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Document 52010IE0992
Opinion of the European Economic and Social Committee on ‘What role and perspectives for Africa's social economy in development cooperation?’ (own-initiative opinion)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Ruolo e prospettive per l'economia sociale africana nella cooperazione allo sviluppo» (parere d'iniziativa)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Ruolo e prospettive per l'economia sociale africana nella cooperazione allo sviluppo» (parere d'iniziativa)
GU C 44 del 11.2.2011, p. 129–135
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
11.2.2011 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 44/129 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Ruolo e prospettive per l'economia sociale africana nella cooperazione allo sviluppo» (parere d'iniziativa)
2011/C 44/21
Relatore: JAHIER
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 dicembre 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:
Ruolo e prospettive per l'economia sociale africana nella cooperazione allo sviluppo.
La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 17 giugno 2010.
Alla sua 464a sessione plenaria, dei giorni 14 e 15 luglio 2010 (seduta del 15 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 116 voti favorevoli, nessun voto contrario e 1 astensione.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1 L'economia sociale (ES) costituisce su scala mondiale una realtà importante, che si distingue per la sua capacità di innovazione, il suo dinamismo, la sua flessibilità e resilienza anche nelle condizioni di maggiore crisi, così come per la sua capacità inclusiva, soprattutto delle fasce più povere e marginali, in tutte le società. Secondo le stime più accreditate essa rappresenta il 10 % della popolazione attiva mondiale (1) e conosce un trend in aumento in ogni parte del mondo. Le sue caratteristiche e il suo dinamismo peculiare la differenziano rispetto ad altre forme di economia, ma al tempo stesso la rendono del tutto complementare e talora anche sinergica rispetto ad altre forme di impresa.
1.2 In Africa, l'economia sociale è un settore che è stato sinora largamente dimenticato dall'insieme della comunità internazionale, inclusa l'Unione europea. Non viene riconosciuta nelle sue specificità e dunque non viene attivamente coinvolta nelle politiche e nei processi di consultazione e di decisione. Tuttavia, nel continente africano essa è profondamente parte dei sistemi tradizionali di solidarietà, di impresa collettiva e comunitaria, che spesso si trasformano in impresa cooperativa o nelle forme più diverse di strutture mutualistiche. Molte sue strutture sono inoltre una parte vitale di quel vasto insieme che viene chiamato economia informale.
1.3 In un continente in cui una percentuale di popolazione compresa tra l'80 e il 95 % è occupata nel settore informale, l'economia sociale può quindi diventare una chiave dirimente per operare una progressiva evoluzione e trasformazione di questa condizione di vita e lavoro e adeguarla a standard elevati di dignità e di protezione sociale, che consentano a questi attori di stare sul mercato e di offrire un contributo determinante allo sviluppo sociale ed economico del continente.
1.4 Nel contesto attuale delle conseguenze della crisi economica, la natura innovativa dell'economia sociale e la sua capacità di offrire un contributo rilevante allo sviluppo locale sono stati formalmente riconosciuti dall'OIL, che ha convocato la prima Conferenza sull'economia sociale a Johannesburg, dal 19 al 21 ottobre 2009, ove è stato adottato un importante Piano di azione. La stessa Banca mondiale e l'FMI hanno manifestato un rinnovato interesse verso l'economia sociale, vista la resilienza da essa dimostrata nel corso della crisi, e in particolare da parte delle imprese cooperative.
1.5 È dunque interesse dell'UE, primo donatore mondiale, collegarsi a questa azione internazionale. Una buona occasione può essere l'Anno internazionale delle cooperative, proclamato per il 2012 dalle Nazioni Unite.
