EUR-Lex Acces la dreptul Uniunii Europene

Înapoi la prima pagină EUR-Lex

Acest document este un extras de pe site-ul EUR-Lex

Document 52013IE1907

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Le sfide del settore europeo dell’ingegneria (industria meccanica, elettrotecnica, elettronica e della lavorazione dei metalli) in un’economia mondiale in trasformazione (parere d’iniziativa)

GU C 170 del 5.6.2014, p. 32-37 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

5.6.2014   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 170/32


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Le sfide del settore europeo dell’ingegneria (industria meccanica, elettrotecnica, elettronica e della lavorazione dei metalli) in un’economia mondiale in trasformazione (parere d’iniziativa)

2014/C 170/05

Relatrice: STUDNIČNÁ

Correlatore: ATANASOV

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 febbraio 2013, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere d’iniziativa sul tema:

Le sfide del settore europeo dell’ingegneria (industria meccanica, elettrotecnica, elettronica e della lavorazione dei metalli) in un’economia mondiale in trasformazione

(parere di iniziativa).

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 21 novembre 2013.

Alla sua 494a sessione plenaria, dei giorni 10 e 11 dicembre 2013 (seduta dell’11 dicembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 167 voti favorevoli, 1 voto contrario e 4 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il settore europeo dell’ingegneria (1) svolge un ruolo fondamentale nella ripresa economica dell’Europa e nella realizzazione dell’ambizioso obiettivo di incrementare la produzione industriale entro il 2020 a oltre il 20 % del PIL. Tuttavia, per realizzare tale crescita, invertire le tendenze attuali e far uscire le persone dalla disoccupazione è necessario aumentare gli investimenti delle imprese.

1.2.

Per raggiungere tale scopo, l’Europa deve sviluppare una visione e degli obiettivi chiari per il settore industriale, i quali devono portare a una politica coordinata, che metta un chiaro accento sulla competitività dell’industria europea, integri le altre politiche e aumenti l’attrattiva dell’Europa come luogo in cui fare impresa.

1.3.

L’Europa deve sviluppare un approccio più positivo verso i cambiamenti nel settore, in particolare considerando il buon esito della transizione dei paesi dell’Europa centrale e orientale.

1.4.

L’Europa dovrebbe diventare più consapevole dei suoi punti di forza, e dovrebbe svilupparli e rafforzarli: lavoratori qualificati e motivati, un panorama dell’istruzione diversificato, conoscenze scientifiche gigantesche, numerosi poli regionali di primo piano sul panorama mondiale, filiere di approvvigionamento e di servizi ben integrate, infrastrutture di trasporto ben sviluppate, un enorme mercato interno di oltre 500 milioni di consumatori e una solida cooperazione tra le parti sociali.

1.5.

Per generare nuovi investimenti, l’Europa deve seguire una strategia che mantenga il suo settore industriale all’avanguardia dell’innovazione tecnologica e allo stesso tempo rafforzare la sua attrattività per le imprese che fabbricano prodotti di massa sia di alto che di basso e medio contenuto tecnologico, in modo da raggiungere il livello necessario di produzione e di occupazione che consentirà, più di ogni altro strumento, di rafforzare la competitività. Il Comitato economico e sociale europeo esorta la Commissione europea ad avviare una strategia che consenta all’Europa di attrarre maggiori investimenti nelle imprese ad alta tecnologia (in particolare negli stabilimenti di concezione moderna frutto della quarta rivoluzione industriale) e profili professionali altamente qualificati che promuovano l’innovazione in tutta la catena del valore.

1.6.

Il finanziamento della ricerca in Europa dovrebbe essere collegato più strettamente alle esigenze dell’industria, coinvolgendo le imprese in una fase precoce del processo innovativo e sostenendo l’ingegneria creativa nelle PMI, in modo da trasformare più facilmente e più rapidamente le nuove idee in nuovi prodotti. Bisognerebbe incoraggiare e sostenere i poli che raggruppano imprese manifatturiere e strutture di ricerca.

1.7.

La Commissione europea dovrebbe intensificare gli sforzi per agevolare la vita delle imprese europee, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni. L’adozione di nuove normative tecniche e amministrative dovrebbe essere presa in considerazione soltanto se i loro obiettivi non possono essere conseguiti in altro modo. La Commissione dovrebbe dare maggior risalto all’applicazione coerente delle norme esistenti in tutti gli Stati membri, armonizzando e rafforzando la sorveglianza del mercato. Dovrebbe inoltre promuovere l’applicazione equilibrata di tale approccio in altre regioni del mondo.

