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Document 52007AE0423

    Parere del Comitato economico e sociale europeo su: La famiglia e l'evoluzione demografica

    GU C 161 del 13.7.2007, p. 66–74 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
    GU C 161 del 13.7.2007, p. 19–19 (MT)

    13.7.2007   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 161/66


    Parere del Comitato economico e sociale europeo su: La famiglia e l'evoluzione demografica

    (2007/C 161/19)

    Il Comitato economico e sociale europeo ha ricevuto una richiesta di parere, con lettera datata 19 ottobre 2006, da parte della futura presidenza tedesca su: La famiglia e l'evoluzione demografica

    L'Ufficio di presidenza del Comitato ha ritenuto opportuno elaborare un parere che prendesse in considerazione anche la comunicazione della Commissione europea dal titolo Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità (COM(2006) 571 def.), in merito alla quale la Commissione, in data 12 ottobre 2006, aveva deciso di consultare il Comitato, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea.

    La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 22 febbraio 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore BUFFETAUT.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 marzo 2007, nel corso della 434a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 120 voti favorevoli, 1 voto contrario e 5 astensioni.

    1.   Raccomandazioni e proposte

    1.1   Reagire a una situazione senza precedenti

    1.1.1

    L'articolo 33 della Carta dei diritti fondamentali legittima la partecipazione dell'Unione europea alle riflessioni e alle proposte in materia di politica familiare, anche se è chiaro che per ragioni di efficacia e di sussidiarietà la definizione concreta delle politiche e la loro attuazione spettano agli Stati membri e agli enti locali, o addirittura ai servizi pubblici e alle imprese.

    1.1.2

    Nel suo Libro verde pubblicato nel marzo 2005, la Commissione aveva giustamente definito la situazione demografica in Europa come un fenomeno «senza precedenti». La comunicazione dell'ottobre 2006 sottolinea che si tratta di «una delle principali sfide che l'UE dovrà affrontare nel corso dei prossimi anni». Non ci si può accontentare di semplici constatazioni, bensì occorre chiedersi cosa fare sul piano comunitario, specialmente nel settore delle politiche della famiglia e di conciliazione della vita familiare e professionale. Va sottolineato che anche il Consiglio d'Europa ha di recente invocato l'elaborazione di una grande politica europea a favore delle famiglie.

    1.1.3

    Il Comitato raccomanda di realizzare un programma di studi, azioni d'informazione, proposte ed una verifica; più in generale chiede che gli studi d'impatto, oggi obbligatori per qualsiasi proposta legislativa, prendano in considerazione anche le implicazioni della proposta per le famiglie, se direttamente interessate, e che essi siano collegati agli altri grandi ambiti d'azione socioeconomici dell'UE, come l'occupazione, la crescita, gli sviluppi energetici e le loro conseguenze.

    1.2   Programma di studi

    1.2.1

    Per rispondere in modo appropriato ai cambiamenti demografici, i responsabili delle decisioni politiche a livello europeo, nazionale e locale hanno bisogno di una diagnosi approfondita delle evoluzioni demografiche. Il primo forum demografico europeo tenutosi nell'ottobre 2006 costituisce in questo senso un'iniziativa eccellente da ripetere con cadenza periodica.

    1.2.2

    È altresì necessario studiare attentamente i cambiamenti demografici (distribuzione geografica della popolazione, movimenti naturali, flussi migratori, ripartizione della popolazione per età e sesso, aumento della speranza di vita, ecc.) e le loro cause (fattori economici, sociali, culturali e ambientali, difficoltà di conciliare vita familiare e professionale, condizioni delle donne e delle madri sul mercato del lavoro, flessibilità dell'occupazione per ragioni familiari, importanza dei rischi e delle esigenze della vita professionale, ecc.) tenendo conto delle diversità a livello nazionale e regionale. Questi studi dovranno necessariamente essere realizzati da entità indipendenti in quanto i loro risultati potranno rimettere in discussione le politiche nazionali.

    1.2.3

    Si potrebbero condurre studi comparativi sui diversi regimi fiscali o sociali per aiutare madri e padri a riprendere il lavoro dopo essersi occupati dell'educazione dei figli, nonché sui dispositivi che possono incoraggiare gli uomini a condividere le responsabilità familiari. Sarebbe altresì interessante studiare i diversi sistemi di incentivi fiscali in grado di sviluppare servizi pubblici o privati per le famiglie che siano accessibili a tutti.

    1.2.4

    Alle famiglie in condizioni particolari (donne sole con bambini, figli disabili, genitori anziani a carico, famiglie d'immigrati con difficoltà d'integrazione, ecc.) dovrebbero essere dedicati studi mirati.

    1.2.5

    L'invecchiamento (1), in tutte le sue forme e dimensioni geografiche, dovrà essere oggetto di studi specifici che tengano conto in particolare del suo impatto sulla vita familiare e sulla politica della famiglia. Quest'ultima, però, è stata considerata soprattutto dal punto di vista dei rapporti genitori/figli in tenera età e adolescenti, mentre ora bisogna esaminarla anche sotto l'aspetto delle relazioni figli/genitori anziani, in particolare in termini di organizzazione dell'orario di lavoro e di aiuto da parte della collettività.

    1.2.6

    Si dovrà altresì considerare come, in futuro, i lavoratori anziani in migliori condizioni di salute, più dinamici e indipendenti possano fornire un contributo più efficace e duraturo alla vita familiare, economica e sociale, soprattutto grazie a un adattamento dei posti di lavoro e a un'accresciuta partecipazione attiva alla vita cittadina e ai rapporti tra generazioni (ad esempio coinvolgendo persone relativamente anziane nel funzionamento di scuole, doposcuola o asili nido). La famiglia si compone non solo di genitori e figli, ma anche di nonni, che sono spesso chiamati a svolgere un ruolo importante di aiuto e sostegno (custodia dei bambini, sostegno materiale, ecc.).

    1.2.7

    Nel Settimo programma quadro della Comunità europea per le attività di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013) occorrerebbe arricchire il contenuto della ricerca socioeconomica, dotandola di risorse finanziarie più adeguate in modo da potenziare la ricerca demografica (2).

