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Document 52006IE1160

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Come far fronte alle sfide del cambiamento climatico — il ruolo della società civile

GU C 318 del 23.12.2006, p. 102–108 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

23.12.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 318/102


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Come far fronte alle sfide del cambiamento climatico — il ruolo della società civile

(2006/C 318/17)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 19 gennaio 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di elaborare un parere di: Come far fronte alle sfide del cambiamento climaticoil ruolo della società civile.

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 11 luglio 2006, sulla base del progetto predisposto dal relatore EHNMARK.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 settembre 2006, nel corso della 429a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 59 voti favorevoli, 1 voto contrario e 2 astensioni:

A.   Conclusioni

A.1

Il cambiamento climatico è un processo che non può essere arrestato, almeno non nei prossimi quindici o vent'anni. In questa prospettiva dobbiamo imparare a convivere con tale fenomeno e cercare modi per attenuarne gli effetti e per adattarci ad essi.

A.2

Il dibattito sul cambiamento climatico è eccessivamente incentrato sui «macro-sistemi» e su eventi che avranno luogo in un lontano futuro. Occorre invece avviare un dibattito sugli effetti, presenti e futuri, del cambiamento climatico sulla vita quotidiana dei cittadini. Le tematiche relative a tale fenomeno devono essere riformulate in modo da essere più comprensibili e concrete.

A.3

Alle parti sociali e alla società civile organizzata spetta un ruolo cruciale nel comunicare ai cittadini le questioni relative al cambiamento climatico e nel promuovere dibattiti a livello locale su come le comunità possono preparare delle azioni concrete per adattarsi al cambiamento climatico.

A.4

Il cambiamento climatico avrà un impatto su larghi settori della società, ed il CESE ha messo in luce diversi esempi di questo fenomeno. La conclusione, in generale, è che le comunità dell'UE, insieme con le parti sociali e la società civile organizzata, devono assumersi maggiori responsabilità nel preparare e pianificare le conseguenze del cambiamento climatico.

A.5

Il CESE propone che la società civile organizzata e le parti sociali lancino insieme un dialogo pubblico, a livello dell'UE, riguardante il cambiamento climatico ed incentrato sulle conseguenze che tale fenomeno produrrà sulla vita quotidiana. L'obiettivo principale del dialogo sarà di sensibilizzare i cittadini e di predisporre delle misure nel corso dei prossimi quindici o vent'anni, quando i cambiamenti climatici in corso si aggraveranno a prescindere da qualsiasi intervento umano.

A.6

Il CESE propone che ogni Stato membro dell'UE individui e/o istituisca un ufficio di informazione e coordinamento del cambiamento climatico, incaricato di promuovere i collegamenti tra i livelli locali, regionali e nazionali.

A.7

Il CESE si rammarica del fatto che il cambiamento climatico, nella maggior parte dei casi, sia discusso in termini di prospettive a lungo termine. Tale fenomeno, invece, non riguarda più principalmente, o soltanto, un lontano futuro.

Il cambiamento climatico è un problema di attualità per tutti noi.

1.   Introduzione

1.1

L'esistenza del cambiamento climatico è ampiamente riconosciuta, ma lo sono meno la natura e la portata delle sue conseguenze. Ciò si spiega da un lato con l'esigenza di maggiori conoscenze da ottenere attraverso la ricerca e la preparazione di studi prospettici, dall'altro con la natura stessa del cambiamento climatico: un'evoluzione essenzialmente latente interrotta da eventi drammatici sempre più frequenti. Un terzo elemento è il fatto che il cambiamento climatico, nel dibattito pubblico, è spesso trattato come una questione che riguarda gli altri. Una quarta ragione è l'enfasi posta sulle «macro-tendenze» e su prospettive a lungo termine, che sembrano offuscare le questioni più concrete che interessano la vita quotidiana dei cittadini.

1.2

Lo scioglimento dei ghiacci polari può essere preso come esempio. Nei mesi scorsi i mass media hanno prestato grande attenzione ai calcoli secondo cui tale scioglimento potrebbe causare un aumento del livello degli oceani anche di 13 metri (stima fornita dall'Agenzia europea per l'ambiente). Un altro esempio è la corrente del Golfo: un'alterazione dei meccanismi che la governano potrebbe portare ad una drastica diminuzione delle temperature nell'Europa settentrionale. Nonostante il loro indubbio interesse e la loro importanza, tali informazioni non motivano i cittadini ad affrontare il cambiamento climatico in un modo più immediato e concreto.