1.8.

Gli svantaggi, quali la difficoltà di accesso ai finanziamenti, gli elevati costi dell’energia o i costi derivanti da oneri amministrativi e dalla legislazione, dovrebbero essere ridotti adottando una normativa più coerente e prevedibile.

1.9.

Il tasso di occupazione in Europa può essere mantenuto su percentuali elevate soltanto se il livello di istruzione e di formazione dei lavoratori è migliore rispetto ai paesi concorrenti. Occorre adottare misure volte ad attrarre i giovani, sia uomini che donne, verso professioni tecnologiche che comportano l’impiego di macchinari e servizi sempre più complessi. Bisogna incoraggiare la cooperazione delle imprese con le università e gli istituti scolastici, nonché la formazione e l’apprendimento permanente.

2.   Introduzione

2.1.

Il settore europeo dell’ingegneria è molto ampio e diversificato, e le sue attività sono comprese nelle categorie 25, 26, 27, 28, 29.3, 32.11 e 33 (tranne 33.15, 33.16 e 33.17) della nomenclatura NACE. Tale comparto è tradizionalmente rappresentato dall’ingegneria meccanica ed elettrotecnica, dalla costruzione di macchine, dall’ingegneria elettronica, dalla produzione di articoli in metallo e dalla lavorazione dei metalli.

2.2.

L’intero settore europeo dell’ingegneria è costituito da circa 130 000 imprese, dà lavoro a oltre 10,3 milioni di addetti altamente qualificati e specializzati e realizza un fatturato annuo di circa 1 840 miliardi di euro e circa 1/3 di tutte le esportazioni dell’UE.

2.3.

Questo settore, che produce una vasta gamma di prodotti finiti e fornisce ad altri comparti componenti, pezzi, utensili, macchinari, impianti, sistemi, tecnologie ecc., contribuisce in misura fondamentale al livello tecnologico di numerosi altri settori e determina lo sviluppo della società sotto il profilo dell’efficienza energetica, della sanità, della mobilità, delle comunicazioni e della sicurezza.

2.4.

Dati i suoi enormi volumi, la sua elevata capacità di assorbimento occupazionale e la sua spiccata vocazione all’export, il settore europeo dell’ingegneria svolge un ruolo fondamentale nella ripresa economica dell’Europa e nella realizzazione dell’ambizioso obiettivo indicato nella comunicazione della Commissione Un’industria europea più forte per la crescita e la ripresa economica, inteso a invertire le tendenze attuali e a incrementare la produzione industriale entro il 2020 a oltre il 20 % del PIL.

2.5.

Le imprese del settore ingegneristico devono essere considerate ed esaminate nel contesto dello sviluppo economico dell’UE e costituiscono anelli integranti e indispensabili delle relative filiere del valore. Da questo punto di vista, soffrono sostanzialmente degli stessi problemi degli altri anelli della loro filiera (industria siderurgica, settore dell’energia ecc.).

3.   Le sfide del settore europeo dell’ingegneria

3.1.   Concorrenza internazionale

3.1.1.

I vari settori dell’ingegneria europea esportano una quota considerevole della loro produzione. Negli ultimi anni gli investimenti non sono riusciti a stare al passo rispetto ad altre regioni del mondo. Ciò induce una pericolosa delocalizzazione di catene del valore fuori dall’Europa, e i settori dell’ingegneria europea si trovano a far fronte a una crescente concorrenza a livello mondiale.

3.1.2.

L’America del Nord ha adottato una strategia di reindustrializzazione, basata in particolare su costi energetici moderati e su un costo della manodopera più basso nell’ambito del NAFTA. La Cina e diversi paesi del Sud-Est asiatico hanno attirato notevoli investimenti, in particolare nei settori elettrotecnico ed elettronico e recentemente anche in quello meccanico. Grazie a piani di sviluppo sostenuti dallo Stato, questi settori basano la loro competitività non soltanto su salari più bassi, ma presto produrranno beni a maggior valore aggiunto. Il Giappone sta rafforzando la sua competitività grazie al recente deprezzamento di circa il 30 % dello yen. Infine, in questi ultimi anni l’Africa e il Medio Oriente sono riusciti ad attirare investimenti nell’industria manifatturiera.

3.1.3.

