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Document 52008AE1192

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'evoluzione del settore dei servizi alle imprese in Europa

GU C 27 del 3.2.2009, p. 26–33 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

3.2.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 27/26


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'evoluzione del settore dei servizi alle imprese in Europa

(2009/C 27/06)

Il 6 dicembre 2007, Margot WALLSTRÖM, vicepresidente della Commissione europea e responsabile delle relazioni istituzionali e della strategia di comunicazione, e Günter VERHEUGEN, vicepresidente della Commissione europea e responsabile delle imprese e dell'industria, hanno chiesto al Comitato economico e sociale europeo di elaborare un parere esplorativo sul tema:

L'evoluzione del settore dei servizi alle imprese in Europa.

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 11 giugno 2008, sulla base del progetto predisposto dal relatore CALLEJA.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 9 luglio 2008, nel corso della 446a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 135 voti favorevoli, 2 voti contrari e 12 astensioni.

1.   Introduzione (contesto)

1.1

Margot WALLSTRÖM, vicepresidente della Commissione europea e responsabile delle relazioni istituzionali e della strategia di comunicazione, e Günter VERHEUGEN, vicepresidente della Commissione europea e responsabile delle imprese e dell'industria, hanno chiesto al Comitato economico e sociale europeo (CESE) di elaborare un parere esplorativo sui servizi alle imprese che desse seguito, approfondendola, all'analisi svolta in un precedente parere del CESE in merito ai servizi alle imprese e all'industria (1).

1.1.1

Lo studio dovrebbe tenere conto della grande importanza attribuita dalla Commissione europea all'agenda di Lisbona nel preservare e accrescere la competitività dell'industria europea attraverso una gestione del processo di cambiamento conforme alla strategia europea per lo sviluppo sostenibile e, sul piano sociale, incoraggiando l'emergere di parti sociali rappresentative che negozino al livello appropriato.

1.1.2

Il conseguimento di tali obiettivi deve procedere di pari passo con la semplificazione del quadro regolamentare dell'industria, una priorità politica — questa — che costituisce una piattaforma essenziale della politica industriale della Commissione.

1.1.3

Inoltre, questa politica industriale è caratterizzata da un approccio integrato che tiene conto delle esigenze dei diversi settori.

2.   Sintesi delle conclusioni e raccomandazioni del CESE

2.1   Riconoscere l'importanza del settore dei servizi nello sviluppo economico e sociale

Il CESE ritiene che vi sia urgente necessità di una reale trasformazione nell'approccio ai servizi e di una visione più ampia dei servizi stessi, che non vanno più considerati come una semplice appendice dell'industria manifatturiera. La società sta subendo profonde trasformazioni e i servizi sono al centro di tali trasformazioni. Occorre quindi che la Commissione prenda atto di questa evoluzione e che le attribuisca maggiore importanza.

2.2   Stabilire delle priorità d'azione

Data la vasta gamma di misure che si possono adottare nei settori legati ai servizi alle imprese, è della massima importanza stabilire delle priorità. È urgente realizzare progressi nei dieci obiettivi fondamentali stabiliti nel quadro del programma comunitario di Lisbona 2008-2010, che condizionano direttamente o indirettamente il futuro sviluppo dei servizi. A giudizio del CESE, l'ordine delle priorità dovrebbe essere il seguente:

misure relative alle politiche dei servizi alle imprese e gruppo ad alto livello. Il CESE raccomanda l'istituzione di un gruppo ad alto livello sui servizi alle imprese con il compito di condurre un'analisi approfondita del settore, esaminare le politiche praticate attualmente per individuare e valutare le più efficaci e le più valide per i servizi alle imprese e concepire provvedimenti concreti diretti a coprire le carenze e i bisogni più rilevanti. Occorre considerare con particolare attenzione la natura molto eterogenea dei diversi sottosettori dei servizi alle imprese per stabilire quali meritino maggiore attenzione politica e a quale livello (regionale, nazionale o comunitario),

politiche del mercato del lavoro nei servizi alle imprese. Dal punto di vista sociale, occorre condurre un esame settoriale approfondito delle sfide che pongono i nuovi tipi di occupazione creati dalle interazioni tra i servizi alle imprese e l'industria manifatturiera. L'analisi deve estendersi anche all'istruzione, alla formazione e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita nonché alle condizioni di occupazione dei lavoratori, ivi compresi quelli coinvolti nei processi di esternalizzazione. Per conseguire questo obiettivo dovrebbe essere incentivato il dialogo sociale a livello settoriale. In questo contesto, si dovrebbe elaborare un'agenda per discutere i cambiamenti specifici nelle condizioni di lavoro e le opportunità occupazionali derivanti dalle trasformazioni strutturali che interessano i servizi alle imprese,

servizi alle imprese nelle politiche dell'innovazione. Occorre promuovere vigorosamente i programmi nel campo della R&S e dell'innovazione e le iniziative per l'innovazione nei servizi. Settori come l'innovazione organizzativa, i servizi alle imprese ad alta intensità di conoscenze e la gestione dell'innovazione meritano maggiore attenzione,

