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Document 52010AE1174

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Lavori verdi»

GU C 48 del 15.2.2011, p. 14–20 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

15.2.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 48/14


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Lavori verdi»

2011/C 48/04

Relatore: IOZIA

Con lettera del 7 giugno 2010 Joëlle MILQUET, vice primo ministro e ministro dell'Occupazione e delle pari opportunità, responsabile della politica di immigrazione e asilo, a nome della futura presidenza belga del Consiglio dell'UE e conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ha chiesto al Comitato economico e sociale europeo di elaborare un parere esplorativo sul tema:

Lavori verdi.

La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 2 settembre 2010.

Alla sua 465a sessione plenaria, dei giorni 15 e 16 settembre 2010 (seduta del 16 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 142 voti favorevoli, 3 voti contrari e 8 astensioni.

1.   Proposte e raccomandazioni

1.1

Poiché ci si attende un contributo molto importante da tutti i settori per ridurre i gas a effetto serra (GES), il Comitato economico e sociale europeo (CESE) considera in via preliminare che sarebbe meglio parlare di «lavori da rendere più verdi» (greening jobs), piuttosto che di «lavori verdi» (green jobs).

1.2

L'Unione spesso si pone obiettivi ambiziosi, senza contestualmente indicare strumenti e risorse necessarie. Anche nel caso dei «lavori da rendere più verdi» molte parole sono state spese, ma poche iniziative concrete sono state assunte. Commissione, Consiglio e Parlamento dovrebbero programmare un piano europeo per la promozione dei lavori verdi, e il Comitato economico e sociale europeo accoglie molto favorevolmente l'iniziativa della presidenza belga, che ha posto il tema tra le sue priorità. Una risposta estremamente importante alla crisi dell'occupazione che sta attanagliando l'Europa intera.

1.3

Il CESE raccomanda alla Commissione di predisporre una specifica comunicazione sul tema Incentivi a rendere i lavori più verdi, partendo dall'analisi dei dati in corso di elaborazione dal Comitato FSE e dal documento di lavoro che la DG EMPL sta predisponendo. L'importanza strategica del tema è tale che merita un dibattito esteso ed approfondito.

1.4

Il CESE è convinto che l'Unione europea può dare un contributo fondamentale per individuare strumenti e obiettivi comuni e per aiutare gli Stati membri con minore potenziale economico e tecnologico a raggiungere insieme agli altri le mete prefissate. Tutte le politiche dell'Unione dovrebbero essere permeate di un'attenzione verso la creazione di lavori più verdi (mainstreaming).

1.5

I fondi strutturali e di coesione a tale scopo, una volta definiti gli spazi concreti di una loro utilizzazione e della loro trasferibilità, possono sicuramente aiutare a far fronte all'enorme fabbisogno finanziario. Una chiara politica in questo senso contribuirebbe a rendere più concrete le prospettive per i lavori verdi. Il prossimo programma finanziario (2014-2020) dovrà tenere in considerazione questa indifferibile esigenza e adeguare le risorse disponibili nei vari fondi strutturali, con una visione d'insieme, privilegiando l'effettività e l'efficacia dei programmi.

1.6

Un ruolo cruciale può essere giocato dal Fondo sociale europeo (FSE). Per sostenere la strategia Europa 2020, che ha come obiettivi «una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva», occorre riqualificare il FSE ed indirizzarlo maggiormente verso priorità concrete e coerenti con la nuova strategia. Il Comitato FSE, nel giugno di quest'anno, ha emesso un parere sul futuro del FSE, nel quale si sostiene la necessità di indirizzare il Fondo verso il rafforzamento dell'occupazione, con un esplicito riferimento ai lavori verdi. Il CESE non ritiene sia indispensabile costituire un VI pilastro del Fondo dedicato ai lavori verdi, ma piuttosto orientare l'allocazione delle risorse con particolare attenzione verso tutte le attività che possono contribuire a ridurre l'impronta di carbonio.

1.7

Per far fronte alle esigenze finanziarie collegate a programmi di sostegno alla riconversione professionale, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione - FEG (European Globalisation Adjustment Fund - EGF) può rappresentare un utile strumento da utilizzare, migliorando l'accessibilità, per ora limitata ad imprese con almeno 500 dipendenti, riducendo tale numero minimo a 50 dipendenti.