    1.3   Informazione

    1.3.1

    La Commissione dovrebbe istituire un vero e proprio registro europeo delle buone prassi riguardanti la politica della famiglia, la conciliazione della vita familiare e professionale, le pari opportunità tra i sessi e le politiche specifiche a favore di madri e padri che si fanno carico delle proprie responsabilità familiari. Si potrebbero così proporre agli Stati membri le esperienze più riuscite in Europa per permettere alle coppie di realizzare il loro desiderio di avere un figlio (l'attuale media è di 1,5 figli per nucleo familiare, mentre, stando agli studi più recenti, gli intervistati ne desidererebbero un numero nettamente maggiore).

    1.4   Proposte

    1.4.1

    Gli effetti dei mutamenti demografici potranno essere sensibilmente mitigati solo attraverso la tempestiva attuazione di numerose misure tra loro coordinate in campo sociale, economico ed ambientale, nonché in materia di politica familiare e di parità tra i sessi: ciò presuppone una prospettiva molto ampia e un mix che combini le politiche più efficaci. A tale riguardo l'UE dovrebbe presentare un piano d'azione articolato su più anni che proponga gli interventi già collaudati da alcuni Stati membri in materia di politiche della famiglia e di conciliazione della vita familiare e professionale.

    1.4.2

    Visto che in campo demografico le politiche vanno condotte sul lungo termine, l'UE deve insistere sull'urgenza della situazione e proporre agli Stati membri delle azioni per una politica sostenibile della famiglia.

    1.4.3

    Il metodo aperto di coordinamento dovrebbe diventare uno strumento di raffronto in materia di politica della famiglia, pari opportunità e politica economica e sociale, che consenta all'UE di far tesoro di quanto vi è di più prezioso nella diversità culturale dei suoi Stati membri e delle loro politiche nazionali.

    1.4.4

    Per un'azione incisiva, il Consiglio europeo, il Parlamento e la Commissione dovrebbero promuovere, nel rispetto del principio di sussidiarietà, la stipula di un Patto europeo per la famiglia tra gli Stati membri che potrebbe contenere i seguenti impegni:

    affermare la volontà degli Stati membri di impegnarsi ad attuare politiche che tengano conto del numero di figli desiderati dalle coppie nell'UE. Queste politiche dovrebbero tradursi, ad esempio, in prestazioni finanziarie dirette, nell'adeguamento del carico impositivo e nell'offerta di attrezzature pubbliche o private (varie forme di asili infantili, compresi quelli aziendali o interaziendali, ecc.), di scuole a tempo pieno e di servizi finanziariamente sostenibili; quel che conta, in questo caso, non è soltanto la quantità, ma anche la qualità delle attrezzature offerte,

    fissare un importo minimo per gli stanziamenti pubblici destinati alla famiglia e ai figli, e quindi agli investimenti per il futuro, onde evitare che essi possano essere eventualmente intaccati dai costi complessivi della gerontocrescita, che rischiano di essere considerati prioritari da un elettorato che invecchia,

    assicurare la promozione di un ambiente favorevole alle famiglie, alle madri, ai padri e ai figli, supponendo di mettere in pratica l'idea certamente non nuova e raramente realizzata di facilitare la conciliazione della vita familiare e professionale tramite la garanzia di un'autentica parità tra i sessi, tenendo veramente conto dell'evoluzione degli stili di vita e di lavoro (frammentazione degli orari, distanze, costi elevati delle abitazioni nei centri città, mancanza di infrastrutture per la prima infanzia),

    impegnarsi ad adottare misure all'insegna della continuità e della sostenibilità a favore dell'infanzia e della famiglia, poiché la continuità di questo tipo di interventi è una delle chiavi del loro successo. Tale impegno dovrebbe tradursi nel mantenimento nel tempo della quota della spesa destinata ai giovani rispetto a quella per la sanità e le pensioni, il cui aumento sembra però inevitabile di fronte all'invecchiare della popolazione. È cruciale garantire che le nuove generazioni crescano nelle migliori condizioni possibili. Ciò significa che occorre mantenere e migliorare la salute e la sicurezza dei bambini, offrire a tutti un'educazione di qualità elevata, proporre sistemi di assistenza e di sostegno ai genitori perché possano far fronte ai loro bisogni e alle loro difficoltà. Particolare attenzione andrebbe riservata alle famiglie e ai bambini che vivono in condizioni di grande povertà, a chi ha bisogno di un sostegno specifico o è cresciuto in un contesto di immigrazione. Il Comitato, pur prendendo atto dell'invecchiamento della popolazione europea e pensando che il ricambio generazionale sia indispensabile per la sopravvivenza del continente, ricorda che il riassorbimento della disoccupazione di massa, l'accesso all'occupazione durevole per la fascia d'età compresa tra i 25 e i 35 anni, e la garanzia reale dei percorsi professionali in generale dovrebbero agevolare il finanziamento del periodo della pensione — attivo o meno che sia.

    1.4.5

    L'essere umano non è soltanto un produttore e un consumatore, in quanto possiede una dimensione sociale e affettiva su cui si fonda la sua dignità. Ogni politica realmente incentrata sull'uomo deve non soltanto considerare, ma anche salvaguardare questa dimensione essenziale della vita umana. Le politiche della famiglia contribuiscono appieno alla realizzazione personale e all'armonia delle società. Adottando un Patto europeo per la famiglia, l'UE manterrebbe fede agli impegni assunti nella sua Carta europea dei diritti fondamentali.

    2.   Introduzione

    2.1

    Dopo il Libro verde Una nuova solidarietà tra le generazioni di fronte ai cambiamenti demografici  (3), la Commissione ha appena pubblicato una nuova comunicazione dal titolo Il futuro demografico dell'Europa, trasformare una sfida in un'opportunità, mostrando così quanta importanza ascrive a una questione così determinante per il futuro dell'UE.

    2.2

    Va riconosciuto che, fino al Trattato di Nizza, gli Stati membri avevano mantenuto un profilo alquanto basso riguardo a questo tema, quando invece, da una ventina di anni ormai, i demografi tentavano di attrarre l'attenzione dei politici sull'inverno demografico che si preannunciava e sulle difficoltà che avrebbe comportato. Non si può non deplorare questa reazione così tardiva visto che numerosi sono stati gli avvertimenti lanciati a più riprese e che la crisi demografica è ormai una realtà.

