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Document 52008AE1513

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla prima valutazione dei piani nazionali d'azione per l'efficienza energetica ai sensi della direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici — Procedere insieme nel campo dell'efficienza energetica COM(2008) 11 def.

    GU C 77 del 31.3.2009, p. 54–59 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    31.3.2009   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 77/54


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla prima valutazione dei piani nazionali d'azione per l'efficienza energetica ai sensi della direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici — Procedere insieme nel campo dell'efficienza energetica

    COM(2008) 11 def.

    (2009/C 77/14)

    La Commissione, in data 23 gennaio 2008, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla prima valutazione dei piani nazionali d'azione per l'efficienza energetica ai sensi della direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici — Procedere insieme nel campo dell'efficienza energetica

    La sezione specializzata Trasporti, energia, infrastrutture, società dell'informazione, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 16 luglio 2008, sulla base del progetto predisposto dal relatore IOZIA.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 settembre 2008, nel corso della 447a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 142 voti favorevoli, 6 voti contrari e 3 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    In alcuni recenti pareri in materia di efficienza energetica in generale (1) e di efficienza energetica degli immobili in particolare (2), il Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è espresso con forte e praticamente unanime convinzione a favore di una seria politica in materia di efficienza energetica.

    1.2

    Il CESE deplora che gli Stati membri (SM) non abbiano preparato tempestivamente i piani nazionali di azione per l'efficienza energetica (PNAEE). Il CESE deplora altresì che, salvo poche eccezioni, dai documenti analizzati non si evince un impegno forte e serio degli SM nel realizzare gli obiettivi. In particolare per quello che riguarda gli ambiti di consumo più significativi, cioè il trasporto e le abitazioni.

    1.3

    Solo due SM hanno rispettato le scadenze, altri quindici hanno ritardato da due a sei mesi, due si sono presentati quando il documento di valutazione della Commissione era terminato ed altri otto con ulteriore ritardo. Solo ai primi di aprile 2008 si sono avuti a disposizione tutti i piani con un ritardo di dieci mesi sulla data prevista.

    1.4

    Il CESE osserva che il risparmio derivante dai piani di efficienza energetica, nei programmi della Commissione, dovrebbe costituire il primo contributo alla riduzione dei gas a effetto serra (GES). L'obiettivo di riduzione del 20 % al 2020 di consumi energetici comporta una riduzione di emissioni di CO2 di 780 Mteq. A fronte di emissioni nell'UE di 5 294 Mteq al 2006 per l'UE-25 (rapporto Agenzia europea dell'ambiente — AEA — 2006), è evidente il contributo indispensabile che l'efficienza energetica è in condizione di dare.

    1.5

    Il CESE ricorda che per ottenere il risultato di rispettare un incremento di 2 °C, la concentrazione di GES (attualmente intorno a 425 ppm (3) di CO2 eq. in volume) dovrà attestarsi ben al di sotto del limite di 550 ppm. Tenendo conto che ogni anno la concentrazione aumenta di 2-3 ppm, la stabilizzazione a 450 ppm potrà dare una probabilità del 50 % di raggiungere l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media entro i 2 °C.

    1.6

    Gli SM hanno interpretato la redazione dei piani con differenze macroscopiche. Sono stati presentati PNAEE composti di 13 pagine e altri di 221, rendendo praticamente impossibile ogni comparabilità. Molti sono stati redatti solo nella lingua nazionale, accrescendo ulteriormente le difficoltà per la loro comprensione. Il CESE raccomanda l'adozione di un modello come quello definito nell'ambito del progetto Emeees (Evaluation and Monitoring for the EU Directive on Energy End-Use Efficiency and Energy Services) in collaborazione con il Wuppertal Institute for Climate Environment and Energy.

    1.7

    Gli SM, ad esempio, hanno concordato con l'AEA un modello per le rilevazioni annuali chiamato NIR (National Inventory report). Il CESE ritiene che sia possibile adottare lo stesso procedimento, fermo restando che il modello potrà essere reso più flessibile con appendici specifiche per campi di intervento (abitazioni, trasporto, ecc.).

