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Document 52006AE1156

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche strutturali sulle imprese COM(2006) 66 def. — 2006/0020 (COD)

GU C 318 del 23.12.2006, p. 78–82 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

23.12.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 318/78


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche strutturali sulle imprese

COM(2006) 66 def. — 2006/0020 (COD)

(2006/C 318/13)

Il Consiglio, in data 27 marzo 2006, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 285, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 26 luglio 2006, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice FLORIO.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 settembre 2006, nel corso della 429a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 130 voti favorevoli e 7 astensioni.

1.   Premessa

1.1

Il 20 dicembre 2000, il Consiglio europeo ha deciso di avviare un Programma pluriennale a favore dell'impresa e dell'imprenditorialità, in particolare per le piccole e medie imprese  (1). Con questo nuovo quadro di riferimento l'Unione europea mirava a migliorare la competitività delle imprese in una economia fondata sulla conoscenza, a semplificare e a facilitare il loro ambiente normativo, amministrativo e finanziario, soprattutto per favorire la ricerca e l'innovazione, ad agevolare il loro accesso ai servizi, ai programmi comunitari, nonché a promuovere l'imprenditorialità.

1.2

All'inizio del 2003 la Commissione europea ha presentato il Libro verdeL'imprenditorialità in Europa  (2) nel quale sottolineava la necessità di un sostegno mirato e sollecitava politiche strategiche a favore del settore industriale e manifatturiero che, in Europa — ormai da anni — registrava un rischioso rallentamento, soprattutto se comparato con altre aree del mondo.

1.2.1

Le principali azioni suggerite per sostenere ed aumentare lo spirito imprenditoriale in Europa erano:

abbattere le barriere amministrative allo sviluppo dell'impresa,

bilanciare i rischi e i vantaggi dello spirito imprenditoriale,

sollecitare un approccio più positivo a livello di tutta la società riguardo la creazione di nuove imprese.

1.3

Facendo seguito a una consultazione delle parti interessate basata sul Libro verde, nel 2004 la Commissione ha presentato un piano d'azione sulla imprenditorialità (3), che tiene conto delle nuove risposte ricevute, e integra il piano pluriennale a favore dell'impresa e dell'imprenditorialità.

1.4

Le materie chiave come la politica industriale, il sostegno ai servizi, l'occupazione quale motore per la crescita economica sono strettamente legate, sia a livello nazionale che europeo, alle priorità di carattere occupazionale e sociale, che rappresentano un obiettivo importante delle scelte politiche dell'Unione europea. Anche in questo campo, negli ultimi anni, le istituzioni europee hanno preso diverse iniziative, tra cui la presentazione da parte degli Stati membri di un piano annuale.

1.5

Con il vertice di Lussemburgo del 1997, fu lanciata la strategia europea per l'occupazione (EES) che, successivamente, fu considerata un elemento chiave della strategia di Lisbona. È infatti la strategia di Lisbona che pone l'obiettivo di ammodernare l'economia europea attraverso l'abbattimento del tasso di disoccupazione e la creazione di posti di lavoro altamente qualificati. Un passaggio imprescindibile per raggiungere questi traguardi è dato dall'attenzione verso le politiche sociali e di pari opportunità fra i diversi livelli della popolazione. Quest'ultimo obiettivo costituisce una sorta di prerequisito, a monte di una sostanziale ristrutturazione del sistema economico, in vista dell'obiettivo del raggiungimento di un tasso di crescita in aumento e di un contesto economico «sano».

1.6

Altri elementi di questo ambizioso progetto dovevano essere lo «Spazio europeo della ricerca», una completa integrazione dei mercati e la creazione di un ambiente favorevole per le piccole-medie imprese. Nella proposta relativa al Programma quadro per la competitività e l'innovazione (2007-2013)  (4), la Commissione stessa afferma che la promozione delle tecnologie e della ricerca è direttamente connessa con lo sfruttamento delle opportunità offerte dal mercato ai prodotti, servizi e processi aziendali nuovi. Inoltre occorre alimentare la volontà di assumere rischi e sperimentare nuove idee sul mercato. L'insufficiente innovazione è una delle cause principali dei risultati deludenti della crescita europea.

