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Document 52010IE1159

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell'attuale situazione finanziaria» (parere d'iniziativa)

    GU C 48 del 15.2.2011, p. 33–37 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.2.2011   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 48/33


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell'attuale situazione finanziaria» (parere d'iniziativa)

    2011/C 48/07

    Relatrice: Anna Maria DARMANIN

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 26 febbraio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere d'iniziativa sul tema:

    Strutture di finanziamento per le PMI nel contesto dell'attuale situazione finanziaria.

    La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori in materia, ha adottato il proprio parere in data 8 luglio 2010.

    Alla sua 465a sessione plenaria, dei giorni 15 e 16 settembre 2010 (seduta del 16 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 121 voti favorevoli, un voto contrario e 3 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1   Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) invita la Commissione a rafforzare gli strumenti di finanziamento per le PMI, rinnovando il regime di garanzia del Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) dopo la fine dell'attuale periodo di finanziamento, rendendo i fondi strutturali facilmente accessibili alle PMI e enunciando chiaramente le priorità di finanziamento. Nell'attuale contesto di minori fondi propri, gli organismi di garanzia offrono agli istituti bancari partner la possibilità di beneficiare di un utile effetto di mitigazione nel quadro di Basilea II. In tale contesto andrebbero incoraggiati gli organismi di mutua garanzia.

    1.2   Il CESE raccomanda la creazione di piattaforme di negoziazione per le microimprese e le PMI. La maggior parte delle borse valori riconosciute prevede troppi obblighi di segnalazione e procedure troppo lunghe perché una PMI sia in grado di quotarsi in borsa. Inoltre i costi sono in genere proibitivi, compresi quelli connessi alle quotazioni alternative e/o secondarie. L'istituzione di minipiattaforme regionali coordinate da una rete europea creerebbe un nuovo strumento da utilizzare per raccogliere nuovo capitale per le piccole aziende. Ciò incoraggerebbe ulteriormente il finanziamento proveniente da capitale di rischio e dagli investitori informali (business angel) e inoltre aiuterebbe i piccoli investitori di capitali di rischio ad assistere le piccole imprese.

    1.3   Le PMI, in particolare le microimprese, stanno incontrando più problemi a finanziarsi. Inoltre per la collettività in generale non è affatto chiaro dove sia finito tutto il denaro utilizzato per i salvataggi delle banche. Potrebbe non essere opportuno imporre alle banche di rendere pubblici questi dati ma, d'altro canto, il CESE ritiene che sarebbe più giusto che le banche destinassero una percentuale concordata dei fondi stanziati per il loro salvataggio (nei paesi in cui siano stati usati) per offrire linee di credito alle piccole imprese e alle microimprese, in particolare per progetti innovativi.

    1.4   Il CESE incoraggia lo sviluppo di un quadro che faciliti la creazione di istituti di microfinanza partecipativa ed etica. Questo approccio finanziario può sicuramente rivelarsi positivo per le PMI essendo basato sulla condivisione del rischio e degli utili, su un finanziamento stabile e sulla rinuncia ad attività speculative. Un fenomeno come quello dell'attività bancaria partecipativa dovrebbe essere esaminato in modo approfondito dalla Commissione. Il CESE invita quest'ultima a preparare un Libro verde che serva di base per lanciare il dibattito sull'attività bancaria partecipativa a livello europeo. Le iniziative separate intraprese da Stati membri dell'UE quali Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Malta sono positive, ma possono ostacolare l'ulteriore integrazione del settore dei servizi finanziari all'interno dell'UE. Inoltre, iniziative separate e non coordinate possono non dare i risultati più efficienti che questo tipo di finanza potrebbe conseguire, come la condivisione del rischio e degli utili e un approccio sociale alla finanza. L'incentivazione della microfinanza islamica potrebbe anche stimolare la nascita di nuove attività imprenditoriali e, allo stesso tempo, contribuire alla lotta contro la povertà in determinate regioni. In tale contesto bisognerebbe lavorare a una direttiva che preveda, inquadri e incoraggi metodi alternativi di finanziamento, garantendo che tali metodi si trovino su un piano di parità con altri sistemi di finanza come la finanza convenzionale.