sviluppo di standard in materia di servizi alle imprese. Bisogna incoraggiare le imprese a contribuire alla definizione di standard tramite l'autoregolamentazione, dopo un'approfondita consultazione degli utenti dei servizi alle imprese. Il sostegno del Comitato europeo di normalizzazione (CEN) e dei suoi partner (piattaforma aperta) è essenziale per diffondere i risultati dell'innovazione, specie attraverso un processo rapido ed informale di costruzione del consenso,

promozione della scienza dei sevizi in quanto nuova disciplina di studio e di formazione,

il mercato interno e la legislazione che interessa i servizi alle imprese. Il CESE ha stilato un elenco dei settori che vanno affrontati allo scopo di realizzare una semplificazione, una chiarificazione e una riduzione degli oneri normativi, senza ridurre gli obblighi esistenti in materia di igiene e sicurezza sul lavoro e di rappresentanza dei lavoratori. si richiama l'attenzione sul fatto che, tra l'altro che non è stata condotta una valutazione d'impatto della direttiva sui servizi alle imprese e che questo aspetto merita un impegno particolare, specialmente una volta che la direttiva sia stata recepita nelle legislazioni nazionali. La valutazione d'impatto dovrebbe comprendere anche l'individuazione di altre possibili misure per l'apertura dei mercati e la concorrenza nel mercato interno dell'UE allargata,

ulteriori miglioramenti nelle statistiche relative ai servizi alle imprese. Si raccomanda agli Stati membri di collaborare più intensamente per migliorare le statistiche sui servizi alle imprese e in particolare per disporre di migliori informazioni sui loro risultati e sul loro impatto sull'economia degli Stati membri — uno strumento necessario affinché i governi possano aiutare questo settore a sviluppare pienamente il suo potenziale. Le recenti modifiche al capitolo 74 della Nomenclatura delle attività economiche delle Comunità europee (NACE) non saranno sufficienti a fornire i dettagli necessari per ottenere dati significativi sui servizi alle imprese.

3.   Osservazioni generali

3.1

Il contesto. Il parere d'iniziativa adottato dal CESE nel settembre 2006 (CCMI/035), proponeva di destinare maggiore attenzione ai servizi alle imprese, dato il loro contributo ai risultati dell'industria manifatturiera europea. Esso spiegava le interazioni tra i servizi e il settore manifatturiero e l'impatto dei servizi sui risultati sociali ed economici in termini di occupazione, produttività e competitività Il presente parere e l'approfondimento analitico dei servizi alle imprese costituiscono il seguito di quel lavoro. È opportuno nel presente parere iniziare dalla definizione dei servizi alle imprese: si tratta di un insieme di attività di servizio che, in ragione del loro impiego in quanto fattori produttivi intermedi, influiscono sulla qualità e sull'efficienza delle attività produttive completando o sostituendo funzioni dei servizi interni all'impresa (Rubalcaba e Kox, 2007). Questa definizione presenta delle analogie con quella della nomenclatura NACE riv. 1 (codici 72-74), con la nuova versione di tale nomenclatura (codici 69-74, 77-78, 80-82) e con la classificazione delle diverse categorie di servizi. I servizi alle imprese si suddividono in due categorie principali:

servizi ad alta intensità di conoscenze (ad esempio servizi informatici, consulenza gestionale, consulenza contabile, servizi fiscali e giuridici, marketing e sondaggi, servizi tecnici e ingegneristici, servizi legati al personale, formazione professionale e assunzioni),

servizi operativi (ad esempio sicurezza, pulizia, amministrazione, scritture contabili, assunzioni con contratti a termine, call center, traduzione e interpretazione).

Scopo del presente parere è contribuire ad un maggiore riconoscimento di questo settore, fare in modo che esso possa svilupparsi senza intralci e sostenere gli sforzi delle economie europee per migliorare la loro competitività sul mercato mondiale.

3.2

Importanza dei servizi e dei servizi alle imprese. I servizi occupano un posto sempre più importante nella percezione di cittadini, professionisti, imprese, regioni e paesi. Essi dominano in larga misura la nuova domanda e offerta dei sistemi economici e sociali attuali. Tuttavia, malgrado essi siano presenti nella maggior parte degli aspetti della vita economica e sociale, gran parte della loro attività non trova riscontro nelle statistiche. La tradizionale suddivisione tra settori produttivi, pur essendo incompleta e nascondendo le forti interrelazioni tra settori economici, consente di stimare l'importanza delle principali attività economiche. In Europa i servizi assumono un'importanza crescente in quanto settore economico. La quota dei lavoratori impiegati in questo settore sull'occupazione totale (70 %) è inferiore a quella degli USA (80 %) ma superiore a quella del Giappone (67 %). In tutte e tre le aree geografiche succitate, lo specifico sottosettore dei servizi alle imprese è cresciuto a un ritmo molto sostenuto, con aumenti analoghi della sua quota sull'occupazione totale. Le imprese per cui la fornitura di servizi alle imprese costituisce l'attività principale rappresentano il 10-12 % dell'occupazione e del valore aggiunto totali. Ma la percentuale degli occupati nel settore aumenta notevolmente se si considerano anche quelle imprese per cui la fornitura di servizi alle imprese costituisce un'attività secondaria. Per quanto riguarda l'Europa, nel 2004 i paesi in testa nell'economia dei servizi alle imprese erano gli Stati del Benelux, il Regno Unito, la Francia e la Germania. Nel periodo 1995-2004 questo settore ha conosciuto un notevole sviluppo in alcuni paesi tra cui Ungheria, Polonia, Austria, Lettonia e Malta. Ciò suggerisce la realizzazione di un certo processo di convergenza tra alcuni Stati membri dell'UE. Le posizioni di questi paesi riflettono soltanto l'occupazione in società per cui i servizi alle imprese rappresentano l'attività principale. La maggior parte di loro sono PMI.

