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Document 52004IE1206

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Verso il Settimo programma quadro per la ricerca: Le esigenze di ricerca nel campo dei cambiamenti demografici — Qualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche

GU C 74 del 23.3.2005, p. 44–54 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)
GU C 74 del 23.3.2005, p. 20–28 (MT)

23.3.2005   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 74/44


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Verso il Settimo programma quadro per la ricerca: Le esigenze di ricerca nel campo dei cambiamenti demografici — Qualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche

(2005/C 74/09)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 29 gennaio 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema: «Verso il Settimo programma quadro per la ricerca: Le esigenze di ricerca nel campo dei cambiamenti demografici - Qualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche»

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice HEINISCH in data 14 luglio 2004.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 15 settembre 2004, nel corso della 411a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 144 voti favorevoli, 1 voto contrario e 2 astensioni.

1.   Sintesi

1.1

Dati i cambiamenti demografici in atto e le opportunità e i rischi che essi comportano per la qualità della vita del crescente numero di anziani in Europa, il Comitato chiede:

a)

di inserire nel Settimo programma quadro per la ricerca un'azione chiave su questa tematica e

b)

di adottare misure complementari che costituiscano una base solida per un tempestivo intervento politico di pianificazione, decisione e azione a livello sia europeo che nazionale.

Motivazione

Gli aspetti biologici, psicologici, sociali, culturali, tecnologici, economici e strutturali dell'invecchiamento sono strettamente collegati fra loro. Inoltre, si invecchia sempre in uno specifico contesto fisico e sociale, che in Europa è caratterizzato da forti contrasti geografici, culturali e sociostrutturali. Ambedue gli aspetti, quello della multidimensionalità dell'invecchiamento e quello delle diverse condizioni nelle quali esso avviene, non sono sufficientemente presi in considerazione negli attuali programmi di ricerca. Tuttavia soltanto un'attività di ricerca di ampio respiro e a lungo termine potrà creare quelle fondate basi decisionali e di pianificazione che il cambiamento demografico rende necessarie nei più svariati ambiti sociali e a tutti i livelli decisionali.

Per quanto riguarda il punto (a), occorre approfondire la ricerca soprattutto sui seguenti temi:

politica economica e finanziaria (4.1)

lavoro e occupazione (4.2)

realtà quotidiana degli anziani (4.3)

ambiente sociale e di vita (4.4)

apprendimento permanente (4.5)

salute e assistenza (4.6)

nuove tecnologie (4.7)

elaborazione, aggregazione e integrazione delle conoscenze disponibili (4.8).

Le molteplici dimensioni del processo di invecchiamento e le diverse condizioni culturali, economiche e strutturali in cui esso avviene impongono un'attività di ricerca multidisciplinare e interdisciplinare a lungo termine.

In relazione al punto (b): si considerano necessarie in particolare le seguenti misure complementari al fine di garantire il rispetto dell'articolo 25 della Carta dei diritti fondamentali inclusa nel Trattato costituzionale europeo, che sancisce il diritto di vivere in dignità e di partecipare attivamente ai processi civici e decisionali per tutti i cittadini anziani dell'Unione:

applicazione del metodo di coordinamento aperto per trattare in modo uniforme e classificare gli indicatori della qualità della vita degli anziani nei paesi europei, per favorire lo scambio di esperienze, il confronto in sede europea e l'apprendimento reciproco; per incentivare il dialogo fra rappresentanti della società civile organizzata e le pertinenti direzioni generali della Commissione, e per concordare valori comuni in relazione all'invecchiamento della società,

istituzione di un osservatorio comune europeo nell'ottica di creare un'Agenzia europea per l'invecchiamento e una banca dati per raccogliere, concentrare e diffondere conoscenze, migliorare il metodo di coordinamento aperto e trarne le debite conseguenze pratiche e politiche,

istituzione di una categoria «Invecchiamento della società» nel CESE; e

organizzazione di seminari e convegni per approfondire le conoscenze sui cambiamenti demografici, segnalazione dell'importanza di adottare urgentemente misure preventive e di accompagnamento, per favorire la sensibilizzazione, per diffondere nella misura più ampia possibile informazioni in merito ai risultati della ricerca, per promuovere gli scambi tra vecchi e nuovi Stati membri.

Obiettivo:

Creazione di un'ampia base di conoscenze

per effettuare interventi volti a mantenere e, se necessario, aumentare la qualità della vita dell'attuale e della futura generazione di anziani, e

per rafforzare lo sviluppo economico e la competitività dell'Europa in base al potenziale generato dai cambiamenti demografici.

2.   Introduzione

2.1

I cambiamenti della struttura demografica sono uno dei grandi risultati e al contempo una sfida di grande attualità della nostra epoca. Per la prima volta nella storia, intere generazioni hanno fondati motivi di sperare e attendersi che vivranno una vecchiaia molto prolungata. La nuova fase della vita così conquistata comporta numerose opportunità, ma anche doveri completamente nuovi per l'individuo e la società. In gran parte dei paesi europei molti anziani hanno un reddito sufficiente e le capacità fisiche e cognitive necessarie per trascorrere in autonomia e serenità gli anni risultanti dall'allungamento della vita. Ciò crea nuove opportunità di sviluppo economico e sociale. Con l'avanzare dell'età aumenta però il rischio di un calo delle capacità psichiche, sensoriali e cognitive e dell'insorgere di impedimenti funzionali. Oltre a ciò esistono nella società anche gruppi privi di risorse materiali, sociali e personali sufficienti per invecchiare con dignità, un fenomeno questo che riguarda soprattutto un elevato numero di donne anziane che vivono sole. Vi sono grosse differenze da questo punto di vista anche fra paesi europei. Inoltre, i cambiamenti della piramide demografica in tutti i paesi rendono necessaria una ridistribuzione delle risorse disponibili e l'adeguamento dei sistemi sanitari e previdenziali. L'invecchiamento della popolazione interessa, anche se a velocità differenti, tutti i paesi dell'Unione europea. Nella sua relazione sulle attività del CESE 2000-2002, il Presidente scrive (a pag. 68):

2.2

«Il Comitato ha anche richiamato l'attenzione sulle previsioni demografiche allarmanti e sul loro possibile impatto in materia di occupazione, sanità pubblica e pensioni»

2.3

Il presente parere di iniziativa prende spunto da questo fenomeno e affronta in particolare l'esigenza di portare avanti la ricerca in materia di «Cambiamenti demografici - Qualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche»; il parere chiede inoltre di inserire nel Settimo programma quadro per la ricerca un'azione chiave su questa tematica. In tal modo vengono considerati due aspetti distinti, ma complementari: da un lato, il cambiamento demografico in quanto tale, causato dal calo delle nascite con le conseguenti modifiche della struttura familiare e dall'aumento della speranza di vita della popolazione e, dall'altro, l'invecchiamento e la vecchiaia come fase autonoma della vita con il loro elevato potenziale di innovazione socioculturale, organizzativa, tecnologica ed economica e i relativi rischi. Esiste un fabbisogno di ricerca per ambedue questi aspetti, sia per quanto riguarda le ripercussioni sull'intera società e le conseguenti politiche (macrolivello), che in termini di interventi volti a garantire la qualità della vita dei cittadini più anziani (microlivello). Occorre comunque tenere sempre conto della differente situazione degli uomini e delle donne.