    1.8

    Il CESE ritiene che lo strumento degli accordi volontari da stipulare con gli operatori nazionali sia utile, ma nelle convenzioni che vengono riconosciute idonee deve emergere con chiarezza che, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, si interverrà con normative obbligatorie.

    1.9

    La Commissione, peraltro, sta già emanando alcune misure, preannunciate già nel 2006, che renderanno obbligatori risparmi energetici e si appresta, sull'esempio dell'Australia, a eliminare le lampade a incandescenza dal mercato, che consumano il 90 % dell'energia per produrre calore e il 10 % per produrre luce! Il CESE spera che i fabbricanti troveranno modo di ridurre il costo delle lampade fluorescenti, le istituzioni degli Stati membri incentiveranno l'espansione della produzione, le lampade a risparmio energetico diventeranno più resistenti e compatte e si risolveranno i problemi del loro smaltimento.

    1.10

    Il prossimo rapporto dell'AEA, che sarà pubblicato entro il mese di giugno 2008, dimostra che c'è stata una riduzione dei GES tra il 2005 e il 2006 di 35,8 Mteq di CO2: è interessante notare che il contributo maggiore sia venuto da case private e uffici, con un risparmio di 15,1 Mteq. La produzione di elettricità e calore ha comportato però un incremento di 14 Mteq. Nonostante la diminuzione, il rapporto dimostra che l'UE-27 ha registrato un progresso inferiore dello 0,5 % rispetto al 1990 e alcuni SM devono comunque intensificare i loro sforzi.

    1.11

    La liberalizzazione del mercato dell'energia potrebbe comportare un'accelerazione del risparmio energetico, in quanto sul mercato si confronteranno sistemi produttivi e distributivi di diversa efficienza, che possono stimolare la ricerca e gli investimenti per ridurre la dispersione. Solo in fase di generazione si perde oltre il 30 % di energia. Il CESE in un recente parere (4) ha sostenuto le proposte della Commissione sul terzo pacchetto energetico, orientate a rendere effettivo il mercato europeo dell'energia.

    1.12

    Il CESE è convinto che si debba fare meglio e di più di quanto finora realizzato e chiede di conoscere più in dettaglio le valutazioni della Commissione al termine della valutazione dei piani di azione e di essere associato a esprimere il proprio parere su quanto emergerà da questa valutazione.

    1.13

    Il CESE più volte ha ribadito l'esigenza di coinvolgere la società civile sia in Europa che negli SM, considerando essenziale la piena consapevolezza e il pieno sostegno dei cittadini europei nel realizzare gli obiettivi di efficienza energetica. Vanno prese in seria considerazione le raccomandazioni che provengono dalla società civile. Le misure che saranno adottate dovranno tenere sempre in conto le difficoltà di molti milioni di cittadini nell'affrontare quotidianamente i problemi della vita. Programmi di risparmio energetico che comportano necessariamente oneri devono prevedere un'accurata selezione delle misure e adeguati sostegni ai meno abbienti, che si ritroverebbero a dover fronteggiare oneri crescenti derivanti dagli aumenti dei costi energetici senza poterli ridurre a causa dei costi da affrontare, come nel caso del risparmio energetico nelle abitazioni.

    1.14

    Il CESE sottolinea l'esigenza che le iniziative nel campo dell'efficienza energetica siano concrete e fattibili e si domanda se non si debba prendere in seria considerazione la necessità di rendere obbligatorie almeno alcune misure, verificando lo scostamento tra piani e risultati concreti, come è avvenuto per le emissioni di autoveicoli per la riduzione in generale di CO2, le emissioni di GES e le energie rinnovabili.

    1.15

    I PNAEE non dicono con chiarezza quali misure e quali risorse saranno impegnate per coinvolgere gli utenti finali in un grande progetto europeo di efficienza e risparmio energetico. Il CESE in più occasioni ha sottolineato il ruolo essenziale che la società civile organizzata potrebbe giocare nella identificazione di percorsi virtuosi di informazione e diffusione di buone pratiche. Il CESE auspica uno specifico confronto con le istituzioni europee che non appaiono particolarmente impegnate e sensibili.