1.8

Il CESE ritiene che i consigli settoriali europei sull'occupazione e sulle competenze (CSE), siano un'ottima idea da sostenere, infatti essi «dovrebbero fornire un importante sostegno al processo di gestione delle trasformazioni in atto nei settori, contribuendo in particolare a prevedere i bisogni in materia di occupazione e competenze e adeguare le competenze all'offerta e alla domanda». Tali consigli dovrebbero basarsi sui risultati conseguiti da iniziative quali il quadro europeo delle qualifiche (EQF), il sistema europeo di trasferimento e accumulo dei crediti (ECTS), il sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET), il quadro europeo di riferimento per l'assicurazione della qualità dell'istruzione e della formazione professionali (EQARF) ed Europass, nonché contribuire al loro ulteriore potenziamento (1).

1.9

La creazione di un «Fondo sovrano europeo», affidato alla gestione della BEI, che già opera egregiamente nel campo del sostegno alle iniziative a favore dell'efficienza energetica, come il contributo finanziario agli investimenti decisi nel quadro del Patto dei sindaci (Covenant of Mayors), potrebbe essere una delle risposte ai problemi, oggi quasi irrisolvibili, legati alla enorme difficoltà di reperimento di capitali sui mercati.

1.10

Il CESE ritiene necessario lanciare un nuovo «piano Marshall» per l'ambiente e la sostenibilità sociale, per un nuovo sviluppo compatibile con la capacità del pianeta di mantenere il più possibile inalterato il suo livello di entropia, cioè il suo «invecchiamento». Un piano europeo straordinario evoca appunto il cambiamento epocale che dovremo affrontare prima possibile per produrre crescita, ma una crescita diversa, rispettosa dell'ambiente, sostenibile e creatrice di progresso in linea con l'obiettivo dei Trattati. In questo modo è possibile apportare un contributo alla riflessione sulla ricerca di indicatori «al di là del PIL».

1.11

È di estrema importanza far capire ai cittadini la necessità di una politica economica sostenibile, anche attraverso una corretta e puntuale informazione. Un buon esempio di sostegno all'informazione dei cittadini è il programma LIFE+, che il CESE chiede sia prolungato anche nel prossimo periodo finanziario 2014-2020.

1.12

Il governo della transizione tra il vecchio e il nuovo modello di sviluppo costituisce certamente l'impegno maggiore, che dovrà vedere coinvolte, a livello europeo, nazionale e territoriale, le autorità pubbliche e le parti sociali. Nell'ambito dei tavoli di dialogo sociale interconfederale e settoriale dovrebbero essere previsti specifici progetti di anticipazione del cambiamento sulle prevedibili ricadute nei sistemi produttivi, nei diversi settori interessati. A livello aziendale è necessario sviluppare un dialogo continuo tra parti sociali ed operare con obiettivi chiari rispetto ai fabbisogni professionali, all'innalzamento delle competenze, all'anticipazione dei processi. Una seria politica di valutazione d'impatto si impone nella valutazione dei piani energetici e climatici, connessi alla legislazione europea e nazionale.

1.13

Nella transizione si potranno perdere molti posti di lavoro a causa delle politiche di sviluppo delle attività a più basso contenuto di emissioni, politiche che, d'altro canto, creeranno nuove opportunità occupazionali. Vanno preparati per tempo adeguati strumenti di sostegno al reddito e di riconversione professionale. Essenziale a questo fine è il ruolo delle parti sociali e delle autorità locali. Inoltre, è importante promuovere con decisione le attività di R&S per capire in quale direzione si muova l'evoluzione della tecnica e dove si sviluppino nuovi ambiti occupazionali.

1.14

Le politiche di bilancio hanno ridotto, in qualche caso drasticamente, gli incentivi e i finanziamenti, provocando una regressione del numero degli occupati, com'è successo in Spagna nel settore eolico e fotovoltaico. È auspicabile che gli investimenti pubblici e il quadro normativo siano mantenuti stabili, con cambiamenti prevedibili e possibilmente concordati a livello globale, per consentire una programmazione altrettanto stabile alle imprese private.

1.15

Sviluppo e ricerca sono gli assi strategici su cui continua a fondarsi la strategia di crescita dell'Unione. La strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva rilancia l'obiettivo di investimenti pari almeno al 3 % del PIL annuo in R&S.