1.7

Per quanto riguarda la coesione sociale, erano auspicati interventi immediati nel campo della formazione e della protezione sociale. Per assicurare il coordinamento fra gli Stati membri nella formulazione delle loro politiche, si prevedeva la possibilità di un meccanismo di coordinamento aperto (MOC), che mettesse a disposizione le migliori pratiche e performance in ciascun campo, attraverso lo scambio delle best practices.

1.8

Grazie proprio alla valutazione di medio periodo della strategia di Lisbona, la Commissione europea presenta nel 2005 una comunicazione su Crescita e occupazione  (5), focalizzando l'attenzione su due punti importanti: realizzare una crescita economica solida e duratura e creare posti di lavoro sempre migliori e più numerosi. Questi obiettivi si ritenevano possibili attraverso una sinergia dei livelli comunitario e nazionale.

2.   Osservazioni generali

2.1

Le trasformazioni del mondo economico e produttivo sono un processo costante e rapido: i diversi settori industriali e i relativi operatori si modificano e si innovano per adeguarsi all'evoluzione del mercato, nel tentativo di rimanere competitivi e di creare opportunità di crescita e di profitto sempre maggiori.

2.1.1

In un mercato come quello europeo, ove le imprese evolvono ad un ritmo incalzante e i tradizionali settori si compenetrano (produzione, commercio, distribuzione, ecc.), accade che la linea di demarcazione tra i vari tipi di attività sia di ardua definizione. Inoltre, nella valutazione e classificazione della tipologia delle imprese, è sempre più difficile stabilire l'ambito preponderante di attività (commerciale, agricolo, manifatturiero, artigianale, servizi, ecc.).

2.1.2

Data l'evoluzione in materia di economia sociale, che riguarda ampie e crescenti percentuali del mercato europeo, le rilevazioni statistiche fanno fatica a tenere il passo con una realtà che si modifica e rinnova continuamente. I rappresentanti di Eurostat affermano di avere avuto difficoltà nella definizione di tale campo perché non sempre le attività di economia sociale sono registrate come attività imprenditoriali. Tuttavia, il Comitato reputa che occorra fare tutto il possibile per misurare la crescente importanza del settore legato all'economia sociale, che è cruciale per la realizzazione degli obiettivi di Lisbona. La mancanza di dati in materia costituisce un ostacolo a una migliore comprensione degli sviluppi del mondo imprenditoriale e del mercato.

2.1.3

Il possedere dunque statistiche strutturali sulle imprese europee, che siano aggiornate e focalizzate soprattutto all'attività, alla competitività, al rendimento e alla struttura delle imprese dell'Unione europea, si è dimostrato essere un obiettivo importante. Nel sottolineare l'importanza del supporto statistico, non bisogna dimenticare che la raccolta di dati e la conseguente elaborazione comporta investimenti in risorse umane e finanziarie che potrebbero essere rilevanti specialmente per le piccole imprese.

2.1.4

La crescita economica è, per tutti i paesi dell'Unione europea, una priorità assoluta, come ribadito in innumerevoli occasioni dal Consiglio europeo e dalle altre istituzioni europee. Tale crescita economica deve essere necessariamente accompagnata dalla nascita di nuovi e migliori posti di lavoro. Ciò deve realizzarsi in tutti i settori, ma particolarmente nell'industria manifatturiera e nel settore dei servizi, in modo da alimentare la crescita stessa e dare la possibilità ai cittadini europei di farne propri i benefici.

2.2

Il modello di sviluppo europeo è un modello che si distingue dagli altri per il ruolo rilevante che viene attribuito alla componente sociale ed alla nozione stessa di sostenibilità della crescita economica. Di questo occorre tenere conto ogni qualvolta le istituzioni europee si propongono di legiferare nell'ambito delle loro competenze.

2.3

Di conseguenza, per dare vita a normative realmente efficaci, utili, coerenti, occorre avere un'idea ben precisa di quella che è la realtà europea industriale. Le scelte politiche si basano su un'analisi della realtà e dei relativi problemi, proponendo soluzioni che prendano in considerazione quanti più elementi possibili, cercando di prevedere anticipatamente l'effetto e l'impatto che le decisioni prese avranno su quella realtà politica, economica, giuridica, sociale, nazionale e territoriale.

