This document is an excerpt from the EUR-Lex website
Document 52007IE1457
Opinion of the European Economic and Social Committee on Health check of the CAP and its future after 2013
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Verifica dello stato di salute e futuro della PAC dopo il 2013
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Verifica dello stato di salute e futuro della PAC dopo il 2013
GU C 44 del 16.2.2008, pp. 60–68
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
|
16.2.2008 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea |
C 44/60 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Verifica dello stato di salute e futuro della PAC dopo il 2013
(2008/C 44/17)
Con lettera inviata il 10 maggio 2007 al Presidente DIMITRIADIS la Commissione europea ha invitato il Comitato economico e sociale europeo, ai sensi dell'articolo 262 del Trattato CE, ad elaborare un parere sulla «Verifica dello stato di salute e futuro della PAC dopo il 2013».
La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 1o ottobre 2007, sulla base del progetto predisposto dal relatore KIENLE.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 25 ottobre 2007, nel corso della 439a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 116 voti favorevoli, 2 voti contrari e 6 astensioni.
1. Sintesi e conclusioni
|
1.1. |
Il Comitato economico e sociale europeo apprezza il fatto che la Commissione europea gli abbia chiesto in tempo utile di elaborare un parere esplorativo sulla verifica dello stato di salute e sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013. |
|
1.2. |
La riforma della politica agricola comune del 2003 ha comportato un profondo cambiamento di impostazione. Gli interventi di regolazione dei mercati agricoli sono stati fortemente limitati, l'accoppiamento dei pagamenti diretti con la produzione è da allora soltanto un'eccezione, e inoltre, nonostante l'allargamento dell'UE, i costi della PAC sono stati ridotti. L'UE ha così fatto ben più di qualunque altro concorrente per la liberalizzazione del commercio agricolo internazionale. |
|
1.3. |
I produttori agricoli, ma anche le imprese del settore della trasformazione, devono ora affrontare una difficile fase di adeguamento. Secondo il CESE vi sarà ampia disponibilità a rispondere alle nuove condizioni con spirito imprenditoriale e orientato al mercato se verranno mantenuti gli impegni presi nel quadro delle riforme e verrà offerta una sufficiente certezza giuridica e sicurezza di pianificazione. Questo vale tanto più se si considera che a livello mondiale vi è una forte domanda di prodotti alimentari e di energie rinnovabili, e che la sicurezza dell'approvvigionamento sta acquisendo una nuova importanza. |
|
1.4. |
Il CESE ritiene giusto che la semplificazione delle disposizioni amministrative per l'assegnazione dei premi e l'attuazione delle norme di ecocondizionalità, come pure l'accertamento dell'eventuale necessità di adeguare le disposizioni vigenti alle sfide future (cfr. punto 6.3), siano considerate un compito prioritario della verifica dello stato di salute. |
|
1.5. |
Nel quadro del dibattito sul futuro della politica agricola comune dopo il 2013, il CESE ritiene necessario adeguare gli obiettivi della PAC (articolo 33 del Trattato CE) alla situazione e alle sfide attuali. |
|
1.6. |
L'UE è impegnata a realizzare il modello agricolo europeo e la multifunzionalità. Il CESE, tuttavia, richiama l'attenzione sul fatto che ciò non è di per sé compatibile con una sempre maggiore liberalizzazione, tanto più che le aspettative della società europea nei confronti dell'agricoltura sono e resteranno elevate. |
|
1.7. |
Dalla liberalizzazione del commercio agricolo bisogna aspettarsi una maggiore volatilità e instabilità dei mercati agricoli. Nella stessa direzione porteranno le conseguenze del cambiamento climatico. Pertanto, anche in futuro l'UE dovrà disporre di strumenti di stabilizzazione dei mercati agricoli. Il CESE raccomanda tuttavia anche di discutere e mettere a punto sistemi alternativi. |
|
1.8. |
In generale la fine del regime delle quote latte è prevista per il 31 marzo 2015. Il CESE fa tuttavia rilevare che molte delle regioni che presentano svantaggi naturali sono dipendenti dalla produzione lattiera, e che per questo motivo occorre elaborare tempestivamente proposte intese ad assicurare la produzione in questi territori. |
|
1.9. |
Il CESE rimanda inoltre al parere appena adottato sul tema L'evoluzione dell'indennità compensativa per le zone svantaggiate a partire dal 2010 (1), che verte sulla necessità di un sostegno mirato alle zone con svantaggi naturali. |
|
1.10. |
Il CESE è convinto che i pagamenti diretti alle aziende agricole resteranno indispensabili anche in futuro. Per ottenere e garantire il consenso dell'opinione pubblica, i pagamenti diretti devono poter essere motivati in base alla funzione svolta. |
|
1.11. |
Per quanto concerne la necessità di garantire la multifunzionalità dell'agricoltura, il secondo pilastro (politica di sviluppo rurale) acquista un'importanza ancora maggiore. Il CESE è quindi favorevole a un rafforzamento della dotazione finanziaria destinata al secondo pilastro. Alcuni esempi dimostrano che tramite un sostegno mirato si possono proteggere o creare posti di lavoro nell'agricoltura e nelle zone rurali. |
2. Introduzione
|
2.1. |
In questo anno 2007 l'UE può guardare con orgoglio ai trascorsi 50 anni di riuscita integrazione europea. Sin dall'entrata in vigore dei Trattati di Roma, il 1o gennaio 1958, la politica agricola comune (PAC) è una componente importante di questo sviluppo senza eguali e, ancora oggi, essa rappresenta l'unico settore pienamente «comunitarizzato». |
|
2.2. |
Ci si può pertanto rallegrare del fatto che i cittadini dell'UE abbiano un'opinione prevalentemente positiva dell'agricoltura e della PAC, come emerge chiaramente da un sondaggio rappresentativo (2). Occorre puntare su questo consenso di base per convincere la società che le risorse fornite tramite la PAC costituiscono un buon investimento per la politica sociale. La politica deve essa stessa fornire argomentazioni convincenti, corredate di misure e programmi adeguati. |
|
2.3. |