3.   Contesto e motivazione del parere d'iniziativa

3.1

La novità assoluta dei cambiamenti demografici in corso e delle loro ripercussioni sulla struttura demografica e sociale impone di approfondire le conoscenze, tanto al fine di valutare le ripercussioni sullo sviluppo sociale, quanto per disporre di adeguati elementi di giudizio su cui basare secondo uno schema temporale corretto la programmazione, le decisioni e l'azione politica sia a livello nazionale che europeo. Anche alcuni pareri del CESE e comunicazioni della Commissione in materia di politica occupazionale (1) e di integrazione sociale (2), di sanità, di formazione permanente (3) ecc. evidenziano l'esigenza di muoversi in questa direzione.

3.2

Queste conoscenze sono al contempo il presupposto per le innovazioni sociali, culturali, organizzative, economiche e tecnologiche necessarie a salvaguardare la qualità della vita degli anziani, alleggerendo al tempo stesso la pressione sui sistemi sanitari e previdenziali. In particolare il rapido aumento del numero di persone molto anziane e il coesistere di diverse generazioni nell'ambito della terza età, che ne è in certa misura una conseguenza, richiedono la creazione di servizi e professioni completamente nuovi.

3.3

Importanti risultati in questo campo sono già stati conseguiti con i progetti attuati nell'ambito del Quinto programma quadro, attraverso l'azione chiave 6 «Invecchiamento della popolazione» e il programma «Qualità della vita e gestione delle risorse biologiche». La DG Ricerca ha recentemente pubblicato una valutazione di medio periodo sui risultati e sulle esperienze relative a questa azione chiave multidisciplinare. Applicare i risultati dei progetti realizzati nell'ambito del programma telematico può contribuire a migliorare la qualità della vita degli anziani e dei disabili. L'approccio unitario sostenuto nel programma telematico della fine degli anni '90 non è tuttavia ancora applicato in maniera generale.

3.4

Il Sesto programma quadro finanzia la ricerca sull'invecchiamento della popolazione e sulle relative conseguenze individuali e sociali soltanto attraverso pochi ambiti minori delle priorità tematiche «Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute» (Priorità 1), «Tecnologie per la società dell'informazione» (Priorità 2), «Cittadini e governance nella società della conoscenza» (Priorità 7) e «Sostegno alle politiche e anticipazione delle esigenze scientifiche e tecnologiche» (Priorità 8), come pure attraverso la rete dello Spazio europeo della ricerca ERA-NET.

3.4.1

I progetti in corso di attuazione nell'ambito della priorità 8 sul tema delle prospettive demografiche, dei costi e della spesa sanitaria derivanti dall'invecchiamento della società porteranno probabilmente importanti risultati ai fini delle politiche. L'obiettivo strategico specifico del programma IST consiste nel promuovere l'integrazione degli anziani e dei disabili nella società dell'informazione. Anche in questo ambito esiste già una serie di risultati utili e progetti promettenti che vedono la partecipazione di grandi consorzi e dell'industria. Nondimeno serve ancora molto lavoro per colmare le lacune tuttora esistenti, mentre l'invecchiamento della popolazione non figura più fra le priorità tematiche dell'azione.

3.5

È lecito attendersi che i progetti in campo biomedico finanziati nell'ambito del Quinto e del Sesto programma quadro porteranno grandi progressi nella conoscenza dei processi biologici e fisiologici che caratterizzano l'invecchiamento, nella lotta contro le malattie e nella promozione e nel mantenimento della salute.

3.6

I risultati della ricerca in questo settore sono indubbiamente importanti, ma non possono risolvere i problemi degli anziani né soddisfare nell'immediato futuro le esigenze poste alle società europee dall'aumento del numero di anziani e soprattutto delle persone in età molto avanzata. Il tasso di natalità relativamente basso ha fatto scendere la percentuale di giovani di età inferiore ai 20 anni sulla popolazione totale dell'Unione europea dal 32 % nel 1960 al 23 % nel 2001, mentre nello stesso arco di tempo la quota di anziani di età pari o superiore a 60 anni è aumentata dal 16 % al 22 %. Il quoziente degli anziani, ossia la percentuale della popolazione di età superiore ai 60 anni rapportata a quella di coloro che hanno fra 20 e 59 anni, è aumentato nello stesso periodo dal 29,5 al 38,9 %. Il numero degli anziani crescerà ulteriormente nei prossimi anni, dato il calo delle nascite degli ultimi tre decenni, e raggiungerà il 27 % della popolazione nel 2020, quando oltre un quarto dei cittadini europei avrà più di 60 anni (4). In questo scenario, le persone molto anziane saranno particolarmente numerose (cfr. anche il punto 4.5.1). L'ampia portata del fenomeno e le conseguenze non ancora prevedibili dell'invecchiamento demografico sui più svariati ambiti sociali impongono di ampliare decisamente la prospettiva di ricerca. Proprio come l'invecchiamento non è un processo soltanto biologico, bensì abbraccia vari aspetti e un arco temporale di molti anni, anche la ricerca in materia deve avere un'impostazione multidisciplinare, interdisciplinare e a lungo termine. La ricerca non può puntare esclusivamente a migliorare la salute e allungare la vita, ma deve invece contribuire ad aumentarne la qualità negli anni così guadagnati.

