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Document 52009IE1464

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il futuro della PAC dopo il 2013 (supplemento di parere)

    GU C 318 del 23.12.2009, p. 66–68 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    23.12.2009   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 318/66


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il futuro della PAC dopo il 2013 (supplemento di parere)

    2009/C 318/12

    Relatore: KIENLE

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 24 febbraio 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, lettera A, delle Modalità d'applicazione del Regolamento interno, di elaborare un supplemento di parere sul tema:

    «Il futuro della politica agricola comune dopo il 2013

    La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 2 settembre 2009, sulla base del progetto predisposto dal relatore KIENLE.

    Alla sua 456a sessione plenaria, dei giorni 30 settembre e 1o ottobre 2009 (seduta del 30 settembre 2009), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 167 voti favorevoli, 3 voti contrari e 13 astensioni.

    1.   Il ruolo del CESE nel processo di ulteriore sviluppo della PAC

    1.1

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) vanta una lunga tradizione nell'occuparsi delle riforme imminenti della politica agricola comune (PAC) in maniera approfondita e con il dovuto anticipo, laddove possibile già prima delle comunicazioni o dei testi di natura legislativa della Commissione europea. Con il parere esplorativo del 2007 richiesto dalla Commissione sul tema Verifica dello stato di salute e futuro della PAC dopo il 2013  (1), il CESE è stato il primo tra le istituzioni europee a compiere un'attenta riflessione sul futuro della politica agricola comune.

    1.2

    Sia durante la presidenza francese del Consiglio, nel secondo semestre del 2008, sia durante la presidenza della Repubblica ceca, durante il primo semestre 2009, si è tentato, senza risultato, di accelerare il dibattito sulla definizione della PAC dopo il 2013. Proprio perché il Consiglio Agricoltura ha sinora evitato di specificare formalmente i contenuti e le modalità di questo dibattito, il CESE ritiene ora assolutamente indispensabile elaborare un «supplemento di parere» sui principali sviluppi in atto. Dopo la «verifica dello stato di salute della PAC» del 2008 ciò potrà facilitare l'avvio delle discussioni sull'avvenire della PAC dopo il 2013. Il CESE reputa inoltre necessario dedicare un parere approfondito all'intera tematica inerente alla PAC.

    1.3

    Dal novembre del 2008, ossia da quando il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura ha deciso di procedere a una verifica dello stato di salute della PAC, i mercati agricoli hanno registrato alcuni ingenti crolli dei prezzi. Quello del latte risulta particolarmente drastico. Il CESE ritiene che sia necessario esaminare ancora una volta se le reti di sicurezza, tra cui i sistemi di quote ancora esistenti, siano adeguate ad attenuare questo tipo di situazioni.

    2.   Condizioni di partenza per l'ulteriore sviluppo della PAC dopo il 2013

    2.1

    Con la riforma della PAC del 2005 i pagamenti diretti nel settore agricolo sono stati sganciati in larga misura dalla produzione e, in alcuni Stati membri, la loro ripartizione avviene, in tutto o in parte, a livello regionale. Oltre ai pagamenti diretti, un secondo pilastro importante della politica agricola dell'UE è rappresentato dalle misure di sviluppo rurale (attraverso il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale - FEASR). Lo scopo di queste misure, insieme ai pagamenti diretti, è arrivare a un'agricoltura competitiva e al tempo stesso sostenibile dal punto di vista sociale ed ecologico in una prospettiva di «multifunzionalità».

    2.2

    Per decenni è sembrato scontato che l'agricoltura potesse garantire senza alcun problema ai consumatori europei un approvvigionamento sicuro di generi alimentari a prezzi relativamente convenienti. Tuttavia, per i prossimi decenni si prevede una tendenza mondiale al rincaro sia dei prodotti agricoli sia delle materie prime non agricole (ad esempio il petrolio). Nel contempo dovremo aspettarci un notevole aumento della volatilità dei prezzi.

    2.3

    Le estreme oscillazioni dei prezzi alla produzione di importanti prodotti agricoli, ad esempio il latte e i cereali, intervenute in questi ultimi due anni dovrebbero essere viste come un campanello d'allarme. In futuro tornerà ad essere importante la dimensione sociale di un approvvigionamento sicuro di prodotti alimentari, specie per le fasce di reddito più basse, anche perché i mercati agricoli in generale sono particolarmente sensibili a quelle oscillazioni di prezzo che possono ripercuotersi negativamente sulla stabilità dell'approvvigionamento e delle aziende agricole. Si constatano inoltre chiaramente notevoli squilibri nella catena alimentare. L'estrema concentrazione del commercio al dettaglio dà luogo a una forte pressione economica sulla produzione agricola primaria e sulle fasi della trasformazione. Si è aperto un dibattito per stabilire se nella catena alimentare la fase della produzione agricola riceva una quota equa dei margini di profitto.

