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Document 52020IE1401

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «La dimensione industriale dell’Unione della sicurezza» (parere d’iniziativa)

    EESC 2020/01401

    GU C 364 del 28.10.2020, p. 43–48 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    28.10.2020   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 364/43


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «La dimensione industriale dell’Unione della sicurezza»

    (parere d’iniziativa)

    (2020/C 364/06)

    Relatore:

    José CUSTÓDIO LEIRIÃO

    Correlatore:

    Jan PIE

    Decisione dell’Assemblea plenaria

    20.2.2020

    Base giuridica

    Articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno

     

    Parere d’iniziativa

    Organo competente

    Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI)

    Adozione in CCMI

    26.6.2020

    Adozione in sessione plenaria

    16.7.2020

    Sessione plenaria n.

    553

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    209/3/4

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il CESE apprezza la determinazione con cui la nuova Commissione europea intende rafforzare la sovranità tecnologica dell’Unione e sottolinea l’importanza del settore della sicurezza a questo proposito. Non esiste sicurezza senza tecnologia e l’Europa deve padroneggiare le tecnologie essenziali per la propria sicurezza.

    1.2.

    Per realizzare quest’obiettivo, il CESE invita la Commissione europea a varare una strategia che rafforzi le capacità industriali e tecnologiche europee nel settore della sicurezza. Ciò è estremamente necessario specialmente nei settori sensibili, in cui la dipendenza dai fornitori non europei può diventare di per sé un rischio per la sicurezza. La strategia deve sostenere gli obiettivi della nuova strategia di sicurezza interna e integrarla con una dimensione industriale. Essa dovrebbe contribuire a soddisfare le esigenze attuali e future degli utenti finali europei in materia di capacità e affrontare le sfide principali che si pongono al settore in Europa: frammentazione del mercato, carenza di pianificazione a lungo termine per quanto riguarda le tecnologie e la capacità, nonché incoerenza degli strumenti di finanziamento e delle politiche dell’UE.

    1.3.

    La strategia industriale della sicurezza dovrebbe basarsi sui seguenti principi:

    a)

    l’esistenza di un’industria della sicurezza innovativa è fondamentale per la sovranità tecnologica e l’autonomia strategica dell’Europa;

    b)

    la sicurezza è una questione di sovranità, che non può essere lasciata alle sole forze di mercato. Azione e volontà politiche sono indispensabili per conservare la capacità di elaborare complesse soluzioni ad alta tecnologia nel campo della sicurezza;

    c)

    alla luce della pandemia di COVID-19, la resilienza alle catastrofi di vasta portata, sia naturali che provocate dall’uomo, deve diventare una priorità politica fondamentale per l’Unione e può essere conseguita solo con il sostegno dell’industria europea della sicurezza.

    La strategia dovrebbe essere sviluppata nel quadro dell’Unione della sicurezza e rendere più efficaci le politiche dell’UE in materia di sicurezza. Dovrebbe seguire un approccio olistico e comprendere i seguenti obiettivi:

    valutazione delle vulnerabilità dell’Europa e della dipendenza critica in materia di sicurezza non militare;

    controllo delle tecnologie emergenti per individuare potenziali implicazioni in materia di sicurezza;

    definizione delle tecnologie critiche indispensabili, per le quali l’Europa non dovrebbe dipendere, per ragioni di sicurezza, da fornitori di paesi terzi;

    individuazione delle catene di valore strategiche nel settore della sicurezza;

    impiego delle agenzie dell’UE come promotrici di pianificazione della capacità e di armonizzazione dei requisiti nazionali;

    ricorso agli strumenti UE relativi alla sicurezza (Fondo sicurezza interna, Fondo per la gestione integrata delle frontiere, Europa digitale, Orizzonte Europa, rescEU) per effettuare investimenti mirati in tecnologie e applicazioni critiche nel settore della sicurezza;

    ricorso ad altri strumenti UE (fondi strutturali, InvestEU ecc.) per effettuare investimenti connessi alla sicurezza (infrastrutture), se possibile tramite la creazione di un meccanismo per la sicurezza d’Europa (analogo al MCE);

    uso degli appalti europei e coordinamento degli appalti nazionali a sostegno della base industriale interessata;

    ricorso a strumenti di finanziamento orientati alle capacità (come il Fondo sicurezza interna e il Fondo per la gestione integrata delle frontiere) per promuovere l’assorbimento, da parte del mercato, dei risultati della ricerca UE nel campo della sicurezza, al di là di Orizzonte Europa;

    individuazione di nuove possibili iniziative legislative, come una revisione della direttiva CIP o un eventuale nuovo strumento per la sicurezza urbana;

    coordinamento dei pertinenti programmi UE (difesa, sicurezza, spazio, informatica).