La riforma agricola del 2003 (cui hanno fatto seguito riforme in altri settori di mercato) ha operato una trasformazione della PAC molto più profonda di quanto non fosse avvenuto in precedenza. |
|
2.3.1. |
La riforma è stata motivata con la necessità di rendere l'agricoltura maggiormente orientata al mercato e di migliorarne la competitività. Essa dovrebbe inoltre rendere più facile difendere la PAC nei negoziati dell'OMC, come pure rispondere meglio alle nuove aspettative della società rispetto alla produzione agricola. |
|
2.4. |
I responsabili politici hanno ripetutamente assicurato che, una volta completata la riforma agricola, gli agricoltori e le imprese dei settori a valle (trasformazione e commercializzazione) potranno nuovamente contare sulla prevedibilità degli strumenti della PAC. Su quest'esigenza il CESE ha insistito più volte. |
|
2.5. |
Nel dicembre 2005, al momento dell'accordo sul bilancio UE per il periodo 2007-2013, il Consiglio europeo ha invitato la Commissione europea ad effettuare nel 2008-2009 una verifica delle spese e delle entrate riguardante tutti gli aspetti delle politiche comunitarie. |
|
2.5.1. |
Tuttavia, già prima di tale valutazione è previsto un controllo delle misure adottate nel quadro della riforma della PAC, detto «verifica dello stato di salute» (health-check). La Commissione ha garantito che da questo esercizio non scaturirà alcuna nuova riforma. L'obiettivo è piuttosto quello di esaminare in quale misura gli obiettivi della riforma della PAC siano stati conseguiti e quali adeguamenti siano necessari. |
|
2.6. |
Già nell'autunno 2007 dovrebbe prendere il via un ampio dibattito in materia. Per il 20 novembre la Commissione prevede di elaborare una «comunicazione» contenente proposte concrete. Le corrispondenti proposte legislative sono previste per il primo semestre del 2008 (3). A prescindere dalla verifica dello stato di salute, occorre riflettere su come indirizzare lo sviluppo della PAC per il periodo successivo al 2013. |
3. La riforma della PAC del 2003: un profondo cambiamento di impostazione
|
3.1. |
Alle modifiche della PAC già stabilite nel quadro dell'Agenda 2000 ha fatto seguito, con la riforma agricola del giugno 2003, un profondo cambiamento di impostazione. |
|
3.1.1. |
I pagamenti unici per azienda sono stati disaccoppiati dai vincoli in termini di produzione. Il «disaccoppiamento» è il punto nodale della riforma. Da allora circa l'85 % dei pagamenti è stato disaccoppiato. |
|
3.1.2. |
I pagamenti diretti (pagamenti unici) sono stati condizionati al rispetto di determinate norme in materia di ambiente, sicurezza alimentare, salute animale e vegetale nonché protezione del benessere degli animali (ecocondizionalità). |
|
3.1.3. |
Le azioni volte a regolare i mercati agricoli tramite interventi, stoccaggio oppure restituzioni all'esportazione sono state limitate considerevolmente. |
|
3.1.4. |
Per quanto riguarda gli strumenti di controllo quantitativo ancora esistenti (ad esempio le quote di produzione), se ne prevede la progressiva eliminazione. |
|
3.1.5. |
Nonostante l'allargamento e i nuovi compiti della PAC, nel periodo 2007-2013 le spese destinate a finanziare tale politica si sono ridotte del 7,8 % rispetto al 2006. |
|
3.2. |
Il CESE fa rilevare che nel 2008 la quota delle spese per la PAC nel bilancio totale dell'UE, pari al 43,6 % (progetto preliminare di bilancio della Commissione), per la prima volta non sarà la principale voce di spesa. Va anche ricordato che nel 1997 le spese per le misure di sostegno al mercato erano ancora pari a 35 miliardi di euro, cioè all'85 % delle dotazioni per l'agricoltura, mentre nel 2007 è prevista a tale scopo una dotazione di appena 5,7 miliardi di euro (13 %). Inoltre, nel 2007 la spesa per le restituzioni all'esportazione è limitata ad un massimo di 1 miliardo di euro, mentre nel 1997 era ancora pari a 6 miliardi di euro (4). |
|
3.3. |
La riduzione delle spese per la PAC e, al tempo stesso, l'aumento dei beneficiari degli aiuti (sostanzialmente a seguito dell'allargamento dell'UE) significa che per certe misure potranno esservi dei tagli. |
|
3.4. |
Secondo la Commissione, un elemento fondamentale a favore della riforma della PAC è stato il rafforzamento della posizione dell'UE nella difesa del modello agricolo europeo in sede di negoziati OMC. Con la riforma della PAC l'Unione ha dato un enorme contributo in questa direzione. La Commissione sottolinea che le offerte presentate finora per il ciclo di Doha nel quadro dell'OMC sono in linea con la riforma della PAC del 2003. Esistono tuttavia posizioni contrastanti al riguardo. |
|
3.5. |
Il CESE constata con preoccupazione che la PAC tende ad andare in direzioni sempre più divergenti. La riforma del 2003 ha nettamente accentuato le disparità nazionali nell'attuazione di tale politica, e questo fenomeno si ripercuote anche sulla concorrenza nel mercato interno. |
4. L'agricoltura europea si adatta alle nuove condizioni
|
4.1. |
Ai sensi delle decisioni del Consiglio europeo del 2003 e del 2005 in materia di bilancio dell'UE, la PAC rientra nel quadro finanziario complessivo dell'UE. Esistono chiare disposizioni politiche valide fino al 2013, e i produttori agricoli hanno ora bisogno del tempo necessario per potersi adattare alle nuove condizioni. |
|
4.2. |
In conseguenza dell'abbassamento dei prezzi istituzionali, della limitazione delle misure di sostegno al mercato e dell'ulteriore apertura dei mercati alle importazioni, tra il 2000 e il 2005 il livello dei prezzi alla produzione nell'UE-15 è ulteriormente diminuito in termini reali (5). |
|
4.3. |
Grazie al disaccoppiamento la Commissione prevede non soltanto di ottenere una stabilizzazione dei redditi (6), ma anche di contribuire al miglioramento dei redditi nel settore agricolo (7). L'evoluzione dei redditi nel 2005 e 2006 non consente ancora di confermare queste aspettative. Tuttavia nel 2007 ci si può attendere un aumento dei redditi, dovuto non da ultimo all'attuale rincaro delle materie prime agricole sul mercato mondiale. |
|
4.4. |