    2.4

    L'Unione europea e gli Stati membri perseguono obiettivi ambiziosi in materia di sicurezza alimentare, tutela dell'ambiente, lotta ai cambiamenti climatici e protezione degli animali. Questi aspetti costituiscono una parte importante del modello agricolo europeo. Con la riforma della PAC del 2003-2005 si è deciso di subordinare il pagamento unico disaccoppiato al rispetto di norme fondamentali e al mantenimento dell'azienda in «buone condizioni agronomiche e ambientali» (principio della «condizionalità»). Oltre a questi «requisiti minimi», tale riforma offre misure agroambientali per le quali tuttavia nel 2007 è venuta a mancare la componente di incentivo. Per conseguire gli obiettivi ecologici e sociali in agricoltura sarà necessario sviluppare ulteriormente il meccanismo degli incentivi per il periodo successivo al 2013. Il CESE ha più volte ribadito la sua convinzione di fondo che sarebbe sbagliato orientare l'agricoltura europea unicamente verso le condizioni e i prezzi che vigono sul mercato mondiale.

    2.5

    Se si vogliono raggiungere gli obiettivi e realizzare i compiti descritti, per il periodo 2014-2020 occorrerà stanziare una dotazione finanziaria adeguata. Attualmente l'incidenza della spesa per la politica agricola comune rapportata al prodotto interno lordo (PIL) dell'UE è inferiore allo 0,4 %. Occorrerà adoperarsi costantemente per informare i cittadini sui servizi importanti per la società che vengono finanziati con le risorse di bilancio assegnate alla politica agricola comune. Per il periodo dal 1993 al 2013 si calcola che l'incidenza della spesa per l'agricoltura sul bilancio complessivo dell'UE scenderà da circa il 50 al 33 %.

    3.   Calendario previsto delle discussioni e delle decisioni

    3.1

    A livello di Consiglio, i primi dibattiti sulla configurazione della politica agricola dell'UE dopo il 2013 sono già stati avviati sotto la presidenza francese e sotto quella ceca.

    3.2

    Su questa base, una volta nominata, la nuova Commissione europea presenterà in una comunicazione, probabilmente nell'autunno del 2010, le prime riflessioni sulla politica agricola dopo il 2013 da sottoporre al dibattito politico. In tale sede occorrerà prestare attenzione alla «revisione finanziaria» ancora da realizzare. Si prevede che le proposte legislative per la PAC dopo il 2013 saranno presentate a metà 2011. Il Parlamento, il Consiglio e la Commissione potrebbero poi decidere al riguardo durante il primo semestre 2012.

    3.3

    Con il Trattato di Lisbona il Parlamento ottiene per la prima volta il diritto di codecisione nell'ambito della politica agricola comune. Questo rafforzamento del Parlamento avrà riflessi sostanziali e positivi per il dibattito sullo sviluppo della PAC dopo il 2013.

    4.   Spunti per il dibattito sull'ulteriore sviluppo della PAC

    4.1

    Secondo il CESE, il dibattito sull'ulteriore sviluppo della PAC dopo il 2013 dovrà continuare a basarsi sul modello di un'agricoltura multifunzionale, orientata al mercato e al tempo stesso al servizio degli interessi della collettività. Con le riforme della PAC realizzate dal 1992 ad oggi si è cercato di conciliare gli obiettivi contrastanti di un'apertura ai mercati internazionali (si pensi ai negoziati di Doha dell'OMC), da un lato, e di elevati standard sociali (ad esempio in termini di tutela preventiva dei consumatori, tutela dell'ambiente e protezione degli animali), dall'altro. Il proseguimento di questa politica agricola dopo il 2013 richiede che la PAC continui a beneficiare di un finanziamento sufficiente.

    4.2

    Lo strumento dei pagamenti diretti all'agricoltura continuerà a rivestire un'importanza centrale nell'ambito della politica agricola comune. Il CESE ritiene che, se si vuole che la PAC sopravviva, il suo ruolo dovrà evolvere. La sua funzione di compensazione del calo dei prezzi istituzionali si ridurrà; d'altro canto dovrà assumere nuove funzioni nel garantire prestazioni nell'interesse della collettività e beni pubblici. Viste la crisi attuale e le prevedibili oscillazioni dei prezzi sui mercati agricoli, vengono ad assumere un'importanza ancor maggiore i compiti di stabilizzazione e di assicurazione della continuità di approvvigionamento. In tal modo la PAC risulterà utile anche ai consumatori. Oltre a ciò occorrerà anche tenere maggiormente conto degli aspetti riguardanti la salvaguardia dell'ambiente.

