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Document 52012AE2595

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione — Analisi annuale della crescita 2013» — COM(2012) 750 final

GU C 133 del 9.5.2013, p. 81–89 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.5.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 133/81


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione — Analisi annuale della crescita 2013»

COM(2012) 750 final

2013/C 133/15

Relatore generale: VERBOVEN

La Commissione, in data 19 dicembre 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione - Analisi annuale della crescita 2013

COM(2012) 750 final.

L'Ufficio di presidenza del Comitato, in data 13 novembre 2012, ha incaricato il comitato direttivo Europa 2020 di preparare i lavori del Comitato in materia.

Vista l'urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, nel corso della sua 487a sessione plenaria, dei giorni 13 e 14 febbraio 2013 (seduta del 13 febbraio), ha nominato Xavier VERBOVEN relatore generale e ha adottato il seguente parere con 180 voti favorevoli, 4 voti contrari e 7 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) attira l'attenzione sul fatto che, quest'anno, la pubblicazione dell'Analisi annuale della crescita (AAC) avviene in un contesto caratterizzato da fosche prospettive economiche e occupazionali, ma anche dall'adozione di nuove misure e impegni, come il Patto per la crescita e l'occupazione o la profonda revisione della governance economica dell'UE. Il Comitato esorta mettere in atto celermente e in maniera equilibrata il Patto per la crescita e l'occupazione, nonché le misure necessarie a spezzare il legame tra banche e debiti sovrani, inclusa l'unione bancaria e il nuovo programma della BCE (Outright Monetary Transactions, operazioni monetarie definitive - OTM), in quanto essi costituiranno una parte integrante del percorso verso la ripresa e il ripristino della fiducia.

1.2

Mentre vi sono dubbi sulla capacità dell'UE di conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020 entro i termini stabiliti, il CESE si rammarica del fatto che l'AAC 2013 non analizzi le cause della mancanza di progressi verso il conseguimento di tali obiettivi.

1.3

Considerando le difficili condizioni in cui versa l'economia, le ripercussioni negative sulla coesione sociale, i tassi di disoccupazione elevati e in crescita, nonché l'incremento della povertà, il Comitato mette in guardia dal continuare l'attuale politica di austerità e avverte delle gravi conseguenze di una recessione profonda e prolungata, che rischia di indebolire strutturalmente l'economia e comprometterne la transizione verso un modello sostenibile dal punto di vista ambientale. Molti altri soggetti politici internazionali esprimono preoccupazioni simili circa la situazione dell'Europa e l'impatto dell'austerità sulla crescita economica.

1.4

Per quanto riguarda il concetto di «risanamento di bilancio favorevole alla crescita», il Comitato già in passato (1) ha esortato a risanare le finanze pubbliche in un arco di tempo il più flessibile possibile, al fine di non spezzare le dinamiche della crescita e garantire un equilibrio «intelligente» tra le entrate e la spesa, tra l'offerta e la domanda. Il Comitato mette nuovamente in guardia contro il pericolo di compromettere i sistemi dei servizi pubblici e della solidarietà collettiva, pericolo cui ci si deve sottrarre per non indebolire l'assicurazione sociale contro i grandi rischi sociali (disoccupazione, malattia, invecchiamento) ed evitare l'aumento del risparmio precauzionale.

1.5

Per quanto riguarda il concetto di risanamento di bilancio«differenziato» e la proposta secondo cui gli Stati membri colpiti da turbolenze finanziarie debbano addirittura «procedere rapidamente al risanamento di bilancio», mentre gli altri Stati sarebbero autorizzati a lasciare agire i loro stabilizzatori automatici, il Comitato dubita che questo mix di politiche possa funzionare. Questo approccio potrebbe avere un impatto marcatamente negativo per l'area dell'euro nel complesso e, in particolare, per quegli Stati membri che stanno già attraversando una profonda recessione dovuta alla politica di austerità. Allo stesso tempo è chiaro che, nell'emergere dalla crisi attuale, alcune economie si trovano a dover compiere sforzi molto più intensi di altre per ripristinare la stabilità e la crescita.

1.6

Il Comitato esprime la propria preoccupazione in merito allo squilibrio delle politiche economiche e all'eccessivo peso dato alle misure di austerità. Ritiene che un risanamento di bilancio volto a correggere gravi squilibri richieda un orizzonte temporale di lungo periodo e invita a valutare la tabella di marcia del risanamento di bilancio rispetto a un Patto per la crescita e l'occupazione sostanzialmente rafforzato e concreto.

1.7

L'AAC 2013 sembra giustificare il risanamento di bilancio con la necessità di garantire la fiducia, in particolare quella dei mercati finanziari. Pur riconoscendo l'importanza dell'accesso al credito e della stabilizzazione del settore dei mercati finanziari, il CESE richiama l'attenzione sul fatto che la fiducia delle famiglie e delle imprese è altrettanto importante e che non può esistere nessun clima di fiducia se le imprese sono preoccupate per la domanda e i cittadini lo sono per il loro posto di lavoro, il loro salario e la loro previdenza sociale. La fiducia dei mercati finanziari e quella dei consumatori e dei produttori devono andare di pari passo.

1.8

Il Comitato invoca un intervento risoluto per ristabilire la crescita, l'occupazione e la competitività all'interno dell'economia europea, e invita l'attuale presidenza a portare avanti con determinazione un'agenda a favore della crescita. Occorre adottare misure ambiziose per la crescita e l'occupazione e una politica di investimenti incentrata sia sulla ripresa nel breve periodo, sia sulla trasformazione strutturale dell'economia europea, in modo da rispondere alle sfide fondamentali poste dalla sostenibilità, dalla creazione di maggiore e migliore occupazione, dalla convergenza sociale verso l'alto e dalla competitività basata sull'innovazione.

1.9

L'ordine sequenziale delle politiche volte a rilanciare l'economia e di quelle che esercitano uno stretto controllo a livello di bilancio è estremamente importante (2).

