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Document 52019IE1656

    Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Il nuovo ruolo dei servizi pubblici per l’impiego nel quadro dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali»(parere d’iniziativa)

    EESC 2019/01656

    GU C 353 del 18.10.2019, p. 46–51 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    18.10.2019   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 353/46


    Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Il nuovo ruolo dei servizi pubblici per l’impiego nel quadro dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali»

    (parere d’iniziativa)

    (2019/C 353/08)

    Relatrice: Vladimíra DRBALOVÁ

    Decisione dell’assemblea plenaria

    20.2.2019

    Base giuridica

    Articolo 32, paragrafo 2, del Regolamento interno

    Parere d’iniziativa

    Sezione competente

    Occupazione, affari sociali, cittadinanza

    Adozione in sezione

    8.7.2019

    Adozione in sessione plenaria

    17.7.2019

    Sessione plenaria n.

    545

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    156/7/10

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il CESE apprezza il contributo della rete dell’Unione di servizi pubblici per l’impiego alla modernizzazione e al rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego (SPI), e chiede una sinergia tra la sua strategia aggiornata per il periodo successivo al 2020 e i principi del pilastro europeo dei diritti sociali.

    1.2.

    Il CESE ha individuato alcuni settori in cui è necessario un impegno maggiore, basato sul partenariato con tutti i soggetti interessati, le parti sociali, le organizzazioni della società civile, le imprese e i servizi privati per l’impiego, al fine di compiere uno sforzo concertato per realizzare una migliore integrazione delle persone in cerca di lavoro nel mercato del lavoro.

    1.3.

    Un ruolo innovativo dei servizi pubblici per l’impiego nell’attuazione delle politiche nazionali in materia di occupazione e mercato del lavoro e nella garanzia di servizi più efficienti per le imprese dev’essere adeguatamente sostenuto a livello nazionale attraverso una capacità sufficiente, personale qualificato, attrezzature informatiche e tecniche pertinenti per la digitalizzazione della società, nonché sostegno finanziario.

    1.4.

    Il CESE chiede una cooperazione più sistematica e strutturale tra servizi pubblici per l’impiego e altri prestatori di servizi in campo sociale e occupazionale, per rimediare ai molteplici tipi di ostacoli che le persone in cerca di impiego affrontano per entrare nel mercato del lavoro (questioni sanitarie, alloggio, trasporti). La modernizzazione degli SPI è un processo complesso, e la mancanza di coordinamento, programmazione, pianificazione e ripartizione delle responsabilità a livello nazionale e/o regionale conduce alla frammentazione. La partecipazione attiva e regolare delle parti sociali all’attività degli SPI è fondamentale per mappare le opportunità di lavoro a livello locale e contribuire ad affrontare gli squilibri tra domanda e offerta sul mercato del lavoro.

    1.5.

    Il CESE chiede sinergie più strette tra i servizi degli SPI e i sistemi previdenziali e di infrastrutture sociali, al fine di rafforzare l’assistenza fornita ai disoccupati nella ricerca di un lavoro e di evitare che coloro che cercano un’occupazione siano penalizzati quando rientrano nel mercato del lavoro.

    1.6.

    Il CESE chiede un maggiore sostegno finanziario per gli Stati membri e auspica che il Fondo sociale europeo Plus (FSE+), introdotto di recente con il nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, diventi un autentico strumento dell’UE per investire nelle persone e attuare il pilastro europeo dei diritti sociali.

    1.7.

    Il CESE ritiene che occorra compiere sforzi maggiori per monitorare, valutare e confrontare i servizi degli SPI, in modo da determinare la loro reale efficacia nell’aiutare le persone in cerca di lavoro a trovarne uno. L’adozione di norme e orientamenti comuni a livello europeo potrebbe contribuire all’efficacia degli SPI. Si dovrebbero utilizzare maggiormente fonti di dati come l’indagine sulle forze di lavoro, e agenzie come Eurofound possono contribuire a tale monitoraggio.

