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Document 52010IE0985

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Promuovere posti di lavoro verdi e sostenibili per il pacchetto “Energia-clima” dell'UE» (parere d'iniziativa)

    GU C 44 del 11.2.2011, p. 110–117 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    11.2.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 44/110


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Promuovere posti di lavoro verdi e sostenibili per il pacchetto “Energia-clima” dell'UE» (parere d'iniziativa)

    2011/C 44/18

    Relatore: IOZIA

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 16 luglio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

    Promuovere posti di lavoro verdi e sostenibili per il pacchetto «Energia-clima» dell'UE.

    La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1o giugno 2010.

    Alla sua 464a sessione plenaria, dei giorni 14 e 15 luglio 2010 (seduta del 14 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 146 voti favorevoli, 4 voti contrari e 10 astensioni.

    1.   Sintesi del parere

    1.1   «Voglio mettere in chiaro che investendo in tecnologie che hanno un impatto ridotto sul clima e un'elevata efficienza energetica otteniamo un vantaggio economico. Le opportunità sono enormi.»

    Connie HEDEGAARD, commissario per l'Azione per il clima

    1.2   La prima parte del terzo millennio si è aperta ponendo nuovi interrogativi sul futuro del pianeta. I rischi connessi ai cambiamenti climatici in atto, l'incremento della domanda mondiale di energia, l'esaurirsi in un tempo relativamente breve delle fonti tradizionali, l'accresciuta consapevolezza dei cittadini, che chiedono misure idonee a contrastare e mitigare gli effetti negativi delle emissioni di gas a effetto serra (GES), determinano la necessità di rivedere il modello di sviluppo, ridurre i consumi nonché incrementare l'utilizzo di fonti alternative e rinnovabili che aiutino a ridurre le emissioni. Le politiche europee dovrebbero essere focalizzate nello sviluppo di un'Europa verde, sociale e competitiva.

    1.3   La necessità di rafforzare la sicurezza dell'approvvigionamento e di ridurre la dipendenza da aree politicamente instabili o concorrenti, accompagnata da un progressivo cambiamento del mix energetico a favore delle energie pulite e rinnovabili, fa ritenere che la nuova economia verde sarà un fattore di sviluppo sostenibile e di crescita dell'occupazione, contribuendo ad un nuovo equilibrio economico, sociale ed ambientale.

    1.4   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE), con questo parere, si propone lo scopo di analizzare le prospettive dei «lavori verdi sostenibili» ed individuare gli strumenti idonei per sostenerli e promuoverli.

    1.5   Per valutare gli effetti di queste nuove politiche, occorre tenere presente il «saldo» tra nuova occupazione e vecchia occupazione che viene cancellata, ossia i «lavori neri» (miniere di carbone, costruzione e manutenzione delle centrali elettriche di tipo tradizionale, ecc.). Politiche mirate di salvaguardia del reddito, di formazione e riqualificazione professionale devono accompagnare questi processi di cambiamento. La nuova economia verde deve essere vissuta dai lavoratori e dai cittadini come una grande opportunità, deve includere i principi del lavoro decente e porsi come motore di sviluppo socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibile.

    1.6   Una strategia europea di transizione verso una politica economica ed industriale a basse emissioni di GES si deve basare sul dialogo tra governi, parti sociali e società civile sui cambiamenti economici e industriali, sugli investimenti in tecnologie adeguate per nuovi e decenti lavori verdi nonché in nuove competenze verdi.

    1.7   Per il successo di questa strategia è indispensabile il coinvolgimento delle autorità nazionali e locali, delle imprese e dei sindacati, in un dialogo costante, per verificare l'impatto sull'occupazione e sul mercato del lavoro. Nessun progresso ci sarà senza il coinvolgimento delle parti sociali e della società civile organizzata. Il CESE saluta con soddisfazione la creazione di una direzione generale Azione per il clima (CLIM), che dovrebbe coordinare le politiche dell'Unione, sia interne che esterne, relative alla mitigazione e all'adattamento.

    1.8   Il CESE ritiene indispensabile costituire uno strumento permanente di consultazione per anticipare le ricadute della transizione socioeconomica, coordinare le attività dei consigli settoriali, rafforzare il dialogo tra le parti sociali e le pubbliche autorità. All'Agenzia dell'Ambiente dovrebbe essere affidata anche la responsabilità della effettiva «tracciabilità» delle emissioni, coprendo ogni livello della produzione e del trasporto secondo il metodo LCA, così come regolamentato dalle normative ISO della serie 14040 e come definito nel Libro verde COM(2001) 68 definitivo e nella comunicazione COM(2003) 302 definitivo sulla politica integrata dei prodotti, e come suggerito, almeno in maniera indiretta, anche all'interno dei regolamenti europei EMAS ((CE) n. 761/2001) ed Ecolabel ((CE) n. 1980/2000).

