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Document 52003AE0579

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio Piano d'azione per ovviare alle conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore della pesca europeo" (COM(2002) 600 def.)

GU C 208 del 3.9.2003, p. 22–26 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52003AE0579

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio Piano d'azione per ovviare alle conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore della pesca europeo" (COM(2002) 600 def.)

Gazzetta ufficiale n. C 208 del 03/09/2003 pag. 0022 - 0026


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio Piano d'azione per ovviare alle conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore della pesca europeo"

(COM(2002) 600 def.)

(2003/C 208/05)

La Commissione, in data 6 novembre 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione di cui sopra.

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Chagas, in data 1o aprile 2003.

Il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il 14 maggio 2003, nel corso della 399a sessione plenaria, con 103 voti favorevoli, 2 contrari e 7 astensioni, il seguente parere.

1. La proposta della Commissione

1.1. Con il piano d'azione proposto la Commissione intende far fronte alle probabili conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore della pesca decisa a causa dello stato di determinate risorse ittiche. Il piano d'azione cerca di definire l'impatto del contenimento dello sforzo di pesca in talune zone e per talune specie, nell'ambito della riforma della Politica comune della pesca (PCP).

1.2. Nonostante i costi sociali che la riforma della PCP comporta, in particolare quelli risultanti dal contenimento dello sforzo di pesca nel quadro dei piani di gestione pluriennali, la Commissione ritiene che rinviare l'adozione delle misure giudicate adesso necessarie avrebbe costi ancor più elevati. Verosimilmente gli Stati membri trasformeranno i regimi di contenimento dello sforzo in regimi di fermo; questi comporteranno una riduzione del numero di giorni di pesca in cui i pescherecci possono catturare specifici stock ittici e, pertanto, una riduzione del reddito, sia perché tali pescherecci dovranno dedicarsi ad attività di pesca alternative, ma meno redditizie, sia a causa del fermo stesso. Le modifiche alla politica di aiuto alla flotta avranno anch'esse costi sociali: conseguenze per il settore deriveranno probabilmente dalle misure di limitazione degli aiuti per l'ammodernamento, dalle misure di eliminazione degli aiuti al rinnovo e all'esportazione dei pescherecci proposte e dal regime di riduzione permanente delle capacità.

1.3. La comunicazione della Commissione comprende:

- una valutazione del probabile impatto socioeconomico del contenimento dello sforzo di pesca e della riduzione del numero di pescherecci, ed in particolare una revisione delle stime provvisorie relative alla perdita di posti di lavoro;

- una panoramica di tutti gli strumenti esistenti per alleviare tale impatto nell'ambito dei regimi di aiuto comunitari già in vigore (SFOP, FESR e FSE);

- l'analisi dei nuovi strumenti che potrebbero essere disponibili a breve termine grazie alla riforma della PCP e alla riprogrammazione dei fondi strutturali;

- l'analisi delle altre prospettive a lungo termine.

1.4. Tra le misure proposte, che dovrebbero essere finanziate nel quadro degli stanziamenti disponibili per il periodo 2002-2006, vi sono:

- la riprogrammazione dello SFOP, per un importo massimo di 611 milioni di EUR, a favore di misure sociali e di riduzione della capacità della flotta, nel quadro dell'abolizione, a partire dal 2003, degli aiuti all'ammodernamento e al rinnovo della flotta, nonché degli aiuti al trasferimento di pescherecci a paesi terzi;

- le misure specifiche per la piccola pesca, che rappresenta circa il 70 % dei pescherecci e quasi il 50 % dei posti di lavoro del settore;

- il rilancio dell'immagine del settore, mediante il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro a bordo, una più ampia protezione sociale, misure di sostegno a favore dei giovani pescatori e incentivi per la scelta di attività di pesca maggiormente sostenibili;

- il sostegno alla diversificazione dell'attività, nel quadro dello sviluppo integrato delle zone costiere.