Il nuovo approccio politico per il futuro dell'Europa deve fondarsi su vari principi: piuttosto che una concorrenza tra gli Stati membri, occorre una strategia europea, sovranazionale e pluriennale altamente integrata; le forze di mercato (in particolare i mercati finanziari) vanno controllate e orientate verso priorità politiche stabilite democraticamente; le finanze devono essere solide, ma anche eque e giustamente distribuite; le regioni più forti devono sostenere quelle più deboli, aiutandole a recuperare il loro ritardo e a divenire economie più produttive, innovative e forti; a loro volta, gli Stati membri che sono nella posizione di generare gettito fiscale aggiuntivo, devono utilizzare questo strumento per ridurre l'onere del debito.

1.10

Il Comitato accoglie con favore il Patto per la crescita e l'occupazione e invita la Commissione e il Consiglio europeo ad attuarlo celermente e ad andare oltre, trasformandolo in un programma europeo di investimenti di ampia portata. Il CESE ribadisce pertanto il suo appello a favore di un bilancio potenziato, in linea con le ambizioni dell'UE e con le sfide cui essa è confrontata, e insiste affinché si giunga rapidamente a un accordo sul Quadro finanziario pluriennale e venga conferito un ruolo di rilievo alla BEI, che lavora su progetti ad elevato tasso occupazionale (come i progetti per le PMI, le infrastrutture essenziali, l'energia e il clima).

1.11

Il CESE riafferma inoltre l'importanza della politica di coesione per il conseguimento della convergenza in tutta l'UE.

1.12

Nel quadro del rilancio economico, il Comitato evidenzia il potenziale del mercato unico, nonché la necessità di innovazione ai fini della competitività dell'economia europea. Sottolinea inoltre l'importante ruolo delle imprese (in particolare le PMI), dell'imprenditorialità e della creazione di imprese, così come delle imprese sociali e delle cooperative nel processo di ripresa.

1.13

Dato il collegamento tra l'aspetto finanziario, economico, sociale e ambientale della crisi, il CESE ritiene che si dovrebbe prestare maggiore attenzione all'ecologizzazione dell'economia e del semestre europeo, e invoca un maggior coinvolgimento della società civile in questi settori.

1.14

Per quanto riguarda l'occupazione e il miglioramento delle competenze, il CESE ribadisce la necessità di investire in istruzione, formazione e apprendimento permanente (inclusa la formazione sul campo, i sistemi duali di apprendistato), per far fronte alle «strozzature» e agli squilibri in materia di competenze.

Il Comitato ribadisce la sua richiesta di agevolare la partecipazione al mercato del lavoro, migliorare i servizi pubblici per l'occupazione, accelerare l'attuazione di misure attive a favore del mercato del lavoro e sostenere l'imprenditorialità e il lavoro autonomo. Occorre compiere tutti gli sforzi necessari per mobilitare gli investimenti con un elevato impatto occupazionale.

Il CESE rimanda ai suoi recenti pareri su questi temi mentre sono in corso di elaborazione pareri specifici in merito al Pacchetto per l'occupazione giovanile  (3) e ai futuri orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (4).

Il Comitato osserva che l'AAC 2013 promuove la flessibilità del mercato del lavoro senza tener troppo o per nulla conto della dimensione della sicurezza. Rammenta i suoi precedenti pareri in cui ha sostenuto l'idea che occorra trovare un equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza e la necessità, per quanto riguarda la flessicurezza, di «un dialogo sociale forte e vitale, che coinvolga le parti sociali e al cui interno esse possano negoziare, avere voce in capitolo ed assumersi la responsabilità» (5).

Per quanto riguarda le retribuzioni, il Comitato teme che le riforme strutturali possano innescare una concorrenza sistematica al ribasso tra gli Stati membri; ribadisce che le riforme nel settore della fissazione dei salari vanno negoziate a livello nazionale tra le parti sociali, e invita la Commissione a chiarire la sua posizione in merito a retribuzioni, inflazione e produttività.

1.15

Il Comitato ritiene che occorra prestare maggiore attenzione alla questione dell'equità e della giustizia sociale. I costi e i benefici delle riforme devono essere distribuiti equamente fra tutti i soggetti (lavoratori, famiglie, imprese).

1.16

Il Comitato invita a compiere ulteriori sforzi per garantire che i sistemi di protezione sociale contrastino efficacemente gli effetti della crisi, nonché per promuovere l'inclusione sociale e attuare una «strategia di inclusione attiva», volta a garantire un mercato del lavoro inclusivo e combattere la povertà.

1.17

Infine, il CESE ribadisce la necessità di migliorare l'assunzione di responsabilità e la legittimità democratiche dei vari processi del semestre europeo, così come il coordinamento delle politiche economiche nazionali. Il dialogo sociale e civile è essenziale per elaborare e attuare correttamente le politiche e le riforme e, pertanto, occorre garantire una stretta cooperazione e concertazione con le parti sociali. Il Comitato invoca un rafforzamento del ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata sia a livello UE, sia, in particolare, a livello nazionale. Un maggiore coinvolgimento delle parti sociali dovrebbe sfociare in una migliore attuazione.

2.   Introduzione

2.1

La comunicazione della Commissione «Analisi annuale della crescita 2013», che segna l'inizio del semestre europeo, definisce quelle che dovrebbero essere, secondo la Commissione, le priorità generali di bilancio, economiche e sociali per il 2013. La procedura del semestre europeo è volta a migliorare il coordinamento delle politiche economiche e sociali in Europa, in modo da consentire l'effettiva realizzazione dei principali obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

2.2

L'Analisi annuale della crescita dovrebbe andare ad alimentare le decisioni economiche e di bilancio prese a livello nazionale, che gli Stati membri presenteranno nei loro programmi di stabilità e di convergenza e nei loro programmi nazionali di riforma.

2.3

Data la necessità di sostenere la ripresa e di ristabilire la fiducia, la Commissione ritiene che le cinque priorità definite nel 2012 continuino a essere valide anche per il 2013. Tali priorità sono: portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita; ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia; promuovere la crescita e la competitività nell'immediato e per il futuro; lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi; modernizzare la pubblica amministrazione.

2.4

Il presente parere fornisce alcune analisi e osservazioni relative all'AAC 2013.

La terza parte contiene alcune osservazioni generali relative al contesto in cui viene pubblicata l'AAC di quest'anno.