    1.9   L'Unione ha un ruolo cruciale per la promozione dei lavori verdi. Dal lato degli investimenti, essa deve favorire una politica di sostegno nelle attività e nei settori, ed assumere l'impegno congiunto con gli Stati membri per una legislazione stabile, che diminuisca sensibilmente gli oneri amministrativi e tenga sempre in considerazione le necessità delle PMI. Per quello che riguarda il mercato del lavoro, essa deve promuovere il lancio di programmi specifici per sostenere la formazione professionale, ma soprattutto la riqualificazione di quei lavoratori minacciati dal cambiamento industriale, che potrebbero perdere la loro attuale occupazione o i loro livelli di reddito. Gli Stati membri, attraverso incentivazioni fiscali rivolte ad imprese ed utenti e l'utilizzo dei fondi derivanti dall'asta degli ETS, devono sostenere l'efficienza energetica, gli investimenti in rinnovabili, nella ricerca e nello sviluppo. In questo momento di crisi, in particolare, tale politica è urgente e necessaria.

    1.10   Gli appalti pubblici hanno un importante ruolo da giocare. Oltre il 15 % del PIL europeo viene prodotto attraverso appalti pubblici. Clausole di favore per merci e servizi caratterizzati da eco-sostenibilità possono indurre il mercato a far crescere più velocemente gli investimenti nell'innovazione tecnologica.

    1.11   L'Unione nel suo complesso spende ancora troppo poco in ricerca, sia a livello comunitario che nazionale. Meno del 2 % del PIL, a fronte del 2,6 % degli USA e del 4 % del Giappone. L'Europa ha bisogno di maggiori investimenti in R&S, ed è fondamentale orientare tale ricerca verso una società a basse emissioni di GES.

    1.12   Il maggior potenziale di sviluppo riguarda tutte le attività e i lavori tradizionali, che possono essere resi più verdi. A questo fine fondamentale è il ruolo della società civile. L'educazione ambientale per le giovani generazioni, la formazione professionale, la comunicazione e l'informazione alle imprese, ai lavoratori e ai cittadini, sono attività propedeutiche e fondamentali per lo sviluppo di una nuova economia verde. Il CESE è impegnato attivamente nel sostegno a queste attività attraverso il progetto Pinocchio.

    1.13   Il mondo agricolo potrebbe a sua volta dare un contributo estremamente importante, sia nella trasformazione dei modelli produttivi, sia nello sviluppo dell'agro-forestazione e nella coltivazione delle biomasse. La difesa del territorio e dell'ambiente pongono l'agricoltura, con le sue organizzazioni, ai primissimi posti per una grande campagna di sensibilizzazione e di informazione sui vantaggi della nuova economia verde.

    1.14   La biomassa rappresenta la fonte di gran lunga più importante di energia rinnovabile - i dati del 2008 sottolineano, a livello europeo, una decisiva prevalenza delle fonti energetiche biogeniche su tutte le altre energie rinnovabili. Nell'UE 27 i due terzi dell'energia primaria rinnovabile - ossia il 66,1 % su un totale di circa 6 200 PJ - sono stati prodotti tramite la biomassa.

    1.15   In un periodo di difficoltà economiche e limitate disponibilità di capitali, occorre concentrare gli sforzi su un numero limitato di priorità, cruciali per l'Europa per la competizione globale, per difendere l'ambiente e per non perdere posti di lavoro negli anni futuri. Energie rinnovabili, trasporto sostenibile e case a bassissima emissione di CO2 sono le aree che il CESE considera prioritarie.

    1.16   Il settore pubblico deve dare il massimo sostegno a questi settori durante la fase di transizione. Le politiche stop-go, un quadro normativo instabile ed incoerente, le pastoie amministrative costituiscono i principali ostacoli allo sviluppo delle attività e di buoni e decenti lavori verdi.

    2.   Introduzione

    2.1   Il mercato dell'energia

    2.1.1   La crisi finanziaria ed economica ha certamente rallentato lo sviluppo delle attività connesse a tutto il comparto delle nuove energie.

    2.1.2   Il 2009 ha visto una caduta verticale delle transazioni sul mercato del gas e del petrolio. Si è registrata infatti la riduzione del 19 % in valore, pari a oltre 90 miliardi di dollari (World Energy Outlook 2009 IEA). Nonostante questa gelata dei consumi, comunque, le previsioni per il 2030 continuano ad individuare in circa il 40 % l'aumento della domanda di energia, raggiungendo i 16,8 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (tep).

    2.1.3   Le fonti energetiche fossili continueranno comunque a rappresentare oltre il 77 % della crescita della domanda nel periodo 2007-2030, con una domanda di petrolio che crescerà dagli attuali 85 Mb/g (milioni di barili al giorno) agli 88 Mb/g nel 2015 fino ai 105 Mb/g nel 2030.

