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Document 52020AE1189
Opinion of the European Economic and Social Committee on ‘Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions “A new Circular Economy Action Plan For a cleaner and more competitive Europe”’ (COM(2020) 98 final)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare — Per un’Europa più pulita e più competitiva”» [COM(2020) 98 final]
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare — Per un’Europa più pulita e più competitiva”» [COM(2020) 98 final]
EESC 2020/01189
GU C 364 del 28.10.2020, pp. 94–100
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
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28.10.2020 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 364/94 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare — Per un’Europa più pulita e più competitiva”»
[COM(2020) 98 final]
(2020/C 364/13)
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Relatore: |
Antonello PEZZINI |
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Correlatore: |
Cillian LOHAN |
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Consultazione |
Commissione, 22.4.2020 |
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Base giuridica |
Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea |
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Sezione competente |
Mercato unico, produzione e consumo |
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Adozione in sezione |
25.6.2020 |
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Adozione in sessione plenaria |
16.7.2020 |
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Sessione plenaria n. |
553 |
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Esito della votazione (favorevoli/contrari/astenuti) |
215/2/4 |
1. Conclusioni e raccomandazioni
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1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è convinto che la sostenibilità sia uno dei pilastri dello sviluppo dell’Europa del futuro, attraverso una transizione sapiente e partecipata, sostenuta dalla cultura dell’economia circolare. |
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1.2. |
La transizione verso modalità circolari dell’economia europea non può prescindere dal contesto socioeconomico in cui è costretta a svilupparsi attualmente, ma le sfide della crisi sanitaria devono trasformarsi in un’opportunità di rinascita, su basi nuove, con i presupposti per accelerare l’impostazione delle nuove modalità circolari. |
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1.3. |
La nuova cultura che è alla base dell’economia circolare dovrebbe essere l’occasione per accelerare, con nuovi criteri, il concetto di ricchezza delle entità territoriali, cioè andare al di là del PIL (1). |
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1.4. |
Va posta una maggiore enfasi alla diffusione di una «cultura circolare», attraverso l’istruzione, la creazione di capacità e una maggiore responsabilità, in modo da incoraggiare le persone ad adattare e cambiare le loro abitudini e i comportamenti quotidiani. |
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1.5. |
La Piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare (ECESP) merita di essere potenziata e potrebbe sostenere diverse iniziative politiche che sarebbero di aiuto nel facilitare il passaggio alla circolarità. |
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1.6. |
Il Comitato accoglie con favore le proposte del CEAP (Piano d’azione per l’economia circolare) e ritiene che le misure di transizione debbano essere tenute in debito conto al momento di elaborare piani per la ricostruzione economica e sociale, dopo la devastante situazione creata dalla COVID-19. |
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1.7. |
È essenziale riconoscere la complementarità che esiste fra cambiamenti climatici, politiche dell’economia circolare e responsabilità sociale delle imprese, ed evidenziare le caratteristiche circolari dell’energia nelle fonti energetiche rinnovabili, specie nel settore edilizio e dei trasporti, senza tralasciare sostegni ai processi agricoli e al sistema alimentare, necessari per ridurre gli sprechi. |
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1.8. |
Il CESE sostiene che il patto proposto per le competenze e l’occupazione nel Fondo sociale europeo Plus rappresenti un’ottima opportunità per realizzare i programmi previsti. |
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1.9. |
