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Document 52004IE0855
Opinion of the European Economic and Social Committee on Transatlantic Dialogue: how to improve the Transatlantic Relationship
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il dialogo transatlantico — come migliorare le relazioni transatlantiche
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il dialogo transatlantico — come migliorare le relazioni transatlantiche
GU C 241 del 28.9.2004, p. 49–57
(ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)
28.9.2004 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 241/49 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il dialogo transatlantico — come migliorare le relazioni transatlantiche
(2004/C 241/15)
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 16 e 17 luglio 2003, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema Il dialogo transatlantico — come migliorare le relazioni transatlantiche.
La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 20 aprile 2004, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice BELABED.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 3 giugno 2004, nel corso della 409a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 160 voti favorevoli, 15 voti contrari e 18 astensioni
1. Sintesi
A. |
Le relazioni tra Europa e Stati Uniti vantano una storia lunga e reciprocamente proficua: esse si fondano su una solida base di convinzioni comuni a società aperte e democratiche. Nel nuovo contesto geostrategico creatosi dopo la fine della guerra fredda l'UE e gli USA si sono impegnati a realizzare un «partenariato globale ed equo». Malgrado il mutato contesto abbia in più occasioni messo alla prova le relazioni transatlantiche, le fondamenta del partenariato non sono state messe in discussione. |
B. |
L'opinione pubblica americana e quella europea presentano dei punti in comune ma anche delle divergenze. Se sulle questioni di politica estera le divergenze sono più marcate, sulle tematiche economiche, sociali e ambientali si rilevano invece più punti in comune del previsto e vi è un largo consenso sulla necessità di un dialogo intenso e costante a beneficio duraturo non soltanto dell'UE e degli USA, ma di tutto il mondo. |
C. |
Nel corso del tempo l'economia europea e quella americana hanno stretto legami sempre più forti e attualmente gli investimenti esteri rivestono un'importanza molto maggiore degli scambi commerciali. Malgrado le controversie commerciali facciano notizia, esse riguardano in realtà meno dell'1 % degli scambi transatlantici. La crescente interdipendenza economica produce tensioni che vanno al di là delle frontiere e investono questioni interne fondamentali come la fiscalità, la governance e la regolazione dell'economia. |
D. |
I risultati contrastanti dell'economia americana e di quella europea dimostrano che entrambe hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Negli anni a venire entrambe dovranno affrontare importanti sfide: di qui la necessità di rafforzare il dialogo e la cooperazione per il buon funzionamento dell'economia su entrambe le sponde dell'Atlantico. |
E. |
Il mutamento delle sfide e delle minacce geopolitiche ha messo alla prova le relazioni transatlantiche in molte occasioni. Realizzare e potenziare la buona governance, ivi comprese le strutture delle parti sociali e della società civile di tutto il mondo, può essere un utile modo per contribuire a rendere il mondo più sicuro e offrire ai cittadini più opportunità di partecipare all'adozione di decisioni destinate a determinare le loro condizioni di vita e di lavoro. |
F. |
Malgrado la globalizzazione abbia portato con sé molti benefici, promuovendo l'apertura sociale ed economica e incrementando gli scambi commerciali, gli investimenti stranieri e il benessere su scala mondiale, non tutti i cittadini hanno potuto goderne. Unendo i loro sforzi l'UE e gli USA possono contribuire a mettere a frutto il pieno potenziale economico, sociale ed ambientale della globalizzazione attraverso una migliore gestione sia a livello nazionale che internazionale, anche grazie al dialogo sociale e civile. |
G. |
Entrambe le parti sottolineano l'importanza strategica delle relazioni euro-americane e del contesto multilaterale: per affrontare le sfide mondiali occorre infatti unire le forze. Le recenti proposte per migliorare il quadro istituzionale delle relazioni transatlantiche hanno evidenziato l'importanza di un dialogo intenso e sostenuto finalizzato nel contempo all'ulteriore sviluppo delle relazioni e alla cooperazione con le istituzioni internazionali e altre parti del mondo. |
H. |
Il CESE sostiene appieno la cooperazione transatlantica e ne raccomanda il rafforzamento e l'ampliamento, sia nel senso di coinvolgere la più grande varietà di interessi e di soggetti, sia nel senso di sviluppare ed estendere il metodo a questioni importanti per le diverse forme di dialogo transatlantico e per i cittadini europei e americani. |
I. |
In linea con la presidenza irlandese, il CESE appoggia fermamente la cooperazione transatlantica e la partecipazione costruttiva di importanti gruppi di interesse appartenenti alla società civile americana ed europea. Esso propugna pertanto il rafforzamento e l'estensione delle reti della società civile, dialoghi transatlantici compresi, e si dichiara pronto a contribuire all'incremento dello scambio di informazioni e all'interazione tra le varie forme di dialogo, che potrebbe sfociare in una cooperazione continua e regolare, nonché nella creazione di un comitato economico e sociale americano o transatlantico oppure di entrambi. |
J. |
Il CESE è disponibile a fungere da piattaforma per promuovere il dialogo e riunire i diversi partecipanti. A tal fine, esso intende organizzare un convegno in collaborazione con i soggetti e le istituzioni interessate al rafforzamento del dialogo. I vantaggi di un dialogo rafforzato si tradurrebbero nella partecipazione attiva della società civile su entrambe le sponde dell'Atlantico, con benefici duraturi non solo per l'UE e gli USA ma anche per il resto del mondo. |
2. Contesto
2.1 |
Le relazioni tra Europa e Stati Uniti vantano una storia lunga e reciprocamente proficua; esse sono state particolarmente intense durante la guerra fredda, periodo in cui il piano Marshall per la ricostruzione dell'Europa è stato uno dei punti salienti delle relazioni transatlantiche. Allo scopo di fissare i principi e il quadro della futura cooperazione in un mutato contesto geostrategico, nel periodo successivo alla fine della guerra fredda l'UE e gli USA hanno concluso una serie di accordi (1) incentrati sulla promozione della pace, della stabilità e della crescita economica, la risposta alle sfide globali, la cooperazione economica nonché la creazione di contatti tra le due sponde dell'Atlantico. Nella Dichiarazione di Bonn, adottata in occasione del vertice UE-USA svoltosi il 21 giugno 1999 a Bonn, entrambe le parti si sono impegnate a favore di un «partenariato globale ed equo» in materia di economia, politica e sicurezza. |