    2.1.4   Secondo il WEO 2009, la lotta ai cambiamenti climatici ed il loro contenimento sono possibili, ma solo attraverso una profonda trasformazione del settore energetico. Il rapporto propone il «450 Scenario», con azioni da attuare aggressivamente e con un calendario certo per limitare a lungo termine le concentrazioni di CO2 in atmosfera a 450 parti per milione e mantenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali. «Per ottenere questo scenario - dice l'IEA - la domanda di combustibili fossili deve raggiungere il suo picco entro il 2020 e le emissioni di CO2 collegate all'energia devono scendere a 26,4 Gt (gigatonnellate) nel 2030 rispetto alle 28,8 Gt del 2007».

    2.2   L'efficienza energetica

    2.2.1   I programmi di efficienza energetica dell'Unione europea si pongono l'obiettivo di ridurre l'intensità energetica del 3,3 % all'anno nel periodo 2005-2020, e questo dovrebbe consentire un risparmio di 860 Mtep/anno. Un obiettivo ambizioso, che dovrebbe essere soggetto a misure obbligatorie dove possibile e che richiede investimenti ingenti, i quali dovrebbero generare a loro volta un notevole risparmio, valutato dalla Commissione nell'ordine dei 100 miliardi di euro annui (Comunicazione della Commissione - Piano d'azione per l'efficienza energetica: concretizzare le potenzialità, COM(2006) 545 definitivo).

    2.2.2   Il CESE si è espresso in diversi pareri in modo molto favorevole in merito alle iniziative europee per la diffusione di programmi sull'efficienza energetica (1). Purtroppo ha dovuto anche registrare la mancanza di un analogo entusiasmo da parte degli Stati membri (2). Ribadisce quindi che «un aspetto spesso trascurato delle politiche ambientali è rappresentato dai vantaggi economici che esse apportano. In realtà, invece, l'“economia verde” è uno dei modi per uscire dalla crisi mondiale e le sue forme emergenti stanno creando nuove opportunità occupazionali. Il commissario europeo Dimas ha dichiarato che gli investimenti “verdi” creeranno 2 milioni di posti di lavoro nell'UE nel prossimo decennio. L'economia “verde”, quindi, non è affatto un lusso» (3).

    2.2.3   La Commissione si deve apprestare a varare una revisione della strategia sulla efficienza energetica. I progressi finora misurati non hanno portato ai benefici attesi. La relativa stabilizzazione del prezzo del petrolio, che è passato dal record di $147,27 dell'11 luglio 2008 ad una media per il 2009 di $53,56 a barile (nel 2008 fu di $91,48 al barile) (WTRG Economics), non ha certo favorito gli investimenti.

    2.2.4   La revisione della direttiva sull'efficienza energetica delle abitazioni e degli uffici, che allargherà notevolmente i destinatari obbligati ad interventi strutturali su nuove abitazioni e su quelle che dovranno essere ristrutturate, come pure i regolamenti sulle emissioni delle automobili ed in itinere quella sui veicoli da trasporto leggero, richiedono all'industria uno sforzo notevole per raggiungere gli obiettivi di emissione previsti, traducendosi in un notevole guadagno di efficienza e conseguente diminuzione dei consumi.

    2.2.5   L'EurObserv'ER 2009 (EurObserv'ER 2009 - The State of Renewable Energies in Europe, 9th EurObserv'ER Report) ha analizzato, in 14 Stati membri dell'UE (Germania, Francia, Spagna, Danimarca, Svezia, Italia, Austria, Polonia, Finlandia, Regno Unito, Paesi Bassi, Slovacchia, Slovenia e Lussemburgo), gli effetti diretti sull'occupazione riconducibili alle diverse tecnologie legate alle energie rinnovabili. Nel 2008 le tecnologie energetiche rinnovabili hanno permesso di creare o mantenere un totale di 660 000 posti di lavoro. Di questi oltre il 42 % (circa 278 000) sono da ricondurre alle fonti energetiche biogeniche (la biomassa, in senso più stretto). Investire in biomassa, dà un'occupazione duratura, riduce la dipendenza energetica dell'Europa e migliora sensibilmente il tenore delle emissioni di CO2.

    3.   La crisi e i lavori verdi

    3.1   La crisi economica si è abbattuta pesantemente sui conti pubblici. Il deficit aggregato della zona euro è stato del 6,4 % nel 2009 e viene stimato dalla Commissione al 6,9 % nel 2010. Ciò comporta piani di rientro severi che dovranno riportare il deficit in un arco temporale ridotto entro i parametri del trattato di stabilità. Il CESE mette in guardia dalla retorica e dall'inazione politica, quando si parla di stimolare la crescita verde.

