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Document 52021IE2636

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Misurazioni che vadano oltre il PIL per una ripresa riuscita e un’economia dell’UE sostenibile e resiliente» (parere d’iniziativa)

    EESC 2021/02636

    GU C 152 del 6.4.2022, p. 7–12 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    6.4.2022   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 152/7


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Misurazioni che vadano oltre il PIL per una ripresa riuscita e un’economia dell’UE sostenibile e resiliente»

    (parere d’iniziativa)

    (2022/C 152/02)

    Relatore:

    Petru Sorin DANDEA

    Decisione dell’Assemblea plenaria

    25.3.2021

    Base giuridica

    Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno

     

    Parere d’iniziativa

    Sezione competente

    Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

    Adozione in sezione

    23.11.2021

    Adozione in sessione plenaria

    8.12.2021

    Sessione plenaria n.

    565

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    209/2/7

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene inevitabile passare da un sistema economico in cui il motore principale è rappresentato dalla crescita a un modello in cui viene privilegiata la sostenibilità. Tenuto conto che tale trasformazione non è solo complessa, ma comporta anche sfide enormi, le proposte di nuovi indicatori avanzate nel presente parere rappresentano unicamente un esempio di approccio per quel che riguarda gli strumenti di misurazione in campo sociale, economico o ambientale.

    1.2.

    Il CESE propone di definire una serie di indicatori volti a fornire informazioni migliori ai responsabili politici che possono promuovere politiche di sviluppo per l’economia circolare. Ad esempio, i dati riguardanti i materiali provenienti da risorse naturali che sono contenuti in alcuni beni di consumo durevoli, assieme ai dati sulla durata media dell’utilizzo di tali beni e sul tasso di recupero potenziale di questi materiali, possono fornire ai responsabili politici valide informazioni sul fabbisogno di investimenti nel settore del riciclaggio.

    1.3.

    Il Comitato ritiene che occorra sviluppare un quadro di valutazione «al di là del PIL» in formato sintetico che potrebbe successivamente essere integrato nel quadro di valutazione per il Green Deal europeo. Per elaborare tale quadro di valutazione si potrebbe far uso dello studio EU Doughnut by 2030 («l’economia della ciambella per l’UE entro il 2030»), che è stato sviluppato dall’istituto tedesco ZOE. Il quadro di valutazione può essere inglobato nel processo di governance europea attraverso la valutazione dei progressi compiuti e la definizione delle azioni necessarie per conseguire gli obiettivi fissati nel quadro del semestre europeo. Il Comitato ritiene che il processo di governance europea debba adottare una nuova prospettiva orientata al benessere dei cittadini.

    1.4.

    Il CESE ritiene che gli Stati membri debbano privilegiare l’uso di alcuni degli indicatori proposti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, tenendo conto delle rispettive specificità nazionali, ed esorta a seguire le proposte formulate nelle relazioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici su come migliorare la misurazione del benessere e della prosperità.

    1.5.

    Il CESE concorda con il punto di vista espresso dalle parti sociali europee in occasione del vertice di Porto, secondo cui i 14 indicatori proposti possono costituire un quadro di valutazione complementare al PIL che può essere utilizzato per ideare politiche a sostegno di un modello di crescita sostenibile.

    1.6.

    Gli investimenti in una società coesa, nello sviluppo sostenibile, nel capitale umano e sociale, oltre che nella qualità della vita, saranno essenziali sia nel creare opportunità per le imprese di oggi, che nello stimolare in futuro occupazione, ricchezza e crescita sostenibile. Secondo il CESE, gli indicatori che vanno oltre il PIL dovrebbero pertanto diventare strumenti che non si limitano a monitorare e a misurare, ma che servono anche a fornire informazioni sull’elaborazione delle politiche, a migliorare la comunicazione e a incoraggiare la definizione degli obiettivi.

    1.7.