La pratica dell’eco-design deve continuare ad ampliarsi, facilitando la durata dei prodotti e il recupero programmato dei componenti, come stimolo per un mercato dinamico delle materie prime secondarie, sostenuto da interventi giuridicamente vincolanti, con contenuti riciclati obbligatori e tracciamento digitale. |
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1.10. |
La Commissione, come già avvenuto con i «prodotti che consumano energia», dovrebbe, di concerto con i settori interessati, procedere all’emanazione di atti delegati che determinino le caratteristiche di nuovi prodotti che possano diventare nutrienti di altri prodotti. |
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1.11. |
Il processo di normazione tecnica dei prodotti sostenibili, a cominciare dai settori ad alta intensità di risorse, deve rivestire particolare importanza nell’ambito del sistema di «qualità e conformità», coinvolgendo la valutazione di conformità, così come il ricorso più esteso agli appalti verdi e alla certificazione delle materie prime secondarie. |
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1.11.1. |
Gli enti di normazione nazionali, in collaborazione con gli enti europei (2), dovrebbero, quanto prima, elaborare prassi di riferimento (PdR) (3) e norme armonizzate, per agevolare la transizione verso la nuova economia della funzionalità. |
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1.12. |
L’attuazione pratica dell’economia circolare richiederà una forte collaborazione delle parti interessate e il CESE sollecita politiche chiare e sostegni finanziari, specie in materia di pubblicità, perché perda la forte caratterizzazione consumistica e, pur nel rispetto delle regole del libero mercato, privilegi gli aspetti di durabilità dei prodotti e di possibilità di riutilizzo. |
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1.13. |
Per il CESE è fondamentale fornire ai consumatori informazioni migliori e dati sulla gestione dei prodotti, sulla tracciabilità e trasparenza, ricorrendo anche a specifiche dei prodotti e a tecnologie digitali, per consentire il flusso di informazioni sulla composizione e sulle possibilità di riparazione. |
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1.14. |
Per il CESE è opportuno promuovere, attraverso programmi europei, una concreta sperimentazione di processi di economia circolare in diversi settori, in un numero significativo di città europee, poli agro-alimentari e aree rurali, per capitalizzare esperienze significative in filiere di produzione e di consumo da utilizzare come buone pratiche. |
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1.15. |
Il CESE ritiene che ampio spazio debba essere riservato agli attori pubblici e privati, a livello di prossimità territoriale, che possono svolgere un ruolo cruciale per affrontare le nuove opportunità, sviluppando partenariati pubblico-privato, producendo esempi di ««responsabilità sociale territoriale» (4) e di responsabilità sociale delle imprese rivolti ai principi della circolarità collaborativa. |
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1.16. |
Il CESE chiede, infine, che tutte le azioni proposte siano oggetto di appropriate valutazioni d’impatto che considerino le implicazioni ambientali, sociali ed economiche. |
2. Contesto socioeconomico verso un’economia circolare europea
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2.1. |
Imprese e consumatori riconoscono sempre di più i danni allo sviluppo sostenibile, causati dai modelli economici lineari finora adottati, caratterizzati da elevati consumi di materiali e risorse, dall’utilizzo di tecniche di obsolescenza programmata e dallo stimolo all’acquisto di prodotti sempre nuovi. |
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2.2. |
Nel 2019, oltre 92 miliardi di tonnellate di materiali sono stati estratti e trasformati, contribuendo a circa la metà delle emissioni globali di CO2 (5), creando notevoli problemi all’ambiente e alla salute umana. |
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2.2.1. |
L’estrazione e la trasformazione delle risorse causano oltre il 90 % della perdita globale di biodiversità (6). |
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2.2.2. |
Circa il 20 % delle emissioni di gas a effetto serra è causato dall’estrazione e dalla lavorazione di metalli e minerali non metallici (7). |
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2.2.3. |
Oltretutto, l’UE è costretta ad importare, con costi notevoli, la maggior parte del proprio fabbisogno nel campo delle materie prime. |