1.5. La Commissione dedica inoltre una particolare attenzione all'impatto che la riduzione dello sforzo di pesca avrà sicuramente nell'ambito dei piani di gestione pluriennali. Questo implicherà una limitazione annuale del numero di giorni di pesca e la conseguente riduzione del reddito dei pescatori e delle imprese, che può arrivare anche a provocare il ritiro definitivo dei pescherecci.

2. Risultati del Consiglio pesca del 16-20 dicembre 2002

2.1. Il piano d'azione deve essere discusso sulla base dei risultati del Consiglio "Pesca" del 16-20 dicembre 2002. Il Consiglio ha adottato nuovi regolamenti o azioni strutturali comunitarie nel settore della pesca illustrati qui di seguito.

2.2. È stato adottato un sistema più semplice per limitare la capacità di pesca della flotta dell'Unione europea per creare un rapporto più adeguato con le risorse disponibili. Tale sistema sostituirà quello precedente imperniato sui programmi di orientamento pluriennali (POP) che secondo la Commissione non ha permesso di risolvere il problema della sovraccapacità della flotta comunitaria. Il nuovo sistema darà agli Stati membri più ampie responsabilità nel conseguimento di un migliore equilibrio tra la capacità di pesca delle rispettive flotte e le risorse disponibili. Esso include le seguenti misure:

- i livelli di riferimento saranno fissati tenendo conto dei livelli dei POP al 31 dicembre 2002. Detti livelli di riferimento saranno ridotti in modo automatico e a titolo permanente tutte le volte che una determinata capacità sarà ritirata con sovvenzione pubblica. (Se un peschereccio viene ritirato grazie al sostegno pubblico, i livelli di riferimento saranno ridotti di una capacità equivalente);

- per ogni tonnellata di stazza lorda (GT) che si aggiunge alla flotta grazie ad una sovvenzione pubblica (che sarà disponibile soltanto per i prossimi due anni, ovvero il 2003 e il 2004), gli Stati membri dovranno declassare, senza aiuti:

a) una capacità equivalente (rapporto entrata/uscita pari a 1: 1) per i pescherecci fino a 100 GT (tonnellate di stazza lorda) o

b) 1,35 tonnellate (rapporto entrata/uscita pari a 1: 1,35) per i pescherecci di oltre 100 GT;

- durante il periodo 2003/2004, gli Stati membri che accordano un aiuto pubblico per il rinnovo della flotta dovranno ridurre la capacità globale di quest'ultima almeno del 3 % rispetto ai loro livelli di riferimento;

- spetterà agli Stati membri garantire che la capacità totale di pesca dei nuovi pescherecci integrati nella flotta non superi la capacità di quelli che vengono ritirati definitivamente e che la capacità di pesca sia adeguata alle risorse alieutiche disponibili.

2.3. L'aiuto a favore del rinnovo dei pescherecci viene eliminato progressivamente; verrà concesso soltanto per due anni ancora (sino alla fine del 2004) e sarà riservato esclusivamente ai pescherecci di stazza inferiore a 400 GT. Sarà poi limitato agli Stati membri che abbiano conseguito gli obiettivi globali del POP IV in materia di capacità e verrà concesso nel rispetto dei rapporti entrata/uscita sopra indicati. Tale piano biennale permetterà agli Stati membri beneficiari di continuare ad ammodernare la loro flotta, segnalando chiaramente nel contempo che dopo il 2004 non sarà più possibile concedere alcun aiuto che potrebbe contribuire a uno sfruttamento eccessivo degli stock ittici.