3.7

Per questo motivo il Settimo programma quadro per la ricerca dovrebbe comprendere un'azione chiave sulle sfide generate dai cambiamenti demografici, la quale aggiunga agli studi condotti finora, incentrati prevalentemente sugli aspetti biomedici, una prospettiva sociale, comportamentale, culturale, socioeconomica e orientata alla prevenzione nel corso della vita. Un approccio di ricerca olistico come questo deve contemplare sia ricerca e sviluppo di base che ricerca applicata (5). Come raccomandano il Secondo piano d'azione internazionale sull'invecchiamento adottato nell'ambito della Seconda assemblea mondiale sull'invecchiamento organizzata a Madrid nell'aprile 2002 e la strategia approvata dalla Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) nella Conferenza ministeriale di Berlino del settembre 2002, dovrebbero esservi coinvolte le organizzazioni europee degli anziani più rappresentative. Data la lunghezza e la complessità dei processi decisionali, il finanziamento di quest'attività di ricerca è urgente. Nel seguito del parere vengono esaminate più specificamente le esigenze di ricerca in alcuni ambiti.

4.   Esigenze specifiche di ricerca

Il presente parere d'iniziativa analizza soprattutto l'attività di ricerca da condurre per poter garantire una vita e una vecchiaia dignitosa ai cittadini europei nelle condizioni imposte dai cambiamenti demografici. A questo ambito di ricerca appartengono, da un lato, gli studi sui processi di senescenza e le condizioni di vita degli interessati, che possono assumere caratteristiche molto diverse nei vari paesi europei e, dall'altro, l'analisi dei contesti sociali, anch'essi molto differenti da un paese all'altro.

Fra i numerosi ambiti interessati dai cambiamenti della struttura demografica si citano soltanto quelli nei quali è particolarmente sentito il bisogno di innovazione e quindi di una ricerca più interdisciplinare.

4.1   Esigenze di ricerca nel settore della politica economica e finanziaria

4.1.1

Un primo aspetto di importanza basilare e trascurato dal Sesto programma quadro per la ricerca è l'analisi socioeconomica delle ripercussioni dei cambiamenti demografici, le quali, secondo gli studi della DG Affari economici e finanziari, saranno di grande portata. È pertanto necessario disporre di una solida base di conoscenze che consenta di collegare i dati sul reddito e l'occupazione con quelli sulla salute e il comportamento sociale. Per poter elaborare previsioni fondate, occorre una rilevazione statistica continua e su un arco di tempo prolungato (sono validi esempi l'English Longitudinal Study of Ageing [ELSA] che considera anche il tema della salute e lo statunitense Retirement Survey [HRS]). Ne derivano i seguenti temi d'indagine per la ricerca:

malgrado l'elevata incertezza delle previsioni demografiche, i politici devono provvedere a programmare in concreto l'assistenza sanitaria e la previdenza sociale e pensionistica. Quali dati sono necessari e devono essere raccolti per potere sostenere le relative misure politiche?

Qual è il rapporto fra i cambiamenti demografici e la propensione al consumo e al risparmio? Quali comportamenti sono prevedibili e quali sono adeguati all'elevata aspettativa di vita?

Qual è il rapporto fra invecchiamento della popolazione e produttività? Che cosa ne deriva in termini di produttività, capacità di innovare e imprenditorialità?

Come si possono utilizzare i potenziali positivi risultanti dallo sviluppo demografico in termini di nuovi prodotti e servizi a vantaggio degli anziani di oggi e di domani e anche per potenziare lo sviluppo economico europeo («economia della conoscenza»)?

Quale comportamento economico attendersi dagli anziani del futuro, che saranno in gran parte più sani, più istruiti e più mobili di quelli di oggi, ma la cui situazione rischia di peggiorare soprattutto nei ceti sociali più deboli? (cfr. in merito anche i punti 4.2.1 e 4.3.6).

4.2   Esigenze di ricerca nel settore del lavoro e dell'occupazione

4.2.1

In presenza di uno spostamento della piramide delle età e della conseguente necessità di ridistribuire le scarse risorse disponibili, che non possono aumentare in proporzione, in futuro le imprese e i sistemi previdenziali, ma anche gli stessi anziani, dovranno sfruttare la forza lavoro e le conoscenze dei non più giovani molto più a lungo di quanto non avvenga attualmente (6). È notorio che le prestazioni degli anziani non sono globalmente inferiori a quelle dei giovani, anche se con l'età talune competenze si affievoliscono mentre altre si rafforzano. La ricerca dovrà dunque dare risposta ai seguenti interrogativi:

In quali settori i lavoratori più anziani possono sfruttare al meglio le loro competenze anche con l'avanzare dell'età?

Quali opportunità di lavoro alternative e quali strutture vanno create affinché lavorare resti interessante anche nella terza età? Il lavoro temporaneo sarebbe forse una strada praticabile?

Come migliorare la salute e la sicurezza sul posto di lavoro per consentire una più lunga permanenza dei lavoratori nella vita attiva?

Quali caratteristiche devono avere il posto e l'ambiente di lavoro e come regolamentarne i ritmi e l'organizzazione per consentire agli anziani di lavorare nelle migliori condizioni? Che uso si può fare delle tecnologie applicate?

Come reintegrare nella vita lavorativa in particolare i disoccupati di lunga durata e coloro che sono rimasti a lungo senza occupazione per altri motivi (come per esempio la cura dei figli o l'assistenza ai familiari)?

Per quali motivi le imprese fanno a meno dei lavoratori più anziani? Perché la disoccupazione aumenta soprattutto fra le donne in età avanzata?

Quali sono e come possono essere eliminati gli ostacoli che impediscono ai lavoratori più anziani di mantenere il proprio lavoro o di trovarne un altro?

Quanta flessibilità può e deve essere applicata alla transizione fra la piena attività lavorativa e il pensionamento per garantire che ne siano avvantaggiati sia i lavoratori più anziani che le imprese e i sistemi previdenziali?

In che modo può e deve avvenire il passaggio delle conoscenze e dell'esperienza accumulata con gli anni dai lavoratori più anziani a quelli più giovani, per consentire a questi ultimi di fare tesoro delle «vecchie» conoscenze, di integrarle nelle proprie nozioni «recenti» e quindi di sfruttarle a vantaggio proprio e dell'impresa?

Per la formazione permanente cfr. punto 4.5.

La quota crescente di anziani sul totale della popolazione rende inoltre necessario ampliare i profili professionali esistenti e crearne di nuovi. Mancano tuttavia informazioni in merito agli

ambiti nei quali è particolarmente urgente ampliare le competenze professionali per rispondere alle richieste e alle esigenze degli anziani,

nonché agli ambiti nei quali si rendono necessarie nuove attività e quindi sussistono nuove possibilità occupazionali.