2.4

Un fattore fondamentale per un'analisi compiuta ed efficace della realtà è certamente lo strumento statistico. Il lavoro compiuto da Eurostat dalla sua origine a oggi è un supporto prezioso e indispensabile al processo decisionale e politico dell'Unione europea.

2.4.1

Lo strumento statistico riveste una importanza fondamentale perché è in grado di saggiare, studiare e descrivere la realtà fenomenica in numerosi e diversi aspetti. La disponibilità di informazioni statistiche è basilare per la formulazione e la valutazione delle politiche, per la gestione dei servizi e delle funzioni pubbliche, per una migliore regolamentazione giuridica, per un monitoraggio permanente e periodico dei successi e dei progressi apportati dalle politiche adottate.

2.5

Ciò è vero per tutti gli ambiti di competenza dell'Unione europea e, conseguentemente, Eurostat, supportato e coadiuvato dagli istituti di statistica degli Stati membri, ha il compito di elaborare e fornire dati aggiornati e attendibili. Fondamentali sono stati negli ultimi anni i dati raccolti nel campo dell'economia e finanza, dell'agricoltura, delle politiche demografiche, della sicurezza sociale, del commercio, della ricerca scientifica, dell'ambiente, dei trasporti e, non meno importante, del mondo industriale e degli indicatori di mercato che gli sono propri.

2.5.1

Per avere un'idea dell'importanza attribuita al mondo imprenditoriale europeo e al suo sviluppo, basti pensare alle recenti iniziative che la Commissione e il Consiglio hanno preso negli ultimi anni al riguardo.

3.   La proposta di regolamento relativo alle statistiche strutturali sulle imprese

3.1

Il regolamento (CE/Euratom) n. 58/97 approvato dal Consiglio il 20 dicembre 1996 è stato modificato ben quattro volte nel corso di questi ultimi 10 anni, e questa rappresenta l'ultima proposta di rifusione, che permetterebbe una migliore coerenza di analisi ed applicabilità delle politiche e delle strategie mirate a sostegno del mondo industriale e produttivo europeo.

3.1.1

Al fine di rispondere al bisogno accresciuto di statistiche, la Commissione propone alcuni miglioramenti, con un'attenzione particolare ai servizi che sono stati al centro di un ampio dibattito negli ultimi mesi per la loro importanza economica e per le potenzialità non ancora del tutto espresse a livello europeo, inserendo inoltre un annesso sulla demografia delle imprese e dei servizi alle imprese.

3.2

Per una serie di attività relative soprattutto ai servizi alle imprese la Commissione ha verificato che non esistono statistiche dettagliate e recenti; la nuova proposta rappresenta dunque la possibilità di adattare i regolamenti in vigore, in modo che possa essere comparabile l'attività economico-produttiva delle imprese con quella dei servizi.

3.2.1

Inoltre proprio per sostenere delle raccomandazioni strategiche sullo spirito imprenditoriale, la Commissione ha ritenuto necessario disporre di dati armonizzati sulla demografia delle imprese (creazione, attività, cessazione) ed il loro impatto sull'occupazione. I dati «demografici» delle imprese fanno già parte degli indicatori strutturali utilizzati per il monitoraggio degli obiettivi fissati dalla strategia di Lisbona. È proprio in questo quadro che va analizzata la proposta di revisione della Commissione.

3.3

La proposta individua lo strumento di riferimento per la raccolta dei dati statistici nel codice NACE (6). La NACE è normalmente utilizzata dai servizi della Commissione per tutte le statistiche articolate per attività economiche. Lo stesso codice NACE ha subito delle revisioni, aggiornamenti resi necessari da esigenze mirate a meglio comprendere le evoluzioni economico-produttive dell'UE.