2.4. L'aiuto per l'ammodernamento dei pescherecci sarà disponibile soltanto per quelle imbarcazioni che hanno almeno cinque anni di età, avrà la finalità di migliorare la sicurezza, la qualità del prodotto o le condizioni di lavoro, di incentivare l'applicazione di tecniche di pesca più selettive o ancora di equipaggiare i pescherecci con il sistema di controllo dei pescherecci via satellite (SCP). Quando l'obiettivo dell'ammodernamento è quello di migliorare la sicurezza, la qualità del prodotto o le condizioni di lavoro, un incremento della stazza sarà possibile, ma soltanto per migliorare la sovrastruttura dei pescherecci (sul ponte principale). Tuttavia, il risultato di questo ammodernamento non dovrà essere l'aumento della capacità di cattura dell'imbarcazione. L'aiuto comunitario sarà limitato agli Stati membri che abbiano conseguito gli obiettivi globali in materia di capacità fissati dal POP IV.

2.5. È stato costituito un "fondo di demolizione" per un importo di 32 milioni di EUR per aiutare gli Stati membri a procedere ad ulteriori riduzioni dello sforzo di pesca prescritte nel quadro dei piani di ricostituzione degli stock. I pescherecci il cui sforzo di pesca deve essere ridotto almeno del 25 % a motivo dell'applicazione del piano di ricostituzione potranno beneficiare dei contributi di detto fondo; i premi saranno maggiorati del 20 % rispetto a quelli accordati per declassare pescherecci nel quadro dello SFOP.

2.5.1. L'aiuto per il trasferimento permanente di pescherecci comunitari a paesi terzi, anche tramite la creazione di imprese comuni con partner di paesi terzi, sarà disponibile per due anni (sino alla fine del 2004). Tuttavia sarà limitato alle esportazioni verso i paesi con i quali l'Unione europea ha concluso un accordo oppure ai trasferimenti intesi a creare un'impresa comune in uno di questi paesi (a meno che la Commissione decida diversamente). L'importo del premio sarà limitato al 30 % del premio SFOP alla demolizione per quanto concerne le esportazioni e all'80 %, per le imprese comuni.

2.5.2. L'aiuto accordato dagli Stati membri ai pescatori e agli armatori che devono temporaneamente sospendere la loro attività di pesca può ora essere attribuito per 3 mesi consecutivi oppure per 6 mesi nell'arco dell'intero periodo compreso fra il 2000 il 2006 quando le interruzioni sono imputabili a circostanze imprevedibili. La concessione dell'aiuto può essere prorogata per un secondo anno se l'interruzione temporanea è dovuta all'attuazione di un piano di ricostituzione degli stock o di un piano pluriennale di gestione o ancora a misure urgenti decise dalla Commissione o dagli Stati membri. L'aiuto a favore della riqualificazione dei pescatori per promuoverne la riconversione verso attività professionali che esulano dal settore della pesca propriamente detto sarà esteso, in modo da favorire la diversificazione delle attività dei pescatori in settori differenti dalla pesca, che però potranno continuare ad esercitare a tempo parziale.

3. Osservazioni generali

3.1. Il piano d'azione all'esame è stato presentato in un momento delicato per il settore comunitario della pesca, in una fase in cui si rende necessaria l'adozione di misure coraggiose al fine di garantire che tale attività possa continuare ad essere esercitata in modo duraturo e sostenibile. Ciò implica necessariamente la rigenerazione delle risorse ittiche la cui situazione, per quanto concerne numerose specie, è da considerasi critica. In effetti, il Comitato ha condiviso in linea di massima la valutazione del settore comunitario della pesca esposta nel Libro verde presentato dalla Commissione nel 2001, in particolare per quanto riguarda la sovraccapacità della flotta di pesca comunitaria. Bisogna ora chiaramente ribadire che è impossibile pervenire ad uno sviluppo sostenibile del settore fintantoché la flotta, e in particolare lo sforzo di pesca, rimarranno ai livelli attuali. Il Comitato ritiene tuttavia che il problema non possa essere analizzato solo da un punto di vista strettamente economico o ecologico. Nel parere relativo al suddetto Libro verde(1) il Comitato ha sottolineato che per le regioni interessate l'importanza della pesca e delle attività economiche ad essa collegate va ben oltre il loro contributo al PIL. La pesca non può essere considerata semplicemente come un altro settore che l'Unione europea deve ristrutturare. La maggioranza dei pescatori vive della pesca tradizionale e le loro attività sono generalmente rispettose dell'ambiente. La pesca costituisce il perno intorno al quale gravitano tutta una serie di comunità che svolgono un ruolo importante in termini di coesione sociale e di gestione territoriale, specie nelle regioni ultraperiferiche ed in quelle che attualmente dipendono in modo sostanziale dalla pesca.