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2.3. |
L’economia circolare, che promuove:
è in grado di sviluppare un’economia della funzionalità, che può apportare notevoli benefici alla società. |
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2.4. |
Attualmente, solo l’8,6 % delle attività mondiali sono in modalità circolare. Ma la transizione verso tale dimensione richiede una forte cooperazione del pubblico e del privato. |
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2.5. |
La transizione verso modalità circolari dell’economia europea non può prescindere dal contesto socioeconomico in cui è costretta a svilupparsi attualmente, in un momento in cui la pandemia di coronavirus ha scatenato la peggiore recessione economica dopo la Grande Depressione del 1929. |
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2.5.1. |
A causa della COVID-19, le aziende stanno affrontando la perdita di entrate e interrompono le catene di approvvigionamento, mentre le chiusure delle fabbriche e la disoccupazione si diffondono dappertutto. |
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2.6. |
I triplici rischi attuali — pandemie incontrollate, progetti di politica economica insufficienti e «il cigno nero» geopolitico (evento assolutamente imponderabile — potrebbero spingere l’economia globale in una depressione persistente, proprio mentre tutte le componenti della società europea stanno acquisendo la consapevolezza che per uno sviluppo economico sostenibile sia necessario ricorrere a modalità che guardino simultaneamente all’aspetto tecnologico, all’aumento di produttività e a un uso più efficiente delle risorse. |
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2.7. |
D’altra parte, le sfide che sta attraversando il pianeta possono trasformarsi in una grande opportunità, per ripartire con uno slancio di sviluppo sostenibile, su basi nuove, che sappiano trovare i presupposti per accelerare l’impostazione delle nuove modalità circolari. |
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2.8. |
Il CESE ha avuto modo di esprimersi a più riprese sulla necessità di una crescita sostenibile e inclusiva. Insieme con la Commissione europea, ha lanciato la Piattaforma europea delle parti interessate per l’economia circolare (ECESP) (8), sottolineando che «nonostante i successi ottenuti finora, vi sono ostacoli evidenti alla realizzazione di un’economia circolare». |
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2.9. |
Come ha ribadito il gruppo di coordinamento della piattaforma ECESP, la transizione verso un’economia inclusiva, neutrale dal punto di vista climatico e circolare deve iniziare oggi (9). |
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2.10. |
Il CESE, il 6 aprile 2020, ha adottato una dichiarazione comune dove sottolinea che «In questi tempi di grande incertezza, solo un piano globale europeo di ripresa economica consentirebbe di affrontare le conseguenze della pandemia di COVID-19 e ricostruire un’economia europea più sostenibile». |
3. La proposta della Commissione europea
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3.1. |
Il nuovo piano d’azione per l’economia circolare (CEAP) illustra una serie di nuove iniziative che interessano l’intero ciclo di progettazione e di vita dei prodotti, per consentire ai cittadini e a alle imprese di partecipare pienamente all’economia circolare. |
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3.2. |
Nel quadro della strategia industriale dell’UE, vengono proposte misure per:
Si tratta di circa 35 azioni nell’arco del triennio metà 2020/metà 2023, con iniziative nell’elettronica, nei rifiuti, e nei servizi alle persone e all’ambiente. |
4. Osservazioni generali
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4.1. |
Il CESE è convinto che la sostenibilità sia uno dei pilastri dello sviluppo dell’Europa del futuro e che, attraverso una transizione sapiente e partecipata verso l’economia circolare, i cittadini, i consumatori, le imprese e i lavoratori sapranno, con forti investimenti, affrontare la sfida e potranno contribuire non solo al rispetto dell’ambiente, ma anche a sviluppare un’idea di società aperta e inclusiva, che salvaguardi risorse per le generazioni future. |
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4.1.1. |
In modo particolare, i processi agricoli e il sistema alimentare possono trarre grande vantaggio dall’economia circolare, per ridurre gli sprechi e consentire un miglior benessere ai cittadini. |
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4.1.2. |