2.2 |
In virtù di tali accordi, che il CESE ha sempre sostenuto, sono stati adottati una serie di strumenti istituzionali, tra cui i Dialoghi transatlantici, che hanno consentito alle parti sociali e alla società civile di partecipare agli sforzi di cooperazione tra i due paesi. |
2.3 |
A partire dagli anni Novanta, le relazioni transatlantiche hanno attraversato diverse fasi in cui l'Europa e gli Stati Uniti hanno dovuto adeguarsi, non senza difficoltà, a nuove realtà. Anche se le fondamenta di un forte partenariato transatlantico non sono state messe in discussione, tali cambiamenti hanno provocato tensioni e disaccordi, a causa di opinioni e orientamenti divergenti nonché di strumenti istituzionali inadeguati (2). |
2.4 |
Per facilitare il dialogo e orientare le politiche verso obiettivi comuni, potrebbe essere utile avere un'idea delle opinioni espresse dai cittadini nell'ambito di inchieste e sondaggi (quali quelli condotti dal German Marshall Fund statunitense e dal Pew Research Center) (3). L'opinione pubblica americana e quella europea concordano su alcuni punti ma hanno anche delle divergenze (4). Americani ed europei condividono le idee di fondo sulla società democratica aperta, il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto nonché il sostegno all'economia di mercato (5); ciononostante, i valori in cui credono non sempre sono identici. Nel corso di un sondaggio, è stato chiesto se i valori sociali e culturali degli americani e degli europei fossero diversi: su entrambe le sponde dell'Atlantico la vastissima maggioranza degli intervistati ha risposto affermativamente (l'83 % degli americani e il 79 % degli europei) (6). |
2.5 |
Sebbene nel 2002 gli americani abbiano rivolto una maggiore attenzione alle questioni internazionali, rispetto al periodo precedente l'11 settembre 2001, americani ed europei hanno delle opinioni particolarmente contrastanti sulle questioni di politica estera, quali la leadership mondiale degli USA e la reazione alle minacce (7). Entrambi i popoli considerano l'unilateralismo come un problema, giudicano favorevolmente le Nazioni Unite e intendono rafforzarne il ruolo, ma gli americani sono disposti a metterle da parte quando è in gioco l'interesse nazionale del loro paese. Sebbene il cosiddetto soft power abbia origine nella cultura e nella politica americana (8), è l'Europa che vi fa maggiormente ricorso (9) e, di fatto, un'ampia maggioranza di cittadini su entrambe le sponde dell'Atlantico crede che il soft power dell'UE possa influire sulla risoluzione dei problemi del mondo mediante sforzi diplomatici, scambi commerciali o aiuti allo sviluppo (10). |
2.6 |
Nel 2003, gli americani si sono dichiarati a favore dell'Europa come partner forte, mentre gli europei sono meno propensi a fare affidamento sugli Stati Uniti in materia di politica estera (11). Pur essendo stata molto probabilmente la guerra in Iraq ad influire sul cambio di vedute degli europei, «inaspettatamente gli americani sembrano avere un atteggiamento più positivo nei confronti dell'Unione europea. |
Questa asimmetria, per cui gli europei hanno adesso una concezione meno positiva degli americani, mentre questi ultimi hanno migliorato il loro atteggiamento verso gli europei, è sorprendente e potenzialmente significativa per i responsabili politici di entrambi i paesi» (12).
2.7 |
Sulle questioni sociali, l'economia e l'ambiente, le opinioni sono più convergenti di quanto si creda, anche se ciò tuttavia non si riflette a livello governativo. È ben noto che gli europei danno importanza alla dimensione sociale e ambientale che in Europa accompagna la democrazia politica, ma anche gli americani mettono in rilievo il sostegno agli indigenti e la protezione dell'ambiente. Infatti, nelle aspettative dell'opinione pubblica americana, l'economia, l'istruzione e la previdenza sociale occupano un ruolo di primo piano (13). Sebbene gli americani si sentano forti e lodino l'iniziativa individuale, due terzi di essi riconoscono la necessità di predisporre meccanismi pubblici di sicurezza per gli indigenti (14) e garantire ad ogni cittadino cibo a sufficienza e un alloggio. Più del 50 % ritiene che il governo debba aiutare gli indigenti anche a costo di un aumento del debito pubblico, l'86 % sostiene che leggi e normative ambientali devono essere più rigide, il 65 % pensa che i cittadini debbano essere disposti a pagare prezzi più alti per la protezione dell'ambiente, la metà considera il sistema fiscale ingiusto e una notevole percentuale, ovvero oltre il 75 %, si dichiara favorevole a un sistema di restrizioni e controlli degli individui che arrivano negli Stati Uniti per risiedervi. Gli americani sembrano inoltre condividere in certa misura le preoccupazioni degli europei sugli organismi geneticamente modificati (OGM), il 92 % di essi è infatti favorevole all'etichettatura dei prodotti che li contengono (15). |
2.8 |
Vi è un ampio consenso sulla necessità di un dialogo più approfondito, intenso e continuo per mettere a frutto gli interessi comuni, superare le differenze e riconoscere l'importanza per entrambe le parti di un programma comune in molti settori dell'economia mondiale. Nei precedenti pareri, il CESE ha riconosciuto l'importanza del partenariato transatlantico e ha sottolineato l'esigenza di un partenariato e di una cooperazione di ampio respiro, basati sulla comprensione e il rispetto reciproci per le prospettive, i valori, gli interessi e i modelli sociali dell'altro (16). |
3. Le dimensioni delle relazioni transatlantiche
3.1 |
Le dimensioni più importanti delle relazioni transatlantiche sono le seguenti: relazioni economiche e commerciali tra UE e Stati Uniti, politica e sicurezza mondiale, globalizzazione — sviluppo socio-economico ed ambientale internazionale, istituzioni transatlantiche, impegno per il partenariato transatlantico e governance multilaterale. |
3.2 Le relazioni economiche e commerciali UE-USA
3.2.1 |
Come dimostra la relazione Quinlan (17) sulle relazioni economiche transatlantiche, dopo il crollo del muro di Berlino, l'economia europea e quella americana hanno stretto legami più forti e sono diventate sempre più interdipendenti. Nell'economia transatlantica, gli investimenti esteri rivestono un'importanza maggiore rispetto agli scambi commerciali. |
3.2.2 |
A titolo d'esempio, negli anni Novanta, circa la metà degli IDE americani erano diretti all'Europa. Nel 2000 gli investimenti europei negli Stati Uniti erano superiori di circa il 25 % agli investimenti americani in Europa. Nel 2001, e per la maggior parte degli anni Novanta, le imprese americane hanno realizzato in Europa metà dei loro profitti. Nei Paesi Bassi le imprese americane hanno investito due volte più che in Messico. Gli investimenti europei che affluiscono nel solo Texas sono maggiori degli investimenti americani complessivi in Giappone. |