    1.8.

    Il CESE chiede che vengano rivedute le vigenti disposizioni sulla misurazione dei risultati dei programmi di lavoro degli SPI, per garantire che i servizi vadano a beneficio di tutte le categorie di persone, e specialmente di quelle che fanno fronte a molteplici problemi.

    2.   Introduzione

    2.1.

    Il pilastro europeo dei diritti sociali (EPSR) è stato istituito il 17 novembre 2017 a Göteborg, durante il vertice sociale dell’UE, a seguito di una proclamazione interistituzionale da parte del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Tale pilastro dovrebbe condurre a una maggiore considerazione degli aspetti occupazionali e sociali, contribuire a rendere il modello sociale europeo all’altezza delle sfide del XXI secolo e stimolare il processo di convergenza tra gli Stati membri.

    2.2.

    I 20 principi fondamentali del pilastro europeo dei diritti sociali sono strutturati in tre categorie principali: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione sociale e inclusione. La questione principale, in Europa, consiste nel loro esercizio e attuazione effettivi, alla luce dei rapidi mutamenti in atto nel contesto sociale, giuridico ed economico.

    2.3.

    Secondo l’analisi annuale della crescita 2019, l’economia europea sta entrando nel sesto anno di crescita costante. Questa notevole crescita economica è stata accompagnata da una ripresa degli investimenti, dall’aumento della domanda dei consumatori, da migliori finanze pubbliche e dalla costante creazione di posti di lavoro, anche se a ritmi diversi nei vari paesi. Tali sviluppi hanno contribuito a migliorare sostanzialmente i mercati del lavoro e le condizioni sociali. Il tasso di occupazione delle persone tra i 20 e i 64 anni è salito al 73,2 % nel secondo trimestre del 2018. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,8 %, e sono in calo anche i tassi di disoccupazione di lunga durata e giovanile. Tuttavia, a giudizio del Comitato, vi sono grandi differenze tra gli Stati membri, i quali non presentano tutti lo stesso livello di crescita economica e di aumento dell’occupazione. Occorre dedicare particolare attenzione al miglioramento della qualità dei posti di lavoro creati, tra l’altro per contrastare le disuguaglianze sociali.

    2.4.

    Sulla scia del miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale (113 milioni nel 2017) è sceso per la prima volta, in alcuni paesi, al di sotto dei livelli precedenti la crisi. Tuttavia, la povertà lavorativa continua ad essere elevata ed è in aumento in diversi Stati membri. Il rischio di povertà rimane una sfida, in particolare per i bambini, le persone con disabilità, le persone provenienti da un contesto migratorio e i disoccupati.

    2.5.

    Nella relazione comune sull’occupazione si afferma che le politiche attive del mercato del lavoro e i servizi pubblici per l’impiego sono essenziali per garantire mercati del lavoro efficienti e inclusivi. Le politiche attive del mercato del lavoro migliorano la corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro e aumentano le probabilità di trovare un nuovo impiego per chi lo cerca.

    3.   Servizi pubblici per l’impiego e futuro del lavoro

    3.1.

    I mercati del lavoro e le società sono in rapida evoluzione: nuove opportunità e nuove sfide emergono dalla globalizzazione, dalla rivoluzione digitale, dal mutamento dell’organizzazione del lavoro e dagli sviluppi socioculturali e demografici. Le sfide, come le persistenti diseguaglianze, la disoccupazione di lunga durata e giovanile o la solidarietà tra le generazioni, sono spesso simili negli Stati membri, anche se incidono in misura diversa. La rivoluzione tecnologica in corso si caratterizza in particolare per un ritmo di cambiamento più rapido.

    3.2.