3.3

Valutazione degli sviluppi del settore. Il CESE ha ora riesaminato la situazione alla luce degli sviluppi intervenuti dopo il settembre 2006, data di adozione del suo precedente parere (CCMI/035), e ha notato con soddisfazione come l'importanza dei servizi alle imprese nel settore manifatturiero abbia acquisito un maggior peso nelle decisioni della Commissione:

la comunicazione della Commissione sull'esame intermedio della politica industriale — Un contributo alla strategia dell'UE per la crescita e l'occupazione  (2), documento pubblicato dopo l'adozione del summenzionato parere del CESE, invoca un'iniziativa diretta a uno screening e ad un'analisi della competitività del settore dei servizi e del suo impatto sulla competitività industriale, procedendo all'occorrenza a un monitoraggio settoriale. Ciò dovrebbe consentire di individuare tutti gli ostacoli al miglioramento della competitività e di eliminare le eventuali disfunzioni del mercato che potrebbero giustificare l'adozione di misure per risolvere problemi specifici nei settori industriali e/o dei servizi. Quest'analisi approfondita della Commissione europea è attualmente in corso e dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno,

la pubblicazione, nel luglio 2007, del documento di lavoro dei servizi della Commissione dal titolo Verso una strategia europea a favore dell'innovazione nel settore dei servizi — Principali sfide e questioni per le azioni future  (3), il lancio della piattaforma europea per i servizi legati alle imprese nel febbraio 2008 e l'imminente comunicazione sull'innovazione nei servizi (in programma per la fine del 2008) possono costituire importanti passi avanti verso una reale integrazione dei servizi nelle politiche UE in materia di innovazione,

l'adozione della direttiva dei servizi nel mercato interno (4), che dovrà essere attuata non oltre il 28 dicembre 2009, costituirà un'importante svolta nella realizzazione di un autentico mercato interno dei servizi, a condizione che le disposizioni della direttiva vengano recepite nella legislazione nazionale degli Stati membri l'UE e che venga garantita l'applicazione del diritto del lavoro e dei contratti collettivi del paese in cui viene prestato il servizio. Sia le imprese che i consumatori potranno allora trarre pieno vantaggio dalle opportunità offerte. L'adozione della direttiva dovrebbe inoltre incoraggiare il buon funzionamento del mercato dei servizi alle imprese facilitando gli scambi e gli investimenti tra gli Stati membri dell'UE e aprire alle imprese manifatturiere nuove opportunità di scelta migliorando la quantità, la qualità o i prezzi dei servizi. Questi nuovi vantaggi competitivi nell'uso dei servizi alle imprese dovrebbero portare a un aumento dell'occupazione, a un miglioramento della produttività e a migliori risultati economici.

3.4

Azioni di sostegno rivolte ai servizi alle imprese. Al di là delle principali azioni esistenti al livello dell'UE per promuovere i servizi alle imprese nelle politiche industriali e di innovazione, e le potenziali ricadute provenienti dalla direttiva mercato interno, vi sono altre misure della Commissione che indirettamente sostengono il ruolo dei servizi alle imprese nel settore manifatturiero. Ad esempio:

Eurostat ha appena realizzato una versione riveduta della classificazione NACE in modo da ottenere un maggior numero di dati relativi ai servizi,

è stato avviato il progetto Enterprise Europe Network per promuovere l'imprenditorialità e favorire la crescita delle imprese nell'UE integrando le reti degli eurosportelli e dei centri di collegamento innovazione in modo da fornire agli imprenditori oltre 500 punti di contatto (5). Tale iniziativa dovrebbe rivelarsi utile per le PMI e quindi per la grande maggioranza di fornitori di servizi alle imprese,

dal 2005 la Commissione europea ha pubblicato una serie di proposte volte a semplificare e ridurre gli adempimenti burocratici. Le ultime, pubblicate quest'anno, prevedono una riduzione in tempi brevi degli oneri amministrativi (6): si tratta di una buona notizia per le PMI, che risentono di più dell'enorme carico amministrativo a causa delle loro piccole dimensioni,

la comunicazione della Commissione Verso principi comuni di flessicurezza: posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza  (7) è stata discussa, e si sono compiuti progressi nel dialogo sociale a cura delle parti sociali. Ciò dovrebbe spianare la strada all'applicazione di questo concetto su scala europea, adattandolo però alle circostanze specifiche esistenti in ciascuno Stato membro. Per il settore dinamico dei servizi alle imprese, la flessicurezza negoziata dalla parti sociali può essere utile quando si promuovono contemporaneamente la quantità e la qualità dell'occupazione. Il coinvolgimento delle parti sociali è fondamentale affinché l'UE sia in grado di rispondere efficacemente alle pressioni della globalizzazione,

la Commissione ha pubblicato una comunicazione dal titolo Verso un maggior contributo della normalizzazione all'innovazione in Europa  (8), che promuove tra l'altro l'accelerazione della cooperazione con l'industria e altri soggetti interessati ai fini dello sviluppo, realizzazione e uso di standard a sostegno dell'innovazione nella prospettiva di una politica industriale sostenibile.