Saranno necessari forti investimenti per sviluppare le tecnologie verdi, i nuovi fertilizzanti biologici e il biometano. |
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4.2. |
Il Comitato accoglie con favore la serie di misure legislative e politiche proposte nel CEAP e ritiene che le misure di transizione verso l’economia circolare debbano essere tenute in debito conto, soprattutto dopo la devastante situazione creata dalla COVID-19. |
5. Coerenza a livello europeo
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5.1. |
Riteniamo che sia essenziale riconoscere la complementarità che esiste fra i cambiamenti climatici e le politiche dell’economia circolare. È essenziale che anche gli input energetici provengano da fonti energetiche rinnovabili e non siano lineari come i combustibili fossili. |
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5.1.1. |
La circolarità nell’utilizzo dell’energia si concretizza anche nell’attenzione al risparmio e all’efficienza energetica, che diventa ancor più urgente nel settore dei trasporti. |
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5.2. |
Lo sviluppo delle capacità che sono necessarie per la promozione dell’economia circolare dovrebbe essere incoraggiato a tutti i livelli. Il patto proposto per le competenze e l’occupazione nel Fondo sociale europeo Plus è un’ottima opportunità per realizzare i programmi previsti. |
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5.3. |
Il ruolo degli appalti pubblici non deve essere sottovalutato nel raggiungimento di questa transizione. I criteri ambientali minimi (CAM), già inseriti nelle direttive sugli appalti pubblici (10), dovrebbero divenire obbligatori, con opportune specifiche tecniche (11). Dovrebbe essere offerta una formazione specifica per gli appaltatori, per garantire che tutte le opportunità circolari siano offerte e per evitare che eventuali barriere impediscano gli appalti circolari. |
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5.4. |
Il Comitato ritiene indispensabile che le numerose iniziative che dovrebbero venir poste in essere nei prossimi mesi considerino, in modo esplicito, come migliorare la circolarità e sostenibilità degli investimenti, soprattutto nei paesi strutturalmente e finanziariamente più vulnerabili. |
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5.4.1. |
Dette iniziative vanno promosse in collaborazione con gli enti locali e con le forze sociali, con un’attenzione particolare alla creazione di nuovi e migliori posti di lavoro. |
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5.5. |
Il CESE sostiene l’opportunità di adottare requisiti giuridicamente vincolanti per dare impulso al mercato delle materie prime secondarie, soprattutto per gli imballaggi, i veicoli, i materiali da costruzione e le batterie. |
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5.6. |
Un elemento fondamentale per attuare processi circolari è rappresentato dalla progettazione ecocompatibile dei prodotti. La portata dell’eco-design deve continuare ad espandersi, in modo che diventi parte integrante di tutte le fasi di produzione, facilitando il recupero dei componenti come motore per un dinamico mercato delle materie prime secondarie. |
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5.6.1. |
Alla luce di questo, la Commissione, come già è avvenuto con i «prodotti che consumano energia» (12) dovrebbe procedere all’emanazione di atti delegati che determinino le caratteristiche di diversi prodotti di uso comune, che, dopo l’utilizzo, possano diventare nutrienti di altri prodotti. |
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5.7. |
La normazione tecnica nel campo dell’economia circolare riveste un’importanza particolare. Data la grande trasversalità e complessità del tema, è indispensabile mettere in atto una forte azione di coordinamento tra i diversi soggetti interessati, gli enti di normazione e le attività del legislatore. |
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5.8. |
Il processo di normazione tecnica dei prodotti sostenibili, specie nei settori ad alta intensità di risorse, riveste una particolare importanza, soprattutto nei processi di assegnazione degli appalti verdi e nella classificazione delle materie prime e dei materiali secondari. |
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5.9. |
Il CESE chiede che tutte le azioni proposte siano oggetto di appropriate valutazioni d’impatto che considerino le implicazioni ambientali, sociali ed economiche. |