La quarta parte contiene osservazioni e proposte precise: poiché l'UE non sembra aver imboccato la strada giusta per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020, il parere solleva la questione della scelta di adottare una politica di austerità di bilancio e le sue conseguenze sull'economia, sull'occupazione e sulla coesione sociale. Il parere ritiene che adesso occorra dare priorità all'economia reale e alle misure a favore della crescita e dell'occupazione. Invita i decisori politici europei, in particolare in vista del Consiglio europeo di marzo 2013, a cambiare il loro approccio e a porre di nuovo al centro delle politiche una strategia europea di investimento incentrata sul rilancio dell'economia, sull'occupazione e sulla sfida dello sviluppo sostenibile. Infine, il parere ribadisce l'importanza di coinvolgere la società civile organizzata e le parti sociali nel processo di elaborazione delle politiche sia a livello UE, sia a livello nazionale.

3.   Osservazioni generali

3.1

La pubblicazione dell'AAC di quest'anno avviene in un contesto difficile, caratterizzato da fosche previsioni in materia di crescita e occupazione. Il Comitato concorda con l'AAC sul fatto che il protrarsi della crisi non abbia certo aiutato gli Stati membri a progredire verso il conseguimento degli obiettivi fissati a livello di occupazione, R&S, clima-energia, istruzione e lotta contro la povertà, e che vi sia un crescente scetticismo nei confronti delle capacità dell'Europa di conseguire tali obiettivi.

Il Comitato osserva inoltre che l'AAC 2013 è stata redatta in un contesto caratterizzato da sviluppi senza precedenti. Da un lato, il Consiglio europeo del giugno 2012 ha adottato un Patto per la crescita e l'occupazione (6); dall'altro, l'architettura della governance dell'Unione è stata trasformata radicalmente (in particolare, con l'introduzione di una vigilanza reciproca rafforzata delle politiche di bilancio), a causa dell'incapacità della struttura attuale di far fronte alla crisi economica e di impedire il contagio che minaccia l'esistenza stessa dell'euro e dell'Unione europea e che prolunga la recessione, determinando elevati tassi di disoccupazione. Il Comitato invita ad attuare rapidamente e in maniera equilibrata queste misure, che saranno essenziali per avviare una ripresa e ristabilire la fiducia degli investitori, delle imprese e dei consumatori.

3.2

Il CESE prende atto della recente pubblicazione di due importanti documenti: Verso un'autentica Unione economica e monetaria  (7) e Un piano per un'Unione economica e monetaria autentica e approfondita  (8), in merito a cui il Comitato sta elaborando un parere.

Il Comitato accoglie con favore l'affermazione secondo cui occorre perentoriamente rompere il legame fra banche e Stati sovrani, così come apprezza i primi passi intrapresi nella direzione di un'unione bancaria (9). È stato assunto l'impegno a «fare quanto necessario» per assicurare la stabilità finanziaria, e la BCE ha dichiarato di voler adottare importanti misure per attenuare le difficili condizioni in cui versano i mercati europei del debito sovrano.

Un'unione bancaria contribuirebbe a garantire parità di accesso al credito per le famiglie e le imprese in tutte le regioni dell'UE e consentirebbe al mercato unico di riacquistare competitività per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020.

4.   Osservazioni e proposte specifiche

4.1   L'Europa non ha imboccato la strada giusta per conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020. I decisori politici devono ammetterlo con urgenza.

4.1.1

Il Comitato constata con rammarico che, ad eccezione del brevissimo riferimento a una relazione Eurostat (10) contenuto in una nota a piè di pagina, l'AAC della Commissione non dice molto in merito alla strategia Europa 2020; vi si legge soltanto che «l'Europa accusa globalmente un ritardo rispetto ai suoi obiettivi». Tuttavia, non viene fornita alcuna analisi adeguata delle cause precise della mancanza di progressi verso il conseguimento degli obiettivi di detta strategia, e la questione se l'ulteriore allontanamento dell'UE da Europa 2020 sia imputabile alle attuali scelte politiche non viene nemmeno sollevata. Il Comitato chiede che vengano rivisti radicalmente il processo della strategia Europa 2020 e l'assegnazione dei fondi strutturali per conseguire tali obiettivi, in modo da ristabilire l'equilibrio tra le politiche di competitività e austerità, e la politica a favore della crescita e le politiche sociali e occupazionali.

4.1.2

Il Comitato esprime la propria preoccupazione per il netto calo del tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni, che è passato dal 70,3 % del 2008 al 68,6 % del 2011 - mentre, secondo l'obiettivo della strategia Europa 2020, dovrebbe essere occupato il 75 % della popolazione in quella fascia d'età. In termini assoluti, l'Europa ha perso 5 milioni di posti di lavoro nello stesso periodo (11). Ciò si traduce in tassi di disoccupazione in continuo aumento, che si attestano attualmente al 10,7 % nell'UE a 27 e addirittura all'11,8 % nell'area dell'euro (12).

La crisi ha determinato un tasso elevato di disoccupazione e, insieme ai tagli di austerità operati nella spesa pubblica per le prestazioni sociali, ha aggiunto, tra il 2009 e il 2011, altri 5,9 milioni di persone ai 113,8 milioni già a rischio di povertà e di esclusione sociale nell'UE (24,2 % della popolazione) (13).

È difficile immaginare come gli obiettivi di aumentare l'occupazione e di far uscire 20 milioni di persone dalla povertà, fissati da Europa 2020, possano essere raggiunti, se questa tendenza si confermasse.

4.1.3

Nel 2012, l'economia europea, in netto contrasto con le altre principali economie mondiali, è caduta in una nuova recessione, con previsioni economiche che lasciano presagire una crescita estremamente debole nel 2013 e una ripresa incerta, ma altrettanto debole, nel 2014. Se l'orientamento della politica di bilancio rimarrà immutato e se non verranno attuate politiche atte a stimolare la crescita e l'occupazione, la situazione occupazionale e sociale è destinata a peggiorare ulteriormente.