3.5

Principali esigenze del settore dei servizi alle imprese. Malgrado i progressi in corso nelle azioni relative ai servizi, bisogna tenere conto di una serie di importanti lacune ed esigenze. Sebbene i servizi costituiscano il segmento di gran lunga più grande dell'economia e contribuiscano alla crescita in ogni aspetto della vita economica e sociale, l'attuale quadro politico europeo è fortemente squilibrato a favore del settore manifatturiero.

3.5.1

La maggior parte delle iniziative orizzontali e settoriali rientranti nella politica industriale dell'UE, al livello sia nazionale che comunitario, si concentra sul settore manifatturiero, indipendentemente dall'intrinseco ruolo di sostegno svolto dai servizi alle imprese in tale ambito. È dunque necessario definire quanto prima una politica dell'UE equilibrata che non sottovaluti l'importanza dei servizi alle imprese per la competitività globale del settore manifatturiero europeo e per l'economia nel suo insieme. Le politiche orizzontali incentrate su un settore economico devono essere veramente orizzontali e soddisfare i bisogni delle aziende e dei lavoratori della nuova economia dei servizi, in cui il settore industriale e quello dei servizi sono inestricabilmente legati tra loro creando nuove opportunità per l'economia europea nel mercato mondiale direttamente risultanti dalle sinergie reciproche. Molte delle iniziative comunitarie che compongono la politica industriale devono essere adeguate e applicate ai servizi. Ciò riguarda questioni come un mercato interno dei servizi pienamente efficace, il commercio internazionale, le regole sugli aiuti di Stato, il mercato del lavoro, le misure sociali, la politica in materia di formazione e la politica regionale, la R&S, l'innovazione, la standardizzazione, l'imprenditorialità, il miglioramento delle statistiche e delle informazioni, con la presa in considerazione, se necessario, delle esigenze specifiche dei servizi. Ciò non significa che tutte le politiche dovrebbero essere concepite verticalmente in funzione dei servizi, ma piuttosto vuol dire che si dovrebbero passare al vaglio le implicazioni di tutte queste politiche sui servizi e adottare, nei casi opportuni, specifici provvedimenti.

3.5.2

Alcune esigenze importanti possono essere accertate nei seguenti settori:

i servizi alle imprese nell'ambito delle politiche industriali. Sulla scorta della recente inclusione dei servizi alle imprese nelle politiche industriali e dell'esercizio di screening in corso, si dovrebbe prestare maggiore attenzione alle specifiche condizioni in cui l'uso dei servizi favorisce i risultati dell'industria, ad esempio il ruolo dei servizi per la competitività industriale e la produttività in una prospettiva economica. Per far fronte alla concorrenza mondiale l'Europa deve investire nell'innovazione, nella conoscenza, nella progettazione, nella logistica, nel marketing e in altri servizi alle imprese: in altre parole, nell'intera catena del valore globale,

i servizi alle imprese nell'ambito della politica di occupazione e di formazione. La maggior parte degli impieghi è nel settore dei servizi e continuerà a essere così (i decisori politici non dovrebbero dimenticare che il 20 % dei fattori produttivi intermedi dell'industria manifatturiera deriva dai servizi). Perciò, l'impatto potenziale dell'approvvigionamento su scala globale e della delocalizzazione sull'occupazione nei servizi (fino al 30 % in base a uno studio condotto dall'OCSE nel 2006) costringe gli Stati membri a rafforzare le competenze idonee e le qualifiche che consentiranno alla loro industria di resistere alla concorrenza mondiale,

i servizi alle imprese nell'ambito delle politiche di innovazione e produttività. La promozione dell'innovazione nei servizi è fondamentale per rafforzare la competitività industriale grazie a fattori di qualità. L'innovazione nei servizi esercita un forte impatto positivo sulla qualità, l'occupazione e le interazioni con i clienti. I servizi alle imprese sono in grado di offrire posti di lavoro di qualità in buone condizioni di lavoro e ambienti ad alta intensità di conoscenze. In questi casi i lavoratori contribuiscono a rendere possibile e riuscita l'innovazione nei servizi. Questa può consentire a un'impresa di migliorare la propria posizione competitiva e ai lavoratori di sviluppare nuove opportunità di lavoro. I vantaggi dell'innovazione nei servizi dovrebbero essere sfruttati per stimolare gli stagnanti tassi di crescita della produttività nei servizi alle imprese. I bassi tassi di crescita della produttività prevalgono nella maggior parte dei paesi, anche se, a causa dei problemi di misurazione statistica, il contributo dei servizi alle imprese all'incremento della produttività globale è sottostimato,

i servizi alle imprese e il mercato interno. L'obiettivo è creare un mercato europeo dei servizi e consentire così all'UE di svolgere un ruolo decisivo nel processo di globalizzazione, tenendo conto di tutti i fattori che influenzano i mercati e la competitività. Occorre uno specifico follow-up del recepimento della direttiva sui servizi negli Stati membri e del suo impatto sui servizi alle imprese,