    La Commissione europea ha recentemente pubblicato una comunicazione (1) volta a dirigere i finanziamenti verso attività sostenibili. Il CESE appoggia l’iniziativa della Commissione e ritiene necessario elaborare una serie di indicatori che, da un lato, monitorino il processo di «inverdimento» dei finanziamenti e, dall’altro, indichino il grado di «inverdimento» dei settori economici. Tali indicatori offrirebbero ai responsabili politici orientamenti migliori per stabilire incentivi pubblici a favore delle attività sostenibili, e possono anche costituire un importante strumento di monitoraggio per i governi degli Stati membri. Il monitoraggio è necessario perché occorre controllare il ritmo con cui si indirizzano gli investimenti verso i settori sostenibili. Infatti, se gli investimenti sono troppo lenti, si rischia di esaurire le risorse disponibili prima che sia disponibile un’alternativa. Una situazione siffatta porterebbe i prezzi alle stelle, con effetti drammatici sul sistema economico. Se invece si investe ad un ritmo eccessivamente rapido, si rischia di lasciare molti settori senza investimenti, rallentando così l’attività economica che genera le risorse necessarie per gli investimenti stessi.

    1.8.

    Per quel che concerne la lotta ai cambiamenti climatici, il CESE ritiene necessario anche rivedere gli indicatori esistenti, al fine di rendere possibile un monitoraggio migliore dei progressi compiuti. Esistono indicatori che non colgono appieno gli effetti negativi che alcune attività economiche hanno sull’ambiente. Bisognerebbe inoltre adeguare una serie di indicatori al fine di tenere meglio conto degli obiettivi fissati dall’UE.

    1.9.

    La digitalizzazione e l’inverdimento del sistema economico presuppongono una profonda riorganizzazione all’interno di diversi settori. Affinché queste trasformazioni possano essere realizzate al minor costo sociale possibile, sono necessarie politiche a tutela della forza lavoro per garantire, nel medio e lungo periodo, che i posti di lavoro di cui c’è bisogno siano equamente ripartiti tra la popolazione attiva. Inoltre, come proposto dalle parti sociali europee, il CESE ritiene necessario elaborare una serie di indicatori sulla contrattazione collettiva. La contrattazione collettiva tutela i lavoratori in generale, ma può assicurare anche la promozione delle politiche necessarie ai programmi di formazione professionale volti a garantire la mobilità dei lavoratori, che appare necessaria nel quadro delle sfide poste dalla trasformazione dell’economia. Inoltre, l’equa ripartizione dei posti di lavoro disponibili in tutta l’economia può essere assicurata tramite programmi intelligenti sull’organizzazione dell’orario di lavoro negoziabili tra le parti sociali.

    1.10.

    Non è possibile realizzare un cambiamento significativo del sistema economico senza l’accettazione da parte della società nel suo insieme. Il CESE ritiene necessario realizzare nuove indagini (come quelle dell’Eurobarometro) per poter studiare qual è la percezione sociale del cambiamento di modello economico.

    1.11.

    Inoltre, gli Stati membri e la Commissione europea dovrebbero sostenere lo sviluppo di iniziative volte a misurare meglio il benessere e ad analizzare l’impatto delle attività economiche sull’ambiente (come l’iniziativa dell’istituto di ricerca tedesco ZOE, che ha elaborato il sistema di indicatori che va sotto il nome di «Doughnut Economics» o «economia della ciambella»).

    2.   Introduzione

    2.1.

    Il prodotto interno lordo (PIL) continua ad essere il principale indicatore macroeconomico utilizzato a livello mondiale per quantificare l’attività economica. È tuttavia opinione assai diffusa che il PIL non riesca a esprimere la situazione reale di una società in termini di benessere e sviluppo, neppure per quel che concerne gli effetti negativi sull’ambiente generati da alcune attività economiche.

    2.2.