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) propone i seguenti interventi per la promozione dell'economia sociale africana nella cooperazione allo sviluppo:
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assicurare il riconoscimento formale da parte dell'UE del ruolo e del contributo dell'economia sociale allo sviluppo dell'Africa, |
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inserire l'economia sociale nell'elenco degli attori non statali dell'accordo di Cotonou che devono essere coinvolti nell'attuazione di tale accordo, |
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raddoppiare i finanziamenti agli attori non statali nell'ambito dei documenti di strategia regionale e nazionale, |
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assicurare che gli attori non statali, compresa l'economia sociale africana, siano inclusi nelle future relazioni dell'UE con i paesi ACP nel periodo successivo al 2020, |
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integrare l'economia sociale nel partenariato UE-Africa e in particolare nel 7o partenariato in materia di migrazioni, mobilità e occupazione, |
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includere le cooperative africane nelle politiche dell'UE in materia di cooperazione allo sviluppo agricolo e rurale in Africa, |
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sostenere l'economia sociale africana mediante i programmi tematici dell'UE Investire nelle persone e Attori non statali e autorità locali nello sviluppo, |
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incoraggiare la creazione di reti di attori dell'economia sociale (Nord-Sud e Sud-Sud) e il loro rafforzamento, |
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promuovere l'istruzione, la formazione, la cooperazione culturale e la parità di genere nei programmi e nelle politiche dell'UE, |
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riconoscere il contributo dell'economia sociale per la creazione di posti di lavoro dignitosi in Africa e fare in modo che esso si rifletta nelle politiche di cooperazione dell'UE, |
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inserire l'economia sociale nel Rapporto europeo 2010 sullo sviluppo, che prenderà in esame il tema della protezione sociale, |
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incoraggiare un ambiente favorevole al funzionamento dell'economia sociale, compreso un quadro giuridico appropriato, lo sviluppo delle capacità, l'accesso ai finanziamenti e i collegamenti in rete, |
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rafforzare la cooperazione intraistituzionale europea per la promozione dell'economia sociale, |
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includere l'economia sociale nei partenariati strategici esistenti Commissione (COM)-OIL. |
In conformità con queste raccomandazioni, il CESE si impegna a coinvolgere attivamente i soggetti dell'economia sociale africana nelle proprie attività e in particolare nel comitato di monitoraggio ACP-UE.
2. Realtà e dimensioni dell'economia sociale in Africa
2.1 L'economia sociale è costituita dall'insieme di quelle «imprese e organizzazioni, in particolare cooperative, società di mutuo soccorso, associazioni, fondazioni e imprese sociali, che hanno la caratteristica specifica di produrre beni, servizi e conoscenza, perseguendo scopi sia economici che sociali e promuovendo la solidarietà» (2). Così definita, l'economia sociale costituisce una realtà economica rilevante non solo in Europa, ma anche in altri continenti, a iniziare dall'Africa.
2.2 Trattandosi di un concetto molto inclusivo, che pone l'enfasi sui tratti comuni tra le diverse organizzazioni e imprese, dare conto in maniera precisa della diffusione e dei numeri dell'economia sociale nei singoli paesi africani o a livello continentale, ad oggi, è di fatto impossibile. È però possibile tracciare le caratteristiche che le diverse tipologie di organizzazioni e imprese che compongono l'economia sociale assumono in Africa.
2.3 Classicamente, una delle componenti fondamentali dell'economia sociale è quella costituita dalle cooperative, definite dall'OIL (R193, 2002) come «associazioni autonome di persone che si uniscono volontariamente per soddisfare bisogni e aspirazioni economiche, sociali e culturali comuni attraverso un'impresa a proprietà congiunta e a gestione democratica». In Africa le cooperative sono state «importate» dalle autorità coloniali, diventando con la stagione delle indipendenze una delle principali forme di organizzazione economica e sociale del continente (Develtere, Pollet & Wanyama, 2009). Nella maggioranza dei casi però i nuovi governi indipendenti hanno creato legami molto stretti con le cooperative, usate come strumento di mobilitazione e di controllo in diversi ambiti sociali ed economici. Solo con le liberalizzazioni degli anni Novanta le cooperative africane hanno potuto prendere le distanze dal rapporto eccessivamente dipendente con lo Stato che aveva contraddistinto la loro storia precedente, riacquistando l'autonomia, la volontarietà e la democrazia interna che caratterizzano il modello cooperativo e conoscendo così una nuova fase di rinascita e di espansione.
2.4 Negli ultimi 15 anni, infatti, la diffusione e la popolarità del modello cooperativo è aumentata di molto. Come hanno dimostrato Develtere, Pollet & Wanyama (2009) (3) analizzando i dati di undici paesi africani, in diversi casi (Kenya, Ghana e Senegal, per citarne solo alcuni) il numero delle cooperative attive è più che raddoppiato rispetto ai livelli degli anni 1989-1992, andando a costituire una componente molto consistente dell'economia nazionale.