1.3

È comunque importante sottolineare che i cambiamenti climatici cui stiamo assistendo e che stiamo tentando di affrontare sono solo l'inizio di un lungo processo ancora da venire. Per i prossimi quindici o vent'anni la situazione potrà infatti soltanto peggiorare, per il semplice motivo che il genere umano ha già immesso, e sta ancora immettendo, sufficienti sostanze nocive nell'atmosfera sotto forma di gas ad effetto serra. Il nostro compito è quindi quello di prepararci e adattarci al cambiamento climatico. Tuttavia, ciò che accadrà oltre i prossimi quindici o vent'anni sarà anche responsabilità delle generazioni attuali, nel senso che agendo ora con determinazione si possono attenuare i cambiamenti climatici che avverranno in un futuro più remoto. I dibattiti che si svolgono nel quadro della UNFCCC (Convenzione quadro dell'ONU sul cambiamento climatico) e del protocollo di Kyoto offrono un'opportunità di azione oltre il 2012 che va assolutamente colta. In caso contrario, infatti, vi sarà un ulteriore peggioramento del clima, e occorreranno interventi ancora più drastici per invertire la tendenza. Non è quindi sorprendente che un numero sempre maggiore di governi consideri il cambiamento climatico una priorità molto importante, ma non è poi detto che tali governi agiscano di conseguenza.

1.4

Il dibattito sul cambiamento climatico è ampiamente dominato dai governi e dalla comunità scientifica. Le ONG ambientali si dedicano al problema con grande impegno, ma dispongono di scarse risorse. Di regola, invece, le grandi organizzazioni di rilievo, come i sindacati e le organizzazioni di datori di lavoro, non partecipano molto attivamente al dibattito su come affrontare e attenuare il cambiamento climatico. La società civile organizzata dovrebbe svolgere un ruolo cruciale, ma dimostra una certa riluttanza a rendersene conto.

1.5

Il CESE ritiene fermamente che la preparazione al cambiamento climatico e il dibattito in materia debbano essere estesi fino a comprendere attivamente le parti sociali e la società civile organizzata in generale. Il cambiamento climatico sta entrando in una fase in cui l'attenuazione e l'adattamento assumono importanza per la vita quotidiana: esso, infatti, non è più essenzialmente, o soltanto, una questione che riguarda un lontano futuro. Il cambiamento climatico avviene anche qui e ora. Ed è quindi fondamentale che le parti sociali e la società civile organizzata affermino e rivendichino la loro funzione fondamentale nel quadro del dibattito e dei preparativi in materia.

1.6

È essenziale che il dibattito in atto sul cambiamento climatico tenga conto in misura molto maggiore di prospettive più circoscritte, che partano dalla situazione dei singoli cittadini e delle comunità locali. Occorre analizzare in che modo i cittadini possono attenuare gli effetti del cambiamento in corso in termini di costi (cfr. costi per l'energia), di assicurazioni oppure di scelte dei consumatori, per citare solo alcuni esempi.

1.7

Il presente parere ha come obiettivo innanzitutto quello di esaminare il ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata nell'analizzare, pianificare e adottare una serie di provvedimenti che consentano di affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Esso è incentrato sulla ricerca di modalità e mezzi per affrontare il problema in termini economici, sociali e di coesione attraverso un approccio concreto, dal basso verso l'alto.

1.8

La scelta di concentrarsi sui prossimi quindici o vent'anni è motivata dal fatto che in quel periodo il cambiamento climatico continuerà sulla base di quanto è già stato fatto. È altrettanto chiaro che dobbiamo adattarci ora agli effetti iniziali del processo mentre ci prepariamo a quelli che si manifesteranno in futuro.

1.9

Viene spesso fatto notare che la quantità di notizie e informazioni sul cambiamento climatico sono tanto sconvolgenti quanto di difficile assorbimento da parte dei cittadini che cercano risposte su come il cambiamento climatico può influenzare e influenzerà la loro vita quotidiana. Sono disponibili tantissime informazioni sul cambiamento climatico, e questo pone una sfida in termini di comunicazione. Tale situazione richiederà una leadership politica, poiché alcune azioni, inevitabili, provocheranno senz'altro degli inconvenienti nella vita quotidiana dei cittadini.

1.10

È importante sottolineare che sono in via di elaborazione numerosi studi molto soddisfacenti: particolare importanza riveste in tale contesto il Programma europeo per il cambiamento climatico, che è ora nella seconda fase. Nell'ambito del programma sono stati istituiti numerosi gruppi di lavoro in materia di scambio delle quote di emissione, domanda e offerta di energia, trasporti, industria, agricoltura e silvicoltura, per citare solo alcuni temi. Il secondo programma europeo per il cambiamento climatico, lanciato dalla Commissione nell'ottobre 2005, prevede la creazione di nuovi gruppi di lavoro in materia di adeguamento, cattura e stoccaggio geologico del biossido di carbonio, trasporti aerei e approccio integrato alle emissioni di CO2 dei veicoli commerciali leggeri, nonché di molti altri gruppi incaricati di valutare l'attuazione delle azioni precedenti. Nel complesso, i programmi per il cambiamento climatico stanno fornendo una grande quantità di analisi e informazioni, e hanno posto le basi per molte decisioni del Consiglio.

1.11

È necessario ampliare ulteriormente il Programma? La risposta è sì, nel senso che vi è un'esigenza diffusa di informazioni più concrete che comprendano, in particolare, un maggior numero di esempi di iniziative riuscite. Inoltre, la gestione del cambiamento climatico richiede la partecipazione attiva delle parti interessate e, in ultima analisi, degli stessi cittadini. La Commissione europea ha compreso questa necessità e ha lanciato un'importante campagna di informazione e comunicazione. L'iniziativa è accolta con grande favore. Bisogna tuttavia intraprendere ulteriori sforzi di informazione, che coinvolgano tutti gli Stati membri, coordinino le attività svolte a livello dell'UE, nazionale e locale, e soprattutto portino tali tematiche a conoscenza dei cittadini.