L’obiettivo di portare al 20 % il PIL prodotto dall’industria richiede la creazione di almeno 400 000 nuovi posti di lavoro l’anno. L’Europa potrà creare occupazione e ricchezza in misura sufficiente da poter preservare i suoi standard sociali elevati e realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020 soltanto se saprà attirare maggiori investimenti. E ciò potrà avvenire soltanto se è competitiva.

3.1.4.

È evidente che un numero così elevato (> 10 milioni) di posti di lavoro per la maggior parte ben retribuiti non può essere garantito se l’Europa si concentra unicamente sulla fascia superiore del mercato dell’ingegneria. Mentre le imprese ad alta tecnologia svolgono un ruolo determinante nel sostenere il vantaggio tecnologico e promuovere l’innovazione in tutta la catena del valore, è fondamentale che l’Europa rimanga un luogo di produzione per tutti i tipi di prodotti dell’ingegneria, anche nei settori a bassa e media tecnologia. Oltre a creare occupazione, questo aspetto è decisivo per la rete integrata dei fornitori, che è uno dei principali punti di forza dei produttori europei, e consente un rapido scambio di conoscenze, una rapida adozione della produzione e la fruizione dei benefici offerti dai poli regionali.

3.2.   Sfide tecnologiche

3.2.1.

Il settore dell’ingegneria, in particolare, è all’avanguardia della transizione verso un’economia verde e a basse emissioni di carbonio grazie ai beni, ai sistemi e alle tecnologie che producono le sue imprese. Il settore sta progredendo molto rapidamente verso la quarta rivoluzione industriale (2), che consentirà di compiere il salto verso la personalizzazione di massa, la quale permetterà all’industria di rispondere alle sfide della società attraverso soluzioni su misura.

3.2.2.

L’Europa dispone delle conoscenze scientifiche e delle capacità di ricerca necessarie per passare a un’economia più verde, ma la strada verso prodotti innovativi richiede qualcosa di più. In molte tecnologie, l’Europa possiede un chiaro vantaggio scientifico, ma le imprese che traggono profitto da queste ricerche si sono stabilite in paesi terzi; ciò significa che l’Europa non presenta un’attrattiva sufficiente come luogo di produzione per introdurre tali innovazioni sul mercato, e il flusso di conoscenze verso le economie concorrenti diviene una minaccia reale.

4.   Cosa può fare l’Europa?

4.1.   Aspetti strategici

4.1.1.

Nella valutazione delle probabilità che l’UE attui la politica industriale di cui ha realmente bisogno, si osservano gravi problemi intrinseci capaci di ostacolare la transizione necessaria. In primo luogo, l’UE manca purtroppo di visione e di leadership, il che porta a un numero eccessivo di iniziative incoerenti e a una grave incongruenza del quadro normativo. In secondo luogo, il concetto di sostenibilità, che potrebbe essere alla base di tale strategia di integrazione, dovrebbe attribuire la stessa importanza a tutti e tre i pilastri (ambientale, sociale ed economico).

4.1.2.

L’attuale calo della fiducia degli investitori (3) nell’economia dell’UE è allarmante: è fondamentale riconquistarla. Una soluzione in tal senso potrebbe essere quella di dare reale attuazione alla strategia Europa 2020 e di stimolare e motivare il contesto imprenditoriale.

4.1.3.

Per invertire il continuo declino dell’industria europea è necessario rafforzare considerevolmente gli investimenti e la crescita. L’obiettivo del 20 % e la creazione di nuovi posti di lavoro non saranno realizzabili se l’Europa non svilupperà una visione e un’agenda chiare per l’industria, le quali dovrebbero portare a una politica coordinata, che metta un forte accento sulla competitività dell’industria europea, integri le altre politiche e trasformi l’Europa in un luogo attrattivo in cui fare impresa.

4.1.4.

Le imprese del settore ingegneristico soffrono di un eccesso di regolamentazione, con normative talvolta inadeguate, e del fatto che numerose leggi nazionali si sovrappongono a quelle europee. Le PMI, in particolare, non sono in grado di farvi fronte. Il compito principale delle imprese del settore ingegneristico dovrebbe essere quello di trovare soluzioni tecniche, senza dover dedicare una parte considerevole delle loro risorse per conformarsi agli ultimi regolamenti. Il modo più diretto per risolvere questo problema è quello di ridurre la quantità di nuovi atti legislativi.

4.1.5.