2.5 La maggior parte delle cooperative africane sono client-owned e operano nel settore agricolo, ma sono molto diffuse anche in quello creditizio: secondo la WOCCU, nel 2007 esistevano circa 12 000 unioni creditizie, con un numero di membri che superava i 15 milioni in 23 paesi e circa 3,5 miliardi di dollari di risparmi (Fonteneau & Develtere, 2009), costituendo così l'asse portante delle istituzioni di microfinanza in molte regioni africane. Cooperative sono attive anche nei settori edilizio, assicurativo e della distribuzione. Si stima che circa il 7 % della popolazione africana sia oggi socio di una cooperativa.
2.6 Le società di mutua assistenza hanno essenzialmente la finalità di fornire servizi sociali ai propri membri e alle loro famiglie, condividendo rischi e risorse e operando nel settore della protezione sociale, con una particolare attenzione a tutto ciò che riguarda la salute e i servizi sanitari. Con numeri ed effetti rilevanti: si stima che almeno 500 società di mutuo soccorso operino in Africa occidentale, raggiungendo quindi diverse centinaia di migliaia di persone. In Ruanda, dal 2003 il ministero della Salute ha inglobato questo tipo di società nella sua strategia per ampliare l'accesso ai servizi sanitari, contando sul fatto che secondo i dati ministeriali il 75 % della popolazione è socio di almeno una di esse. Non c'è però solo il settore sanitario. Anche in questo caso, organizzazioni e/o imprese assimilabili alle società di mutuo soccorso operano pure in altri settori. È il caso delle tontines dell'Africa di lingua francese e, per il settore creditizio, delle credit unions dell'Africa anglofona o delle società funebri che forniscono servizi funebri in diversi paesi, tra cui Etiopia e Sud Africa.
2.7 Per la prima volta, in Africa, il Consiglio dei ministri dell'UEMOA ha adottato, il 26 giugno 2009, un regolamento (n. 07/2009) sulle società di mutuo soccorso (mutue sociali). I valori fondamentali che contraddistinguono i principi «mutualistici» sono così identificati e riconosciuti: trasparenza, responsabilità sociale, democrazia, uguaglianza, equità e solidarietà. Questi principi definiscono anche ulteriori caratteristiche, peculiari di una mutua sociale, in particolare, la titolarità di socio su base volontaria e non discriminatoria, la finalità non-profit, il funzionamento democratico e partecipativo dell'istituzione, l'impegno solidaristico, l'autonomia e l'indipendenza, il lavoro volontario esercitato dal comitato di gestione, la partecipazione responsabile.
2.8 Altro gruppo molto numeroso in Africa, diffuso in tutti i possibili settori sia in ambito rurale che urbano, è quello costituito dalle associazioni, al cui interno si contano le organizzazioni volontarie, quelle comunitarie (community-based organisations), le organizzazioni senza scopo di lucro e non governative (ONG), ecc. Il numero delle associazioni connesse con l'economia sociale è esploso con i processi di democratizzazione degli anni Novanta, grazie a migliori inquadramenti legali e a strutture operative flessibili che permettono l'adattabilità del modello associativo alle più diverse esigenze sociali. Particolarmente rilevante, all'interno di questo gruppo, è il ruolo delle ONG, che - spesso in collegamento con organizzazioni simili e istituzioni del Nord - riescono a mobilitare risorse ingenti e ad agire quindi su più ampia scala. Analogamente anche i partner sociali risultano spesso attivi in diversi paesi nella promozione di strutture e iniziative di economia sociale.
2.9 Per le loro caratteristiche sia strutturali che operative, le cooperative, le società di mutuo soccorso, le associazioni e le altre organizzazioni e imprese riconducibili all'economia sociale hanno effetti economici e sociali rilevanti in Africa. Innanzitutto, offrono posti di lavoro e una partecipazione diretta e democratica all'organizzazione e alla distribuzione delle risorse. Inoltre, agendo in modo più diffuso nella società e operando molto spesso anche nelle aree rurali più povere dove gli interventi degli Stati sono minori o nulli, le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale garantiscono l'accesso a servizi sociali e/o economici anche ai gruppi più vulnerabili (poveri, donne, disabili, lavoratori non specializzati, migranti ecc.). Che si tratti di un microfinanziamento o dell'assistenza medica e sociale per i malati di HIV/AIDS, della partecipazione a una cooperativa agricola o a una burial society (società funebre), le organizzazioni e le imprese dell'ES permettono misure di protezione sociale su basi solidaristiche e comunitarie che, allo stesso tempo, producono beni e servizi di innegabile rilevanza economica, con effetti diretti sulla riduzione della povertà.