Nel parere sulla revisione della PAC 2003 (8) il CESE ha indicato chiaramente che, per dimostrare il rispetto delle norme di ecocondizionalità, le aziende vedranno aumentare sensibilmente i loro oneri diretti come pure quelli legati alla documentazione. Spesso inoltre si imporranno investimenti onerosi, ad esempio per quanto riguarda l'allevamento del bestiame. L'esperienza ha già mostrato che una parte dei produttori agricoli, le cui aziende sono più piccole o economicamente più deboli, non sono in grado di effettuare le spese necessarie, e quindi abbandonano l'attività agricola. |
|
4.5. |
Il disaccoppiamento degli aiuti diretti dovrebbe consentire ai produttori agricoli di sfruttare al meglio le opportunità del mercato. Gli adeguamenti al mercato richiedono spesso investimenti che a volte possono essere ad alta intensità di capitali e a volte invece, pur essendo molto esigui sul piano finanziario, necessitano di un notevole sostegno in termini di consulenza. Nel secondo pilastro è previsto un sostegno per la riconversione delle imprese e per gli investimenti. La disponibilità del settore agricolo, e in primo luogo degli agricoltori che rilevano un'azienda, ad adattarsi a nuove condizioni e a compiere i necessari investimenti dipende essenzialmente dall'affidabilità della politica. |
5. L'agricoltura europea deve sfruttare le sue potenzialità
|
5.1. |
Da alcuni mesi nei mercati agricoli mondiali si stanno verificando notevoli cambiamenti dovuti ad una forte domanda su scala globale di prodotti alimentari, come pure di materie prime (provenienti dall'agricoltura e dalla silvicoltura) e di energie rinnovabili. Ai produttori agricoli si presentano quindi, in generale, ulteriori alternative in termini di coltivazione e commercializzazione. L'agricoltura europea, come anche quella dei paesi in via di sviluppo, trarrà un notevole vantaggio da questa situazione. Il CESE ritiene però particolarmente importante che il maggiore sfruttamento delle potenzialità produttive in agricoltura e in silvicoltura avvenga nel rispetto della sostenibilità e delle esigenze ecologiche. Al tempo stesso il CESE richiama l'attenzione sul fatto che il prevedibile, forte aumento della volatilità dei mercati comporta anche rischi elevati. |
|
5.2. |
Lo sfruttamento delle potenzialità disponibili significa una minore dipendenza per quanto riguarda importanti beni di uso quotidiano. Inoltre in questo modo si può dare un contributo sostanziale all'aumento del valore aggiunto nelle regioni rurali, come pure all'occupazione a tutti i livelli della produzione, della trasformazione e della commercializzazione. |
|
5.3. |
L'approvvigionamento di energia fossile a basso costo è stato per anni considerato un vantaggio. L'enorme dipendenza che ne deriva — come pure il sensibile aumento dei costi — ha nel frattempo indotto ad una riflessione critica sugli effetti di tale situazione per i prodotti importanti del fabbisogno quotidiano. La sicurezza dell'approvvigionamento sia energetico che alimentare acquista una valenza e un'importanza diverse, nella misura in cui risulta evidente che essa non può essere garantita soltanto dalle importazioni. |
|
5.4. |
Il rapporto dell'ONU sul clima mondiale conferma gli avvertimenti già lanciati dagli scienziati riguardo agli effetti del riscaldamento globale. Anche se si riuscisse a contenere in qualche misura tale fenomeno, bisognerebbe comunque aspettarsi gravi ripercussioni: aumento delle condizioni climatiche estreme, siccità, mancanza d'acqua, ecc. In molti paesi l'agricoltura e la silvicoltura saranno particolarmente colpite da questi eventi. |
|
5.5. |
Il CESE si rallegra della maggiore consapevolezza esistente oggi nell'UE rispetto a tale problema, consapevolezza che trova espressione ad esempio nella dichiarazione del 50o anniversario della firma dei Trattati di Roma (Dichiarazione di Berlino). Il Comitato ritiene che si debba sostenere con ogni mezzo la volontà espressa in tale dichiarazione dai capi di Stato e di governo di svolgere un «ruolo trainante» nella lotta alla povertà e alla fame e di «portare avanti assieme […] la protezione del clima». Nel periodo tra il 1990 e il 2004 l'agricoltura dell'UE-15 ha ridotto del 16 % la propria quota di emissioni dannose per il clima (9), ma deve sforzarsi di operare un'ulteriore riduzione. |
|
5.6. |
L'obbligo di ridurre considerevolmente le emissioni di CO2 deve indurre anche a riconsiderare le modalità di approvvigionamento di beni come i prodotti agricoli. Il forte sviluppo dei trasporti è una delle cause principali dell'aumento delle emissioni di CO2. Inoltre, anche in caso di forte rincaro dei prezzi dell'energia, i trasporti ritenuti discutibili sul piano ambientale (ad esempio l'importazione di mele e di asparagi per via aerea dall'America Latina) subiranno solo in misura limitata la conseguente pressione economica. È urgente annettere una nuova importanza alla necessità di potenziare un approvvigionamento di prodotti alimentari e di energia che non richieda trasporti su lunghe distanze. Numerose esperienze positive dimostrano che proprio nelle zone rurali, al riguardo, è possibile trovare una soluzione favorevole sia all'ambiente che all'occupazione. |
|
5.7. |
La decisione dei capi di Stato e di governo adottata a Bruxelles nel marzo 2007, secondo cui entro il 2020 il 20 % del consumo energetico dell'UE dovrà essere coperto da energia proveniente da fonti rinnovabili, rappresenta un contributo importante alla riduzione delle emissioni di CO2. Tale obiettivo potrà essere conseguito solo tramite un maggiore utilizzo della biomassa. Il CESE ha ripetutamente segnalato che gli agricoltori e i silvicoltori hanno la volontà e la capacità di mettere a disposizione una quantità molto maggiore di biomassa da utilizzare come materia prima. Come dimostrano diversi studi (10), aumentando la produttività e coltivando le superfici in abbandono si otterrebbe un potenziale considerevole. |
|
5.7.1. |
Il ritiro dei terreni agricoli dalla produzione si è dimostrato uno strumento valido per decongestionare i mercati dei cereali. Tuttavia, con la riforma del 2003 e in ragione del fabbisogno di materie prime agricole per la produzione di biocarburanti, la situazione è cambiata. Il CESE appoggia quindi i progetti intesi ad abolire il ritiro dalla produzione. Occorre tuttavia garantire che ciò non produca effetti negativi sull'ambiente o che tali effetti possano essere neutralizzati. La Commissione dovrebbe presentare al più presto studi e proposte in materia. |