    1.16

    Il CESE propone alla Commissione europea e agli Stati membri di mettere in atto uno specifico sistema di monitoraggio integrato, come avviene ad esempio nelle politiche per l'acqua. La carenza di informazione e di valutazione d'impatto delle politiche di efficienza energetica dell'Unione europea verso gli utilizzatori finali (in particolare delle PMI), l'assenza di una metodologia capace di verificare la consistenza tra gli obiettivi internazionali ed europei, e di un processo di monitoraggio relativo ai risultati ottenuti dai suddetti utilizzatori, rendono indispensabile tale sistema.

    1.17

    In alcuni settori, come il Social Housing, vale a dire l'edilizia sociale, il patrimonio edilizio è costituito da abitazioni molto vecchie ed inefficienti. Oltre 25 milioni di unità abitative richiedono interventi urgenti e complessi. Il CESE auspica che vengano lanciati piani di ristrutturazione degli alloggi pubblici, finanziati con fondi BEI. Di tali interventi non c'è traccia nei PNAEE.

    1.18

    Il CESE ritiene che strumenti di mercato, simili a quelli già operanti, possano dare un contributo serio. Aprire anche ai consumatori finali un mercato di negawatts, cioè di efficienza energetica elettrica, potrebbe essere un utile incentivo per i cittadini ad adottare comportamenti virtuosi. Se si considera che solo dalla sostituzione delle lampade a incandescenza si potrebbe generare un risparmio equivalente ad almeno 80 centrali da 1 000 MW (pari quasi alla potenza lorda installata in Italia), è evidente l'interesse delle aziende produttrici a sostenere l'efficienza energetica: potranno soddisfare più clienti a parità di generazione elettrica.

    1.19

    Il CESE auspica che si riprenda un percorso positivo e che gli SM assumano seriamente la politica dell'efficienza e del risparmio energetico e che ciò si traduca in piani nazionali seri, credibili, realistici e con obiettivi misurabili. Dovranno essere anche indicate le risorse che gli SM metteranno a disposizione per sostenere adeguatamente i necessari investimenti dei cittadini e delle imprese.

    2.   Introduzione

    2.1

    Nella comunicazione sulla prima valutazione dei piani nazionali d'azione sull'efficienza energetica (PNAEE), intitolata Procedere insieme nel campo dell'efficienza energetica, la Commissione assolve un dovere derivante dall'applicazione della direttiva 2006/32/CE, che prevede all'articolo 14, paragrafo 5, la stesura di una relazione di valutazione dei 27 piani di azione nazionali, da presentare il 1o gennaio 2008. La seconda relazione sarà presentata entro il 1o gennaio 2012 e la terza entro il 1o gennaio 2015.

    2.2

    Gli obiettivi cui si riferisce la comunicazione sono fissati nella medesima direttiva all'articolo 4, paragrafo 1, nel quale è richiamato che: «Gli Stati membri adottano e mirano a conseguire un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico, pari al 9 % per il nono anno di applicazione della presente direttiva da conseguire tramite servizi energetici e ad altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica».

    2.3

    La Commissione evidenzia che solo due Stati membri hanno rispettato la scadenza prevista (Finlandia e Regno Unito), altri quindici lo hanno fatto in ritardo (Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Germania, Irlanda, Italia, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica ceca, Romania e Spagna). Belgio e Slovacchia hanno trasmesso i loro PNAEE alla fine del 2007, in ritardo per essere inseriti nel documento.

    3.   La comunicazione della Commissione

    3.1

    Nei piani esaminati risulta che cinque Stati membri si sono posti obiettivi più ambiziosi di quelli indicati dalla direttiva, altri addirittura molto superiori, ma non hanno indicato impegni ufficiali. Dei 17 piani valutati, 6 non coprono l'intero arco temporale previsto dalla direttiva, cioè fino al 2016. Per quanto riguarda il ruolo esemplare del settore pubblico, si segnalano l'obiettivo dell'Irlanda di riduzione del 33 % dei suoi consumi energetici entro il 2020, la Germania di ridurre le emissioni di CO2 del 30 % entro il 2012, mentre il Regno Unito punta a emissioni zero entro il 2012 per gli edifici dell'amministrazione centrale.