i servizi alle imprese e le regioni. In molte regioni vi è una scarsa presenza di servizi alle imprese, in quanto questi si concentrano generalmente nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni ad alto reddito. A livello regionale, è importante promuovere e stimolare sia la domanda che l'offerta di servizi alle imprese e approfittare al massimo delle reti esistenti per potenziale le sinergie tra i diversi attori locali,

i servizi alle imprese e altre politiche collegate. Vi sono due tipi di politiche collegate ai servizi alle imprese: le politiche a carattere normativo (mercato interno, concorrenza, miglioramento normativo, appalti pubblici) e quelle a carattere non normativo (innovazione, competenze, qualità e occupazione, standard, imprese e PMI, politiche regionali, conoscenza e statistiche). Va prestata particolare attenzione al ruolo degli standard, alla nuova disciplina della scienza dei servizi e alle statistiche.

3.6

Interazioni tra le attività dei servizi alle imprese e politiche mirate. L'esperienza ha mostrato come le misure generali proposte potrebbero interagire e consentire un forte sviluppo dei servizi alle imprese per affrontare le sfide a venire. Andrebbe tenuto conto delle sinergie e delle interazioni tra diversi tipi di politiche.

3.7

Occorre adottare una logica economica nella definizione delle specifiche politiche comunitarie intese a potenziare le attività dei servizi alle imprese, come dimostrato recentemente da Kox e Rubalcaba (Business Services in European Economic Growth, 2007). A sostegno delle loro argomentazioni essi hanno messo l'accento soprattutto sulle disfunzioni del mercato e sistemiche, come ad esempio l'asimmetria delle informazioni e le esternalità.

3.8

Agenda di Lisbona 2008-2010. Le politiche in materia di servizi alle imprese potrebbero rivelarsi utili nel quadro delle proposte per un programma comunitario di Lisbona 2008-2010 (COM(2007) 804 def.). La maggior parte dei dieci obiettivi chiave da realizzare entro il 2010 ha un effetto diretto o indiretto sui servizi.

3.8.1

La Commissione proporrà un'agenda sociale rinnovata entro la metà del 2008 e contribuirà ad affrontare il problema dell'insufficienza di lavoratori altamente qualificati. Nella maggior parte dei servizi alle imprese a largo impiego di manodopera si possono individuare deficit gravi e forti bisogni. Nel parere L'occupazione per le categorie prioritarie (strategia di Lisbona)  (9), il CESE osserva che gli ambiziosi obiettivi occupazionali di Lisbona sono stati conseguiti in misura limitata e che molti dei nuovi posti di lavoro creati negli ultimi anni, in particolare per quanto riguarda le donne, sono a tempo parziale. Inoltre, i lavoratori più anziani sono confrontati a una palese carenza di posti di lavoro adeguati e i giovani sono per lo più occupati in forme di lavoro atipiche (non standard), in alcuni casi senza adeguate garanzie giuridiche e sociali. Il parere del CESE sottolinea che nel contesto della flessicurezza occorre disporre di un elevato grado di sicurezza sociale, di politiche attive del mercato del lavoro e di un buon sistema di istruzione, formazione e formazione continua.

3.8.2

All'inizio di quest'anno la Commissione ha avanzato proposte per una politica di immigrazione comune: ciò potrebbe avere ripercussioni per quanto riguarda l'immigrazione di lavoratori altamente qualificati in settori come ad esempio i servizi alle imprese ad elevata intensità di conoscenza, e di lavoratori meno qualificati in attività come i servizi di pulizia e di sicurezza.

3.8.3

La Comunità adotterà uno Small Business Act (legislazione a favore delle piccole imprese) per liberare il potenziale di crescita delle PMI in tutto il loro ciclo di vita. Il settore dei servizi alle imprese è quello che presenta il più alto tasso di creazione di nuove imprese (start-up) e di liquidazione di imprese, per cui si ritiene opportuno prestare particolare attenzione alle nuove PMI. Nel parere d'iniziativa Il potenziale delle imprese, specie quello delle PMI  (10), il CESE ha chiesto l'adozione di orientamenti più mirati, semplici e integrati in materia di PMI per gli anni 2008-2010 onde favorire la crescita e l'occupazione. Le PMI beneficeranno inoltre della riduzione del carico amministrativo comunitario del 25 % entro il 2012.

3.8.4

La Comunità intende rafforzare il mercato interno e aumentare la concorrenza nei servizi. Il succitato parere del CESE (INT/324) lamenta l'incompletezza del mercato interno, in particolare le lentezze nell'applicazione delle direttive da parte degli Stati membri, gli oneri amministrativi e la scarsa mobilità della manodopera. Per le PMI queste sono barriere enormi da superare.

3.8.5

La Comunità darà realizzazione concreta alla quinta libertà (libera circolazione delle conoscenze) e creerà un vero Spazio europeo della ricerca. I servizi alle imprese ad alta intensità di conoscenze possono avere un ruolo da svolgere nell'ambito di questa priorità fissata nella strategia di Lisbona.

