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Document 52006AE1176

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'approvvigionamento energetico dell'UE: strategia per un mix energetico ottimale

GU C 318 del 23.12.2006, p. 185–194 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

23.12.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 318/185


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema L'approvvigionamento energetico dell'UE: strategia per un mix energetico ottimale

(2006/C 318/31)

Con lettera datata 29 agosto 2005, la Commissione europea ha richiesto al Comitato economico e sociale europeo, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, l'elaborazione di un parere sul L'approvvigionamento energetico dell'UE: strategia per un mix energetico ottimale.

La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 30 maggio 2006, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice SIRKEINEN.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 13 settembre 2006, nel corso della 429a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 162 voti favorevoli, 27 voti contrari e 15 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il CESE ritiene che l'Europa debba prefiggersi l'obiettivo strategico di pervenire a un mix energetico diversificato, che soddisfi in modo ottimale le finalità economiche, di sicurezza degli approvvigionamenti e di politica climatica. Ai fini del raggiungimento di questi obiettivi tutte le fonti di energia e le tecnologie esistenti presentano vantaggi e svantaggi, che vanno considerati in maniera aperta ed equilibrata.

1.2

La diversificazione del mix energetico ha lo scopo di:

garantire costi energetici ragionevoli, creando una concorrenza tra i diversi combustibili e un'efficienza globale ottimale dei sistemi energetici, in particolare per quanto riguarda l'elettricità. Inoltre, occorre diversificare le fonti di approvvigionamento in modo da creare concorrenza tra i fornitori,

migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti attraverso l'uso di combustibili sostitutivi in caso di problemi di fornitura e aumentare il potere degli utenti sul mercato,

creare una solidarietà europea e persino mondiale per quanto riguarda l'uso delle risorse e l'impatto ambientale.

1.3

Allo stato attuale la dipendenza energetica esterna dell'UE è un fatto inevitabile. Tuttavia, l'elevata e crescente dipendenza da un'unica fonte di approvvigionamento può generare problemi politici, economici e tecnici, in particolare se tale fonte è situata in zone in cui non si rispettano le stesse regole del gioco oppure politicamente instabili, come nel caso del petrolio e del gas.

1.4

Il carbone e l'uranio disponibili sul mercato mondiale provengono invece da varie fonti, anche all'interno dell'UE, e non destano quindi alcuna preoccupazione.

1.5

Esiste un potenziale per un uso maggiore delle fonti rinnovabili per la produzione elettrica ed esso va sfruttato. Tuttavia, anche se venisse conseguito l'obiettivo proposto dal Parlamento europeo di portare la quota energetica prodotta da fonti rinnovabili al 20 % entro il 2020, è improbabile che esse possano sostituire completamente le fonti di energia tradizionali in un prossimo futuro.

1.6

L'uso del gas è aumentato e continua ad aumentare per ragioni di mercato, ma anche per effetto di scelte politiche. Oggi risulta chiaro che questa tendenza potrà difficilmente continuare in futuro: infatti, se da un lato il gas, per motivi di sicurezza degli approvvigionamenti e di costo, non potrà continuare a sostituire il carbone, dall'altro, a causa delle emissioni, non potrà neppure sostituire il nucleare. Si sono inoltre levate voci contro l'uso del gas a fini energetici, trattandosi di una materia prima preziosa e disponibile in quantità limitate che trova impiego in ambito industriale — come avviene anche per il petrolio — in lavorazioni a elevato valore aggiunto.

1.7

Per quanto riguarda la sicurezza nucleare, per poter continuare ad utilizzare, se non addirittura incrementare l'uso di questa tecnologia — che presenta vantaggi in termini di cambiamenti climatici, limitata dipendenza economica esterna e stabilità dei costi — bisogna, tenuto conto delle critiche sollevate in molti Stati membri nell'ambito del dibattito pubblico in materia, affrontare la questione, tuttora irrisolta nella maggior parte dell'Unione europea, dello smantellamento degli impianti e dello smaltimento del combustibile esaurito (e in particolare dello stoccaggio finale di quest'ultimo). Considerati i vari scenari, l'eventuale sostituzione dell'energia nucleare nel prossimo futuro comporterebbe con ogni probabilità un aumento dell'impiego di combustibili fossili.

1.8

Il CESE sostiene l'adozione di un approccio attento alle scelte future. Non è saggio ipotizzare che gli sviluppi futuri siano perfettamente prevedibili e che tutto si svolga in perfetta conformità con gli obiettivi politici fissati o secondo le migliori aspettative. Le scelte politiche devono garantire un approvvigionamento energetico sufficiente a prezzi ragionevoli anche nelle situazioni meno favorevoli. Sarebbe molto irresponsabile adottare un approccio diverso da questo.

1.9

Non ci si deve precludere alcuna opzione: gli scenari per l'UE a 25 delineati nel capitolo 4 del presente parere confortano chiaramente questa conclusione. Anche nello scenario che presuppone il massimo sviluppo dell'efficienza energetica e l'aumento delle energie rinnovabili non è immaginabile il superamento di una tecnologia energetica senza conseguenze negative sul piano economico o ambientale.

1.10

L'attuale mix dovrebbe essere indirizzato, grazie a strategie politiche, verso una minore dipendenza esterna e un maggior ricorso alle fonti energetiche disponibili in Europa e prive di emissioni, tenendo presente che gli investimenti nelle varie tecnologie vengono decisi dagli attori presenti sul mercato.

1.11

Il CESE raccomanda di elaborare una strategia per un mix energetico ottimale. In questo contesto è importante chiarire il ruolo dell'UE, degli Stati membri, delle autorità indipendenti e degli attori del mercato. Visto l'elevato grado di interdipendenza tra gli Stati membri per quanto riguarda le questioni energetiche, un migliore coordinamento delle relative politiche all'interno dell'Unione aumenterebbe la capacità di quest'ultima di reagire ai problemi interni ed esterni.

La strategia per un mix energetico ottimale dovrebbe comprendere i seguenti elementi:

1.12

l'efficienza energetica, ivi compresa la cogenerazione di calore ed elettricità, è la prima e principale risposta alle sfide della politica energetica. Infatti, pur non contribuendo direttamente a riequilibrare il mix energetico, l'efficienza agisce a sostegno di tutti gli obiettivi di tale politica: competitività, sicurezza degli approvvigionamenti e lotta ai cambiamenti climatici;

1.13

le fonti di energia rinnovabili sono ancora ricche di potenzialità nell'UE e vanno sostenute. Alcune tecnologie devono solo diventare un po' più efficienti per poter accedere al mercato, mentre altre richiedono maggiori sforzi di R&S a lungo termine. Bisogna progettare attentamente gli interventi nel settore per non contribuire alla già forte tendenza all'aumento dei prezzi dell'energia;

1.14

l'uso dei biocarburanti per i trasporti va incrementato con cautela, previa realizzazione di studi di impatto approfonditi. Bisogna innanzitutto attuare la direttiva sulla promozione dell'uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti (1).