6. La verifica dello stato di salute della PAC
|
6.1. |
Con le decisioni sulla riforma della PAC e l'accordo sul bilancio dell'UE per il periodo 2007-2013 (prospettive finanziarie) sono state anche adottate delle disposizioni per la verifica della PAC. La prevista revisione delle misure adottate nel quadro della riforma della PAC è stata definita «verifica dello stato di salute» della PAC. La comunicazione in materia è attesa per il 20 novembre 2007 e le corrispondenti proposte legislative per la primavera del 2008. Il CESE sarà consultato al riguardo. |
|
6.2. |
Il CESE richiama l'attenzione sul fatto che il Consiglio europeo, sia nel dicembre 2002 che nelle decisioni sulle prospettive finanziarie 2005, aveva stabilito che il bilancio agricolo dell'UE e le misure di politica agricola dovessero essere valide fino al 2013. Sicuramente si è trattato anche di una reazione al fatto che il modo di procedere adottato nella precedente revisione intermedia era stato percepito in molti casi come un tradimento della fiducia, giacché era stata annunciata una semplice verifica, mentre di fatto si è finito per decidere la riforma più profonda da quando esiste la PAC. |
|
6.3. |
La verifica dello stato di salute deve essere tesa ad accertare in che misura sono stati conseguiti gli obiettivi della riforma della PAC. Occorre soprattutto stabilire in quali settori sia necessario adeguare le disposizioni vigenti, al fine di:
Il CESE ritiene che si debba tenere conto dell'intera catena del valore, ossia produzione, trasformazione e commercializzazione. |
|
6.4. |
Secondo il CESE in questa revisione generale bisognerà dare la priorità ad una verifica accurata delle disposizioni amministrative per la gestione dei pagamenti unici per azienda e l'attuazione dell'ecocondizionalità. I segnali finora trasmessi dalla Commissione sembrano annunciare semplificazioni concrete di questo tipo. Affinché il principio dell'ecocondizionalità non resti una costante fonte di inquietudine, il CESE ritiene anche importante che gli agricoltori condividano tale principio. |
|
6.5. |
Nel settore agricolo ci si chiede se davvero nel quadro della verifica dello stato di salute non si perseguiranno anche riforme sostanziali, ad esempio riguardo al sistema dei pagamenti diretti disaccoppiati oppure alle organizzazioni di mercato già riformate. Il CESE può solo raccomandare alla Commissione di fugare tali dubbi tramite affermazioni chiare. |
|
6.6. |
Nel 2003 è stato assicurato agli agricoltori che le nuove condizioni introdotte con la riforma della PAC sarebbero state mantenute fino alla fine del 2013. Ciò deve valere in linea di principio per tutte le misure di riforma. |
|
6.7. |
Il CESE sostiene invece l'intenzione della Commissione di giungere in tempo utile a definire una posizione esauriente e mirata sulle misure necessarie per la «PAC dopo il 2013». Ciò riguarda ad esempio la scadenza del sistema delle quote latte, il 31 marzo 2015, come pure le inevitabili conseguenze prodotte dalla soppressione delle restituzioni all'esportazione. È altrettanto importante, ancora prima di iniziare il dibattito sulle prossime prospettive finanziarie, spiegare in modo credibile i motivi per cui anche dopo il 2013 sarà necessaria, nell'interesse generale dell'UE, una PAC funzionante con una dotazione finanziaria adeguata. |
|
6.8. |
Il CESE fa presente anche le aspettative nutrite dai nuovi Stati membri sul fatto che dopo il 2013 gli strumenti della PAC dovranno entrare pienamente in vigore anche sul loro territorio. La revisione della PAC offre l'opportunità di verificare se sia ancora necessario intervenire a tale riguardo. |
7. Riflessioni sul futuro della PAC
|
7.1. |
La PAC è fondata sulle finalità enunciate all'articolo 33 del Trattato CE: assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori e incrementare la produttività dell'agricoltura. |
|
7.1.1. |
Per l'orientamento della PAC sono anche importanti le disposizioni del Trattato adottate successivamente riguardo alla protezione dell'ambiente, alla tutela dei consumatori o alla coesione. |
|
7.1.2. |
Il CESE raccomanda quindi che gli obiettivi della PAC stabiliti nel Trattato vengano adeguati alle nuove realtà contingenti. È fondamentale che gli obiettivi della PAC siano in linea con il compito multifunzionale dell'agricoltura europea e commisurati alle nuove sfide. |
|
7.1.3. |
La PAC ha svolto finora una funzione decisiva e irrinunciabile nella riuscita del processo di integrazione europea. Pensare di rinazionalizzare alcuni importanti elementi della PAC non costituisce un approccio valido per affrontare le nuove sfide che incombono sull'agricoltura europea. L'avanzare della globalizzazione e le probabili conseguenze del cambiamento climatico richiedono un'azione sempre più comune. |
|
7.1.4. |
Il perenne conflitto di obiettivi in cui si dibatte l'agricoltura europea (cfr. parere del CESE sul tema Il futuro della PAC (11)) è destinato ad accentuarsi: le imprese agricole devono infatti rispondere a grandi aspettative in materia sia di produzione che di competitività sul piano internazionale. |
|
7.1.5. |
L'ulteriore liberalizzazione dei mercati agricoli (OMC, accordi bilaterali) darà vita ad una concorrenza ancora più agguerrita. La maggiore frequenza di condizioni meteorologiche estreme renderà più incerta la produzione agricola. La società, tuttavia, continua ad attendersi la certezza dell'approvvigionamento di prodotti alimentari sicuri e di buona qualità, una gestione attenta delle risorse naturali, sensibilità nel trattamento degli animali e la conservazione dei paesaggi di pregio. Lo svolgimento di tutte queste funzioni costituisce una sfida costante per la PAC, visto che il mercato non ne tiene conto o nel migliore dei casi ne tiene conto solo in parte. |
7.2. Il modello agricolo europeo: impegno e realtà
|
7.2.1. |
Il modello agricolo europeo è parte dell'approccio indipendente adottato dall'Europa in politica sociale ed economica. Anche in un contesto economico in trasformazione, gli agricoltori devono essere in grado di fornire a lungo termine le prestazioni multifunzionali richieste loro dalla società. |
|
7.2.2. |