1.16

Almeno il 50 % dei fondi derivanti dalla vendita degli ETS dovrebbero essere investiti per sostenere l'efficienza energetica e la promozione dell'economia verde: un trasferimento di risorse dalle imprese più responsabili delle emissioni a quelle che, invece, contribuiscono alla diminuzione dei gas a effetto serra. Per i settori non coperti dagli ETS, quali il trasporto su gomma e via mare, vanno prese misure alternative.

1.17

La promozione dei lavori verdi (per il CESE è preferibile utilizzare il concetto di lavori sostenibili per un'economia sostenibile), deve avvenire attraverso un mix di misure di incentivazione e di penalizzazione, sul modello degli ETS, che dovrebbero fornire le risorse necessarie, senza gravare in modo sensibile sulle esauste casse pubbliche. La questione delle risorse finanziarie sarà fondamentale e rende necessaria la partecipazione di tutti, poiché la strategia Europa 2020 e i programmi d'aiuto non potranno funzionare se gli Stati membri non disporranno di un più ampio margine di manovra finanziario. Le imprese che si impegneranno a rafforzare la qualità dell'occupazione e a produrre in maniera più sostenibile dovrebbero essere facilitate e sostenute. Le imprese richiedono un quadro normativo chiaro, stabile e possibilmente con regole concordate a livello globale. Una soluzione condivisa ed urgente del problema del brevetto europeo andrebbe senz'altro nella giusta direzione.

1.18

Le risorse pubbliche dovrebbero essere convogliate preliminarmente verso il sostegno per chi si troverà senza occupazione nei cosiddetti black job, i lavori neri che producono elevati tassi di emissioni di GES e di inquinamento. Una quota significativa dovrà essere devoluta alla preparazione professionale, attraverso adeguati percorsi formativi, che dovranno caratterizzare la formazione lungo l'arco della vita.

1.19

Il CESE ritiene utile adottare il modello «CECA», che ha consentito la gestione di una transizione altrettanto importante, quella dal carbone al petrolio, ovviamente tenendo conto dell'evoluzione intercorsa. Quel modello prevedeva un forte coinvolgimento delle parti sociali - che il CESE ribadisce debbano essere protagoniste del cambiamento epocale atteso - nonché piani di aiuto sostenibili.

1.20

Particolare attenzione dovrà essere rivolta all'offerta di pari opportunità educative e formative per le donne, ma anche per quanto riguarda i livelli di retribuzione e di qualifiche. In particolare, si deve cominciare a parlare di istruzione primaria nell'economia verde e di greening education. E il dialogo sociale deve essere un «faro» per l'apprendimento permanente nell'economia verde.

1.21

Nel campo delle rinnovabili, ad esempio, se la presenza femminile nelle attività di amministrazione è sostanzialmente pari a quella degli uomini, essa scende drasticamente a percentuali minime nel campo delle attività a maggior contenuto professionale e in quelle tecniche di installazione e manutenzione.

1.22

Il CESE, in un suo parere, ha valorizzato il ruolo dell'educazione e della formazione in una società a basse emissioni di GES, sottoscrivendo a questo fine un protocollo di cooperazione con la Fondazione nazionale Carlo Collodi, il progetto Pinocchio, per l'utilizzo del burattino di legno come testimonial per campagne europee per l'educazione energetica ed ambientale (2).

1.23

L'offerta formativa deve iniziare dalla scuola e dai servizi pubblici all'impiego.

1.24

Occorre colmare il divario tra i fabbisogni professionali e l'offerta formativa, attraverso un più stretto collegamento tra tutti gli attori. Consulte permanenti, diffuse sul territorio, che vedano insieme gli esperti delle parti sociali nel campo della formazione professionale, le autorità pubbliche incaricate dei servizi all'impiego, le rappresentanze delle autorità territoriali: dovrebbero tutti lavorare insieme per individuare con congruo anticipo i fabbisogni professionali e formativi.

1.25

Un sistema europeo di certificazione delle competenze potrebbe rappresentare un ulteriore stimolo all'indirizzo verso le attività più sostenibili dei giovani, aprendo anche le prospettive di un mercato del lavoro europeo, rendendo effettivo il diritto alla mobilità, il più clamoroso esempio di diritto negato nei fatti dalla inadeguatezza e dalla mancata armonizzazione dei sistemi educativi e formativi. Il progetto ESCO (European Skill, Competencies and Occupations taxonomy) fornirà uno strumento fondamentale per l'incontro tra domanda ed offerta, in particolare nell'ambito dei cosiddetti nuovi lavori. Anche il coinvolgimento della rete EURES (mobilità intraeuropea) può svolgere un ruolo positivo al riguardo.