3.2.3 |
Seppure siano le controversie commerciali transatlantiche a fare notizia, gli scambi commerciali rappresentano meno del 20 % delle relazioni economiche transatlantiche e i contenziosi commerciali meno dell'1 %. Nonostante nel 1999 sia stato messo a punto un meccanismo di allerta precoce, le opinioni divergenti sui meccanismi di difesa commerciali (come le misure di salvaguardia, i diritti anti-dumping e i dazi compensativi), sui sussidi, sui diritti di proprietà intellettuale e sulle altre misure in materia di acciaio, banane, ormoni bovini, organismi geneticamente modificati, marchi e indicazioni geografiche hanno causato gravi dissensi e controversie. Alla data del 16 marzo 2004 erano in corso in seno all'OMC 14 dispute commerciali tra l'UE e gli USA (18). Il caso più recente riguarda la normativa americana sulle società di vendita all'estero (Foreign Sales Corporations): l'UE ha deciso di imporre dei dazi su una serie di prodotti americani sino a quando tale normativa, dichiarata irregolare dall'OMC, non sarà adeguata alle regole dell'OMC. |
3.2.4 |
Alcune delle tensioni tra l'UE e gli USA sono il risultato della crescente interdipendenza economica. Nella maggior parte dei casi non si tratta di tipiche dispute commerciali in quanto esse vanno al di là delle frontiere e incidono su alcune questioni nazionali fondamentali quali la fiscalità negli Stati Uniti e in Europa, il modo di governare la società e la regolazione dell'economia (19). |
3.2.5 |
Per quanto riguarda il rendimento delle economie europea ed americana, i risultati sono contrastanti. Contrariamente all'idea diffusa secondo cui l'economia americana avanza più velocemente di quella europea, anche i dati dell'FMI e dell'OCSE dimostrano che in alcuni settori, l'Europa ha avuto dei risultati migliori (20): il tasso di crescita globale è stato certamente più alto negli USA che in Europa, ma il tenore di vita, in termini di PIL pro-capite, è aumentato più rapidamente nell'UE che negli USA. |
3.2.6 |
Anche i dati relativi alla produttività del lavoro variano in base al periodo di riferimento. Dal 1995 in poi, la produttività media americana è stata maggiore di quella europea, ma essa è stata inferiore se si considera il periodo compreso tra il 1990 e il 2002. Sebbene la media americana sia superiore, cinque paesi europei hanno ottenuto risultati migliori. Il tasso di disoccupazione è mediamente più elevato in Europa, tuttavia, in sette paesi europei è inferiore a quello degli Stati Uniti. |
3.2.7 |
La disoccupazione rappresenta un problema per l'economia nel suo complesso - in quanto le risorse non vengono utilizzate - ma soprattutto per gli individui, in modo particolare quando la protezione sociale è carente. Oltre alla politica macroeconomica, diversi fattori possono influire notevolmente sul tasso di attività: la struttura del mercato del lavoro, i livelli di istruzione o il sistema di protezione sociale. La disoccupazione, associata a redditi non equi, protezione sociale scarsa e livelli di istruzione bassi, è uno dei fattori che influiscono sui tassi di povertà. |
3.2.8 |
In media, le imposte in Europa sono più alte che negli Stati Uniti. Tuttavia, ciò non costituisce necessariamente uno svantaggio competitivo: un buon utilizzo delle imposte può permettere di dare un impulso alla produttività economica. Il Forum economico mondiale lo ha riconosciuto e ha modificato di conseguenza il calcolo dei bilanci pubblici: il risultato è che, in base alla Relazione sulla competitività mondiale 2003-2004, la Finlandia ha superato gli Stati Uniti, mentre Svezia e Danimarca si trovano in una posizione migliore e occupano attualmente il terzo e quarto posto (prima erano rispettivamente al 5o e al 10o posto) (21). |
3.2.9 |
Se si esaminano contemporaneamente la produttività e la fiscalità, si nota che imposte più elevate non ostacolano necessariamente la produttività. Se si considerano i cinque Stati in cui dal 1995 in poi la produttività è aumentata maggiormente che negli Stati Uniti, ossia Belgio, Austria, Finlandia, Grecia e Irlanda, e i sei Stati che registrano i livelli di produttività più alti, Germania, Paesi Bassi, Irlanda, Francia, Belgio e Norvegia (che non è un membro dell'UE), solo in Irlanda la fiscalità è bassa. |
3.2.10 |
La conclusione è che l'economia europea e quella americana sono strettamente legate. Entrambe hanno punti di forza e punti deboli e devono affrontare importanti sfide nei prossimi anni, il che rende necessario rafforzare il dialogo e la cooperazione per garantire un buon andamento dell'economia in entrambi i paesi. |
3.3 Politica e sicurezza globale
3.3.1 |
Il passaggio dalla guerra fredda, caratterizzata da una forte comunanza di interessi, a una situazione in cui le principali sfide strategiche hanno origini geografiche differenti e la natura delle minacce è cambiata, ha dato origine a punti di vista divergenti sul modo di affrontare tali sfide. |
3.3.2 |
La globalizzazione racchiude un potenziale immenso e apporta numerosi vantaggi, tuttavia l'attuale funzionamento dell'economia globale presenta squilibri radicati e persistenti. Per l'ampia maggioranza degli individui, la globalizzazione non ha soddisfatto le semplici e legittime aspirazioni a un posto di lavoro soddisfacente e a un futuro migliore per i propri figli. Nel momento in cui le società aperte sono minacciate dal terrorismo internazionale, la governance globale deve tenere anzitutto conto delle preoccupazioni e delle aspirazioni della gente, accrescendo l'affidabilità e la democrazia a livello sia nazionale che internazionale per innalzare la sicurezza globale. La globalizzazione deve basarsi su valori universalmente condivisi e sul rispetto dei diritti umani e della dignità individuale (22); se gestita meglio, può permettere agli individui di avvicinarsi gli uni agli altri e di godere di un maggiore benessere. Una globalizzazione migliore è determinante per garantire alla gente, in qualsiasi parte del mondo, una vita migliore e più sicura nel XXI secolo; tuttavia, se continua ad essere gestita in modo sbagliato, non farà altro che provocare maggiore scontento tra i cittadini. |
3.3.3 |
In questo contesto possono contribuire attivamente a una maggiore sicurezza mondiale la lotta alla corruzione, alle dittature e ai governi ingiusti nonché la creazione di strutture rappresentative delle parti sociali e della società civile in tutto il mondo, soprattutto nei paesi in cui le strutture di una buona governance sono deboli o ancora inesistenti, per permettere ai cittadini di partecipare maggiormente alle decisioni che influiscono sulle loro condizioni di vita e di lavoro. |
3.3.4 |