Queste nuove situazioni andrebbero analizzate

in relazione ai mutamenti dei modelli di reddito e di consumo legate alle dinamiche demografiche (cfr. anche punti 4.1.1 e 4.3.6),

in relazione alla mobilità che diminuisce con la vecchiaia, bisognerebbe pensare a nuovi servizi da prestare a domicilio (per esempio servizi di parrucchiere e pedicure), nonché servizi a distanza, come i teleacquisti e la teleconsulenza o simili,

per gli aspetti dell'occupazione nei settori della salute e dell'assistenza, cfr. punto 4.6.

4.3   Esigenze di ricerca sulla realtà quotidiana degli anziani

4.3.1

L'invecchiamento è un processo non solo biologico ma anche e soprattutto sociale e le condizioni sociali variano molto sia in un medesimo paese europeo che tra un paese e l'altro. Ciò riguarda, da un lato, il macrolivello dei sistemi sociopolitici che si è andato formando nel corso della storia e, dall'altro, il microlivello delle biografie e delle risorse individuali. Le condizioni dell'invecchiamento e della vecchiaia cambiano quindi anche nei diversi gruppi sociali. Queste differenze riguardanti le diverse situazioni di uomini e donne, le esperienze individuali e/o professionali, le condizioni materiali di vita ecc. vanno tenute in considerazione nel portare avanti la ricerca sulla realtà quotidiana degli anziani.

4.3.2

Tra i paesi europei esistono grandi differenze climatiche, geografiche, di densità abitativa e di forme di insediamento, di infrastrutture dei trasporti, di organizzazione dello Stato sociale e molte altre ancora; queste differenze incidono sulla possibilità per gli anziani di condurre una vita autonoma e di partecipare attivamente alle attività sociali. In alcuni paesi esistono pensioni minime che costituiscono una base economica sufficiente per condurre una vita serena nella vecchiaia, in altri invece la pensione non basta nemmeno a sopperire alle esigenze di base. Esistono grosse differenze fra e all'interno dei singoli paesi e nella grande fascia della terza età.

In che termini incidono i diversi sistemi previdenziali dei paesi europei sulla qualità di vita dei cittadini di età più avanzata?

Quali misure preventive consentirebbero di ovviare alle situazioni che penalizzano gli anziani sul piano dell'accesso ad alloggi confortevoli, mezzi di trasporto comodi, proposte culturali, alimentazione sana e/o nuove tecnologie, e quindi ne pregiudicano la qualità di vita?

Come garantire, alla luce dei tagli delle prestazioni assistenziali e sanitarie, la qualità di vita degli anziani, la cui esistenza fisica e sociale è pregiudicata da stati di indigenza, patologie croniche, scarsa formazione, insufficienti conoscenze linguistiche o mancanza di altre risorse?

Quali sono le condizioni di vita di coloro che non sono (più) in grado di vivere autonomamente con le proprie forze? Quali sono le norme a favore di queste persone negli Stati membri dell'Unione europea e quali interventi si rendono necessari per tutelarne gli interessi?

Quali sono le condizioni di vita degli anziani nelle case di riposo o simili? Quali forme di rappresentanza dei loro interessi esistono?

In che termini si pratica negli Stati membri la prevenzione, l'assistenza e la cura dei pazienti colpiti dal morbo di Alzheimer e da altre patologie mentali? Quali possibilità esistono e quali esperienze di forme residenziali alternative esistono?

4.3.3

Autonomia, autodeterminazione e integrazione sono importanti obiettivi individuali e sociali, la cui realizzazione per vari motivi è a rischio nell'età avanzata e in particolare nella vecchiaia. Da un lato con l'avanzare dell'età aumenta il rischio di avere problemi di salute: quando ciò si verifica, condizioni ambientali sfavorevoli e scarse risorse economiche rendono più difficile agli anziani conservare l'autonomia e la partecipazione alla vita sociale. Anche talune norme e concetti diffusi nella società, come per esempio certe idee discriminatorie sulla vecchiaia, possono diventare barriere che escludono da importanti attività sociali. All'immagine negativa della vecchiaia si contrappone peraltro la realtà che vede la stragrande maggioranza degli anziani vivere per molti anni una vita autonoma e responsabile. Inoltre essi danno un importante contributo alle famiglie e alla società grazie al sostegno (sociale ed economico) intergenerazionale e al lavoro volontario che prestano in organizzazioni politiche, sindacali e religiose.

4.3.4

Proprio le numerose circostanze esterne avverse e le limitazioni dovute alle condizioni di salute danno però alle persone anziane una grande capacità psicologica di superare le difficoltà; questo equilibrio interiore rischia tuttavia di saltare quando i problemi si accumulano.

Quando e in che modo è necessario intervenire per evitare un'eccessiva pressione sugli anziani, che vanno invece aiutati a superare le situazioni di difficoltà della vita?

Quali interventi si rendono necessari per rispondere a bisogni diversi da quelli di base, come il bisogno psicologico di sicurezza, di rapporti famigliari e umani, di integrazione sociale?

4.3.5

Gran parte degli anziani riesce a trascorrere i due o tre decenni della vecchiaia in condizioni di relativa salute e attività. Data la novità storica del fenomeno, tuttavia, per il momento sono pochi gli esempi da cui trarre indicazioni su come attraversare questa fase della vita. Non esistono quasi dati affidabili e comparabili a livello europeo sugli ambiti che oggi vedono la presenza attiva degli anziani e nei quali essi rendono un importante contributo sociale ed economico, come per esempio il lavoro retribuito o volontario in istituzioni politiche, sindacali e religiose, il sostegno, la formazione e l'educazione della gioventù ecc.

Quali sfere d'attività, proposte formative, forme di partecipazione e occasioni di incontro possono essere create per contribuire a sfruttare il potenziale positivo di questa fase della vita in modo motivante per il singolo e produttivo per la società?

In che cosa si differenziano gli interessi, le esperienze, le esigenze e le capacità degli anziani dei due sessi? In che modo si può e si deve tenerne conto?

In che modo gli anziani possono partecipare, nelle varie sedi nazionali o europee, direttamente oppure attraverso le organizzazioni che li rappresentano, ai processi decisionali che influiscono sul loro diritto a condurre una vita dignitosa e indipendente e sulla loro partecipazione alla vita socioculturale, in modo da dare piena applicazione all'articolo 25 della Carta di Nizza?