Un esempio di nuova legislazione inutile è l’abitudine ormai invalsa di rispondere con emendamenti alla maggior parte delle proposte di rifusione di regolamenti e direttive esistenti. Per risolvere un problema sarebbe spesso più efficace applicare meglio le norme esistenti piuttosto che crearne di nuove. L’introduzione di nuove regole dovrebbe quindi costituire l’ultima ratio.

4.1.6.

Il legislatore europeo tende spesso a regolamentare un determinato settore in maniera eccessivamente dettagliata. Anche se questo approccio è giustificato per taluni regolamenti tecnici, potrebbe rivelarsi inopportuno in altri ambiti. Le norme sui campi elettromagnetici, ad esempio, risultano troppo difficili da rispettare per le PMI. La strategia 2013-2020 della Commissione europea in materia di salute e sicurezza deve garantire un livello adeguato di protezione sul posto di lavoro ma dovrebbe al tempo stesso essere coerente, concisa e di facile applicazione.

4.1.7.

La legislazione europea deve diventare più prevedibile. Ciò significa, per quanto riguarda i cicli di investimento delle imprese, che le metodologie, una volta stabilite, non devono essere modificate e che gli obiettivi devono essere fissati in maniera prevedibile e in una prospettiva di lungo termine. Un esempio di caso in cui l’approccio inizialmente olistico della Commissione si perde è rappresentato dalla direttiva sulla progettazione ecocompatibile. Inizialmente l’accento era posto sull’energia, e la solida metodologia utilizzata per elaborare i regolamenti sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia andrebbe mantenuta. Un problema particolare deriva da frequenti rifusioni. La legislazione che disciplina alcuni prodotti viene modificata all’incirca ogni cinque anni, il che ha effetti particolarmente devastanti sul settore dell’ingegneria, nel quale l’orizzonte di investimento va da 10 a 30 anni.

4.1.8.

Purtroppo, le valutazioni d’impatto della Commissione non tengono sufficientemente conto dei costi di nuove regolamentazioni per le imprese, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni. Il principale costo dovuto alle norme aggiuntive che si omette di considerare è dato dagli investimenti e dalle nuove imprese che l’Europa perde perché si stabiliscono fuori dell’UE.

4.1.9.

Analogamente, le norme in materia di appalti pubblici devono essere di facile comprensione. Altrimenti, le PMI non sono più in grado di partecipare, la concorrenza viene meno, le decisioni nelle procedure di appalto diventano più difficili da controllare e gli appalti pubblici sono più esposti alla frode. L’accento dovrebbe essere posto quindi sulla semplificazione e sulla trasparenza.

4.1.10.

I costi dell’energia sono molto più elevati in Europa di quanto non lo siano nei paesi concorrenti. La misura più urgente per rendere più accessibile il prezzo dell’energia è quella di creare un vero mercato europeo dell’energia. Inoltre, è importante evitare di introdurre normative che inducono ulteriori aumenti dei prezzi. La decarbonizzazione deve essere accessibile, neutra sul piano tecnologico e basata sulle leggi di mercato.

4.2.   Mercato interno e vigilanza del mercato

4.2.1.

La protezione contro i prodotti non conformi o pericolosi e contro la contraffazione è un presupposto indispensabile per garantire una concorrenza leale. Attualmente, meno dell’1 % di tutti i prodotti manufatti importati attraverso i grandi porti europei è sottoposto, al suo arrivo, a un controllo di conformità alle norme UE, e sono numerosi i prodotti pericolosi o contraffatti, soprattutto apparecchi elettrici, che entrano nel mercato interno.

4.2.2.

Gli organismi di controllo e vigilanza dei singoli Stati membri differiscono notevolmente gli uni dagli altri. In alcuni Stati membri, il sistema prevede un meccanismo per la necessaria tutela delle imprese; in altri, tali organismi sono rari, incompleti e insufficienti, oppure la normativa viene applicata in maniera difforme. L’UE dovrebbe migliorare e rafforzare il coordinamento tra questi organismi, con l’obiettivo di giungere a un sistema europeo adeguato e uniforme.

4.3.   Norme

4.3.1.