A questo proposito, il CESE si adopera da tempo per costruire e rafforzare il dialogo sociale e civile sia nei futuri Stati membri dell'UE che nei paesi terzi. Ha inoltre contribuito attivamente al processo di Barcellona avviato dall'UE, il quale costituisce una solida base da sviluppare ulteriormente. Inoltre, il sostegno al processo di democratizzazione e alla creazione delle parti sociali in Iraq potrebbe costituire un progetto comune per l'UE e gli USA. |
3.3.5 |
La sicurezza dei trasporti costituisce un ambito in cui più che mai si impone una cooperazione rafforzata fra Stati Uniti e Unione europea. Il CESE (23) sottolinea che «è necessario e urgente che l'UE prenda, sul piano internazionale, l'iniziativa di sviluppare un quadro più ampio in materia di sicurezza, quadro che oltre a cercare di eliminare gli effetti del terrorismo ne esamini anche le cause. […] Considerato il carattere internazionale del trasporto marittimo e aereo, i requisiti di sicurezza dovrebbero fondarsi su accordi reciproci applicati in maniera uniforme e non discriminatoria, ai fini di un regolare svolgimento degli scambi economici». Il CESE ha altresì ricordato che «la visione filosofica e la cultura proprie dell'Europa promuovono il rigoroso rispetto dei diritti umani e [che] qualsiasi reazione alle minacce del terrorismo non deve mai perdere di vista tali principi così a lungo custoditi e difesi». Ad esempio, l'accordo sulla sicurezza dei container, siglato recentemente tra Stati Uniti e Unione europea (novembre 2003), e la sua attuazione offrono un'opportunità di discussione nel dialogo transatlantico. Inoltre gli Stati Uniti e l'UE cooperano a livello internazionale in seno all'OIL in materia di documenti di identità dei marittimi nonché sulla questione della sicurezza degli impianti portuali trattata congiuntamente nell'ambito dell'IMO, l'Organizzazione marittima internazionale, e dell'OIL. |
3.4 Globalizzazione — sviluppo socioeconomico ed ambientale a livello internazionale
3.4.1 |
La globalizzazione apporta molti benefici, promuove società ed economie aperte e sostiene il potenziamento del libero scambio di merci, idee e conoscenze. Di fatto comincia ad emergere una coscienza realmente globale delle ingiustizie legate alla povertà, il non rispetto della libertà di associazione, la discriminazione sessuale, il lavoro infantile e il degrado ambientale, a prescindere dal luogo in cui tali fenomeni si verificano (24). |
3.4.2 |
Tuttavia, nonostante un incremento degli scambi commerciali, degli investimenti internazionali e della ricchezza mondiale, la globalizzazione non ha prodotto effetti positivi per tutti. La riduzione generale delle barriere agli scambi e alla circolazione di capitali, servizi e persone, ha reso più facile per le imprese approvvigionarsi sul mercato mondiale ma, nello stesso tempo, ha creato le condizioni per una concorrenza mondiale con ripercussioni preoccupanti sui lavoratori, la fiscalità e la sostenibilità finanziaria dei sistemi di previdenza sociale e dei servizi di interesse generale. La povertà è aumentata in 54 paesi (25) dal 1990 a questa parte, le disparità tra i vari paesi e in seno agli stessi si sono aggravate, la stabilità dell'economia mondiale è minacciata dalla volatilità dei mercati finanziari nonché dagli squilibri macroeconomici quali le relazioni tra le valute e gli squilibri commerciali. |
3.4.3 |
Attraverso uno sforzo congiunto, l'UE e gli Stati Uniti possono contribuire alla piena realizzazione del potenziale socioeconomico ed ambientale della globalizzazione. Per far ciò essi possono migliorare la governance a livello nazionale e internazionale nonché le regole che disciplinano il commercio internazionale, gli investimenti, la finanza e l'immigrazione tenendo conto di tutti gli interessi, diritti e le responsabilità in gioco. Così facendo possono realizzare una più ampia ed equa distribuzione dei benefici della crescita, che può garantire sicurezza e stabilità a vantaggio di tutti. |
3.4.4 |
In questo contesto è necessario migliorare la governance globale: le organizzazioni internazionali aventi competenze diverse devono coordinare le loro attività. Per una migliore gestione della globalizzazione l'OMC, l'FMI, la Banca mondiale e l'OCSE devono coordinare i loro sforzi con quelli di altre organizzazioni internazionali, in modo particolare l'OIL e l'ONU, e migliorare la governance delle stesse con l'inclusione del dialogo sociale e civile. |
3.4.5 |
Il CESE sottolinea l'importanza di rispettare ed applicare le norme fondamentali nel campo del lavoro e apprezza gli sforzi del Dipartimento del tesoro americano volti a far sì che la Banca mondiale e l'FMI facciano ulteriori passi in avanti verso l'integrazione di tali norme nei rispettivi programmi in materia di sviluppo (26). |
3.4.6 |
Il CESE contesta la proposta dell'FMI di una radicale deregolamentazione del mercato del lavoro in Europa (27), in quanto il modello sociale europeo potrebbe essere gravemente compromesso. Sottolinea inoltre che le reti di sicurezza sociale costituiscono dei necessari stabilizzatori automatici nei periodi di crisi economica. |
3.4.7 |
Su entrambe le sponde dell'Atlantico i cittadini sono sempre più preoccupati riguardo al trasferimento di posti di lavoro in altre regioni, reso possibile dai progressi tecnologici e dalle ridotte barriere commerciali nonché dai vantaggi competitivi derivanti da regolamentazioni diverse, che fondamentalmente contemplano norme meno rigorose in materia di tutela dei lavoratori e dell'ambiente nonché di benessere degli animali. Per gli economisti questa tendenza è un effetto logico del libero scambio (28) che consente di trasferire agevolmente posti di lavoro in regioni in cui la manodopera è a basso costo. Si prevede che in futuro ciò possa creare disoccupazione strutturale a lungo termine. I Trattati europei e il progetto di Costituzione europea sottolineano l'esigenza del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, pertanto è necessario riflettere sull'opportunità di promuovere le norme ambientali e lavorative e migliorare le condizioni di vita e di lavoro in tali regioni e, al tempo stesso, mantenerle e rafforzarle in Europa e negli Stati Uniti. |
3.4.8 |
A seguito dei recenti scandali che hanno coinvolto le grandi imprese, l'opinione pubblica americana ha assunto un atteggiamento più critico nei loro confronti: il 77 % degli americani ritiene che un potere eccessivo sia concentrato nelle mani di poche grandi imprese mentre il 62 % pensa che le grandi imprese realizzino profitti troppo alti (29). Pertanto il governo societario si rivela un problema fondamentale. Oltre alle azioni concrete già intraprese e in corso quali la legge Sarbanes-Oxley negli Stati Uniti, la revisione dei principi dell'OCSE sul governo societario e le attività a livello comunitario e nazionale, è necessario coordinare gli sforzi per garantire che le imprese vengano gestite in modo responsabile tenendo conto degli interessi di tutte le parti coinvolte. |
3.4.9 |