2.   L'ampiezza delle sfide poste dal cambiamento climatico

2.1

Il cambiamento climatico produrrà effetti rilevanti su un gran numero di settori delle società moderne, e tali effetti non saranno limitati a condizioni meteorologiche estreme. Un elenco non esauriente delle possibili conseguenze comprende inondazioni, incendi nelle foreste, danni alle infrastrutture, ristrutturazioni agricole, problemi relativi alla qualità dell'aria, soprattutto nelle zone metropolitane, problemi di approvvigionamento energetico, restrizioni all'uso delle risorse idriche e impatti sull'industria, soprattutto manifatturiera. A questo elenco si possono aggiungere la pianificazione urbana e l'adozione di nuove soluzioni architettoniche finalizzate al risparmio energetico.

2.2

Il fatto che il cambiamento climatico interesserà una così vasta gamma di settori trasversali viene compreso solo poco a poco e, pertanto, il sostegno pubblico necessario per le azioni da compiere sta prendendo forma solo lentamente.

2.3

In molti casi lo sforzo di contrastare il cambiamento climatico mediante azioni specifiche provocherà effetti evidenti e talvolta sgradevoli per la vita quotidiana dei cittadini.

2.4

La questione presenta un'evidente analogia con il dibattito in corso sulla strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile. Sin dalle prime fasi del dibattito, infatti, è risultato chiaro che i cittadini non sono consapevoli degli sforzi che imporrà la promozione dello sviluppo sostenibile sia nell'UE che a livello globale. Le sfide future in materia di sviluppo sostenibile, infatti, sono descritte come cause di cambiamenti radicali nelle modalità di funzionamento delle nostre società (1).

2.5

La lotta contro il cambiamento climatico è indubbiamente parte integrante degli sforzi volti a mettere in atto uno sviluppo sostenibile. Come tutti gli sforzi in tal senso, tale lotta deve svolgersi su un piano concreto e quotidiano.

2.6

La strategia di Lisbona viene talvolta considerata la fase iniziale, decennale, della realizzazione del progetto dello sviluppo sostenibile. Va ricordato che tale strategia, fondata su pilastri economici, sociali e ambientali, ha definito sin dall'inizio obiettivi molto ambiziosi in materia di ambiente, cambiamento climatico e sviluppo sostenibile in generale. Pertanto, la lotta al cambiamento climatico non può essere considerata una questione totalmente distinta: essa rientra infatti in un progetto più ampio, ed è strettamente legata alla necessità più generale di intervenire.

2.7

Un'osservazione ricorrente a proposito della strategia di Lisbona è che gli Stati membri e i loro governi non hanno dato la priorità necessaria alle azioni e agli investimenti concordati. Si può rispondere che gli effetti di tale strategia sui cittadini non sono abbastanza diretti né abbastanza tangibili. Tuttavia, gli effetti del cambiamento climatico, ad esempio le catastrofi naturali, spesso lo sono in misura estrema, e i cittadini dovranno compiere adeguati preparativi per riuscire ad attenuarli.

2.8

Il cambiamento climatico viene spesso identificato solo con perdite finanziarie. Ciò non dà un quadro completo: vanno infatti pienamente riconosciuti anche gli aspetti sociali di tale fenomeno. Non si tratta soltanto di cittadini che perdono l'abitazione o il posto di lavoro, ma anche della necessità di sostenere costi più elevati per l'energia, il tempo libero e le vacanze. Si tratta di motivare i cittadini a cambiare il loro comportamento in termini di consumi. E, oltre a molti altri aspetti, vi è il rischio che l'adattamento al cambiamento climatico provochi nuovi squilibri socioeconomici, con effetti negativi per i cittadini che vivono in regioni periferiche o dispongono di un reddito limitato.

2.9

Il CESE sottolinea l'importanza della coesione sociale nella lotta contro il cambiamento climatico. Nel fare ampio ricorso a fattori economici come strumento di persuasione dei cittadini vanno considerati anche i possibili effetti negativi sul piano sociale. Anche altri strumenti per affrontare il cambiamento climatico devono essere valutati tenendo conto dei loro effetti sulla coesione sociale. Ciò mette in luce l'importanza fondamentale di coinvolgere la società civile organizzata nell'intero processo di lotta contro il cambiamento climatico.

2.10

Occorre analizzare ulteriormente le conseguenze del cambiamento climatico sulla vita lavorativa. Esse comprendono non solo il passaggio a metodi di produzione a risparmio di energia che consentano di salvaguardare le risorse naturali, ma anche la delocalizzazione delle unità di produzione in funzione della disponibilità di risorse energetiche rinnovabili a basso costo. Per i lavoratori, il passaggio a nuovi metodi di produzione e la comparsa di nuovi settori di attività metterà in luce l'esigenza di perfezionare ulteriormente le loro competenze e di seguire corsi di formazione permanente. Il dialogo sociale, soprattutto a livello dell'UE, dovrebbe sottolineare l'impatto sociale del cambiamento climatico e, in particolare, i suoi effetti sulla vita professionale. Le parti sociali a livello dell'UE dovrebbero farne una questione prioritaria. A questo proposito è importante sottolineare che il cambiamento climatico non comporta, di per sé, il rischio della perdita di posti di lavoro. Gli effetti di tale fenomeno possono invece offrire nuove opportunità in questo campo (cfr. punto 2.13).