1.26

Imprese e sindacati hanno la responsabilità di orientare le attività formative e di collaborare costantemente per i migliori risultati. In molti paesi europei questa cooperazione è istituzionalizzata attraverso l'esperienza degli istituti bilaterali o degli istituti di formazione professionale distinti che collaborano costantemente tra loro. Questi esempi andrebbero diffusi attraverso uno specifico programma della strategia Europa 2020, che pone la conoscenza tra le tre priorità.

1.27

Il dialogo sociale e civile ha un ruolo da giocare. Senza il coinvolgimento della società civile nessun programma epocale di questo tipo potrà essere realizzato. Le parti sociali possono impegnarsi durevolmente nel «rendere più verdi» tutti i lavori. Obiettivi di efficienza energetica e di risparmio possono essere inclusi in accordi negoziali, per distribuire, sotto forma di premi collettivi, parte dei risparmi reali acquisiti. Ci sono già alcuni esempi nel Regno Unito e in altri paesi.

1.28

Per muovere l'insieme della società verso un'economia sostenibile occorrono obiettivi chiari, una informazione diffusa, una coesione sociale e politica di fondo, una condivisione degli strumenti da utilizzare. L'Unione può svolgere un ruolo estremamente importante, sia attraverso una legislazione di sostegno, quale di fatto è stato il pacchetto climatico, ma soprattutto proponendo un metodo coerente di dialogo e confronto che dovrebbe essere applicato ai livelli nazionali e locali. Si fa sempre più forte l'esigenza di rafforzare il ruolo di una politica comune nel campo energetico ed ambientale. Il CESE si è già espresso a favore di un «servizio pubblico europeo dell'energia» (3). Viste le grandi difficoltà, sarebbe auspicabile, in un primo tempo, un sistema di cooperazione rafforzata tra Stati membri in campo energetico, ad esempio partendo dall'interconnessione delle reti e dalla progressiva diffusione delle smart grid, cioè le reti intelligenti che possono aiutare molto a risolvere la gestione della distribuzione dell'energia. Su questo tema il CESE, il CNEL italiano e i CES di Francia e Spagna stanno lavorando per elaborare una proposta comune. Per quanto riguarda il crescente impiego delle energie rinnovabili, oltre a occuparsi del potenziamento delle reti occorre risolvere soprattutto la questione dello stoccaggio.

1.29

I cittadini devono essere convinti del grande affare loro proposto, che richiede una mobilitazione di energie e di risorse straordinarie, come straordinario è il periodo che viviamo, con la necessità di abbandonare progressivamente modelli di consumo e di sviluppo e di abbracciarne altri, più sobri, più rispettosi della natura, più umani.

1.30

Fondamentale è il ruolo svolto dall'informazione e il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni. Una buona informazione potrà dare frutti straordinari, se accompagnata da chiarezza e trasparenza negli obiettivi.

1.31

Le politiche di adattamento vanno indirizzate oltre che alle persone, lavoratori e manager, alle imprese e alle autorità pubbliche. È necessario fare meglio con meno. In campo energetico significa diminuire l'intensità energetica (unità di energia per unità di prodotto interno lordo) e migliorare costantemente l'EROEI (il ritorno energetico sull'investimento energetico).

1.32

Un ruolo importante compete alle associazioni delle imprese, in particolare sul territorio, che possono diffondere informazioni e cultura d'impresa sostenibile. La costruzione di distretti energetici sostenibili ed integrati, ove si possano sviluppare sinergie importanti ad esempio nella cogenerazione, richiede un coordinamento ed una assistenza da parte del mondo associativo sia verso le imprese che verso i pubblici poteri.

1.33

L'esempio della geotermia è molto indicativo. In Svezia lo sviluppo della geotermia e una regolazione favorevole sono state possibili grazie al contributo determinante del mondo delle imprese e alla sensibilità dei pubblici poteri, che hanno deciso di sostenere la diffusione delle pompe di calore. Un esempio analogo si sta avendo in Lombardia, con una legislazione di favore, che ha indirizzato le imprese verso soluzioni a circuito chiuso, che non danneggiano l'ambiente e garantiscono un EROEI molto elevato.