    3.2

    La relazione cita alcune campagne nazionali, come quella decisa dall'Irlanda con il suo Power of One, allestita sul web per lo scambio di buone pratiche pubblico-privato; la diagnosi energetica dei propri edifici, come in Danimarca, con obbligo di applicazione delle raccomandazioni; la messa a norma in Germania degli edifici federali, per il quale è stato stanziato un importo di 120 milioni di euro; la nomina dei Green Leaders a Malta, funzionari che in ogni ministero si occuperanno di efficienza energetica e promuoveranno le energie rinnovabili.

    3.3

    Il Regno Unito si affiderà al Code for Sustainable Homes (Codice per abitazioni sostenibili), applicando il livello 3 del codice che comporta un risparmio energetico del 25 % rispetto al codice edilizio del 2006. L'Austria s'impegna a rendere gli edifici pubblici più efficienti di quanto prescriva la legge, mentre la Spagna sostituirà i sistemi di illuminazione pubblica con materiale più efficace e migliorerà sensibilmente l'efficienza energetica nel trattamento e nella distribuzione dell'acqua potabile.

    3.4

    Polonia e Finlandia imporranno al settore pubblico di realizzare risparmi energetici almeno pari all'obiettivo nazionale, come già realizzato nei confronti delle municipalità, mentre i Paesi Bassi si sono candidati ad un ruolo di leadership ipotizzando che entro il 2010 il 100 % degli appalti pubblici nazionali e il 50 % di quelli regionali e locali dovranno includere criteri di sostenibilità.

    3.5

    Le politiche d'incentivazione fiscale sono ritenute molto importanti. Germania ed Austria puntano all'efficienza energetica degli immobili, che consumano il 40 % dell'energia; la Lituania prevede l'introduzione di un'aliquota IVA ridotta dal 18 al 9 % per le abitazioni finanziate con fondi pubblici; i Paesi Bassi puntano alla «detrazione per investimenti energetici», destinata alle imprese private; mentre l'Italia ha istituito un regime di abbattimento fiscale lordo fino al 55 % per l'acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica (frigoriferi di classe A+, scaldabagni), per materiale di illuminazione e per l'ammodernamento energetico degli edifici.

    3.6

    Gli accordi volontari sono considerati un valido strumento, in particolare in Finlandia (in questo periodo riguardano il 60 % del consumo finale di energia, con l'obiettivo di arrivare al 90 % entro il 2016), nei Paesi Bassi, ove riguardano essenzialmente le imprese e in Danimarca che invece li riserva al campo degli appalti pubblici. Spagna, Polonia, Regno Unito, Romania e Irlanda dichiarano di volerli introdurre come strumento essenziale per conseguire il risparmio energetico.

    3.7

    Si affermano nei piani nazionali gli strumenti di mercato (certificati bianchi), ancora presenti in pochi Paesi. L'Italia prevede di prorogare il sistema fino al 2014, la Polonia di introdurli, mentre nel Regno Unito l'Energy Efficiency Commitment (EEC), sarà esteso al 2020: rinominato Carbon Emission Reduction Target, ha obiettivi di risparmio pari al doppio nel periodo 2008-2011. Grande importanza viene data agli ESCO, società di servizi energetici che ancora non hanno avuto lo sviluppo atteso. Questo interessa in particolare Austria, Germania, Irlanda, Italia, Polonia e Spagna.

    3.8

    Bulgaria, Romania e Regno Unito prevedono l'istituzione di fondi e di meccanismi di finanziamento, rivolti essenzialmente al settore commerciale e residenziale. Le politiche di formazione e d'informazione non sono svolte omogeneamente dalle agenzie per l'energia nazionali, che hanno compiti diversi tra loro; alcuni paesi, come Danimarca e Italia, hanno deciso di decentrare queste funzioni ad agenzie regionali e locali.

    3.9

    Il trasporto, che assorbe oltre un terzo del consumo d'energia, è considerato in modo particolarmente critico da molti, ma in pratica solo Austria e Irlanda propongono misure concrete per trasferire il traffico verso il trasporto pubblico.