Nel parere sul tema Una politica per il consolidamento del modello agricolo europeo (12), il CESE ha dichiarato che non sussiste alcuna incompatibilità tra il mantenimento del modello agricolo europeo e l'esigenza di adeguare l'agricoltura europea all'evoluzione del quadro economico generale. Ha anche sottolineato la necessità di salvaguardare, al di là dei prossimi negoziati in ambito OMC, il necessario campo di azione dell'UE e degli Stati membri in materia di politica agricola. |
|
7.2.3. |
L'impegno nei confronti del modello agricolo europeo rimane valido. Particolarmente significativa è la dichiarazione unanime di intenti dei ministri dell'Agricoltura adottata nel 1997 a Lussemburgo, secondo cui l'agricoltura europea deve:
Altrettanto importante è il riferimento al Consiglio europeo di Lussemburgo dello stesso anno, nel corso del quale è stato stabilito che «l'agricoltura europea deve, in quanto settore economico, essere multifunzionale, sostenibile, competitiva e presente su tutto il territorio europeo, comprese le regioni con problemi specifici». |
|
7.2.4. |
Il CESE constata tuttavia con apprensione una discrepanza sempre più marcata tra, da un lato, le dichiarazioni di intenti sul modello agricolo europeo e la multifunzionalità dell'agricoltura europea e, dall'altro, la realtà quotidiana delle imprese agricole. |
|
7.2.5. |
Gli allargamenti del 2004 e del 2007 hanno prodotto un'ulteriore differenziazione delle strutture e delle condizioni di produzione dell'agricoltura dell'UE. Si riscontra una sempre minore uniformità nell'agricoltura, e le differenze appaiono invece sempre più marcate. Secondo il CESE questo non mette tuttavia in discussione il modello agricolo europeo in quanto fondamento necessario per garantire la multifunzionalità dell'agricoltura europea. |
|
7.2.6. |
A giudizio del CESE, il modello agricolo europeo potrà avere un futuro solo se si riuscirà a garantire un equilibrio tra gli interessi economici, sociali ed ambientali. Come già affermato nel parere del CESE sul tema Il futuro della PAC, non è possibile pretendere un'agricoltura in grado di:
|
|
7.2.7. |
Per il CESE è evidente che le ampie misure di liberalizzazione adottate nel quadro dell'OMC e di accordi commerciali bilaterali rendono più forte la pressione della concorrenza. Nella maggior parte dei casi, il rispetto delle norme e degli standard rigorosi dell'UE in materia di produzione agricola e di trasformazione impone dei costi che i concorrenti dei paesi terzi invece non hanno, oltre a tutti gli altri vantaggi di cui godono sul piano dei costi. Questi dati di fatto sono in flagrante contraddizione con la multifunzionalità invocata per l'agricoltura europea e sono inoltre aspetti fondamentali per l'orientamento e gli strumenti di una futura PAC. |
7.3. Gli importanti strumenti della PAC saranno necessari anche in futuro
|
7.3.1. |
Le finalità stabilite all'articolo 33 del Trattato CE impongono di agire. Come emerso con chiarezza negli scorsi anni, bisogna aspettarsi un aumento su scala mondiale delle condizioni climatiche estreme. Questo aggravamento si ripercuoterà notevolmente sulla produzione agricola e potrà causare una maggiore instabilità dei mercati. È tanto più importante, quindi, valutare con attenzione quali strumenti sia opportuno mantenere e/o sviluppare ulteriormente. |
|
7.3.2. |
Il CESE sottolinea che la riforma della PAC del 2003 non è stata in alcun modo concepita con l'idea di abbandonare nel giro di qualche anno alcuni importanti elementi di tale politica. Non è immaginabile che nei prossimi cinque anni la situazione concorrenziale dell'agricoltura europea o le esigenze della società rispetto alla produzione agricola si trasformino a tal punto che i fondamenti della PAC o i suoi strumenti perdano la loro validità. Al contrario, la PAC dovrà rispondere a nuove esigenze. |
|
7.3.3. |
Ciò vale anche e soprattutto per la politica di sviluppo rurale (secondo pilastro). Il CESE si è più volte pronunciato a favore dell'assegnazione di finanziamenti sufficienti a tale politica. Le misure del secondo pilastro non potranno comunque sostituire quelle del primo per quanto riguarda la stabilizzazione dei mercati e i pagamenti diretti, e queste ultime continueranno a svolgere un'importante funzione per la PAC anche dopo il 2013. Analogamente, il CESE sarebbe contrario all'utilizzo dei fondi per lo sviluppo rurale (secondo pilastro) per interventi relativi alla gestione dei rischi e delle crisi (cfr. COM(2005) 74 def.). |
|
7.3.4. |
Il CESE ribadisce il proprio punto di vista secondo cui, per eseguire i compiti stabiliti dalla Comunità, è necessario garantire le necessarie risorse finanziarie. In preparazione alla discussione del 2009 sul futuro bilancio dell'UE, è ancora più importante rendere comprensibili al pubblico i requisiti cui dovrà rispondere in futuro una politica agricola comune efficace. |
|
7.3.5. |
Il CESE si è più volte pronunciato con decisione a favore di una PAC funzionante. Le richieste di abolizione della PAC continueranno ad essere delle posizioni isolate. Occorrerà tuttavia contrastare anche le tendenze che puntano ad una rinazionalizzazione di settori importanti della PAC, che a giusto titolo sono considerati di esclusiva competenza comunitaria. |
7.4. Le organizzazioni comuni di mercato
|
7.4.1. |
L'esperienza insegna che i mercati agricoli sono particolarmente vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi. Notevoli fluttuazioni dei prezzi trasmettono spesso segnali ingannevoli, capaci di determinare ingenti perdite, e a lungo termine non sono vantaggiose neanche per i consumatori. |
|
7.4.2. |
Per il futuro il CESE ritiene più che mai attuali le motivazioni invocate nello studio della Commissione europea Towards a common agricultural and rural policy for Europe (Verso una politica agricola e rurale comune per l'Europa) (13), elaborato nel 1997 da rinomati esperti di economia agricola, per giustificare le misure pubbliche di stabilizzazione dei mercati agricoli:
|
|
7.4.3. |
Queste motivazioni, addotte per l'adozione di misure di stabilizzazione, non sono divenute obsolete con l'evoluzione dei mercati agricoli internazionali avvenuta nel frattempo. Bisogna piuttosto aspettarsi nuove sfide. Il CESE suggerisce quindi che in futuro qualsiasi provvedimento di liberalizzazione o di eliminazione degli strumenti esistenti per la stabilità dei mercati sia sottoposto a verifica e che se ne analizzino adeguatamente i possibili effetti. |