    2.3

    Da una decina di anni a questa parte la Commissione continua senza sosta a sottolineare le dimensioni di un fenomeno che potrebbe vanificare tutti gli obiettivi della strategia di Lisbona, dando così prova di una lucidità encomiabile.

    2.4

    In effetti, senza voler mostrare un pessimismo eccessivo, anche se il tasso di natalità non è l'unica condizione per il dinamismo degli Stati membri e va associato a uno sviluppo delle competenze, della formazione e della creatività delle diverse generazioni, la situazione demografica comunitaria resta comunque un'importante sfida per lo sviluppo economico futuro e l'equilibrio sociale dell'UE.

    2.5

    Se non si presta la dovuta attenzione alla qualità del lavoro e all'aggiornamento delle prassi di lavoro, la scarsità di manodopera qualificata può far venir meno le condizioni necessarie per la crescita della produttività. In effetti, le professioni del futuro e le competenze che esse richiederanno saranno differenti da quelle di oggi: di qui l'importanza della formazione permanente. Purtroppo in Europa vi sono oggigiorno circa 17 milioni di disoccupati, ai quali vanno aggiunte le persone costrette ad accettare un lavoro a tempo parziale in mancanza di uno a tempo pieno. Una delle sfide maggiori per l'UE è quella di consentire a queste persone di ritrovare un impiego stabile, riducendo così in una certa misura l'impatto negativo, sul piano economico, del calo della popolazione attiva.

    2.6

    Cronologicamente, la fase del cambiamento demografico si colloca dopo il periodo definito dalla scienza demografica come transizione demografica e caratterizzato da un forte calo della mortalità, soprattutto infantile e materna. Questo fenomeno si accompagna a una diminuzione del tasso di natalità legata a una riduzione della mortalità e ad un forte aumento della speranza di vita alla nascita.

    2.7

    La transizione demografica e poi l'aumento della speranza di vita per la terza età (fenomeno che interessa l'Europa dagli anni Settanta) costituiscono progressi estremamente importanti. Occorre però garantire il ricambio generazionale e il mantenimento dell'equilibrio tra nascite e decessi, cosa che non avviene in Europa. In numerosi Stati membri, infatti, il numero di decessi supera quello delle nascite.

    2.8

    Il fatto di raggiungere un'età avanzata nelle migliori condizioni possibili è una conquista preziosa e resterà pertanto un obiettivo da perseguire anche in futuro. Tale evoluzione provocherà un aumento delle spese sanitarie, ma richiederà anche la creazione di nuovi tipi di servizi e di beni destinati alle persone anziane. Essa obbligherà inoltre a potenziare la produttività della popolazione attiva e a prolungare l'attività della terza età, talvolta esclusa dal mondo del lavoro contro la propria volontà.

    2.9

    Anche in futuro l'immigrazione compenserà probabilmente in parte — in alcuni Stati membri — il deficit demografico europeo, purché accompagnata da programmi di integrazione per i migranti (apprendimento delle lingue, formazione professionale, ecc.) (4). Tuttavia non potrà essere l'unico modo per affrontare la sfida demografica visto che in questo caso non si tratta solo di fornire la manodopera necessaria all'Europa, ma anche di risolvere un problema umano e sociale. Oltretutto, sarebbe inaccettabile privare i paesi in via di sviluppo del loro potenziale umano e in particolare dei loro elementi meglio formati e più qualificati. L'UE deve anche trovare sistemi e strumenti propri per risolvere i problemi demografici.

    3.   La comunicazione della Commissione dell'ottobre 2006

    3.1

    La comunicazione della Commissione (COM(2006) 571 def.) si apre citando un aspetto troppo spesso trascurato nelle discussioni in corso: l'invecchiamento della popolazione, che la scienza demografica definisce invecchiamento dall'alto, è prima di tutto una buona notizia perché indica un allungamento della speranza di vita nella terza età e quindi progressi considerevoli sul piano medico, sociale ed economico.

    3.2

    In Europa questa maggiore longevità si accompagna però a un forte calo delle nascite. La situazione demografica dell'Europa è di conseguenza caratterizzata dai quattro elementi che seguono:

    allungamento della speranza di vita,

    basso numero medio di figli per donna (1,5 nell'UE-27),

    calo delle nascite negli ultimi decenni,

    forte flusso d'immigrazione.

    3.3

    Come risultato, la popolazione europea potrebbe calare leggermente, ma soprattutto raggiungerà un'età molto più avanzata man mano che le generazioni del baby boom del dopoguerra si avvicineranno all'età della pensione.

    3.4

    La Commissione dispone di proiezioni fino al 2050 che si basano per definizione su calcoli statistici e che a suo giudizio vanno utilizzate soprattutto come strumento di sensibilizzazione e per stimolare il dibattito.

    3.5

    Secondo queste proiezioni, nel 2050 nell'UE potrebbero esservi due persone in età lavorativa per ciascuna persona con oltre 65 anni, mentre oggi il rapporto è di quattro a una.

    3.6

    Partendo da tali proiezioni, la Commissione constata che l'invecchiamento della popolazione potrebbe avere un forte impatto sul mercato del lavoro, la produttività e la crescita economica, nonché sulla protezione sociale e le finanze pubbliche.

    3.7

    In un primo tempo il tasso di occupazione delle donne e dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni potrebbe aumentare (fino al 2017 circa), ma si tratterebbe solo di un sollievo momentaneo in seguito al quale il cambiamento demografico farebbe sentire tutto il suo peso sulla crescita economica.

    3.8

    L'invecchiamento della popolazione potrebbe automaticamente comportare una flessione del tasso di crescita medio annuo del PIL dell'UE dal 2,4 % nel periodo 2004-2010 all'1,2 % soltanto tra il 2030 e il 2050, decretando così la fine delle ambizioni e degli obiettivi della strategia di Lisbona.