3.4

La NACE riv. 1.1, indice di riferimento, costituisce un semplice aggiornamento della NACE riv. 1 e non comporta una sua significativa riorganizzazione. L'aggiornamento aveva lo scopo di riflettere:

le nuove attività non ancora esistenti al momento dell'elaborazione della NACE riv. 1,

le attività cresciute in importanza dopo l'elaborazione della NACE riv. 1, in seguito a cambiamenti tecnologici o a modifiche della realtà economica,

le correzioni di errori presenti nella NACE riv. 1 originaria, errori già evidenti all'epoca e non dovuti a cambiamenti della filosofia dell'operazione.

3.4.1

Sarà varata nei prossimi mesi, ed è attualmente al Parlamento europeo in seconda lettura, una ulteriore revisione della NACE, che comporterà nuove modifiche e aggiornamenti.

3.5

La rilevazione statistica, definita dal campo di applicazione (art. 2) è organizzata in moduli, come elencati nell'art. 3 del regolamento proposto:

un modulo comune per le statistiche strutturali annuali,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali nel settore industriale,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali nel settore del commercio,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali nel settore della costruzione,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali nel settore delle assicurazioni,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali sugli enti creditizi,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali sui fondi pensione,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali sui servizi alle imprese,

un modulo dettagliato per le statistiche strutturali sulla demografia delle imprese,

un modulo flessibile per condurre una piccola raccolta di dati ad hoc sulle caratteristiche delle imprese.

3.5.1

Gli ultimi 3 moduli sono stati inseriti con questa proposta di regolamento rifuso e per tutti è previsto un allegato che ne chiarisce i contenuti e l'utilizzo.

3.6

Sono inoltre previsti studi pilota solo per alcuni moduli. Tali studi pilota hanno sempre accompagnato la raccolta dati statistici per moduli; in questo caso è da rilevare l'inserimento di studi pilota ad hoc per il settore della sanità e dell'educazione. Si tratta di studi volontari, che secondo Eurostat servirebbero a dare una valutazione più precisa sulla incidenza delle attività di mercato nei suddetti settori.

4.   Considerazioni particolari

4.1

Il CESE riconosce il contributo fondamentale dello strumento statistico alla definizione delle priorità in materia di politica industriale nel quadro della strategia di Lisbona. Sempre nel (Programma quadro per la competitività e l'innovazione 2007-2013)  (7) la Commissione sostiene l'utilità di analisi comparative quale strumento utile all'elaborazione delle politiche, insieme agli studi e scambi di buone prassi tra autorità nazionali e regionali.

4.2

Per questo il CESE ritiene importante un aggiornamento del regolamento (CE/Euratom) n. 58/97, suggerendo alcune modifiche.

4.3

Nel modulo comune (allegato I), la voce «costi della sicurezza sociale», che era già presente nelle precedenti versioni, alla luce delle novità del mercato interno, risulta essere vaga e di difficile interpretazione. L'organizzazione della sicurezza sociale negli Stati membri è differenziata e si distingue per sistemi e prassi: la stessa definizione di «sistema di sicurezza sociale» è difficile per i 25 paesi dell'UE e andrebbe probabilmente sviluppata e articolata.

4.4

Sempre nell'allegato I, ma si ritrova anche negli allegati seguenti, i dati relativi all'occupazione sono eccessivamente limitati e non rispecchiano una realtà del mercato del lavoro molto più complessa in tutti i paesi dell'UE. Ci si limita infatti a rilevazioni sul numero di dipendenti a tempo parziale e a tempo pieno: la realtà dei rapporti di lavoro è molto più diversificata. Inoltre non sono presenti rilevazioni disaggregate di genere, che invece ritroviamo solo nel modulo riguardante il settore bancario (allegato VI).

4.4.1

A maggior ragione, dato che già nelle versioni precedenti del regolamento (CE/Euratom) n. 58/97 si scriveva (art. 1) che tra gli obiettivi della raccolta delle statistiche c'era anche quello di analizzare la «politica delle imprese», questa rifusione poteva essere anche l'occasione per saggiare ed esaminare con più cura e profondità la politica occupazionale delle imprese, data l'importanza che riveste nelle politiche dell'Unione europea.