Sia l'UE che gli USA si sono adoperati per far avanzare il Doha round, il ciclo di negoziati dell'OMC attualmente in corso. Affinché nei negoziati a livello europeo si tenga maggiormente conto delle opinioni della società civile, la DG Commercio della Commissione europea associa la società civile ai preparativi e al seguito di tali negoziati, processo cui il CESE partecipa attivamente. Affinché il suo contributo sia maggiormente efficace, il CESE prevede di intraprendere un dialogo con i suoi partner in tutti i continenti e di organizzare nel luglio del 2004 un convegno riguardante la società civile e l'OMC (30). |
3.4.10 |
L'ambiente e il cambiamento climatico sono i settori in cui i cittadini dei due paesi hanno opinioni simili ma in cui i governi hanno approcci diversi. Recentemente il Pentagono ha presentato uno studio sulle ripercussioni in termini di sicurezza dei diversi scenari che si prospettano in materia di cambiamento climatico. Considerato l'attuale dissenso sulla ratifica del protocollo di Kyoto, gli effetti potenziali del cambiamento climatico sono uno degli aspetti più importanti, seppur difficili, da discutere. |
3.4.11 |
Il CESE ha altresì sottolineato in diverse occasioni l'importanza dello sviluppo sostenibile. Alle solenni dichiarazioni effettuate nel quadro di riunioni o accordi internazionali, quali il Vertice sulla terra, gli Obiettivi del millennio o la strategia di Lisbona non ha fatto seguito l'adozione tempestiva di azioni concrete. Pertanto il CESE ribadisce l'appello lanciato in diversi suoi pareri, ovvero la necessità di compiere dei progressi in tal senso (31). |
3.4.12 |
Oltre alle misure di politica commerciale, nel corso dei negoziati del Doha Round, l'UE ha messo in rilievo il ruolo della sicurezza alimentare, la protezione dei consumatori e il benessere degli animali in quanto ritiene necessario disciplinare gli scambi internazionali in cui è in gioco la sicurezza alimentare con regole migliori e trasparenti. |
3.4.13 |
Oltre al morbo della mucca pazza (ESB), gli ormoni bovini, il sistema agricolo, la sicurezza alimentare e gli organismi geneticamente modificati (OGM), il commercio dei prodotti agricoli è uno dei maggiori punti di frizione tra l'UE e gli USA, legati da importanti relazioni commerciali nel settore agricolo. I due grandi partner commerciali hanno avuto dei dissensi di politica commerciale in materia di OGM e ormoni, ciononostante bisogna riconoscere che nel quadro del Doha Round hanno raggiunto dei compromessi costruttivi in materia di agricoltura. L'UE ha sottolineato il ruolo del modello agricolo europeo che contempla il rispetto dell'ambiente e il benessere degli animali, nonché la necessità di riforme moderate della politica agricola, nel cui ambito sarebbe di grande utilità tener conto degli aspetti non commerciali e delle preferenze dei paesi in via di sviluppo in merito alle regole e agli accordi che verranno adottati prossimamente. |
3.4.14 |
L'ultimo allargamento rappresenta per l'UE la maggiore sfida cui sia stata confrontata sinora e nello stesso tempo costituisce un processo dinamico verso l'unificazione dell'Europa e il rafforzamento della pace, sicurezza e prosperità in tutto il continente. Lo sviluppo dei nuovi Stati membri e il miglioramento delle relazioni con la Russia e i nuovi vicini dell'UE, nonché la promozione dei diritti umani e della democrazia, sono di grande interesse sia per l'UE stessa che per gli USA. |
3.5 Istituzioni transatlantiche
3.5.1 |
Il quadro istituzionale frutto degli accordi conclusi negli anni Novanta è motivo di scontento a causa dello squilibrio di potere tra l'UE e gli USA, le differenze nella composizione della NATO, dell'UE e di altre entità, l'integrazione incompleta dell'UE e il malcontento generale che circonda i vertici UE-USA (32). |
3.5.2 |
Le recenti proposte per migliorare il quadro istituzionale mostrano che il fattore più importante per segnare dei progressi è l'avvio di un dialogo intenso e continuo sulle questioni più importanti, nel quadro istituzionale che si ritenga più adeguato. Purtroppo, nessuna di queste proposte tiene adeguatamente conto dei vantaggi offerti dalla partecipazione delle parti sociali e della società civile. |
3.6 Adesione al Partenariato transatlantico e alla governance multilaterale (33)
3.6.1 |
Le sfide globali richiedono l'unione delle forze, pertanto l'UE e gli USA sottolineano entrambi l'importanza strategica delle relazioni transatlantiche e di un contesto multilaterale. |
3.6.2 |
Come affermato dal Consiglio europeo del dicembre 2003, «Le relazioni transatlantiche sono insostituibili. L'UE rimane pienamente impegnata a favore di un partenariato transatlantico costruttivo, equilibrato e proiettato verso il futuro» (34). |
3.6.3 |
Il CESE concorda con il Consiglio europeo sulla necessità vitale di mantenere un dialogo permanente tra i due partner strategici e ne apprezza l'intenzione di promuovere qualsiasi forma di dialogo tra gli organi legislativi e la società civile su entrambe le sponde dell'Atlantico. |
3.6.4 |
Cooperando a livello bilaterale e nell'ambito delle istituzioni multilaterali, i partner transatlantici avranno una visione comune e metteranno insieme le capacità necessarie per far fronte alle sfide del nostro tempo. |
3.6.5 |
Diverse iniziative in corso evidenziano l'importanza e la necessità di una cooperazione costante e approfondita. Il German Marshall Fund statunitense e la Transatlantic Policy Network (TPN) sono tra le organizzazioni che si adoperano più attivamente per le relazioni UE-USA. Le loro attività spaziano dall'analisi dell'opinione pubblica delle due regioni e della dimensione economica del partenariato, all'organizzazione di conferenze nonché alla formulazione di raccomandazioni e strategie per le future relazioni UE-USA. |
3.6.6 |
Per rafforzare il partenariato transatlantico la TPN ha messo a punto un piano d'azione decennale in 10 punti, da attuare dal 2005 al 2015 sulla base di obiettivi, azioni e valutazioni dei progressi decisi congiuntamente. La strategia è incentrata su quattro ambiti di interesse: economia, difesa e sicurezza, politica e istituzioni (35). |
3.6.7 |
Il CESE si rammarica del fatto che, pur costituendo un valido sforzo per sviluppare il partenariato, tale programma fa solo uno scarso accenno alla dimensione sociale. |
3.6.8 |
Quanto all'aspetto economico, la TPN esorta ad approfondire ed estendere il mercato transatlantico, oggetto di un dibattito di lunga data (36), mentre altri sono andati oltre chiedendo la creazione di un'area transatlantica di libero scambio. Alla luce delle esperienze dell'integrazione europea e del NAFTA, il CESE si dichiara a favore di un approccio che combini la dimensione economica, sociale e ambientale sulla base della coesione economica, sociale e territoriale, conformemente al progetto di Costituzione europea che sancisce l'economia sociale di mercato come uno degli obiettivi dell'Unione. |