    La forza lavoro non è mai stata così diversificata e istruita. La popolazione attiva del XXI secolo è molto diversa, e l’atteggiamento dei singoli nei confronti del lavoro sta cambiando. Se e quando i lavoratori ricercano più libertà sul lavoro e più libertà di scelta, e le modalità di ricerca di un impiego si traducono in un’individualizzazione delle condizioni di lavoro, occorrerebbe che le condizioni di lavoro venissero rese chiare mediante un dialogo sociale e un contratto collettivo. Le persone dovrebbero essere in grado di dispiegare le loro potenzialità utilizzando pienamente le loro qualificazioni, capacità e competenze, e di ottenere un posto di lavoro di qualità e produttivo, con un’adeguata protezione sociale.

    3.3.

    Un ruolo importante è svolto dalla rete dell’Unione di servizi pubblici per l’impiego, istituita il 17 giugno 2014 e che sarà operativa fino al 31 dicembre 2020. Nel 2018 è stata avviata una valutazione, per esaminare la pertinenza, l’efficienza, l’efficacia, la coerenza e il valore aggiunto UE della decisione di creare tale rete. Nel parere sugli SPI (1) il CESE ha accolto favorevolmente la proposta della Commissione di istituire una rete europea degli SPI.

    3.4.

    La Strategia per il 2020 e oltre della rete europea di SPI rispecchia i recenti sviluppi sui mercati del lavoro, comprese le economie emergenti delle piattaforme, le nuove forme di lavoro, le carenze di manodopera, la mobilità della forza lavoro, una base più eterogenea di clienti degli SPI e la necessità di utilizzare le nuove tecnologie digitali e attingere a fonti di dati più ricche.

    3.5.

    A livello nazionale sono state già adottate numerose misure positive in coordinamento con la rete europea degli SPI. Gli SPI nazionali hanno svolto, in alcuni paesi, un ruolo molto importante nell’attuazione della garanzia dell’UE per i giovani, aiutando i giovani, in particolare i NEET, ad entrare più rapidamente nel mercato del lavoro o a reinserirsi nel mondo dell’istruzione. Gli SPI nazionali hanno attuato anche delle misure tratte dall’iniziativa dell’UE incentrata su una migliore integrazione dei disoccupati di lunga durata attraverso una migliore registrazione e contratti di lavoro integrati. Inoltre, sin dal 2015 hanno messo all’ordine del giorno l’integrazione nel mercato del lavoro dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

    3.6.

    Tuttavia, le esperienze del CESE mostrano che l’efficacia degli SPI e la loro capacità di adeguarsi al mutare delle circostanze, di affrontare nuove sfide nel mondo del lavoro e di integrare con successo le persone in questi mercati del lavoro transitori differiscono a seconda degli Stati membri. La loro capacità personale, tecnica e finanziaria è sottovalutata in molti casi, e in alcuni Stati membri.

    3.7.

    Occorrerebbe promuovere più efficacemente una speciale categoria professionale di consulenti del lavoro, e sviluppare una corretta integrazione delle banche dati per un’effettiva corrispondenza tra imprese e lavoratori. In alcuni paesi gli SPI sono integrati o sostituiti da agenzie per l’impiego private e dai consulenti del lavoro. La cooperazione con le imprese è essenziale, insieme alla partecipazione attiva delle parti sociali anche a livello locale, al fine mappare le opportunità di lavoro a livello nazionale e territoriale. Il tasso di successo dei servizi degli SPI dovrebbe essere misurato anche dal punto di vista dei datori di lavoro.

    4.   I servizi pubblici per l’impiego dal punto di vista del pilastro europeo dei diritti sociali

    4.1.

    Dalla proclamazione del pilastro europeo dei diritti sociali, la rete nazionale e quella UE di servizi pubblici per l’impiego dovrebbero essere più innovative nel sostenere lo scopo del pilastro e nell’attuare i suoi principi fondamentali.

    4.2.