    3.2   Le risorse disponibili per proseguire nei piani di incentivazione delle energie rinnovabili e nei programmi di efficienza energetica diventano sempre più esigue. Gli Stati membri dovranno destinare ai programmi di efficienza energetica e agli investimenti nelle rinnovabili, nella mobilità sostenibile e nei trasporti in generale le risorse derivanti dalle aste dei diritti di emissione (ETS) oltre il 50 % previsto.

    3.3   Il rischio che si corre è che si percepisca una falsa immagine della lotta ai cambiamenti climatici, limitata alla sola riduzione dei consumi. Occorre prendere in considerazione il ritorno energetico degli investimenti (EROI) e legare il concetto di sostenibilità con quello di sviluppo, ossia una nuova economia che non persegua la «recessione sostenibile», «la disoccupazione compatibile», che inesorabilmente porta ad un declino delle condizioni di vita delle persone, senza portare significativi cambiamenti alla salute del pianeta.

    3.4   Il sistema delle imprese deve fronteggiare anche una stretta creditizia severa, in particolare le PMI. Meno risorse disponibili per le attività ordinarie rendono quasi impossibile lo sviluppo degli investimenti per le ristrutturazioni a volte costose e i cui ritorni si possono realizzare solo dopo alcuni anni. Servono politiche mirate di sostegno.

    3.5   L'OIL, presentando il suo punto di vista su una recente iniziativa della Commissione (Duncan Campbell, Director, Department of Economic and Labour Market Analysis), ha proposto una definizione:

    «I lavori verdi possono essere definiti come quelli che riducono l'impronta ambientale:

    riducendo il consumo di energia, di materiali di scarto e di acqua,

    decarbonizzando e dematerializzando l'economia,

    riducendo le emissioni di gas effetto serra,

    adottando politiche di adattamento al cambiamento climatico,

    proteggendo e risanando l'ecosistema.»

    3.6   Secondo l'OIL, che da alcuni anni ha approfondito studi settoriali nel campo dei lavori verdi, in collaborazione con le organizzazioni internazionali degli imprenditori e dei sindacati, i settori che più di altri dovrebbero essere interessati a questo tema sono:

    Energia

    Ciclo integrato gassificazione/ sequestro della CO2

    Cogenerazione (calore/energia)

    Rinnovabili (vento, solare, biocarburanti, geotermica, piccolo idroelettrico); pile a combustibile

    Trasporti

    Veicoli con motori più efficienti

    Ibridi elettrici e veicoli a pile a combustibile

    Condivisione dell'auto

    Trasporti pubblici

    Trasporti non motorizzati (biciclette, camminare) cambiamento delle politiche di uso del territorio e dei modelli di insediamento urbano (riducendo le distanze e la dipendenza da trasporti motorizzati)

    Imprese

    Controllo dell'inquinamento (depuratori e altre tecnologie di filtraggio)

    Efficienza di energia e materiali

    Tecniche di produzione pulita (evitare sostanze tossiche)

    Disegnare i cicli produttivi con il metodo: «Dalla culla alla culla» (sistemi a ciclo chiuso secondo la definizione di William McDonough e Michael Braungart)

    Immobili

    Illuminazione, elettrodomestici ed apparecchiature da ufficio ad alta efficienza energetica

    Riscaldamento e raffreddamento con energia solare, pannelli solari

    Riabilitazione vecchi immobili con nuove tecnologie

    Immobili verdi (finestre energeticamente efficienti, isolamento, materiali di costruzione, riscaldamento, ventilazione e condizionamento)

    Case passive alimentate a energia solare, immobili a zero emissioni

    Gestione dei materiali

    Riciclaggio

    Estendere la responsabilità del produttore, prodotto ritiro e rigenerazione

    Dematerializzazione

    Durata e riparazione dei prodotti

    Vendita al dettaglio

    Promozione di prodotti ad alta efficienza e utilizzo di eco-etichette

    Punti vendita più vicino a zone residenziali

    Minimizzazione delle distanze per il trasporto (dall'origine dei prodotti ai magazzini)

    Nuova economia dei servizi (vendita di servizi, non di prodotti)

    Agricoltura

    Conservazione del suolo

    Efficienza delle acque

    Metodi di coltivazione biologica

    Riduzione della distanza tra produttori e il mercato

    Forestazione

    Rimboschimento e progetti di rimboschimento

    Agriforestazione

    Gestione forestale sostenibile e certificazione

    Fermare la deforestazione

    3.7   I lavori verdi, per la maggior parte delle attività, dovranno essere caratterizzati da elevati livelli di competenza e preparazione professionale.

    4.   I principali attori e i buoni esempi

    4.1   Nel corso di un'audizione (CESE, 23 marzo 2010) alcuni tra i principali esponenti del mondo delle associazioni hanno arricchito il dibattito con il loro contributo.