    3.9

    In mancanza di interventi concreti, l'invecchiamento potrebbe al tempo stesso portare a un aumento significativo della spesa pubblica (pensioni, assistenza sanitaria e servizi agli anziani) che, accentuando i disavanzi di bilancio, produrrebbe una spirale di indebitamento pubblico insostenibile.

    3.10

    Di fronte a queste difficoltà annunciate, per la Commissione si tratta ora di immaginare quale aiuto l'UE possa fornire agli Stati membri in una strategia di lungo periodo la cui attuazione, di fatto e di diritto, dipende essenzialmente dalla loro volontà politica e dalle loro competenze.

    3.11

    La Commissione propone pertanto spunti pertinenti di riflessione e di possibile intervento che restano però abbastanza vaghi o generali dal momento che le competenze in materia spettano agli Stati membri o addirittura agli enti locali.

    3.12

    Le proposte formulate riguardano la politica della famiglia e mirano a favorire il ricambio demografico, perfezionando in particolare gli strumenti per conciliare vita professionale, privata e familiare (potenziamento dei sistemi di custodia dell'infanzia e dei congedi parentali, maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro, forum demografico annuale).

    3.13

    La Commissione raccomanda inoltre una serie di misure volte ad aumentare sia il tasso di occupazione dei lavoratori di più di 55 anni sia la produttività in Europa, nonché disposizioni che consentano di organizzare meglio la migrazione legale e l'integrazione del migrante regolare.

    3.14

    La Commissione, infine, raccomanda di mettere a punto una varietà sufficiente di strumenti finanziari per salvaguardare i regimi pensionistici, in particolare l'accumulazione del risparmio e del capitale privato, affinché i cittadini possano decidere con maggiore autonomia il livello di reddito di cui intendono disporre da pensionati; ciò presuppone un funzionamento efficace e trasparente dei mercati finanziari e un'elevata qualità del controllo, soprattutto per i fondi pensione.

    3.15

    L'invecchiamento della popolazione europea condurrà non solo a un cambiamento di mentalità, ma anche a una riforma dei regimi di protezione sociale e delle politiche della famiglia: si tratta infatti di trasformare una sfida difficile in un'opportunità.

    3.16

    Dal momento che l'UE non dispone di competenze proprie in questo settore, la Commissione ha dovuto limitarsi ad enunciare principi generali. È difficile del resto immaginare come l'UE potrebbe avere competenze operative in un settore in cui le risposte da fornire variano a seconda delle condizioni specifiche dei singoli Stati e a seconda delle abitudini e delle tradizioni sociali e culturali di ciascuna delle popolazioni interessate. Oltretutto, la messa in pratica di talune misure, come lo sviluppo di sistemi di custodia dell'infanzia, può essere organizzata solo sul piano locale, che è quello più vicino alle famiglie. Una mobilitazione a livello europeo per far fronte alla sfida demografica resta però comunque necessaria ed urgente.

    3.17

    La presidenza tedesca, che ha mostrato interesse per la comunicazione della Commissione, ha auspicato un approfondimento dell'aspetto relativo alla politica della famiglia e ha chiesto al Comitato di valutare in quale misura una politica sostenibile in materia potrebbe contribuire allo sviluppo economico e sociale dell'Europa.

    4.   La famiglia: una realtà umana che si è via via adattata agli sviluppi economici e sociali

    4.1

    In due secoli, i forti mutamenti politici, economici e sociali intervenuti in Europa hanno avuto ripercussioni anche sulla famiglia, sullo stile di vita e sul sistema di valori. La rivoluzione industriale e l'urbanizzazione hanno modificato il quadro familiare. La famiglia, da allargata che era, è diventata più ristretta e si sono create nuove forme di vita familiare, i legami tra generazioni si sono modificati, le mentalità si sono evolute, le solidarietà economiche sono cambiate o hanno perso la loro forza e, allo stesso tempo, la crescente indipendenza economica delle donne ha aumentato il livello di benessere delle famiglie bireddito.

    4.2

    La vita familiare si è modificata e diversificata. I matrimoni appaiono in calo e si celebrano in età più avanzata. È aumentato il numero di figli nati fuori dal vincolo del matrimonio, come pure quello delle adozioni, soprattutto di bambini non europei. È aumentato il numero di divorzi e di famiglie ricostituite con figli nati da un precedente matrimonio. È in aumento il numero di genitori soli, soprattutto donne, e in queste famiglie monoparentali spesso le condizioni materiali sono difficili. La situazione delle famiglie con figli disabili pone problemi particolari che richiedono un'attenzione speciale da parte delle autorità pubbliche. Si sono sviluppate nuove reti familiari per offrire un aiuto reciproco basato sulla solidarietà e i legami di amicizia (ad esempio, gli asili familiari). È diminuito il numero di componenti del nucleo familiare e sempre più persone o coppie vivono da sole o sono senza figli. Una crescente importanza è destinata ad assumere la questione delle coppie anziane, del loro ruolo nella società e del sostegno di cui avranno bisogno. Con il fenomeno dell'immigrazione, in Europa hanno fatto la loro comparsa nuove culture familiari che rendono maggiormente complessa la situazione.

    4.3

    In una società prevalentemente rurale, la famiglia era caratterizzata da una tripla unità affettiva, economica e geografica. In pratica, l'attività economica si svolgeva il più delle volte nel medesimo luogo in cui si era stabilita la famiglia, vale a dire la fattoria, il laboratorio o il negozio. Questa tripla unità si è ormai allentata o è scomparsa con l'industrializzazione e l'urbanizzazione. Nella maggior parte dei casi, il luogo in cui dimora la famiglia è diverso da quello in cui svolge la propria attività; oltretutto i membri della famiglia non lavorano tutti nella stessa struttura o nello stesso settore. I genitori sono meno presenti in casa, gli ascendenti e i collaterali sono spesso distanti e le solidarietà familiari meno sistematiche. Capita quindi con maggiore frequenza che alcuni bambini siano lasciati a se stessi, ma i figli, nella maggioranza dei casi, tendono anche a restare più a lungo in famiglia, soprattutto perché si dilata la durata dei loro studi ed aumentano le difficoltà di accesso al mercato del lavoro. Il fenomeno dei giovani trentenni che ancora vivono con i genitori, da cui dipendono economicamente, è alquanto diffuso in alcuni Stati membri. Si rileva inoltre che, rispetto al passato, i servizi di assistenza, i servizi sociali e l'istruzione sono accessibili a un numero molto superiore di bambini.

