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Document 52007IE1458
Opinion of the European Economic and Social Committee on Climate Change and the Lisbon Strategy
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il cambiamento climatico e la strategia di Lisbona
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il cambiamento climatico e la strategia di Lisbona
GU C 44 del 16.2.2008, pp. 69–73
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
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16.2.2008 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 44/69 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Il cambiamento climatico e la strategia di Lisbona
(2008/C 44/18)
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 25 e 26 aprile 2007, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere sul «Cambiamento climatico e la strategia di Lisbona».
La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente (Osservatorio dello sviluppo sostenibile), incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1o ottobre 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore EHNMARK.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 24 ottobre 2007, nel corso della 439a sessione plenaria, ha adottato all'unanimità il seguente parere.
1. Conclusioni
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1.1. |
Il cambiamento climatico è diventato il nostro appuntamento con il destino. Esso non solo minaccia il nostro benessere, ma anche la nostra sopravvivenza. Si tratta di una minaccia veramente globale e il continuo aumento delle emissioni accelera questo fenomeno. |
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1.2. |
Gli scienziati ci dicono che l'orizzonte temporale che abbiamo a disposizione per bloccare l'aumento delle emissioni corrisponde a 10-15 anni. L'ovvia conclusione è che non abbiamo tempo da perdere. |
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1.3. |
Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) chiede con urgenza alla Commissione di lanciare programmi e misure per attuare gli ambiziosi obiettivi che il Consiglio europeo ha stabilito nel marzo di quest'anno. I cittadini si aspettano segnali chiari sulle priorità e le misure. L'Europa dovrebbe essere all'avanguardia a livello dell'attuazione effettiva e non solo nella pianificazione. |
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1.4. |
Attenuare il cambiamento climatico richiede uno sforzo sostenuto che abbraccia una gamma estremamente vasta di aspetti. Poiché gli effetti del cambiamento climatico si faranno sentire, più o meno, su quasi tutte le componenti della società, occorre un'assunzione di responsabilità sia da parte del settore pubblico che di quello privato. |
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1.5. |
Il Comitato sottolinea la necessità di misure trasparenti che i cittadini possano applicare e da cui possano essere stimolati. Le misure vanno pianificate e applicate con un approccio dal basso verso l'alto. |
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1.6. |
Il Comitato mette in evidenza la necessità di sforzi sostanziali nel campo della comunicazione ai cittadini e alle comunità locali e in quello della loro consultazione. |
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1.7. |
Il Comitato insiste perché la strategia di Lisbona per la competitività e l'occupazione includa un maggior impegno nei confronti del cambiamento climatico. La strategia di Lisbona contiene già un impegno per lo sviluppo sostenibile. È tempo adesso di inserirvi la lotta contro il cambiamento climatico. |
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1.8. |
Usare la strategia di Lisbona come uno strumento — facendola diventare una strategia «verde» — vuol dire che l'UE può utilizzare una struttura esistente, con una metodologia ben consolidata e un sistema di coordinamento ben funzionante. L'UE deve massimizzare l'efficienza e usare, in tutti i casi possibili, le sinergie esistenti. |
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1.9. |
Il Comitato presenta una tabella di marcia per integrare le questioni del cambiamento climatico nella strategia di Lisbona. È di particolare importanza la capacità della strategia di Lisbona di ottenere un consenso ampio intorno a obiettivi e misure comuni. |
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1.10. |