    Introduzione

    1.4.

    Il contesto europeo in materia di sicurezza è altamente complesso. Oggi le minacce alla sicurezza sono spesso multiformi e transnazionali, in rapida evoluzione e imprevedibili. Possono colpire un’ampia gamma di obiettivi in tutta l’Unione (ad esempio eventi di massa, trasporti, infrastrutture critiche, istituzioni) e provenire da un’altrettanto ampia varietà di soggetti (ad es. singoli individui, organizzazioni criminali, gruppi terroristici, Stati nazionali) che possono avere motivazioni molto diverse (come la geopolitica, l’estremismo politico o religioso, interessi economici o finanziari o disturbi mentali) e utilizzare mezzi di ogni tipo per mettere in atto il loro intento doloso (come armi da fuoco, ordigni esplosivi improvvisati, materiali CBRN, attacchi informatici o disinformazione).

    1.5.

    Oltre alle minacce alla sicurezza di origine antropica, vi sono catastrofi naturali come inondazioni, siccità, tempeste o pandemie che comportano un rischio crescente a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento ambientale e dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le catastrofi naturali sono normalmente ancora più devastanti rispetto a quelle provocate dall’uomo e minacciano la sicurezza in modo sia diretto che indiretto.

    1.6.

    Le minacce alla sicurezza sono varie, e altrettanto varie sono le forze di sicurezza e le loro esigenze in termini di capacità. Nel contempo, le forze di sicurezza spesso cooperano, ad esempio quando sono le prime a intervenire in caso di catastrofe, e necessitano di attrezzature interoperabili che siano all’altezza delle minacce cui devono far fronte.

    1.7.

    Nonostante le diversità, oggigiorno le minacce alla sicurezza presentano un elemento in comune: non possono essere affrontate senza il sostegno della tecnologia. La tecnologia in sé non è in grado di garantire la sicurezza ma, nelle nostre società complesse e collegate, è uno strumento indispensabile in tutti gli ambiti della sicurezza e in tutte le fasi del ciclo di sicurezza (prevenzione, preparazione, risposta e ripresa). La rapida evoluzione e proliferazione delle nuove tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica e la blockchain, renderanno la tecnologia ancora più importante per la sicurezza, in quanto esse non solo creano nuove opportunità, ma moltiplicano sia le vulnerabilità che le capacità di provocare danni.

    1.8.

    Senza le competenze di un’industria della sicurezza specializzata, è impossibile sviluppare le tecnologie più avanzate necessarie per far fronte alle minacce alla sicurezza attuali e future. L’industria della sicurezza è un partner vitale, in particolare per i sistemi di sicurezza complessi e la protezione dalle minacce sofisticate.

    1.9.

    La base industriale e tecnologica della sicurezza in Europa è eterogenea quanto sono diverse le esigenze di sicurezza delle società e delle economie moderne. Comprende imprese di tutte le dimensioni, provenienti da tutta l’Unione, con portafogli e specializzazioni diversi. Molte di esse hanno anche attività nel campo della difesa o dell’industria aerospaziale, o attività commerciali nel settore dell’informatica, oppure sono filiali di gruppi più grandi appartenenti a questi settori. Tutte sviluppano e producono sistemi ad alta tecnologia e forniscono servizi che sono necessari per proteggere le società, le imprese, le istituzioni e i cittadini dei nostri paesi da ogni tipo di minacce e catastrofi in materia di sicurezza. Secondo le stime complessive più recenti, il settore della sicurezza nell’UE genera un fatturato di quasi 200 miliardi di EUR e crea occupazione per 4,7 milioni di persone (1).

    2.   Osservazioni generali

    2.1.

