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Document 52013IE2169

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Garantire le importazioni di beni essenziali per l’UE mediante la politica commerciale attuale dell’UE e le politiche correlate»

    GU C 67 del 6.3.2014, p. 47–52 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    6.3.2014   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 67/47


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Garantire le importazioni di beni essenziali per l’UE mediante la politica commerciale attuale dell’UE e le politiche correlate»

    2014/C 67/08

    Relatore: PEEL

    Nel corso della sessione plenaria del 16 e 17 gennaio 2013, il Comitato economico e sociale europeo ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

    Garantire le importazioni di beni essenziali per l'UE mediante la politica commerciale attuale dell'UE e le politiche correlate.

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 25 settembre 2013.

    Alla sua 493a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 ottobre 2013 (seduta del 16 ottobre 2013), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 105 voti favorevoli, 1 voto contrario e 1 astensione.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    La competitività dell'UE, se non il mantenimento del nostro tenore di vita generale e della nostra qualità di vita, dipende da importazioni sicure e regolari di materie essenziali. "Poche economie possono dirsi autosufficienti nell'approvvigionamento di materie prime, per via della vasta gamma di fattori produttivi necessari alla maggior parte dei paesi": recita la seconda relazione sulle attività della DG Commercio (1), facendo rilevare che "l'interdipendenza è una realtà inevitabile per tutte le economie". Ottenere questi materiali a prezzi accessibili è essenziale per il funzionamento sostenibile dell'economia dell'UE e della società contemporanea nel suo insieme.

    1.1.1

    Queste risorse naturali mondiali fondamentali, ossia terreni agricoli/alimenti, acqua, energia nonché taluni metalli e minerali essenziali, sono limitate e rischiano di diventare sempre più scarse. Tuttavia, la domanda di tali risorse non è mai stata più elevata né ha registrato aumenti così marcati come oggi. Una risposta inadeguata ai cambiamenti climatici potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. L'UE gode di un clima relativamente temperato e favorevole per gli alimenti, le risorse idriche e l'agricoltura, ma non è autosufficiente né in materia di energia né per quanto riguarda numerosi metalli e minerali strategici essenziali.

    1.2

    È pertanto fondamentale che l'UE ponga un accento molto forte sull'utilizzo razionale e sull'efficienza delle risorse, sull'innovazione e sulla sostituzione, grazie soprattutto all'uso sostenibile, al riutilizzo e al riciclaggio dell'energia, dei metalli e dei minerali strategici essenziali e di altre risorse naturali. Il Comitato accoglie con particolare favore l'accento che pongono su questi aspetti il Partenariato europeo per l'innovazione (PEI) e la recente revisione dell'iniziativa "materie prime" della Commissione (2). Anche la società civile deve partecipare a pieno titolo e in forma attiva, tanto più che le parti interessate e i consumatori hanno un ruolo centrale e responsabile da svolgere nel garantire i massimi tassi di riutilizzo e riciclaggio, come anche la riduzione al minimo dei rifiuti.

    1.3

    Tuttavia, l'obiettivo del presente parere è quello di esaminare le modalità per garantire le importazioni essenziali attraverso la politica commerciale e le politiche collegate.

    1.4

    L'approccio adottato dall'UE in materia di commercio sostenibile è più avanzato di quello di qualsiasi suo concorrente principale, ma la sostenibilità deve essere un elemento fondamentale di qualsiasi strategia dell'UE tesa a garantire le importazioni essenziali. Tale strategia deve anche essere in piena sintonia con il programma dell'UE in materia di sviluppo, con particolare riferimento ai paesi ACP, ai paesi meno sviluppati, all'evoluzione dei sistemi di preferenze tariffarie generalizzate SPG e SPG+, nonché ai negoziati - ancora in corso - sugli accordi di partenariato economico (APE), come la Commissione riconosce appieno.

    1.5

    Il Comitato ha ricordato a più riprese che è essenziale garantire la coerenza tra la conservazione delle risorse naturali, la lotta contro la povertà, la produzione sostenibile e il consumo. Occorre inoltre instaurare dei processi pienamente partecipativi che coinvolgano la società civile, poiché essi rappresentano, insieme al dialogo sociale, dei fattori fondamentali per garantire una buona governance e per lottare contro la corruzione.

