genere e per gli uomini che l'hanno commessa, oltre a sensibilizzare maggiormente il personale penitenziario di tutti gli Stati membri dell'UE a questo tema.

    5.21

    Infine, se il tema della violenza domestica contro le donne viene affrontato come un problema di diritti umani, gli Stati saranno maggiormente responsabilizzati in termini di prevenzione, eliminazione e punizione di questo tipo di violenza e si sentiranno particolarmente obbligati a rendere conto di come hanno assolto il loro dovere.

    5.22

    Stabilire un legame tra la violenza di genere e i diritti umani permette di accedere ad una serie importante di strumenti volti a responsabilizzare gli Stati a livello internazionale e regionale. Si tratta, ad esempio, degli organi previsti dai trattati sui diritti umani, dei tribunali penali internazionali oppure del Sistema regionale europeo dei diritti umani (Tribunale europeo dei diritti umani, organismo del Consiglio d'Europa).

    5.23

    Trattare la violenza contro le donne come una questione di diritti umani ci consente di dare una risposta globale e multisettoriale che aggiunge una dimensione, quella dei diritti umani, al lavoro svolto in tutti i settori. Questo impone di potenziare e di accelerare le iniziative in tutti gli ambiti volte a prevenire e a eliminare la violenza contro le donne, ad esempio a livello giudiziario, nella sanità, nelle politiche di sviluppo locale o regionale, negli aiuti umanitari, ecc.

    Bruxelles, 18 settembre 2012

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  GU C 110 del 9.5.2006, pagg. 89-94.

    (2)  Direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 marzo 2010.

    (3)  http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cmsUpload/16173cor.en08.pdf.

    (4)  WHO Multi-Country Study on Women’s Health and Domestic Violence Against Women: Initial Results on Prevalence, Health Outcomes and Women’s Responses ("Studio multipaese dell'OMS sulla salute delle donne e sulla violenza domestica contro la donna: primi risultati su diffusione, conseguenze in termini di salute e reazioni delle donne") (Ginevra, WHO, 2005).

    (5)  Convenzione del Consiglio d'Europa, approvata l'11 maggio 2011 a Istanbul (Turchia) (http://www.coe.int/t/dghl/standardsetting/convention-violence/texts/Convention%20210%20Italian%20version.pdf).

    (6)  Turchia.

    (7)  Albania, Austria, Spagna, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Lussemburgo, Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia, Malta, Montenegro, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina.

    (8)  EWL Barometer, National Action Plans on Violence against Women in the EU ("Piani d'azione nazionali sulla violenza contro le donne nell'UE"), European Women’s Lobby, agosto 2011 (www.womenlobby.org).

    (9)  http://www.igualdad.us.es/pdf/Docuemta_Otros_Cumbre.pdf.

    (10)  Cfr. la relazione "Combattere il delitto d'onore in Europa" presentata l'8 marzo 2012 (Giornata internazionale della donna) dalla Fondazione Surgir (organizzazione senza fini di lucro con sede in Svizzera).

    (11)  Secondo la definizione delle Nazioni Unite, il termine femminicidio indica l'assassinio di una donna per il solo fatto di appartenere al genere femminile. Costituisce femminicidio la violenza continua contro una donna, dentro e fuori la famiglia, che culmina nel suo assassinio. Le indagini sul femminicidio condotte in diversi paesi mostrano che questi crimini avvengono il più delle volte nell'ambito delle relazioni intime private.


    Top