4. Migliorare il partenariato transatlantico — come e perché?
4.1 |
Un forte partenariato transatlantico costituisce un importante elemento propulsore per affrontare le sfide future. L'Europa e gli USA cooperano sia a livello bilaterale che nel quadro delle istituzioni internazionali con diverse regioni del mondo, in funzione dei rispettivi valori, convinzioni e politiche. La coesione economica e sociale e il dialogo sociale e civile sono i principi fondamentali della governance europea, ma negli Stati Uniti non sono altrettanto importanti. Pertanto, questi diversi approcci possono condurre a destinare a tali regioni raccomandazioni e modelli di cooperazione conflittuali. |
4.1.1 |
A titolo d'esempio, mentre gli USA incoraggiano la creazione di un'area di libero scambio delle Americhe sul modello del NAFTA, nella regione altre voci si sono levate a favore del modello di integrazione europeo. Soggetti diversi come il governo brasiliano, il presidente messicano Vicente Fox («NAFTA plus»), deputati americani e una rete di sindacati si sono pronunciati a favore di un'alternativa all'area di libero scambio che includerebbe elementi ispirati all'esperienza europea quali un fondo di sviluppo per ridurre gli squilibri, la libera circolazione delle persone, la partecipazione al processo decisionale, una moneta unica e norme sociali vincolanti (37). |
4.1.2 |
Per citare un altro esempio, le riforme economiche e sociali avviate negli ultimi 10-15 anni nei futuri Stati membri dell'Europa centrale e orientale sono state sostenute sia dall'UE che dalle organizzazioni internazionali come l'FMI e la Banca mondiale. Nei settori in cui l'UE ha una competenza e un patrimonio giuridico limitati - come i sistemi di previdenza sociale -, le riforme sono state promosse da istituzioni internazionali orientate verso un modello sociale fondato su valori e principi che non sono pienamente compatibili con il modello sociale europeo, il che potrebbe creare delle difficoltà con l'adesione (38). |
4.2 |
Se vuole svolgere un ruolo più importante sulla scena internazionale, l'Europa dovrà approfondire l'integrazione in modo da rafforzare la propria capacità di esprimersi e di agire a livello internazionale. A tale scopo, il CESE apprezza gli sforzi compiuti dalla presidenza irlandese e auspica che i recenti sviluppi nelle posizioni degli Stati membri contribuiscano a raggiungere un consenso sulla futura Costituzione. |
4.3 |
Il partenariato transatlantico ha dato origine a una serie di strumenti istituzionali cui prendono parte governi, parlamentari e reti della società civile. Quest'ultima partecipa alle varie forme di dialogo transatlantico, che non vengono praticate tutte con la stessa intensità. |
4.3.1 |
Il dialogo transatlantico tra imprese (TABD) è stato il primo ad essere avviato e per un certo tempo, più intenso degli altri; ciononostante esistevano dubbi circa la sua efficacia e l'attuazione dei suoi risultati. Nel 2003, il vertice UE-USA ha dato un nuovo impulso al TABD e recentemente i due nuovi co-presidenti hanno dichiarato che è necessario rafforzare questo strumento per contribuire a creare un mercato transatlantico senza barriere e stimolare la cooperazione economica transatlantica. |
4.3.2 |
Il dialogo transatlantico tra lavoratori (TALD) si è svolto prevalentemente tra le confederazioni sindacali. Al fine di contribuire appieno al dialogo transatlantico e sviluppare la dimensione sociale delle relazioni UE-USA, il TALD deve essere intensificato. Nel periodo compreso tra il 2001 e il 2003, è stato varato un progetto comune intitolato «Migliorare il dialogo transatlantico - il mondo del lavoro» che prevedeva una serie di seminari di formazione cui hanno partecipato i rappresentanti sindacali delle imprese multinazionali. |
4.3.3 |
Divenuto, nell'arco di sei anni, il più attivo di tutti, il dialogo transatlantico tra consumatori (TACD), si incentra sulle questioni sensibili per entrambi i paesi come gli OGM, le e-mail commerciali non richieste (spam), i diritti d'autore digitali, nonché sui problemi dei consumatori nei paesi in via di sviluppo. Il TACD, cui partecipano i rappresentanti dei consumatori dell'UE e degli USA, funge da portavoce dei consumatori presso entrambe le amministrazioni. |
4.3.4 |
A causa di difficoltà legate al finanziamento, il dialogo transatlantico sull'ambiente (TAED) è stato attivo per meno di due anni, ma ha costituito un elemento essenziale nel dibattito sulle questioni ambientali. |
4.3.5 |
La cooperazione istituzionalizzata esistente tra i due parlamenti si è sviluppata ed ha dato luogo alla creazione del dialogo transatlantico tra parlamentari, che prevede videoconferenze e riunioni semestrali. |
4.3.6 |
Il dialogo transatlantico informale tra gli agricoltori deve essere rafforzato e integrato nei dialoghi e nelle reti transatlantiche, prendendo in considerazione temi quali gli OGM, gli ormoni, e, soprattutto, il modello agricolo europeo. |
4.3.7 |
Inoltre, nel campo dell'istruzione e dell'elaborazione delle politiche, la Commissione europea ha lanciato due iniziative a livello dei cittadini, nelle quali sono coinvolti i centri europei delle università americane nonché think tanks, istituzioni accademiche e reti locali. |
4.3.8 |
Vi sono altresì altri tipi di dialogo informale. |
4.4 |
Grazie al ruolo consultivo che svolge in Europa e alla sua cooperazione con le parti sociali e la società civile di tutto il mondo, il CESE potrebbe essere la piattaforma adeguata per promuovere il dialogo e riunire le parti interessate. |
5. Proposte — Raccomandazioni
5.1 |
In linea con il proposito della presidenza irlandese del Consiglio, di garantire un solido e fruttuoso partenariato transatlantico a livello politico ed economico, il CESE sostiene appieno la cooperazione transatlantica e ne raccomanda il rafforzamento e l'estensione, sia in termini di coinvolgimento della più ampia gamma possibile di interessi e di attori, che in termini di approccio, includendovi questioni importanti per le diverse forme di dialogo e per i cittadini di entrambi i paesi. |
5.2 |
Il CESE sostiene fermamente la partecipazione costruttiva di importanti gruppi di interesse appartenenti alla società civile americana ed europea. La struttura del dialogo, istituita dagli accordi conclusi negli anni Novanta, si è rivelata uno strumento utile che potrebbe e dovrebbe essere ulteriormente sviluppato al fine di includere una gamma più ampia delle reti della società civile. |
5.2.1 |
Per un funzionamento efficace dei dialoghi e delle reti, è necessario fondarsi sui loro rispettivi interessi, aspirazioni e preoccupazioni e sulle questioni fondamentali di reciproco interesse per le parti interessate, nonché procedere a un dibattito approfondito sui loro rispettivi ruoli e compiti e sul modo di renderli più efficaci. A tal fine, occorre raggiungere un'intesa comune sul ruolo di tali strumenti, soprattutto in seno ai governi e ai parlamenti, importanti partner politici dei dialoghi transatlantici. |