2.11

I consumatori percepiranno presto gli effetti del cambiamento climatico, poiché esso porterà inevitabilmente a modifiche dei modelli di consumo, per quanto riguarda sia gli alimenti, sia i trasporti, gli alloggi o le vacanze. Ma i consumatori sono anche soggetti potenzialmente in grado di attenuare gli effetti di tale fenomeno, e costituiscono la base per un'azione a lungo termine volta ad arrestarlo. Il modo migliore per mettere in atto modelli sostenibili di produzione è indubbiamente fare ricorso ad un movimento di consumatori, consolidato e potente, che sia in grado di raggiungere i cittadini. Occorre considerare i consumatori ciò che in effetti sono o potrebbero essere, vale a dire attori fondamentali nell'attenuare l'impatto del cambiamento climatico sui singoli cittadini.

2.12

La dimensione globale del cambiamento climatico viene percepita sotto forma di catastrofi meteorologiche in altri paesi, che causano perdite ingenti in termini di vite umane e danni alle cose. Inoltre, a seguito del cambiamento climatico, le malattie tropicali possono diffondersi in nuove zone, rendendo più ardue le sfide future. Il cambiamento climatico metterà alla prova la solidarietà tra popoli e nazioni, e i paesi industrializzati dovranno rafforzare la propria capacità di fornire sostegno e aiuto. Bisognerebbe tenere presente che, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sono molto più spesso i poveri a dover portare il peso del cambiamento climatico. La dimensione sociale globale del cambiamento climatico riveste un'importanza fondamentale: in tale ambito, infatti, si può fare molto per risolvere problemi che altrimenti potrebbero facilmente moltiplicarsi.

2.13

Del cambiamento climatico si parla spesso soltanto in termini di minacce e problemi, ma le azioni volte ad attenuarne gli effetti offrono anche delle opportunità. L'esigenza, sempre più pressante, di conseguire un risparmio energetico nella produzione e nei trasporti, ha aperto infatti un nuovo campo per la ricerca, per lo sviluppo di nuove tecnologie e per l'immissione sul mercato di nuovi prodotti. Ciò dovrebbe costituire una parte importante della risposta dell'UE alle sfide poste dal cambiamento climatico. Nel quadro dell'iniziativa avviata dalla Commissione in materia di politica industriale integrata, una priorità molto elevata dovrebbe essere attribuita al sostegno e al coordinamento dello sviluppo di tecnologie rispettose dell'ambiente. In questo campo anche le piccole e medie imprese possono svolgere una funzione importante.

2.14

L'impegno ad affrontare e attenuare gli effetti del cambiamento climatico può sollevare nuove questioni: ad esempio, l'importanza attribuita recentemente alla produzione di etanolo a partire da prodotti agricoli sta portando ad ottimi risultati in alcuni paesi. Ne consegue che alcune colture, come il granturco, vengono sempre più impiegate per la produzione di etanolo. Tuttavia, le stesse colture rivestono anche un'importanza fondamentale nel quadro dell'assistenza alimentare fornita alle zone colpite da carestia nei paesi in via di sviluppo. Questo esempio illustra l'importanza di evitare soluzioni unilaterali.

2.15

L'ampiezza della sfida futura può essere illustrata da questa citazione: «La scienza ci dice che dobbiamo puntare a contenere i futuri aumenti della temperatura del pianeta a 2oC al di sopra dei livelli preindustriali se vogliamo limitare i danni. Questo obiettivo dei 2oC impone l'adozione di politiche finalizzate all'adattamento al cambiamento climatico e all'attenuazione degli effetti di tale fenomeno. Anche se le politiche già adottate saranno attuate, è probabile che le emissioni su scala planetaria aumenteranno nei prossimi vent'anni, imponendo riduzioni delle emissioni mondiali pari almeno al 15 % rispetto ai valori del 1990 entro il 2050; tutto questo richiederà un notevole impegno.» (Comunicazione della Commissione — Vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici  (2)). L'ultima parte della citazione può essere considerata una notevole sottovalutazione del problema; essa illustra, tuttavia, l'importanza di radicare il processo al livello locale e regionale e presso i cittadini.