4.1.4

Il Comitato osserva che molti altri soggetti politici internazionali esprimono preoccupazioni simili circa la situazione dell'Europa. L'OIL ha avvertito che l'area dell'euro potrebbe perdere altri 4,5 milioni di posti di lavoro se non si devierà in modo concertato dalla strategia di austerità (14). Le Nazioni Unite, nella loro relazione sulla situazione economica mondiale e le prospettive per il 2013 (World Economic Situation and Prospects 2013) (15) mettono in guardia dal rischio che la recessione del 2012 possa prolungarsi e intensificarsi fino al 2015 inoltrato (16) se la Grecia, l'Italia, il Portogallo e la Spagna opereranno tagli di bilancio ancora più draconiani nel 2013. Insieme al «precipizio fiscale» degli Stati Uniti e all'«atterraggio duro» della Cina, la strategia europea di risanamento del bilancio è vista come un pericolo per l'attività economica globale. Persino l'FMI, nelle sue Prospettive per l'economia mondiale (17), esprime forti perplessità, ammettendo che l'impatto dell'austerità sulla crescita economica è stato gravemente sottovalutato e mettendo in discussione l'ordine di grandezza dei moltiplicatori di bilancio che sono stati utilizzati.

4.1.5

Il Comitato avverte i responsabili politici in Europa che una recessione prolungata può indebolire strutturalmente l'economia e compromettere la transizione verso un altro modello ambientale ed energetico.

La disoccupazione di lungo periodo può portare alla perdita di competenze, alla disillusione, alla discriminazione nelle nuove assunzioni e all'uscita dal mercato del lavoro e avere, di conseguenza, un impatto strutturale negativo e duraturo sulla produttività e sul potenziale di crescita.

La mancanza di investimenti pubblici e privati (dovuti alle magre prospettive di domanda che hanno le imprese) può compromettere il potenziale di crescita dell'economia, data l'insufficiente integrazione del progresso tecnico e dell'innovazione. Per ovviare a ciò, occorre rivedere con urgenza l'elaborazione delle politiche macroeconomiche e promuovere misure di riforma, come politiche attive per il mercato del lavoro, incentivi agli investimenti e politiche di inclusione sociale.

Un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita

4.1.6

Sebbene l'AAC 2013 riconosca che il risanamento di bilancio potrebbe avere un'incidenza negativa sull'economia a breve termine, esso adduce subito dopo altri due argomenti per minimizzare tale incidenza. Il Comitato desidera soffermarsi su tali due argomenti.

1)

L'AAC 2013 fa riferimento al concetto di «risanamento di bilancio favorevole alla crescita», con cui intende dire che la riduzione della spesa «favorisce maggiormente» la crescita rispetto a un ulteriore aumento del gettito fiscale nei paesi con un carico fiscale già elevato. Oltre a segnalare che la Commissione non specifica cosa intenda per carico fiscale «elevato», il Comitato rammenta il suo parere del 2011 sul tema Strategie per un consolidamento intelligente della politica di bilancio  (18), in cui esortava a risanare le finanze pubbliche in un lasso di tempo il più flessibile possibile, al fine di non spezzare le dinamiche della crescita e garantire un equilibrio «intelligente» tra le entrate e la spesa, e tra l'offerta e la domanda aggregate. Nello stesso parere, il Comitato metteva in guardia anche dal rischio di compromettere i sistemi dei servizi pubblici e di solidarietà collettiva: se, come accade attualmente in diversi Stati membri, l'assicurazione sociale contro i grandi rischi sociali (disoccupazione, malattia, invecchiamento) viene fortemente indebolita, è logico che le famiglie reagiscano a questa generalizzazione dell'insicurezza aumentando il loro risparmio precauzionale - che è l'ultima cosa di cui un'economia in recessione ha bisogno.

2)

L'altro argomento è che gli Stati membri colpiti da turbolenze finanziarie debbano continuare ad applicare una politica di rigore e addirittura «procedere rapidamente al risanamento di bilancio», mentre gli altri Stati membri sarebbero autorizzati a lasciare agire i loro stabilizzatori automatici.

Mentre è chiaro che, nell'emergere dalla crisi attuale, alcune economie si trovano a dover compiere sforzi molto più intensi di altre per ripristinare la stabilità e la crescita, il Comitato dubita che questo mix di politiche possa funzionare. La combinazione di una politica di bilancio molto restrittiva in numerosi Stati membri con una,invece, neutra in alcuni altri avrà un impatto chiaramente negativo per l'area dell'euro nel complesso e, in particolare, per quegli Stati membri che stanno già attraversando una profonda recessione dovuta alla politica di austerità.

4.1.7

In sintesi, il Comitato si dichiara preoccupato per lo squilibrio delle politiche economiche. È stato dato troppo peso all'austerità, mentre il risanamento di bilancio volto a correggere i gravi squilibri ha bisogno di un orizzonte temporale più lungo, come confermano dati recenti del monitoraggio dei bilanci dell'FMI (19). In un breve arco di tempo (2011-2012), alle economie dell'area dell'euro è venuto a mancare il 3 % del PIL (20) a causa di tagli alla spesa e dell'aumento delle tasse e si è così innescata una nuova recessione. È un ritmo di risanamento di tre volte superiore a quello che i responsabili politici europei avevano fissato precedentemente nel Patto di stabilità riformato (che menziona una riduzione del disavanzo strutturale pari ad almeno lo 0,5 % del PIL all'anno).

Per evitare che le stesse cause continuino a produrre le stesse conseguenze, il Comitato insiste affinché la tabella di marcia del risanamento di bilancio sia valutata rispetto ad un Patto per la crescita e l'occupazione sostanzialmente rafforzato e concreto.

4.1.8

L'Analisi annuale della crescita 2013 si fonda sull'idea che sia della massima importanza ristabilire e mantenere la fiducia, e in particolare la fiducia dei mercati finanziari, in quanto questi hanno la capacità di restringere fortemente l'afflusso di finanziamenti negli Stati membri. Ed è sulla base di quest'idea che l'AAC 2013 incoraggia a portare avanti la politica di austerità.

4.1.9

Il Comitato riconosce che i mercati finanziari svolgono un ruolo cruciale nell'ambito della crisi e che la loro stabilizzazione è un elemento fondamentale per la ripresa. L'accesso al credito è infatti la linfa vitale di ogni economia, in quanto senza di esso le imprese non possono né investire, né svolgere le loro attività, e i consumatori non possono acquistare né merci, né beni immobiliari.

Tuttavia, il Comitato ritiene che la fiducia di altri soggetti economici (famiglie e imprese) sia parimenti importante. Anche se un migliore accesso al credito consentirebbe alle imprese di svolgere le loro attività e di crescere, l'effetto prodotto da tassi di interesse più bassi e dall'abbondanza del credito non è lo stesso se i cittadini sono preoccupati per il loro posto di lavoro, il loro salario e/o la loro previdenza sociale, e se le imprese nutrono seri dubbi sulle prospettive della domanda.

