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Document 52008IE1675

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Ristrutturazione ed evoluzione dell'industria europea degli elettrodomestici ( prodotti bianchi ) e loro impatto sull'occupazione, sul cambiamento climatico e sui consumatori

GU C 100 del 30.4.2009, p. 72–76 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

30.4.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 100/72


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Ristrutturazione ed evoluzione dell'industria europea degli elettrodomestici («prodotti bianchi») e loro impatto sull'occupazione, sul cambiamento climatico e sui consumatori

2009/C 100/12

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 gennaio 2008, ha deciso, conformemente all'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

Ristrutturazione ed evoluzione dell'industria europea degli elettrodomestici («prodotti bianchi») e impatto sull'occupazione, sul cambiamento climatico e sui consumatori.

La commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI), incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 10 settembre 2008, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice DARMANIN e dal correlatore GIBELLIERI.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 22 ottobre 2008, nel corso della 448a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 86 voti favorevoli e 2 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1   Il CESE ritiene che il punto di forza dell'industria europea degli elettrodomestici (1) sia la sua capacità di realizzare prodotti di alta qualità e sostenibili per l'ambiente; questo punto di forza va sostenuto e rafforzato mediante una politica europea adeguata, che si fondi sull'impegno e sul miglioramento costanti sul fronte dell'innovazione tecnologica nonché su attività di formazione continua per accrescere le competenze del personale. Una tale politica dovrebbe promuovere lo sviluppo di elettrodomestici ad alta efficienza energetica e con una maggiore capacità di riciclaggio. L'impatto complessivo sull'ambiente, da determinare mediante l'analisi del ciclo di vita, deve essere ridotto al minimo.

1.2   Il CESE è fermamente convinto che la normativa dell'UE possa influire direttamente sulla competitività del settore — soprattutto tramite la proposta di estendere la direttiva sulla progettazione ecocompatibile e la proposta di revisione del regolamento sul marchio comunitario di qualità ecologica (Ecolabel) — assicurando così un aumento dell'efficienza energetica e una riduzione delle emissioni di CO2 e diminuendo, quindi, la pericolosa tendenza alla delocalizzazione dell'industria nei paesi terzi, la perdita di posti di lavoro e il rischio di compromettere gli interessi dei consumatori.

1.3   La vigilanza del mercato è d'importanza capitale per salvaguardare l'industria europea, i suoi lavoratori, gli interessi dei consumatori e l'ambiente e dovrebbe essere attuata ricorrendo alle seguenti misure:

stanziare maggiori risorse (da parte degli Stati membri e dell'UE) (2) per un controllo più severo della conformità dei prodotti con le norme tecniche e giuridiche del mercato interno, in particolare per i prodotti importati,

eliminare la concorrenza sleale e il dumping. Le misure anti-dumping dovrebbero essere studiate attentamente per evitare che risultino controproducenti per l'industria europea incoraggiando, ad esempio, la sua delocalizzazione al di fuori dell'Europa o l'aumento delle importazioni; queste misure dovrebbero riguardare non solo l'intero prodotto finale ma anche i suoi componenti,

rivedere il sistema di etichettatura in modo da tener conto dei progressi dell'innovazione tecnologica, evitando però di destare l'impressione erronea di cambiamenti di valore,

eseguire controlli più severi per contrastare i fenomeni delle contraffazioni e delle copie pirata,

controllare che le etichette, soprattutto quelle dei prodotti importati, descrivano fedelmente il prodotto e non siano ingannevoli.

1.4   Il CESE ritiene essenziale adeguare il sistema di etichettatura. Le etichette andrebbero sistematicamente aggiornate ogniqualvolta elettrodomestici tecnicamente più efficienti facciano innalzare lo standard. Il sistema dovrebbe essere dinamico: se nuovi prodotti di qualità superiore sono immessi nel mercato, si dovrebbe creare una nuova etichetta anziché abbassare la posizione in graduatoria per gli elettrodomestici precedentemente classificati. Questa revisione dovrebbe tenere conto dell'innovazione tecnologica, ma andrebbe compiuta ogni 5 anni, conformemente a quanto previsto dal Piano d'azione per l'efficienza energetica. È fondamentale che tutte le parti interessate siano coinvolte in questo processo di revisione. La Commissione dovrebbe inoltre promuovere l'effettiva applicazione delle normative rendendo l'obbligo di questo tipo di etichettatura più vincolante per i fabbricanti, gli importatori e i dettaglianti.