1.15

L'efficienza energetica nei trasporti va migliorata attraverso svariate misure (cfr. il punto 6.3.1.5 del presente parere).

1.16

Urge migliorare ulteriormente la sicurezza nucleare e trovare una soluzione alla questione, finora irrisolta nella maggior parte degli Stati, del combustibile esaurito. Si tratta di un compito che spetterà agli operatori e le autorità di vigilanza della sicurezza, mentre gli organismi internazionali competenti dovranno stabilire requisiti appropriati. Per quanto riguarda il trasporto del combustibile esaurito, devono essere rispettate sia le regole dell'UE sia gli impegni assunti in sede internazionale.

1.17

È inoltre necessario un forte impegno a favore delle tecnologie pulite del carbone — miglioramento dell'efficienza delle centrali e applicazioni commerciali della cattura e stoccaggio del carbonio. Ciò è particolarmente importante alla luce degli sviluppi mondiali.

1.18

Inoltre, occorre prevedere il ritorno a un maggiore uso delle riserve di carbone dell'UE, ivi compreso l'utilizzo del carbone in forma liquida e gassosa. In questo come in altri contesti va tenuto presente che le decisioni politiche in materia di energia hanno solitamente forti implicazioni economiche, sociali e ambientali, e che si tratta di cambiamenti di grande portata e di lunga durata.

1.19

Per ridurre i problemi legati al mantenimento e all'incremento della quota del gas nel mix energetico, bisogna incoraggiare gli investimenti nei terminali per il gas naturale liquefatto (GNL). Ciò al fine di diversificare le fonti di approvvigionamento di gas e mettere a punto strutture e misure per il suo stoccaggio.

1.20

Occorre garantire investimenti adeguati nella produzione e nella trasmissione di energia sia attraverso l'adeguamento del quadro giuridico sia tramite adeguate misure finanziarie. I contratti a lungo termine, ad esempio, possono essere un utile strumento, entro i limiti posti dall'esigenza di assicurare una concorrenza sufficiente.

1.21

L'UE dovrebbe esprimersi con una sola voce e assumere il suo ruolo di protagonista sulla scena internazionale, nei negoziati con i paesi fornitori di energia, e in particolare con la Russia. Nell'affrontare i problemi riguardanti l'approvvigionamento energetico e nei relativi negoziati bisogna tener conto dei diversi elementi della dipendenza reciproca. L'Unione non può essere un attore nei mercati dell'energia, ma, poiché in molti dei paesi produttori l'energia è in gran parte nelle mani dei governi, essa dovrebbe sostenere fortemente gli interessi degli attori comunitari.

1.22

Nel valutare il contesto in cui si effettuano le scelte energetiche, bisogna analizzare i costi esterni («esternalità») come anche l'impatto dei sussidi. Inoltre, occorre valutare attentamente l'impatto delle misure politiche, attuali e future, in materia di protezione ambientale e di lotta ai cambiamenti climatici sugli altri obiettivi della politica energetica — competitività e sicurezza degli approvvigionamenti — nonché sulla diversificazione degli approvvigionamenti.

1.23

Occorre trovare una soluzione globale per quanto riguarda le politiche climatiche successive al protocollo di Kyoto, coinvolgendo in questo sforzo almeno tutti i paesi maggiormente responsabili delle emissioni. Altrimenti, non vi sarà alcun progresso significativo nella lotta ai cambiamenti climatici, con il rischio di nuocere allo sviluppo economico e sociale dell'UE.

1.24

Gli sforzi di R&S e il sostegno comunitario alle attività di R&S nel settore energetico vanno intensificati per rispecchiare la grande importanza e la portata delle sfide energetiche per la società. A breve termine, tali sforzi devono essere diretti al miglioramento dell'efficienza energetica, delle tecnologie relative alle energie rinnovabili che ancora non riescono ad essere competitive, delle tecnologie pulite del carbone e della sicurezza nucleare. Molte energie rinnovabili e tecnologie per l'efficienza energetica necessitano soprattutto di una progettazione intelligente che ne riduca i costi. È poi necessario un lavoro di ricerca e sviluppo di base e a lungo termine, per rendere possibile la prospettiva di un futuro energetico caratterizzato dall'impiego di energie rinnovabili, della fusione nucleare e dell'idrogeno. Nel frattempo va sostenuta e incoraggiata anche la realizzazione di altre prospettive promettenti per l'avvenire.

2.   Introduzione

2.1

Dal 2002 il CESE ha elaborato numerosi pareri di iniziativa e pareri esplorativi sulle diverse fonti di energia e tecnologie energetiche — il nucleare, le fonti energetiche rinnovabili, i combustibili fossili e l'efficienza energetica. Il presente parere si basa su tali testi, senza tuttavia fare alcun riferimento specifico alle informazioni e alle discussioni in essi contenute.

2.2

È difficile prevedere con esattezza gli sviluppi del mercato dell'energia. Tutte le previsioni e gli scenari elaborati presentano infatti dei limiti. Le tendenze in atto possono essere modificate da avvenimenti imprevisti o da azioni politiche forti. Le considerazioni, e ancor più le decisioni, politiche devono però essere basate su una conoscenza approfondita della situazione attuale, sulle migliori previsioni e scenari possibili nonché sulla comprensione dei fattori che scatenano o frenano il cambiamento. Il presente parere si basa essenzialmente su scenari elaborati dall'Agenzia internazionale per l'energia (AIE) e dalla Commissione che coprono il periodo fino al 2030. Dopo quella data il quadro si fa molto meno preciso.

2.3

La scelta delle fonti energetiche e delle relative tecnologie è opera degli investitori e può essere influenzata da decisioni di tipo politico. Pur non disponendo di alcun potere diretto sugli Stati membri per quanto riguarda la scelta delle fonti energetiche, l'UE ne influenza tuttavia le decisioni indirettamente attraverso le sue competenze in materia di ambiente. Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare il più possibile l'uso delle loro risorse interne. Inoltre, con le loro scelte essi si influenzano reciprocamente. Va anche detto che solitamente gli utenti di Stati membri che non utilizzano, ad esempio, il nucleare o il carbone per produrre energia, partecipano a un mercato dell'elettricità in cui il nucleare e il carbone vengono usati.