    1.5   Il CESE raccomanda agli Stati membri di concedere direttamente prestiti alle PMI o di offrire garanzie totali o parziali agli enti finanziari per incentivarli a concedere finanziamenti. Durante la crisi finanziaria alcuni Stati membri hanno adottato questa pratica che si è dimostrata capace di attenuare i problemi di accesso ai finanziamenti delle PMI.

    1.6   Il CESE ritiene che il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) dovrebbe investire nelle PMI direttamente oppure mediante un sub-fondo per un settore specifico, come il Fondo per giovani imprenditori, che avrebbe anche l'effetto di incoraggiare una cultura imprenditoriale. Inoltre i fondi della Banca europea per gli investimenti (BEI) dovrebbero essere allocati a intermediari che diano pieno sostegno alle PMI. Il CESE propone inoltre che, al fine di incoraggiare le banche intermediarie a utilizzare i fondi della BEI per finanziare le PMI, il rischio dovrebbe essere ripartito tra queste banche e la BEI.

    1.7   Il CESE raccomanda che le banche concedano forme differenti di finanziamento, compreso il finanziamento a carattere partecipativo, innovativo ed etico. Un tipo di finanziamento come quello erogato dalla Grameen Bank in Bangladesh può essere molto limitato a causa dell'Accordo di Basilea II. Gli istituti finanziari non sono in condizione di iniziare dal problema invece che dalla soluzione: un sistema di credito deve essere basato su un'indagine del contesto sociale invece che su una tecnica bancaria prestabilita. Pertanto è necessaria una celere revisione di Basilea II oppure un accordo che preveda forme di finanziamento che si discostano dall'approccio convenzionale.

    1.8   Nell'UE stanno facendo la loro comparsa le reti di investitori informali (business angel). Purtroppo tali reti non sembrano essere regolamentate e potrebbero esistere casi di rilevante abuso che dissuaderebbero gli imprenditori dall'utilizzare questa importante forma di finanziamento alternativo. Andrebbe promosso un quadro giuridico che incentivi l'azione delle reti di investitori informali oppure attività simili.

    1.9   Il CESE raccomanda l'applicazione negli Stati membri di incentivi fiscali che siano rivolti agli investitori informali e alle loro reti, compresi gli investitori che appartengono alla famiglia dell'imprenditore, come i genitori. Molti giovani imprenditori fanno assegnamento sui fondi delle loro famiglie dato che nessun'altro fondo è disponibile e questi investitori andrebbero premiati e incoraggiati con crediti d'imposta.

    2.   Introduzione e contesto

    2.1   Gli Stati membri dell'UE si sono trovati alle prese con una sfida importante, ossia la necessità di incoraggiare e rafforzare l'imprenditoria. Il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 ha fissato questo come obiettivo per far progredire l'occupazione, la riforma economica e la coesione sociale. Il 21 gennaio 2003 la Commissione europea ha pubblicato il Libro verde L'imprenditorialità in Europa, che rivolgeva la sua attenzione al fatto che il numero di europei che avviano una impresa propria fosse troppo modesto e all'assenza di una crescita continua delle imprese in essere.

    2.2   Lo sviluppo dell'imprenditorialità arreca importanti benefici in termini sia economici che sociali. L'imprenditorialità non è soltanto una forza propulsiva per la creazione di posti di lavoro, per la competitività e la crescita, ma contribuisce anche alla realizzazione personale e al raggiungimento di obiettivi sociali (1).

    2.3   La correlazione tra imprenditorialità e performance economica nazionale può essere ricondotta alla sopravvivenza delle imprese, all'innovazione, alla creazione di posti di lavoro, al progresso tecnologico e agli aumenti della produttività e delle esportazioni. Pertanto l'imprenditorialità è vantaggiosa non soltanto per le persone coinvolte, ma anche per la società nel suo complesso.