    Sebbene anche gli ideatori del concetto di PIL fossero consapevoli dei suoi limiti, i dibattiti su misurazioni che vadano «oltre il PIL» si sono intensificati soltanto nel corso degli anni ’90 del secolo scorso. È quindi emersa la necessità di disporre di indicatori adeguati in grado di affrontare le sfide globali del XXI secolo (come i cambiamenti climatici, la povertà, l’esaurimento delle risorse, la salute e la qualità della vita). Un passo importante per trovare altri indicatori che risultino più appropriati per misurare questo tipo di progressi e che possano essere meglio integrati nel processo decisionale, oltre che esaminati in un dibattito pubblico, è stato compiuto con la conferenza ad alto livello del 2007 sul tema Beyond GDP («Oltre il PIL») (2), organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo, dal Club di Roma, dall’OCSE e dal WWF. In seguito, la Commissione sulla misurazione del rendimento economico e del progresso sociale (3) — che era presieduta da Joseph E. Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi — e la relazione finale che ha elaborato hanno messo in evidenza ulteriori limiti del PIL (dubbi sul modo in cui viene misurata la produttività e il fatto che il capitale umano non viene preso in considerazione).

    2.3.

    Negli ultimi anni sono emerse diverse nuove priorità per i responsabili politici europei, come la trasformazione digitale e ambientale, e si è anche fatta strada una crescente attenzione per le considerazioni sociali in un ampio ventaglio di settori politici. Inoltre, anche se la pandemia generata dal coronavirus avrà indubbiamente un impatto profondo e negativo sull’economia europea, è importante tenere a mente che le altre sfide (come i cambiamenti climatici, le crescenti disuguaglianze e il lento incremento della produttività) non sono scomparse. Gli investimenti in una società coesa, nello sviluppo sostenibile, nel capitale umano e sociale, oltre che nella qualità della vita, saranno essenziali sia nel creare opportunità per le imprese di oggi, che nello stimolare in futuro occupazione, ricchezza e crescita sostenibile. Gli indicatori che vanno oltre il PIL dovrebbero pertanto diventare strumenti che non si limitano a monitorare e a misurare, ma che servono anche a fornire informazioni sull’elaborazione delle politiche, a migliorare la comunicazione e a incoraggiare la definizione degli obiettivi.

    2.4.

    Con il presente parere d’iniziativa, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) intende apportare un valido contributo alla determinazione degli indicatori del benessere e dello sviluppo che dovrebbero essere presi in considerazione per servire da complemento agli indicatori economici classici. Il parere mette inoltre l’accento sui fabbisogni insoddisfatti in termini di dati e delinea le modalità per integrare meglio questi indicatori nel processo di elaborazione delle politiche a livello europeo e nazionale, al fine di consentire all’UE di uscire più forte dalla crisi attuale e di resistere meglio agli eventuali shock futuri.

    2.5.

    È indubbio che non è mai stata tanto acuta la necessità di mettere a punto degli indicatori che permettano di concepire e attuare politiche volte a sviluppare un modello globale di economia sostenibile in grado di garantire il benessere di tutti gli abitanti della Terra. È altresì evidente che l’attuale modello economico, basato su una crescita continua quale fattore principale della stabilità del sistema, è ormai divenuto insostenibile per un pianeta dalle risorse limitate.

    2.6.

    Lo scorso giugno la Commissione europea ha pubblicato un documento di riflessione (4) in cui viene nuovamente segnalata la necessità di elaborare indicatori complementari al PIL che consentano un monitoraggio migliore del processo di trasformazione della società e dell’economia attraverso l’attuazione di politiche volte a promuovere il Green Deal europeo. Nel documento sono presentati anche gli sforzi compiuti negli ultimi anni da alcuni paesi che cercano di sviluppare strumenti complementari per monitorare il livello di benessere e l’impatto delle attività economiche sull’ambiente.

    2.7.

    A livello globale esistono varie iniziative che puntano a sviluppare indicatori che, da un lato, permettano ai responsabili politici di elaborare e attuare politiche a favore della promozione della sostenibilità e, dall’altro, consentano un’informazione migliore sul processo di trasformazione del modello economico. Tra le iniziative di questo tipo va ricordato lo studio EU Doughnut by 2030 («l’economia della ciambella per l’UE entro il 2030») (5), che ha sviluppato un concetto nuovo per la presentazione di una sintesi politica dei quadri operativi esistenti e selezionato 30 indicatori al fine non solo di rendere più efficace l’elaborazione delle politiche, ma anche di permettere all’opinione pubblica di comprendere meglio le esigenze di trasformazione del sistema economico.