Il Comitato desidera sottolineare che la fiducia dei mercati finanziari e quella dei consumatori e dei produttori non sono necessariamente in contraddizione. Al crescere del numero di imprese - in particolare PMI - che, avendo di nuovo accesso ai finanziamenti, sono in grado di riprendere le loro normali attività commerciali, la fiducia si ristabilirà anche presso i consumatori.

Inoltre, se i mercati sono preoccupati per i debiti sovrani, lo sono ancora di più quando l'economia rischia il collasso.

Il Comitato ribadisce una delle affermazioni chiave contenuta nel suo parere sull'Analisi annuale della crescita 2012: «senza un tasso di crescita sufficiente, non sarà possibile superare la crisi del debito pubblico» (21). Accordando alla crescita una bassa priorità, si rischia di spingere l'economia nella recessione, cosa che ha l'effetto di indebolire immediatamente la sostenibilità del debito.

4.2   Le misure di crisi devono lasciare spazio all'economia reale e alle misure a favore di crescita e occupazione - a cui va data priorità.

Trasformare il Patto per la crescita e l'occupazione in un ampio programma europeo di investimenti per una crescita sostenibile

4.2.1

Il Comitato invoca un intervento deciso volto a ristabilire crescita, occupazione e competitività all'interno dell'economia europea, e invita l'attuale presidenza a portare avanti un'ambiziosa agenda a favore della crescita. Troppo spesso il Consiglio europeo ha appoggiato interventi minimalisti per uscire dalla crisi e si deciso ad agire soltanto quando la pressione dei mercati ha minacciato di mandare all'aria il progetto dell'euro. Occorre perseguire con maggiore determinazione una governance economica solida ed equilibrata, unitamente a delle riforme che rafforzino la competitività strutturale dell'Unione e facciano dell'attuazione della strategia Europa 2020 una delle priorità del semestre europeo. Qualsiasi misura correttiva del bilancio determinerà una contrazione, tuttavia se ciò viene fatto mantenendo le spese che promuovono il potenziale di crescita (istruzione, formazione per i disoccupati, R&S, sostegno alle PMI) e vengono compiuti progressi concreti per superare la frammentazione del settore finanziario, le prospettive di medio e lungo periodo per la crescita e l'occupazione potrebbero essere preservate.

4.2.2

Il Comitato accoglie con favore il Patto per la crescita e l'occupazione, che rappresenta un primo passo importante verso il riconoscimento della crescita quale elemento fondamentale per uscire dalla crisi attuale, e invita la Commissione e il Consiglio europeo ad attuarlo celermente e ad andare oltre, trasformandolo in un programma europeo di investimenti concreto e di ampia portata.

4.2.3

La priorità va data alle «spese a favore della crescita», come quelle per l'istruzione e le competenze, l'innovazione (essenziale per la competitività dell'economia europea), l'ecologizzazione dell'economia (che deve divenire una forza motrice per la prossima rivoluzione industriale) e le grandi reti (ad es. Internet ad alta velocità, interconnessioni per i trasporti e l'energia). È inoltre fondamentale sfruttare il potenziale dei settori forieri di occupazione: la sanità, l'economia verde, la cosiddetta silver economy (attività economiche legate alla fascia di popolazione di età più avanzata), l'edilizia, i servizi commerciali, il turismo, ecc.

4.2.4

Il mercato unico ha il potenziale di produrre benefici dall'effetto immediato per le imprese, i consumatori e i cittadini; tuttavia sono ancora necessari ulteriori miglioramenti, ad esempio nel settore dei servizi, della mobilità, del commercio elettronico, dell'agenda digitale, degli appalti elettronici, delle microimprese e delle imprese a conduzioni familiare, delle misure a sostegno della creazione di nuove imprese, così come delle misure per la tutela dei consumatori e della dimensione sociale del mercato unico. Occorre garantire più trasparenza, nonché una maggiore consapevolezza, partecipazione e titolarità da parte della società civile (22).

4.2.5

Il Comitato sottolinea l'importante ruolo delle imprese (in particolare PMI), dell'imprenditorialità e della creazione di imprese nell'ambito del processo di ripresa e come motori di crescita economica, innovazione, competenze e occupazione. Per valorizzare il potenziale delle PMI si possono adottare diverse misure, come ad esempio: agevolare la loro internazionalizzazione, eliminare gli oneri amministrativi, ridurre i costi di avviamento e facilitare il loro accesso al credito, ai mercati dei capitali, ai sistemi di obbligazioni specifici per le PMI, ai fondi strutturali e alle garanzie di prestiti.

4.2.6

Il Comitato segnala inoltre che le imprese sociali sono elementi essenziali del modello sociale europeo e del mercato unico. Esse meritano di essere pienamente riconosciute e promosse, in particolare in questo difficile clima economico, e le loro particolarità vanno tenute in debita considerazione nell'elaborare le politiche europee.

4.2.7

Va inoltre menzionato il ruolo delle cooperative, poiché esse contribuiscono alla coesione sociale e territoriale, sviluppano nuove iniziative imprenditoriali, sono più stabili e resistenti rispetto ad altre forme d'impresa, e tutelano i posti di lavoro anche in tempi di crisi (23).

4.2.8

Il Comitato si compiace del fatto che l'AAC 2013 sottolinei l'importanza di compiere progressi verso lo sviluppo sostenibile, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica al fine di realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020 in materia di cambiamento climatico/di energia (24). Per mantenere la competitività economica e far crescere l'occupazione è essenziale promuovere un'economia «verde» efficiente sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni di carbonio. Altrettanto necessaria è la ristrutturazione su larga scala degli edifici in termini di efficienza energetica, così come gli investimenti nei servizi di trasporto ecologici, nella gestione dei rifiuti e nella gestione idrica. Ciò deve essere accompagnato da un potenziamento delle reti di trasmissione energetica al fine di agevolare il trasporto di volumi elevati e lo scambio di elettricità in Europa. Per rafforzare ulteriormente la competitività europea, ciò dovrebbe essere completato da investimenti in reti di trasporto transeuropee altamente efficienti e nell'espansione dell'infrastruttura per le reti a banda larga.