    4.2   Il presidente di Confartigianato di Bergamo ha presentato la Settimana verde dell'energia: 16 eventi di divulgazione e discussione, 80 relatori, centinaia di partecipanti per approfondire i temi normativi e tecnici del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale. Un ottimo esempio del ruolo che le associazioni di categoria possono e debbono svolgere per diffondere cultura. Sono stati presentati nuovi servizi dedicati all'energia, quali: «lo sportello energia» per offrire una consulenza specializzata alle imprese; «l'accompagnamento al credito», per sostenere gli investimenti anche con il consorzio fidi dell'associazione; «la formazione» tecnica, in cooperazione con la facoltà di Ingegneria dell'Università di Bergamo.

    4.3   Il rappresentante del WWF, responsabile della politica climatica ed energetica europea, ha sottolineato nel suo intervento l'impatto positivo che gli studi condotti dalla sua organizzazione prevedono sull'occupazione per effetto dell'economia verde. Le organizzazioni ambientaliste sono ovviamente molto favorevoli ad una politica di sostegno alle energie a basso tenore di CO2, o meglio a zero emissioni.

    4.4   Il presidente del sindacato polacco delle miniere e dell'energia ha posto in rilievo i rischi di una politica che penalizzi eccessivamente i «lavori neri». È indispensabile salvaguardare l'occupazione, attraverso iniziative volte a creare nuovi posti di lavoro che assorbiranno quelli che saranno distrutti. Occorre ragionare in termini di «saldo» tra nuovi lavori creati e vecchi lavori persi. Anche al versante salariale va riservata una grande attenzione: alcuni nuovi lavori verdi sono remunerati meno, e il costo del kW prodotto dal carbone è la metà di quello prodotto da fonti rinnovabili. Senza adeguate politiche di sostegno all'occupazione, il rischio reale è che la disoccupazione raddoppi in poco tempo. Vanno altresì previste adeguate forme di sostegno alla mobilità dei lavoratori.

    4.5   Il presidente della Federazione europea delle costruzioni ha dichiarato il forte coinvolgimento ed interesse delle imprese europee per sostenere l'ammodernamento e l'efficientamento delle abitazioni e dei fabbricati pubblici e privati adibiti ad attività lavorative. Il settore non richiede particolari aiuti economici, ma punta ad una legislazione stabile, garantita per un certo numero di anni, per poter programmare investimenti e piani industriali. L'industria delle costruzioni richiede un adeguato e costante flusso finanziario su cui poter contare, non sussidi a breve. Una adeguata politica fiscale potrebbe aiutare le famiglie ad orientarsi verso questo tipo di investimento. Le imprese sono pronte a fare la loro parte per l'indispensabile attività di formazione dei propri addetti.

    4.6   La presidente del Consiglio degli architetti d'Europa (CAE) ha sottolineato l'esigenza di sviluppare ulteriormente la formazione per un'architettura sostenibile in Europa, diffondendo una visione olistica della programmazione degli interventi sul territorio, per la quale si rende necessario ripensare la professione. Secondo il CAE occorre stabilire, d'intesa con le associazioni dei costruttori, degli obiettivi ambiziosi, che migliorino la qualità e l'efficienza energetica degli edifici. Il CAE ha espresso dubbi sul risultato di un partenariato pubblico-privato (PPP) per gli appalti pubblici, in base a recenti esperienze negative.

    4.7   Il rappresentante della Commissione ha messo in luce l'alto potenziale di nuovi lavori che possono essere creati. Le stime arrivano a parlare di più di un milione di nuovi posti di lavoro. Il successo del 2o Congresso di geotermia dimostra le possibili evoluzioni. In Svezia, ad esempio, sono installate 33 pompe di calore per 1 000 abitanti, a fronte dello 0,1 della Spagna. Le barriere amministrative sono una piaga per lo sviluppo delle rinnovabili. L'efficienza energetica è la chiave di volta di tutto l'impianto, in particolare negli edifici. I lavori verdi che saranno stimolati dai piani d'azione nazionali saranno durevoli e competitivi.

    4.8   L'intervento molto ricco di elementi di riflessione e dati del rappresentante dell'Università per l'Economia e la Tecnica di Berlino ha messo in rilievo la forte competizione internazionale sul mercato delle energie rinnovabili. In particolare USA e Cina si contendono il mercato. La Cina e Taiwan raggiungono quasi il 50 % delle esportazioni di pannelli solari.