    2.4   In un'indagine realizzata dal Centre for Enterprise and Economic Development Research (Centro per la ricerca nel campo dello sviluppo aziendale ed economico), i fondi per l'avviamento rappresentavano uno dei problemi menzionati più di frequente tra quelli che i giovani imprenditori devono affrontare (insieme a quello degli obblighi normativi di natura amministrativa). Tuttavia soltanto il 40 % circa delle organizzazioni di sostegno specializzate che hanno risposto all'indagine riteneva che tale problema fosse maggiore di quello dei vincoli finanziari che agiscono su altre piccole imprese. Molte aziende di nuova costituzione hanno difficoltà a procurarsi la garanzia richiesta per ottenere un prestito per l'avviamento dell'attività, ma per i giovani imprenditori tali difficoltà possono rappresentare un ostacolo più rilevante in quanto essi hanno minori opportunità di accumulare attivi che possono essere utilizzati come garanzia. Ovviamente fino a che punto ciò costituisca un vincolo reale varia a seconda dei settori e delle attività imprenditoriali.

    2.5   L'attuale crisi economica è un disincentivo per l'imprenditorialità, specie per il modo in cui colpisce le PMI. Il CESE ha trattato estesamente la genesi e le conseguenze della crisi finanziaria e il ruolo centrale che vi ha avuto il sistema bancario. La realtà è che le PMI sono ancora gravemente colpite dalla crisi e continuano ad incontrare problemi di accesso ai finanziamenti.

    2.6   Ad ogni modo, nell'attuale scenario il credito bancario rimane estremamente scarso (malgrado le considerevoli riduzioni dei tassi d'interesse di riferimento) a causa:

    delle perdite derivanti da prassi contabili basate sul valore corrente di mercato (mark-to-market, ossia il processo mediante il quale le banche riducono il valore contabile dei titoli iscritti in bilancio perché non esiste mercato per questi titoli nel prossimo futuro),

    della inesigibilità o dubbia esigibilità dei debiti della clientela, a causa, ancora una volta, dalla recessione,

    dell'assenza di finanziamenti sul mercato interbancario, un fenomeno ancora sotto i nostri occhi che sinora non si è corretto malgrado l'intervento di numerosi governi,

    del persistente fattore paura (i banchieri che temono per il proprio posto di lavoro sono meno propensi a correre il rischio di prendere decisioni in materia di credito che possono sembrare rischiose).

    2.7   Pertanto il capitale delle banche viene razionato e dato in prestito alla clientela già esistente che le banche difficilmente possono permettersi di perdere, oppure investito in strumenti a reddito fisso di qualità superiore, come i titoli di Stato. Poiché i governi stanno aumentando i loro fabbisogni di finanziamento per iniettare fondi nelle rispettive economie, la disponibilità di titoli di debito sovrano è cresciuta e ciò, a sua volta, porta a meno fondi disponibili per l'erogazione di credito a imprese e consumatori.

    3.   Una breve panoramica, basata sull'osservazione, della natura delle PMI, al di là delle statistiche ufficiali

    3.1   Le PMI sono speciali sotto vari aspetti. Elencare tutte le specifiche caratteristiche non renderebbe giustizia al dinamismo delle PMI; ciononostante vale la pena ricordare alcune di queste caratteristiche in modo conciso.

    3.2   Le PMI sono generalmente imprese familiari in cui la proprietà passa di generazione in generazione; la famiglia è pertanto un investitore importante per l'impresa, ma spesso non sufficiente. Le PMI tendono ad avere un radicamento locale e ciò influisce sui loro metodi di esternalizzazione e sul loro modo di assumere personale (spesso molto prudente). Non c'è una netta distinzione tra chi gestisce l'impresa e chi ne detiene la proprietà; inoltre spesso esiste uno stretto rapporto tra personale e proprietari (ciò accresce la fedeltà di entrambe le parti). Le PMI sono flessibili, dinamiche e rapide nell'incorporare l'innovazione. Le PMI sono contraddistinte dalla riluttanza a correre rischi nella gestione dei flussi di cassa, a utilizzare i loro fondi di riserva prima di rivolgersi ad istituti di credito e dalla necessità di superare numerosi passaggi burocratici per chiedere prestiti e riceverli.