2.10 Il ruolo delle organizzazioni e imprese dell'economia sociale assume un'ulteriore rilevanza in presenza degli effetti della crisi economica e finanziaria globale che, per quel che riguarda l'Africa, sono andati a sommarsi a quelli delle crisi alimentare ed energetica del 2007-2008 (4). Di fronte all'aggravarsi della situazione economica e sociale di larga parte della popolazione, i governi dei PVS avrebbero dovuto rafforzare ed espandere i sistemi di protezione sociale, spesso incompleti. Un ambito, questo, in cui l'economia sociale è già molto presente e attiva, sopperendo spesso alle carenze e alla frammentarietà degli interventi statali, senza per questo sollevare i governi e le istituzioni dal proprio ruolo e responsabilità.
3. Il programma dell'OIL
3.1 L'economia sociale, per le sue caratteristiche intrinseche, racchiude in sé la possibilità di creare nuovi posti di lavoro, di ampliare il rispetto dei diritti fondamentali in ambito lavorativo, di favorire la protezione e il dialogo sociali. Coincide così perfettamente con gli obiettivi strategici indicati dall'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) per raggiungere e garantire il «lavoro dignitoso» (decent work), che è considerato tale se si svolge «in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità umana». Da tempo obiettivo primario dell'operato dell'OIL, il lavoro dignitoso è considerato centrale nei piani di riduzione della povertà ed è uno strumento per favorire uno sviluppo sostenibile, inclusivo ed equo.
3.2 Nella sua Agenda per il lavoro dignitoso in Africa, 2007-2015 (OIL, 2007), l'OIL elenca le opportunità e le sfide che l'Africa ha di fronte sia per rendere il lavoro dignitoso una realtà in tutto il continente, sia per garantire al continente un adeguato sviluppo economico e sociale. Le principali sfide individuate riguardano la disoccupazione, la sottoccupazione e la povertà; il ruolo della protezione sociale nello sviluppo; i problemi connessi all'esclusione sociale e alla diffusione dell'HIV/AIDS. Nel documento, l'economia sociale non viene mai nominata formalmente. Ma i concetti, le misure, l'attenzione al mondo delle cooperative e delle associazioni, la centralità dell'equità, della partecipazione e della protezione sociale sono tutti elementi compatibili con i fondamenti dell'economia sociale.
3.3 Negli anni, l'OIL ha sviluppato una competenza rilevante per quel che riguarda l'economia sociale, sia utilizzando i suoi strumenti tradizionali, sia creando un dipartimento dedicato al mondo delle cooperative (EMP/COOP) e avviando una serie di programmi di assistenza tecnica a livello continentale (ad es. CoopAfrica) o nei singoli paesi, come SAY JUMP! in Sud Africa.
3.4 Non è quindi un caso che sia stata proprio l'OIL ad aprire per prima il dibattito internazionale sull'economia sociale in Africa. Prima commissionando una serie di analisi e di studi, in particolare sul mondo cooperativo africano, poi organizzando a Johannesburg, nell'ottobre 2009, una conferenza sul tema L'economia sociale: la risposta dell'Africa alla crisi globale. Finalità dell'incontro, che ha visto la partecipazione di rappresentanti provenienti da tutto il continente, è stata l'adozione di un «Piano d'azione» (5) per la promozione delle organizzazioni e delle imprese dell'economia sociale in Africa.
3.5 Il Piano d'azione prevede quattro obiettivi strategici:
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a livello globale, OIL e stakeholder dell'economia sociale si impegnano a favorire e diffondere il riconoscimento delle imprese e delle organizzazioni dell'ES e ad aumentare il numero delle partnership tra Nord e Sud e tra Africa e altre regioni, |
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a livello regionale, l'impegno riguarda invece l'avanzamento della promozione delle imprese e delle organizzazioni dell'ES, anche trovando le risorse per creare un programma per l'economia sociale in Africa, |
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a livello nazionale, l'obiettivo da perseguire è quello di creare, rafforzare e/o promuovere un ambiente legale, istituzionale e politico necessario allo sviluppo e al rafforzamento delle imprese e delle organizzazioni dell'ES, e sviluppare e rafforzare le strutture dell'ES, |
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infine, a livello medio e micro, il compito è quello di garantire l'efficienza delle imprese e delle organizzazioni dell'ES in modo che queste possano soddisfare meglio i bisogni della popolazione per quel che riguarda la protezione sociale, la produzione di reddito, la promozione dell'occupazione e del rispetto dei diritti sul posto di lavoro, la sicurezza alimentare e la protezione ambientale, la lotta all'HIV/AIDS, all'esclusione sociale e via dicendo. |
3.6 Gli effetti della crisi economica e finanziaria globale, sommati a quelli delle precedenti crisi alimentare ed energetica, rendono il raggiungimento degli obiettivi elencati nel Piano d'azione di Johannesburg particolarmente impellente. L'OIL ha stimato che circa il 73 % dei lavoratori dell'Africa subsahariana svolge lavori vulnerabili, una percentuale che potrebbe essere salita al 77 % nel 2009, con un probabile aumento delle tensioni migratorie, sia interne al continente che verso l'Europa, dovute ai molti lavoratori in cerca di un futuro migliore. La crisi ha già fatto sentire le sue conseguenze con la diminuzione degli investimenti esteri diretti, sia nelle infrastrutture che nella produzione di beni, e con la contrazione delle rimesse degli emigrati. Promuovere e rafforzare la diffusione delle imprese e delle organizzazioni dell'ES è un contributo alla creazione di nuovi posti di lavoro, rappresentando così una concreta alternativa alle spinte migratorie.