Il Comitato sottolinea la necessità di sviluppare una serie di orientamenti integrati per combattere il cambiamento climatico da inserire nella strategia di Lisbona. Come accade per gli altri orientamenti della strategia, anche questi saranno soggetti alle stesse procedure di valutazione e di analisi comparativa, tra cui il metodo aperto di coordinamento. |
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1.11. |
Il cambiamento climatico può accentuare le attuali distorsioni e disuguaglianze sociali sia nell'Unione europea che in altre parti del mondo e costituisce un esame importante della nostra capacità di essere solidali. Bisogna puntare a gestire l'adattamento al cambiamento climatico e il suo contenimento senza provocare una perdita di posti di lavoro e distorsioni sociali. Questa lotta non deve comportare l'aumento del numero dei cittadini poveri. Il Comitato sottolinea come sia importante portare avanti una strategia di Lisbona che unisca competitività, coesione sociale e azioni contro il cambiamento climatico. |
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1.12. |
Il finanziamento della lotta contro il cambiamento climatico deve fondarsi su una combinazione di risorse pubbliche e private. A questo proposito la Banca europea per gli investimenti ha un ruolo centrale da svolgere. Lo stesso bilancio dell'UE dovrebbe mettere in evidenza i casi in cui le risorse sono destinate a misure contro il cambiamento climatico. Il CESE rivolge un invito pressante alla Commissione perché essa sviluppi strumenti per produrre un PIL «verde». |
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1.13. |
La lotta contro il cambiamento climatico può generare effetti competitivi positivi. I mercati globali sono alla ricerca di nuove soluzioni che facciano risparmiare energia, per esempio nel settore dei trasporti. Si dovrebbero intensificare gli investimenti in ricerca e sviluppo e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita si rivela più che mai essenziale. |
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1.14. |
Il lavoro che ci attende può essere considerato un esame per la nostra democrazia partecipativa. I cittadini si aspettano di essere consultati. Le parti sociali hanno un ruolo estremamente significativo da svolgere in questo senso, in quanto fungono da collegamento tra i cittadini e i governi. Il dialogo sociale a tutti i livelli è uno strumento cruciale. Il ruolo della società civile organizzata sarà fondamentale, non da ultimo nel campo dell'economia sociale. |
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1.15. |
Il Comitato continuerà a impegnarsi strenuamente nella lotta contro il cambiamento climatico ed è pronto a fornire contributi concreti, come sta già facendo per la strategia di Lisbona. Il Comitato lavorerà in uno spirito di solidarietà tra i popoli e le generazioni, all'interno e all'esterno dell'UE. |
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1.16. |
La lotta che ci attende esigerà una leadership politica dedicata e sensibile. |
2. Un energico programma comunitario di lotta contro il cambiamento climatico
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2.1. |
Nel marzo 2007 il Consiglio europeo ha adottato un programma energico e ambizioso per contrastare il cambiamento climatico. Il piano d'azione proposto dal Consiglio si pone i seguenti obiettivi: raggiungere il 20 % di fonti rinnovabili nel mix energetico adottato dall'UE, ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GES) del 20 % entro il 2020 (e fino al 30 % se si realizzano determinate condizioni) e, infine, a lungo termine ridurre le emissioni del 60-80 % entro il 2050. L'UE ha deciso inoltre di incrementare l'efficienza energetica all'interno dell'UE del 20 % entro il 2020. Grazie a questo piano d'azione, l'UE ha assunto un ruolo guida, a livello mondiale, negli sforzi condotti per contrastare il cambiamento climatico. |
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2.2. |
Meno chiaro è stato il Consiglio europeo riguardo agli strumenti necessari per attuare questi obiettivi. La Commissione europea è stata invitata ad elaborare proposte di decisioni in materia. In aggiunta, essa ha avviato una consultazione pubblica su come adattarsi al cambiamento climatico. |
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2.3. |
Numerose dichiarazioni hanno evidenziato la consapevolezza dell'urgenza della questione. Il Presidente della Commissione José Manuel BARROSO ha, per esempio, dichiarato che «l'Europa deve rimanere all'avanguardia nella lotta contro il cambiamento climatico e offrire un incentivo perché altri la seguano: la leadership deriva dall'impegno assunto dall'UE di ridurre le emissioni di almeno il 20 % entro il 2020; l'incentivo si offre chiarendo che ci spingeremo oltre se altri si uniranno a noi. In fondo, si tratta di riscaldamento globale non solo europeo». |