    L’Unione ha un interesse economico, ma anche strategico, nella promozione di una base industriale dinamica in materia di sicurezza in Europa. Quanto più è critico un settore della sicurezza, tanto più la dipendenza dai fornitori di paesi terzi può costituire di per sé un rischio per la sicurezza. È fondamentale utilizzare tecnologie, servizi e dispositivi sviluppati da fonti affidabili, in particolare quando le infrastrutture critiche e le istituzioni statali devono essere protette contro le minacce provenienti da attori statali o sostenuti da uno Stato.

    2.2.

    Anche il corso della pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze dirette e indirette hanno dimostrato la necessità di un’industria della sicurezza forte e basata in Europa. Il massiccio ricorso agli strumenti digitali, ad esempio, ha provocato un impressionante aumento degli attacchi informatici provenienti da attori statali e non statali nei confronti di imprese e operatori di servizi essenziali. La necessità di rafforzare la ciberresilienza e la cibersicurezza in tutti i processi digitali delle imprese e delle istituzioni dovrebbe pertanto essere una lezione chiave da trarre dalla pandemia. Con la diffusione della pandemia si è nuovamente assistito a campagne di disinformazione, che sono spesso promosse da governi stranieri e che non possono essere contrastate efficacemente senza ricorrere a strumenti tecnologici sofisticati. La COVID-19 ha inoltre evidenziato enormi carenze nelle capacità di gestione delle crisi dell’UE, come l’assenza di una riserva comune di attrezzature CBRN. In breve, sono necessarie molteplici misure per rendere l’Europa più resiliente ai disastri di vasta portata. Data la sensibilità della maggior parte di queste misure, è indispensabile attuarle con il sostegno di fornitori che siano affidabili e garantiscano la sicurezza dell’approvvigionamento in tempi di crisi.

    2.3.

    È perciò nell’interesse strategico dell’Unione sostenere in Europa le capacità industriali necessarie per garantire un adeguato livello di autonomia e sovranità tecnologica nei settori critici della sicurezza. Al tempo stesso, nelle attuali condizioni di mercato è purtroppo arduo soddisfare quest’interesse strategico. Al contrario, a causa delle caratteristiche specifiche del mercato della sicurezza in Europa, per le imprese è spesso difficile trovare valide giustificazioni economiche per le tecnologie in questione.

    2.4.

    Dal punto di vista commerciale, vi è solo una domanda limitata di prodotti di sicurezza avanzati e costosi. Dal momento che gli operatori privati del mercato cercano costantemente di ridurre i costi, normalmente limitano gli investimenti nella sicurezza allo stretto necessario e privilegiano i prodotti standardizzati più economici (offerti spesso da fornitori di paesi terzi).

    2.5.

    Dal lato della domanda pubblica, il mercato della sicurezza è composto da un’ampia varietà di acquirenti e utenti finali, che quasi sempre dispongono di bilanci esigui per gli appalti, effettuano ordini modesti e hanno l’obbligo giuridico di acquistare al prezzo minimo. Per di più, nel settore della sicurezza pubblica la gran maggioranza dei clienti non attua una programmazione dello sviluppo delle capacità. Tali clienti acquistano prodotti standardizzati per soddisfare le proprie esigenze immediate, senza una riflessione a lungo termine sulla possibile evoluzione futura di minacce e tecnologie, per non parlare degli investimenti necessari per prepararvisi.

    2.6.

    Date le specificità di entrambi i lati della domanda in materia di sicurezza, il mercato delle applicazioni e delle tecnologie critiche ha dimensioni modeste. Spesso le soluzioni di sicurezza complesse sono personalizzate per uno o pochissimi clienti, il che riduce al minimo i volumi di produzione e le economie di scala. Nel migliore dei casi le tecnologie utilizzate per tali sistemi si possono impiegare per altre applicazioni meno sensibili, destinate a un mercato di clienti commerciali più vasto. Pertanto, le attuali condizioni del mercato rendono impossibile sostenere nell’UE una base tecnologica e industriale in grado di sviluppare le capacità di sicurezza di cui l’Europa ha bisogno per proteggere le proprie frontiere esterne, il proprio territorio e i propri cittadini. Ciò compromette la credibilità dell’Unione della sicurezza ed esige il potenziamento dell’azione dell’UE.