2.4

L'interrogativo fondamentale da porsi è il seguente: siamo già in grado oggi di escludere sistemi esistenti o che potrebbero esistere in futuro o eventuali altre opzioni? In altre parole, disponiamo di conoscenze sufficienti e ci sentiamo abbastanza sicuri da poter limitare le scelte a nostra disposizione per conseguire gli obiettivi della politica energetica (approvvigionamenti energetici adeguati e sicuri, prezzi competitivi e ragionevoli, ridotta incidenza ambientale e climatica)? Il presente parere vuole dare risposta a questo interrogativo e presentare le conclusioni e raccomandazioni del CESE in materia.

3.   L'evoluzione del mercato dell'energia e delle emissioni di biossido di carbonio a livello mondiale

3.1

Il futuro energetico mondiale condiziona il futuro energetico europeo. Attualmente le zone in cui il consumo energetico è maggiore e in più rapido aumento si trovano al di fuori del continente europeo, ma la crescente domanda di combustibili fossili a livello mondiale incide sui prezzi e sulla disponibilità di energia in Europa. Le variazioni dei prezzi inducono inoltre a modificare le scelte energetiche, i comportamenti dei consumatori e delle imprese e la direzione delle attività di R&S. Tutti questi fattori incidono anche sulla situazione europea. Nel considerare le opzioni di cui dispone l'Europa è quindi fondamentale avere presente il quadro energetico mondiale. L'AIE ha presentato la sua visione del futuro energetico mondiale nel testo World Energy Outlook 2004, che prefigura due scenari per il periodo 2004-2030.

Nel primo di essi, ossia nello scenario di riferimento (WEO-R04), si tiene conto delle politiche e delle misure adottate o applicate dai governi entro la prima metà del 2004. Nel secondo, lo scenario mondiale delle politiche alternative (WEO-A04), si analizza come potrebbe evolversi il mercato mondiale dell'energia se i vari paesi del mondo adottassero una serie di politiche e misure attualmente allo studio o che verranno verosimilmente realizzate nel periodo preso in considerazione. Entrambi gli scenari sono stati parzialmente aggiornati nell'edizione 2005 del World Energy Outlook (WEO-R05, WEO-A05).

3.2

In base alle proiezioni dello scenario WEO-R05, tra il 2002 e il 2030 la domanda mondiale di energia primaria dovrebbe aumentare del 52 %. Oltre due terzi di questo aumento verranno dai paesi in via di sviluppo. È previsto un rallentamento del tasso di incremento annuale della domanda energetica, che scenderà all'1,6 % dal 2,1 % del trentennio precedente. I settori dei trasporti e della produzione di elettricità assorbiranno una quota sempre maggiore dell'energia mondiale. Nel periodo preso in considerazione il consumo mondiale di elettricità raddoppierà.

3.3

Nello scenario WEO-A05 la domanda energetica mondiale è del 10 % inferiore rispetto a quella prevista nello scenario WEO-R05.

3.4

Il consumo di energia nei settori finali aumenterà dell'1,6 % all'anno fino al 2030 (scenario WEO-R04). La domanda proveniente dal settore dei trasporti farà registrare l'aumento più rapido, con un incremento previsto del 2,1 % annuo. I consumi residenziali e quelli del settore dei servizi segneranno un aumento annuo medio dell'1,5 %, e lo stesso tasso di incremento è previsto anche per il settore industriale.

3.5

Lo scenario WEO-R04 prevede che la domanda mondiale di elettricità raddoppi tra il 2002 e il 2030. Il settore che registrerà l'aumento maggiore sarà quello dei consumi residenziali (119 %), seguito dal settore dei servizi (97 %) e dall'industria (86 %). Per soddisfare l'aumento così previsto e sostituire le infrastrutture obsolete, occorrerà aumentare la capacità di 4.800 GW ovvero costruire quasi 10.000 nuovi impianti.

3.6

In base allo scenario WEO-R05, i combustibili fossili continueranno a dominare i consumi energetici mondiali: essi rappresenteranno l'83 % dell'aumento della domanda mondiale di energia primaria. La quota del nucleare scende dal 6,4 % al 4,7 %, mentre quella delle fonti rinnovabili di energia dovrebbe, secondo le proiezioni, salire dal 13 % al 14 %.

In base allo scenario WEO-A04, entro il 2030 la domanda di combustibili fossili diminuirà del 14 % rispetto allo scenario WEO-R04, mentre l'uso del nucleare aumenterà del 14 % e quello delle energie rinnovabili non idrauliche (esclusa la biomassa) subirà un incremento del 27 %.

3.7

Il petrolio rimarrà al primo posto tra i combustibili. Fino al 2030 la domanda mondiale fi petrolio aumenterà dell'1,4 % all'anno (scenario WEO-R05). La quota del mercato mondiale detenuta dai paesi dell'OPEC passerà dal 39 % nel 2004 al 50 % nel 2030. Il commercio netto interregionale aumenterà più del doppio nel periodo considerato. A far segnare l'incremento maggiore saranno le esportazioni mediorientali.

Nello scenario WEO-A04 la domanda primaria di petrolio risulta inferiore dell'11 % rispetto a quella prevista nello scenario WEO-R04.

3.8

Per quanto riguarda il gas naturale, è previsto un incremento costante della domanda pari al 2,1 % annuo (scenario WEO-R05). Tra il 2003 e il 2030 il consumo aumenterà di tre quarti. Le centrali per la conversione del gas naturale in combustibile liquido creeranno un nuovo e importante mercato per il gas naturale, rendendo possibile l'uso di riserve situate lontano dai mercati tradizionali. I maggiori incrementi della produzione si avranno in Russia e nel Medio Oriente.

Nello scenario WEO-A04, l'aumento previsto della domanda di gas è del 10 % inferiore.

3.9

Il carbone continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nel mix energetico mondiale, con un tasso di incremento medio dell'1,4 % all'anno (scenario WEO-R05). Il maggiore incremento della domanda di carbone si registrerà nei paesi in via di sviluppo del continente asiatico. Oltre il 95 % di tale incremento proverrà dal settore elettrico. Più del 40 % delle riserve mondiali di carbone, pari a circa 200 anni di produzione ai ritmi attuali, è situato nei paesi dell'OCSE.

Lo scenario alternativo prevede una domanda di carbone inferiore di circa un quarto rispetto al quella prevista nello scenario di riferimento.

3.10

Le emissioni mondiali di biossido di carbonio aumenteranno dell'1,6 % nel periodo 2003-2030 (scenario WEO-R05). I paesi in via di sviluppo saranno responsabili di quasi il 70 % di questo aumento, di cui circa la metà sarà dovuto alla produzione di energia, mentre i trasporti continueranno ad essere la seconda fonte di emissioni di biossido di carbonio a livello mondiale.