    Nel 2017 la rete europea degli SPI ha presentato un contributo ufficiale alla consultazione della Commissione europea sul pilastro europeo dei diritti sociali. Nel 2018 essa ha elaborato il proprio documento sul futuro del lavoro. Questa attività ha offerto alla rete l’opportunità di esaminare il modo in cui la strategia 2020 per gli SPI potrebbe essere adattata per garantire che continui ad essere efficace, in quanto gli SPI cercano di rispondere alle nuove sfide di un mercato del lavoro in rapida evoluzione e di diventare vere e proprie agenzie di orientamento professionale. Gli SPI stanno lavorando alla modernizzazione della propria organizzazione al fine di offrire ai clienti servizi contraddistinti da capacità, flessibilità e responsabilità (AAA nella sigla inglese), contribuendo a rendere il mercato del lavoro più sostenibile e inclusivo.

    5.   Il nuovo ruolo degli SPI dal punto di vista del CESE

    5.1.

    Il CESE accoglie con favore le priorità del programma di lavoro della rete UE degli SPI per il 2019 e chiede una maggiore interazione tra i principi del pilastro europeo dei diritti sociali e gli strumenti della rete per l’analisi comparativa e l’apprendimento reciproco. Ciò può contribuire sia a una migliore integrazione dei servizi degli SPI, sia all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali.

    5.2.

    Nel novembre 2018 l’Osservatorio del mercato del lavoro (OML) del CESE ha organizzato un convegno sui servizi pubblici per l’impiego nel contesto dell’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. Gli esempi forniti hanno confermato la necessità di una complementarità tra i servizi per l’impiego pubblici e privati, e hanno evidenziato i vantaggi concreti di una buona cooperazione tra SPI e parti sociali. La proattività degli SPI, la creazione di uno sportello unico per le imprese, i corsi di formazione congiunti tra SPI e imprese sono risultati nel complesso fondamentali per offrire posti di lavoro sostenibili.

    5.2.1.

    Il CESE incoraggia la ricerca di una risposta migliore alle richieste e alle offerte di lavoro e maggiori incentivi sia per i datori di lavoro che per i lavoratori (ad esempio consentendo ai percettori di salario minimo di mantenere alcuni benefici sociali legati alla disoccupazione), e auspica un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza occupazionale, da cui risultino contratti di lavoro più stabili. L’Europa è ancora lungi dallo sfruttare pienamente il potenziale della forza lavoro disponibile, e dovrebbe sostenere delle imprese sostenibili, tra l’altro mettendole in condizione di creare un numero maggiore di posti di lavoro di qualità e produttivi.

    5.2.2.

    In un precedente parere (2), il CESE osservava che l’accesso ai sistemi di protezione sociale è un elemento chiave per pervenire a società più giuste e costituisce una componente essenziale di una forza lavoro attiva, sana e produttiva. L’UE dovrebbe migliorare il modo in cui l’attuale metodo aperto di coordinamento aiuta gli Stati membri a valutare i progressi verso le riforme e a migliorare i risultati delle loro politiche per l’occupazione e dei sistemi nazionali di protezione e di previdenza sociale. Si dovrebbero garantire sinergie più strette tra i servizi degli SPI e i sistemi previdenziali e di infrastrutture sociali, al fine di rafforzare l’assistenza fornita ai disoccupati nella ricerca di un lavoro e di evitare che coloro che cercano un’occupazione siano penalizzati quando rientrano nel mercato del lavoro.

    5.2.3.

    Mobilità: per il CESE, la libera circolazione dei lavoratori basata sulla non discriminazione e sulla parità di trattamento e la rimozione dei rimanenti ostacoli alla mobilità continuano ad essere una delle priorità dell’Unione europea. Nel parere su EURES (3), il CESE chiede uno strumento concreto per far coincidere l’offerta e la domanda sul mercato del lavoro europeo in stretta collaborazione con i servizi pubblici nazionali per l’impiego. La mobilità dei lavoratori in tutta l’UE è connessa agli sforzi in atto per modernizzare il sistema di coordinamento della sicurezza sociale e renderlo più equo per tutti gli Stati membri. In particolare nel caso delle prestazioni di disoccupazione per i lavoratori transfrontalieri, occorre applicare il principio della lex loci laboris per determinare lo Stato membro competente, salvo diverso accordo tra gli Stati membri.