4.2.9

La politica industriale, l'utilizzo efficiente delle risorse naturali e l'innovazione devono interagire per creare una crescita sostenibile.

4.2.10

Per promuovere il cambiamento strutturale e mettere l'economia dell'UE sul sentiero di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, occorre effettuare ingenti investimenti.

Il Comitato prende atto dell'accordo raggiunto dai capi di Stato e di governo sul prossimo Quadro finanziario pluriennale QFP), e ribadisce l'importanza di tale QFP in quanto fattore essenziale per la realizzazione degli obiettivi di Europa 2020.

Il CESE rimanda ai suoi recenti pareri sul bilancio dell'UE (25), in cui è sempre stato coerente nel sostenere la necessità di un bilancio rafforzato che consenta di far fronte alle sfide attuali. Il bilancio UE non dovrebbe essere visto come un onere, ma come uno strumento intelligente per realizzare economie di scala, ridurre i costi e influenzare in senso positivo la competitività, la crescita e l'occupazione.

Altre risorse potrebbero inoltre essere mobilitate grazie a fonti di finanziamento supplementari. Il CESE appoggia l'azione della BEI, che rende disponibile finanziamenti a lungo termine per gli investimenti nell'economia reale e attira finanziamenti privati aggiuntivi. Il Comitato si compiace dell'enfasi posta sui progetti con un notevole impatto sulla crescita sostenibile e con un elevato potenziale occupazionale (ad es. i progetti per le PMI, l'economia della conoscenza, il capitale umano, l'efficienza energetica e il cambiamento climatico), e chiede che i fondi supplementari accordati alla BEI vengano incanalati rapidamente verso il settore delle PMI. Il Comitato approva altresì il ricorso a garanzie della BEI per gli investimenti privati nella ristrutturazione degli edifici a fini di efficienza energetica.

Il CESE appoggia inoltre l'introduzione di project bond (obbligazioni di progetto) volti a stimolare il finanziamento di progetti relativi alle infrastrutture essenziali nei settori dei trasporti, dell'energia e delle TIC. Questo rappresenta un primo importante passo verso la creazione di un quanto mai necessario programma di investimenti UE per i prossimi anni.

4.2.11

Il CESE richiama l'attenzione sull'importanza della politica di coesione per il conseguimento della convergenza economica, sociale e territoriale in tutta l'UE, in linea con la strategia Europa 2020. Il CESE ribadisce il suo appello a creare un'unica e uniforme politica di coesione che coinvolga attivamente la società civile, sia maggiormente incentrata sul conseguimento di risultati sostenibili e concreti e in grado di aiutare gli Stati membri dell'UE meno sviluppati e quelli maggiormente colpiti dalla crisi (26).

4.2.12

Il Comitato accoglie con favore l'importanza che l'AAC attribuisce all'ammodernamento della pubblica amministrazione. Secondo il CESE, ciò implica, inter alia: l'utilizzo degli appalti pubblici per dare impulso all'innovazione, la lotta alla corruzione, una maggiore efficienza nella riscossione delle imposte, la garanzia di risorse finanziarie adeguate e un aumento della capacità di assorbimento dei fondi strutturali.

Creare occupazione e migliorare le competenze

4.2.13

L'AAC 2013 riconosce che «dopo anni di crescita debole, la crisi ha conseguenze sociali particolarmente pesanti» e che «la disoccupazione ha registrato un'impennata e la povertà è in aumento». Alcuni gruppi, come i giovani, i lavoratori meno qualificati, i disoccupati di lunga durata, i genitori soli e gli immigrati, sono colpiti in misura maggiore (27).

Occorre compiere tutti gli sforzi necessari per mobilitare gli investimenti sia pubblici che privati al fine di promuovere l'occupazione. Il CESE ha ripetutamente chiesto di varare un piano europeo di ripresa economica, con un impatto rilevante sul mercato del lavoro, pari al 2 % del PIL (28). Il CESE ha inoltre chiesto un «patto per gli investimenti sociali» per consentire di superare in maniera duratura le crisi e di investire nel futuro (29).

Il Comitato ribadisce la sua richiesta di accrescere la partecipazione al mercato del lavoro, migliorare i livelli di competenza, facilitare la mobilità, migliorare i servizi pubblici per l'occupazione, accelerare l'attuazione di misure attive per il mercato del lavoro e sostenere l'imprenditorialità e il lavoro autonomo. Il Comitato concorda con la Commissione quanto alla constatazione che in determinate regioni o settori esiste un divario tra gli alti tassi di disoccupazione registrati e la carenza di personale qualificato e la scarsa corrispondenza fra offerta e domanda di lavoro.

Raccomanda inoltre di adottare misure volte a promuovere il dialogo sociale, al livello adeguato, in merito alla configurazione dell'orario di lavoro.

Il Comitato accoglie con favore il Pacchetto per l'occupazione giovanile  (30) pubblicato di recente dalla Commissione. Le sue proposte, in particolare quella relativa a una «garanzia per la gioventù», dovrebbero essere tempestive e vincolanti e andrebbero sostenute con risorse adeguate. Tutti gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di adottare tali proposte.

4.2.14

Il Comitato insiste sulla necessità di investire in istruzione, formazione e apprendimento permanente (inclusa la formazione sul campo, i sistemi duali di apprendistato) per far fronte alle «strozzature» e agli squilibri in materia di competenze (31).

4.2.15

Il Fondo sociale europeo, completato dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, dovrebbe essere destinato principalmente a proteggere le categorie svantaggiate dagli effetti della crisi (32); inoltre, andrebbe creato anche un fondo specifico di solidarietà per i giovani (33).

L'esigenza di un approccio equilibrato alle riforme del mercato del lavoro

4.2.16

Il Comitato osserva che l'Analisi annuale della crescita 2013 promuove la flessibilità nel mercato del lavoro senza tener troppo o per nulla conto della dimensione della sicurezza.