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2.4. |
BARROSO ha dichiarato: «Le proposte presentate dalla Commissione (…) sull'energia e sul cambiamento climatico sono un elemento centrale dell'Agenda di Lisbona per la crescita e l'occupazione». La strategia di Lisbona, decisa nel 2000, ha stabilito l'obiettivo di fare dell'UE «l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale». La politica energetica è stata definita nel 2006 dal Consiglio europeo come una delle quattro aree prioritarie della strategia di Lisbona. Tra gli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione, il n. 11 raccomanda agli Stati membri di sfruttare il potenziale delle risorse rinnovabili e di puntare all'efficienza energetica nell'interesse della crescita, dell'occupazione e della competitività. |
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2.5. |
L'UE deve raggiungere un equilibrio tra la competitività, la coesione e le minacce derivanti dal cambiamento climatico, che si estendono rapidamente. Scopo del presente parere è quello di individuare dove esistono — o potrebbero esistere — sinergie e conflitti nella lotta contro il cambiamento climatico. |
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2.6. |
Secondo stime recenti, i costi per riportare nel 2030 le emissioni di GES ai livelli attuali supererebbero i 200 miliardi di dollari (1). Una recente relazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici riporta la seguente distribuzione dei costi: — Industria: 38 miliardi di dollari — Edilizia, soprattutto isolamento: 50 miliardi di dollari — Trasporti: 90 miliardi di dollari — Gestione dei rifiuti: 1 miliardo di dollari — Agricoltura: 30 miliardi di dollari — Silvicoltura: 20 miliardi di dollari — Ricerche tecnologiche: 35-45 miliardi di dollari Dalle cifre fornite emerge la necessità di una gestione e un coordinamento efficaci. A questo (come ha sottolineato lo scorso anno la Stern Review) andrebbero però aggiunti gli ingenti costi dell'inattività. Infatti, più si aspetta, più l'intervento sarà costoso. |
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2.7. |
Il finanziamento delle azioni da intraprendere costituisce una sfida importante. Il Comitato invita la Commissione europea ad avviare le consultazioni con le parti interessate del settore pubblico e privato per definire le priorità. Alla Banca europea per gli investimenti e ai fondi strutturali spetta un ruolo centrale nel finanziare le soluzioni. |
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2.8. |
La strategia di Lisbona verrà sottoposta a un nuovo esame dal Consiglio europeo nel marzo 2008, e il nuovo periodo di programmazione si estenderà fino al 2011. Tale riesame sarà un'occasione per individuare possibili sinergie. |
3. La sfida di fondo: realizzare le sinergie potenziali
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3.1. |
La strategia di Lisbona ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere obiettivi comuni ai 27 Stati membri dell'UE. Ciò costituisce di per sé un buon risultato. Il cambiamento climatico introduce una serie di nuovi aspetti politici nell'agenda europea. Il potenziale per effetti di sinergia è considerevole. |
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3.2. |
Sin dagli inizi, il concetto di società ad alta intensità di conoscenza è stato considerato uno dei pilastri della strategia di Lisbona. |
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3.3. |
Le politiche all'insegna dell'innovazione, il sostegno ai centri per l'innovazione e le nuove iniziative per promuovere il trasferimento delle conoscenze dalla ricerca ai prodotti sono parte integrante della strategia di Lisbona e del programma comunitario per contrastare il cambiamento climatico. Nel mercato — in rapida crescita — dei prodotti ad alta efficienza energetica, l'Europa detiene una posizione di leadership in numerosi settori. Tuttavia, nel comparto manifatturiero l'Europa può essere vulnerabile alla concorrenza esercitata da produttori stranieri, soprattutto per quanto riguarda la fabbricazione di automobili di piccole dimensioni e a basso consumo di carburante. Assumerà importanza l'ulteriore espansione del settore dei servizi, collegata all'introduzione di misure ambiziose per contrastare il cambiamento climatico. |
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3.4. |