5.2.2 |
Alla luce delle esperienze passate, i rappresentanti dei vari dialoghi e reti dovrebbero avere un accesso equo ai governi e agli alti funzionari, il che contribuirebbe a rendere le attività e il funzionamento di tali strumenti più attraente per i rispettivi gruppi di interesse. Per rafforzarli occorre anche tenere maggiormente conto delle loro considerazioni nelle decisioni politiche. |
5.2.3 |
Per mantenere e rafforzare i vari dialoghi e reti bisogna investire impegno e risorse finanziarie e coprire i costi di base. Il Comitato sottolinea che il finanziamento di tali strumenti dovrebbe prevedere anche il sostegno all'organizzazione di riunioni, necessarie per trovare dei campi di intesa e sviluppare progetti comuni. |
5.2.4 |
Il CESE intende contribuire all'incremento dello scambio di informazioni e all'interazione tra le varie forme di dialogo e le reti, auspicando a lungo termine una cooperazione continua e regolare, nonché la creazione di un Comitato economico e sociale americano o transatlantico oppure di entrambi. |
5.3 |
Occorre trattare le diverse questioni tenendo conto dei rispettivi interessi, aspirazioni e preoccupazioni dei dialoghi, delle reti e dei cittadini. In questo contesto, nell'ambito di ogni singolo dialogo sono già state decise o proposte le questioni da trattare e sono stati fissati gli obiettivi che si intendono raggiungere. |
5.3.1 |
Il TABD ha recentemente rinnovato il suo impegno per il rafforzamento delle relazioni transatlantiche e per la promozione della cooperazione e dello sviluppo economici globali. A tal fine, i membri del TABD hanno adottato un programma di lavoro volto al perseguimento dei seguenti obiettivi: individuare proattivamente le sfide imminenti e dare un contributo di alto livello in materia economica all'agenda politica e legislativa transatlantica indirizzando importanti raccomandazioni all'amministrazione americana e alla Commissione europea. Il TABD intende proporre soluzioni ai problemi transatlantici in materia di economia, commercio e investimenti e raccomandare azioni congiunte da parte dei governi sulle due sponde dell'Atlantico in determinati settori. Recentemente sono stati identificati quattro ambiti prioritari: la liberalizzazione degli scambi e il Doha round, i diritti di proprietà intellettuale, i principi contabili internazionali (IAS), la sicurezza e le questioni commerciali. Lo scopo è quello di contribuire alla creazione di un mercato transatlantico privo di barriere, che servirà da elemento catalizzatore per la liberalizzazione commerciale e la prosperità a livello mondiale nonché per stimolare l'innovazione, gli investimenti, la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro. Il TABD intende inoltre monitorare i progressi dei governi nell'applicazione di tali raccomandazioni (39). |
5.3.2 |
Quanto al TALD, i sindacati attribuiscono una grande importanza al carattere vitale delle relazioni transatlantiche e ai modi in cui esse potrebbero essere efficacemente ampliate ed approfondite. Da molti anni, i sindacati hanno sviluppato relazioni bilaterali e sono favorevoli all'estensione del dialogo tra lavoratori. Numerosi sono i temi di cui si potrebbe discutere in termini di società, economia e lavoro. La delocalizzazione, fenomeno in atto sulle due sponde dell'Atlantico, potrebbe essere oggetto di uno scambio delle migliori prassi in materia. Alla luce dei fallimenti di grandi imprese, un'altra questione da discutere potrebbe essere il miglioramento del governo societario per renderlo maggiormente responsabile e per promuovere la partecipazione dei dipendenti. Altri importanti temi su cui incentrare il dialogo sono: la revisione dei sistemi di previdenza sociale, la sanità, l'istruzione e la formazione, la sicurezza e la salute sul lavoro, i sistemi pensionistici, relazioni industriali più ampie che comprendano accordi quadro e sostegno allo sviluppo in conformità delle norme lavorative fondamentali internazionali (40). |
5.3.3 |
Il TACD formula raccomandazioni in materia di politica dei consumatori destinate al governo americano e all'Unione europea per promuovere gli interessi dei consumatori nell'elaborazione delle politiche. Mediante la partecipazione ai gruppi di lavoro aderiscono al TACD circa 45 associazioni di consumatori europee e 20 americane, le quali dibattono di questioni alimentari, scambi commerciali, questioni economiche e proprietà intellettuale ed adottano posizioni comuni in materia. Le priorità per l'azione governativa nel 2003-2004 comprendono: le regole di proprietà intellettuale che disciplinano l'accesso ai farmaci, gli organismi geneticamente modificati, l'etichettatura relativa alle proprietà nutrizionali degli alimenti, le e-mail commerciali non richieste (spam), le frodi su Internet e i risarcimenti ai consumatori lesi, l'etichettatura dei prodotti e le regole commerciali, trasparenza ed allerta precoce (41). |
5.3.4 |
Il dialogo transatlantico sull'ambiente (TAED) ha purtroppo sospeso le sue attività ma, data l'importanza di questioni quali gli effetti del riscaldamento della terra, è necessario rilanciare le attività delle reti transatlantiche della società civile in questo campo. |
5.4 |
Il CESE potrebbe essere una piattaforma utile per rafforzare i vari dialoghi transatlantici e promuoverne l'interazione. |
5.4.1 |
A tal fine, il CESE intende organizzare un convegno in collaborazione con gli attori pertinenti. Scopo di tale convegno sarebbe sostenere lo sviluppo di reti transatlantiche della società civile su questioni ambientali, trovare un'intesa comune sull'importanza del dialogo a livello non governativo, individuare le questioni da trattare nonché dibattere sul modo migliore di raggiungere i rispettivi obiettivi e strategie, di scambiarsi opinioni e di collaborare. |
5.4.2 |
Il CESE assocerà ai preparativi gli attori e le istituzioni pertinenti in modo da individuare i settori della società civile che dovrebbero essere rappresentati al convegno, prendere in considerazione i loro interessi e preoccupazioni nonché le questioni che vorrebbero trattare e, infine, preparare il terreno per la cooperazione. |
5.4.3 |
I vantaggi di un dialogo rafforzato si tradurrebbero nella partecipazione attiva della società civile su entrambe le sponde dell'Atlantico, la creazione di reti efficaci, la promozione di scambi di opinioni all'interno delle reti transatlantiche della società civile e tra esse, compresi i dialoghi, consentire l'accesso alle alte sfere dei governi, contribuire ad instaurare buone relazioni tra i membri delle reti e dei dialoghi e i governi. Di conseguenza, le strutture istituzionali verrebbero rafforzate e migliorate con benefici duraturi non solo per l'UE e gli USA ma anche per il resto del mondo. |
Bruxelles, 3 giugno 2004.