1.4.1   Sarebbe utile per la sostenibilità se l'UE spingesse anche i paesi terzi ad adottare gli stessi standard che essa sta per adottare nel mercato interno, poiché ciò comporterebbe un risparmio potenziale di energia a livello globale.

1.5   L'industria europea degli elettrodomestici potrebbe essere fortemente rilanciata se gli Stati membri introducessero sistemi di incentivi per incoraggiare la sostituzione dei vecchi elettrodomestici con altri più moderni ed efficienti sotto il profilo energetico, che pur essendo già sul mercato non sono ancora abbastanza popolari. Questo sistema potrebbe essere congegnato in modo tale da favorire le fasce meno ricche della popolazione mediante adeguati strumenti finanziari evitando effetti discriminatori. Ci si potrebbe ispirare ad esperimenti realizzati con successo in Europa e altrove.

1.6   È inoltre opportuno rafforzare l'assistenza ai consumatori in termini di manutenzione e pezzi di ricambio degli elettrodomestici: così facendo si assicura il continuo sviluppo e aggiornamento delle competenze del personale onde fornire un servizio efficiente e affidabile. Ciò consentirebbe di innalzare e/o mantenere stabile il tasso di occupazione.

1.7   Il CESE crede che la politica UE dovrebbe facilitare la transizione dell'industria verso i prodotti più innovativi e i servizi connessi (ad esempio i pannelli solari, le unità fotovoltaiche, le pompe di calore, le celle a idrogeno, le installazioni di microgenerazione e gli impianti di aria condizionata ad alto rendimento), che sono di importanza strategica poiché permettono di ridurre le emissioni di CO2 e il consumo di energia. Ciò favorirebbe la creazione di posti di lavoro e aumenterebbe le possibilità di scelta dei consumatori.

1.8   Il CESE ribadisce che il buon esito delle raccomandazioni per ristrutturare efficacemente l'industria degli elettrodomestici in Europa, in modo da renderla più sostenibile, potrà essere garantito e rafforzato solo se si riuscirà ad instaurare un vero dialogo sociale e settoriale a livello europeo.

2.   Contesto

2.1   Attualmente, il problema più urgente del settore è la delocalizzazione dell'industria degli elettrodomestici non solo verso i paesi dell'Europa centrale e orientale, ma anche verso la Russia, la Turchia e la Cina. La delocalizzazione non avviene quindi solo nel contesto degli Stati membri dell'UE: in effetti interi comparti dell'industria degli elettrodomestici si trasferiscono quasi in blocco dall'Europa alla Cina.

2.2   Le imprese del settore stanno scoprendo la Russia, dove sono stati creati nuovi impianti per la produzione di lavatrici e frigoriferi e sono state rilevate alcune imprese attive nel settore dei prodotti bianchi. Al momento attuale in Russia si stanno costruendo dalle quindici alle venti fabbriche per la produzione di elettrodomestici. Ciò è fondamentale per assicurare la penetrazione dell'industria europea in questo nuovo mercato ad alto potenziale. Se però non si riuscirà a risolvere i problemi fondamentali del mercato europeo, in futuro questi stabilimenti non produrranno solo per il rispettivo mercato nazionale, ma finiranno per esportare i loro prodotti anche in Europa.

2.2.1   Vi è anche un certo potenziale per le esportazioni di prodotti europei in regioni quali l'Asia, l'Africa settentrionale e il Medio oriente, nelle quali si registra già la tendenza all'aumento delle esportazioni di elettrodomestici fabbricati nell'UE. I produttori europei possono sfruttare le attuali condizioni, quali lo sviluppo dei ceti medi in queste regioni, la buona reputazione dei prodotti europei, ecc., per conquistare sempre più questi mercati potenziali.

2.3   Le importazioni crescenti di prodotti a basso prezzo e di dubbia qualità dai paesi asiatici stanno acuendo la crisi dell'industria europea dei prodotti bianchi. L'offensiva contro i fabbricanti affermati in Europa da lunga data punta su questi prodotti di scarsa qualità che beneficiano dei vantaggi derivanti dai diversi sistemi fiscali, da costi del lavoro e da costi di trasporto relativamente bassi.