La protezione del clima rientra nella politica energetica e l'Europa deve esprimersi con una sola voce quando si tratta della politica esterna in materia energetica. Se tutti gli Stati membri fanno fronte comune, l'UE acquisisce infatti un potere negoziale tale da rendere impossibile la non considerazione dei suoi interessi — protezione del clima, sicurezza energetica, energia a prezzi accessibili. |
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3.5. |
Il cambiamento climatico può accentuare le attuali distorsioni e disuguaglianze sociali. L'adozione di politiche ambiziose a favore dell'istruzione può impedire questi fenomeni. |
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3.6. |
Le ripercussioni delle politiche in materia di cambiamento climatico sull'occupazione diventeranno nei prossimi anni una questione cruciale. Bisogna infatti puntare a gestire l'adattamento al cambiamento climatico e il suo contenimento senza provocare una disoccupazione diffusa. Il panorama industriale in mutamento è destinato a creare una più intensa domanda di apprendimento permanente, con conseguenti cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, nei posti di lavoro e nelle retribuzioni. |
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3.7. |
Per poter lottare con successo contro il cambiamento climatico occorre il fermo sostegno delle comunità locali. I progetti per la creazione di insediamenti neutri in termini di emissioni di carbonio suscitano molto interesse. Forte è il bisogno di condividere le esperienze. Si assisterà a un aumento della domanda di costruzioni a basso consumo energetico, o anche della domanda di interventi di ristrutturazione o di isolamento delle case. |
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3.8. |
L'agricoltura ha un suo ruolo da svolgere nel contesto del cambiamento climatico e della strategia di Lisbona, non solo in quanto attività influenzata da tale cambiamento, ma anche come settore in grado di contribuire a mitigarne l'impatto. Sarebbe più che mai opportuno incoraggiare la ricerca agronomica a proseguire i suoi studi in direzione di una minore utilizzazione di fattori produttivi o di un adattamento delle tecniche di lavorazione del terreno — mantenendo però al tempo stesso un rendimento ottimale — o anche di una disponibilità in futuro di nuove varietà più adatte ai cambiamenti climatici. Non si dovrebbe peraltro trascurare la produzione a fini non alimentari di materie prime di origine agricola. Si dovrebbe mettere a punto una formazione permanente adeguata al settore. |
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3.9. |
L'impiego dei fondi strutturali sarà influenzato da problematiche ambientali come la desertificazione e l'innalzamento del livello del mare. Un altro aspetto della questione è costituito dalle popolazioni che vivono nelle zone periferiche dove i prezzi energetici in aumento creeranno problemi molto concreti in tali zone. Il mantenimento di condizioni di vita accettabili è un aspetto cui le reti create nell'ambito della strategia di Lisbona possono fornire un valido contributo sotto forma di scambio di esperienze. |
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3.10. |
Gli esempi forniti indicano tutti la portata e l'urgenza del ricorso alle opportunità di un'azione coordinata tra la strategia di Lisbona e il programma europeo sui cambiamenti climatici. |
4. Verso una nuova definizione della crescita
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4.1. |
Sia da un punto di vista economico che nella prospettiva di un cambiamento climatico è importante adottare azioni che perseguono l'obiettivo «crescita sostenibile» della strategia di Lisbona. Il nuovo programma triennale nell'ambito della strategia di Lisbona dovrebbe pertanto considerare attentamente la definizione di «crescita». Andrebbe infatti promossa una crescita neutra o che presenta addirittura un segno positivo in termini di bilancio del carbonio. |
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4.2. |
In più occasioni il CESE ha ribadito che la crescita non può più essere misurata in termini meramente quantitativi, e che occorre un nuovo concetto di crescita che dia la priorità ad obiettivi qualitativi basati su criteri di sostenibilità. I criteri di sostenibilità prevedono naturalmente, tra l'altro, il disaccoppiamento fra crescita ed emissioni di GES. Il CESE presenta pertanto nuovamente questa sua richiesta all'attenzione della Commissione e del Consiglio:
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5. I trasporti — un settore conflittuale?