Qual è il fabbisogno di mobilità interregionale e transfrontaliera degli anziani, in particolare degli immigrati di età più avanzata e come agevolare la soddisfazione delle relative esigenze (come nel caso dei lavoratori)?

4.3.6

In genere si parla di invecchiamento della società come se questo fosse soltanto un problema, un peso e una fonte di crescenti costi sociali e sanitari, mentre esso comporta invece anche aspetti positivi, ai quali non si pensa quasi mai e sui quali esistono soltanto poche informazioni; non si considera per esempio che gli anziani non gravano più sul mercato del lavoro, mentre continuano a contribuire allo sviluppo economico come consumatori.

In che cosa si differenziano le strutture di reddito e di consumo degli anziani rispetto a quelle dei giovani?

Come cambierà il modo di fare acquisti delle nuove generazioni?

In quali ambiti, soprattutto, c'è un potenziale di innovazione per tenere maggiormente conto delle future esigenze specifiche degli anziani?

Cfr. in merito anche i punti 4.1.1 e 4.2.1.

4.3.7

Il dibattito in corso sui problemi dell'assistenza sanitaria, del finanziamento delle pensioni e - in alcuni paesi - dell'eutanasia, fa sì che attualmente molti anziani sentano di essere un peso per la società, invece che una sua apprezzata componente.

Come dare più visibilità e riconoscimento alle idee e ai contributi materiali e immateriali degli anziani nei più svariati ambiti sociali?

Quali interventi di politica sociale sono necessari perché gli anziani non abbiano più l'impressione di essere un «gravame»?

Come modificare in generale gli atteggiamenti negativi nei confronti della vecchiaia in modo tale da aumentarne l'accettazione e creare una cultura positiva dell'invecchiamento? Come risvegliare nei giovani una maggiore comprensione per gli anziani e agevolare il dialogo sia intragenerazionale che intergenerazionale? (cfr. anche punto 4.5.2).

Come valorizzare l'immagine della vecchiaia nei mezzi di informazione?

La morte e il morire restano decisamente argomenti tabù, che però al contempo comportano implicazioni economiche non irrilevanti. Come evitare di ridurre il trapasso a un mero fattore commerciale e sviluppare invece una cultura eticamente sostenibile della morte?

4.4   Esigenze di ricerca sull'ambiente sociale e di vita

4.4.1

L'ambiente sociale nel quale vivono gli anziani sta cambiando enormemente in questi anni e i bassi tassi di natalità, la formazione tardiva della famiglia nonché l'elevato numero di divorzi erodono la tradizionale rete di rapporti famigliari. Al contempo, la maggiore aspettativa di vita consente sempre più spesso il coesistere anche di cinque generazioni di una stessa famiglia («famiglia plurigenerazionale»).

Come incidono queste modifiche sull'integrazione e la partecipazione alla vita sociale degli anziani?

Le nuove generazioni possono contare su legami diversi da quelli famigliari e questi sono in grado di sopperire anche all'eventuale fabbisogno di assistenza?

Quali interventi di politica sociale e/o innovazioni tecnico-organizzative possono contribuire al sostegno delle reti famigliari e non, favorendone la resistenza e la durata?

4.4.2

Gli studi condotti sulla gestione del tempo e sulla mobilità indicano che con l'avanzare degli anni si trascorre sempre più tempo in casa, mentre contestualmente diminuiscono le attività svolte fuori dalle mura domestiche.

Come attrezzare gli alloggi - soprattutto quelli in affitto situati in vecchi complessi abitativi, ma anche le case unifamiliari - a costi possibilmente contenuti in modo che gli anziani possano continuare a vivere in autonomia e, se del caso, ricevervi assistenza anche in presenza di crescenti deficit fisici, sensoriali o cognitivi?

A che cosa prestare attenzione nel ristrutturare gli alloggi in modo da consentire che le persone possano vivere in casa propria il più a lungo possibile?

Quali interventi di adeguamento tecnico-architettonico possono contribuire a mantenere l'autonomia in presenza di impedimenti specifici come indebolimento dell'udito e della vista, mobilità ridotta, demenza senile?

In che modo i concetti innovativi nel settore della «casa intelligente» possono contribuire a prolungare la vita e la gestione autonome della casa?

Quali esperienze positive esistono già in Europa in questo ambito? Quali insegnamenti se ne possono trarre?

4.4.3

La prospettiva di trasferirsi in casa di riposo con l'aumentare delle disabilità è in genere motivo di grande angoscia per la maggior parte delle persone anziane.

Quali alternative interessanti, e al contempo finanziariamente sostenibili, esistono per il caso in cui possedere un alloggio diventi un peso e non sia più possibile condurvi una vita autonoma?

Quali esperienze sono state fatte finora con le nuove forme abitative come per esempio quella degli alloggi attrezzati per anziani autonomi? Quali sono i fattori che determinano l'esito positivo o il fallimento di queste o simili alternative?

4.4.4

Apparecchiature tecniche, sistemi e servizi possono essere di grande aiuto per risolvere le difficoltà quotidiane della vecchiaia, ma spesso non sono conformi alle esigenze delle persone in età avanzata. Tutte le apparecchiature potrebbero essere progettate tenendo conto delle esigenze di qualsiasi utente (Design for All) ed essere adattabili a vari gruppi di utilizzatori. Ciò implica l'assoluta necessità di coinvolgere i futuri utenti nelle fasi di sviluppo di questi prodotti e servizi in modo da aumentarne la qualità. Il Comitato raccomanda a tal fine di consultare e di coinvolgere attivamente le più rappresentative organizzazioni europee degli anziani – come pure gli anziani stessi – nel quadro di uno scambio costante (audit sociale) in merito alle reali esigenze degli anziani.

Quali devono essere le conoscenze dei produttori e dei progettisti in materia di approcci e metodologia della progettazione mirata a tutti i possibili utenti (Design for All) e di capacità, limitazioni, esigenze e approcci mentali degli anziani, per far sì che gli articoli tecnici siano adeguati e vengano accettati e utilizzati meglio dagli anziani stessi?

Che cosa cambia con l'avanzare dell'età e che cosa potrebbe mutare con l'arrivo delle nuove generazioni di anziani?

Come tenere conto in maniera più efficace, nella progettazione di tecnologie di uso generale, dell'evoluzione delle capacità e delle esigenze degli anziani? Quali sono gli interventi atti a conseguire una maggiore partecipazione dell'industria e dell'economia alla realizzazione dell'obiettivo di una progettazione che tenga conto di tutti i possibili utenti (Design for All)?