    Situazione delle politiche dell’UE in materia di sicurezza

    2.7.

    Sin dal lancio dell’agenda europea sulla sicurezza, nell’aprile 2015, l’UE cerca di realizzare un’autentica Unione della sicurezza che fornisca gli strumenti, le infrastrutture e il contesto in cui le autorità nazionali e dell’UE possano collaborare efficacemente per affrontare le sfide comuni, tutelando nel contempo i diritti e le libertà dei cittadini (2). La semplice quantità delle iniziative in tale contesto basta a dimostrare che la sicurezza è veramente diventata una delle principali priorità politiche dell’Unione:

    direttiva sulla lotta contro il terrorismo (3)

    revisione delle norme contro il riciclaggio di denaro (4)

    istituzione del sistema d’informazione Schengen (SIS) (5)

    interoperabilità tra i sistemi di informazione dell’UE relativi alla sicurezza, alle frontiere e alla gestione della migrazione (6)

    istituzione dell’Agenzia dell’Unione europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA) (7)

    regolamento sulla cibersicurezza (8)

    rafforzamento della guardia di frontiera e costiera europea («Frontex») (9)

    sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) (10).

    Queste iniziative si aggiungono ad altri programmi e strumenti di finanziamento già consolidati, come il Fondo sicurezza interna.

    2.8.

    La proposta della Commissione relativa al prossimo quadro finanziario pluriennale prevedeva un notevole aumento delle principali linee di bilancio pertinenti (ad esempio 35,3 miliardi di EUR per la gestione delle frontiere e della migrazione, 4 miliardi di EUR per la sicurezza interna, 15,6 miliardi di EUR per la resilienza e la risposta alle crisi) rispetto al precedente QFP (11). L’UE finanzierà inoltre, nel quadro di Orizzonte Europa, un altro programma di ricerca in materia di sicurezza, che ha già dato un importante contributo alla concezione e allo sviluppo delle future capacità in materia nell’ambito di Orizzonte 2020.

    2.9.

    Per quanto riguarda le tecnologie digitali, la Commissione europea propone inoltre di aumentare la spesa in modo significativo (ad esempio Orizzonte Europa o il programma Europa digitale) per rafforzare la sovranità tecnologica dell’Europa in ambiti di importanza strategica. A tal proposito, la Commissione ha dichiarato anche dichiarato la sua intenzione di favorire le sinergie tra i settori dello spazio, della difesa e della sicurezza.

    2.10.

    La sovranità tecnologica è altresì un termine chiave della nuova strategia industriale per l’Europa, in cui si sottolinea che «la trasformazione digitale dell’Europa, la sicurezza e la futura sovranità tecnologica dipendono dalle nostre infrastrutture digitali strategiche» e si annuncia l’intenzione di sostenere «lo sviluppo di tecnologie abilitanti fondamentali che rivestono importanza strategica per il futuro industriale dell’Europa» (12).

    Osservazioni specifiche

    2.11.

    La competenza dell’UE in materia di sicurezza rimane modesta e molto spesso si limita a un semplice ruolo di coordinamento tra le autorità nazionali. Le politiche di sicurezza restano quindi frammentate e sovente inefficaci. Lo stesso vale per altri settori pertinenti per la sicurezza, quali la sanità pubblica.

    2.12.

    Nell’UE la sicurezza è una priorità politica priva di una dimensione industriale. Esiste un notevole numero di strumenti di finanziamento e politiche in materia di sicurezza, dotati di bilanci cospicui. Tuttavia, non vi è né un coordinamento delle esigenze in termini di capacità, né una politica coerente a sostegno della base industriale e tecnologica pertinente. Concetti quali competitività industriale, autonomia strategica, pianificazione della capacità e tecnologie critiche sono rimasti quasi completamente assenti dal dibattito sull’Unione della sicurezza e non sono mai considerati obiettivi dei programmi di finanziamento relativi alla sicurezza.

    2.13.

    Il Piano d’azione per un’industria della sicurezza innovativa e competitiva, varato dalla Commissione nel 2012, era scarsamente ambizioso e di portata limitata, per cui è rimasto privo di impatto significativo.

    2.14.