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5.1. |
Il conflitto tra obiettivi è particolarmente acuto nel settore dei trasporti. La strategia di Lisbona evidenzia l'importanza di adeguati corridoi e reti di trasporto e il risultato è che numerose attività condotte nell'ambito della strategia si concentrano sull'espansione del trasporto stradale, un'impostazione che è però in conflitto totale con il tentativo di contenere il cambiamento climatico. |
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5.2. |
Nel contesto dell'attuale crescita economica dei paesi dell'UE, il volume del trasporto stradale è in rapida espansione; alcune stime indicano un aumento fino al 40 % entro il 2020. A ciò si aggiunge l'aumento del volume del trasporto aereo. Per il momento la crescita dei trasporti non è stata dissociata da un aumento delle emissioni di GES, né c'è in vista una formula magica. I biocarburanti non saranno in grado di sostituire nel prossimo futuro i combustibili fossili ed è altamente improbabile che i miglioramenti tecnici nell'efficienza dei motori e dei carburanti potranno compensare il previsto incremento del volume dei trasporti. |
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5.3. |
Il nuovo piano triennale nell'ambito della strategia di Lisbona dovrebbe affrontare la tematica dei trasporti anche dal punto di vista del cambiamento climatico. L'obiettivo dovrebbe essere quello di disporre di un sistema di trasporto adeguato nell'UE, ma anche di far sì che i sistemi di trasporto in generale siano maggiormente attenti alle loro ripercussioni sul clima. Il fatto che l'aumento del trasporto di merci via rotaia sia solo marginale costituisce un segnale di allarme molto serio. Ciò è stato ulteriormente illustrato lo scorso anno dal Libro bianco sui trasporti che si è concentrato sul trasporto su gomma e sul trasporto aereo, trascurando la ferrovia e la navigazione interna. Quanto ai fondi strutturali, risulta evidente che una grande quantità di risorse viene spesa in modo da non diminuire ma, al contrario, incrementare le emissioni di GES. |
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5.4. |
In vista dei prossimi 20-50 anni (un orizzonte temporale adottato dal Consiglio per gli aspetti legati al cambiamento climatico) l'Europa dovrà individuare strutture di trasporto efficaci e al tempo stesso con un'influenza positiva sul clima. C'è da chiedersi come mai, per fare un esempio, non si prendano provvedimenti per trasportare le merci più urgenti con i TAV. |
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5.5. |
L'aumento del volume di trasporto su gomma comporta un mantenimento in servizio di autocarri ormai vetusti — dotati di motori inquinanti — anche se questi emettono forti quantità di GES. La Commissione dovrebbe avviare consultazioni sui metodi da adottare per modernizzare le flotte di autocarri vetusti e, in ultima analisi, per smantellare gradualmente i veicoli ormai obsoleti e poco efficienti. Vanno inoltre adottate misure dal lato della domanda. Vanno istituiti incentivi per la riduzione del volume totale dei trasporti e per il passaggio a modi di trasporto più sostenibili. |
6. Una tabella di marcia per inserire gli aspetti legati al cambiamento climatico nella strategia di Lisbona
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6.1. |
Gli obiettivi fissati dall'UE per le azioni volte a contrastare il cambiamento climatico avranno bisogno di un notevole contributo da parte di numerose istituzioni e dei diretti interessati. Andrebbero ovviamente utilizzati i metodi e le esperienze di lavoro della strategia di Lisbona. |
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6.2. |
sarà soprattutto estremamente importante che la strategia di Lisbona, con la sua struttura fondata su tre pilastri, integri gli obiettivi connessi al cambiamento climatico nel suo programma operativo allo scopo di accelerare i progressi nei settori prioritari. |
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6.3. |
La tabella di marcia di uno sforzo comunitario integrato per limitare il cambiamento climatico e per adattarvisi andrebbe così articolata: |
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6.4. |
La Commissione europea dovrebbe riesaminare i programmi in corso per evidenziare le questioni legate al cambiamento climatico nell'attuale bilancio. Nel prossimo periodo di programmazione, bisognerà riorientare risorse significative verso la lotta al cambiamento climatico. Verosimilmente, però, una parte delle risorse dovrà essere già trasferita nell'attuale periodo di programmazione. Va sottolineato che la principale responsabilità in termini di contenimento e di adattamento spetta comunque agli Stati membri. |