Il Presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Roger BRIESCH
(1) Dichiarazione transatlantica (1990), nuova agenda transatlantica (NTA) e piano d'azione congiunto UE-USA (1995), partenariato economico transatlantico e nuovo mercato transatlantico (1998).
(2) Christopher J. Makins (Presidente del Consiglio atlantico degli Stati Uniti), Renewing the Transatlantic Partnership: Why and How?, discorso pronunciato davanti alla sottocommissione per l'Europa della commissione per le relazioni internazionali della Camera dei rappresentanti americana, 11 giugno 2003.
(3) «Tendenze transatlantiche 2003», inchiesta condotta dal German Marshall Fund statunitense e Pew Research Center, Public more internationalist than in 1990s, 12 dicembre 2002, http://people-press.org/reports/print.php3?PageID=656
(4) «Tendenze transatlantiche 2003».
(5) Christopher J. Makins (Presidente del Consiglio atlantico degli Stati Uniti): Renewing the Transatlantic Partnership: Why and How?, discorso pronunciato davanti alla sottocommissione per l'Europa della commissione per le relazioni internazionali della Camera dei rappresentanti americana,11 giugno 2003.
(6) «Tendenze transatlantiche 2003».
(7) Pew Research Center, Public more internationalist than in 1990s, 12 dicembre 2002, http://people-press.org/reports/print.php3?PageID=656
(8) Joseph Nye Jr, «Propaganda isn't the Way: Soft Power», The International Herald Tribune, 10 gennaio 2003, http://www.ksg.harvard.edu/news/opeds/2003/nye_soft_power_iht_011003.htm
(9) Robert Kagan, Paradiso e potere. America ed Europa nel nuovo ordine mondiale. Mondadori, 2003.
(10) «Tendenze transatlantiche 2003».
(11) «Tendenze transatlantiche 2003».
(12) «Tendenze transatlantiche 2003».
(13) Pew Research Center, Economy, Education, Social Security Dominate Public's Policy agenda, 6 settembre 2001, www.people-press.org/reports/print.php3?PageID=33.
(14) Pew Research Center, The 2004 Political Landscape, pag. 39 segg.; le risposte possibili erano: pienamente d'accordo o abbastanza d'accordo, www.people-press.org
(15) Inchiesta ABC menzionata dal Süddeutsche Zeitung, 19.8.2003.
(16) CESE, Rafforzare il partenariato e il dialogo transatlantici, (GU C 221 del 7.8.2001).
(17) Joseph P. Quinlan, Drifting apart or Growing together? the Primacy of the Transatlantic Economy, Washington, DC, Center for Transatlantic Relations, 2003.
(18) Commissione europea, General overview of active WTO dispute settlement cases involving the EC as complainant or defendant, http://europa.eu.int/comm/trade/issues/newround/index_en.htm
(19) Joseph P. Quinlan, Drifting apart or Growing together? the Primacy of the Transatlantic Economy, Washington, DC, Center for Transatlantic Relations, 2003.
(20) Philippe Legrain, Europe's mighty Economy, http://www.philippelegrain.com/Articles/europe'smightyec.html
(21) Forum economico mondiale, Global Competitiveness Report 2003-2004; http://www.weforum.org
(22) OIL, A fair Globalisation: Creating opportunities for all, Ginevra, 24 febbraio 2004.
(23) CESE, parere 1156/2002 e GU C 32 del 5.2.2004.
(24) OIL, A fair Globalisation: Creating opportunities for all, Ginevra, 24 febbraio 2004.
(25) UNHDR 2003, citato dal Süddeutsche Zeitung, 9.7.2003.
(26) Dipartimento del Tesoro americano, 2002 Report to Congress on Labour issues and the International Financial Institutions, 31 marzo 2003.
(27) FMI (Fondo monetario internazionale), World Economic Outlook, capitolo IV: «Unemployment and labour market institutions: why reforms pay off», aprile 2003.
(28) Preparing America to Compete Globally: A Forum on Offshoring, Brookings Institution, 3 marzo 2004, www.brook.edu/comm/op-ed/20040303offshoring.htm
(29) Pew Research Center, 2004 Political landscape.
(30) Il contributo della società civile ai lavori dell'OMC, 8 luglio 2004, CESE, Bruxelles.
(31) La strategia di Lisbona e lo sviluppo sostenibile, GU C 95 del 23.4.2003 e Verso un partenariato globale per uno sviluppo sostenibile, GU C 221 del 17.9.2002.
(32) Christopher J. Makins (Presidente del Consiglio atlantico degli Stati Uniti), Renewing the Transatlantic Partnership: Why and How?, discorso pronunciato davanti alla sottocommissione per l'Europa della commissione per le Relazioni internazionali della Camera dei rappresentanti americana, 11 giugno 2003.
(33) La governance multilaterale è il processo decisionale che si svolge nell'ambito di organizzazioni internazionali quali ONU, OMC, FMI, Banca mondiale, OIL, OCSE, ecc.
(34) Consiglio europeo, Conclusioni della presidenza.
(35) Transatlantic Policy Network, A Strategy to strengthen Transatlantic Partnership, Washington-Bruxelles, — 4 dicembre 2003.
(36) Cfr. The Transatlantic Market: a leitmotiv for economic cooperation, Erika Mann, membro del PE, novembre 2003.
(37) Sara Anderson, John Cavanagh, Lessons of European Integration for the Americas, Institute for Policy Studies, Washington, febbraio 2004.
(38) CESE, L'impatto economico e sociale dell'ampliamento nei paesi candidati, GU C 85 dell'8.4.2003.
(39) Osservazioni e documenti del TABD, distribuiti nel corso della riunione del gruppo di studio svoltasi a Dublino il 24 marzo 2004.
(40) Messaggio dei sindacati al gruppo di studio, in occasione della riunione svoltasi a Dublino il 24 marzo 2004.
(41) Sito Internet del TACD: www.tacd.org