3.7 Il contributo fondamentale delle cooperative allo sviluppo socioeconomico ha infine recentemente portato le Nazioni Unite a dichiarare il 2012 Anno internazionale delle cooperative: questa iniziativa offrirà l'occasione per favorire e ampliare il ruolo che le organizzazioni e le imprese dell'ES ricoprono.
4. Prospettive e raccomandazioni per la partecipazione dell'UE e nuove politiche prioritarie
4.1 L'economia sociale è una realtà rilevante all'interno dell'Unione europea e il suo ruolo sia economico che sociale è sempre più riconosciuto. Nel 2006 il CESE produceva un primo ampio rapporto in questo senso (6).
Nel 2009, il PE ha riconosciuto che l'economia sociale è uno dei pilastri della costruzione europea, «considerando che l'economia sociale rappresenta il 10 % di tutte le imprese europee, ossia 2 milioni di imprese, pari al 6 % dei posti di lavoro totali e presenta un notevole potenziale in termini di generazione e mantenimento di una occupazione stabile» (7).
Il CESE ha infine raccomandato il riconoscimento e il mantenimento dei diversi modelli d'impresa, tra i quali l'economia sociale (8).
4.2 Sebbene l'economia sociale non abbia un posto a sé stante in quanto settore di intervento nei programmi di cooperazione esterna dell'UE, tutti i principali ambiti in cui essa opera in Africa rientrano tra le priorità d'azione dell'UE: la protezione sociale, la salute, l'inclusione sociale, l'occupazione, lo sviluppo agricolo e rurale, la microfinanza, la cultura. Seppur non specificatamente diretti al sostegno esplicito nei confronti delle organizzazioni e delle imprese dell'economia sociale, quindi, i possibili strumenti e ambiti di intervento dell'UE in questo senso sono già presenti.
4.3 Tuttavia, affinché questa nuova realtà socioeconomica del continente africano possa essere integrata nella cooperazione allo sviluppo dell'UE, si raccomanda che quest'ultima riconosca formalmente l'esistenza dell'economia sociale africana. L'UE può trovare uno specifico interesse e valore aggiunto nell'includere nella propria agenda tale nuova priorità, che, da un lato, favorirebbe una cooperazione esplicita con organismi internazionali quali l'OIL e la BM per realizzare sinergie di sistema quanto mai opportune nel campo della cooperazione allo sviluppo e, dall'altro, coinvolgerebbe i principali attori dell'economia sociale europea, contribuendo in tal modo a stimolare il sostegno dell'opinione pubblica europea a favore di un rafforzamento dell'assistenza esterna dell'UE.
4.4 Il metodo più efficace per assicurare il riconoscimento concettuale del ruolo e del contributo dell'economia sociale allo sviluppo dell'Africa consiste nel promuovere questo settore attraverso i partenariati esistenti tra Unione europea e Africa, ovvero attraverso l'accordo di Cotonou e il partenariato UE-Africa.
4.4.1 Per quanto riguarda l'accordo di Cotonou, si constata con rammarico che la revisione 2010 si è già conclusa e che non vi sono state inserite disposizioni sull'economia sociale. Le delegazioni dell'UE nei paesi africani dovrebbero però intervenire per includere rapidamente le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale nell'elenco degli attori da censire e da invitare alle consultazioni.