3.1.1. Già nel parere sul documento calendario adottato dalla Commissione nel 2002(2), il CESE ha affermato che "occorre tener conto dell'esigenza di un equilibrio tra redditività ed efficacia da un lato, ed occupazione sostenibile dall'altro".

3.2. Il CESE ha più volte invitato a presentare le politiche e le misure di ristrutturazione per il settore della pesca insieme con le corrispondenti misure sociali e economiche dirette ad attenuarne l'impatto prevedibile sugli addetti e sulle imprese del settore, sostenendo inoltre che è fondamentale che questi ultimi partecipino fin dall'inizio alla definizione di tali politiche e misure.

3.3. Il fatto che la Commissione nel maggio 2002 abbia presentato il primo pacchetto di misure per l'attuale riforma senza corredarlo di un insieme di proposte che venissero incontro alle giuste preoccupazioni del settore, ha contributo a generare un clima di rifiuto e resistenza da parte dei suoi addetti e degli Stati membri che sarebbe stato possibile evitare se quella partecipazione fosse stata prevista.

3.4. Inoltre, come annunciato dalla Commissione nel documento sulla riforma della PCP (Calendario)(3), il documento all'esame è stato elaborato sulla base di consultazioni bilaterali con gli Stati membri. Il Comitato considera tuttavia che sarebbe stato importante coinvolgere in tale processo di consultazione le parti sociali, armatori e sindacati per poter tener conto delle loro eventuali proposte in materia di misure socioeconomiche.

3.5. Come si è già detto, la proposta della Commissione va considerata nel contesto in cui è stata presentata, ovvero, nel quadro di un tentativo di far fronte alle conseguenze, in termini sociali ed economici, delle misure presentate in un primo pacchetto di proposte. Alla luce delle decisioni adottate dal Consiglio del dicembre 2002, tuttavia, alcune di tali conseguenze saranno limitate, come pure saranno inferiori gli stanziamenti disponibili, posto che, per scelta del Consiglio, alcune misure che la Commissione intendeva eliminare, riassegnando i fondi ad esse relativi, rimarranno in vigore.

3.6. Ciò detto, il Comitato ritiene che il piano d'azione, pur necessario, non costituisca una risposta alle preoccupazioni di imprenditori e pescatori e questo perché risulta troppo vago per alcuni aspetti e perché manca della copertura finanziaria necessaria per altri.

3.7. Nel piano d'azione la Commissione corregge al ribasso le stime della perdita di posti di lavoro effettuate in precedenza: da 28000 si è passati a 12000 in un periodo di quattro anni. In effetti, in seguito a consultazioni condotte con gli Stati membri, la Commissione è giunta alla conclusione di dover contabilizzare separatamente le perdite di posti di lavoro dovute alla riforma e quelle che si registrano "naturalmente" da alcuni anni. D'altro canto, data l'attuale difficoltà a assumere nuovi addetti, in alcuni paesi esiste una scarsità di manodopera che lascia un margine per assorbire coloro che rimanessero disoccupati.

3.7.1. Sebbene le decisioni del Consiglio possano far prevedere una riduzione dell'impatto sull'occupazione, il grado d'incertezza riguardo al reale impatto dei piani di gestione pluriennali è considerevole. La Commissione osserva inoltre che l'allargamento dell'UE implicherà probabilmente un aumento delle difficoltà occupazionali nel settore. Il CESE sollecita la Commissione perché garantisca i mezzi adeguati a far fronte a tali difficoltà e alle note carenze di mezzi tecnici, infrastrutture e formazione.