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5.10. |
Il dibattito in corso sul valore e sulla necessità di procedere all’applicazione dei principi dell’economia circolare può essere un’occasione per affrontare con decisione il tema, più volte discusso, di andare al di là del PIL tradizionale, cioè di includere nuovi elementi a quelli sull’andamento economico oggi usati nei tre sistemi di calcolo del PIL (13), come ad es: creazione di sistemi solidali per una società inclusiva; vivere entro i limiti del nostro pianeta; equa ripartizione dei beni. |
6. Educazione e cultura
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6.1. |
Secondo il CESE, vi è una necessità vitale di una maggiore enfasi sulla diffusione di una «cultura circolare» attraverso l’istruzione, la creazione di capacità e una maggiore responsabilità, e l’intensificazione del dialogo con la società civile, in modo da incoraggiare le persone ad adattare e cambiare le loro abitudini e i loro comportamenti quotidiani. È altresì fondamentale una forte cooperazione intersettoriale. |
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6.1.1. |
La responsabilità sociale delle imprese come elemento concreto di una economia funzionale si coniuga perfettamente con la cultura dell’economia circolare, perché consente una straordinaria sinergia tra gli interessi degli imprenditori e quelli dei dipendenti, uniti verso uno sviluppo sostenibile, attento alla riduzione degli sprechi e del superfluo. |
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6.2. |
Sarebbe opportuno avanzare proposte per l’integrazione dei principi dell’economia circolare nei curricula scolastici e nei programmi di istruzione superiore, oltre al finanziamento dell’educazione tecnica ad alta capacità e il sostegno delle capacità creative. |
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6.3. |
Il programma Erasmus+ sarebbe stato molto utile per promuovere lo scambio di conoscenze sull’economia circolare tra i diversi paesi d’Europa. |
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6.4. |
Lo studio commissionato dal CESE (14) e il relativo parere NAT/764 sullo sviluppo di sinergie tra le diverse tabelle di marcia dell’economia circolare, insieme alla rete attiva nella piattaforma europea per gli stakeholder dell’economia circolare, forniscono una solida base di condivisione delle informazioni e di creazione di conoscenze delle parti interessate. |
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6.5. |
Gli operatori economici e la società civile, anche attraverso l’utilizzo di opportuni fondi, come il fondo «Missioni» del programma Horizon Europe, potrebbero avviare una concreta sperimentazione di processi di economia circolare in diversi settori, in un numero significativo di opportuni comuni europei. |
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6.6. |
L’elemento fondamentale, comunque, per attuare processi circolari è rappresentato dalla progettazione ecocompatibile dei prodotti. |
7. I consumatori come protagonisti dell’attuazione
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7.1. |
L’attuazione pratica dell’economia circolare richiederà una forte rete di parti interessate, che siano informate, coinvolte e connesse. Le politiche chiave e i sostegni strutturali per i vari gruppi interessati dovrebbero essere identificati, riesaminati regolarmente e comunicati in modo efficace. |
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7.2. |
Va affrontato anche il ruolo della pubblicità, perché perda la forte caratterizzazione consumistica e, pur nel rispetto delle regole del libero mercato, privilegi gli aspetti della durabilità dei prodotti e la possibilità di un nuovo utilizzo, senza incorrere in pubblicità ingannevole e fuorviante. |
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7.2.1. |
È importante che la pubblicità sia più attenta ai principi del realismo, della tendenza e della tipicità, ove gli esempi concreti, la tensione verso lo sviluppo sostenibile, le caratteristiche positive della durabilità dei beni appaiano come elementi di valore per il consumatore e per la società. |
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7.3. |
Il diritto alla riparazione dei prodotti a prezzi equi e proporzionati deve essere riconosciuto e inserito nelle garanzie del prodotto, anche attraverso provvedimenti di carattere fiscale e reti di servizi di riparazione di prossimità e di accesso facilitato (15). A tal proposito, la lotta all’obsolescenza programmata deve diventare parte integrante delle nuove caratteristiche tecnico-normative del prodotto ecosostenibile, facilmente riparabile e recuperabile. |