In Europa la normazione è diventata un elemento decisivo per il successo del mercato unico. La normazione contribuisce a rendere i prodotti scambiabili e quindi commercializzabili in tutto il mondo e nei diversi anelli delle lunghe filiere del valore. Tuttavia, negli ultimi anni molte PMI si lamentano della quantità di mandati di normazione emessi dalla Commissione europea e del fatto che la normazione va ormai al di là delle esigenze di natura tecnica. Le PMI dovrebbero essere incoraggiate e aiutate a partecipare al processo di normazione.

4.3.2.

Poiché le PMI sono sempre più coinvolte nelle filiere del valore, dovrebbe essere data loro la possibilità di contribuire adeguatamente alla definizione delle norme. Occorre adottare misure concrete intese a creare condizioni di parità tra le parti interessate, sostenendo meglio, a livello nazionale, la partecipazione delle PMI che dispongono di minori risorse finanziarie.

4.4.   Tecnologia e ricerca

4.4.1.

Le imprese del settore ingegneristico sono soggetti fondamentali all’avanguardia dell’innovazione per quanto riguarda la produzione delle attrezzature necessarie a realizzare la rivoluzione verde. L’efficienza energetica, la riduzione delle emissioni di CO2 e l’impatto limitato sul clima influenzano positivamente lo sviluppo sostenibile del settore. Oltre a creare nuovi prodotti, le innovazioni delle imprese di questo settore danno spesso luogo a nuovi metodi di produzione, a beni e sistemi ancora più ecocompatibili e al tempo stesso più produttivi e più accessibili per i consumatori.

4.4.2.

L’Europa ha raggiunto un livello elevato sul piano della ricerca e dei suoi risultati. Nel 2012 sono state depositate oltre 250 000 richieste di brevetto in Europa. Tuttavia, per passare dalla ricerca alla realizzazione di prodotti innovativi non basta disporre di conoscenze e competenze in materia di ricerca. In molte tecnologie l’Europa ha detenuto a lungo un chiaro vantaggio scientifico, ma le imprese che hanno tratto profitto da questa ricerca hanno spesso finito per stabilirsi al di fuori dell’Europa. Tale insufficiente sfruttamento industriale delle conoscenze esistenti in Europa può essere superato soltanto con la partecipazione delle imprese a programmi di ricerca fin dalle prime battute e creando un quadro adeguato che consenta loro di sfruttare in maniera tempestiva le conoscenze acquisite. Attraverso fondi pubblici occorre promuovere la realizzazione di nuove strutture che uniscano l’industria e la ricerca: poli, parchi tecnologici e centri di scambio tecnologico.

4.4.3.

Per migliorare l’adozione di nuove conoscenze scientifiche da parte delle imprese, bisognerebbe calibrare meglio il finanziamento della ricerca e dell’innovazione sulle esigenze delle imprese stesse e conferirgli la forma di partenariato pubblico-privati, sul modello del programma «Fabbriche del futuro». Al fine di incentivare la partecipazione delle imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni, occorrere semplificare gli orientamenti e le regole di partecipazione e di approvazione dei progetti. Bisogna adottare misure volte a promuovere la creazione di stabilimenti moderni frutto della quarta rivoluzione industriale.

4.5.   Strumenti per il mercato del lavoro

4.5.1.

Il numero di posti di lavoro in questo settore dimostra, già di per sé, il ruolo chiave che esso riveste nel superamento degli elevati tassi di disoccupazione che si registrano attualmente nell’UE e il suo grande potenziale in termini di nuovi posti di lavoro, purché l’Europa possa generare gli investimenti necessari alla prossima ripresa economica. La creazione di tali posti di lavoro consentirebbe di ridurre i livelli inaccettabilmente elevati della disoccupazione giovanile. Nell’attuale contesto di crisi, i tentativi messi in atto dall’UE per creare una «garanzia per i giovani» sembrano essere una misura valida. Tuttavia, sul lungo periodo, l’occupazione sostenibile può arrivare soltanto da imprese solide che investono sul posto.

4.5.2.

Numerosi settori manifatturieri si trovano a far fronte a una carenza di giovani professionisti. I sistemi di istruzione e formazione professionale devono essere orientati in misura molto maggiore alle esigenze attuali e future delle imprese. Le amministrazioni pubbliche e l’industria stessa devono adottare misure per attrarre i giovani verso questo comparto e per migliorare, allo stesso tempo, l’immagine del settore. Occorre trovare una soluzione alla mancanza di figure professionali che colpisce alcune regioni d’Europa per quanto riguarda i settori delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica, ad esempio favorendo la mobilità di questi professionisti in tutta Europa.

4.5.3.