1.34

Il ruolo del mondo agricolo nello sviluppo dei lavori verdi è di fondamentale importanza. La generazione di energia distribuita, l'utilizzo delle biomasse, la riduzione dell'uso di biocidi e di pesticidi sono le grandi sfide che il mondo agricolo deve saper affrontare.

1.35

Un quadro normativo stabile, il forte coinvolgimento della società civile, una mobilitazione straordinaria di capitali e di risorse intellettuali, il sostegno alla ricerca e allo sviluppo, programmi chiari di sostegno alla transizione, di educazione e formazione ad una società a basso contenuto di emissioni, il sostegno a politiche ecologiche di mobilità urbana ed extraurbana, il lancio di un piano straordinario per l'economia sostenibile, adeguatamente sostenuto da fondi europei, la creazione dei fattori di una nuova crescita: questi i capisaldi di un'azione europea per sostenere e promuovere l'economia sostenibile e lavori «verdi» rispondenti ai criteri europei di un «lavoro di qualità» enunciati dal Consiglio europeo già nel marzo 2007.

2.   Introduzione

2.1

La presidenza belga ha richiesto un parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema della promozione di politiche del lavoro utili nel quadro di una transizione verso un'economia a basso contenuto di emissioni di gas a effetto serra, intendendo inserire questo tema tra le priorità della presidenza belga dell'Unione europea.

2.2

Il CESE ha approvato un parere di iniziativa su un tema analogo (4): Promuovere lavori verdi sostenibili per il pacchetto clima ed energia; il presente parere completa e specifica quello precedente.

2.3

Nell'opinione pubblica è diffusa la consapevolezza che ormai è imprescindibile una sostanziale modifica nel modello di sviluppo.

2.4

Per sostenere le sfide poste:

dai programmi di efficienza energetica,

dal cambiamento climatico,

dalla progressiva riduzione della disponibilità di idrocarburi,

dalla necessità di aumentare l'indipendenza energetica,

dalla necessità di sostituire progressivamente centrali elettriche obsolete ed inquinanti,

dalla sostenibilità sociale, economica ed ambientale,

occorre preparare un programma strategico di lungo termine, che affronti complessivamente i problemi posti da questo cambiamento epocale.

2.5

Il mercato del lavoro sarà fortemente interessato dagli effetti di queste politiche. Costruzioni, trasporti, energia, reti, i settori maggiormente coinvolti, che dovranno radicalmente modificare gli attuali modelli produttivi.

2.6

Questi cambiamenti comporteranno dei seri problemi di adattamento e di riconversione, di mobilità professionale e territoriale, in particolare in quei paesi che hanno una maggiore dipendenza da fonti energetiche ad alte emissioni di gas a effetto serra (ad es. petrolio, carbone), una industria a forte componente energivora (ad es. cemento, alluminio), nella quale una disponibilità energetica a prezzi sostenibili è il principale fattore di sopravvivenza economica degli impianti esistenti.

2.7

Ci si attende in Europa, entro il 2030, un saldo positivo di oltre un milione di posti di lavoro, previsioni che dovranno essere aggiornate, considerando l'effetto negativo sulla crescita determinato dalle politiche di stabilizzazione dei deficit pubblici, che ritardano la ripresa economica. Finora lo sviluppo dei lavori verdi in particolare in campo energetico è stato sostenuto da politiche di sostegno alle energie rinnovabili, in particolare solare fotovoltaico, termico ed energia eolica; nell'autotrasporto, alle auto ibride, elettriche, alimentate a gas.

2.8

Incentivi nel campo delle costruzioni nuove e in quello delle ristrutturazioni hanno giocato un ruolo molto importante per sviluppare un'industria sostenibile, che oggi ha una chiara visione degli impegni futuri, ma anche delle opportunità di lavoro nella riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico e privato, nella ristrutturazione ad alta efficienza energetica degli edifici pubblici destinati all'amministrazione e ai servizi, negli uffici e negli immobili a uso industriale.

2.9

Una nuova competitività va ricercata e promossa. Prodotti innovativi e più rispettosi dell'ambiente, processi produttivi più puliti, consumi più sobri, sono la chiave per una nuova stagione di sviluppo e progresso. L'Europa continua a voler occupare un posto di primo piano nel processo di cambiamento verso una economia a zero emissioni, ma per fare questo deve aiutare l'industria a mantenere la sua capacità di competere, in particolare le PMI, le più esposte ai rischi della perdita di capacità di stare sui mercati. Lo Small Business Act dovrebbe essere messo in pratica, in particolare nel campo dell'innovazione.