    Il programma europeo di ricerca in materia di sicurezza mobilita risorse considerevoli, ma lamenta gravi punti deboli. L’assorbimento dei risultati della ricerca da parte del mercato rimane un problema importante, perché non esiste né un processo di pianificazione comune delle capacità per la sicurezza, che contribuirebbe a consolidare la domanda degli utenti finali pubblici, né un uso sistematico di altri strumenti di finanziamento dell’UE orientati alle capacità quale mezzo per sostenere il ricorso a soluzioni in materia di sicurezza.

    2.15.

    La nuova strategia di sicurezza interna guida le politiche dell’UE in materia di sicurezza e dovrebbe pertanto cercare di colmare queste carenze. Dovrebbe gestire la rapida evoluzione della tecnologia e le sue implicazioni per la sicurezza, promuovere una definizione comune delle esigenze in termini di capacità di sicurezza e favorire la cooperazione europea per soddisfare tali esigenze. Ciò rafforzerebbe l’Unione della sicurezza, contribuirebbe notevolmente alla creazione di un autentico mercato interno della sicurezza e aiuterebbe a mantenere un’industria della sicurezza competitiva in Europa.

    2.16.

    L’industria è indispensabile per tradurre le tecnologie in soluzioni. Un’ambiziosa politica industriale per i settori essenziali della sovranità dovrebbe pertanto costituire una priorità politica per l’Unione. Lo sviluppo di tale politica è particolarmente urgente per il settore della sicurezza, che attualmente lamenta gravi fallimenti del mercato a causa dei quali è assai difficile sostenere le capacità critiche in campo industriale e tecnologico.

    2.17.

    Invitiamo pertanto la Commissione europea a elaborare una strategia industriale specifica in materia di sicurezza per sostenere la nuova strategia di sicurezza interna e rendere più efficace l’Unione della sicurezza. Questa strategia industriale dovrebbe essere ambiziosa e globale, garantendo che tutti gli strumenti e le politiche pertinenti contribuiscano alla sovranità tecnologica dell’Unione nei settori critici per la sicurezza. Dovrebbe inoltre garantire che in tutti gli strumenti UE connessi alla sicurezza (Fondo sicurezza interna, Fondo per la gestione integrata delle frontiere, rescEU) sia integrata una dimensione industriale e che in tutti i programmi connessi alle tecnologie (Europa digitale, Orizzonte Europa) sia integrata una dimensione di sicurezza. Ciò contribuirebbe a soddisfare le esigenze di sicurezza dei clienti pubblici, offrirebbe nuove opportunità per l’industria europea e renderebbe più facile la gestione, in tempo utile, delle implicazioni delle tecnologie emergenti in termini di sicurezza.

    2.18.

    A tal fine, il concetto di sovranità tecnologica deve essere ulteriormente definito e reso operativo. La decisione della Commissione di concentrare l’attenzione sulle tecnologie digitali è una misura apprezzabile, che però non dovrebbe essere esclusiva. Occorre dare la priorità a tutte le tecnologie critiche nei settori essenziali della sovranità: sicurezza, difesa e spazio. Il concetto dovrebbe inoltre essere riesaminato alla luce della pandemia di COVID-19 e dovrebbe includere la resilienza come obiettivo strategico.

    2.19.

    La nuova strategia industriale per l’Europa della Commissione comprende elementi importanti per promuovere la sovranità tecnologica negli ambiti critici della sicurezza. Il concetto di catene di valore strategiche, in particolare, dovrebbe essere utilizzato come quadro di riferimento per un approccio globale che copra l’intero ciclo industriale, dall’approvvigionamento di materiali essenziali all’industrializzazione e alla manutenzione, e che coordini l’uso di tutti gli strumenti politici appropriati, compreso il controllo degli investimenti esteri diretti.

    2.20.

    Il prossimo quadro finanziario pluriennale dovrà essere adeguato alle esigenze dell’era della COVID-19 e del periodo successivo, e lo stesso vale per le politiche sostenute dal QFP e i programmi da esso finanziati. Le priorità e gli strumenti precedentemente definiti devono essere rivisti per tenere conto degli insegnamenti tratti dalle difficoltà incontrate dall’Europa nel far fronte alla pandemia. Ciò vale anche per l’Unione della sicurezza e per la nuova strategia di sicurezza interna, che dovrebbero mettere in risalto la necessità di una maggiore sovranità e resilienza tecnologica.