3.   Dieci settori per la partecipazione della società civile

3.1

La pianificazione urbana e delle comunità è un settore in cui si può ottenere molto, in termini di attenuazione del cambiamento climatico e di risparmio energetico. Una valida pianificazione urbana dovrebbe comprendere soluzioni che rispettino il clima, sia per le abitazioni che per i trasporti. Alcuni studi hanno confermato gli effetti molto positivi in termini di energia indotti dall'orientamento degli edifici nel paesaggio o nella comunità (3). Le soluzioni architettoniche sono importanti sia per sfruttare al massimo l'energia solare sia per l'isolamento degli edifici. Un aspetto ulteriore è ovviamente l'importanza di tali soluzioni per far sì che i piccoli centri, i sobborghi e le aree metropolitane diventino luoghi dove sia facile abitare e ben funzionanti sul piano sociale. È essenziale che le parti sociali e la società civile organizzata siano coinvolti in una fase precoce della pianificazione urbana e comunitaria.

3.1.1

La Commissione europea dovrebbe avviare delle consultazioni con enti locali e regionali ed altri soggetti per definire degli orientamenti per la pianificazione urbana nella prospettiva di un'accelerazione del cambiamento climatico. Il CESE propone alla Commissione di preparare del materiale informativo di base per la pianificazione urbana, insieme con orientamenti riguardanti soluzioni già adottate con successo.

3.2

La lotta contro il cambiamento climatico metterà in luce la necessità di modernizzare e isolare gli edifici esistenti, ricorrendo a tutte le tecniche e ai materiali adeguati per il risparmio energetico. Nel settore dei materiali da costruzione, in particolare per quanto riguarda l'isolamento termico, occorrono nuove iniziative. Non si tratta soltanto di aumentare l'efficienza dei sistemi di riscaldamento, bensì di isolare gli edifici in modo più efficace rispetto alle temperature esterne, sia basse che alte. Non bisogna dimenticare l'esperienza dell'estate torrida in Europa di qualche anno fa. Si potrebbe ricorrere ad incentivi fiscali per incoraggiare i proprietari privati ad installare nuovi sistemi di isolamento degli edifici e degli appartamenti. Il CESE raccomanda di introdurre un sistema di certificati di efficienza energetica, in modo da fornire ai consumatori le informazioni pertinenti sui costi abitativi, in termini di energia, di una specifica casa o appartamento.

3.3

Il trasporto su strada sta registrando un rapido aumento nell'UE. I sistemi ferroviari, infatti, incontrano difficoltà a competere con i vantaggi del trasporto su strada in termini di rapidità della consegna rapida «da porta a porta». Questa tendenza è insostenibile, per quanto riguarda sia le emissioni di CO2 che l'aumento dei costi del carburante. Per vincere la battaglia contro il cambiamento climatico bisogna riuscire a scindere l'aumento del PIL dalla crescita del trasporto su strada, ma le azioni concrete in tal senso devono ancora essere definite. La costruzione di un sistema per il trasporto merci rapido su ferrovia sarebbe la risposta logica, tanto più in un'Unione allargata. Tuttavia, un aumento delle merci trasportate per ferrovia richiederà investimenti enormi. In una certa misura, i prezzi possono essere utilizzati per incoraggiare il trasporto ferroviario delle merci. Per i consumatori è essenziale che la distribuzione dei prodotti alimentari sia rapida ed efficiente, mentre per l'industria è fondamentale che le consegne siano semplici, efficienti e puntuali. Allo stesso tempo le autostrade trafficate sono inquinanti potenti e le flotte di automezzi pesanti obsoleti contribuiscono all'inquinamento. Non vi è quindi una soluzione facile alle questioni relative ai trasporti nel quadro più ampio del cambiamento climatico. Occorre invece una strategia composta di azioni molteplici, che comprendano misure di sostegno alle soluzioni di tipo ferroviario, e maggiori sforzi di ricerca e sviluppo, tra l'altro per mettere a punto motori, destinati agli automezzi pesanti, efficienti, rispettosi dell'ambiente e che funzionino con carburanti alternativi. Sarà importante che i consumatori conoscano i costi reali di trasporto di una determinata merce.

3.4

Il settore dei viaggi e del tempo libero dovrà adeguarsi a costi energetici sempre più elevati, che avranno un impatto sui trasporti stradali e aerei. Il prezzo del petrolio è rapidamente aumentato negli scorsi anni, e costituisce ora un argomento molto convincente perché i consumatori scelgano soluzioni alternative. La rapida crescita dell'interesse nell'acquisto di autovetture più piccole e più efficienti sul piano energetico è un segnale molto promettente. Questo è infatti un chiarissimo esempio di situazione che porta vantaggi a tutti nella lotta contro il cambiamento climatico: da un lato, autovetture più piccole e meno inquinanti e, dall'altro, un enorme mercato globale potenziale per questo tipo di automobili e di soluzioni. Appare promettente anche la scelta, compiuta in alcuni paesi, di introdurre incentivi fiscali per l'impiego di carburanti alternativi.

3.5

A questo proposito, bisognerà prestare particolare attenzione al volume del traffico dei pendolari in direzione e in provenienza dalle zone metropolitane. La rapida crescita di tali aree, nell'UE come in altre parti del mondo, rende urgente la necessità di sperimentare nuovi approcci per il trasporto dei pendolari e delle merci. Esperimenti volti ad imporre tasse per l'accesso al centro cittadino hanno dato risultati essenzialmente positivi se combinati con investimenti cospicui intesi a garantire trasporti pubblici rapidi e convenienti. Ostacolare l'utilizzo delle automobili senza fornire in cambio un'alternativa adeguata darà adito soltanto alle proteste dei cittadini, che lotteranno per il diritto ad utilizzare l'automobile se le alternative non sono adeguate. La società civile organizzata può svolgere un ruolo fondamentale in questo campo.