4.5

Per quanto riguarda gli studi pilota, ci sembra impropria la modalità scelta dalla Commissione che ritiene di dovere analizzare settori come la sanità e l'educazione per «valutare se sia possibile fare rientrare in tali sezioni attività di mercato e attività non di mercato». In particolare, con riferimento al testo provvisorio proposto dalla Commissione sulla direttiva «servizi» che li esclude dal campo di applicazione, crediamo sia inopportuno che tali settori sensibili siano inseriti nell'ambito delle statistiche strutturali sulle imprese. A partire dalle nuove proposte di regolamentazione in materia di servizi nel mercato interno, il CESE ritiene opportuno che la Commissione preveda il lancio di una rilevazione statistica ad hoc su tali settori.

4.6

Nell'allegato II (modulo settore industriale) la Commissione ha ritenuto opportuno cancellare dalla rilevazione i dati sulle spese complessive e sul personale addetto destinati alla ricerca ed allo sviluppo. Alla luce della strategia di Lisbona tale assenza di dati rappresenta un limite per comprendere meglio l'evoluzione del mondo imprenditoriale e la natura e il fine degli investimenti.

4.7

La Commissione ha scelto di cancellare le rilevazioni riguardanti gli acquisti di prodotti energetici. Queste rilevazioni hanno invece una notevole importanza, perché forniscono un quadro generale sui consumi e l'utilizzo di energia da parte delle imprese; per di più all'art. 1 del regolamento proposto si afferma che l'elaborazione delle statistiche ha per oggetto anche «i fattori di produzione utilizzati» e, senz'ombra di dubbio, l'energia è uno di questi. Oltretutto, questi indicatori sono ritenuti prioritari nelle ultime dichiarazioni del Consiglio e del Parlamento europeo, tra i quali ricordiamo il recente Libro verdeUna strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura  (8).

4.8

L'allegato VIII è stato inserito ex novo e riguarda la struttura, l'attività e il rendimento dei servizi alle imprese, mentre l'allegato IX riguarda la demografia delle imprese. La rilevazione statistica in questi due campi necessiterebbe un monitoraggio molto più frequente. Anche il modulo sulla demografia delle imprese è privo di dati disaggregati sia per tipologia del rapporto di lavoro, che per distinzione di genere, mentre invece sarebbe molto utile capire l'andamento occupazionale e l'inquadramento professionale dei dipendenti al momento della nascita e della morte delle imprese.

5.   Conclusioni e raccomandazioni

5.1

L'Unione europea ha bisogno di dati statistici migliori che siano di supporto alle correnti politiche industriali settoriali.

5.2

Per questo il CESE sottolinea il ruolo fondamentale svolto da Eurostat, quale strumento di monitoraggio delle politiche dell'Unione europea. Il CESE ritiene quindi che vada rafforzata l'attività di Eurostat valorizzando e potenziando il sistema a rete di rilevazione statistica nei singoli Stati membri.

5.3

Il CESE appoggia complessivamente la proposta di rifusione del regolamento (CE/Euratom) n. 58/97 relativo alle statistiche industriali.

5.4

Le rilevazioni statistiche sono un importante strumento sia a livello comunitario, che nazionale; per questo è necessario pensare a strumenti di sostegno che ne migliorino sempre più l'efficacia, la tempestività e l'affidabilità.

5.4.1

Le rilevazioni statistiche dovrebbero basarsi, per quanto possibile, su dati aggiornati e già esistenti presso le autorità amministrative o enti autorizzati. Il peso amministrativo della rilevazione statistica deve essere calibrato al tipo di dimensione dell'impresa. In alcuni paesi la rilevazione statistica per le PMI è affidata alle associazioni industriali di rappresentanza locale o regionale. Uno scambio tra gli Stati membri di queste buone pratiche potrebbe essere utile.

5.5

Sarebbe importante disporre di statistiche sempre più mirate ed aggiornate sulla struttura delle imprese e sulla loro attività produttiva, tenendo conto delle dimensioni e delle diverse attività che possono fare capo alla stessa impresa (produzione, commercio, distribuzione).

5.6

A parere del Comitato è importante che vi sia un buon sistema di consultazione e confronto tra Eurostat, le parti sociali, il mondo accademico e le associazioni. Tale meccanismo andrebbe perfezionato e ampliato in seno al CEIES-Eurostat (un rappresentante degli utenti per Stato membro).