Il Comitato prende atto che evitare la segregazione del mercato del lavoro, riducendo i divari in fatto di tutela dell'impiego tra i diversi tipi di contratti di lavoro, può contribuire a innalzare i livelli di occupazione. Il Comitato rammenta tuttavia un suo precedente parere (34) in cui fa riferimento alla necessità di trovare un equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza: «Il concetto di flessicurezza non implica in alcun caso una riduzione unilaterale e illegittima dei diritti dei lavoratori». Il CESE ha già sottolineato a più riprese l'importanza fondamentale di «un dialogo sociale forte e vitale, che coinvolga le parti sociali e al cui interno esse possano negoziare, avere voce in capitolo ed assumersi la responsabilità di definire la flessicurezza e le sue componenti, nonché di valutarne i risultati» (35). Il CESE ribadisce inoltre che per contrastare la segmentazione dei mercati, occorre garantire «un livello di sicurezza adeguato per tutti i lavoratori, indipendentemente dalle forme di contratto» (36).

Il Comitato sottolinea che la flessibilità non può correggere gli errori commessi a livello di domanda macroeconomica, e può anzi peggiorare le cose, se gli impieghi stabili e di qualità sono sostituiti da rapporti di lavoro non sicuri; inoltre, l'eliminazione degli «ammortizzatori sociali» (tutela del posto di lavoro, indennità di disoccupazione) può rendere l'economia ancora più vulnerabile agli shock economici negativi.

Riforma strutturale del settore delle retribuzioni

4.2.17

Il Comitato ribadisce che le riforme nel settore della fissazione dei salari vanno negoziate a livello nazionale tra le parti sociali e devono assicurare il giusto equilibrio tra conseguire una crescita sufficiente della domanda, mantenere la stabilità dei prezzi, tenere sotto controllo le disuguaglianze eccessive e/o crescenti e mantenere la competitività a livello dei prezzi. Il CESE esprime preoccupazione per il rischio che le riforme strutturali del settore delle retribuzioni inneschino una concorrenza al ribasso tra gli Stati membri e, in questo modo, riducano la domanda nell'UE e contribuiscano - a causa di un aumento dell'avanzo esterno dell'area dell'euro - a una sopravvalutazione ancora più marcata della moneta unica. L'OIL (37) conferma tale tendenza e mette in guardia dalle sue vaste conseguenze economiche e sociali.

L'approccio adottato nell'AAC nei confronti dei salari minimi, secondo cui «è importante che nel fissare i livelli salariali minimi si trovi un giusto equilibrio fra la creazione di posti di lavoro e un reddito adeguato», rispecchia l'idea generale di un trade-off, una sorta di scambio, tra la creazione di posti di lavoro e diversi fattori tra cui la qualità dei posti di lavoro e la disponibilità ad accettare un'offerta di lavoro. Il Comitato si chiede se l'esistenza di questo trade-off possa essere dimostrata, dato che dalle indagini dell'OIL sulle pratiche dei salari minimi nell'Unione europea non è emersa alcuna prova a sostegno della tesi secondo cui i salari minimi distruggerebbero posti di lavoro (38). Il Comitato ricorda il principio «il lavoro deve essere retribuito», che, benché fissato prima della crisi, deve continuare a essere applicato.

Il Comitato invita la Commissione a chiarire la sua posizione in merito a retribuzioni, inflazione e produttività; mentre la comunicazione della Commissione sul Pacchetto occupazione (39) affermava chiaramente che i salari reali avrebbero dovuto essere allineati all'evoluzione della produttività, l'AAC 2013 non precisa se alla produttività vadano allineati i salari nominali o quelli reali. La differenza tra questi due approcci è cruciale, in quanto nell'ultimo caso esiste la possibilità che i salari nominali tengano conto soltanto della produttività, e non più dell'inflazione. Tale «regola» comporterebbe il rischio che un'inflazione a tasso zero determini una deflazione in caso di shock economici negativi.

Promuovere la giustizia sociale

4.2.18

In linea generale, il Comitato ritiene che occorra prestare maggiore attenzione alla questione dell'equità e della giustizia sociale. Per costruire un clima di fiducia e garantire un'attuazione efficace delle politiche, i costi e i benefici della politica economica e delle riforme strutturali devono essere distribuiti equamente tra tutti i soggetti (lavoratori, famiglie, imprese). Il Comitato riconosce l'importanza che l'AAC accorda alla trasparenza e all'equità per quanto riguarda il loro impatto sulla società, e invita la Commissione a monitorare se le politiche dei governi nazionali ne tengano effettivamente conto nei loro programmi di riforma.

Promuovere l'inclusione sociale e lottare contro la povertà

4.2.19

Il Comitato sostiene l'appello, lanciato nell'AAC, a compiere ulteriori sforzi per garantire che i sistemi di protezione sociale contrastino efficacemente gli effetti della crisi, nonché per promuovere l'inclusione sociale, attuare una «strategia di inclusione attiva» volta a garantire un mercato del lavoro inclusivo e lottare contro la povertà.

Promuovere la parità di genere

4.2.20

Il CESE ritiene che la prospettiva della parità di genere - che non è stata affrontata in nessuna delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 - vada adesso integrata nel processo del semestre europeo (ad es. nei programmi di riforma nazionali), dato che si tratta di un elemento indispensabile per conseguire gli obiettivi principali della strategia (40).

4.3   L'importanza della partecipazione della società civile organizzata e delle parti sociali al semestre europeo

4.3.1

Il CESE ribadisce la necessità di migliorare l'assunzione di responsabilità e la legittimità democratiche dei vari processi del semestre europeo, così come il coordinamento delle politiche economiche nazionali. Nel contesto attuale, caratterizzato dalla perdita di fiducia nelle capacità delle istituzioni europee di produrre risultati, è essenziale conferire un ruolo forte alle istituzioni che rappresentano i cittadini, alle parti sociali e alla società civile, al fine di consolidare la legittimità e la titolarità. Il dialogo sia verticale, sia orizzontale è fondamentale (41), e le disposizioni relative alla democrazia partecipativa di cui all'articolo 11 del TUE vanno attuate rapidamente (42).

Il Comitato ritiene che i termini con cui l'AAC fa riferimento al ruolo del dialogo sociale non siano soddisfacenti. Le riforme strutturali, ove necessarie, andrebbero intraprese in stretta collaborazione e di concerto con le parti sociali, e non limitandosi soltanto a consultarle. Il dialogo con le parti sociali e con la società civile organizzata (come le associazioni di consumatori) è essenziale per elaborare e attuare correttamente le politiche e le riforme; esso può rafforzare la credibilità e l'accettazione sociale delle riforme, dato che il consenso e la fiducia possono contribuire a garantire l'impegno delle parti interessate e il buon esito delle riforme. Le parti sociali e le organizzazioni della società civile possono valutare gli impatti delle politiche e suonare tempestivamente il campanello d'allarme, se necessario. In molti settori, sono le organizzazioni sociali, e in particolare le parti sociali, che devono tradurre in pratica le proposte strategiche (43).