    5.2.4.

    Competenze adeguate al mercato del lavoro: la dimensione sociale dell’istruzione, quale prevista nel primo principio del pilastro europeo dei diritti sociali, sancisce che ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi. Inoltre, la crescente carenza di manodopera sul mercato del lavoro in Europa sta mettendo a repentaglio la crescita futura. Occorrerebbe promuovere una più stretta cooperazione tra gli SPI, le parti sociali, le imprese, i consigli regionali per l’occupazione e le competenze e altre strutture regionali pertinenti, per superare le disparità regionali e offrire un adeguato orientamento professionale, opportunità di riconversione e riqualificazione e trasformazione professionale a quanti cercano lavoro o rischiano di perderlo, con responsabilità condivise tra i vari soggetti. Anche l’attivazione dei lavoratori autonomi dovrebbe figurare tra queste misure.

    5.2.5.

    Cooperazione con le parti sociali: nell’elaborazione della politica sociale dell’UE occorre dare più spazio alle parti sociali, nel pieno rispetto della loro autonomia. Nel loro ruolo di attori principali del mercato del lavoro e in collaborazione con gli SPI nazionali, esse possono contribuire in modo significativo alla mappatura delle opportunità lavorative anche a livello locale, facilitando la transizione delle persone nel mercato del lavoro o al suo interno, sostenendo i disoccupati in cerca di un impiego e aiutando le imprese nella ricerca di risorse umane nonché aiutando i giovani e gli adulti a scegliere i percorsi di riqualificazione più adeguati (ADEM nel Lussemburgo).

    5.2.6.

    Società civile: il CESE rappresenta una gamma di organizzazioni della società civile e ha già formulato numerosi pareri su alcuni dei principi contemplati dal pilastro europeo dei diritti sociali. Il valore aggiunto delle organizzazioni della società civile è la loro vicinanza alla situazione sul campo e la loro dimestichezza con le esigenze di diversi gruppi (migranti, persone con disabilità, giovani, diritti delle donne): tali organizzazioni possono effettivamente contribuire a rendere più mirate le attività degli SPI (potrebbe rientrare in tale contesto, per esempio, il ruolo dei consulenti del lavoro in Italia).

    5.2.7.

    Cooperazione con i servizi per l’impiego privati: l’esperienza mostra che il coinvolgimento e l’integrazione su base paritaria dei servizi pubblici e privati possono rivelarsi efficaci nell’influire positivamente sulla realizzazione di un mercato del lavoro realmente inclusivo e sostenibile. Tale complementarità dev’essere sostenuta. Le previsioni e i pronostici sul mercato del lavoro sono sempre molto difficili. Le esigenze del mercato del lavoro cambiano molto rapidamente, ed è essenziale disporre di dati affidabili. Tuttavia, i mercati del lavoro inclusivi che auspichiamo richiedono l’inclusione di tutti.

    6.   Lacune persistenti nell’assistenza mirata da parte degli SPI

    6.1.

    Il CESE apprezza il fatto che i principali gruppi di destinatari siano contemplati nei programmi di lavoro sia delle reti europee di SPI che degli SPI nazionali. Sottolinea, tuttavia, che vi sono ancora delle lacune e che gli SPI devono integrare maggiormente il principio della diversità e della non discriminazione nella loro attività quotidiana. Questo sforzo dev’essere proseguito o intensificato, in particolare per quanto riguarda le seguenti categorie:

    6.1.1.

    Giovani: il CESE accoglie con favore il raddoppio del sostegno finanziario per l’attuazione della garanzia per i giovani. Gli SPI dovrebbero investire in un approccio a lungo termine alla fornitura di servizi ai giovani in cerca di lavoro, compreso un uso migliore degli strumenti delle TIC e di Internet per rafforzare i servizi ai gruppi più vulnerabili di giovani Gli SPI dovrebbero potenziare l’assistenza individuale ai giovani, cooperare con le loro famiglie e informarli correttamente sulla situazione del mercato del lavoro.