Nello scenario WEO-A05, nel 2030 le emissioni di biossido di carbonio sono inferiori del 16 % a quelle previste nello scenario WEO-R05. Il tasso di crescita annuale diminuisce, passando all'1,1 %.

4.   L'evoluzione del mercato dell'energia e delle emissioni di biossido di carbonio nell'UE

4.1

La Commissione europea ha elaborato numerosi scenari sul futuro energetico europeo basati su ipotesi diverse. Nel presente capitolo vengono presentati due scenari. Lo scenario di base 2005 (BL-05) delinea il quadro futuro a partire dalle tendenze attuali e dalle politiche adottate dall'UE e dagli Stati membri prima della fine del 2004. Lo scenario alti livelli di efficienza energetica ed energie rinnovabili (HLEER-04) simula gli effetti energetici e ambientali della realizzazione di politiche forti sia in materia di efficienza energetica che di energie rinnovabili, per quanto tali misure possano essere modellizzate. Poiché lo scenario HLEER-04 non è stato aggiornato nel 2005, i raffronti vengono fatti con lo scenario di base 2004 (BL-04), ossia tra due scenari non direttamente comparabili. La Commissione non ha presentato calcoli delle differenze di costo tra gli scenari BL e HLEER.

4.2

Nel 2005 il consumo di energia primaria nell'UE attuale era così suddiviso: combustibili solidi 18 % (principalmente carbone), combustibili liquidi (petrolio) 37 %, gas naturale 24 %, energia nucleare 14 %, fonti di energia rinnovabili 7 %. Per quanto riguarda l'elettricità, il 29 % veniva prodotto a partire da carbone e lignite, il 20 % dal gas, il 31 % dall'energia nucleare, il 15 % dalle fonti di energia rinnovabili (ivi comprese le grandi centrali idroelettriche) e il 5 % da prodotti del petrolio.

4.3

Lo scenario BL-05 prevede che nel 2030 la domanda di energia primaria nell'UE superi del 15 % i livelli del 2000, con un aumento dello 0,5 all'anno, a fronte di un aumento del PIL del 79 %. Questo scenario indica che continuerà la divaricazione tra domanda di energia e PIL. L'intensità energetica (rapporto tra consumo di energia e PIL) migliora dell'1,5 % all'anno.

Lo scenario HLEER-04 prevede che nel 2030 il fabbisogno di energia primaria sia inferiore del 14,1 % rispetto allo scenario BL-04, ma sempre leggermente superiore al livello del 2000.

4.4

Per quanto riguarda il consumo di energia nei settori finali, è previsto un incremento del 25 % fino al 2030 (scenario BL-05). Nel settore dei servizi, nel 2030 la domanda di energia dovrebbe essere superiore del 49 % rispetto al 2000. Tale incremento è determinato dalla crescente domanda di elettricità. Tra il 2000 e il 2030, la domanda di energia per uso domestico dovrebbe aumentare del 29 %, quella del settore dei trasporti del 21 % e quella dell'industria del 19 %.

Nello scenario HLEER-04, nel 2030 la domanda di energia è del 10,9 % inferiore rispetto a quella prevista nello scenario BL-04.

4.5

La domanda di energia elettrica nell'UE aumenterà del 43 % tra il 2005 e il 2030 (scenario BL-05), con un incremento particolarmente rapido nei consumi domestici (62 %), nel terziario (53 %) e nell'industria (26 %).

4.6

La produzione di energia elettrica nell'UE dovrebbe aumentare del 51 % tra il 2000 e il 2030 (scenario BL-05). Una quota crescente di tale produzione verrà dalla cogenerazione di calore ed elettricità, che aumenterà di quasi 10 punti percentuali, per arrivare al 24 % nel 2030. La struttura della produzione energetica si trasforma in modo significativo a favore delle fonti di energia rinnovabili e del gas naturale, mentre il nucleare e i combustibili solidi perdono quote di mercato.

Nello scenario HLEER-04, nel 2030 è prevista una diminuzione della produzione elettrica complessiva pari al 16 % rispetto ai livelli previsti nello scenario BL-04. Per una produzione elettrica comparabile, la quota dei combustibili fossili e dell'energia nucleare diminuisce, in termini assoluti (-9,3 %, nel 2030, rispetto allo scenario BL-04).

4.7

Il petrolio rimane il combustibile più importante, anche se nel 2030 i consumi non dovrebbero superare i livelli attuali (scenario BL-05). La domanda di gas naturale dovrebbe diventare molto più consistente (con un aumento del 38 % fino al 2030), dopo il notevole incremento già registrato negli anni '90. La quota dei combustibili solidi dovrebbe registrare una certa diminuzione entro il 2020, per poi ritornare ai livelli attuali nel 2030, come conseguenza degli elevati prezzi del petrolio e del gas e della progressiva eliminazione del nucleare in alcuni Stati membri.

Nello scenario HLEER-04, il minore fabbisogno energetico, unitamente alle politiche di promozione delle energie rinnovabili, è all'origine di una notevole diminuzione della futura domanda di combustibili fossili. La riduzione maggiore interessa i combustibili solidi (-37,5 % rispetto ai livelli previsti nello scenario BL-04).

4.8

Nello scenario BL-05 le fonti di energia rinnovabili aumentano, in termini relativi, più degli altri combustibili (entro il 2030, un incremento pari a più del doppio rispetto ai livelli attuali). Il loro contributo all'aumento della domanda energetica è quasi pari a quello del gas naturale.

Nello scenario HLEER-04, le politiche di promozione delle energie rinnovabili portano ad un considerevole aumento della diffusione di queste ultime nel sistema energetico dell'UE a 25 (+ 43,3 % nel 2030 rispetto ai livelli dello scenario BL-04).

4.9

Nello scenario BL-05, la quota del nucleare diminuisce leggermente tra il 2000 e il 2030 (-11 %), in seguito alla decisione politica di alcuni vecchi Stati membri di uscire gradualmente dal nucleare e a quella di alcuni nuovi Stati membri di chiudere centrali con problemi di sicurezza.

Nello scenario HLEER-04, la quota del nucleare è del 19,9 % inferiore rispetto a quella prevista nello scenario BL-04.

4.10

La dipendenza dalle importazioni continua ad aumentare, per raggiungere il 65 % nel 2030, ossia un incremento di quasi quindici punti percentuali rispetto al livello attuale (scenario BL-05). Nel 2030 la dipendenza maggiore è sempre quella dalle importazioni di petrolio (94 %), mentre le importazioni di gas naturale passano da poco più del 50 % (livello attuale) all'84 %. Analogamente, aumenta anche la quota delle importazioni dei combustibili solidi, che toccherà il 59 % nel 2030.