    3.10

    La maggior parte dei piani presentati punta al mantenimento della situazione esistente e per alcuni Stati membri si registra uno scarto «notevole» tra impegno politico e misure adottate e risorse destinate.

    3.11

    La Commissione, oltre a seguire da vicino e a monitorare il recepimento della direttiva, cercherà di facilitare l'applicazione utilizzando il programma Energia intelligente per l'Europa. La Commissione creerà una piattaforma web per raccogliere e presentare i contributi delle parti interessate, che saranno coinvolte per sostenere l'applicazione della direttiva e di cui si auspica un coinvolgimento per l'adozione delle misure nazionali e per la redazione dei prossimi PNAEE. Nell'ambito del progetto Energy Efficiency Watch si valuteranno i piani nazionali.

    3.12

    Nelle conclusioni la Commissione ricorda l'importanza della cooperazione internazionale e la sua iniziativa di creazione di una piattaforma internazionale sull'efficienza energetica per elaborare norme tecniche, scambi e trasferimento di tecnologia. I grandi impegni che l'Europa ha di fronte e la responsabilità che vuole assumere nel campo dei cambiamenti climatici, dell'approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile, della riduzione delle emissioni di GES, rendono indispensabili programmi efficaci e certi di miglioramento dell'efficienza energetica.

    4.   Osservazioni specifiche

    4.1

    Il primo, evidente, elemento negativo di questa comunicazione è che la scadenza prevista dalla direttiva per la presentazione dei piani nazionali d'azione di efficienza energetica è stata rispettata solo da due paesi su 27, mentre altri 15 si sono affannati a presentare le loro conclusioni, due si sono presentati fuori tempo massimo, ma degli altri 8 si è perso traccia. Dopo un anno dalla scadenza del 30 giugno 2007 manca ancora uno Stato membro all'appello.

    4.2

    Il secondo elemento negativo che risalta dalle conclusioni della Commissione è che, salvo poche eccezioni, dai documenti analizzati non si evince un impegno forte e serio come la situazione richiederebbe. Accade sempre più spesso che i capi di Stato e di governo, in rappresentanza degli Stati membri, con molta leggerezza, approvino direttive a Bruxelles che non possono/vogliono rispettare una volta che rientrano a casa. L'agenda di Lisbona ne è stata il più chiaro esempio, ma i libri sono pieni di questi comportamenti dicotomici. E ancora lo saranno.

    4.3

    Leggendo i piani d'azione nazionali, si evidenzia come manchi uno schema di riferimento, come i piani siano stati redatti in modi e forme completamente diversi, che ne rendono difficile la lettura e quasi impossibile la comparabilità. Nell'ambito del progetto Emeees (Evaluation and Monitoring for the EU Directive on Energy End-Use Efficiency and Energy Services) in collaborazione con il Wuppertal Institute for Climate Environment and Energy, è stato redatto un modello, proprio per favorire la redazione dei piani d'azione nazionali. In una lettera il Belgio lamenta il fatto che questo importante modello sia stato realizzato solo l'11 maggio, pochi giorni prima della scadenza della presentazione dei piani nazionali.

    4.4

    Si passa dalle 13 pagine di Repubblica ceca e Lituania alle 41 della Romania, alle 89 di Malta, tra i paesi di recente adesione; dalle 37 della Francia, le 102 della Germania, le 211 della Spagna e le 214 del Regno Unito tra i paesi più grandi, fino ad arrivare al fenomeno del Belgio, che per la natura federale dello Stato, produce 4 documenti per un totale di 221 pagine. Il totale delle pagine presentate da 25 Stati membri (Svezia e Portogallo non appaiono ad oggi sul sito della Commissione) assomma a 2 161, con dati, tabelle e misure difformi tra loro. Ognuno ha scelto i suoi parametri di riferimento, le sue metodologie e il suo modello di comunicazione: il risultato è sconfortante, perché non si riesce a capire la direzione di marcia.