    4.4

    Se l'aspirazione a legami affettivi forti resta, oggi come ieri, il fondamento della famiglia, perché si tratta di un'aspirazione umana universale, è chiaro che l'unità economica e geografica è diventata un'eccezione (aziende agricole, attività commerciali tradizionali, artigianato, ecc.).

    4.5

    La vita moderna è divenuta più complessa e le persone — forse — più individualiste. I valori della competizione individuale sono divenuti un obiettivo molto importante, che però troppo spesso tende ad avere la meglio sui valori della solidarietà.

    4.6

    Nonostante i mutamenti economici, l'urbanizzazione e il primato dell'individuo sulla comunità, la famiglia è sopravvissuta e si è adattata pur diventando più fragile; essa infatti corrisponde a un'aspirazione naturale e fondamentale dell'umanità, che cerca affetto, amore, aiuto reciproco e solidarietà. Del resto i sondaggi realizzati tra la popolazione e soprattutto tra le fasce più giovani mostrano il persistere di questa aspirazione.

    4.7

    Ad ogni modo, tra le sfide maggiori emerge però ben chiara quella di rendere possibile e compatibile la vita professionale, personale e familiare per i due sessi, senza distinzioni, e di far fronte alle esigenze sempre maggiori derivanti dalle responsabilità che incombono ai genitori.

    4.8

    Come conseguenza diretta dell'evoluzione economica e sociale delle società europee, una politica della famiglia che si rispetti deve affrontare numerosi nodi fondamentali: custodia e educazione dei bambini, assistenza e aiuto ai genitori anziani o molto anziani e dipendenti, flessibilità nell'organizzazione del lavoro, congedi parentali e per assistere un familiare malato, sostegno al genitore che vuole riprendere il lavoro dopo averlo interrotto per prendersi cura dei figli, sostegno o aiuto all'educazione dei bambini, che rappresentano il futuro della società, lotta contro la povertà e la disoccupazione, sostegno alle famiglie colpite da malattia, alcolismo o altre forme di dipendenza (droga, tabagismo, ecc.), lotta contro la violenza domestica, sostegno alle famiglie dei disabili, ecc.

    4.9

    È opportuno infatti proporre misure concrete ed efficaci per evitare una pressione eccessiva sui giovani in età per diventare genitori. Inoltre, se si chiede alle donne di mettere al mondo figli, portare avanti una carriera professionale ed incrementare la loro presenza nel mondo del lavoro, occorre al contempo proporre loro misure di accompagnamento che permettano di conciliare le loro vite di madri e in famiglia con l'attività professionale. È altresì opportuno sviluppare misure forti ed efficaci per incoraggiare il coinvolgimento dei padri nella vita familiare, il loro senso di responsabilità nei confronti dei figli e l'equa ripartizione degli impegni familiari in termini di cura dei figli. Ciò comporta anche l'introduzione di disposizioni in materia di diritto del lavoro che consentano ai genitori di figli in tenera età, compresi i padri, di prendere un congedo parentale e di adattare il loro orario di lavoro per occuparsi dei figli negli Stati membri che non dispongono ancora di tali dispositivi.

    5.   La famiglia: una realtà già riconosciuta e consacrata dall'UE dal punto di vista umano, economico e sociale

    5.1

    L'UE ha già voluto sottolineare solennemente il proprio interesse per la famiglia. L'articolo 33, paragrafo 1, della Carta dei diritti fondamentali recita infatti: «È garantita la protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale». Da ciò si evince che la famiglia, l'economia e l'organizzazione sociale non sono realtà estranee o totalmente indipendenti le une dalle altre, ma al contrario interagiscono, ed è responsabilità degli Stati membri garantire la protezione giuridica, economica e sociale della famiglia.

    5.2

    In questo la Carta dei diritti fondamentali si riallaccia a un testo ben precedente, sottoscritto da tutti gli Stati membri: la Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, proclamata nel 1948, all'articolo 16, paragrafo 3, recita infatti: «La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato».

    5.3

    La Carta dei diritti fondamentali dell'UE, del resto, è ancora più esplicita riguardo ai legami esistenti tra la famiglia e l'economia visto che in questo campo l'articolo 33, paragrafo 2, assegna all'UE l'obiettivo di «conciliare vita familiare e vita professionale».

    5.4

    Pertanto, in un testo che definisce i suoi valori fondamentali l'UE sottolinea già la particolare importanza che annette alla vita familiare e professionale e la necessità di evitare un conflitto tra queste due dimensioni.

    5.5

    Si noti infine che, con l'articolo 33, la Carta legittima il ruolo dell'UE in materia di politica della famiglia almeno per stimolare, sensibilizzare, informare o addirittura incitare al coordinamento gli Stati membri, nel rispetto del principio di sussidiarietà.

    6.   La famiglia: fonte di prosperità economica, di solidarietà sociale e di equilibrio affettivo

    6.1

    Com'è noto, il glorioso trentennio del boom economico è stato anche contrassegnato — non a caso — da una forte espansione demografica. La demografia dinamica — condizione essenziale da sostituire all'inverno demografico europeo — deve essere associata alla possibilità per tutte le generazioni di sviluppare le proprie competenze e la propria creatività e di raggiungere una realizzazione personale, rispettando l'ambiente e il buono stato di salute ecologica del pianeta.

    6.2

    La famiglia è una comunità economica fondamentale e il legame tra famiglia ed economia è naturale. La famiglia in quanto comunità ha esigenze che assumono una dimensione economica per diversi aspetti: alimentazione, alloggio, attrezzature, accesso alla cultura e alle attività del tempo libero, qualità dell'aria, dell'acqua, ecc. In alcuni Stati membri la famiglia beneficia anche di trasferimenti di reddito e di servizi sociali. Evidentemente, essa è uno dei motori dell'economia, quando i suoi membri dispongono di un potere d'acquisto dignitoso e stabile.