3.8.6

La Comunità migliorerà le condizioni generali di riferimento per l'innovazione. Il CESE ha elaborato anche un parere sul tema Investire nella conoscenza e nell'innovazione  (11), il cui messaggio di fondo è che l'Europa deve rimanere all'avanguardia nella ricerca, nello sviluppo tecnologico e nell'innovazione e che è necessario aumentare i finanziamenti dal bilancio UE, migliorare i sistemi d'istruzione e innalzare gli standard generali; sono inoltre necessari un clima sociale di apertura al progresso e all'innovazione, la creazione delle condizioni necessarie per l'adozione di decisioni che diano sufficiente fiducia nell'economia e ottimismo affinché gli investitori siano disposti a investire il loro capitale in nuove imprese in Europa, la sensibilizzazione dei cittadini all'importanza fondamentale della ricerca di base, l'incoraggiamento dello spirito imprenditoriale in quanti sono disposti a innovare e a rischiare e l'accettazione della dose di fallimenti e perdite che il rischio inevitabilmente comporta. Il CESE ha anche esaminato l'ambiente giuridico e sociale per un'imprenditorialità innovativa e un mercato favorevole all'innovazione.

3.8.7

La Comunità promuoverà una politica industriale mirata a una produzione e a un consumo più sostenibili. Il ruolo dei servizi ambientali alle imprese nella politica industriale può essere inserito nel quadro di tale priorità.

3.8.8

La Comunità condurrà negoziati bilaterali con i suoi principali partner commerciali per aprire nuove opportunità per il commercio internazionale e gli investimenti e per la creazione di uno spazio comune di disposizioni regolamentari e standard.

4.   Prioritarizzazione nelle azioni a favore dei servizi alle imprese

Le azioni devono essere definite secondo una gerarchia di priorità perché l'ambito dei servizi alle imprese copre una vasta aerea d'intervento. Secondo il parere del CESE l'ordine delle priorità dovrebbe essere il seguente:

4.1

Priorità 1 — Istituzione, da parte della Commissione europea, di un gruppo ad alto livello sui servizi alle imprese nel contesto della politica imprenditoriale e industriale, onde garantire che le misure politiche tengano conto delle interazioni dei servizi con il settore industriale e le attività economiche nel loro complesso. Gli obiettivi principali di tale gruppo potrebbero essere i seguenti:

approfondire l'analisi dei bisogni dei servizi alle imprese, ivi compresi quelli dei sottosettori molto diversificati dei servizi alle imprese,

passare al vaglio le politiche esistenti che interessano i servizi alle imprese ed elaborare interventi concreti al livello di governo appropriato (regionale, nazionale o comunitario),

raccomandare obiettivi strategici da conseguire nei negoziati dell'OMC sul GATS, ponendo particolarmente l'accento sulle misure necessarie per consentire alle PMI del settore dei servizi di esportare,

individuare e raggruppare i soggetti interessati nei settori in cui la rappresentanza è molto limitata e frammentata,

creare un osservatorio europeo dei servizi alle imprese per monitorare i risultati delle misure attuate dagli interventi comunitari e diffondere le migliori pratiche. Tra i membri di tale osservatorio dovrebbero esservi rappresentanti del CESE, dei sindacati, delle associazioni di imprese e degli esperti dei servizi alle imprese.

4.2

Priorità 2 — Promozione di un dialogo sociale specificamente incentrato sui servizi alle imprese e formulazione di raccomandazioni riguardanti:

le nuove opportunità occupazionali,

l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita,

le sfide dell'esternalizzazione e dell'offshoring,

l'individuazione delle carenze nelle qualificazioni richieste,

lavoro a tempo parziale e telelavoro,

l'opportunità di adottare la flessicurezza nei servizi alle imprese (argomento già trattato in generale dal CESE in un recente parere — SOC/283),

la mancanza di personale nei servizi alle imprese a elevata intensità di conoscenze e il ruolo dell'immigrazione,

la mobilità.

Nella pratica la fattibilità e l'efficacia di un dialogo sociale settoriale di questo tipo (per esempio il riconoscimento degli accordi e il sostegno organizzativo) dipenderà dall'individuazione e dal riconoscimento delle associazioni rappresentative europee dei lavoratori e dei datori di lavoro.

4.3

Priorità 3 — R&S e innovazione nei servizi:

esame delle modalità di innovazione nei servizi alle imprese e dell'impatto dell'innovazione sulla produttività e sulla crescita economica e sociale,

ruolo dei servizi alle imprese a elevata intensità di conoscenze nello sviluppo dell'innovazione nei servizi,

rapporto tra sviluppo delle TIC e innovazione nei servizi,

esame dei programmi di R&S e innovazione per valutare la posizione dei servizi alle imprese,

applicazione delle tecniche manifatturiere flessibili (lean) ai servizi,

ruolo dell'innovazione nei servizi e altri possibili interventi per i servizi a elevata intensità di conoscenze a livello regionale. Uso delle politiche dell'innovazione per promuovere l'offerta e la domanda di servizi alle imprese.