    4.9   Il rappresentante di una delle più importanti imprese spagnole di turbine eoliche ha sottolineato l'importanza strategica del suo settore, che deve il suo sviluppo a politiche intelligenti e coraggiose, che hanno incoraggiato gli investimenti e aggiunto valore all'economia. Le prospettive future sono positive, nonostante la crisi, se continueranno le politiche in favore delle rinnovabili. Nel suo intervento ha citato il Presidente Obama: «La nazione che guida la creazione di un’economia basata sulle energie pulite è la nazione che guiderà l’economia globale» (Discorso sullo stato dell'Unione, pronunciato da Barack Obama il 27 gennaio 2010).

    4.10   In conclusione, una dirigente della CES ha sottolineato l'impegno della Confederazione europea dei sindacati a sostenere le politiche di promozione e sostegno ai lavori verdi, che devono rispettare la dignità dei lavoratori, i loro diritti e i loro livelli salariali. Un lavoro verde deve essere per definizione un lavoro decente. La CES ritiene indispensabile che siano messe in atto politiche di transizione, di sostegno alla formazione e di anticipazione dei cambiamenti industriali.

    5.   Quali le prospettive?

    5.1   In questi ultimi anni si sono inseguite cifre, molto diverse tra loro, sui possibili benefici derivanti all'occupazione dai lavori verdi, dall'efficienza energetica e dalle iniziative per contrastare il cambiamento climatico. Stime di nuovi lavori per centinaia di migliaia di unità, ma che fanno fatica effettivamente ad emergere. Un problema serio è la valutazione dell'incremento netto, cioè scontando i posti di lavoro che vengono soppressi nello stesso settore.

    5.2   Attualmente i posti di lavoro «verdi» ammontano a 4,6 milioni se si considerano le eco-attività in senso stretto; si dovrebbero raggiungere gli 8,67 milioni, pari al 6 % degli occupati nella UE-27, se ci si riferisce ad attività collegate a risorse ambientali, quali la forestazione o l'eco-turismo. Si arriva ad una dimensione molto importante se si utilizza la definizione più ampia, che porta il totale degli occupati a 36,4 milioni, il 17 % della forza lavoro, considerando anche il lavoro indiretto e l'indotto (GHK et al. (2007)). Nel suo recente documento sul lavoro in Europa (Employment in Europe 2009), la Commissione mette bene in evidenza queste differenze. La crescita ha interessato in particolare il settore delle rinnovabili, l'agricoltura biologica e, in via ancora modesta, le attività connesse alla riqualificazione del patrimonio immobiliare.

    5.3   I principali campi di attività. Le costruzioni

    5.3.1   Con 16,3 milioni di lavoratori, il 7,6 % dell'impiego totale, l'industria delle costruzioni si colloca al primo posto tra le attività industriali europee: 1 305 miliardi di euro il fatturato 2008, pari al 10,4 % del PIL. L'indotto occupa oltre 32 milioni di lavoratori (FIEC rapporto annuale 2009).

    5.3.2   L'industria europea delle costruzioni è impegnata attivamente in progetti ed iniziative rivolte al raggiungimento di standard superiori di efficienza e di risparmio energetico: nell'ambito del 7PQ con i progetti Sunrise, per l'integrazione del fotovoltaico negli edifici, Cygnum, per la realizzazione di pannelli in legno pre-isolati, utilizzando materiale riciclato a basso costo, che permetteranno una più grande accessibilità ad un alloggio a basso consumo di energia, e Mobi3Con, un sistema operativo in 3D da utilizzare in cantiere per prevenire tutti gli errori tra design e realizzazione, per il quale la FIEC, la Federazione europea dei costruttori, prevede un risparmio fino a 6,2 miliardi di euro.

    5.3.3   Nonostante le gravi ripercussioni della crisi finanziaria, che in alcuni paesi come la Spagna e l'Irlanda hanno di fatto congelato il mercato, il settore ritiene che nei prossimi anni saranno necessari almeno 800 000 nuovi posti di lavoro per tecnici specializzati ed ingegneri da inserire nei programmi di efficientamento energetico degli edifici. Solo in Francia si ritiene che dal 2007 al 2012 i posti di lavoro per gli addetti all'efficienza energetica negli edifici passeranno da 169 000 addetti a 320 000 (Studio Ademe, Agence de l'Environnement et de la Maitrise de l'Energie, 2008).

    5.3.4   Un altro settore che si attende una crescita di addetti è quello delle ESCO (Energy Service Company), società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l'efficienza energetica, assumendo su di sé il rischio dell'iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. La diffusione di queste società è stata contrastata in alcuni paesi dai grandi produttori, che hanno temuto una drastica riduzione dei consumi (4).

    5.3.5   La formazione professionale e la formazione continua sono indispensabili per poter gestire compiutamente le trasformazioni industriali: la FIEC, la Federazione dell'industria europea delle costruzioni, e la FETBB, la Federazione europea dei lavoratori delle costruzioni e del legno, collaborano attivamente per sviluppare iniziative congiunte in materia di qualifiche professionali e progetti di formazione transfrontaliera.