    6.1.2.

    Adulti: l’invecchiamento della popolazione in Europa, la maggiore longevità nella società e la necessità di promuovere la cooperazione intergenerazionale, l’accelerazione dei cambiamenti nel mercato del lavoro, le forme emergenti di lavoro e la penetrazione delle tecnologie digitali in tutti gli aspetti della vita quotidiana hanno dato luogo a una domanda crescente di nuove competenze e di un livello più elevato di abilità, conoscenze e qualificazioni. Ciò rende ancora più urgente la necessità di migliorare le competenze o riqualificare tutti coloro che non dispongono di competenze di base o che non hanno ottenuto una qualifica, per garantirne l’occupabilità e la cittadinanza attiva.

    6.1.3.

    Donne: il CESE accoglie con favore la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare (WLB) (4), che aiuta i genitori e i prestatori di assistenza, e in particolare le donne, a organizzare meglio il proprio lavoro e i compiti quotidiani. A questo dovrebbero essere aggiunti i necessari investimenti nelle infrastrutture sociali, ad esempio per l’assistenza ai bambini e agli anziani. Ciò comprende anche un’efficace assistenza da parte degli SPI nazionali per l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro, nel rispetto dell’approccio WLB.

    6.1.4.

    Persone con disabilità: le persone con disabilità rappresentano circa un sesto della popolazione complessiva dell’UE in età lavorativa, ma il loro tasso di occupazione è relativamente basso. Questo è stato il messaggio principale dell’audizione organizzata dal CESE nel 2017. In particolare, le donne e le ragazze con disabilità (5) continuano a far fronte ad una discriminazione multipla e intersezionale, dovuta sia al loro genere che alla loro disabilità. Troppo spesso sono escluse, tra l’altro, da un’istruzione e una formazione inclusive, dall’occupazione, dall’accesso ai programmi di riduzione della povertà, da un alloggio adeguato e dalla partecipazione alla vita politica e pubblica. Esse hanno bisogno di un’assistenza specifica e di un approccio individuale da parte degli SPI.

    6.1.5.

    Migrazione: la migrazione legale può svolgere un ruolo importante per il buon funzionamento dei mercati del lavoro. Nel parere al riguardo (6) il CESE ha sottolineato l’importanza di una politica coerente in materia di migrazione e di un quadro normativo ben congegnato, affermando che, senza la migrazione, il modello economico e sociale europeo è in pericolo. Integrare i rifugiati che hanno il diritto di rimanere in Europa in attività di formazione, nell’occupazione e nella società in generale continuerà ad essere importante. In molti paesi gli SPI hanno già lanciato un gran numero di iniziative per contribuire a questo obiettivo.

    6.1.6.

    Minoranza Rom: il CESE è molto attivo sulle questioni legate alle condizioni di vita e di lavoro della comunità Rom, e presta particolare attenzione alla questione di una migliore integrazione (7). Il CESE ravvisa una sinergia tra l’attuazione del principio di parità di accesso del pilastro europeo dei diritti sociali e ulteriori iniziative per una più efficace integrazione dei Rom. L’assistenza alle donne Rom in particolare dovrebbe essere una priorità per gli SPI.

    6.1.7.

    La popolazione inattiva non è un gruppo di destinatari tradizionale per gli SPI, sebbene una quota significativa di tali persone intenda lavorare. La rete europea degli SPI ha pubblicato uno studio sul ruolo degli SPI nel raggiungere la popolazione inattiva, che offre una panoramica delle misure di sensibilizzazione rivolte alle persone inattive, con particolare riferimento al ruolo degli SPI. Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a ridefinire le politiche di riattivazione rivolte a questa parte della popolazione.

    7.   Un supporto complesso per i servizi pubblici per l’impiego nazionali

    7.1.