2.10

Le esigenze e i bisogni delle imprese e dei lavoratori dovrebbero essere presi in primaria considerazione (bottom-up): piuttosto che pensare a politiche di tipo dirigistico (top-down), la Commissione dovrebbe essere più orientata in questo senso e orientare le strategie dell'Unione con un'attenzione particolare a queste esigenze. L'obiettivo generale dovrebbe essere la creazione di fattori che favoriscano una nuova crescita sostenibile, rispettosa dell'ambiente e, allo stesso tempo, foriera di posti di lavoro e di possibilità di progresso.

2.11

Nell'ambito dei rapporti bilaterali e multilaterali con i paesi terzi, in particolare Cina, India e Brasile, sarebbe opportuno prevedere programmi di informazione e di scambio con questi paesi sulle buone pratiche adottate e da adottare.

3.   L'economia sostenibile, la promozione dei lavori verdi

3.1

La possibilità per l'Europa di continuare ad avere una prospettiva futura nel panorama economico mondiale consiste nella sua capacità di mantenere la leadership nel campo dello sviluppo delle energie rinnovabili, già messo in dubbio dalla crescita irruenta delle economie asiatiche, Cina e Taiwan in testa. La nuova amministrazione americana intende colmare il divario e rafforzare il suo enorme potenziale con investimenti importanti nel settore energetico. I recenti avvenimenti nel Golfo del Messico, con il disastro ecologico della piattaforma Deepwater Horizon, avvenuto per ironia del destino proprio nel «Giorno della Terra», stanno accelerando le decisioni di riconversione verso un'economia sostenibile.

3.2

Il fabbisogno professionale per far fronte alle sfide poste dalle politiche climatiche ed ambientali è enorme. Tutti i settori e tutte le attività sono potenzialmente interessati a queste politiche. Occorre un grandissimo lavoro di programmazione e coordinamento, di individuazione di priorità, di reperimento delle risorse finanziarie necessarie. Ma occorre soprattutto una buona politica, affiancata da una buona capacità tecnica e un buon livello di risorse umane.

3.3

Il mercato del lavoro sarà chiamato a raccogliere la sfida di questo cambiamento e dovrà contestualmente provvedere alla ricollocazione dei lavoratori addetti ad attività obsolete e alla preparazione delle nuove professionalità necessarie.

3.4

I servizi pubblici all'impiego dovranno impegnarsi a fondo per far fronte ad una transizione che investirà centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Programmi di formazione professionale di qualità, attenti ad offrire pari opportunità a donne e uomini, sono indispensabili. Il ruolo dei servizi pubblici sarà essenziale per garantire qualità di preparazione, il rispetto delle pari opportunità, l'avvio all'impiego.

3.5

Le imprese private dovranno impegnarsi altrettanto a fondo per sostenere il salto tecnologico necessario per passare da un'economia che utilizza principalmente idrocarburi come fonte energetica ad una economia a basse emissioni di GES, ad una economia sostenibile.

3.6

Le PMI, in particolare, avranno necessità di aiuti e di sostegni. L'accesso al credito, nonostante i buoni propositi del sistema bancario, è sempre più difficile e costoso, e il mercato dei capitali certamente non è in una fase tale da far prevedere a breve un'abbondanza di disponibilità di credito.

3.7

I posti di lavoro creati in un'economia verde devono essere, per definizione, buoni posti di lavoro, di qualità e adeguatamente retribuiti. Come riuscire a garantire che questo accada? Solo un continuo e costante confronto tra parti sociali ed autorità pubbliche può effettivamente rendere possibile questo scenario. L'utilizzo della leva fiscale, ad esempio, può aiutare a mantenere in equilibrio un sistema che deve scontare la concorrenza agguerrita dei detentori delle attuali fonti energetiche, che non sono disponibili a perdere mercati e profitti.

3.8

Non è pensabile trasferire sui prezzi finali l'intero costo della conversione, così come non è pensabile che esso sia interamente a carico della fiscalità generale. Almeno su questo terreno un'armonizzazione della fiscalità tra gli Stati membri si dovrebbe imporre. La recente crisi dell'euro testimonia ancora una volta della necessità di rafforzare l'armonizzazione dei sistemi e dei prelievi fiscali.