|
7.4.4. |
Con le riforme agricole del 1999 e del 2003 sono stati compiuti ulteriori passi avanti verso la liberalizzazione delle organizzazioni comuni di mercato: riduzione dei prezzi istituzionali (ad esempio, prezzi di intervento e prezzi indicativi), abrogazione dei regimi di intervento, riduzione dei contributi per lo stoccaggio e disaccoppiamento dei pagamenti diretti legati alla produzione. Questo processo di riforma è proseguito nel 2004 per il tabacco, le olive, il cotone, il luppolo, nel 2005 per lo zucchero e nel 2007 per il settore ortofrutticolo. L'organizzazione di mercato per il vino è attualmente in fase di discussione. |
|
7.4.5. |
Con la conclusione dei negoziati del ciclo di Doha dell'OMC cambierà anche la situazione dei mercati agricoli dell'UE. Un tale cambiamento avverrà anche se la conclusione sarà basata sulle concessioni già accordate: ad esempio la soppressione delle restituzioni all'esportazione entro il 2013 e la riduzione tra il 35 % e il 60 % dei dazi doganali ancora esistenti. Secondo i calcoli della Commissione, queste misure comporteranno una perdita di circa 20 miliardi di euro per l'agricoltura europea. |
|
7.4.6. |
Secondo il CESE, l'impegno a favore della multifunzionalità e gli obblighi di cui all'articolo 33 del Trattato CE impongono anche per il futuro l'adozione di misure che:
|
|
7.4.7. |
Il CESE osserva inoltre che già da anni i mercati dell'UE sono tra i più aperti a livello mondiale. Anche per i paesi in via di sviluppo e i paesi emergenti l'UE è di gran lunga lo sbocco commerciale più aperto. Questi paesi forniscono, con dazi ridotti o nulli, più prodotti agricoli all'UE che a Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia e Nuova Zelanda messi insieme. Occorre però avviare una discussione sull'importazione di derrate agricole e/o alimentari prodotte e trasformate in condizioni che la società dell'UE troverebbe inaccettabili. |
|
7.4.8. |
Secondo il CESE, se l'evoluzione del mercato lo renderà necessario, anche in futuro dovranno essere disponibili la preferenza comunitaria e strumenti efficaci per riequilibrare il mercato, ad esempio sotto forma di aiuti allo stoccaggio. Lo stoccaggio svolge una funzione importante anche nella prevenzione delle crisi. Finora non sono state trovate soluzioni alternative convincenti che consentano agli agricoltori di proteggersi dall'instabilità dei mercati agricoli. Il CESE invita ad esaminare, in base alle esperienze compiute da paesi quali gli Stati Uniti e il Canada, i possibili modelli applicabili alla situazione europea. Bisogna far sì che l'UE continui a produrre alimenti sicuri e di qualità, e ciò sarà possibile solo se gli agricoltori disporranno di un reddito che permetta loro di continuare a svolgere la propria attività e li incoraggi a farlo. |
|
7.4.9. |
L'UE non è riuscita finora ad ottenere che gli aspetti «non commerciali» (norme ambientali e sociali e protezione degli animali) fossero trattati nel ciclo dei negoziati di Doha. Il CESE si aspetta che la Commissione faccia valere questo punto con più decisione nei negoziati dell'OMC in corso. I pagamenti diretti non basteranno da soli a garantire nel lungo periodo una produzione all'insegna di standard elevati. Fintantoché le condizioni di produzione e le normative nel quadro della concorrenza mondiale differiranno considerevolmente, una protezione esterna adeguata resterà irrinunciabile. Tale protezione non può essere compromessa da una politica di corto respiro, come fa temere la recente proposta dell'UE agli Stati ACP (importazioni senza diritti di dogana). In futuro l'UE dovrebbe subordinare ulteriori agevolazioni degli scambi di prodotti agricoli, in particolare nel quadro di accordi bilaterali, al rispetto di norme minime. |
|
7.4.10. |
L'utilizzo ormai molto restrittivo dello strumento delle «restituzioni all'esportazione» nel quadro delle organizzazioni di mercato indica chiaramente quali conseguenze potrebbe avere, in situazioni di mercato problematiche, la proposta di sopprimerlo. Il CESE auspica che la Commissione presenti infine un'analisi esauriente delle conseguenze che l'abolizione delle restituzioni all'esportazione potrebbe produrre sul sistema agricolo dell'UE. |
|
7.4.11. |
Una maggiore consapevolezza delle norme rigorose che regolano in ogni fase la produzione di alimenti può contribuire a migliorare i proventi del mercato. In futuro questo aspetto diventerà sempre più importante per il settore agricolo europeo. Il CESE raccomanda quindi che grazie a un efficace utilizzo dei finanziamenti dell'UE si dia il via a campagne di informazione e pubblicità. Altrettanto importante è che la Commissione si impegni con decisione nei negoziati OMC affinché sia garantita una sufficiente protezione delle indicazioni geografiche nell'etichettatura dei prodotti. |
|
7.4.12. |
Nel parere sul tema Il futuro della PAC il CESE ha esaminato in modo approfondito il tema della «regolazione dell'offerta», dichiarando che gli strumenti di regolazione delle quantità possono svolgere una funzione importante. Tuttavia è innegabile che il sistema delle quote latte negli ultimi anni si sia andato progressivamente erodendo. |
|
7.4.13. |
In uno studio del 2002 (14) la Commissione europea ha constatato che l'abbandono del sistema delle quote latte provocherebbe una flessione dei redditi dei produttori agricoli nell'UE-15 superiore a 7 miliardi di euro. La produzione lattiera aumenterebbe del 12 % e i prezzi diminuirebbero di oltre il 35 %. Come conseguenza la produzione lattiera subirebbe mutamenti a livello settoriale e regionale. Fino a che non si avrà un quadro chiaro di come compensare questi sviluppi, non andrebbero prese decisioni definitive riguardo agli strumenti di controllo quantitativo del settore lattiero-caseario. |
|
7.4.14. |