Come conseguire un'efficace partecipazione degli utenti allo sviluppo di apparecchiature tecniche?

Inoltre occorre analizzare con più precisione quali sono gli ausili tecnici veramente necessari agli anziani e le condizioni necessarie affinché possano migliorarne la qualità della vita.

In che modo questi ausili possono tornare utili agli anziani nella vita quotidiana? In che modo possono aiutare il personale e i servizi di assistenza (formale o informale) in caso di non autosufficienza o di demenza senile?

Di quali aspetti etici occorre tenere conto in questi casi (per esempio nel caso di soggetti affetti da confusione mentale) per escludere possibili violazioni della sfera privata, per esempio quando la sorveglianza avviene attraverso strumentazioni tecniche?

Quali possibilità innovative offrono le nuove tecnologie e quali sono le ripercussioni a lungo termine del loro impiego? Quali misure accompagnatorie di tipo sociale si rendono necessarie per aumentare la qualità della vita e la partecipazione sociale degli anziani ed evitare l'isolamento sociale e altre forme di penalizzazione?

4.4.5

È noto che praticare attività fisiche, sociali e culturali aiuta a invecchiare in salute e serenità. Spesso però ostacoli naturali e/o artificiali presenti nell'ambiente oppure la mancanza di mezzi di trasporto impediscono l'accesso ai luoghi ove queste si svolgono. I problemi sono ben noti (7), ma il più delle volte mancano gli interventi.

Quali sono gli interventi particolarmente urgenti che si possono e si devono adottare a livello di pianificazione sociale, urbanistica e del traffico per adeguare le zone residenziali, le sedi stradali, i mezzi di trasporto, i siti di erogazione dei servizi ecc. alle esigenze del crescente numero di cittadini anziani, favorendone l'autonomia?

In che modo la qualità dell'ambiente residenziale può contribuire all'integrazione sociale degli anziani, per esempio mediante luoghi di incontro e mezzi di trasporto adeguati?

In quali paesi e settori sono già state fatte esperienze positive e in che termini è possibile applicarle ad altri paesi?

4.4.6

In molti casi anche la mancanza di risorse sociali ed economiche e/o gli impedimenti fisici o sensoriali precludono l'accesso e la partecipazione alle attività extradomestiche. Proprio per queste persone, che spesso sono donne anziane e sole, la partecipazione alle attività socioculturali sarebbe però particolarmente importante per evitare il rischio di isolamento.

Quali interventi di politica sociale e/o innovazioni tecnico-organizzative possono agevolare la partecipazione degli anziani indigenti alle attività collettive?

4.5   Esigenze di ricerca in relazione all'apprendimento permanente

4.5.1

In una società dai rapidi cambiamenti di tipo sociale, culturale e tecnico, l'apprendimento permanente assume sempre maggiore importanza. Ciò riguarda soprattutto i lavoratori anziani, le cui competenze acquisite in passato non sono più all'altezza delle esigenze dei posti di lavoro moderni. L'obiettivo di creare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente è già stato evidenziato nella comunicazione congiunta della DG Istruzione e cultura e della DG Occupazione e affari sociali nonché in una risoluzione del Consiglio del 27 giugno 2002 (8). Anche in questo campo è urgente proseguire la ricerca:

Quali forme di aggiornamento risultano particolarmente efficaci per i lavoratori anziani dal punto di vista dei contenuti e del metodo?

Come raggiungere allo stesso modo e con gli interventi adatti tutti i lavoratori, senza nessuna differenza di sesso o età?

4.5.2

Imparare lungo tutto l'arco della vita è però una necessità anche per chi non fa più parte della popolazione attiva ma deve comunque avere la possibilità di continuare a evolversi nell'interesse proprio e dell'intera società.

Come si crea e si diffonde il sapere nella società della conoscenza?

Com'è possibile incentivare maggiormente l'apprendimento lungo l'intero arco della vita da parte degli anziani a prescindere dal fatto che siano occupati o no? Quali possibilità di partecipazione a programmi formativi e informativi su temi professionali o culturali esistono fin d'ora negli Stati membri e quali sono le esperienze raccolte per esempio nelle università della terza età oppure negli incontri organizzati su varie tematiche?

Esiste un nesso fra la tipologia dell'attività lavorativa svolta e la successiva formazione? Le attività formative svolte nel corso della vita attiva consentono di trarre conclusioni quanto alla possibilità di mantenere, da anziani, l'interesse per l'apprendimento, l'istruzione e la cultura?

Come migliorare l'accesso alle possibilità di apprendimento anche per i gruppi finora sottorappresentati e come assicurare la varietà culturale?

Qual è il ruolo dei mezzi di informazione pubblici, delle nuove tecnologie e dell'e-learning nel mantenere la partecipazione sociale, nella trasmissione di conoscenze e informazioni e nella formazione individuale nella vecchiaia?

Quali capacità fondamentali sono particolarmente importanti nella vecchiaia? (cfr. anche punto 4.6.1.).

Quali sono le conoscenze di base sulla vecchiaia e l'invecchiamento di cui dovrebbero disporre le persone e le organizzazioni che hanno a che fare con gli anziani? E quali iniziative di formazione sono adatte ad aumentare la comprensione per gli anziani da parte dei giovani? (cfr. in merito anche il punto 4.3.7.).

In che modo verificare l'attuazione degli interventi approvati in passato e come diffondere le esperienze positive?

4.6   Esigenze di ricerca nel settore della salute e dell'assistenza

4.6.1

Una conseguenza particolarmente grave dei cambiamenti demografici risiede negli elevati costi a carico dei sistemi previdenziali e sanitari generati dal rapido aumento del numero di persone molto anziane. Si stima che nei prossimi 15 anni in Europa gli ottantenni aumenteranno del 50 % e diventeranno più di 20 milioni (9); contestualmente crescerà in misura esponenziale il numero degli ultracentenari (10). La ricerca assume pertanto un'importanza centrale proprio in vista della prevenzione, del mantenimento e del ripristino della funzionalità nonché dell'autonomia nella vecchiaia.

Qual è l'impatto a lungo termine di determinati stili di vita sulle condizioni generali di salute e in particolare su talune patologie? Come si possono incentivare i comportamenti sani?

In che modo si possono incoraggiare gli anziani ad avere uno stile di vita sano, ad esempio praticando sport e attività artistiche o attraverso un'alimentazione appropriata?

Quali altre azioni possono contribuire a preservare le capacità fisiche, sensoriali, cognitive e sociali?