4.   Il ruolo dell'Unione: i fondi strutturali

4.1

La DG EMPL ha fornito alcune interessanti valutazioni ad una serie di domande poste dal CESE, che riportiamo qui sinteticamente.

4.2

Il regolamento generale dei fondi strutturali, all'art. 3, inserisce lo sviluppo sostenibile tra le priorità dell'Unione e stimola gli Stati membri ad integrare nei loro programmi la crescita, la competitività, l'impiego e l'inclusione sociale, proteggendo e migliorando la qualità dell'ambiente.

4.3

L'art. 3 del regolamento del FSE indica che esso deve sostenere le iniziative volte ad aumentare la capacità di adattamento dei lavoratori, delle imprese e dei capi d'impresa sostenendo in particolare lo sviluppo delle qualificazioni e delle competenze e la diffusione delle tecnologie rispettose dell'ambiente.

4.4

Non è possibile quantificare i numerosi interventi del FSE nel campo dei lavori verdi e dello sviluppo delle competenze, in quanto non sono né una priorità né una categoria di spesa (ai sensi dell'art. 2 del regolamento FSE). Il CESE, tenendo conto della estrema genericità della definizione dei lavori verdi (tutti i lavori possono essere resi più «verdi»), non ritiene essenziale costituire una sesta categoria specifica per i lavori verdi, piuttosto chiede di rafforzare le indicazioni relative ai programmi di adattamento e riconversione professionale.

4.5

Per un intervento dei fondi europei per una sorta di «piano Marshall europeo», nell'ambito dell'attuale programmazione finanziaria è molto difficile immaginare di modificare i programmi operativi esistenti. Si potrebbero prevedere azioni specifiche per il prossimo periodo di programmazione che, nel quadro della strategia Europa 2020, indirizzassero i diversi fondi strutturali nel loro campo d'intervento (il FESR e i fondi di coesione per le infrastrutture e per gli alloggi, il FSE per sostenere programmi di formazione professionale e di adeguamento delle competenze).

4.6

La prossima programmazione finanziaria (2014-2020) potrebbe inserire l'obiettivo di «rendere i lavori più verdi» tra le priorità specifiche delle strategie del FSE, al di là del principio orizzontale dello sviluppo sostenibile, che consentirebbe di promuovere in modo più concreto e di seguire meglio la realizzazione dei progetti relativi. Non è certo che questa sia l'opzione più efficace. Il CESE ritiene che siano da sostenere in maniera trasversale tutte le azioni che tendano a ridurre l'impatto ambientale e l'impronta di CO2. È indispensabile il contributo di tutte le attività produttive, dei servizi pubblici e privati per contribuire a raggiungere gli obiettivi relativi alla riduzione dei GES e al miglioramento della sostenibilità dell'inquinamento di origine antropica.

4.7

La Commissione è impegnata attivamente nell'attività di ricerca e di sviluppo, coerente con gli impegni assunti dall'Unione. La DG EMPL ha recentemente avviato un'inchiesta presso le autorità di gestione dei progetti finanziati dal FSE e legati alle competenze e all'obiettivo di «rendere i lavori più verdi», parallelamente ad uno studio su «FSE e sviluppo sostenibile»; questi documenti saranno diffusi e discussi nel quadro del Comitato FSE. Il CESE auspica che essi possano essere resi pubblici e trasfusi in una comunicazione ad hoc della Commissione, che tenga conto anche dei risultati del documento di lavoro della Commissione sui lavori verdi, in corso di elaborazione da parte della DG EMPL. Questa comunicazione dovrebbe esaminare le diverse possibilità legate alla «promozione dei lavori verdi», per preparare alcune decisioni correlate, nel prossimo programma finanziario.

5.   Lavori neri vs lavori verdi

5.1

La transizione comporterà anche la perdita di molti posti di lavoro. La nuova economia sociale di mercato dell'Unione non può prescindere dal dare risposte a quei lavoratori che saranno travolti dal cambiamento. Percorsi di riqualificazione professionale, interventi di sostegno al reddito, aiuti per sostenere una mobilità territoriale sono alcune delle iniziative che occorrerà assumere. Il dialogo sociale a livello europeo interconfederale e settoriale così come a livello nazionale e territoriale dovrà occuparsi della gestione anticipata dei cambiamenti per un modello inclusivo di sviluppo.