2.4   È evidente che l'Europa non può competere, per esempio, con i salari mensili cinesi. I prezzi dei frigoriferi o dei congelatori prodotti in Cina — o di semplici componenti come i motori o i compressori — sono imbattibili. I prodotti europei non potranno ottenere vantaggi competitivi se punteranno unicamente al controllo del prezzo e non ad una migliore qualità. Il punto di forza dell'industria europea degli elettrodomestici è appunto la sua capacità di realizzare prodotti di alta qualità. Altri aspetti che presentano vantaggi competitivi sono il design, la garanzia e il servizio offerti per i prodotti, la disponibilità di pezzi di ricambio adeguati e le riparazioni. Questi punti di forza vanno sostenuti e rafforzati mediante una politica europea accorta.

2.5   Le industrie europee producono frigoriferi e congelatori che rientrano nelle classi energetiche A++, A+, A e B. La maggioranza dei beni attualmente prodotti sono compresi nelle classi A+ e A, mentre quelli della classe A++ rappresentano meno del 4 % del totale.

2.6   La vendita di frigoriferi efficienti sotto il profilo energetico rimane su livelli bassi. Secondo il Consiglio europeo dei costruttori di elettrodomestici (CECED), nelle famiglie europee continuano ad essere in uso 188 milioni di frigoriferi e congelatori che hanno più di 10 anni. I vecchi modelli (1990) consumano circa 600 kWh/anno, i modelli A+ circa 255 kWh/anno e quelli A++ circa 182 kWh/anno. In considerazione dei prezzi e delle condizioni attuali (3), un modello A++ risulta conveniente per il consumatore solo se usato per circa 12 anni.

2.7   Per i produttori europei la preoccupazione maggiore è rappresentata non tanto dai vecchi modelli tuttora in uso, quanto piuttosto dai prodotti importati che risultano potenzialmente insicuri, inefficienti sotto il profilo energetico e inaffidabili. Si tratta soprattutto di quelli commercializzati direttamente e in tempi brevi sul mercato dell'UE.

2.7.1   Come conseguenza, il fabbisogno energetico delle famiglie è pari al 25 % della domanda energetica totale dell'UE, e il consumo di elettricità per gli elettrodomestici ha registrato il più forte aumento degli ultimi anni a causa dell'introduzione di nuove apparecchiature e di nuovi prodotti.

2.8   L'impiego di materiali di qualità superiore per i componenti magnetici nei motori elettrici e, al contempo, l'ottimizzazione della progettazione grazie alle caratteristiche dei nuovi materiali potrebbero migliorare (fino al 15 %) l'efficienza dei motori elettrici degli elettrodomestici, contribuendo a ridurre in modo significativo i consumi domestici di energia elettrica.

2.9   La Commissione europea dovrebbe inoltre favorire lo sviluppo di elettrodomestici che possano essere riparati e riciclati. Va sottolineato che sotto questo profilo i produttori europei hanno fatto un grande sforzo e che, per i grandi elettrodomestici, hanno ridotto drasticamente sia i consumi energetici che quelli di acqua. Tuttavia, è aumentato il numero delle materie prime che costituiscono un problema non solo in termini ambientali, ma anche di costo. Stanno infatti salendo i prezzi delle materie prime (acciaio, plastica, nichel, cromo, rame, ecc.) e dei prodotti derivati del petrolio. I produttori che riescono a ridurre la percentuale di questi materiali nei loro prodotti conquistano un importante vantaggio competitivo. L'industria degli elettrodomestici non ha ancora esplorato a sufficienza le possibilità di vantaggio competitivo offerte dalla nanotecnologia e dalle metodologie di analisi del ciclo di vita (per migliorare e valutare in modo adeguato la scelta dei materiali).

2.9.1   Un problema è attualmente costituito dal fatto che non tutti i materiali riciclabili ai sensi del regolamento sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) vengono effettivamente rinviati ai fabbricanti, in modo che questi ultimi pagano i costi del riciclaggio, ma di fatto non ricevono le parti riciclabili.