    3.3   La percezione che prestare alle PMI comporti rischi maggiori è in parte dovuta alla stessa natura di tale categoria di aziende, che spesso sono imprese di recente creazione, restie ad accettare le lungaggini di sistemi di finanziamento burocratizzati, prive di garanzie sufficienti e, in genere, sprovviste di strumenti di gestione del rischio a causa della loro dimensione.

    3.4   Occorre rilevare che i problemi incontrati dalle PMI sono ancora più accentuati nelle microimprese.

    4.   Strumenti di finanziamento

    4.1   Quotazione pubblica in borse valori riconosciute - Le offerte iniziali al pubblico riguardano in genere imprese consolidate che cercano di raccogliere capitale a lungo termine sotto forma di titoli rappresentativi di una quota del capitale nominale (azioni) o di titoli di debito (obbligazioni) ammessi al listino ufficiale. Questa raccolta generalmente ha luogo prima della fase di espansione, quando i proprietari dell'impresa e/o i finanziatori con capitali di rischio cercano di uscire dall'azienda. Esistono anche mercati secondari, che in genere non sono adatti per le microimprese, e solo le aziende più grandi del settore delle piccole imprese saranno in grado di seguire questa strada. Sebbene i listini alternativi siano generalmente più scarni di quelli del mercato primario, essi sono soggetti agli stessi obblighi sulla pubblicità delle informazioni. Il costo dell'ammissione al listino può andare da 500 000 euro in su.

    4.2   Nuove fonti di finanziamento: i prestiti partecipativi delle banche - Un nuovo fenomeno sta facendo la sua comparsa in tutta l'Europa sotto forma di prestiti partecipativi ed etici, noti anche con il nome di finanza islamica. Il suo modus operandi è interessante e probabilmente appropriato per le PMI e i loro fabbisogni finanziari visto l'attuale contesto. Essa offre vari strumenti, molti dei quali non sono nuovi per i paesi europei. Tuttavia una parte della legislazione, specie quella in materia fiscale, sta ostacolando l'evoluzione di questo tipo di finanziamento. Purtroppo vari Stati membri dell'UE (come Regno Unito, Francia, Lussemburgo, Germania, Malta e Italia) stanno adottando misure unilaterali con il rischio di creare problemi per quanto riguarda l'attività all'estero delle banche nell'ambito mercato interno. È possibile il sorgere di un fenomeno consistente nella possibilità che gli istituti finanziari che concedono prestiti partecipati trovino strumenti legislativi alternativi per penetrare nel mercato dell'UE (2).

    4.2.1   Questo sistema di finanza può senz'altro essere vantaggioso per le PMI, essendo basato sulla condivisione del rischio e del profitto, su un finanziamento stabile, sulla rinuncia ad attività speculative e a certi tipi di investimenti.

    4.2.2   Un campo particolarmente nuovo e in evoluzione è quello noto come microfinanziamento islamico. La microfinanza è costituita da un ventaglio di servizi finanziari per persone che sono tradizionalmente considerate come non finanziabili dalle banche, soprattutto perché prive delle garanzie che possono proteggere un istituto finanziario contro un rischio di perdita.

    4.2.3   La vera rivoluzione della microfinanza consiste nel fatto che essa dà una possibilità a persone a cui era negato l'accesso al mercato finanziario, apre nuove prospettive e mette in grado le persone di poter finalmente realizzare i loro progetti e le loro idee con risorse proprie, evitando l'assistenza, i sussidi e la dipendenza. Le esperienze di microfinanza realizzate in tutto il mondo hanno ormai definitivamente provato che i poveri hanno bisogno di un'ampia gamma di servizi finanziari, che sono disposti a sopportare le relative spese e che sono assolutamente idonei a usufruire dei servizi bancari. La microfinanza ha come destinatari specifici coloro che vivono al limite della cosiddetta soglia di povertà, persone che potrebbero raggiungere più facilmente una qualità di vita dignitosa e che hanno idee imprenditoriali, ma sono prive di accesso alla finanza formale.