5.2

Si impone un modello cooperativo e partecipato nelle relazioni industriali, che devono porsi obiettivi alti e condivisi per rafforzare il sistema economico e renderlo sempre più sostenibile sotto il profilo sia sociale che ambientale.

5.3

Ma oltre ai lavori nuovi, occorrerà essenzialmente trasformare i vecchi lavori e renderli tutti un po' più «verdi», cioè sostenibili. Programmi di efficienza energetica dovrebbero essere fatti in tutte le imprese e in tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati. Una nuova consapevolezza verso consumi più sobri libererà risorse da destinare ad altro. Accordi sindacali per obiettivi misurabili e distribuzione dei benefici tra imprese e lavoratori possono essere un sistema utile per poter realizzare una diffusa consapevolezza dell'importanza del risparmio energetico.

6.   Mobilità urbana ed extraurbana

6.1

Coerentemente con una politica di riduzione dei GES, andranno privilegiati i trasporti pubblici, tram, bus, metro e quelli ferroviari per il trasporto extraurbano. La disincentivazione dell'auto privata, in particolare in città, farà crescere l'offerta di lavoro sul trasporto pubblico, che occorrerà rendere sempre più pulito. Bus elettrici, a idrogeno verde, a idrocarburi a basse emissioni come il metano circolano già nelle capitali europee. I poteri pubblici hanno una responsabilità nel poter diffondere il trasporto pulito, attraverso gare di appalto che privilegino queste modalità.

6.2

Gli esperimenti di mobility manager nelle imprese hanno in alcuni casi dato risultati apprezzabili, sono esperienze da diffondere e rendere sempre più efficaci. Occorrerebbe pensare a diffondere il green manager, incaricato di ridurre l'impatto ambientale e le emissioni dell'impresa non solo nel ciclo produttivo, ma ad esempio negli uffici, nel trasporto dei beni prodotti, nell'approvvigionamento di materie prime o di semilavorati, possibilmente favorendo la prossimità.

6.3

Anche la nuova agenda europea del digitale proposta dalla Commissione può dare un contributo sostanziale ad una crescita e a un'economia verdi, nonché all'obiettivo di rendere i lavori più verdi. Il telelavoro potrebbe in molti casi aiutare a rendere più verdi i lavori, riducendo notevolmente il dispendio energetico dovuto agli spostamenti casa-lavoro. Le parti sociali europee hanno negoziato da tempo un accordo quadro in materia. La Commissione dovrebbe sostenere efficacemente il telelavoro, attraverso iniziative che possano portare alla sua diffusione. Campagne d'informazione, conferenze, studi sullo sviluppo delle attività e buone pratiche dovrebbero essere programmate nell'ambito delle azioni sul contenimento delle emissioni. Se le tecnologie odierne dovessero consentire ai lavoratori di esercitare a domicilio moltissime attività e se la prestazione lavorativa fosse allora incentrata più sulla qualità che sulla quantità, sarebbe necessario occuparsi delle condizioni di lavoro specifiche di questi lavoratori.

7.   La società civile e la promozione dei lavori verdi

7.1

È indubbio che la società civile abbia una funzione straordinariamente importante nel successo nell'imponente sfida che abbiamo di fronte a noi. Il CESE è convinto che se i poteri pubblici, a partire dall'Unione europea, non faranno tutto quello che è nelle loro possibilità per coinvolgere le parti sociali, per assegnare loro un ruolo attivo e propositivo, per associarle ad iniziative e progetti, per sostenerle nella loro organizzazione a favore di un'economia sostenibile, i risultati non saranno pari alle attese e l'Europa perderà definitivamente il suo appuntamento con il nuovo progresso.

Bruxelles, 16 settembre 2010

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Mario SEPI


(1)  GU C 347 del 18.12.2010, pag. 1.

(2)  GU C 277 del 17.11.2009, pagg. 15-19.

(3)  GU C 175 del 28.7.2009, pag. 43; GU C 128 del 18.5.2010, pagg. 65-68; GU C 306 del 16.12.2009, pagg. 51-55.

(4)  Cfr. il parere del CESE del 14 luglio 2010 sul tema Promuovere posti di lavoro verdi e sostenibili per il pacchetto«Energia-clima»dell'UE, relatore: IOZIA, adottato nella sessione plenaria del 14 e 15 luglio 2010.


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