4.4.2 Inoltre, la revisione del 2015 dovrebbe offrire l'opportunità di riconoscere esplicitamente l'economia sociale e di includerla nella categoria degli «attori non statali», che devono essere informati, consultati e coinvolti nell'attuazione dell'accordo, oltre a beneficiare delle risorse finanziarie e delle azioni di sviluppo delle capacità intese a garantire una loro efficace partecipazione.
4.4.3 Il CESE ritiene che la riflessione sulle relazioni dell'UE con i paesi ACP per il periodo successivo al 2020, quando l'accordo di Cotonou giungerà a scadenza, debba non solo assicurare l'inclusione di disposizioni istituzionali per gli attori non statali simili a quelle dell'accordo di Cotonou, ma anche garantire che l'economia sociale sia esplicitamente presente in questa categoria.
4.5 Per quanto riguarda il partenariato UE-Africa, possono essere stabiliti collegamenti diretti tra gli obiettivi e le azioni del 7o partenariato in materia di migrazioni, mobilità e occupazione e quelli dell'economia sociale, in particolare per quanto concerne il contributo alla creazione di occupazione, alla graduale formalizzazione dell'economia informale e alla promozione del lavoro dignitoso. In questo contesto, il terzo vertice UE-Africa, che si terrà nel novembre 2010, e i nuovi piani d'azione che verranno adottati in tale sede sono una concreta opportunità di promuovere l'economia sociale. Ad esempio, il nuovo piano d'azione per questo partenariato potrebbe essere così articolato:
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obiettivo: riconoscimento e promozione dell'economia sociale come mezzo per colmare il divario tra l'economia formale e quella informale e incentivare la creazione di posti di lavoro dignitoso, |
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azione: rafforzare le capacità e le abilità degli attori dell'economia sociale africana, sviluppando appositi corsi, in particolare in materia di gestione, presso gli istituti di formazione professionale e le università, |
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azione: facilitare la concessione di prestiti e di microcrediti agli attori dell'economia sociale, |
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azione: aiutare i governi africani a definire un quadro giuridico, politico e istituzionale idoneo per la promozione e il funzionamento delle imprese e delle organizzazioni dell'economia sociale. |
4.6 A livello settoriale, le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale africana sono molto attive nel settore agricolo e nello sviluppo rurale. Impegni concreti in questo ambito sono stati presi con la strategia UE-Africa per l'agricoltura e attraverso la comunicazione Dare slancio all'agricoltura africana (9). In nessuno dei due casi però è citato il settore cooperativo, uno degli assi portanti dell'economia sociale in Africa. Le possibilità di azione e cooperazione con le cooperative agricole e rurali africane sono però molteplici e risponderebbero all'obiettivo di «porre l'accento su una migliore governance dell'agricoltura e sostenere lo sviluppo delle capacità (capacity-building) da parte delle organizzazioni pubbliche e private africane coinvolte nell'agricoltura» (10).
4.6.1 Inoltre, vale la pena di notare che lo strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo comprende un programma tematico sulla sicurezza alimentare, un altro settore in cui gli strumenti e i programmi esistenti dell'UE potrebbero essere utilizzati per riconoscere il ruolo fondamentale che le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale africana possono svolgere nella cooperazione europea allo sviluppo.
4.7 Un altro programma tematico dello strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo da considerare è quello intitolato Investire nelle persone, che mira allo sviluppo delle risorse umane e che potrebbe essere utilizzato per sostenere la formazione e lo sviluppo delle competenze imprenditoriali degli attori dell'economia sociale in Africa.
4.7.1 Questo obiettivo sarebbe in linea con le disposizioni della dichiarazione dell'OIL sullo sviluppo delle abilità, in particolare in materia di gestione. L'istruzione e la formazione sono fondamentali per il rafforzamento della capacità delle organizzazioni e delle imprese dell'economia sociale e per consentire a queste ultime di competere sui mercati. Bisogna poi dedicare un particolare impegno all'istruzione e alla formazione delle donne, il cui ruolo nelle economie dell'Africa, soprattutto nel settore agricolo e nelle aree rurali, è spesso sottovalutato.
4.8 Per quanto riguarda l'istruzione e la formazione sia per lo sviluppo delle competenze che per il miglioramento della gestione, l'UE dovrebbe facilitare e stimolare le relazioni tra le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale europee e quelle africane. Lo scambio di esperienze, le buone pratiche e l'assistenza tecnica lungo gli assi Nord-Sud e Sud-Sud contribuirebbero a rafforzare le strutture africane (11). Pertanto, il CESE incoraggia la creazione e il potenziamento delle reti dell'economia sociale Nord-Sud e Sud-Sud come strumento indispensabile per la cooperazione e il trasferimento delle competenze tecniche tra le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale.