3.6

Le sfide summenzionate fanno anche parte del problema, più ampio, posto dalla necessità di diminuire l'importazione e l'utilizzo dei combustibili fossili nell'Unione europea. Le incertezze riguardanti l'approvvigionamento di carburanti fossili nell'inverno 2005/2006 hanno reso ancora più urgente la necessità di trovare soluzioni nuove. Alcuni Stati membri stanno lanciando programmi ambiziosi volti a ridurre drasticamente l'impiego dei combustibili fossili e puntano ad alternative rinnovabili, insieme con politiche nuove per la promozione di soluzioni efficienti dal punto di vista energetico. In alcuni paesi, come la Svezia, i governi hanno avviato degli studi su come ridurre drasticamente le importazioni di combustibili fossili. La Commissione europea dovrebbe lanciare delle consultazioni con le parti interessate e i governi degli Stati membri per definire nuovi sforzi intesi a ridurre nettamente le importazioni di combustibili fossili nell'UE. Entro la fine di questo decennio, tutti gli Stati membri dell'UE dovrebbero avere intrapreso delle iniziative volte a individuare modalità per ridurre considerevolmente le importazioni e l'utilizzo di combustibili fossili. Si tratterebbe di un notevole contributo al prossimo programma di Kyoto e allo sforzo per arrestare il cambiamento climatico nel lungo periodo, e costituirebbe anche un'importante opportunità tecnologica ed industriale per l'Unione europea. Infine, la società civile organizzata ricaverebbe grandi benefici da un simile impegno.

3.7

I prezzi agricoli, e quindi i prezzi alimentari, subiranno le conseguenze dirette del cambiamento climatico e dei suoi effetti sul costo dell'energia. Nell'UE, la desertificazione delle aree meridionali richiederà speciali misure di sostegno, in linea con la solidarietà prevista dalla PAC. La Commissione dovrebbe avviare degli studi riguardo agli effetti del cambiamento climatico sull'agricoltura dell'UE, basati su relazioni e analisi nazionali. È essenziale mettere in luce l'importanza della ricerca nel continuare a ridurre l'impiego di input agricoli nelle pratiche di coltivazione e mettere a punto sostituti per i derivati del petrolio impiegando materie prime agricole. Inoltre il ruolo dell'agricoltura nella diversificazione dell'approvvigionamento energetico potrebbe divenire sempre più importante. Infine, sarebbe opportuno incoraggiare gli agricoltori a produrre la propria energia.

3.8

Le sfide per l'industria rappresentano un altro settore in cui è essenziale pianificare e adeguarsi in anticipo. Il problema non interessa soltanto le industrie situate nei territori pianeggianti in cui le inondazioni possono costituire, o costituiranno, un grave problema. Per l'industria è essenziale anche trovare soluzioni funzionali ed efficaci alle esigenze del trasporto merci, in quanto l'approvvigionamento di materie prime a prezzi ragionevoli è fondamentale. Per l'industria, tuttavia, il cambiamento climatico è anche fonte di nuove opportunità: il mercato globale delle tecnologie che consentono un risparmio energetico sarà immenso, e le imprese con capacità sufficiente per investire nello sviluppo di tali tecnologie possono guardare al futuro con ottimismo.

3.9

Un altro settore in cui è importante pianificare in anticipo è il mondo del lavoro. Infatti, con l'avvento di tecnologie che consentono un maggiore risparmio energetico e l'applicazione di tali tecnologie alla produzione di beni, vi sarà una forte domanda di un ulteriore perfezionamento di qualifiche e competenze. Alcune nuove tecnologie, per espandersi, sottoporranno la manodopera ad una forte pressione, ad esempio nell'applicazione delle nanotecnologie. I problemi relativi alle sfide del mondo del lavoro sono resi più gravi dall'aumento del costo dell'energia. Vi sarà un interesse sempre più diffuso per le opportunità di telelavoro: ciò richiede però un miglioramento delle TIC, tra cui gli impianti a banda larga.

3.10

La gestione delle catastrofi è un altro tema importante nel quadro del cambiamento climatico. Le catastrofi meteorologiche sono sempre più frequenti e hanno effetti sempre più vasti. A livello dell'UE occorrerebbe creare un organo di reazione alle catastrofi in grado di prestare un'assistenza tempestiva anche con breve preavviso. In alcuni Stati membri tali unità esistono già, ma vanno create in tutti gli Stati membri e va garantito un certo livello di cooperazione e coordinamento. In questo modo l'UE avrebbe la capacità di soccorrere le vittime di catastrofi meteorologiche non solo sul proprio territorio ma anche in altre parti del mondo.