La decisione del Consiglio dei ministri dell'Agricoltura sulla riforma della PAC del 2003 prevede che il sistema delle quote latte abbia fine nel 2015. Secondo la Commissione questa decisione non va in alcun modo modificata e, d'altronde, in seno al Consiglio dei ministri dell'Agricoltura non si ravvisa una maggioranza qualificata favorevole a una proroga. Data la considerevole importanza della produzione lattiera, non da ultimo per il mantenimento dell'attività agricola in molte regioni svantaggiate, si dovrebbero chiarire gli effetti e le inevitabili conseguenze della fine del sistema delle quote. Il CESE giudica quindi urgente elaborare un programma di prospettiva specificamente inteso a garantire il mantenimento della produzione nelle regioni che risulteranno svantaggiate dalla soppressione del sistema delle quote latte. |
|
7.4.15. |
Senza la produzione agricola e l'allevamento, numerose regioni che presentano svantaggi naturali rischiano di vedere compromesse le proprie potenzialità economiche. Il CESE, pertanto, ritiene che il futuro dell'agricoltura dopo il 2013 dovrebbe essere sottoposto ad un'analisi approfondita, concernente ogni singola regione e ogni singolo comparto, per poter affrontare con le dovute garanzie le sfide e i cambiamenti cui tale settore sarà soggetto. |
7.5. I pagamenti diretti alle aziende agricole
|
7.5.1. |
Con la riforma del 1992 i pagamenti diretti sono divenuti uno strumento fondamentale e irrinunciabile della PAC, tanto più che in molti casi i redditi di mercato da soli non bastano a garantire un tenore di vita accettabile e il mantenimento dell'attività agricola. In questo modo si è anche tenuto conto:
|
|
7.5.2. |
Il Comitato ritiene indispensabile, per il futuro, il principio di una concezione funzionale dei pagamenti diretti e di un mantenimento a lungo termine di tale strumento della PAC. Ogni tipo di pagamento diretto, per essere accettato da gran parte dell'opinione pubblica, deve essere debitamente motivato. |
|
7.5.3. |
Pertanto il Comitato vorrebbe che fosse tracciata una chiara distinzione tra i diversi tipi di pagamento diretto. I pagamenti diretti introdotti nel 1992 a seguito delle riduzioni dei prezzi avranno in futuro la funzione di compensare le prestazioni non coperte dai prezzi di mercato. Essi hanno una funzione diversa rispetto a quelli corrisposti nel quadro di specifici programmi ambientali, che serviranno anche in futuro a compensare specifiche prestazioni ambientali tramite incentivi nel quadro del secondo pilastro, oppure rispetto a quelli intesi a compensare svantaggi naturali (indennità compensativa). |
|
7.5.4. |
Tali pagamenti diretti, ampiamente disaccoppiati sin dalla riforma della PAC del 2003, svolgono attualmente e, secondo il CESE, svolgeranno soprattutto in futuro, una funzione chiave nel garantire la multifunzionalità dell'agricoltura europea. Il rispetto di norme di produzione rigorose, ad esempio per garantire la protezione dell'ambiente e degli animali oppure la sicurezza degli alimenti, impone dei costi che nella maggior parte dei casi i concorrenti dei paesi terzi non devono sostenere. D'altro canto, ciò consente di svolgere quelle funzioni che la società si aspetta ma di cui, nelle attuali condizioni di concorrenza, il mercato non tiene sufficientemente conto. Il CESE ritiene che la compensazione tramite pagamenti diretti mirati, ora corrisposti sotto forma di pagamenti unici per azienda, debba restare indiscutibilmente un compito del primo pilastro. |
|
7.5.5. |
I precedenti premi alla produzione sono già stati disaccoppiati all'85 % nel quadro di un «regime di pagamento unico». Il pagamento è legato al rispetto delle norme nel quadro dell'ecocondizionalità. Il CESE accoglie con favore la scelta della Commissione di presentare proposte intese a risolvere i problemi incontrati nella pratica. |
|
7.5.6. |
Per il futuro è decisivo che questi pagamenti non vengano messi in discussione né per quanto riguarda la loro filosofia di fondo né i loro importi, e che continui ad essere garantita una base finanziaria sufficiente. È importante che tali pagamenti possano avere una valida e sufficiente giustificazione di fronte alla società. Soltanto in questo modo i pagamenti agricoli potranno essere mantenuti ai loro importi attuali anche dopo il 2013. |
7.6. La politica di sviluppo delle zone rurali
|
7.6.1. |
Il 90 % della superficie dell'UE è costituito da zone rurali, i cui terreni sono prevalentemente utilizzati per l'agricoltura e la silvicoltura. Secondo dati Eurostat, nonostante una percentuale di appena il 15 % del valore aggiunto complessivo dell'UE, la catena alimentare è il terzo settore in Europa per numero di occupati. |
|
7.6.2. |
Nella newsletter dal titolo Lo sviluppo rurale al servizio della crescita e dell'occupazione (marzo 2006), la Commissione afferma che, senza la PAC, molte zone rurali dell'UE sarebbero alle prese con gravi problemi economici, sociali e ambientali. Viene sottolineato inoltre che soprattutto le misure di sviluppo rurale possono svolgere un ruolo di spicco nel promuovere e mantenere la prosperità nelle zone rurali. Il CESE rimanda al proprio parere sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (15), in cui si afferma tra l'altro che «se si vuole assicurare la sostenibilità economica e sociale di tali territori, è necessario tener conto dei contributi della politica agricola comune, con i suoi due pilastri, al mantenimento e alla creazione di posti di lavoro sull'intero territorio europeo, specie attraverso lo sviluppo di attività agricole e/o non agricole competitive basate sull'innovazione». |
|
7.6.3. |
Il CESE giudica allarmanti i risultati dello studio commissionato dalla Commissione sull'occupazione nelle zone rurali (Study on Employment in Rural Areas — maggio 2006). In tale documento si calcola che, nel periodo dal 2000 al 2014, la percentuale degli occupati nel settore agricolo diminuirà di 4-5 milioni di unità nell'UE-15, e nei nuovi Stati membri (comprese Romania e Bulgaria) di altri 3-6 milioni. |
|
7.6.4. |
Il CESE sottolinea che una politica di ampio respiro per le zone rurali rende necessaria l'adozione di un approccio che interessi tutto il settore. La promozione dello sviluppo rurale, che costituisce il secondo pilastro della PAC, in base alla programmazione tematica deve svolgere un ruolo specifico e non può quindi sostituirsi ad altri strumenti per lo sviluppo e il rafforzamento delle regioni agricole. La strategia per l'occupazione dell'UE è indivisibile e deve comprendere il mantenimento e l'aumento dei posti di lavoro nel settore agricolo e forestale. |