    4.5

    Il materiale pubblicato da Francia, Slovenia, Grecia (solo la bozza), Paesi Bassi e Lussemburgo è nella lingua nazionale (ostacolo insormontabile per il relatore). È molto difficile che lo scambio delle buone pratiche possa passare attraverso la lettura dei documenti in versione originale, ma non è previsto nessun invito né tanto meno obbligo a utilizzare una sola lingua. La Commissione ha provveduto a tradurre tutti i documenti in un'unica lingua, purtroppo i ritardi accumulati nella presentazione dei PNAEE si sono riverberati sui tempi di traduzione.

    4.6

    Il CESE sottolinea l'incongruenza tra gli obiettivi dei piani nazionali e questi due elementi qui riportati. Piani enciclopedia e piani riassunto: né l'uno né l'altro aiutano a comprendere esattamente verso dove si sta andando. L'eccesso di dettaglio e l'eccesso di sintesi producono lo stesso risultato di difficile lettura e comprensibilità. Il modello Emeees può rappresentare una buona sintesi tra i due opposti. Il CESE raccomanda vivamente di provvedere, per la prossima edizione dei piani nazionali, ad adottare un modello comune, di facile lettura e comparabilità.

    4.7

    Il CESE valuta negativamente, a parte alcune lodevoli eccezioni, segnalate in questo parere, la sostanziale mancanza di iniziative nel settore pubblico e nell'agricoltura. I PNAEE sono silenziosi e reticenti su questi importantissimi settori.

    5.   Osservazioni generali

    5.1

    Nel gennaio 2007 il Consiglio richiese alla Commissione di emanare dei provvedimenti in campo energetico e del cambiamento climatico, per realizzare degli obiettivi ambiziosi. Questi obiettivi si sono concretizzati nell'emanazione del terzo pacchetto energetico, nel pacchetto sulle energie rinnovabili e il cambiamento climatico, nella direttiva sulla riduzione delle emissioni di CO2 nelle nuove autovetture, nella nuova regolamentazione Energy Star, nel Libro verde sulla mobilità urbana, che prevede, tra l'altro, incentivazioni per automezzi efficienti, nel piano strategico sulle tecnologie riferite all'energia.

    5.2

    Che cosa caratterizza questi provvedimenti? Alcune indicazioni e molte regole. Purtroppo i governi, dopo aver formalmente approvato i provvedimenti, non sono capaci di sostenere le pressioni delle imprese nazionali e mantenere le scelte effettuate, come nel caso delle emissioni di CO2, e chiedono di modificare quanto hanno collegialmente approvato.

    5.3

    Il motivo per il quale gli Stati membri non paiono preoccuparsi più di tanto risiede proprio nella direttiva. Al considerando 12, infatti, è sottolineato che: «Pertanto, anche se gli Stati membri si impegnano a compiere uno sforzo per raggiungere l'obiettivo del 9 %, l'obiettivo nazionale in materia di risparmio energetico ha carattere indicativo e non comporta obblighi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri quanto al suo conseguimento».

    5.4

    Questa pratica regolamentare (direttive con obiettivi non obbligatori e senza prevedere sanzioni in caso di inadempienza) ha caratterizzato le iniziative legislative emesse in alcuni anni specifici e in alcune materie specifiche. Gli Stati membri, fino a pochi anni fa, hanno rivendicato la loro sovranità in materia di scelte energetiche, dall'approvvigionamento, alla produzione, alla trasmissione. Ciò ha comportato una sorta di soft law che ha caratterizzato quel periodo. La stessa direttiva sui biocarburanti, la 2003/30/CE, fissava degli obiettivi quantitativi, ma nessun obbligo particolare a realizzarli.

    5.5

    In queste condizioni e con queste premesse, l'obiettivo di realizzare una riduzione del consumo, attraverso l'efficienza energetica del 20 % entro il 2020, è molto difficile da raggiungere se non verranno adottate misure e/o obiettivi complementari stringenti.

    5.6

    Il CESE ha sostenuto e sosterrà tutte le iniziative che si porranno nell'ottica di realizzare un sempre più significativo livello di efficienza energetica, considerando che sia le emissioni di CO2, sia la dipendenza energetica dell'UE costituiscono due problemi di primaria grandezza.