    Gli orientamenti europei per l’occupazione 2019 (orientamento 7) incoraggiano gli Stati membri ad accrescere l’efficacia delle loro politiche attive del mercato del lavoro. Gli Stati membri dovrebbero ambire a servizi pubblici per l’impiego più efficaci, garantendo un’assistenza tempestiva e su misura per assistere le persone in cerca di lavoro, sostenendo la domanda del mercato del lavoro e attuando una gestione basata sui risultati.

    7.2.

    Per contribuire efficacemente all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, gli SPI nazionali avranno bisogno di un maggiore sostegno e di condizioni adeguate:

    7.2.1.

    Risorse umane sufficienti. I servizi complessi degli SPI (ricerca e selezione del personale, ricollocamento, consulenza e assistenza nelle richieste di sostegno al reddito, tirocini) richiedono personale qualificato con competenze specifiche, che operi in condizioni sostenibili e collabori con consulenti del lavoro e agenzie per l’impiego private.

    7.2.2.

    Affrontare l’evoluzione tecnologica. La digitalizzazione dell’economia e della società crea nuovi strumenti che, se adeguatamente gestiti, possono aiutare gli SPI a svolgere il loro ruolo, compresa la formazione dei propri dipendenti e l’effettiva integrazione delle banche dati, per consentire a imprese e lavoratori di incontrarsi efficacemente e di partecipare a loro volta all’evoluzione delle competenze e dei compiti derivanti dalla nuova era digitale.

    7.3.

    Il 2 maggio 2018 la Commissione ha adottato una proposta che stabilisce il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. La proposta riflette l’attuale contesto sociale ed economico e fornisce una risposta tangibile alla richiesta, proveniente dalla cittadinanza europea, di un’Europa più sociale e di maggiori investimenti nelle persone nell’UE. Il Fondo sociale europeo Plus (FSE+) è uno strumento chiave dell’UE per investire nelle persone e attuare il pilastro europeo dei diritti sociali. I servizi pubblici per l’impiego saranno finanziati attraverso la componente Occupazione e innovazione sociale (EaSI) del Fondo sociale europeo Plus (FSE+).

    7.4.

    Le nuove responsabilità degli SPI, in particolare nel quadro delle politiche attive per l’occupazione, devono trovare riscontro in capacità e in un sostegno finanziario adeguati.

    7.5.

    Il CESE chiede una cooperazione più sistematica e strutturale tra servizi pubblici per l’impiego e altri prestatori di servizi in campo sociale e occupazionale, per rimediare ai molteplici tipi di ostacoli che le persone in cerca di impiego affrontano per entrare nel mercato del lavoro (questioni sanitarie, alloggio, trasporti). La modernizzazione degli SPI è un processo complesso, e la mancanza di coordinamento, programmazione, pianificazione e ripartizione delle responsabilità a livello nazionale e/o regionale conduce alla frammentazione.

    7.6.

    Il CESE ritiene che occorra compiere sforzi maggiori per monitorare, valutare e confrontare i servizi degli SPI, in modo da determinare la loro reale efficacia nell’aiutare le persone in cerca di lavoro a trovarne uno. L’adozione di norme e orientamenti comuni a livello europeo potrebbe migliorare l’efficacia degli SPI e le sinergie tra i paesi. Si dovrebbero utilizzare maggiormente fonti di dati come l’indagine sulle forze di lavoro, e agenzie come Eurofound possono contribuire a tale monitoraggio.

    Bruxelles, 17 luglio 2019

    Il presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Luca JAHIER


    (1)  GU C 67 del 6.3.2014, pag. 116.

    (2)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 135.

    (3)  GU C 424 del 26.11.2014, pag. 27.

    (4)  GU C 129 dell'11.4.2018, pag. 44.

    (5)  GU C 367 del 10.10.2018, pag. 20.

    (6)  GU C 110 del 22.3.2019, pag. 1.

    (7)  GU C 27 del 3.2.2009, pag. 88.


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