3.11

Le catastrofi causate da condizioni meteorologiche estreme pongono anche gravi problemi di assistenza finanziaria, in primo luogo alle compagnie di assicurazione: la frequenza di tali catastrofi metterà il settore ancora di più sotto pressione, e ciò si ripercuoterà sui costi assicurativi per i cittadini. La Commissione europea dovrebbe compiere uno studio su questi temi, al fine di garantire un sistema di assicurazioni funzionante anche nel lungo periodo.

4.   Adeguamento e attenuazione: in che modo e da parte di chi?

4.1

Occorrerà un grande impegno per comunicare al pubblico il cambiamento climatico e le sue conseguenze. È però importante adottare un approccio equilibrato e in una certa misura pragmatico nelle azioni di sensibilizzazione: non bisogna terrorizzare i cittadini, bensì concentrarsi sui provvedimenti pratici da adottare per garantire a tutti una buona qualità di vita.

4.2

Il CESE propone che tutti gli Stati membri istituiscano uffici di contatto, informazione e coordinamento in grado di fornire servizi di consulenza e di preparare studi sull'adeguamento e l'attenuazione del cambiamento climatico. Lo scambio di esperienze con altri Stati membri e la diffusione di tali informazioni alla società civile e ai comuni dovrebbe essere una parte importante delle attività. I contatti con le comunità locali, le parti sociali e la società civile organizzata rivestiranno grande importanza, come pure i contatti con l'industria e le imprese.

4.3

Il CESE propone di lanciare, a livello dell'UE, un dialogo sul cambiamento climatico riguardante i modi e i mezzi per contrastare il deterioramento delle condizioni climatiche e per prendere misure che consentano di adattarsi ai cambiamenti già in atto. Il dialogo dovrebbe essere sostenuto dalle istituzioni dell'UE, ma la responsabilità delle azioni concrete dovrebbe spettare ai comuni, agli istituti di istruzione, ai sindacati e alle organizzazioni dei datori di lavoro, degli agricoltori, dei consumatori, ecc. Il CESE intende partecipare attivamente al dialogo e fungere da «camera di compensazione» per gli scambi e le valutazioni.

4.4

Il CESE esprime soddisfazione per il lancio, da parte della Commissione europea, di un ampio programma di informazione e comunicazione dell'UE sul cambiamento climatico, che fornirà un contributo essenziale alla sensibilizzazione dei cittadini su questo tema. La proposta del CESE in merito ad un dialogo sul cambiamento climatico è rivolta alle comunità locali, alle regioni e agli Stati, e in particolare alle parti sociali e alla società civile organizzata. I due programmi potrebbero completarsi reciprocamente in modo costruttivo.

4.5

Una componente essenziale del dialogo sul cambiamento climatico sarà la diffusione delle informazioni riguardanti esempi di buone pratiche, provenienti, ad esempio, da paesi che stanno cercando di elaborare piani di azione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Altri esempi potrebbero essere le misure adottate da certe aree metropolitane per ridurre l'uso delle automobili come mezzo per recarsi nel centro della città (Londra e Stoccolma costituiscono solo due esempi).

4.6

Il dialogo dovrebbe iniziare nell'inverno 2006-2007 e non richiede una scadenza finale. Dovrebbe essere strettamente collegato agli sforzi intesi a comunicare la visione dello sviluppo sostenibile. Affrontare le questioni relative al cambiamento climatico offrirà chiaramente un'opportunità di rendere più tangibili le problematiche legate allo sviluppo sostenibile.

4.7

Non sarà possibile alcun dialogo con i cittadini sul cambiamento climatico senza la partecipazione chiara e costante delle parti interessate a livello locale e regionale. Inoltre dovrebbe essere messo a disposizione un sostegno finanziario per attività di pianificazione e di scambio. È però evidente che ci vorrà del tempo per creare le capacità necessarie nell'ambito delle comunità e nella società civile organizzata come pure tra le parti sociali.

4.8

Nel 2012 si terrà una nuova conferenza dell'ONU sullo sviluppo sostenibile, che farà seguito alle conferenze di Rio del 1992 e di Johannesburg del 2002. Il CESE raccomanda vivamente di incentrarla specificamente sul cambiamento climatico e sul suo impatto globale. La cooperazione avviata tra il CESE e l'OIL, come pure tra il CESE e il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, offrirà delle opportunità per preparare studi congiunti sugli effetti globali del cambiamento climatico. Questa cooperazione aiuterà anche a mettere in evidenza come le parti sociali e la società civile organizzata possano diventare parti attive nella lotta contro il cambiamento climatico.

5.   Strumenti di sensibilizzazione e sostegno

5.1

Sensibilizzare i cittadini sul cambiamento climatico e sulle sue conseguenze dovrebbe rientrare essenzialmente nelle responsabilità dei livelli locali, regionali e nazionali, con il sostegno dell'UE ed iniziative su scala europea. Bisogna adottare un approccio dal basso verso l'alto che inviti i cittadini a proporre le soluzioni che preferiscono, senza fornire risposte preconfezionate.

5.2

Tra le organizzazioni della società civile, le organizzazioni dei consumatori avranno una funzione molto importante nel mobilitare i consumatori e nel promuovere un impegno motivato. I consumatori esercitano, o possono esercitare, una pressione considerevole sul mercato attraverso i beni e i servizi che acquistano. Per i movimenti europei dei consumatori si tratterà di una grande sfida.