Bisogna approfondire la ricerca soprattutto in materia di epidemiologia ed eziologia delle patologie legate all'invecchiamento, in modo da migliorare la prevenzione (per esempio delle forme di demenza, della malattia di Alzheimer oppure delle cadute che possono causare fratture dell'anca).

È urgente soddisfare il fabbisogno di ricerca anche rispetto alle possibilità di prevenzione e di tutela della salute sul luogo di lavoro (cfr. anche punto 4.2.1).

Attraverso la ricerca vanno approfondite anche le possibilità terapeutiche per curare gli anziani, sia per quanto riguarda patologie generali con caratteristiche specifiche legate all'età che per quanto riguarda patologie tipicamente senili, per le quali spesso non esistono basi terapeutiche, perché il più delle volte i test clinici e sui farmaci vengono eseguiti soltanto su giovani adulti. Le condizioni sanitarie degli anziani non sono confrontabili, in quanto spesso non soffrono di una malattia specifica bensì possono accusare problemi più o meno gravi relativi a diverse funzioni contemporaneamente.

Cfr. anche punto 4.6.3.

4.6.2

Si prevede che nei prossimi anni la percentuale crescente di persone in età avanzata comporterà un enorme fabbisogno di assistenza, con un aumento dei costi a carico dei bilanci pubblici e privati. Anche da questo punto di vista si prospettano molteplici esigenze di ricerca:

In che misura è possibile e doveroso migliorare le qualifiche e le condizioni di lavoro del personale affinché quella dell'assistenza resti una professione attraente?

Quali sono i presupposti esterni e individuali indispensabili affinché il rapporto fra assistenti e assistiti si risolva con reciproca soddisfazione?

Come adeguare l'offerta assistenziale alle esigenze degli anziani non autosufficienti e come favorire più che in passato l'assistenza a domicilio?

In che modo eventuali soluzioni tecniche possono contribuire ad alleviare il compito dei parenti o delle persone che prestano assistenza, senza per questo pregiudicare l'integrità e la dignità dell'assistito?

Quale sostegno economico o riconoscimento sociale sono necessari per alleviare il compito dei famigliari e del personale che presta assistenza? Quale sostegno dare in particolare ai famigliari che si fanno carico dell'assistenza in modo da garantirne la pensione?

Come strutturare l'assistenza, la terapia del dolore e l'accompagnamento alla morte facendo in modo che la vita si concluda con dignità?

4.6.3

Non esistono in Europa definizioni armonizzate nel settore dell'assistenza, per esempio sul significato di concetti come «non autonomo», «persona addetta all'assistenza domiciliare»; i diversi servizi non hanno strutture omogenee e non esistono direttive sulle qualifiche del personale.

Attraverso quali azioni è possibile armonizzare la terminologia e quindi rendere più trasparente il settore dell'assistenza?

Quali sono le conoscenze e le competenze programmative, tecniche, geriatriche e sociopsicologiche auspicabili per la qualificazione del personale medico e assistenziale in Europa?

4.7   Fabbisogno di ricerca nel settore delle nuove tecnologie

4.7.1

La rapida e progressiva diffusione delle tecnologie, in particolare di quelle dell'informazione e della comunicazione (TIC) si ripercuote notoriamente su tutti gli ambiti precedentemente citati (cfr. punti 4.1-4.6). In ambito lavorativo, per esempio, spesso le tecnologie sono il pretesto per emarginare i lavoratori più anziani. D'altro canto alcuni studi hanno dimostrato che adeguandosi alle nuove condizioni i lavoratori più anziani possono persino aumentare la propria produttività: ecco perché questo aspetto va inserito nella ricerca relativa a tutti gli ambiti. Occorre tenere conto soprattutto degli aspetti etici, nonché della questione dell'integrazione degli anziani che non possono o non vogliono utilizzare le innovazioni tecnologiche.

4.8   Elaborazione, aggregazione e integrazione delle conoscenze disponibili

4.8.1

Le attività di ricerca finanziate a livello nazionale ed europeo hanno già consentito di costituire un vasto patrimonio di conoscenze, le quali però vertono per lo più su determinati aspetti di talune discipline, sono molto disperse e spesso esistono soltanto nelle rispettive lingue nazionali. Di frequente l'utilizzo di campionature e strumentazioni diverse rende i risultati di una ricerca incompatibili con quelli di altri studi.

Sarebbe vantaggioso elaborare queste conoscenze in modo da poterle aggregare, confrontare e valutare sistematicamente, e renderle infine accessibili a tutti,

in seguito si potrebbero eseguire ulteriori analisi sul materiale così elaborato nonché rendere compatibili i metodi e gli strumenti di ricerca per poter approfondire e ampliare insieme la ricerca interdisciplinare; i nuovi strumenti dei «Centri di eccellenza», delle «Reti di eccellenza» e delle azioni di coordinamento tematico, previsti nel Sesto programma quadro per la ricerca possono servire per incentivare questo modo di generare, integrare e completare le conoscenze, (11)

sarebbe inoltre auspicabile avere un unico approccio per la rilevazione e la raccolta di indicatori della qualità della vita degli anziani nei paesi europei; questi indicatori vanno monitorati e documentati a lungo termine in una banca dati europea; una distinzione per sesso, classe di età, reddito e regione è assolutamente indispensabile, in quanto gli indicatori finora utilizzati per rappresentare le condizioni di vita degli anziani non sono sufficienti. Servono quindi ulteriori indicatori, come informazioni sullo stato di salute e sui relativi impedimenti, sui sistemi previdenziali e sulle esigenze specifiche ai vari paesi. In merito resta da verificare la possibilità di una collaborazione con Eurostat,

i relativi dati statistici e non, già in parte disponibili a livello nazionale ed europeo, vanno aggregati e integrati; anche i risultati delle ricerche condotte nell'ambito del Quinto e del Sesto programma quadro vanno considerati in modo integrato per poterne trarre le debite conclusioni ai fini pratici e politici; è doveroso procedere alla tempestiva diffusione delle conoscenze così integrate ed elaborate,

per non fare ricerca e politica soltanto a favore degli anziani, bensì anche insieme agli anziani, bisognerebbe coinvolgerne le organizzazioni nei progetti futuri più di quanto non sia stato fatto finora.

5.   Obiettivi e raccomandazioni

5.1

Il presente parere di iniziativa è inteso a motivare la richiesta di inserire nel Settimo programma quadro per la ricerca un'azione chiave intitolata «Cambiamenti demografici - Qualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche».