Il Comitato chiede un rafforzamento del ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata sia a livello UE, sia a livello nazionale. Questi soggetti andrebbero coinvolti in maniera efficace e tempestiva nel processo del semestre europeo, nonché nella preparazione delle Analisi annuali della crescita, degli orientamenti in materia di occupazione, degli indirizzi di massima per le politiche economiche (che, insieme, formano gli «orientamenti integrati della strategia Europa 2020») e delle raccomandazioni specifiche per paese. A livello nazionale, le parti sociali e la società civile organizzata andrebbero coinvolte maggiormente nell'elaborazione dei programmi nazionali di riforma, e il CESE continuerà a cooperare strettamente con la sua rete di CES nazionali e istituzioni analoghe per fornire ai responsabili politici europei informazioni sulla partecipazione di questi soggetti a livello nazionale. Un maggiore coinvolgimento delle parti sociali dovrebbe sfociare in una migliore attuazione.

Bruxelles, 13 febbraio 2013

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  GU C 248 del 25.8.2011, pagg. 8–15.

(2)  ETUC/CES, BUSINESSEUROPE, UEAPME, CEEP, Joint statement on the Europe 2020 strategy (Dichiarazione congiunta in merito alla strategia Europa 2020), 4 giugno 2010.

(3)  Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione Aiutare i giovani a entrare nel mondo del lavoro, COM(2012) 727 final (non ancora pubblicato nella GU).

(4)  GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 94-101.

(5)  GU C 211/48 del 19.8.2008, pagg. 48–53.

(6)  EUCO 76/12, pagg. 7-15.

(7)  Relazione del Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, 5 dicembre 2012.

(8)  COM(2012) 777 final/2, 30 novembre 2012.

(9)  GU C 11 del 15.1.2013, pagg. 34-38.

(10)  Eurostat, Statistics in focus 39/2012, Europe 2020 Strategy - towards a smarter, greener and more inclusive EU economy? (Strategia Europa 2020: verso un'economia europea più intelligente, verde e inclusiva?).

(11)  COM(2012) 750 final.

(12)  Comunicato stampa Eurostat n. 4/2013 dell'8 gennaio 2013.

(13)  Indicatori Eurostat http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&plugin=0&language=en&pcode=t2020_50

(14)  OIL 2012, Eurozone job crisis: trends and policy responses (La crisi occupazionale dell'area dell'euro: tendenze e risposte politiche), pag. 11.

(15)  Nazioni Unite, World economic situation and prospects 2013 - global outlook (Situazione economica mondiale e le prospettive per il 2013 - quadro globale), dicembre 2012, pag. 28.

(16)  – 0,9 % nel 2013, – 2,1 % nel 2014 e – 3,3 % nel 2015.

(17)  FMI 2012, World Economic outlook, Coping with High Debt and Sluggish Growth (Prospettive economiche mondiali, Far fronte a un debito elevato e a una crescita fiacca), ottobre 2012, pag. 21 e riquadro 1.1 a pag. 41.

(18)  GU C 248 del 25.8.2011, pagg. 8-15.

(19)  IMF Fiscal Monitor: Taking stock - a progress report on fiscal adjustment (Monitoraggio sui bilanci dell'FMI: Un bilancio - Relazione sui progressi compiuti in materia di aggiustamento di bilancio), FMI, ottobre 2012.

(20)  Il 3 % corrisponde alla variazione del disavanzo strutturale tra il 2010 e il 2012; il disavanzo strutturale è calcolato escludendo gli effetti del ciclo economico. Questo disavanzo va corretto.

(21)  GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 51-68, punto 16.

(22)  GU C 76 del 14.3.2013, pagg. 24-30.

(23)  GU C 191 del 29.6.2012, pagg. 24-29.

(24)  Obiettivi della strategia Europa 2020: riduzione delle emissioni di gas serra del 20 % rispetto agli anni '90, 20 % del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili e aumento del 20 % dell'efficienza energetica.

(25)  GU C 229 del 31.7.2012, pagg. 32-38 e GU C 248 del 25.8.2011, pagg. 75-80.

(26)  GU C 44 del 15.2.2013, pagg. 76-82.

(27)  GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 94-101.

(28)  GU C 11 del 15.1.2013, pagg. 65-70.

(29)  GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 23-28.

(30)  COM(2012) 727 final - in merito al quale il CESE sta attualmente elaborando un parere (SOC/474 - CES 2419-2012_00_00_TRA_APA).

(31)  Il CESE sta attualmente elaborando un parere (SOC/476 - CES 658-2012_00_00_TRA_APA) in merito alla comunicazione della Commissione - Ripensare l'istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici COM(2012) 669 final.

(32)  GU C 143 del 22.5.2012, pagg. 82-87.

(33)  GU C 11 del 15.1.2013, pagg. 65-70.

(34)  GU C 211 del 19.8.2008, pagg. 48-53.

(35)  GU C 256 del 27.10.2007, pagg. 108-113, punto 1.3.

(36)  GU C 211 del 19.8.2008, pagg. 48-53, punto 1.1.1.

(37)  OIL 2012, Global wage report 2012/2013 - Wages and equitable growth (Relazione globale sui salari 2012/2013 - Salari e crescita equa).

(38)  OIL 2012, The minimum wage revisited in the enlarged EU (Il salario minimo rivisitato nell'UE allargata), pag. 26.

(39)  COM(2012) 173 final.

(40)  GU C 76 del 14.3.2013, pagg. 8-14.

(41)  GU C 299 del 4.10.2012, pagg. 122-127.

(42)  Parere del CESE sul tema Principi, procedure e azioni per l'applicazione dell'articolo 11, paragrafi 1 e 2 del Trattato di Lisbona (parere d'iniziativa), GU C 11 del 15.1.2013, p. 8.

(43)  Parere del CESE in merito alla Comunicazione della Commissione Azione per la stabilità, la crescita e l'occupazione, GU C 44 del 15.2.2013, p. 153 .


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