    4.2.4   Su questo argomento sono stati condotti alcuni studi e l'esperienza in questo campo è ancora relativamente limitata, ma la microfinanza dimostra di possedere un enorme potenziale sia nella lotta alla povertà e all'esclusione finanziaria e sociale, sia nell'ampliare e accrescere la base della clientela degli istituti finanziari nei paesi in via di sviluppo con un substrato culturale islamico. Pertanto l'attività bancaria partecipativa ha dimostrato di concentrarsi non solo sui risultati finanziari, ma anche sulla massimizzazione dei benefici sociali attraverso la creazione di istituti finanziari più sani che possono erogare servizi finanziari efficaci, anche a livello di base.

    4.3   Regimi di finanziamento dei governi e dell'UE - I governi, tramite i loro intermediari, sono stati coinvolti nella promozione delle imprese attraverso varie misure, come gli incentivi fiscali, i regimi di finanziamento e le sovvenzioni accordate nel quadro del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo europeo per gli investimenti.

    4.3.1   Il ricorso a talune iniziative concernenti il capitale di avviamento e il capitale iniziale può non avere raggiunto i livelli sperati.

    4.4   I business angel , noti anche come investitori privati o investitori informali, sono classificati come fonti di finanziamento non tradizionali e forniscono capitale azionario alle imprese dalla fase di avviamento a quella della prima crescita.

    5.   Un possibile quadro d'azione da adottare per frenare il tracollo di investimenti e finanziamenti e per agevolare l'accesso delle PMI al credito

    5.1   Nell'attuale scenario economico è cruciale una rapida attuazione della legislazione sulle piccole imprese (Small Business Act - SBA). Il CESE ha accolto con favore lo SBA preparato dalla Commissione, ma ribadisce che è fondamentale attuare le iniziative in esso proposte.

    5.1.1   Considerato che attualmente la liquidità rappresenta una merce di lusso per le PMI, occorre modificare la direttiva sui ritardi di pagamento per garantire che le PMI vengano pagate puntualmente per tutte le operazioni commerciali e che venga rispettato il termine di pagamento di 30 giorni. È tuttavia necessario che l'attuazione della direttiva sia realmente fattibile e che incontri il consenso dei fornitori (sia pubblici che privati).

    5.1.2   Occorre inoltre attuare con celerità la direttiva sulle aliquote IVA ridotte applicabili ai servizi che sono prestati a livello locale e sono ad alta intensità di lavoro, servizi che sono principalmente forniti dalle PMI. Malgrado alcune controversie sorte in proposito, si ritiene che tale direttiva potrebbe stimolare le pratiche commerciali delle PMI, rendendole più interessanti per il consumatore finale.

    5.2   Secondo i dati delle camere di commercio europee, il 30 % delle PMI deve far fronte a problemi di liquidità, un quarto dei quali è dovuto alla mancata concessione di credito da parte delle banche. In un momento in cui gli istituti bancari sono sottoposti ad attento esame e stanno seguendo un approccio estremamente prudente nell'erogazione del credito, il fatto che le PMI siano oggetto di una linea di condotta così prudente avrà effetti negativi per l'economia.

    5.2.1   I fondi bancari per le PMI sono stati aumentati dall'UE attraverso l'aumento dei fondi della BEI per effetto del piano di ripresa economica. Tuttavia l'esperienza delle PMI è che l'accesso al credito tramite le banche è ancora molto difficile. Pertanto, sebbene sembri che il denaro sia stato destinato al finanziamento delle PMI, esso in realtà non sta raggiungendo le PMI. Di conseguenza è importante che le banche intermediarie selezionate per gestire i fondi della BEI siano banche che sostengono pienamente le PMI. Quando un intermediario non riesce sistematicamente a far confluire questi fondi verso le PMI, la BEI dovrebbe cessare di utilizzarlo. Infine, allo scopo di incoraggiare gli intermediari a prestare veramente i fondi della BEI alle PMI, il rischio del prestito dovrebbe essere ripartito tra la BEI e gli intermediari e non sopportato solo da questi ultimi.