    5.7

    Il CESE sottolinea al contempo la contraddittorietà tra misure generali non obbligatorie e misure specifiche, orientate al raggiungimento del risultato, obbligatorie. Non è obbligatorio il tutto, ma le singole parti lo sono? La Commissione stessa dovrebbe dare il buon esempio dichiarando i risultati di efficienza e risparmio energetico ottenuti nell'ambito dei propri immobili, le iniziative intraprese, i fondi stanziati. Un'appendice di tipo «federale» aiuterebbe a comprendere meglio l'importanza di tali politiche.

    5.8

    Il CESE pone l'accento sul grande divario tra le aspettative diffuse verso l'adozione di misure idonee ad ottenere significativi incrementi dell'efficienza energetica e i progetti nel complesso deludenti e poco ambiziosi presentati dagli Stati membri e insiste sulla necessità di adottare misure concrete a breve, medio e lungo termine, che diano sostanza agli obiettivi indicati.

    5.9

    Il CESE raccomanda che, se si dovesse arrivare a questa opportuna conclusione, vengano adottate misure idonee a realizzare gli obiettivi e non venga fatta, come in altre occasioni, una pura azione di cosmesi.

    5.10

    Il CESE aveva salutato con favore sia l'emanazione della direttiva 2006/32/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 aprile 2006 concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici (1), sia il successivo piano d'azione per l'efficienza energetica: sviluppare le potenzialità del 19 ottobre 2006 (2), ma questi atti regolamentari e di indirizzo erano ancora condizionati da prezzi relativamente bassi del petrolio. Quando fu presentata la direttiva, il prezzo oscillava intorno ai 42 USD per barile, nel 2004, mentre il prezzo medio del 2006 era di poco inferiore ai 62 USD.

    5.11

    In quel contesto, era anche comprensibile che gli obiettivi fossero indicativi e che la Commissione nella direttiva non avesse previsto un obbligo cogente per gli Stati membri a realizzare gli obiettivi proposti. Il CESE scrisse: «la migliore energia è quella risparmiata», ma se il risparmio è lasciato alla buona volontà degli Stati membri, senza nessun ulteriore stimolo che quello del senso di responsabilità, allora l'obiettivo diventa veramente aleatorio, o meglio irraggiungibile.

    5.12

    Ma può l'Unione permettersi di non raggiungere gli obiettivi di riduzione dell'intensità energetica dell'1,5 % all'anno? Di rinunciare a risparmiare 390 Mteq che producono 780 Mt di CO2? Da una parte si confermano obiettivi ambiziosi e cogenti di riduzione del 20 % delle emissioni di GES, di raggiungere il 20 % di energie derivanti da fonti rinnovabili, mentre dall'altra l'obiettivo più immediatamente raggiungibile, che comporta un risparmio immediato, viene lasciato sullo sfondo come una speranza da ipotizzare.

    5.13

    Il CESE sottolinea come in alcuni paesi l'applicazione dei piani è responsabilità dei governi regionali, senza che vi sia un adeguato livello di coordinamento, il che comporta di fatto una mancanza di armonizzazione e di coerenza territoriale.

    5.14

    Il CESE deplora la mancanza di effettive opportunità di scelta sul lato dell'offerta e ritiene che debbano essere incrementate tali opportunità, accompagnate da incentivazioni rivolte alle fasce più deboli innanzitutto, al complesso dei consumatori, alle piccole e medie imprese per ottenere rapidamente i risultati attesi. In alcuni paesi le incentivazioni hanno prodotto risultati molto incoraggianti, come nel caso degli elettrodomestici bianchi.

    5.15

    Il CESE valuta positivamente l'esperienza dell'ESCO e ritiene che vada sostenuta la diffusione di tali servizi ai cittadini e alle imprese. Nuove professioni, nuove opportunità di lavoro qualificato, risultati positivi nel campo dell'efficienza energetica e della riduzione dei GES, sono solo alcune delle componenti positive di tali servizi.