4.9 L'istruzione e la formazione sono inoltre importanti per la qualità del lavoro e, più in generale, per la cooperazione culturale. Entrambi svolgono un ruolo di primo piano nella creazione di posti di lavoro, come già osservato a più riprese dal CESE. Di conseguenza, l'UE dovrebbe tenere conto di questi settori nel momento in cui integra l'economia sociale africana nei suoi programmi e nelle sue politiche.
4.10 Per quanto riguarda invece la creazione di impiego, che assieme alla protezione sociale e all'uguaglianza di genere è un tratto fondamentale dell'economia sociale, in particolare per quel che riguarda l'occupazione rurale, alcuni aspetti della strategia UE-Africa possono essere collegati agli obiettivi del Piano d'azione di Johannesburg. Ciò vale soprattutto per l'azione prioritaria 3 del partenariato UE-Africa sulla migrazione, la mobilità e l'impiego, che riguarda l'occupazione e l'alleviamento della povertà e pone l'accento sui principi del lavoro dignitoso.
4.11 Un altro strumento per assicurare il riconoscimento concettuale del ruolo dell'ES nello sviluppo dell'Africa potrebbe essere il Rapporto europeo 2010 sullo sviluppo. Esso affronterà il tema della protezione sociale, un settore in cui le organizzazioni e le imprese dell'economia sociale svolgono un ruolo chiave, soprattutto in Africa, come già affermato (12). Inoltre, l'inserimento esplicito dell'economia sociale africana nel Rapporto europeo 2010 sullo sviluppo permetterebbe di elaborare una politica specifica di protezione sociale nella cooperazione allo sviluppo dell'UE, che attualmente risulta assente.
4.12 Il CESE raccomanda poi alla Commissione di avviare una mappatura di ciò che fanno gli Stati membri in materia di cooperazione con gli attori dell'economia sociale africana, in modo da permettere un maggior coordinamento e suddivisione del lavoro in questo ambito tra UE e Stati membri.
4.13 Affinché l'economia sociale africana possa contribuire efficacemente all'eliminazione della povertà, occorre creare un ambiente favorevole che comprenda un quadro giuridico appropriato, lo sviluppo delle capacità, l'accesso ai finanziamenti e i collegamenti in rete tra le organizzazioni dell'economia sociale africana e le controparti europee. Per quanto riguarda il quadro giuridico, le autorità africane dovrebbero essere incoraggiate dall'UE e dall'OIL a creare un registro delle organizzazioni dell'economia sociale e ad adottare una legislazione che consenta a questi attori di operare efficacemente, comprendendo anche la cruciale questione della proprietà dei mezzi di produzione. L'UE e gli Stati membri potrebbero condividere le migliori pratiche sviluppate nei paesi europei in cui l'economia sociale è più attiva.
4.13.1 Le azioni di sostegno dell'UE allo sviluppo delle capacità e al collegamento in rete degli attori dell'economia sociale dovrebbero essere gestite a livello nazionale, regionale e continentale, in particolare attraverso l'accordo di Cotonou, la strategia UE-Africa e il programma tematico Attori non statali e autorità locali nello sviluppo (strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo) (13). Le attività potrebbero comprendere azioni di sostegno in materia di coordinamento, tutela e dialogo, integrazione verticale e orizzontale delle organizzazioni dell'economia sociale, formazione, ecc.
4.13.2 A tal fine, le organizzazioni dell'economia sociale dovrebbero essere incluse nella categoria degli attori non statali ammissibili nei programmi tematici citati sopra. Inoltre, gli stanziamenti per questi programmi tematici e per i programmi tematici supplementari in cui l'economia sociale rappresenta una componente effettiva (14) dovrebbero essere aumentati in sede di riesame delle prossime prospettive finanziarie europee (2014-2020), fino ad un loro raddoppio complessivo, come già auspicato dal CESE (15). Indipendentemente dal finanziamento dell'UE, è opportuno incoraggiare e proseguire le attività di coordinamento, il dialogo, le sinergie e i progetti concreti di cooperazione tra i diversi settori dell'economia sociale europea ed africana e in particolare tra le organizzazioni africane. Analogamente, dovrebbero essere incrementati i fondi destinati ai programmi pertinenti dell'11o Fondo europeo di sviluppo (FES, 2014-2019), in modo da permettere all'economia sociale di trarre beneficio dall'assistenza prevista a questo titolo.