4.4

Priorità 4 — Definizione di standard. Lo sviluppo di standard nel settore dei servizi è proceduto lentamente. Solitamente è un'attività trainata dalla domanda. Dal lato dei fornitori di servizi vi sono problemi strutturali: nella maggior parte dei casi si tratta infatti di piccole imprese che non aderiscono a organizzazioni rappresentative nel loro paese e ciò si riflette anche sul piano europeo, in cui la categoria non è adeguatamente rappresentata in alcuna organizzazione di livello europeo. L'unico modo per migliorare la situazione è quindi quello di mobilitare gli utenti affinché esprimano le loro esigenze. Il mercato dei servizi alle imprese trarrà enormi benefici dall'adozione di standard chiari in questo settore. Lo sviluppo di standard può essere utile per:

integrare e persino sostituire la legislazione,

migliorare la qualità e stimolare la concorrenza,

contribuire a ridurre l'asimmetria delle informazioni, nell'interesse sia del fornitore che dell'utente, in un mercato poco trasparente,

garantire la comparabilità quando l'utente si trovi davanti a offerte diverse e debba operare una scelta,

diffondere in misura più ampia risultati dei programmi di R&S e innovazione, incoraggiando così l'innovazione a migliorare la qualità dei servizi,

ridurre il numero dei contenziosi chiarendo i diritti e gli obblighi rispettivi di fornitori di servizi e utenti,

evitare i conflitti sociali grazie al rispetto, da parte dei fornitori di servizi e degli utenti, del diritto del lavoro e dei contratti collettivi applicabili e, se necessario, con la contrattazione collettiva al livello appropriato,

facilitare la realizzazione di economie di scala da parte delle piccole imprese che forniscono servizi analoghi nei diversi Stati membri dell'UE, aprendo così la strada alla riduzione degli ostacoli all'integrazione del mercato,

sviluppare un settore di esportazione solido e fornire assistenza nel quadro delle gare d'appalto nei servizi pubblici e del subappalto dei servizi.

4.5

Priorità 5 — Ulteriore miglioramento delle statistiche sui servizi alle imprese. Gli interventi politici sono subordinati all'analisi di tendenze in atto che possono essere misurate soltanto grazie a statistiche chiare e significative. L'apparente mancanza di incrementi soddisfacenti della produttività rispetto agli USA potrebbe essere dovuta in parte a statistiche inattendibili, basate su una metodologia utilizzata per misurare i risultati dell'industria manifatturiera. Un ulteriore raffinamento delle statistiche sui servizi alle imprese richiede non soltanto una decisione di Eurostat, ma anche la collaborazione dei governi nazionali, che devono modificare i loro metodi di rilevazione. Occorre prestare particolare attenzione al ruolo dei servizi alle imprese in altri settori industriali e dei servizi.

4.6

Priorità 6 — Scienza dei servizi

La scienza dei servizi (o scienza dei servizi, gestione e ingegneria) è una nuova disciplina che abbraccia e riunisce gli approcci diversi e frammentati ai servizi: fra questi, l'economia dei servizi, la gestione dei servizi, la commercializzazione dei servizi e l'ingegneria dei servizi. I ricercatori e le aziende del settore cominciano ora a riconoscere la necessità di promuovere e integrare meglio tutti questi settori. L'ingegneria dei servizi fornisce un buon esempio nell'ambito della scienza dei servizi: si tratta di una specifica disciplina tecnica interessata allo sviluppo sistematico e alla progettazione di prodotti nel settore dei servizi utilizzando modelli, metodi e strumenti adeguati. Benché l'ingegneria dei servizi abbracci anche alcuni aspetti della gestione delle attività di servizio, uno degli aspetti su cui essa si concentra è quello sviluppo di nuovi prodotti nel campo dei servizi. Allo stesso tempo, essa si interessa anche alla progettazione di sistemi di sviluppo, in altre parole, questioni di gestione generale della R&S e dell'innovazione legate ai servizi. Gli approcci integrati per la co-ingegneria di beni materiali, programmi informatici e servizi ne diventeranno un lineamento stabile.

La ricerca di base nei nuovi modelli, metodi e strumenti della gestione d'impresa potenzierà molto la scienza dei servizi. Infine, la crescente armonizzazione degli standard incoraggerà la specificazione e lo sviluppo efficiente di nuovi servizi (12).

L'ingegneria dei servizi è uno dei nuovi campi nel settore dei servizi che è stato in gran parte forgiato dalla ricerca europea. Per sostenere la futura leadership europea in questo settore è essenziale una maggiore integrazione delle reti internazionali e lo sviluppo sistematico di una comunità indipendente di ingegneria dei servizi (13).

4.7

Priorità 7 — Il mercato interno e la regolamentazione dei servizi alle imprese

Riduzione e semplificazione del carico amministrativo. Vi sono numerosi fattori restrittivi che intralciano l'operato delle imprese operanti nel settore dei servizi alle imprese e che ne vanificano gli sforzi per aumentare la produttività e cercare opportunità commerciali in altri Stati membri. Tra questi si citeranno i problemi della mobilità del lavoro e al riconoscimento dei titoli di studio. Negli ultimi anni il volume e la complessità della legislazione sono aumentati e ciò ha accresciuto gli oneri che gravano sui piccoli fornitori di servizi. I punti più rilevanti su cui concentrare l'attenzione sono i seguenti:

la creazione e il trasferimento d'impresa. La creazione di una nuova impresa o il trasferimento di proprietà di un'impresa esistente comportano tempi e costi proibitivi per le PMI,

le barriere all'esportazione dei servizi. Le risorse necessarie per essere al corrente delle norme pertinenti alla loro attività e il costo dei servizi di consulenza sono molto onerosi per le PMI desiderose di esportare i loro servizi. Occorre monitorare i negoziati commerciali internazionali per eliminare le barriere superflue che impediscono ai fornitori di servizi europei di penetrare nei mercati esterni dei servizi alle imprese. La banca dati sull'accesso al mercato creata dalla Commissione europea dovrebbe contribuire all'individuazione di tali barriere,