    5.3   Una questione importante, in particolare per le imprese appena avviate, è l'accesso al capitale di rischio. In Europa il mercato del capitale di rischio per l'avviamento delle imprese rappresenta all'incirca soltanto 2 miliardi di euro l'anno, il che equivale solo a circa il 25 % del corrispondente mercato statunitense. Non più di una PMI su 50 si rivolge a una società di capitale di rischio per ottenere dei finanziamenti. Le informazioni sui finanziamenti di questo tipo sono facilmente disponibili, tuttavia molto spesso le PMI tradizionali non si rendono conto della possibilità di ottenere effettivamente del capitale di rischio. Ciò è anche legato all'approccio prudente in rapporto al rischio seguito dagli imprenditori europei, che sembrano ricorrere più ai servizi offerti dalle banche che ai capitali di rischio.

    5.4   Gli appalti pubblici rappresentano un'opportunità importante per le PMI che, tuttavia, sono meno competitive in questo settore a causa non solo dell'esperienza già accumulata dalle società più grandi, ma anche delle rigorose normative in materia di garanzie bancarie e rendiconti finanziari sul fatturato. Negli appalti pubblici si dovrebbero introdurre misure più attente alla situazione delle PMI, come ridurre il capitale legato alle garanzie bancarie, favorire la presentazione di offerte da parte delle PMI e sostenere i raggruppamenti (cluster) di PMI.

    5.5   La priorità fondamentale per le PMI è la riduzione degli adempimenti burocratici, perché esse sostengono oneri normativi e amministrativi sproporzionati rispetto alle imprese più grandi. È assodato che, se una grande società spende mediamente 1 euro per dipendente per adempiere agli obblighi di legge, una piccola azienda deve spenderne fino a 10. La Commissione ha imboccato la giusta direzione nel ridurre gli adempimenti burocratici, però siamo ancora lontani dal raggiungere quel livello che aiuterebbe effettivamente le PMI.

    5.6   La concorrenza sostenibile rappresenta il futuro della nostra economia. Le PMI che aderiscono ai principi dello sviluppo sostenibile e che operano secondo i criteri dell'economia «verde» dovrebbero quindi essere agevolate nel loro processo di finanziamento.

    5.7   I finanziamenti dell'UE sono abbondanti e ad ampio raggio, e sostengono utilmente le PMI che operano nel settore delle nuove tecnologie. Tuttavia, occorre incoraggiare le PMI più tradizionali che si occupano della fornitura di prodotti e/o servizi, in modo che adottino impostazioni innovative nel proprio ambito di attività. Sarebbe necessario un ulteriore rafforzamento degli strumenti di finanziamento, per sostenere anche queste attività diffuse a livello delle PMI.

    5.8   Il CESE riconosce che organismi come quelli che fanno parte dell'Associazione europea di mutua garanzia (European Mutual Guarantee scheme, AECM) sono stati utili durante la crisi. Invita la Commissione a continuare a creare un ambiente favorevole al mantenimento del sostegno da parte di tali organismi alle PMI per quanto riguarda le garanzie offerte per il loro finanziamento.

    5.9   Il Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) è stato uno strumento utile per le PMI, e il CESE invita pertanto la Commissione a mantenere dopo il 2013 lo strumento delle garanzie in favore delle PMI previsto da tale programma.

    Bruxelles, 16 settembre 2010

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  Flash Eurobarometro n.192, Entrepreneurship Survey of the EU (25 Member States), United States, Iceland and Norway - Analytical Report (Indagine sull'imprenditoria nell'UE (25 Stati membri), negli Stati Uniti, in Islanda e in Norvegia - Relazione analitica).

    (2)  Cfr. «Islamic Finance in a European Union Jurisdiction Workshops Report» (Relazione sui seminari sul tema La finanza islamica in un ambito giurisdizionale europeo) pubblicata da: Malta Institute of Management, Malta Employers Association e Malta Union of Bank Employees.


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