Nello scenario HLEER-04, la dipendenza dalle importazioni è del 4-6 % inferiore a quella prevista nello scenario BL-04.

4.11

Le emissioni di biossido di carbonio hanno registrato un calo tra il 1990 e il 2000. Oggi, tuttavia, esse si attestano agli stessi livelli del 1990. Nei prossimi anni è previsto un nuovo aumento delle emissioni, che nel 2010 dovrebbero superare del 3 % il livello del 1990 e nel 2030 del 5 %. Nel lungo periodo, il loro moderato aumento rifletterà il rallentamento del consumo energetico e il ruolo piuttosto importante delle energie rinnovabili che non producono emissioni e del nucleare.

Nello scenario HLEER-04, il livello delle emissioni è notevolmente più basso di quello previsto dallo scenario BL-04 (-11,9 % nel 2010 e -22,5 % nel 2030). La diminuzione rispetto al 2000 è prossima al 10 %.

5.   Sfide politiche

5.1   Andamento dei prezzi

5.1.1

Pur avendo un effetto sui consumatori, gli aumenti dei prezzi determinati dalla domanda e generalizzati non hanno una forte incidenza sulle economie nazionali, quando essi creano una domanda nei paesi produttori. Invece, gli aumenti che interessano un'unica area economica — come in parte avviene attualmente per l'elettricità — nuocciono sia ai consumatori che alla competitività. A lungo andare, prezzi più elevati finiscono per modificare la situazione concorrenziale delle diverse fonti e tecnologie energetiche, la redditività delle misure a favore dell'efficienza energetica nonché il comportamento in generale.

5.1.2

I prezzi del petrolio e dei prodotti petroliferi hanno subito aumenti astronomici negli ultimi anni. Numerosi sono gli elementi che potrebbero contribuire a mantenerli alti, e persino a farli aumentare ulteriormente negli anni a venire, tra cui principalmente:

le forti pressioni esercitate a livello della domanda dai paesi asiatici in rapida crescita,

l'insufficienza degli investimenti nelle infrastrutture di approvvigionamento,

i fattori geopolitici e l'instabilità politica.

5.1.3

I prezzi del gas hanno subito forti aumenti in tutte le regioni, sulla scia dei prezzi petroliferi. In Europa essi sono solitamente indicizzati ai prezzi del petrolio. Poiché le fonti di approvvigionamento europee sono concentrate principalmente in Russia e in Norvegia, mentre è improbabile che il GNL diventi competitivo in tempi brevi, questo collegamento tra i prezzi persisterà. La concorrenza tra diverse forme di gas potrebbe spingere i prezzi verso il basso, ma l'effetto di tale pressione sarebbe ampiamente compensato dall'aumento dei costi di approvvigionamento.

5.1.4

I prezzi del carbone subiranno probabilmente degli aumenti contenuti nel lungo periodo, dato che molti dei parametri del mercato dovrebbero rimanere invariati. I fornitori attuali e potenziali sono molti, il mercato è ancora altamente competitivo e i prezzi dovrebbero rimanere bassi rispetto a quelli di altri prodotti energetici primari.

5.1.5

I costi in linea capitale dell'energia rinnovabile dovrebbero diminuire in futuro. Il calo più rapido dovrebbe interessare i costi dell'energia fotovoltaica, che è attualmente il sistema energetico a più elevata intensità di capitale. Sono previste diminuzioni notevoli anche nei costi in capitale delle tecnologie legate all'energia eolica off-shore, all'energia termica solare, all'energia delle maree e del moto ondoso. Il costo dell'energia idroelettrica è generalmente basso e stabile, il potenziale di costruzione di nuovi impianti limitato e sempre più costoso.

5.1.6

I prezzi dell'elettricità sono aumentati nell'UE per molteplici motivi. Gli elevati prezzi del gas contribuiscono a mantenere alti i prezzi dell'elettricità nella maggior parte dei paesi dell'UE in cui il gas svolge un ruolo marginale nella produzione energetica. Tuttavia, è difficile spiegare l'aumento del prezzo dell'elettricità prodotta dalle centrali a carbone con l'aumento dei prezzi delle materie prime. Comincia inoltre a incidere sui prezzi anche la tensione tra offerta e domanda. Le imprese erogatrici di energia elettrica imputano in parte l'aumento dei prezzi al sistema di scambio delle quote di emissione, per cui il «costo» dei diritti di emissione si ripercuote sui prezzi al dettaglio, mentre in realtà tali diritti sono stati loro attribuiti gratuitamente. Le misure a favore delle energie rinnovabili, come del resto la tassazione e altre forme di prelievo, hanno, in alcuni casi, fatto aumentare i prezzi dell'elettricità. Inoltre, la Commissione sta attualmente cercando di stabilire se l'insufficiente concorrenza presente nel mercato dell'elettricità abbia inciso negativamente sui prezzi.

5.2   La sicurezza degli approvvigionamenti

5.2.1

Nel Libro verde dedicato a questo tema la Commissione esprimeva gravi preoccupazioni circa la sicurezza degli approvvigionamenti e prevedeva che in trent'anni la dipendenza dell'UE da fonti energetiche esterne sarebbe passata dal 50 % al 70 %. Nel suo parere sul Libro verde (2) il CESE condivideva pienamente la preoccupazione della Commissione. Oggi la questione della sicurezza degli approvvigionamenti si impone in modo ancora più pressante.

5.2.2

La dipendenza dalle importazioni è in aumento per quanto riguarda il petrolio, ed essa è sempre più concentrata nel Medio Oriente. Anche per quanto riguarda il gas la domanda in aumento accentua la dipendenza dalle fonti esterne, in particolare dalla Russia. Un'ulteriore preoccupazione proviene dal trasporto tramite lunghi oleodotti che attraversano regioni politicamente instabili.

5.2.3

Alcune défaillance delle reti, oltre che a livello gestionale e normativo, hanno richiamato l'attenzione sull'insufficienza degli investimenti rispetto all'incremento della domanda di trasmissione e delle distanze. Malgrado i progressi compiuti nell'interconnessione delle reti elettriche e del gas in tutta l'Europa, sussistono ancora gravi strozzature strutturali tra gli Stati membri. La regolamentazione delle reti deve contribuire a garantire sicurezza, qualità e investimenti adeguati.

5.2.4

Negli ultimi vent'anni sono stati realizzati pochi investimenti nelle centrali elettriche e nelle raffinerie di petrolio. Per quanto riguarda l'elettricità, l'era della sovraccapacità sta volgendo al termine: di qui al 2030 bisogna investire per aumentare la capacità di produzione di energia elettrica di 600-750 GW, al fine di soddisfare la crescente domanda e sostituire le centrali vetuste. L'esigenza di investimenti per aumentare la capacità produttiva, in particolare per i carichi di picco, potrebbe essere parzialmente compensata da una piena interconnessione delle reti.