5.2

L'obiettivo è di finanziare la ricerca multidisciplinare e interdisciplinare sull'invecchiamento, con la partecipazione della società e su un'ampia gamma di tematiche, al fine

a)

di raccogliere la base di conoscenze necessarie per la programmazione e l'azione politica e di affrontare l'impatto dei cambiamenti della struttura demografica in Europa coniugando innovazione, equità sociale e contenimento dei costi, e

b)

di creare le basi e gli strumenti necessari per conseguire un'adeguata considerazione e rispetto della vecchiaia nella società.

5.3

Gli ambiti di ricerca evidenziati e gli esempi delle tematiche da approfondire dovrebbero aver dimostrato come i fattori biologici, psicologici, sociali, culturali, tecnologici, economici e strutturali siano strettamente interdipendenti nell'invecchiamento e nella vecchiaia. Inoltre, si invecchia sempre in un contesto spaziale e sociale concreto, che in Europa è caratterizzato da forti contrasti geografici, culturali e sociostrutturali, sia nel confronto fra singoli paesi che all'interno degli stessi. Date la multidimensionalità del processo di invecchiamento e le diverse condizioni nelle quali esso avviene, è indispensabile che la ricerca in materia sia multidisciplinare e interdisciplinare. Serve inoltre una prospettiva di ricerca a lungo termine per comprendere a fondo i processi di cambiamento e trarne le debite conseguenze (12).

5.4

Soltanto una ricerca di ampio respiro e di lungo termine potrà fornire le basi per programmare e adottare le decisioni che i cambiamenti della struttura demografica rendono necessarie nei più svariati ambiti sociali e a tutti i livelli. L'invecchiamento non pone soltanto problemi da risolvere attraverso soluzioni biomediche o economiche, bensì anche sfide che la società deve affrontare con strumenti di tipo socioculturale.

5.5

Oltre alle attività di ricerca elencate, il Comitato propone le seguenti misure complementari:

organizzazione di un'audizione sul tema «Cambiamenti demografici e qualità della vita nell'età anziana» al CESE, fra l'altro per proporre in quella sede uno studio di fattibilità per l'istituzione di un'agenzia in materia ed altre eventuali iniziative necessarie,

istituzione di un'agenzia comune (European Observatory), proattiva e di previsione, per raccogliere indicatori sulla qualità della vita degli anziani nei paesi europei; questi indicatori dovranno essere analizzati e documentati a lungo termine in una banca dati europea e utilizzati per elaborare previsioni empiriche, per raccogliere e trasmettere conoscenze e trarne conseguenze sul piano pratico e politico,

organizzazione di seminari e convegni per approfondire la conoscenza dei cambiamenti demografici ed evidenziare l'urgenza di misure preventive e complementari, migliorare la consapevolezza del potenziale positivo della vecchiaia e contrastare la discriminazione degli anziani, diffusione più ampia possibile di informazioni in merito ai risultati della ricerca, promozione degli scambi tra vecchi e nuovi Stati membri,

ulteriore approfondimento di questa tematica attraverso il metodo aperto di coordinamento (13). Data la portata e la complessità del fenomeno dell'invecchiamento della popolazione e le diverse opportunità e sfide ad esso collegate, il Comitato considera che il metodo sia adeguato:

per avviare lo scambio di esperienze, il confronto fra paesi europei e l'apprendimento reciproco,

per incentivare il dialogo fra rappresentanti della società civile organizzata e le pertinenti direzioni generali della Commissione,

per definire obiettivi comuni,

per verificare lo stato di attuazione del 2o Piano mondiale per l'invecchiamento (approvato nell'aprile 2002 a Madrid) e della strategia di applicazione dell'UNECE (approvata dalla dichiarazione ministeriale di Berlino del settembre 2002), e infine

per creare uno spazio di valori condivisi in relazione all'invecchiamento della società.

5.6

L'obiettivo ultimo è quello di garantire

UNA VITA E UNA VECCHIAIA DIGNITOSE IN EUROPA

non soltanto a coloro che adesso sono anziani o molto anziani, bensì anche alle future generazioni.

Bruxelles, 15 settembre 2004.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger BRIESCH


(1)  COM(2004) 146 def.; direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro; Comunicazione della Commissione che rafforza l'attuazione della strategia europea per l'occupazione, Allegato 1, COM(2004) 239 def., 26 marzo 2004; http://europa.eu.int/comm/employment_social/fundamental_rights/legis/legln_en.htm.

(2)  Decisione del Consiglio, del 27 novembre 2000, che istituisce un programma d'azione comunitario per combattere le discriminazioni (2001-2006) (2000/750/CE); http://europa.eu.int/comm/employment_social/fundamental_rights/index_en.htm; parere del CESE, GU C 284 del 14.9.1998; pubblicazione CES-2000-018 «Jobs, Learning and Social inclusion: The work of the European EESC» (FR/EN).

(3)  Risoluzione del Consiglio, del 27 giugno 2002, sull'apprendimento permanente (2002/C 163/01), GU C 163 del 9.7.2002; COM(2002) 678 def. (novembre 2001); cfr. anche COM(2004) 156 def.

(4)  Comunità europee (2002). Statistica sociale europea: Eurostat, Settore 3, Popolazione e condizioni sociali. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee.

(5)  COM(2004) 9 def.; cfr. anche - COM(2002) 565 def., in particolare i punti 3.3 e 4.2.

(6)  Cfr. il punto 4.7 del parere del CESE «Politica dell'innovazione», GU C 10 del 14.1.2004. (COM(2003) 112 def.).

(7)  Conferenza europea dei Ministri dei trasporti (ECMT). (2002). Trasporti e invecchiamento demografico. Paris Cedex: OECD Publications.

(8)  COM(2001) 678 def.; risoluzione del Consiglio del 27 giugno 2002 (2002/C 163/01), GU C 163 del 9.7.2002.

(9)  Eurostat (2002), The Social Situation in the European Union 2002, Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee.

(10)  Cfr. Robine, J.M. & Vaupel, J. (2001). Emergence of supercentenarians in low mortality countries. The Gerontologist, 41 (special issue II), 212.

(11)  Cfr. in merito il parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Verso uno spazio europeo della ricerca», GU C 204 del 18.7.2000.

(12)  Cfr. in merito ancora i pareri del CESE, GU C 95 del 23.4.2003 (COM(2002) 565 def.

(13)  Comunicazione della Commissione COM(2002) 277 def.


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