    5.4   Le energie rinnovabili

    5.4.1   Nel 2008 l'industria del fotovoltaico occupava 190 000 persone (190 000 direttamente e 60 000 indirettamente); con il sostegno al mercato dell'UE 27, entro il 2030 l'industria prevede di offrire 2,2 milioni di posti di lavoro, ma con un effetto netto molto contenuto: su un'ipotesi di esportazioni del 15 %, il saldo netto al 2030 per l'UE 27 sarà di circa 162 000 posti di lavoro (20 000 nel 2010 e 49 000 nel 2020) (EPIA - European Photovoltaic Industry Association, 2009).

    5.4.2   Il settore FV richiede personale altamente specializzato, sia per la ricerca e lo sviluppo, che per la manutenzione; architetti e ingegneri dovranno studiare l'inserimento in contesti urbani, caratterizzati da centri storici di alto valore paesaggistico e artistico. In Europa la capacità cumulativa installata è passata dai 1 981 MW del 2005 ai 9 405 del 2008, quasi raddoppiando tra il 2007 e il 2008 (EPIA - Global Market Outlook for Photovoltaic until 2013, 2009 A.T. Kearney analysis). Servono corsi specialistici per preparare almeno 50 000 nuovi addetti all'anno da ora al 2030. Sono ancora insufficienti i master e i corsi post universitari dedicati alla preparazione specifica per l'uso del fotovoltaico.

    5.4.3   L'eolico, con 64 935 MW installati a fine 2008, si posiziona già oggi come la più importante fonte di energia elettrica rinnovabile. Nel 2007 la quota degli occupati direttamente ha raggiunto le 108 600 unità, mentre se consideriamo gli occupati indirettamente si raggiunge quota 154 000 unità. Il 59 % è impegnato dall'industria delle turbine eoliche e dei componenti. Germania, Spagna e Danimarca sono i paesi con la più alta concentrazione di lavoratori (EWEA - European Wind Association, 2009). L'associazione europea del settore stima che il numero degli occupati possa arrivare nel 2020 a circa 330 000, più che raddoppiando il numero degli occupati.

    5.4.4   Da uno studio condotto in Spagna, un paese che ha investito moltissimo in energie alternative, l'impiego dovrebbe passare dalle 89 001 unità del 2007 alle 228 000-270 000, prendendo come riferimento due scenari diversi (ISTAS - Instituto Sindical de Trabajo Ambiente y Salud, 2009).

    5.5   I trasporti

    5.5.1   Nell'industria automobilistica e dei mezzi di trasporto su strada sono impiegati circa 2,2 milioni di lavoratori, che salgono a 9,8 milioni tenendo conto dell'indotto (ACEA - Associazione dei costruttori europei di automobili); a questi si aggiungono gli addetti al trasporto pubblico e quelli impiegati nel trasporto privato. Il totale complessivo supera i 16 milioni di persone, se consideriamo le ferrovie, le compagnie di navigazione, l'industria e i servizi connessi all'aviazione e il trasporto merci su gomma.

    5.5.2   In questo settore la crisi si è fatta sentire moltissimo, con riduzioni della produzione che vanno dal 7,6 % dei bus, al 21,6 % delle automobili, al 48,9 % dei pulmini, per arrivare al 62,6 % dei camion. Una vera e propria catastrofe produttiva. Non è andata meglio agli altri comparti del trasporto con un calo generalizzato degli ordinativi e delle attività.

    5.5.3   Il settore dei trasporti risentirà più di altri delle sfide tecnologiche determinate dal pacchetto climatico e dai conseguenti regolamenti sulle emissioni di CO2. L'inserimento delle emissioni prodotte dal trasporto aereo nel sistema dei certificati di emissione europei (ETS) comporterà difficoltà per le flotte più obsolete, che dovranno pagare ingenti penalità per le loro emissioni. Inoltre, come già affermato dal CESE (5), «nel caso del trasporto marittimo, l'applicazione dell'ETS è notevolmente più complessa di quanto non lo sia per l'aviazione, in particolare per quanto riguarda i servizi di trasporto con navi da carico non regolari, a causa delle specificità del commercio marittimo mondiale che rendono notevolmente più complicati i calcoli da effettuare nell'ambito dell'ETS».

    5.5.4   Ci si attende una crescita sostenuta (ed auspicata) delle attività ferroviarie, per quello che riguarda sia i passeggeri che il trasporto merci. Ci si attende una crescita di 1 200 000 posti di lavoro nel trasporto passeggeri e 270 000 nel trasporto merci, a fronte di una riduzione di circa 700 000 unità nel trasporto su strada (Syndex Etuc Istas Research, 2007) entro il 2030.

    5.5.5   La mobilità urbana sostenibile, con una chiara politica in favore dei trasporti non motorizzati come la bicicletta e il camminare, migliorerà la qualità della vita e contribuirà in misura importante a ridurre le emissioni di GES.