2.10   La promozione di ricerche adeguate e lo studio della miniaturizzazione di componenti quali motori, radiatori, compressori, ecc. dovrebbe essere l'obiettivo della politica di ricerca sovvenzionata dalla Commissione. Sotto questo profilo, sviluppare elettrodomestici utilizzando quantità minime di materiali significa realizzare dei prodotti che meglio si prestano ad essere riciclati. La progettazione ecocompatibile (direttiva quadro UE del maggio 2005), la quale prescrive il rispetto di determinati criteri ecologici per la progettazione di prodotti che funzionano con l'energia, è un importante punto di partenza al riguardo. Per la sua politica la Commissione europea non deve inventare nuovi strumenti, quanto piuttosto perfezionare quelli che già esistono. Ciò vale anche per l'attuale etichettatura relativa ai consumi energetici. Con l'aggravarsi della crisi energetica e con la riduzione delle riserve di materie prime, la Commissione dovrebbe integrare tale etichettatura con una normativa che preveda obblighi vincolanti per l'immissione dei prodotti sul mercato. In futuro la vendita di elettrodomestici sul mercato interno europeo dovrebbe essere consentita solo a imprese che producono prodotti di qualità elevata: questo dovrebbe essere il senso di una legislazione che richieda ai produttori di realizzare elettrodomestici di alta qualità e di lunga durata.

2.11   Infine, è altresì ragionevole prevedere una direttiva che imponga ai produttori e ai distributori di elettrodomestici di produrre e vendere elettrodomestici riparabili, fornendo pezzi di ricambio per le riparazioni, e di offrire un servizio ai clienti. I consumatori europei contano su un servizio del genere: se dunque i produttori e i distributori europei lo forniranno riusciranno a differenziarsi dall'industria a basso costo i cui prodotti non possono essere riparati, ma solo gettati per venire sostituiti da nuovi, comportamento che, peraltro, non è compatibile con una strategia di sviluppo sostenibile.

2.11.1   Al riguardo il CESE attende con grande interesse ulteriori scambi di vedute sull'attuazione del Piano d'azione (4)«Produzione e consumo sostenibili» e «Politica industriale sostenibile».

2.12   In Europa il settore degli elettrodomestici dà ancora lavoro a circa 200 000 persone, pur essendo in declino ormai da diversi anni. Negli ultimi vent'anni, infatti, nell'Europa occidentale sono stati soppressi circa 57 000 posti di lavoro, mentre nell'Europa centrale e orientale questo settore ha subito un crollo con la fine del vecchio sistema politico e da allora ha creato solo circa 20 000 i nuovi posti di lavoro.

2.13   I comparti dell'industria degli elettrodomestici più duramente colpiti dalla delocalizzazione verso paesi terzi (Russia, Cina, Turchia) sono quelli che producono impianti di aria condizionata e piccoli elettrodomestici. L'industria europea dei frigoriferi/congelatori occupa tuttora circa 23 000 persone.

2.14   La ristrutturazione dell'industria europea degli elettrodomestici continuerà nei prossimi anni, e la sua entità non dipenderà soltanto dagli sviluppi del mercato e delle tecnologie, ma anche da decisioni politiche e misure legislative.

3.   Osservazioni particolari

3.1   La politica europea deve trovare una risposta a quattro problemi

3.1.1   Come evitare che l'industria si trasferisca in paesi terzi. Il settore in esame presenta una chiara tendenza alla delocalizzazione: dovremmo pertanto contrastare la minaccia, prevista e reale, del suo trasferimento in paesi terzi.

3.1.2   Come configurare il cambiamento strutturale in Europa in modo che in avvenire i paesi dell'Europa centrale e orientale possano stabilizzare la loro industria emergente degli elettrodomestici senza che i paesi dell'Europa occidentale perdano il loro know-how nel campo scientifico e delle tecniche di produzione e i relativi posti di lavoro?

3.1.3   Come trovare una risposta economicamente valida all'invasione dei prodotti a basso prezzo provenienti dai paesi asiatici che valgono meno dei prodotti equivalenti europei, sono di minore qualità e non sono conformi agli standard del mercato interno?

3.1.4   Come assicurare che la messa a punto di elettrodomestici sostenibili apporti i risultati auspicati per il mercato interno, incrementando la richiesta di tali prodotti e alimentando gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo di elettrodomestici con un minore impatto sul cambiamento climatico e sulla sostenibilità?

3.2   La situazione dell'industria degli elettrodomestici

3.2.1   Si tratta di un comparto avanzato in termini di obiettivi conseguiti nello sviluppo e nella ricerca dell'efficienza. Gli accordi volontari si sono rivelati efficaci e sono stati rispettati dalle industrie.