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7.4. |
Il CESE riconosce il successo del partenariato tra di esso e la Commissione europea sullo sviluppo di un’innovativa piattaforma interistituzionale (ECESP) e auspica di estenderne il mandato nel futuro. |
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7.4.1. |
Il CESE ritiene che sarebbe opportuno prendere in considerazione una diversa distribuzione della tassazione, che alleggerisca quella sul lavoro per aumentare quella sulle risorse e, in particolare, sui prodotti meno sostenibili e su quelli con un’obsolescenza palese. |
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7.4.2. |
Il principio di una fiscalità più severa dovrebbe essere applicato sui prodotti importati nell’UE e che appaiano poco sensibili ai criteri dell’economia circolare. |
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7.5. |
Dovrebbero esserci un riconoscimento e un sostegno espliciti per il ruolo delle imprese sociali nell’economia circolare, in modo da consentire alle attività con esperienza nel riutilizzo, nella riparazione e nella rigenerazione di beneficiare di un maggiore valore sociale, perché impegnate nello sviluppo delle competenze delle persone più vulnerabili della società. |
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7.6. |
Il CESE sottolinea la necessità di fornire ai consumatori europei informazioni migliori sulla gestione dei prodotti, ivi compresi i vantaggi di progettazioni e fabbricazioni circolari, nonché sulla tracciabilità e trasparenza, ricorrendo anche a passaporti dei prodotti e a tecnologie digitali, come la blockchain, per consentire il flusso di informazioni sulla composizione, sulle possibilità di riparazione e sul fine vita. |
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7.7. |
Informazioni affidabili, comparabili e verificabili svolgono un ruolo importante per consentire agli acquirenti di prendere decisioni più sostenibili, riducendo il rischio di un marketing ambientale fuorviante («green washing»). |
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7.8. |
Gli enti locali sono attori chiave nella gestione di acqua, rifiuti e hub secondari di materie prime. Possono varare sperimentazioni in partenariato, essenziali per sviluppare l’innovazione circolare. |
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7.9. |
Il CESE sostiene lo sviluppo dei principi della «responsabilità sociale territoriale» già evidenziata in precedenti pareri, che assicurino la responsabilità pubblica e privata della sostenibilità circolare del territorio. |
Bruxelles, 16 luglio 2020
Il presidente del Comitato economico e sociale europeo
Luca JAHIER
(1) GU C 100 del 30.4.2009, pag. 53.
(2) CEN, CENELEC ed ETSI.
(3) Cfr UNI Italia e processi di prenormazione, regolamento (UE) n. 1025/2012.
(4) GU C 175 del 28.7.2009, pag. 63.
(5) V. Circular Economy and Material Value Chains, World Economic Forum 2020.
(6) V. United Nations Environment Programme (UNEP), Natural Resources for the Future We Want, 2019.
(7) V. Energy Transitions Commission, Mission Possible: Reaching Net-Zero Carbon Emissions by Mid-Century, 2018.
(8) EESC-2017-02666-05-00-decbur — Mandato del gruppo di coordinamento.
(9) Joint statement on the new Circular Economy Action Plan (CEAP) by members of the Coordination Group (CG) of the European Circular Economy Stakeholder Platform — March 2020.
(10) Direttive 2014/23/UE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1), 2014/24/UE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 65), 2014/25/UE (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 243).
(11) Cfr UNI/PdR: Linee guida per la modalità di verifica del contenuto di riciclato e/o recuperato e/o sottoprodotto presente nei prodotti regolati da CAM (Criteri Ambientali Minimi), 2019.
(12) Cfr. direttiva 2005/32/CE rifusa dalla Direttiva 2009/125/CE.
(13) Cfr SEC 2010 UE.
(14) https://www.eesc.europa.eu/en/our-work/publications-other-work/publications/circular-economy-strategies-and-roadmaps-europe-executive-summary
(15) Cfr. direttiva 1999/85/CE del Consiglio, del 22 ottobre 1999, con riguardo alla possibilità di introdurre un’aliquota IVA ridotta sui servizi ad alta intensità di lavoro (GU L 277 del 28.10.1999, pag. 34): i piccoli servizi di riparazione di biciclette, calzature e articoli in pelle, indumenti e biancheria per la casa, le riparazioni e le ristrutturazioni delle abitazioni private, i servizi di assistenza domestica.