    6.3

    Riconoscere che la famiglia è una comunità economica non significa né ridurla alla mera funzione economica, né considerarla solo dal punto quantitativo. In fin dei conti, famiglia ed economia contribuiscono entrambe al bene comune, al benessere e all'equilibrio affettivo dell'essere umano (5).

    6.4

    Inoltre la famiglia porta in sé alcuni elementi favorevoli allo sviluppo economico ed all'equilibrio sociale per almeno quattro aspetti specifici:

    la famiglia è un luogo di solidarietà affettiva, economica e sociale che permette a molti di reagire meglio agli imprevisti della vita economica. Se beneficiano di un aiuto familiare, psicologico e/o finanziario, le persone rimaste senza lavoro riescono ad intraprendere con maggior facilità i passi necessari per trovare una nuova occupazione, scegliere un ciclo di formazione, eventualmente creare un'impresa — anche se la disoccupazione resta una prova dura e difficile per tutta la famiglia,

    la famiglia è un luogo diretto di creazione economica perché è all'origine di ciò che gli economisti chiamano capitale umano. Di conseguenza, è opportuno fornire ai genitori tutto l'appoggio necessario perché possano svolgere la loro funzione educativa. Dell'inverno demografico che sta attraversando ora l'Europa si sente tutto il peso quando si considerano le future difficoltà in fatto di finanziamento delle pensioni, spopolamento delle zone rurali — con la scomparsa indotta delle attività economiche e le difficoltà per garantire i servizi pubblici — o calo delle iscrizioni di studenti in alcuni dei settori più promettenti. Il fatto di investire in capitale umano può rafforzare la produttività e la crescita economica e contribuire in modo duraturo a far fronte agli sviluppi sopra citati, va altresì sottolineato il ruolo della famiglia

    nel valorizzare il capitale umano grazie all'istruzione impartita, ai valori trasmessi, al sostegno e all'incentivazione forniti dai genitori ai figli. Alcune qualità indispensabili nella vita professionale e sociale si acquisiscono inizialmente in seno alla famiglia: il rispetto degli altri, il senso dell'impegno, lo spirito di squadra, la tolleranza, il senso della vita in una collettività, l'autonomia responsabile, ecc.,

    in conclusione si può affermare che la famiglia è uno stimolo duraturo per l'economia e serve a mobilitare le capacità economiche dei genitori per soddisfare i bisogni della famiglia. La responsabilità parentale di impartire un'istruzione ai figli e di preparare il loro futuro sostiene il risparmio e l'investimento in prospettiva, in termini finanziari e immobiliari, in termini di formazione e di conoscenze. È anche per mantenere un ambiente accettabile per i loro figli che i genitori si mobiliteranno per ridurre l'inquinamento di qualunque origine. La maggior parte dei bambini riceve oggi dai genitori e dalla società un capitale ben più consistente di quanto ricevuto a suo tempo dai loro genitori o i loro nonni, sotto forma di cure, di istruzione, di servizi sanitari e sociali o di investimenti immobiliari (e, per molti, anche di eredità). È quanto intendeva l'economista e demografo Alfred Sauvy quando scriveva che il bambino è un elemento attivo della società. A tale riguardo si può affermare che la famiglia introduca una dimensione temporale storica nella vita delle persone sul piano sia economico che sociale ed affettivo.

    6.5

    Già nel Rinascimento Jean Bodin scriveva che «non c'è ricchezza, né forza, che non sia fatta di uomini». Tutti gli Stati membri dell'UE riconoscono il contributo positivo della famiglia sul piano umano, economico, sociale e dell'equilibrio affettivo; pertanto tutti, in un modo o nell'altro, conducono politiche della famiglia poiché sanno che i popoli hanno una sola garanzia di futuro: i loro figli.

    7.   Politiche della famiglia presenti, anche se diverse, nell'intera UE

    7.1

    In tutta l'UE vengono condotte politiche della famiglia e strategie volte a garantire la parità tra i sessi e a permettere di conciliare vita professionale, sociale e familiare. Questi tre aspetti sono tra loro legati e formano un tutt'uno coerente anche se, a seconda dei paesi, uno di essi può ricevere un'attenzione maggiore rispetto agli altri. In ogni caso, queste politiche esistono ovunque, implicite o esplicite, forti o deboli che siano.

    7.2

    Le motivazioni sono le più varie: a volte sono di ordine morale e civico, a volte, invece, di ordine più economico o politico. Ad ogni modo, il benessere morale, sanitario ed educativo dei bambini è sempre un elemento di base delle politiche della famiglia, al pari della preoccupazione di permettere ai genitori di realizzarsi portando avanti contemporaneamente la loro vita familiare, professionale e sociale.

    7.3

    La rivendicazione della parità tra i sessi per quanto riguarda la vita professionale, ma anche le responsabilità e gli oneri della vita familiare, ispira alcune politiche della famiglia, soprattutto nei paesi scandinavi. Infatti, le misure tendenti a rendere compatibile vita professionale e familiare in un contesto in cui il luogo di lavoro è distante dal domicilio e in cui le interruzioni di carriera a causa della nascita e dell'educazione dei figli non sono sempre accettate e comprese all'interno dell'impresa, sono una delle chiavi di una politica sostenibile della famiglia intesa a permettere l'accettazione del bambino da parte della società.

    7.4

    La volontà di garantire ai bambini pari opportunità nella società può altresì sostenere le politiche della famiglia. Spesso occorrono anche provvedimenti intesi a compensare le costrizioni economiche e gli oneri derivanti dalle responsabilità familiari. Tra di essi figurano le diverse misure per alleviare le difficoltà incontrate dai padri e specialmente dalle madri di famiglia sul mercato del lavoro a causa degli obblighi educativi, che incombono per lo più a queste ultime, soprattutto nei confronti dei figli in tenera età.

    7.5

    In altri casi, la questione viene affrontata dal punto di vista sociale, più che familiare. Si tratta allora di organizzare una ridistribuzione dei redditi per combattere la povertà, senza invariabilmente collegare questa politica all'idea di compensare determinati oneri familiari.

    7.6

    Esistono, infine, politiche più favorevoli alle nascite, le quali prevedono esplicitamente la necessità di rilanciare le nascite in un'Europa che mette al mondo troppi pochi figli.