    6.   Azioni positive per promuovere lavori verdi

    6.1   È indispensabile un intervento importante, sia pubblico sia privato sia congiunto, per poter affrontare le sfide che si pongono davanti a noi: coniugare lo sviluppo economico con riduzioni significative di emissioni nocive e con la possibilità di avere maggiore e migliore occupazione.

    6.2   Attualmente lo stato delle finanze pubbliche non lascia intravedere significativi margini di manovra, dopo gli interventi svolti a favore di un sistema finanziario in crisi profonda e la conseguente crisi economica che ha ridotto le entrate fiscali in tutti gli Stati membri.

    6.3   Il CESE propone l'adozione di un «Fondo sovrano europeo», garantito dalla BEI e da specifiche risorse che dovrebbero essere messe a disposizione dal sistema delle Banche centrali e dalla BCE, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di efficienza e risparmio energetico. È necessario un «Piano Marshall» europeo per far fronte con certezza alle esigenze finanziarie poste dalla lotta al cambiamento climatico.

    6.4   La BEI, che già con merito è impegnata nel finanziamento di attività collegate allo sviluppo delle rinnovabili, potrebbe assumere la gestione del Fondo e indirizzare le risorse attraverso i canali del sistema bancario europeo.

    6.5   La razionalizzazione delle risorse è il problema principale. È indispensabile canalizzare e coordinare i fondi strutturali, quelli del Fondo sociale europeo e quelli del 7PQ. La Commissione, con la nuova DG Energia, potrebbe assicurare questo coordinamento.

    6.6   Sono necessarie risorse finanziarie private. Le iniziative di partenariato pubblico-privato dovrebbero avere un'incentivazione di tipo operativo e fiscale, in un quadro di riferimento certo e duraturo.

    6.7   Le organizzazioni delle imprese e dei lavoratori, come pure le associazioni della società civile impegnate su questi terreni, hanno la possibilità di giocare un ruolo straordinario per diffondere tecniche, opportunità, consapevolezza, educazione e formazione. La società civile dovrebbe essere sempre coinvolta in progetti di questo tipo.

    6.8   Un ruolo fondamentale riguarda l'applicazione delle TIC per realizzare l'ottimizzazione delle risorse. Da un recente studio della Commissione (The Implications of ICT for Energy Consumption, e-Business Watch, Study report no 09/2008, http://www.ebusiness-watch.org/studies/special_topics/2007/documents/Study_09-2008_Energy.pdf) si evince la necessità di sfruttare tutto il potenziale derivante dalle TIC (6). Questo potrebbe avere un impatto molto positivo sulla creazione di nuovi lavori verdi.

    6.9   Per l'efficienza energetica delle abitazioni il CESE, in un suo parere (7), ha individuato le politiche opportune da mettere in campo, rivolte a rendere più agevoli i controlli sugli standard energetici degli immobili, con agevolazioni verso gli utenti finali per l'acquisto e la messa in opera di apparecchiature idonee come pure per interventi di ristrutturazione per l'isolamento termico.

    6.10   Per quanto riguarda le energie rinnovabili, le azioni di promozione da attuare riguardano il sostegno alla R&S e programmi di creazione di un mercato stabile ed autosufficiente, assistendo imprese e utilizzatori finali attraverso sgravi fiscali e incentivazione alla produzione e al consumo di energie rinnovabili. Tali programmi dovrebbero essere a lunga scadenza, sul modello adottato dalla Germania, che ha predisposto una progressiva diminuzione dell'intervento pubblico mettendo in condizione gli operatori e il pubblico di programmare i propri investimenti.

    6.11   Un capitolo specifico dovrà essere dedicato all'educazione e alla formazione (8). La prima è indispensabile per diffondere conoscenza e consapevolezza nelle future generazioni, mentre la seconda è cruciale per poter progredire nelle nuove tecnologie destinate allo sviluppo dell'efficienza energetica e alla lotta al cambiamento climatico.

    Bruxelles, 14 luglio 2010

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  GU C 10 del 15.1.2008, pagg. 22-35.

    (2)  GU C 77 del 31.3.2009, pagg. 54-59, GU C 318 del 23.12.2009, pagg. 39-42.

    (3)  GU C 277 del 17.11.2009, pag. 20.

    (4)  GU C 77 del 31.3.2009, pagg. 54-59, GU C 318 del 23.12.2009, pagg. 39-42.

    (5)  GU C 277 del 17.11.2009, pag. 20.

    (6)  GU C 175 del 28.7.2009, pagg. 87-91.

    (7)  GU C 162 del 25.6.2008, pagg. 62-71.

    (8)  GU C 277 del 17.11.2009, pagg. 15-19.


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