    4.3

    L'attuale binomio costituito dal «primo e secondo pilastro» della politica agricola andrebbe sostanzialmente mantenuto, garantendo però un migliore coordinamento. Occorre non solo assicurare nuovamente un'attuazione uniforme della PAC negli Stati membri, ma soprattutto definire con maggiore precisione le motivazioni e le finalità degli interventi, puntualizzando gli obiettivi perseguiti.

    4.4

    Il CESE si aspetta che dopo il 2013 vengano rimosse le differenze, determinate da ragioni storiche, nell'ammontare dei pagamenti diretti tra le aziende e gli Stati membri. In proposito occorrerà mettere a punto criteri obiettivi che tengano conto delle diverse condizioni strutturali, naturali e agroclimatiche. Dovranno essere inoltre considerate le notevoli differenze esistenti tra una regione e l'altra in termini di dotazione finanziaria per la promozione dello sviluppo rurale. A giudizio del CESE occorre evitare che l'attuazione della politica agricola comune a livello nazionale provochi ulteriori divergenze tra gli Stati membri.

    4.5

    Visto il forte crollo dei prezzi in alcuni importanti mercati agricoli, il CESE confida in misure efficaci intese ad assicurare una remunerazione più equa nella fase agricola della catena del valore.

    Il CESE si attende inoltre conclusioni sugli adeguamenti delle reti di sicurezza per i mercati agricoli da decidere per l'avvenire alla luce delle esperienze della crisi globale.

    4.6

    Il CESE ritiene necessario continuare a sostenere - ad esempio attraverso investimenti volti a migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari o ad assicurare un impiego ecosostenibile delle risorse - il processo di adeguamento delle aziende agricole e dell'intero settore allo sviluppo del mercato e della concorrenza. Ancora più importante è però rafforzare la posizione di mercato degli agricoltori e delle organizzazioni di produttori. La futura PAC dovrà disporre di strumenti che consentano agli Stati membri di finanziare queste priorità in maniera sufficientemente flessibile.

    4.7

    Secondo il CESE, là dove la competitività delle aziende agricole risulta limitata, ad esempio nelle regioni svantaggiate e nelle zone di montagna, è necessario prevedere una compensazione ragionevole per assicurare che queste aree possano continuare a essere utilizzate a scopo agricolo anche in futuro. Nel caso dell'allevamento di bestiame da latte, praticato in circa il 60 % delle regioni svantaggiate dell'UE (di cui circa il 25 % è costituito da zone di montagna), è evidente che la rinuncia del sostegno dei prezzi da parte dello Stato e di altre regolamentazioni dei mercati agricoli può comportare una pressione economica particolarmente pesante per dette regioni svantaggiate.

    4.8

    Nella promozione dello sviluppo rurale andrebbe dedicata maggiore attenzione ai problemi demografici (ad esempio dotazione di infrastrutture e disponibilità di manodopera qualificata). Quando è a rischio l'esistenza stessa di interi rami produttivi (per es. zucchero, latte, tabacco) in determinate regioni tradizionali di produzione, si rendono necessarie particolari misure di adeguamento. Vanno inoltre tenuti presenti altri aspetti, come la sicurezza del lavoro.

    4.9

    L'eliminazione ufficiale della componente di incentivo rischia di svuotare le misure agroambientali della loro finalità. Per assicurare che gli agricoltori continuino a preferire queste misure di sostegno anche in avvenire, il CESE chiede che non solo vengano rimborsati i costi, ma che siano ricompensate adeguatamente anche le prestazioni degli agricoltori a favore della tutela dell'ambiente. Va sviluppato altresì un sistema che ricompensi gli agricoltori anche per il loro impegno attivo in favore della lotta contro i cambiamenti climatici e della protezione degli animali.

    4.10

    Il principio della «condizionalità», introdotto dapprima su base volontaria nel 2000 e quindi obbligatoriamente nel 2005, rappresenta un obbligo generale cui è subordinato il percepimento di pagamenti in funzione delle superfici. La Corte dei conti europea ha criticato la gestione un po' troppo superficiale di questo regime, e anche gli agricoltori e le autorità locali di controllo hanno mosso critiche per gli eccessivi oneri burocratici che esso comporta. Il CESE raccomanda cautela nell'ulteriore sviluppo del regime di condizionalità: qualsiasi proposta di modifica dei criteri previsti deve essere oggetto di una verifica per accertare se essa consenta un effettivo miglioramento.

    Bruxelles, 30 settembre 2009.

    Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Mario SEPI


    (1)  (GU C 44 del 16.2.2008, pag. 60).


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