    3.   Osservazioni generali e particolari

    3.1.

    Il dibattito sul tema «Oltre il PIL» ha suscitato reazioni importanti da parte delle istituzioni, dei ricercatori e dei responsabili politici. L’OCSE, l’ONU, la Commissione europea ed Eurostat hanno quindi proposto indicatori che consentissero una misurazione migliore del benessere e della prosperità a livello individuale, collettivo o nazionale. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile che comprendono 169 obiettivi intermedi e 200 indicatori. Nel 2018 l’apposito gruppo di esperti ad alto livello dell’OCSE ha elaborato due relazioni (6) in cui viene raccomandata una misurazione più adeguata del benessere tramite il miglioramento degli indicatori esistenti o l’introduzione di nuovi indicatori. Il CESE ritiene che gli Stati membri debbano privilegiare l’uso di alcuni degli indicatori proposti dalle Nazioni Unite, tenendo conto delle rispettive specificità nazionali, ed esorta a seguire le proposte formulate nelle relazioni dell’OCSE su come migliorare la misurazione del benessere e della prosperità.

    3.2.

    Di recente, le parti sociali europee — ossia, Business Europe, la Confederazione europea dei sindacati (CES), il Centro europeo dei datori di lavoro e delle imprese che offrono servizi di interesse generale (SIG Europe) e l’UEAPME (Organizzazione europea dell’artigianato e delle PMI) — hanno firmato un documento comune (7) in cui raccomandano l’adozione di una serie di indicatori complementari al PIL nei settori sociale, economico e ambientale. Il CESE concorda con il punto di vista delle parti sociali europee, secondo cui i 14 indicatori proposti possono costituire un quadro di valutazione complementare al PIL che può essere utilizzato per ideare politiche a sostegno di un modello di crescita sostenibile.

    3.3.

    È dal 2011 che il CESE partecipa al dibattito europeo sul tema «Oltre il PIL» e, a partire da questi lavori, sono stati elaborati vari pareri (8) in cui sono stati proposti nuovi indicatori per misurare il benessere e la prosperità, nonché indagini per determinare meglio cos’è esattamente che infonde ai cittadini europei il sentimento di una vita appagante e ricca di significato. Il CESE ritiene necessaria l’elaborazione di nuovi indicatori non solo per misurare la resilienza economica in termini di capacità di adattamento e trasformazione, ma anche per tenere conto del principio «non lasciare indietro nessuno».

    3.4.

    Per essere certi che alle generazioni future lasceremo in eredità un pianeta in condizioni almeno altrettanto buone di quelle attuali, occorre ripensare il modello economico basato su uno sfruttamento incontrollato delle risorse naturali. È un fatto accertato che l’economia circolare è un settore in espansione e assicura un impiego più razionale delle risorse naturali. Il CESE propone pertanto di sviluppare una serie di indicatori volti a fornire informazioni migliori ai responsabili politici che possono promuovere politiche di sviluppo per questo settore. Ad esempio, i dati riguardanti i materiali provenienti da risorse naturali che sono contenuti in alcuni beni di consumo durevoli, la durata media dell’utilizzo di tali beni e il tasso di recupero potenziale di questi materiali possono fornire ai responsabili politici valide informazioni sul fabbisogno di investimenti nel settore del riciclaggio.

    3.5.