5.2.5

Le politiche comunitarie per promuovere l'uso delle fonti di energia rinnovabili forniscono uno strumento efficace per contrastare la crescente dipendenza da fonti energetiche esterne e nel contempo per limitare le emissioni di gas a effetto serra nonché, in alcuni casi, ridurre la dipendenza dalle reti. Nel caso della biomassa e dei biocombustibili, occorre assicurare un uso ottimale dei suoli a lungo termine.

5.2.6

L'uranio utilizzato nell'UE viene importato da varie fonti, nella misura del 95 %. Secondo l'AIEA e l'Agenzia per l'energia nucleare dell'OCSE le fonti di uranio attualmente note ed economicamente sfruttabili dovrebbero soddisfare una domanda mondiale pari all'attuale per altri 50 anni. In base alle misure geologiche, le riserve potenziali dovrebbero durare 280 anni. Inoltre, in un futuro più lontano, altre tecnologie potrebbero offrire ulteriori opzioni nell'approvvigionamento in combustibile.

5.3   I cambiamenti climatici

5.3.1

L'UE ha assunto un ruolo guida a livello mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici, dotandosi di politiche originali, estremamente avanzate e ambiziose, in particolare il sistema di scambio delle quote di emissione e la valorizzazione delle energie rinnovabili. Molti paesi del mondo non hanno seguito il suo esempio: tra questi vi sono anche i maggiori responsabili delle emissioni.

5.3.2

Nel contesto delle tendenze al surriscaldamento globale, gli obiettivi di Kyoto, seppur modesti, appaiono difficili da raggiungere per la maggior parte degli Stati membri dell'UE.

5.3.3

La maggior parte delle riduzioni di emissioni realizzate finora è stata ottenuta sostituendo il carbone con il gas per il riscaldamento e la produzione di elettricità (Regno Unito) e attraverso la chiusura e il rinnovamento delle vecchie unità produttive (Germania orientale). Molte delle riduzioni che si dovranno effettuare oggi e in futuro saranno più complesse e costose da realizzare.

5.3.4

Occorre trovare una soluzione globale per quanto riguarda le politiche climatiche successive al protocollo di Kyoto, coinvolgendo in questo sforzo almeno tutti i paesi maggiormente responsabili delle emissioni. Altrimenti, non vi sarà alcun progresso significativo nella lotta ai cambiamenti climatici, con il rischio di nuocere allo sviluppo economico e sociale dell'UE.

6.   Le opzioni future

6.1   Prospettive a lungo termine

6.1.1

Attualmente uno degli scenari energetici ideali per il futuro, tale da minimizzare l'impatto ambientale e climatico e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti mondiali, sembra prevedere il ricorso a fonti di energia rinnovabili per il riscaldamento e carichi elettrici variabili, alla fusione nucleare per l'elettricità di base e all'uso dell'idrogeno come vettore energetico. Si prevede che questo mix energetico non sia operativo prima del 2050 o, con più probabilità, molto più tardi. Un altro scenario prevede un elevato livello di efficienza energetica, l'uso delle energie rinnovabili supportato da una soluzione tecnologica al problema dello stoccaggio dell'elettricità — ad esempio l'idrogeno — e l'uso del carbone con cattura e stoccaggio del biossido di carbonio.

6.1.2

La tecnologia della fusione comporta tuttora grandi sfide e incertezze. Bisogna ancora realizzare alcuni progressi tecnici di base e, soprattutto, rimane molto da fare per rendere questa tecnologia economicamente redditizia. Per generalizzare un'economia dell'idrogeno si richiede, di nuovo, una grande disponibilità di energia elettrica. L'idrogeno basato sulle fonti di energia rinnovabili o il gas non è in grado di sostenere, per lo meno da solo, un'economia dell'idrogeno a pieno titolo.

6.1.3

È difficile stabilire il potenziale mondiale delle fonti di energia rinnovabile, tenuto conto di alcuni limiti naturali e dell'economia. Alcuni studi indicano la possibilità che nel 2050 la quota delle energie rinnovabili in Europa sia prossima al 100 %; tuttavia, tale punto di vista non è largamente condiviso, né trova sostegno negli scenari della Commissione, tra i quali neppure il più alternativo, che prevede l'uso più intenso di energie rinnovabili, assegna a queste ultime più del 15 % nel 2030. Finora, nell'UE a 25 lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili è aumentato più lentamente rispetto agli obiettivi prefissati.

6.2   Efficienza energetica

6.2.1

L'efficienza energetica e il risparmio di energia sono elementi fondamentali della politica energetica. Nel parere elaborato recentemente in risposta al Libro verde sull'efficienza energetica, il CESE appoggia vigorosamente le iniziative intraprese in questo settore strategico e formula le proprie osservazioni in merito a tutta una serie di misure e strumenti potenziali.

6.2.2

Il miglioramento dell'efficienza influisce sul futuro mix energetico. La relativa diminuzione della domanda inciterà il mercato a diminuire l'uso delle fonti di approvvigionamento meno redditizie, oppure porterà forse all'adozione di misure politiche relative alla fonte di energia meno ricercata.

6.2.3

Nel Libro verde la Commissione stima che l'efficienza energetica possa essere migliorata del 20 %, ovvero dell'1,5 % all'anno, in modo da riportare la domanda dell'UE a 25 ai livelli del 1990. Nessuno degli scenari pubblicati dalla Commissione, neppure quello che prevede le misure politiche più decise, contempla una tale diminuzione entro il 2030.

6.2.4

Nel suo parere il CESE sostiene fortemente l'idea del miglioramento dell'efficienza energetica come presupposto dello sviluppo sostenibile, della competitività e dell'indipendenza economica. Una migliore efficienza energetica presenta vantaggi sul piano economico, a patto di non spingersi troppo oltre. Nelle imprese il miglioramento dell'efficienza energetica è una pratica quotidiana e gli accordi volontari offrono un valido strumento in questo senso. In altri settori sono necessarie numerose misure, come ad esempio campagne di sensibilizzazione e di diffusione delle conoscenze e provvedimenti economici adeguati. A giudizio del CESE, tuttavia, gli obiettivi enunciati nel Libro verde sono eccessivamente ottimistici.

6.2.5

Malgrado le misure a favore dell'efficienza, alla luce degli scenari elaborati appare improbabile che nell'UE a 25 la domanda energetica declini prima del 2030. È anzi possibile che essa aumenti. Un maggiore sviluppo dell'efficienza energetica porterebbe grandi benefici.