Il numero di donne che aspirano a una carriera nel settore dell’ingegneria è ancora troppo esiguo. In molti paesi europei il settore dell’ingegneria ha già avviato campagne intese a rendere l’apprendistato interessante per le giovani donne, e il Fondo sociale europeo ha finanziato progetti volti ad abbassare la barriera psicologica delle giovani donne verso una carriera in questo settore. Ma occorre fare di più. La tecnica e l’ingegneria dovrebbero essere insegnate in maniera più stimolante nelle scuole.

4.5.4.

Uno dei punti di forza determinanti che hanno consentito a molte imprese europee di superare la crisi attuale è stata l’eccellenza della loro manodopera. Grazie al sistema di apprendistato, i loro lavoratori dispongono di una conoscenza approfondita delle basi teoriche e dell’effettivo processo di produzione. Queste imprese sono in grado di integrare rapidamente l’innovazione nelle varie fasi della catena del valore. La politica europea in materia di occupazione dovrebbe incoraggiare i paesi ad adottare sistemi di apprendistato di questo tipo a livello di impresa. Occorre promuovere la cooperazione tra imprese, scuole e università, come anche l’organizzazione di «borse per il primo impiego» e tirocini.

4.5.5.

Con il sostegno delle amministrazioni pubbliche, le associazioni di categoria e i sindacati possono assumere iniziative intese a valutare lo stato dell’insegnamento nel loro settore e a migliorare i percorsi didattici che possono contribuire a colmare una lacuna nella qualificazione professionale per un settore che fornisce macchinari e un servizio tecnico sempre più complessi, che richiedono nuove competenze.

4.5.6.

La formazione lungo tutto l’arco della vita dovrebbe essere un dovere comune dei datori di lavoro e dei lavoratori. I lavoratori che perdono il proprio impiego devono avere sufficienti possibilità di aggiornare rapidamente le loro qualifiche. Dovrebbero essere rafforzate le politiche attive per il mercato del lavoro e dovrebbe essere accelerato lo scambio di buone pratiche, quali ad esempio quelle cofinanziate dal Fondo sociale europeo e dal Fondo europeo di sviluppo regionale.

4.5.7.

I settori industriali sono soggetti a costanti cambiamenti. Mentre nuovi posti di lavoro e nuovi prodotti vengono creati continuamente, altri scompaiono. Le necessarie ristrutturazioni devono essere organizzate in maniera preventiva, coinvolgendo nel dialogo tutte le parti sociali (sindacati e datori di lavoro), come anche i governi nazionali e le istituzioni dell’UE, al fine di mettere a punto un approccio più flessibile e positivo verso i cambiamenti che interessano l’industria. Occorre evitare in via prioritaria i licenziamenti, al fine di conservare all’interno dell’impresa una manodopera competente e qualificata. Le perdite inevitabili di posti di lavoro dovrebbero essere organizzate e attenuate in maniera socialmente sostenibile. In alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale si possono trovare esempi di come modernizzare l’economia in modo da renderla più produttiva, più pulita e capace di creare nuovi posti di lavoro ben retribuiti.

4.5.8.

Le amministrazioni pubbliche, le associazioni di categoria e i sindacati devono trovare soluzioni per adattarsi alle fluttuazioni congiunturali dell’attività economica. L’impiego rapido ed efficiente di personale qualificato è essenziale affinché l’industria manifatturiera europea possa rispondere alle pressioni sempre più forti esercitate della concorrenza mondiale. La normativa in materia di lavoro deve consentire forme di impiego, sul piano sia esterno che interno, che tengano conto della necessità di efficienza del processo produttivo nonché delle questioni di salute, sicurezza ed equilibrio tra vita professionale e vita privata. Gli strumenti di questa flessibilizzazione necessaria non devono essere applicati per abbassare gli standard sociali esistenti in Europa.

4.5.9.

Le parti sociali nazionali hanno un’elevata responsabilità nella contrattazione collettiva. Conservare la competitività ai livelli attuali del costo del lavoro rappresenta una sfida. Occorre salvaguardare il potere d’acquisto dei salari. Il miglioramento della competitività delle imprese europee non deve essere ottenuto con l’abbassamento delle retribuzioni. Gli sforzi volti a preservare e migliorare l’occupazione devono concentrarsi sia sulla competitività non legata ai prezzi che sul controllo dei costi di produzione. Gli incrementi della produttività dovrebbero portare a una ripartizione tra l’aumento delle retribuzioni, l’investimento e la remunerazione degli azionisti.