    Il Comitato ritiene che occorra sviluppare un quadro di valutazione «al di là del PIL» in formato sintetico che potrebbe successivamente essere integrato nel quadro di valutazione per il Green Deal europeo. Per elaborare tale quadro di valutazione si potrebbe far uso dello studio EU Doughnut by 2030 («l’economia della ciambella per l’UE entro il 2030»), che è stato sviluppato dall’istituto tedesco ZOE. Il quadro di valutazione può essere inglobato nel processo di governance europea attraverso la valutazione dei progressi compiuti e la definizione delle azioni necessarie per conseguire gli obiettivi fissati nel quadro del semestre europeo. Il Comitato ritiene che il processo di governance europea debba adottare una nuova prospettiva orientata al benessere dei cittadini.

    3.6.

    Il CESE raccomanda alla Commissione e agli Stati membri di definire degli obiettivi per ciascun indicatore, perché questo permetterebbe di servirsi del concetto di «distanza dal raggiungimento dell’obiettivo» per assicurare un monitoraggio migliore dei progressi compiuti e una comprensione più approfondita.

    3.7.

    L’Unione europea si è posta un obiettivo ambizioso in materia di cambiamenti climatici, in quanto intende raggiungere entro il 2050 la neutralità in termini di emissioni di carbonio nell’atmosfera. Questo significa anche che gli investimenti devono essere reindirizzati verso attività economiche prive di impatto ambientale. La Commissione europea ha recentemente pubblicato una comunicazione (9) volta a dirigere i finanziamenti verso attività sostenibili. Il CESE appoggia l’iniziativa della Commissione e ritiene necessario elaborare una serie di indicatori che, da un lato, monitorino il processo di «inverdimento» dei finanziamenti e, dall’altro, indichino il grado di «inverdimento» dei settori economici. Tali indicatori offrirebbero ai responsabili politici orientamenti migliori per stabilire incentivi pubblici a favore delle attività sostenibili, e possono anche costituire un importante strumento di monitoraggio per i governi degli Stati membri. Il monitoraggio è necessario perché occorre controllare il ritmo con cui si indirizzano gli investimenti verso i settori sostenibili. Infatti, se gli investimenti sono troppo lenti, si rischia di esaurire le risorse disponibili prima che sia disponibile un’alternativa. Una situazione siffatta porterebbe i prezzi alle stelle, con effetti drammatici sul sistema economico. Se invece si investe ad un ritmo eccessivamente rapido, si rischia di lasciare molti settori senza investimenti, rallentando così l’attività economica che genera le risorse necessarie per gli investimenti stessi.

    3.8.

    Per quel che concerne la lotta ai cambiamenti climatici, il CESE ritiene necessario anche rivedere gli indicatori esistenti, al fine di rendere possibile un monitoraggio migliore dei progressi compiuti. Un esempio al riguardo è rappresentato dall’indicatore sulle emissioni di gas a effetto serra. L’indicatore messo a punto da Eurostat non comprende le emissioni provenienti da alcuni settori, ad esempio quelle del trasporto aereo. Bisognerebbe inoltre adeguare una serie di indicatori al fine di tenere meglio conto degli obiettivi fissati dall’UE.

    3.9.

    La digitalizzazione e l’inverdimento del sistema economico presuppongono una profonda riorganizzazione all’interno di diversi settori, per quel che concerne sia l’apporto al PIL che la forza lavoro impiegata. Affinché queste trasformazioni possano essere realizzate al minor costo sociale possibile, sono necessarie politiche a tutela della forza lavoro per garantire, nel medio e lungo periodo, che i posti di lavoro di cui c’è bisogno siano equamente ripartiti tra la popolazione attiva. Inoltre, come proposto dalle parti sociali europee, il CESE ritiene necessario elaborare una serie di indicatori sulla contrattazione collettiva. La contrattazione collettiva tutela i lavoratori in generale, ma può assicurare anche la promozione delle politiche necessarie ai programmi di formazione professionale volti a garantire la mobilità dei lavoratori, che appare necessaria nel quadro delle sfide poste dalla trasformazione dell’economia. Inoltre, l’equa ripartizione dei posti di lavoro disponibili in tutta l’economia può essere assicurata tramite programmi intelligenti sull’organizzazione dell’orario di lavoro negoziabili tra le parti sociali.

    3.10.