3.2.2   Purtroppo, l'Unione europea sarà costretta ad adottare una politica più rigorosa per garantire che gli sforzi compiuti dall'industria europea degli elettrodomestici portino i loro frutti. In effetti, l'anno scorso il comparto in esame ha deciso di non rinnovare gli accordi volontari che hanno dato risultati così positivi in passato.

3.2.3   In questo momento la vigilanza del mercato è di importanza capitale. Si dovrebbero programmare controlli più severi per assicurare che i prodotti sul mercato abbiano davvero un livello e una qualità che permettano di conseguire i risultati attesi, soprattutto sul fronte del cambiamento climatico.

3.2.4   Occorre un maggior sostegno da parte degli Stati membri per assicurare che i prodotti ad altissima efficienza immessi sul mercato siano poi veramente acquistati dai consumatori. I prodotti A++ sono tuttora considerati troppo costosi e non convenienti in termini di ritorno sugli investimenti. Pertanto il mercato opta prevalentemente per i prodotti della classe A+. Ci possono essere diversi tipi incentivi e esistono già esempi, negli Stati membri o nei paesi terzi, che possono essere individuati come buone pratiche (5).

3.2.5   Il sostegno da parte degli Stati membri e una concorrenza leale dovrebbero andare di pari passo con il ritmo che l'innovazione tecnologica registra in questo settore al livello del singolo Stato membro e anche al livello dell'Unione europea.

3.2.6   Il distributore costituisce un anello importante nella catena di fornitura. In Europa i distributori/rivenditori devono essere maggiormente consapevoli delle diverse implicazioni connesse all'importazione dei prodotti da commercializzare nel mercato interno. Gli sforzi compiuti dall'industria sarebbero vani se i distributori/rivenditori continuassero ad importare e commercializzare prodotti al di sotto degli standard, non sicuri e non sostenibili. Al riguardo il CESE ritiene che si possa ancora fare di più per informare i distributori/rivenditori e sensibilizzarli sui problemi riguardanti l'industria degli elettrodomestici nel mercato interno e sulle problematiche della sostenibilità di questi prodotti.

3.3   L'aspetto sociale

3.3.1   In pratica, la delocalizzazione dell'industria comporta anche la perdita di posti di lavoro, lasciando personale con competenze che rimarrebbero inutilizzate a meno che anche gli interessati non si trasferiscano. È fondamentale che questo comparto si ristrutturi per evitare la soppressione di posti di lavoro e per continuare ad attrarre personale altamente specializzato.

3.3.2   Un settore da tenere nella dovuta considerazione è quello dei servizi, e in particolare quello della riparazione degli elettrodomestici. Quest'ultimo va alimentato assicurando che gli elettrodomestici di alta qualità possano essere davvero riparati e anche che i pezzi di ricambio siano davvero disponibili.

3.3.3   Nel contempo, una politica comune a livello europeo e nazionale dovrebbe promuovere la transizione del settore verso la produzione di prodotti innovativi, creando nuove opportunità di occupazione. Questo processo dovrebbe essere sostenuto da un dialogo sociale ben strutturato tra le parti sociali a livello europeo, nazionale e aziendale. Occorre assicurare relazioni industriali di «livello europeo» anche nei nuovi siti produttivi situati nei nuovi Stati membri.

3.3.4   Oltre a un dialogo sociale settoriale, continuo ed efficace a livello europeo, anche la vigilanza del mercato e l'applicazione delle norme in tutta Europa sono cruciali per ridurre la perdita di posti di lavoro.

3.4   La situazione per il consumatore

3.4.1   Il consumatore deve avere la garanzia di prodotti con prestazioni di alta qualità che siano anche efficienti dal punto di vista energetico: al riguardo deve quindi ricevere informazioni semplici, veritiere ed efficaci.

3.4.2   Il sistema di etichettatura deve esser più dinamico e disporre di un meccanismo che evolve e viene aggiornato di pari passo con le innovazioni del settore. Le etichette dovrebbero inoltre riportare esattamente gli standard relativi agli elettrodomestici. I test dovrebbero essere quindi più severi e più precisi.

3.4.3   La vigilanza del mercato è molto importante in tutti gli Stati membri per assicurare che l'industria degli elettrodomestici tenga fede ai suoi impegni e offra ai consumatori prodotti all'altezza delle loro aspettative.