5.3

Alle parti sociali incomberà la responsabilità particolare di analizzare l'impatto del cambiamento climatico sulla vita lavorativa e di proporre adeguate strategie di attenuazione degli effetti del fenomeno o di adeguamento. La dimensione sociale della lotta al cambiamento climatico è una componente essenziale dell'impegno complessivo.

5.4

Non sarà possibile vincere la battaglia contro il cambiamento climatico senza il sostegno e la cooperazione attivi dell'industria e delle imprese. L'industria può svolgere un ruolo fondamentale nell'inserire le problematiche relative al cambiamento climatico nella attività di pianificazione, produzione, commercializzazione e valutazione. Le industrie potrebbero beneficiare dall'inserimento, nelle relazioni annuali, di maggiori informazioni sulle loro attività riguardo al cambiamento climatico. Essere attivi in questo campo potrebbe rivelarsi una mossa vincente sul piano del marketing.

5.5

Nei dibattiti sugli effetti del cambiamento climatico, molti osservatori si pronunciano a favore di varie forme di tassazione o altri incentivi finanziari. Anche se tali incentivi possono indubbiamente produrre risultati molto evidenti, essi dovrebbero essere introdotti con estrema cautela. Ad esempio, la tassazione dei carburanti per le automobili avrà un impatto sociale negativo sui cittadini delle aree scarsamente popolate. Il sistema che prevede l'accesso a pagamento per gli automobilisti alle zone centrali delle città migliora la situazione generale del traffico, ma deve essere accompagnato da nuovi investimenti nei trasporti pubblici. In caso contrario l'introduzione della tassa creerà nuovi squilibri socioeconomici: i cittadini che possono permetterselo continueranno ad utilizzare l'automobile, mentre gli altri dovranno affidarsi ad un sistema di trasporti pubblici che non necessariamente sarà molto efficiente.

5.6

Un altro strumento importante per sensibilizzare i cittadini sarebbe l'introduzione di processi di gestione ambientale, come il Sistema di ecogestione ed audit (EMAS), un sistema volontario, istituito dal regolamento (CE) n. 761/2001 del Consiglio ed inteso a riconoscere e a premiare le organizzazioni che, oltre a rispettare le norme di legge, migliorano costantemente le proprie prestazioni ambientali.

5.7

Applicando l'EMAS, le organizzazioni individuali e le istituzioni sperimentano modalità concrete di misurare e ridurre l'impatto ambientale di diverse attività, come ad esempio l'impiego di energia e di materiali e gli spostamenti in automobile oppure per ferrovia o in aereo. Il Comitato economico e sociale europeo potrebbe considerare l'introduzione di EMAS, esplorando in particolare la possibilità di valutare le emissioni prodotte dagli spostamenti per le riunioni e adottando quindi eventuali misure di compensazione (cfr. allegato con alcune valutazioni preliminari).

5.8

Un'altra proposta in esame è quella di calcolare i costi di trasporto come parte del prezzo totale di una merce. In questo modo si potrebbero fornire ai consumatori informazioni più importanti al momento della scelta tra diverse merci.

6.   Una sfida per la società civile

6.1

La società civile organizzata a livello europeo si è impegnata sulle questioni dello sviluppo sostenibile sin dalle conferenze globali di Rio e Johannesburg.

6.2

Alla società civile organizzata si offre ora un'occasione unica per svolgere un ruolo prezioso nel dialogo europeo proposto sul cambiamento climatico. Il suo contributo potrebbe concretizzarsi in cinque azioni principali:

partecipare attivamente alla sensibilizzazione dei cittadini sul cambiamento climatico e sui suoi effetti,

incoraggiare i consumatori e altri gruppi fondamentali ad adottare preferenze chiare in materia di consumo che tengano conto dell'impatto del cambiamento climatico,

avviare, influenzare e sostenere nuovi programmi di pianificazione urbana che riguardino gli alloggi, i trasporti e gli spostamenti dei pendolari,

fungere da canale di comunicazione tra i cittadini e i governi sul tema dell'attenuazione degli effetti del cambiamento climatico e, più a lungo termine, dell'arresto dei processi in atto,

cooperare con la società civile di altri paesi e regioni per avviare azioni costruttive intese ad attenuare gli effetti del cambiamento climatico.

6.3

In linea con le dichiarazioni del Consiglio europeo, il CESE ha creato una rete interattiva con tutti i consigli economici e sociali degli Stati membri dell'UE. Le attività di tale rete sono particolarmente incentrate sulla strategia di Lisbona.

6.4

Il CESE è disposto a valutare la possibilità di estendere le competenze di tale rete, includendovi anche questioni attinenti al cambiamento climatico e alle soluzioni proposte dall'Europa per contrastare gli effetti di tale fenomeno.

Bruxelles, 14 settembre 2006

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  Cfr. la dichiarazione di ROCARD nel corso del forum consultivo organizzato dal CESE nell'aprile 2001.

(2)  COM(2005) 35 def., pag. 9.

(3)  Ad esempio, il progetto di edilizia residenziale di Friburgo.


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