    7.7

    Tutti gli studi condotti in Europa sul rapporto tra numero di nascite e tasso elevato di occupazione femminile dimostrano che un indice sintetico di fecondità migliore è una conseguenza evidente delle possibilità offerte per conciliare gli obblighi familiari e la vita professionale. Un tasso di natalità più elevato sarebbe possibile adottando misure volte a sostenere i padri dei bambini in tenera età e a consentir loro di condividere in modo più appropriato le responsabilità familiari con le madri. Questo è un elemento importante da portare all'attenzione delle nuove generazioni.

    7.8

    L'allungamento della durata della vita e della carriera scolastica dei giovani, nonché il protrarsi degli interventi di formazione a tutta l'esistenza hanno modificato le modalità di organizzazione della vita professionale e familiare, e altrettanto faranno anche in futuro. Sarebbe utile riflettere sui modi per accrescere la flessibilità sia dei percorsi di formazione che di quelli professionali, per consentire a chi lo desideri di fondare una famiglia con maggior facilità senza dover rinunciare alla propria realizzazione professionale.

    8.   Misure favorevoli alla famiglia e alla parità tra i sessi sul piano professionale

    8.1

    In pratica le caratteristiche salienti delle principali misure politiche attuate a favore della famiglia sono gli aiuti finanziari diretti e i servizi, sovvenzionati o gratuiti, per la custodia dei bambini (asili nido, doposcuola, promozione di reti di assistenti materne, ecc.). È opportuno garantire che queste misure favoriscano la conciliazione tra vita professionale e familiare. È altresì importante che i servizi per la custodia dei bambini siano aperti e accessibili a tutti.

    8.2

    Alcune strategie sono fortemente orientate verso le infrastrutture per l'assistenza ai bambini, verso i congedi parentali per poter allevare i figli in condizioni più attrattive e verso una politica attiva che consenta di conciliare attività remunerata e vita familiare, nonché di facilitare il reinserimento professionale al termine del congedo parentale.

    8.3

    Altre strategie puntano invece a un regime fiscale favorevole per le famiglie monoreddito e a un sistema di indennità per il genitore che resta a casa nei primi anni di vita del figlio.

    8.4

    Alcuni paesi combinano degli aiuti finanziari per compensare gli oneri indotti dall'educazione dei bambini con misure volte a conciliare vita professionale e responsabilità familiari, in particolare grazie a congedi parentali, servizi di custodia dell'infanzia, scuola materna gratuita, ecc. Tale combinazione di aiuti finanziari e di servizi alle famiglie appare efficace.

    8.5

    La questione della parità tra i sessi in termini di responsabilità familiari e di conciliazione della vita familiare e professionale è evidentemente molto importante per riuscire a dare nuovo impulso alle famiglie europee. Essa va di pari passo con la necessità di eliminare le cause strutturali delle sperequazioni di reddito tra uomini e donne, dovute in particolare al fatto di riversare troppo spesso solo sulle madri gli oneri della custodia e dell'educazione dei figli.

    8.6

    Il fatto di raggiungere parità ed equilibrio tra uomo e donna — in funzione delle aspirazioni, dei gusti e delle doti di ciascuno — rispetto alla possibilità di guadagnarsi da vivere, di condividere le responsabilità parentali, familiari e domestiche, di prendere parte all'azione politica o ad altre attività d'interesse collettivo riveste una funzione di grande importanza per la demografia e il tasso di natalità. Al pari degli uomini, la maggioranza delle donne desidera a buon diritto un'attività professionale, dei figli e la possibilità di svolgere un ruolo nel tessuto sociale.

    8.7

    Ovunque in Europa si assiste a un avanzamento generale dell'età della maternità e della paternità che non è privo di conseguenze sulla fecondità, anche se la medicina moderna e la ricerca in materia di sanità pubblica permettono di combattere i rischi di infertilità che sopravvengono con l'avanzare dell'età. Le ragioni delle maternità più tardive sono in particolare il protrarsi degli studi, ma anche l'attesa da parte di entrambi i componenti della coppia di avere ciascuno un impiego sufficientemente stabile e retribuito per poter pensare a un figlio. A tale riguardo la disoccupazione giovanile e la precarietà di alcuni lavori, soprattutto femminili, possono avere conseguenze soltanto negative sulla fecondità e la vita familiare. In linea generale, l'organizzazione della vita economica e sociale in Europa, in base alla quale i giovani accedono sempre più tardi a un'attività professionale stabile, mentre la popolazione attiva cessa di lavorare sempre prima, e i nuovi stili di vita dei giovani non incoraggiano l'assunzione di responsabilità familiari e parentali.

    8.8

    Per migliorare la situazione e raggiungere maggior equità tra i sessi, occorre combinare insieme misure a favore della famiglia e della parità, con cui si intendono, ad esempio, strutture di qualità per l'infanzia, compresi gli asili aziendali, nonché misure giuridiche, fiscali e sociali che consentano a donne e uomini indistintamente di conciliare vita parentale, professionale e sociale. Sarebbe auspicabile stabilire in che misura i nonni ancora attivi potrebbero adattare il loro orario di lavoro in modo da svolgere il loro ruolo nei confronti dei nipoti. In mancanza di tali provvedimenti, vi è il forte rischio che le donne continuino a rinunciare ai figli e alla vita familiare per dedicarsi esclusivamente alla ricerca di una soddisfazione professionale.

    8.9

    È altresì opportuno garantire che le politiche attuate agevolino la libera scelta di riprendere l'attività lavorativa remunerata dopo un'interruzione causata dalla nascita di uno o più figli o dal tempo dedicato ad allevarli. In questo senso si dovrebbe puntare maggiormente sull'offerta di corsi di formazione durante il congedo parentale, oppure su orari di lavoro appositamente strutturati per consentire ai genitori di occuparsi dei figli in tenera età. Nella stessa logica, occorre incoraggiare il ricorso volontario al lavoro a tempo parziale senza però ostacolare il ritorno all'orario completo quando viene meno la necessità di quello parziale. Una volta, infine, che il padre o la madre che hanno interrotto la loro carriera lavorativa per occuparsi dei figli sono reintegrati nella vita professionale al termine del congedo parentale, va loro garantito un posto di lavoro non inferiore alle loro competenze. Il fatto di aver beneficiato da poco di un congedo parentale non va considerato un elemento a sfavore del lavoratore nel momento in cui il suo datore di lavoro procede a una riduzione dell'organico a seguito di difficoltà economiche.