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6.5. |
La Commissione europea presenterà entro i primi di dicembre alcune proposte legislative in materia di energie rinnovabili e di emissioni, consentendo così al Consiglio europeo di adottare le decisioni necessarie nel marzo 2008, quando sarà impegnato ad individuare gli orientamenti per il prossimo periodo triennale della strategia di Lisbona. Si presenterà così una preziosa occasione per promuovere un'applicazione congiunta delle misure relative. |
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6.6. |
È particolarmente importante che la Commissione riesca a realizzare il coordinamento necessario tra le sue unità e i suoi servizi. Già in passato il CESE ha sottolineato in diverse occasioni l'importanza estrema di questo coordinamento in seno alla Commissione. |
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6.7. |
Sulla base delle proposte della Commissione e delle decisioni del Consiglio, si dovrebbe intraprendere un'importante azione d'informazione e comunicazione allo scopo di sensibilizzare i cittadini e di promuovere iniziative a livello locale e regionale. |
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6.8. |
Alla luce delle prossime proposte in materia di fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni, il CESE sottolinea l'importanza di un dialogo stretto e continuo con le parti sociali e la società civile organizzata. Il CESE raccomanda di ricorrere al dialogo sociale come uno fra i molti forum di informazione e consultazione. È fondamentale anche coinvolgere la società civile organizzata nel processo decisionale. |
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6.9. |
Ecco alcuni elementi che riassumono alcune delle proposte specifiche per la futura tabella di marcia:
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6.10. |
Possibili esempi da utilizzare per l'analisi comparativa delle questioni climatiche nell'ambito della strategia di Lisbona:
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7. Il ruolo delle parti sociali e della società civile organizzata
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7.1. |
Il cambiamento climatico e la strategia di Lisbona costituiscono entrambi importanti sfide per l'UE. Le azioni e i programmi devono essere elaborati e decisi secondo un approccio dal basso verso l'alto (e non viceversa). In questo processo vanno coinvolte le parti sociali e la società civile organizzata. |
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7.2. |
Il CESE sarà pronto a fornire il proprio contributo grazie alla sua rete di parti direttamente interessate. |
8. La necessità di una leadership politica
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8.1. |
Il Consiglio europeo ha preso una decisione coraggiosa riguardo agli obiettivi di riduzione dei GES. |
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8.2. |
Le conseguenze, in termini pratici, di tale decisione per la nostra società e la vita quotidiana dei nostri cittadini sono una delle grandi questioni da affrontare. Quale tipo di società vogliamo? In che modo il modello sociale europeo può adattarsi alle molteplici sfide presentate dal cambiamento climatico? Coma potrà tale modello gestire le esigenze parallele di competitività, coesione sociale e sviluppo sostenibile in un contesto globalizzato? Dovrebbero essere questi i temi di un dibattito ininterrotto sul tipo di società che i cittadini vogliono. |
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8.3. |
In alcuni pareri elaborati negli ultimi anni il CESE ha evidenziato la necessità di una leadership politica nella lotta contro il cambiamento climatico e a favore dello sviluppo sostenibile, un aspetto, questo, che mantiene oggi tutta la sua importanza. |
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8.4. |
Il cambiamento climatico è un fenomeno in rapida progressione, e ciò desta una certa preoccupazione tra la popolazione. Vi è bisogno ora di una leadership politica costruttiva non soltanto a livello europeo e nazionale, ma anche a livello locale. |
Bruxelles, 24 ottobre 2007.
Il presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Dimitris DIMITRIADIS
(1) Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: Analysis of existing and planned investment and financial flows relevant to the development of effective and appropriate international response to climate change (Analisi degli investimenti e dei flussi finanziari ai fini della preparazione di una risposta internazionale efficace ed appropriata al cambiamento climatico — documento non disponibile in IT).