3.7.2. D'altro canto, le drastiche riduzioni imposte alla cattura di merluzzo e nasello nel Mare del Nord avranno sull'occupazione della regione ripercussioni di un'ampiezza che la comunicazione non poteva ancora prevedere e che pertanto non ha preso in considerazione.

3.8. Il Comitato osserva che non è stato calcolato il possibile impatto delle misure proposte e/o adottate su altri settori strettamente legati all'attività di pesca, come quelli della commercializzazione, della trasformazione, della lavorazione o delle costruzioni e delle riparazioni navali. La riduzione dell'attività, del numero delle navi e del volume della pesca avrà un impatto non trascurabile su questi settori e il Comitato insiste perché vengano prese misure di sostegno adeguate. Come è stato affermato in precedenza, la pesca in certe comunità è determinante per la coesione economica e sociale e l'emergere di uno squilibrio può avere ripercussioni profonde a monte e a valle. La Commissione stessa ammette che in alcune comunità, l'alternativa alle attività di pesca sarà soltanto la disoccupazione o l'emigrazione.

3.9. Desta altrettanta preoccupazione l'emergere di uno scenario in cui, pur mantenendosi in attività i pescatori e le imbarcazioni, le possibilità di pesca, sia in termini di giorni di pesca che di quote attribuite, siano tanto scarse da comportare il fallimento nel breve periodo. A parere del Comitato s'impone un dibattito serio e approfondito sul modello che si intende applicare nel settore della pesca nelle acque comunitarie: l'idea di puntare su un numero ridotto di grandi imbarcazioni, moderne e molto redditizie, a scapito di un segmento di imbarcazioni di medie dimensioni, forse meno redditizie, ma che occupano più manodopera, deve essere messa in discussione. Tale impostazione porterebbe nel tempo alla creazione di monopoli ed a una eventuale privatizzazione delle risorse alieutiche, con la commercializzazione delle quote. Il Comitato non può essere d'accordo con questa prospettiva.

3.10. D'altro canto, il Comitato insiste sulla necessità di intervenire per regolare le attività di pesca IUU (Illegal, Unreported and Unregulated fishing - pesca illegale, non documentata e non regolamentata) e delle imbarcazioni battenti bandiera di comodo, includendo nell'intervento le importazioni di prodotti ittici e la pesca sportiva, allo scopo di garantire un'applicazione armonizzata e equa delle regole comunitarie.

3.11. La comunicazione effettua un'analisi dei diversi fondi comunitari esistenti che potranno concorrere al finanziamento delle misure socioeconomiche. A parte i programmi specifici per il settore, come lo SFOP, esistono altre possibilità nell'ambito del FESR, del FEAOG o del FSE, per esempio.

3.12. È opportuno ribadire in questa sede l'opinione espressa già in precedenza dal Comitato secondo cui, benché non sfruttato appieno, il programma Pesca ha permesso, finché è rimasto in vigore, una migliore partecipazione degli addetti e delle imprese del settore e questo perché il programma era caratterizzato da una maggiore prossimità e identificazione con il settore stesso. In particolare, dato che alcuni Stati membri hanno deciso di non prevedere misure sociali specifiche per il settore, sarebbe utile la creazione di un nuovo programma che permettesse l'accesso diretto di tutti i suoi addetti a misure di sostegno sociale.

3.13. Il settore dell'acquacoltura presenta un potenziale di sviluppo che dev'essere valorizzato in tutti i suoi aspetti, soprattutto in quello della creazione di posti di lavoro, dato che è un settore che può assorbire una parte dei lavoratori costretti ad abbandonare l'attività in mare. Andrebbero adottate misure di natura fiscale e di altro genere atte a favorire questo processo(4).