6.3   Opzioni nei settori di utilizzo

Per analizzare le opzioni in materia di mix energetico rispetto alle sfide politiche sopraindicate, sarà utile considerare individualmente i diversi settori di utilizzo dell'energia primaria — trasporti, riscaldamento ed elettricità -, in quanto essi sono solo marginalmente interdipendenti.

6.3.1   Trasporti

6.3.1.1

I trasporti dipendono quasi interamente dai combustibili liquidi: in pratica, dai prodotti petroliferi. Attualmente l'unica possibile alternativa al loro uso è rappresentata, in una certa misura, dal trasporto elettrico su rotaie. I trasporti pubblici utilizzano, in misura limitata ma crescente, il gas: ciò consente una certa diversificazione, ma solleva al tempo stesso problemi collegati al maggiore uso del gas.

6.3.1.2

L'UE si prefigge di sostituire i combustibili a base di petrolio con biocombustibili fino a raggiungere il 5,75 % entro il 2010. Attualmente, con gli elevati prezzi del petrolio, si discute ampiamente di una sostituzione su più vasta scala. Nel febbraio 2006 la Commissione ha presentato una comunicazione per un maggiore uso dei biocombustibili (piano d'azione per la biomassa). Nel pianificare politiche di questo tipo, occorre tener conto di molti fattori, come ad esempio il bilancio energetico netto, gli scambi commerciali, gli aspetti finanziari, l'ambiente e le politiche agricole, nonché i costi per gli utenti. Altre questioni importanti sono la sicurezza e la continuità degli approvvigionamenti e l'impatto sugli usi alternativi della biomassa.

6.3.1.3

Gli autoveicoli con celle a combustibile sono ancora in fase di sperimentazione. Una questione fondamentale è quale tipo di carburante utilizzare. In futuro l'idrogeno potrà essere prodotto a partire da fonti di energia rinnovabili o dal gas naturale, nonché dall'acqua tramite elettricità. Attualmente, le celle a combustibile sono molto più costose dei motori a combustione.

6.3.1.4

L'elettricità può fornire una valida alternativa come vettore di energia per i trasporti, ad esempio per gli autoveicoli elettrici ibridi.

6.3.1.5

Non vi è alcuna soluzione rapida in vista per arrivare a un sistema di trasporto che faccia a meno del petrolio. Occorre perciò compiere grandi sforzi per incrementare l'efficienza energetica dei trasporti attraverso:

il miglioramento della tecnologia dei motori e del carburante,

automobili più leggere e veicoli per trasporto merci più efficienti,

migliori trasporti pubblici, integrati da pedaggi stradali per l'accesso ai centri urbani,

massimo spostamento del traffico verso le ferrovie e le vie navigabili, purché efficienti,

lotta alla congestione del traffico, ad esempio attraverso orari di lavoro flessibili.

Le esigenze di trasporto possono essere ridotte grazie alla pianificazione regionale e al telelavoro.

Per un'analisi generale più approfondita dell'infrastruttura europea di trasporto e delle sue sfide future, si rimanda al parere del CESE Le infrastrutture di trasporto del futuro: pianificazione e paesi limitrofimobilità sostenibilefinanziamento.

6.3.2   Riscaldamento e raffreddamento

6.3.2.1

In Europa, per il riscaldamento si utilizzano prevalentemente combustibili fossili: petrolio, gas e carbone. La quota del gas è in rapido aumento. L'elettricità ha una modesta diffusione, mentre nel nord è entrata in scena la biomassa e nel sud l'energia solare. Nel raffreddamento predomina ancora l'elettricità, ma si vanno affermando anche altre opzioni, in particolare i servizi di teleraffreddamento offerti dalle centrali di cogenerazione.

6.3.2.2

In Europa la percentuale dell'energia utilizzata nel riscaldamento e nel raffreddamento degli edifici è pari al 40 %. Gli esperti ritengono che vi siano grandi possibilità di miglioramento dell'efficienza e di risparmio energetico, e l'UE ha già preso iniziative in questo senso.

6.3.2.3

Le fonti di energia rinnovabili offrono grandi potenzialità in questo campo. La biomassa potrebbe essere utilizzata più ampiamente nei moderni sistemi di teleriscaldamento e teleraffreddamento, eventualmente in combinazione con la produzione di elettricità. L'energia geotermica offre un potenziale quasi del tutto inutilizzato. Il riscaldamento a partire dall'energia solare è sorprendentemente poco sviluppato in alcuni paesi del sud. Inoltre, l'estrazione del calore ambiente attraverso pompe di calore rappresenta una fonte abbondante ed efficiente di energia rinnovabile.

6.3.2.4

Il riscaldamento e il raffreddamento rimandano a un uso strettamente locale dell'energia, ed è a livello locale che vanno adottate le misure per migliorare l'efficienza energetica degli edifici. A livello comunitario bisognerebbe intervenire per sostenere lo sviluppo delle tecnologie e la condivisione delle conoscenze e delle migliori pratiche, nonché garantire il funzionamento del mercato interno per i relativi prodotti e servizi.

6.3.3   Elettricità

6.3.3.1

L'elettricità viene prodotta a partire da diverse fonti: carbone, gas, petrolio, energia idroelettrica, nucleare ed eolica, nonché combustibili solidi non fossili come la biomassa. Le tecnologie dell'energia fotovoltaica e del moto ondoso sono in via di sviluppo.

6.3.3.2

La maggioranza delle centrali energetiche europee dovrà essere sostituita nel prossimo futuro, in particolare le centrali maggiori, basate sui combustibili fossili, e quelle nucleari. Ciò offre un'opportunità unica per compiere un grande passo in direzione delle fonti di energia senza carbonio riducendo nel contempo la dipendenza esterna, nonché per migliorare l'efficienza della produzione elettrica.

6.3.3.3

Le misure per l'efficienza energetica possono essere adottate in qualsiasi punto della catena energetica: dalla tecnologia del combustibile e delle centrali alla progettazione ecoefficiente dei prodotti elettrici.

6.3.3.4

È tuttavia opinione generale che nei prossimi decenni la domanda di elettricità aumenterà ancora e che nell'UE a 25 si dovranno costruire nuovi impianti per circa 400 GW, ovvero 400-800 centrali, per coprire l'aumento della domanda. Occorrono inoltre nuove centrali per centinaia di GW per sostituire le vecchie.