    8.10

    Per i servizi pubblici e le imprese, che dovrebbero essere dalla parte del cittadino, è importante attuare o promuovere politiche, prassi e innovazioni sociali che facilitino la vita professionale delle coppie in attesa o già con figli. Al di là dei discorsi e delle disposizioni legislative, si tratta anche di introdurre un atteggiamento collettivo e psicologico in base al quale il bambino non sia considerato un elemento di disturbo e, di conseguenza, la madre o il padre di famiglia non siano giudicati elementi meno produttivi o meno competitivi. L'iniziativa — sempre più diffusa — dell'asilo aziendale creato da una singola impresa o da più imprese situate in una stessa zona dovrebbe essere incoraggiata. Essa costituisce infatti un servizio molto utile alle coppie che esercitano responsabilità professionali, in quanto ne riduce gli spostamenti e ne semplifica la gestione del tempo.

    8.11

    È importante altresì che i servizi pubblici e le imprese non ignorino i problemi che i padri di bambini in tenera età possono incontrare nel corso della loro vita professionale al momento di optare per il congedo parentale o di ridurre l'orario di lavoro per motivi di famiglia. I servizi pubblici e le imprese dovrebbero creare condizioni tali da consentire anche ai padri di occuparsi dei loro figli. Le parti sociali hanno un ruolo importante da svolgere in questo senso.

    8.12

    In linea generale è necessario incoraggiare i padri a condividere concretamente le responsabilità familiari a tutti i livelli, soprattutto quello educativo. Da numerosi studi sociologici emerge infatti che l'assenza del padre produce maggiori difficoltà nell'educazione dei figli.

    8.13

    Le politiche già adottate o ancora da adottare sono quindi diverse, le difficoltà da superare diversi, ma gli obiettivi concordi: permettere cioè agli uomini ed alle donne che lo desiderino di formare una famiglia e di avere figli. Da tutte le indagini condotte emerge però che il desiderio di figli non trova soddisfazione nei cittadini europei e che il sogno del terzo figlio viene di frequente espresso, ma non realizzato, spesso per ragioni finanziarie o materiali e per le difficoltà incontrate nel cercare di conciliare carriera professionale e vita familiare, specialmente da parte delle madri.

    8.14

    Esiste anche un aspetto più impalpabile. L'UE, pur essendo una delle regioni del mondo più prospere e sviluppate, attraversa un periodo di profonda inquietudine. Dopo il glorioso trentennio le incertezze economiche, l'apprensione di fronte al degrado ambientale e al cambiamento climatico, alcune conseguenze negative della globalizzazione, la complessità delle società moderne, la perdita di fiducia della popolazione nella capacità dei governi di incidere sugli eventi hanno instillato in Europa un pessimismo diffuso poco propizio alla natalità. Per la prima volta dopo tanto tempo, in numerosi paesi europei i genitori hanno la sensazione di non poter, in realtà, promettere ai loro figli un futuro migliore.

    8.15

    C'è anche da chiedersi se la cultura dominante sia favorevole alla famiglia e all'idea di allevare dei figli, se l'immagine del successo familiare sia sufficientemente valorizzante, se l'individualismo e un certo materialismo consumistico facciano dimenticare che l'uomo è un essere distinto, sì, ma fatto per vivere in una collettività. Le preoccupazioni più profonde e più urgenti degli europei riguardano del resto la vita familiare: istruzione, alloggio, sbocchi professionali, stabilità affettiva e realizzazione personale. Forse si dovrebbe adottare, prima di tutto, una visione più ottimista e generosa della vita familiare visto che, quando si affronta la questione della famiglia e della natalità, si tocca, per definizione, uno degli aspetti più intimi dell'essere umano. Le autorità pubbliche, la cui vocazione è quella di cercare il bene comune, devono offrire nuove possibilità, garantire realmente alle donne ed agli uomini di oggi la libertà di poter fondare una famiglia e di avere il numero di figli che desiderano, senza intervenire nelle scelte operate dai singoli per valorizzare la propria personalità.

    8.16

    Le famiglie sono fonte di prosperità economica, soprattutto quando entrambi i genitori possono contare su un lavoro retribuito, e di solidarietà sociale. L'UE dovrebbe pertanto incoraggiare l'integrazione della dimensione familiare nelle sue politiche economiche e sociali e dovrebbe promuovere una politica della famiglia sostenibile tramite il ricorso ad esempi di buone prassi.

    Bruxelles, 14 marzo 2007

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Dimitris DIMITRIADIS


    (1)  In demografia, per invecchiamento della popolazione si intende l'aumento della percentuale di anziani, a cui in genere fa da corollario un calo proporzionale dei giovani. L'aumento del numero di anziani viene ora definito gerontocrescita. L'invecchiamento della popolazione e la gerontocrescita non presentano necessariamente la medesima intensità in tutti i paesi o territori e in tutti i periodi considerati, ma possono divergere in funzione della diversa combinazione delle cause rispettive.

    (2)  Cfr. parere CESE del 15.9.2004 sul tema Verso il Settimo programma quadro per la ricerca: Le esigenze di ricerca nel campo dei cambiamenti demograficiQualità di vita degli anziani ed esigenze tecnologiche, relatrice: HEINISCH (GU C 74 del 23.3.2005, pagg. 44-54),

    http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/site/it/oj/2005/c_074/c_07420050323it00440054.pdf

    (3)  COM(2005) 94 def.

    (4)  Cfr. parere CESE del 13.9.2006 sul tema L'immigrazione nell'UE e le politiche di integrazione: la collaborazione tra le amministrazioni regionali e locali e le organizzazioni della società civile, relatore: PARÍZA CASTAÑOS (GU C 318 del 23.12.2006).

    (5)  Cfr. parere esplorativo CESE sul tema L'impatto dell'invecchiamento della popolazione in termini economici e di bilancio, relatrice: FLORIO.


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