    2.21.

    Per superare la recessione innescata dalla pandemia, nel corso del prossimo ciclo di bilancio l’UE dovrebbe concentrare gli investimenti sui settori ad alta tecnologia, in quanto essi presentano il maggiore valore aggiunto e i più consistenti effetti moltiplicatori per l’economia nel suo complesso (13). Una strategia industriale dell’UE in materia di sicurezza che contribuisca a rendere l’Europa più autonoma e resiliente sarebbe perfettamente coerente con questo approccio, e dovrebbe pertanto essere avviata con urgenza nell’ambito del piano di rilancio dell’Unione dopo la COVID-19.

    Bruxelles, 16 luglio 2020

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Luca JAHIER


    (1)  Data la grande diversificazione del settore, attualmente non esiste una definizione chiara di industria della sicurezza e vi sono solo stime approssimative delle dimensioni del mercato. Una classificazione metodologica di tale industria è resa più difficile da una serie di fattori: 1) l’industria della sicurezza non è contemplata in quanto tale dalle principali nomenclature statistiche (NACE, Prodcom ecc.); 2) la produzione di articoli connessi alla sicurezza si cela dietro una vasta gamma di voci, e le statistiche relative a tali voci non fanno distinzione fra attività connesse alla sicurezza e attività di altro tipo; 3) non vi è alcuna fonte di dati statistici resa disponibile a livello europeo dal settore stesso. Cfr. Study on the development of statistical data on the European security technological and industrial base («Studio sullo sviluppo di dati statistici relativi alla base tecnologica e industriale della sicurezza europea»), relazione finale di Ecorys per la Commissione europea, DG Migrazione e affari interni, giugno 2015.

    (2)  Comunicazione della Commissione — Attuare l’Agenda europea sulla sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l’Unione della sicurezza, Bruxelles, 20 aprile 2016, COM(2016) 230 final (https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:9aeae420-0797-11e6-b713-01aa75ed71a1.0012.02/DOC_1&format=PDF).

    (3)  Direttiva sulla lotta contro il terrorismo (GU L 88 del 31.3.2017, pag. 6)

    (4)  Direttiva relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32015L0849&from=IT).

    (5)  Regolamento sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del sistema d’informazione Schengen (SIS) nel settore delle verifiche di frontiera (GU L 312 del 7.12.2018, pag. 14) e regolamento sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del sistema d’informazione Schengen (SIS) nel settore della cooperazione di polizia e della cooperazione giudiziaria in materia penale (GU L 312 del 7.12.2018, pag. 56).

    (6)  Regolamento sull’interoperabilità (frontiere e visti) (GU L 135 del 22.5.2019, pag. 27) e regolamento sull’interoperabilità (cooperazione di polizia e giudiziaria, asilo e migrazione) (GU L 135 del 22.5.2019, pag. 85).

    (7)  Regolamento relativo all’Agenzia dell’Unione europea per la gestione operativa dei sistemi IT su larga scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (eu-LISA) (GU L 295 del 21.11.2018, pag. 99).

    (8)  Regolamento relativo all’ENISA, l’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza, e alla certificazione della cibersicurezza per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (GU L 151 del 7.6.2019, pag. 15).

    (9)  Regolamento relativo alla guardia di frontiera e costiera europea (GU L 295 del 14.11.2019, pag. 1).

    (10)  Regolamento che istituisce un sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS) (GU L 236 del 19.9.2018, pag. 1).

    (11)  In prezzi correnti. Cfr. la comunicazione della Commissione Il bilancio dell’UE come motore del piano per la ripresa europea, Bruxelles, 27 maggio 2020, COM (2020) 442 final: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?qid=1601035899164&uri=CELEX%3A52020DC0442

    (12)  Comunicazione della Commissione Una nuova strategia industriale per l’Europa, Bruxelles, 10 marzo 2020, COM (2020) 102 final: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0102&from=IT

    (13)  Cfr. ad esempio Il ruolo dell’innovazione e dell’alta tecnologia in Italia nel confronto con il contesto internazionale, Centro economia digitale, Roma, ottobre 2019.


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