5.7

Sui costi della sicurezza sociale, ad esempio, un migliore confronto da parte di Eurostat con le parti sociali permetterebbe di definire meglio (e non sotto un'unica voce) l'impegno delle imprese in questo settore, che non risulta essere lo stesso nei 25 paesi dell'UE.

5.8

I dati sull'occupazione, pur essendo oggetto di altre statistiche mirate, se più dettagliati renderebbero il quadro sullo stato delle attività di impresa più chiaro. Per quel che concerne i rilievi sull'occupazione, il Comitato osserva che le statistiche strutturali sulle imprese, incluse quelle sulla demografia, non possono prescindere da una analisi attenta sulla qualità dell'occupazione. L'occupazione è un fattore fondamentale del successo delle attività imprenditoriali e quindi la rilevazione relativa al rapporto di lavoro, distinto solo tra tempo pieno e tempo parziale, risulta del tutto insufficiente, specie alla luce delle costanti evoluzioni del mercato del lavoro. Inoltre il Comitato non ritiene utile scindere completamente le statistiche strutturali sulle imprese dalle rilevazioni sull'occupazione, in quanto ambiti decisamente connessi.

5.9

L'economia sociale raggiunge, anno dopo anno, quote sempre più importanti dell'economia europea. Conseguentemente il CESE ritiene che la Commissione, attraverso Eurostat, potrebbe valutare questo settore e la sua incidenza nel mondo imprenditoriale attraverso lo strumento dello studio pilota.

5.10

Il Comitato ribadisce i propri dubbi riguardo alla opportunità di vagliare i settori della sanità e dell'educazione con il metodo dello studio pilota. Data la delicatezza di detti settori e l'importanza fondamentale che essi hanno per tutti i cittadini europei, il CESE considera fuori luogo la possibilità di far entrare tali ambiti nelle statistiche strutturali sulle imprese. A partire dalle nuove proposte di regolamentazione in materia di servizi nel mercato interno, il CESE ritiene opportuno che la Commissione preveda il lancio di una rilevazione statistica ad hoc su tali settori.

5.11

Per quanto concerne gli acquisti energetici e gli investimenti in risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo, il CESE ritiene che, nonostante siano previsti degli strumenti statistici ad hoc, sarebbe importante valutare, in senso qualitativo e quantitativo, che peso hanno nella vita delle imprese. Questo alla luce sia degli obiettivi della strategia di Lisbona che delle ultime preoccupazioni ed azioni intraprese dall'Unione europea in materia di politica energetica.

5.12

Per quanto concerne le rilevazioni sulle variabili ambientali, il CESE sottolinea l'importanza che ha la raccolta dei dati sullo smaltimento dei rifiuti industriali, la depurazione delle acque di scarico, la pulizia delle aree contaminate. Sarebbe inoltre utile accertare se le attività di smaltimento dei rifiuti derivanti dall'attività industriale, vengano effettuate attraverso sistemi interni all'impresa o se sono appaltati ad operatori esterni, tenendo conto dei costi di queste operazioni.

5.13

Nell'allegato IV, che riguarda il settore delle costruzioni, sarebbe utile una differenziazione tra le diverse attività: edilizia abitativa, ad uso pubblico, rete di trasporti, infrastrutture.

5.14

Maggiore risalto andrebbe dato alle statistiche su base regionale, che indicherebbero in quali aree si sono sviluppate le attività industriali e imprenditoriali, quali le attività predominanti e in quali regioni si concentrano gli investimenti in ricerca e in quali aree si registra maggiore natalità o mortalità delle imprese.

Bruxelles, 14 settembre 2006

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


(1)  Decisione 2000/819/CE.

(2)  COM(2003) 27 def., del 21.1.2003.

(3)  COM(2004) 70 def., dell'11.2.2004.

(4)  COM(2005) 121 def., del 6.4.2005.

(5)  COM(2005) 330 def., del 20.7.2005.

(6)  NACE: Nomenclatura generale delle attività economiche nelle Comunità europee.

(7)  Cfr. nota 4.

(8)  COM(2006) 105 def., dell'8.3.2006.


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