4.6.   Internazionalizzazione delle PMI

4.6.1.

Negli ultimi anni la Commissione europea ha riconosciuto che aiutare le PMI a esportare è fondamentale per rafforzare l’economia. Per molte PMI, il primo passo consiste nell’esportare in un altro paese dell’UE. È per questo motivo che la concorrenza nel mercato interno è così importante, perché le esperienze acquisite su questo fronte potrebbero incoraggiare le imprese a esportare in paesi terzi. Poiché per le PMI è difficile esportare fuori Europa, è importante che tali imprese non siano abbandonate a sé stesse in questi mercati. Inoltre, dovrebbe essere migliorato l’accesso delle PMI agli strumenti di finanziamento delle esportazioni.

4.7.   Politica in materia di energia e investimenti futuri

4.7.1.

Anche se i bilanci pubblici rimangono sotto pressione, gli investimenti necessari nelle infrastrutture energetiche non devono essere rinviati, poiché un loro ritardo pregiudicherebbe la competitività dell’Europa.

4.7.2.

Oggi, la maggior parte degli investimenti a favore dell’efficienza nell’utilizzo dell’energia e delle risorse viene realizzata soltanto se si ripaga in meno di tre anni, e di conseguenza molte possibili occasioni di guadagno rimangono non sfruttate. Anche se sarebbero utili, numerosi investimenti privati non vengono realizzati perché la loro soglia di redditività viene raggiunta in genere non prima di 3-5 anni. Questo dilemma potrebbe essere superato se i profitti futuri prodotti da tali investimenti creassero un flusso di cassa già nel momento in cui deve essere effettuato l’investimento. La Banca europea per gli investimenti o gli istituti di finanziamento nazionali potrebbero quindi creare dei sistemi di finanziamento atti a fornire alle imprese e alle famiglie i crediti necessari a effettuare tali investimenti in cambio degli utili generati dai risparmi realizzati, finché il credito non sarà rimborsato. Tale modello consentirebbe di realizzare questo tipo di investimenti senza il ricorso a sovvenzioni pubbliche.

4.8.   Accesso alle materie prime

4.8.1.

Nell’attuale contesto caratterizzato dal rincaro delle materie prime, i produttori europei hanno tratto beneficio dagli sforzi compiuti in precedenza per migliorare il riciclaggio dei rifiuti. Oggi la maggioranza dei metalli che sono alla base di gran parte dei prodotti proviene dal riciclaggio. Nondimeno, l’accesso alle materie prime che devono essere importate rimane di fondamentale importanza per la competitività delle imprese del settore ingegneristico. Pertanto, l’UE deve fare in modo che il commercio di materie prime, in particolare di terre rare, non sia ostacolato da restrizioni incompatibili con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Bisogna quindi tenere conto del fatto che gli standard etici, sociali ed ecologici devono essere rispettati.

4.9.   Mettere a frutto il potenziale dei nuovi Stati membri dell’UE e di quelli in via di adesione

4.9.1.

Le imprese europee dovrebbero esplorare e utilizzare molto meglio il potenziale offerto dai nuovi Stati membri dell’UE. Tale approccio potrebbe trasformare in un vantaggio per l’Europa i problemi legati all’esistenza di differenze economiche eccessive tra le regioni europee.

4.9.2.

Il CESE esorta la Commissione europea a monitorare la situazione del commercio internazionale delle materie prime fondamentali e raccomanda di elaborare diversi scenari plausibili, tra cui quello peggiore, onde illustrare le minacce esistenti e le possibili soluzioni. Andrebbe inoltre promossa la cooperazione con altri paesi in situazione analoga (Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud).

Bruxelles, 11 dicembre 2013

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Henri MALOSSE


(1)  Cfr. il punto 2. Introduzione.

(2)  La prima rivoluzione industriale (fine del XVIII secolo) è stata caratterizzata dalla meccanizzazione dei sistemi di produzione, la seconda (inizio del XX secolo) dal passaggio alla produzione di massa e dalla divisione del lavoro, la terza (dalla metà degli anni ‘70) dall’introduzione dell’automazione, dell’elettronica e dell’informatica, e la quarta dall’impiego di Internet nei processi di produzione e dalla messa in rete di tali processi.

(3)  Cfr. il documento Eurostat in allegato.


Sus