4.14 Un altro aspetto che caratterizza un ambiente favorevole sono prima di tutto le condizioni reali di accesso ai finanziamenti per gli attori non statali, sulla base di procedure semplificate. Un aspetto particolare e innovativo sono poi i prestiti a lungo termine per gli attori dell'economia sociale più strutturati. L'UE, da parte sua, ha il compito di facilitare l'accesso a tali prestiti, utilizzando gli strumenti già esistenti o creandone di nuovi.
4.15 Il CESE sollecita infine lo sviluppo di una cooperazione intra- e interistituzionale europea intesa a favorire la promozione dell'economia sociale africana:
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si invita il Parlamento europeo, che ha già approvato una risoluzione sull'impatto dell'economia sociale sull'integrazione europea (16), ad adottarne un'altra sul contributo dell'economia sociale africana all'eliminazione della povertà, affidandone l'elaborazione alla commissione Sviluppo e/o all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE; si chiede alla presidenza belga del Consiglio dell'UE del secondo semestre del 2010, durante la quale si terrà il terzo vertice UE-Africa, di impegnarsi attivamente per migliorare il riconoscimento e il sostegno dell'economia sociale africana, |
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si raccomanda alla Commissione europea di esplorare la possibilità di inserire il tema dell'economia sociale nel Partenariato strategico Commissione (COM)-OIL in materia di sviluppo, che mira ad alleviare la povertà, contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio e attuare il programma Lavoro dignitoso per tutti (17). |
Bruxelles, 15 luglio 2010
Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo
Mario SEPI
(1) Documento preparatorio alla conferenza dell'OIL di Johannesburg, 19-21 ottobre 2009, citato nell'allegato 3.
(2) Cfr. art. 1, preambolo, Plan of Action for the Promotion of Social Economy Enterprises and Organizations in Africa, documento redatto in occasione della conferenza regionale dell'OIL sul tema The Social Economy - Africa's Response to the Global Crisis («L'economia sociale: la risposta dell'Africa alla crisi globale»), Johannesburg, 19-21 ottobre 2009. Si veda anche il diagramma dell'allegato 2.
(3) Op. cit., si veda allegato 3.
(4) Si rimanda al parere REX/285 - CESE 1954/2009, Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi, relatore: JAHIER.
(5) Cfr. allegato 1 e http://www.ilo.org/public/english/region/afpro/addisababa/pdf/se_planofaction_en.pdf.
(6) Ciriec, The Social Economy in the European Union, CESE/COMM/05/2005.
(7) Risoluzione del Parlamento europeo sull'economia sociale (relatrice: TOIA, 19 febbraio 2009).
(8) GU C 318 del 23.12.2009, pag. 22.
(9) Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Dare slancio all'agricoltura africana - Proposta per una cooperazione a livello continentale e regionale in materia di sviluppo agricolo in Africa (COM(2007) 440 definitivo).
(10) Partenariato strategico Africa-UE - Una strategia comune Africa-UE, punto 73.
(11) Un buon esempio di rete dell'economia sociale Nord-Sud è la Rete euromediterranea dell'economia sociale (ESMED), che comprende organizzazioni di Spagna, Francia, Italia, Marocco, Portogallo e Tunisia. Essa sostiene e promuove gli scambi e i progetti di cooperazione nel quadro del partenariato euromediterraneo.
(12) Cfr. sopra, punti 2.8 e 2.9.
(13) Come enunciato nell'articolo 5.1.2 di questo programma, l'UE sosterrà le iniziative volte ad «aumentare il numero degli scambi transnazionali, instaurare un clima di fiducia, favorire la creazione di reti e assicurare il coordinamento tra attori non statali e autorità locali (sia sull'asse Nord-Sud che su quello Sud-Sud)».
(14) Si tratta, ad esempio, dei programmi tematici Investire nelle persone e Sicurezza alimentare nel quadro dello strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo.
(15) Vedi punto 6.3. del parere REX/285 del 2009 sul tema Aiutare i paesi in via di sviluppo nel far fronte alla crisi, relatore: JAHIER.
(16) Cfr. nota n. 4.
(17) Cfr. http://ec.europa.eu/europeaid/what/social-protection/documents/memorandum_of_understanding_ec_ilo_en.pdf.