3.14. Si prende atto che la Commissione basa le sue proposte sulla riprogrammazione di stanziamenti già assegnati agli Stati membri, ma che non potrebbero essere utilizzati a causa delle misure restrittive proposte nel pacchetto di maggio. Di fronte alla decisione del Consiglio di non accettare tutti i tagli proposti dalla Commissione, tuttavia, la riprogrammazione di alcuni di questi stanziamenti a favore di misure socioeconomiche sarà difficile. Inoltre, alcuni Stati membri hanno già destinato buona parte di tali fondi a misure di rinnovo della flotta. Il Comitato considera che solo rafforzando gli stanziamenti dello SFOP e creando una linea di aiuto specifica per le questioni sociali, sarà possibile fornire un buon quadro di sostegno al settore ed ai suoi addetti.

3.15. In tale contesto, il CESE accoglie favorevolmente l'iniziativa del Parlamento europeo di proporre all'autorità di bilancio e alla Commissione l'adozione di un piano d'azione per compensare le conseguenze delle misure volte alla ricostituzione degli stock di merluzzo e la messa a disposizione di stanziamenti aggiuntivi pari a 150 milioni di EUR.

3.16. Con il titolo "altre prospettive a lungo termine", la Commissione affronta la situazione di coloro che rimarranno nel settore: un eventuale ampliamento dello SFOP per sostenere misure volte a ridurre la dipendenza delle comunità costiere, ad appoggiare la piccola pesca, migliorare l'immagine del settore, coinvolgere maggiormente le donne nelle attività collegate e a valorizzare il loro ruolo, nuovi studi sul livello di dipendenza dalla pesca di certe regioni, una riflessione sul futuro della politica strutturale per il settore dopo il 2006. Il Comitato concorda con tale impostazione e insiste con la Commissione e gli Stati membri perché applichino quanto più rapidamente possibile le misure necessarie.

3.16.1. Ancora una volta la Commissione afferma di voler consultare le parti sociali, segnatamente nell'ambito del Comitato di dialogo sociale, sulle misure destinate a migliorare le condizioni di lavoro e di vita a bordo. È opportuno qui ricordare che, sebbene la comunicazione sia stata pubblicata senza consultazione previa del Comitato di dialogo sociale, nel novembre 2002 le parti sociali hanno adottato una posizione comune che riportava una serie di proposte concrete su tali questioni. Il Comitato raccomanda che questo contributo delle parti sociali sia debitamente preso in considerazione e che si preveda la loro partecipazione sin dalle prime fasi del processo decisionale, sia a livello europeo che regionale e locale.

3.16.2. Tale cooperazione sarà inoltre fondamentale per il miglioramento dell'immagine del settore che deve essere realizzato, come raccomanda il Consiglio, attraverso una maggiore sicurezza, una maggiore sensibilità per le questioni ambientali, nonché attraverso l'introduzione di forme di occupazione retribuita che offrano ai giovani prospettive di stabilità e maggiore sicurezza.

3.16.3. La Commissione afferma altresì di voler rivedere la normativa in vigore per migliorare le condizioni di lavoro e di protezione sociale nel settore. Il Comitato apprezza tale proposito che reclama già da molto tempo. In particolare auspica che gli Stati membri siano più solleciti nel ratificare la convenzione STCW-F e il protocollo alla convenzione di Torremolinos.

3.17. Il Comitato considera inoltre che si dovrebbero studiare modalità per trarre profitto dalle conoscenze e dall'esperienza degli addetti che abbandonano l'attività, specialmente con azioni di formazione e cooperazione con paesi terzi.

3.18. Infine, la Commissione dovrebbe promuovere un dibattito su eventuali misure per un uso più adeguato degli aiuti comunitari allo scopo di migliorare le condizioni sociali nel settore. L'accesso a tali fondi dovrebbe essere condizionato al rispetto di norme sociali minime comuni a tutto il settore.

Bruxelles, 14 maggio 2003.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger Briesch

(1) GU C 36 dell'8.2.2002, punto 2.1.2.

(2) GU C 85 dell'8.4.2003.

(3) COM(2002) 181 def.

(4) GU C 85 dell'8.4.2003.

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