    5.16

    Il CESE sottolinea che gli SM non stiano facendo abbastanza per raggiungere gli obiettivi fissati ed è convinto che, come nel caso delle emissioni nei trasporti, sia necessario appoggiare le iniziative della Commissione se orientate a rafforzare gli obblighi per gli Stati membri. Lo scorso anno la Commissione ha assunto delle iniziative positive, quali la nuova regolamentazione Energy Star, i cui standard sono ormai diventati obbligatori per gli appalti pubblici per materiali da ufficio; il Libro verde sulla mobilità urbana, che tra l'altro propone di finanziare veicoli più efficienti; il terzo pacchetto energia, che rafforza i poteri dei regolatori nazionali in merito all'efficienza energetica; il piano strategico sulle tecnologie energetiche e la regolamentazione delle emissioni per le nuove auto.

    5.17

    Altre iniziative sono in programma nei prossimi mesi. Dalle nuove direttive sui requisiti di efficienza energetica o di etichette verdi in molteplici prodotti (ad es. illuminazione pubblica e degli uffici, modi standby e off con consumi minimi) alla nuova regolamentazione, prevista per il 2009, su televisori, frigoriferi e refrigeratori domestici, lavatrici e lavastoviglie, scaldabagni e scaldacqua, personal computer, materiale per la riproduzione di immagini, motori elettrici, pompe di calore e condizionatori. Sempre nel 2009 la Commissione prevede di adottare un'iniziativa concernente le lampadine domestiche a incandescenza, per promuovere in tempi brevi la loro sostituzione. La revisione della direttiva sull'etichettatura delle auto, sull'efficienza dei pneumatici e dei sistemi che monitorano costantemente la pressione e la qualità dei pneumatici, costituiranno l'asse delle nuove strategie nel campo dei trasporti.

    5.18

    Il CESE giudica indispensabile realizzare un mercato interno dell'energia nel quale, conformemente alle direttive sull'elettricità e il gas, i prezzi siano il risultato di una sana concorrenza.

    5.19

    Il CESE richiama l'attenzione sulla necessità di prevedere negli Stati membri dell'UE piani di formazione destinati alle scuole (che dovranno conseguentemente impegnarsi attivamente in programmi di efficienza energetica) e programmi di comunicazione volti a sensibilizzare i cittadini circa l'importanza e l'esigenza di un consumo responsabile ed efficiente dell'energia.

    5.20

    Per quanto riguarda le scuole, di particolare interesse sono alcune gare tra istituti tecnici, con il coinvolgimento attivo degli alunni, nel conseguire il miglior risparmio energetico. Ad esempio in Italia il progetto «datti una scossa», dotato di un premio per realizzare quanto proposto fino a un importo di 25 000 euro ha avuto un grande successo; un altro buon esempio è la eco-maratona internazionale, nella quale un istituto francese ha presentato un prototipo che con un litro di benzina ha percorso 3 039 km! Un team della Danimarca è riuscito a produrre un motore a combustione con l'emissione di 9 g/km, vincendo il Climate Friendly Award.

    5.21

    Gli strumenti economici che saranno disponibili devono essere efficaci e sostenibili nel tempo. Il CESE ritiene che debba esser data particolare attenzione alla distribuzione degli incentivi, che devono essere diretti ai consumatori finali. Occorre tenere in considerazione anche l'opportunità di riservare una quota di incentivi anche al fornitore di servizi energetici, creando un interesse comune e convergente su politiche di efficienza energetica.

    5.22

    Al fine di dare ai clienti i segnali di prezzo adeguati, che favoriscano un uso più razionale ed efficiente dell'energia, il CESE chiede alla Commissione europea che vigili sull'eliminazione di tariffe offerte sottocosto, tenendo conto di quanto la legislazione europea ammette nel campo della adeguata promozione delle energie rinnovabili e preservando quanto previsto dalle direttive gas ed elettricità per i consumatori vulnerabili.

    Bruxelles, 17 settembre 2008.

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Dimitris DIMITRIADIS


    (1)  CESE 242/2006, relatore: BUFFETAUT e CESE 1243/2007, relatore: IOZIA.

    (2)  CESE 270/2008, relatore: PEZZINI.

    (3)  Parti per milione.

    (4)  CESE 758/2008, relatore: CEDRONE.


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