le restrizioni alle collaborazioni pluridisciplinari. Vi sono barriere all'ingresso per i fornitori di servizi che potrebbero essere eliminate quando la direttiva sui servizi entrerà in vigore,

l'insufficiente recepimento della legislazione europea e leggi divergenti tra i diversi Stati membri. Anche se non si tratta di leggi direttamente contrarie al mercato interno, un'ampia disparità tra gli Stati membri dell'UE ostacola l'integrazione del mercato,

gli appalti pubblici e le norme in materia di concorrenza tra imprese private e aziende di Stato per gli appalti pubblici,

le barriere che precludono la prestazione transfrontaliera di servizi. Gli atteggiamenti difensivi adottati dalle associazioni professionali nei loro statuti per impedire agli operatori di altri Stati membri di prestare i loro servizi,

il distacco di lavoratori altamente qualificati. Le difficoltà incontrate nel distacco di lavoratori in altri Stati membri, anche nel caso di posti di lavoro altamente qualificati. Il parere del CESE su questo tema (14) potrebbe fornire orientamenti nell'adozione di eventuali misure in materia,

riconoscimento delle qualifiche. La direttiva 2005/36/CE del 7 settembre 2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali doveva essere recepita entro il 20 ottobre 2007. Ciò comportava la sostituzione delle 15 normative precedenti nel settore del riconoscimento delle qualifiche professionali. Si dovrebbe ormai disporre di un autentico strumento di ammodernamento generale del sistema comunitario, atto a promuovere il mercato europeo dei servizi alle imprese tramite il riconoscimento più flessibile e automatico delle qualifiche. Nel frattempo, si ritiene che un'iniziativa della Commissione europea denominata IMI possa costituire un approccio pratico che le autorità e i datori di lavoro degli Stati membri possono adottare per controllare, all'interno di una banca dati centrale, l'autorità competente (a livello regionale o nazionale in ciascuno Stato membro) autorizzata a rilasciare certificati e titoli che attestino le competenze e a verificarne l'autenticità,

recepimento della direttiva sui servizi. Un'analisi settoriale aiuterebbe i servizi alle imprese a trarre il massimo beneficio dal nuovo ambiente normativo, in particolare aiuterebbe l'individuazione delle rimanenti barriere durante e dopo il recepimento della direttiva sui servizi. Questo sarà oggetto di una verifica a partire dal 2010, in modo da poter valutare i progressi compiuti sulla via del recepimento e da seguirne da vicino le modalità. Occorrerà prestare particolare attenzione all'impatto sull'economia dei servizi alle imprese. I sistemi d'informazione sul mercato interno possono fornire informazioni utili per il follow-up e la futura semplificazione delle differenze tra gli Stati membri.

Bruxelles, 9 luglio 2008.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Dimitris DIMITRIADIS


(1)  GU C 318 del 23.12.2006, pag. 4 (CCMI/035).

(2)  COM(2007) 374 def., del 4 luglio 2007.

(3)  SEC(2007) 1059, del 27 luglio 2007 [testo non disponibile in italiano, NdT].

(4)  Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006.

(5)  Comunicato stampa IP/08/192 del 7 febbraio 2008.

(6)  Memo/08/152 del 10 marzo 2008.

(7)  COM(2007) 359 def.

(8)  COM(2008) 133 def., dell'11 marzo 2008.

(9)  GU C 256 del 27.10.2007, pag. 93 (SOC/251).

(10)  GU C 256 del 27.10.2007, pag. 8 (INT/324).

(11)  GU C 256 del 27.10.2007, pag. 17 (INT/325).

(12)  Hans-Jorg Bullinger, Klaus-Peter Fahnrich, Thomas Meiren, Service Engineering — Methodical Development of New Service Products.

(13)  Thomas Meiren, Fraunhofer Institute for Industrial Engineering, Stoccarda, Germania.

(14)  Cfr. parere del CESE 995/2008 del 29 maggio 2008 (SOC/282) (GU C 224 del 30.8.2008, pag. 95).


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

Il seguente testo del parere della sezione specializzata è stato modificato da un emendamento adottato dall'Assemblea, ma ha ottenuto almeno un quarto dei voti espressi.

Punto 2.2 — secondo punto in neretto

«—

politiche del mercato del lavoro nei servizi alle imprese. Dal punto di vista sociale, occorre condurre un esame settoriale approfondito delle sfide che pongono i nuovi tipi di occupazione creati dalle interazioni tra i servizi alle imprese e l'industria manifatturiera. L'analisi deve estendersi anche all'istruzione, alla formazione e all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita nonché alle condizioni di occupazione dei lavoratori, ivi compresi quelli coinvolti nei processi di esternalizzazione. Per conseguire questo obiettivo l'agenda del dialogo sociale andrebbe estesa per esaminare i cambiamenti specifici nelle condizioni di lavoro e le opportunità occupazionali derivanti dalle trasformazioni strutturali che interessano i servizi alle imprese

Esito della votazione

Voti favorevoli all'emendamento: 87, voti contrari: 35, astensioni: 13.


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