|
7.6.5. |
Il CESE fa riferimento a un recente studio della fondazione per l'ambiente Euronatur dal titolo Arbeit und Einkommen in und durch die Landwirtschaft («Occupazione e redditi nell'agricoltura o tramite attività collegate»). Prendendo ad esempio il distretto di Hohenlohe viene dimostrato che, nonostante l'internazionalizzazione dei mercati agricoli, l'aumento della concorrenza e la concentrazione dei processi di trasformazione, non solo è possibile salvaguardare i posti di lavoro nell'agricoltura ma se possono creare di nuovi diversificando la produzione e la commercializzazione. Con l'impiego mirato dei fondi di sostegno si può ottenere un forte impatto economico e strutturale in termini di occupazione nelle zone rurali. |
|
7.6.6. |
La politica UE per lo sviluppo rurale è direttamente legata alla PAC e va considerata uno strumento di sostegno dell'agricoltura e della silvicoltura. Il CESE ritiene importante puntare alla sostenibilità di questo concetto e ad un'attuazione coerente di entrambi i pilastri della PAC. Gli elementi strategici rappresentati dal rafforzamento della competitività, dal riconoscimento delle prestazioni ambientali assicurate dall'agricoltura e dalla silvicoltura nonché dalla funzione di ponte per il miglioramento delle strutture delle zone rurali svolgono un imprescindibile ruolo complementare rispetto agli strumenti del primo pilastro della PAC. |
|
7.6.7. |
Formalmente, il finanziamento dello sviluppo rurale si differenzia dal primo pilastro in quanto dispone di un fondo specifico, cosa che mette in rilievo la portata della nuova impostazione politica introdotta con la riforma. I negoziati sulle «prospettive finanziarie 2007-2013» hanno dato come risultato una dotazione finanziaria insufficiente per il secondo pilastro, e su questo punto il CESE si è espresso negativamente in diversi pareri. Secondo il Comitato le diverse funzioni della PAC vanno mantenute. Qualsiasi ulteriore misura di modulazione dei pagamenti diretti a titolo del primo pilastro dev'essere compatibile con questa esigenza. Se in futuro ci saranno trasferimenti di risorse finanziarie dal primo al secondo pilastro, ciò potrà avvenire solo a condizione che tali risorse vengano utilizzate per sostenere azioni intese a garantire la multifunzionalità dell'agricoltura. In questo modo si fornirà un importante contributo all'occupazione nelle zone rurali. |
|
7.6.8. |
Il CESE chiede che dopo il 2013 vengano sensibilmente aumentate le risorse finanziarie destinate alle misure del secondo pilastro. Raccomanda inoltre che sin d'ora quelle risorse che l'UE attualmente risparmia, a causa della situazione del mercato, nelle restituzioni all'esportazione e in altre misure di decongestionamento del mercato vengano stanziate in modo mirato per progetti intesi alla promozione delle zone rurali. |
|
7.6.9. |
Il CESE invita la Commissione a fare maggiore chiarezza su quale sia, nella pratica, la distinzione tra il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). A questo proposito, constata con preoccupazione che il secondo pilastro viene sempre più considerato una fonte di finanziamento per tutti gli investimenti immaginabili. |
|
7.6.10. |
Il CESE esprime pieno compiacimento per il fatto che l'asse 3 del regolamento FEASR consente di finanziare anche misure che esulano dal settore dell'agricoltura e della silvicoltura, ma ritiene che queste debbano avere un collegamento riconoscibile e non solo intuibile con la produzione primaria. Il Comitato respinge le ipotesi di finanziamento, ad esempio, del cablaggio a banda larga o del progetto Galileo: per questi interventi si può ricorrere ai tradizionali fondi per lo sviluppo regionale. |
|
7.6.11. |
Secondo il CESE, nell'attuazione delle misure per lo sviluppo rurale bisogna tenere conto del fatto che, in ragione delle diverse esigenze degli Stati membri, si deve poter garantire loro un certo margine di manovra, in conformità con il principio di sussidiarietà. Nello stesso quadro rientra il cofinanziamento nazionale dei programmi, elemento importante di corresponsabilità per un'attuazione adeguata delle singole misure. |
Bruxelles, 25 ottobre 2007.
Il presidente
del Comitato economico e sociale europeo
Dimitris DIMITRIADIS
(1) NAT/356.
(2) Eurobarometro 276, «Gli europei, l'agricoltura e la politica agricola comune nel 2006».
URL: http://ec.europa.eu/agriculture/survey/index_en.htm
L'88 % degli intervistati ritiene che l'agricoltura e le zone rurali siano importanti per il futuro dell'Europa e il 49 % si dice favorevole al disaccoppiamento. La quota del bilancio comunitario destinata alla PAC è ritenuta adeguata (45 %), troppo elevata (16 %) o troppo bassa (15 %), e il 58 % degli intervistati considera che questa percentuale debba rimanere stabile (32 %) o aumentare (26 %).
(3) Discorso pronunciato dalla commissaria Mariann Fischer Boel il 7 maggio 2007 al Parlamento europeo (SPEECH/07/288).
(4) Fonte: Commissione europea, progetti di bilancio.
(5) Eurostat, Producer price indices («Indici dei prezzi alla produzione»): prodotti vegetali — 9,3 %, prodotti animali — 15,8 %.
(6) DG AGRI, Memo/03/10.
(7) Revisione intermedia della politica agricola comune (COM(2002) 394 def.).
(8) GU C 208 del 3.9.2003, pag. 64 (NAT/178).
(9) Agenzia europea dell'ambiente (AEA), Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2006 («Tendenze e proiezioni per le emissioni di gas ad effetto serra in Europa 2006») rapporto n. 9/2006.
(10) Allegato alla comunicazione della Commissione — Strategia dell'UE per i biocarburanti (SEC(2006) 142);
Istituto per l'energia e l'ambiente (Lipsia), Nachhaltige Biomassenutzungsstrategien im europäischen Kontext («Strategie sostenibili di utilizzo della biomassa nel contesto europeo»);
Agenzia europea dell'ambiente (AEA), How much bioenergy can Europe produce without harming the environment? («Quanta energia può produrre l'Europa senza danneggiare l'ambiente?»), rapporto n. 7/2006.
(11) GU C 125 del 27.5.2002, pag. 87 (NAT/122).
(12) GU C 368 del 20.12.1999, pag. 76 (NAT/028).
(13) European Economy n. 5/97.
(14) Documento di lavoro della Commissione: relazione sulle quote latte (SEC(2002) 789).
(15) GU C 234 del 22.9.2005, pag. 32 (NAT/256).