3.4.4   Vale la pena di segnalare gli effetti negativi che l'acquisto di un nuovo elettrodomestico può avere sull'ambiente se i consumatori continuano ad usare i vecchi elettrodomestici insieme a quelli nuovi, creando così un «effetto rebound» (che interviene quando l'introduzione di tecnologie più efficienti finisce per produrre l'effetto contrario a quello ricercato, incoraggiando un maggior consumo delle risorse).

3.4.5   Le indagini indipendenti condotte sui consumatori rappresentano il miglior modo per pubblicizzare gli elettrodomestici efficienti ed efficaci. Esse permettono di definire la qualità e gli standard generali, assicurando che un prodotto soddisfi in modo adeguato alle funzioni fondamentali.

3.5   La situazione per l'ambiente

3.5.1   Il CESE riconosce che anche questo settore può dare un contributo particolare per preservare l'ambiente, ridurre le emissioni di CO2 e limitare il cambiamento climatico. Al riguardo ribadisce la posizione espressa nel parere di iniziativa Per una produzione rispettosa dell'ambiente  (6), in cui evidenzia le opportunità di crescita di un mercato verde nel mercato interno e anche le particolarità relative all'etichettatura e al ciclo di vita dei prodotti.

3.5.2   A tutti i prodotti al di sotto dei «buoni standard» andrebbe concesso un periodo massimo di circa 5 anni per adeguarsi agli standard desiderati. A giudizio del Comitato, ad esempio, i frigoriferi che dopo questo termine non riescono a raggiungere un determinato livello minimo non dovrebbero più essere commercializzati sul mercato europeo. Quanto richiesto è in linea con il piano di azione per l'efficienza energetica presentato dalla Commissione europea il 24 ottobre 2006 («I prodotti che non rispetteranno tali requisiti minimi non potranno essere immessi sul mercato»). Queste proposte sono anche in sintonia con la direttiva sulla progettazione ecocompatibile e con il regolamento sul marchio di qualità ecologica.

3.5.3   Inoltre, è importante che la normativa riguardante la progettazione ecocompatibile venga applicata quanto prima a tutti i grandi elettrodomestici e che la normativa sull'etichettatura energetica sia rivista per consentire il rapido sviluppo di prodotti ad alta efficienza: queste due normative rappresenterebbero la premessa legislativa per ottenere che i produttori realizzino elettrodomestici di alta qualità e di lunga durata.

3.5.4   Per quanto riguarda l'attuale politica energetica dell'Unione europea, tenuto conto del fatto che da solo il dispositivo dell'etichettatura non basta per realizzare gli obiettivi energetici previsti dall'UE, il CESE incoraggia la Commissione a contemplare nuovi strumenti giuridici per poter conseguire tali finalità.

Bruxelles, 22 ottobre 2008

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Mario SEPI


(1)  Il termine «elettrodomestici» comprende: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, scalda acqua/caldaie, apparecchi di riscaldamento e tutte le apparecchiature elettroniche che si possono utilizzare a casa.

(2)  Il nuovo quadro legislativo, conosciuto anche come «Pacchetto Ayral», è l'ultimo pacchetto dell'iniziativa Legiferare meglio concernente la sorveglianza del mercato, la marcatura dei prodotti e l'omologazione, adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 23 giugno 2008. http://ec.europa.eu/enterprise/regulation/internal_market_package/index_en.htm

(3)  Tra cui i prezzi dell'energia e il costo dei carburanti.

(4)  COM(2008) 397 def. del 16 luglio 2008.

(5)  In Italia il 20 % del costo di frigoriferi e congelatori delle classi A+ e A++ (pari a un importo massimo di 200 EUR) è detraibile dalle imposte.

La Spagna sta attuando un sistema di sconti: clienti che nel 2008 acquistano prodotti efficienti sotto il profilo energetico possono ricevere un aiuto finanziario che, a seconda dell'elettrodomestico, va dai 50 ai 125 EUR.

Il Brasile ha predisposto l'avvio di un programma per sovvenzionare l'acquisto di 10 milioni di frigoriferi per cittadini a basso reddito. Se vogliono ottenere il credito per l'acquisto di un nuovo frigorifero dai consumi più bassi, i consumatori devono restituire il loro vecchio frigo, che ha in genere un consumo energetico maggiore.

(6)  Parere CESE (GU C 224 del 30.8.2008, pag. 1) (relatrice DARMANIN).


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