    Non è possibile realizzare un cambiamento significativo del sistema economico senza l’accettazione da parte della società nel suo insieme. Per questo motivo, lungo questo difficile processo i responsabili politici hanno bisogno non solo di indicatori statistici, ma anche di indagini e ricerche statistiche che consentano di monitorare il livello di comprensione e accettazione dei cambiamenti sociali. Il CESE ritiene necessario realizzare nuove indagini (come quelle dell’Eurobarometro) per poter studiare qual è la percezione sociale del cambiamento di modello economico. Inoltre, gli Stati membri e la Commissione europea dovrebbero sostenere lo sviluppo di iniziative volte misurare meglio il benessere e ad analizzare l’impatto delle attività economiche sull’ambiente (come l’iniziativa dell’istituto di ricerca tedesco ZOE, che ha elaborato il sistema di indicatori presentato nello studio EU Doughnut by 2030 = «l’economia della ciambella per l’UE entro il 2030») (10).

    3.11.

    Il CESE ritiene inevitabile passare da un sistema economico in cui il motore principale è rappresentato dalla crescita a un modello in cui viene privilegiata la sostenibilità. Tenuto conto che tale trasformazione non è solo complessa, ma comporta anche sfide enormi, è indubbio che le proposte di nuovi indicatori avanzate nel presente parere rappresentano unicamente un esempio di approccio per quel che riguarda gli strumenti di misurazione in campo sociale, economico o ambientale.

    Bruxelles, 8 dicembre 2021

    La presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Christa SCHWENG


    (1)  COM(2021) 188 final, Tassonomia dell’UE, comunicazione societaria sulla sostenibilità, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: dirigere i finanziamenti verso il Green Deal europeo (GU C 517 del 22.12.2021, pag. 72).

    (2)  Nota riepilogativa della conferenza «Oltre il PIL»: https://ec.europa.eu/environment/beyond_gdp/proceedings/bgdp_proceedings_summary_notes.pdf

    (3)  Relazione della Commissione sulla misurazione del rendimento economico e del progresso sociale: https://ec.europa.eu/eurostat/documents/8131721/8131772/Stiglitz-Sen-Fitoussi-Commission-report.pdf

    (4)  https://ec.europa.eu/info/publications/economic-policy-making-beyond-gdp-introduction_en

    (5)  https://zoe-institut.de/en/publication/a-compass-towards-2030

    (6)  OCSE (2018), Beyond GDP: Measuring what counts for economic and social performance («Oltre il PIL: misurare quel che conta per i risultati economici e sociali»), Parigi, https://doi.org/10.1787/9789264307292-en

    OCSE (2018), For Good Measure: Advancing Research on Well-Being Metrics Beyond GDP («Per una buona misurazione: progredire negli studi sugli indicatori del benessere che vanno oltre il PIL»), Parigi, https://doi.org/10.1787/9789264307278-en

    (7)  https://est.etuc.org/wp-content/uploads/2021/05/FINAL-BEYOND-GDP-SOCIAL-PARTNERS-EU.pdf

    (8)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Non solo PIL — Il coinvolgimento della società civile nella selezione di indicatori complementari (parere d’iniziativa) (GU C 181 del 21.6.2012, pag. 14).

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l’occupazione — Gli strumenti per rafforzare la governance economica dell’UE, COM(2010) 367 final (GU C 107 del 6.4.2011, pag. 7).

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Oltre il PIL: strumenti per misurare lo sviluppo sostenibile (GU C 100 del 30/4/2009, pag. 53).

    (9)  COM(2021) 188 final, Tassonomia dell’UE, comunicazione societaria sulla sostenibilità, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: dirigere i finanziamenti verso il Green Deal europeo (GU C 517 del 22.12.2021, pag. 72).

    (10)  Rapporto dell’istituto ZOE: A Compass towards 2030 («Una bussola per il 2030») (https://zoe-institut.de/en/publication/a-compass-towards-2030/)


    ALLEGATO

    Image 1

    Una prima analisi dello studio«EU Doughnut by2030»


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