6.3.3.5

Un mix energetico ottimale prevede diversi tipi e capacità di produzione, che rispondano a tipi di domanda diversi. Le centrali idroelettriche, nucleari o a combustione che utilizzano combustibili meno costosi come il carbone rappresentano l'opzione ottimale per il carico di base, laddove la domanda è stabile e continua. Nel caso di carichi variabili — sono la maggioranza — è importante poter regolare facilmente l'approvvigionamento, come avviene con l'energia idroelettrica o quella termica. I carichi di picco sono forniti di preferenza da impianti con bassi costi in capitale, di solito associati ad elevati costi di sfruttamento, come le turbine a gas. La capacità di base può anche essere utilizzata per aumentare l'energia idroelettrica per la fornitura nei carichi di picco. L'uso di fonti di energia intermittenti richiede un approvvigionamento complementare che possa essere facilmente regolato.

6.3.3.6

Per sfruttare più efficacemente le centrali elettriche e ridurre il fabbisogno di nuovi impianti occorrono reti di trasmissione adeguate, funzionanti nonché interconnesse. D'altro canto, bisogna ottimizzare il sistema per non privilegiare la trasmissione a lunga distanza rispetto alla costruzione di nuove centrali laddove la domanda è elevata. Un'opzione da sviluppare è quella della produzione diffusa, preferibilmente attraverso la cogenerazione. In un mercato che funzioni correttamente, una gestione ben concepita della domanda potrebbe contribuire a ridurre i picchi di quest'ultima.

Bruxelles, 13 settembre 2006

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  Direttiva 2003/30/CE, GU L 123 del 17.5.2003.

(2)  Parere del Comitato economico e sociale in merito al Libro verde Verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico, GU C 221 del 7.8.2001, pag. 45.


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

Qui di seguito si riportano gli emendamenti che, pur essendo stati respinti durante il dibattito, hanno ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi (articolo 54, paragrafo 3, del Regolamento interno).

Nuovo punto 2.2.1:

Il Comitato fa osservare che le previsioni su cui ci si è basati potrebbero rivelarsi sbagliate o superate a causa degli attuali sviluppi dei mercati energetici, in particolare a causa dell'evoluzione dei prezzi del petrolio. I dati di riferimento impiegati sono infatti determinanti per le previsioni ed essi si sono modificati in modo decisivo negli ultimi mesi. Così, uno studio eseguito in Germania su incarico del ministero federale dell'economia (1) ha concluso che ipotizzando oggi un prezzo del petrolio in futuro pari a 60 USD per barile i consumi energetici si ridurrebbero entro il 2030 del 17 % e si avrebbe un maggior ricorso al carbone e alle energie rinnovabili. In base all'ipotesi di un prezzo del petrolio di 37 USD, fino a oggi si era partiti dal presupposto di un aumento dei consumi.

Motivazione

È ovvio che le nostre affermazioni devono fondarsi su delle previsioni e la relatrice ha fatto bene a citare l'Agenzia internazionale per l'energia e la Commissione. Tuttavia, il Comitato dovrebbe integrare nelle sue riflessioni almeno gli sviluppi più recenti, senza che questo porti a cambiare le conclusioni del suo parere.

Esito della votazione

Voti favorevoli 69

Voti contrari 85

Astensioni 19

Punto 2.3

Modificare come segue:

La scelta delle fonti energetiche e delle relative tecnologie è opera degli investitori e può essere influenzata da decisioni di tipo politico. Pur non disponendo di alcun potere diretto sugli Stati membri per quanto riguarda la scelta delle fonti energetiche, l'UE ne influenza tuttavia le decisioni indirettamente attraverso le sue competenze in materia di ambiente. Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare il più possibile l'uso delle loro risorse interne. Inoltre con le loro scelte essi si influenzano reciprocamente. Va detto anche che solitamente gli utenti di Stati membri che non utilizzano, ad esempio, il nucleare o il carbone per produrre energia, partecipano a un mercato dell'elettricità in cui il nucleare e il carbone vengono usati.

Motivazione

L'affermazione contenuta nel periodo finale non è corretta. Infatti, nei paesi che — ad esempio — rinunciano al nucleare o intendono rinunciarvi, esistono spesso centrali con sufficiente capacità di produzione energetica che utilizzano fonti alternative. Il fatto che — ad esempio — la Germania importi elettricità prodotta da centrali nucleari francesi o ceche rientra nel funzionamento del mercato interno europeo e dipende dall'intenzionale sovrapproduzione di energia da parte di alcuni Stati membri anziché da un supposto deficit energetico che, per ipotesi, potrebbe essere colmato solo importando energia nucleare dall'estero.

Esito della votazione

Voti favorevoli 60

Voti contrari 115

Astensioni 13

Punto 5.2.6

Modificare come segue:

L'uranio utilizzato nell'UE viene importato, da varie fonti, nella misura del 95 %. Secondo l'AIEA e l'Agenzia per l'energia nucleare dell'OCSE le fonti di uranio attualmente note ed economicamente sfruttabili dovrebbero soddisfare una domanda mondiale pari all'attuale per altri 50 anni. In base alle misure geologiche, le riserve potenziali dovrebbero durare 280 anni. Tuttavia, tale durata potrebbe essere drasticamente ridotta dall'attuazione dei programmi di sviluppo nucleare di alcuni Stati. Così, ad esempio, l'India prevede di sviluppare il suo parco centrali nucleari, centuplicandone la capacità complessiva (da 3.000 MW a 300.000 MW), il che ovviamente aggraverebbe le condizioni di approvvigionamento dell'uranio su scala globale. Inoltre È vero che, in un futuro più lontano, altre tecnologie potrebbero fornire ulteriori opzioni nell'approvvigionamento in combustibile potrebbero essere offerte da altre tecnologie; tuttavia, ad oggi queste non sono ancora né sperimentate né effettivamente disponibili.

Motivazione

L'emendamento ha lo scopo di rendere più chiaro e più preciso il testo.

Esito della votazione

Voti favorevoli 62

Voti contrari 124

Astensioni 6

Punto 6.3.3.2

Modificare come segue:

La maggioranza delle centrali energetiche europee dovrà essere sostituita nel prossimo futuro, in particolare le centrali maggiori, basate sui combustibili fossili, e quelle nucleari. Ciò offre un'opportunità unica per compiere un grande passo in direzione delle fonti di energia senza carbonio dei sistemi di produzione di energia con un minore impatto ambientale (centrali termiche a blocco, tecnologia pulita del carbone), riducendo nel contempo la dipendenza esterna, nonché per migliorare l'efficienza della produzione elettrica.

Motivazione

Evidente. Del resto, già nei punti 1.17 e 1.18 si fa riferimento alla tecnologia pulita del carbone.

Esito della votazione

Voti favorevoli 62

Voti contrari 121

Astensioni 12


(1)  Elaborato dal Basler Prognos Institut e dall'Energiewirtschaftlichen Institut dell'Università di Colonia.


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