    1.6

    Il Comitato esprime apprezzamento per il fatto che la "gestione sostenibile delle risorse naturali" figuri tra i 12 "obiettivi indicativi" individuati nella relazione presentata il 30 maggio 2013 dal gruppo di personalità ad alto livello delle Nazioni Unite. La Commissione, per parte sua, ha pubblicato l'importante comunicazione Un'esistenza dignitosa per tutti  (3), che verte su questa iniziativa dell'ONU intesa a collegare i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio ai risultati di Rio+20, al fine di definire nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) dal 2015. Come rammenta tale comunicazione, "eliminare la povertà e garantire prosperità e benessere duraturi sono tra le sfide più pressanti che il mondo si trova ad affrontare". Questi obiettivi, tuttavia, saranno ancora più difficili da realizzare se il mondo dovrà affrontare gravi carenze di risorse strategiche essenziali.

    1.6.1

    La Commissione sottolinea altresì che "i due terzi dei servizi offerti dalla natura – terreni fertili, acqua potabile, aria pulita – sono in declino e i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità si approssimano a soglie oltre le quali le ricadute per la società e l'ambiente naturale sono irreversibili". Il Comitato, a sua volta, ha definito questa comunicazione "un elemento importante", mettendo in evidenza che "data l'estensione fisicamente limitata [… di] molte altre risorse naturali […], gli OSS devono includere obiettivi volti a garantire un uso più efficiente di tali risorse e una loro più giusta condivisione".

    1.7

    Il Comitato esprime apprezzamento per i progressi compiuti dall'iniziativa "materie prime" della Commissione. La gestione efficace delle risorse mondiali essenziali è tuttavia una questione che va affrontata in primo luogo a livello mondiale. Come ha riconosciuto la Commissione stessa, "per garantire un approvvigionamento sostenibile di materie prime, è necessario sviluppare una risposta coordinata, a livello UE o anche internazionale, per promuovere la creazione di un migliore quadro internazionale e una più stretta cooperazione" (4). I problemi attuali sono più di natura geopolitica che geologica, ma il Comitato esprime rammarico per il fatto che la risposta dell'UE sembra essere più un mosaico di iniziative specifiche che una strategia globale generale. Il Comitato si compiace tuttavia per la stretta cooperazione che l'UE ha instaurato con gli Stati Uniti e il Giappone, attraverso il partenariato strategico cui si fa riferimento nella comunicazione della Commissione dal titolo Affrontare le sfide relative ai mercati dei prodotti di base e alle materie prime  (5), e con i paesi menzionati nella revisione dell'iniziativa "materie prime". Questo mette giustamente in evidenza l'importanza della cooperazione con la Commissione dell'Unione africana e con l'Africa in generale.

    1.7.1

    Il Comitato incoraggia il perseguimento attivo di una diplomazia dell'UE sul fronte delle materie prime. Ritiene soprattutto che occorra intensificare e coordinare maggiormente gli sforzi a livello mondiale, in primo luogo attraverso il G20 (che raggruppa numerosi paesi nei quali si concentra la domanda di importazioni strategiche), nel cui ambito il dibattito sulla questione è stato finora meno proficuo, ma anche attraverso l'OCSE e le Nazioni Unite e le relative agenzie. Un "livellamento verso il basso" non servirebbe a nessuno.

    1.7.2

    Il principale inconveniente di un approccio globale integrato è rappresentato dalla mancanza di un meccanismo efficace che garantisca l'applicazione. Il Comitato raccomanda pertanto che, nel quadro della revisione, attesa ormai da tempo, dell'OMC, che si fonda sul diritto internazionale, sia aggiunta una competenza specifica riguardante l'energia, le materie prime e il loro utilizzo sostenibile. Andrebbe inoltre attribuita maggiore importanza al Forum mondiale annuale delle materie prime (Global Commodities Forum) dell'UNCTAD. Una questione fondamentale in questo contesto è rappresentata dalla vulnerabilità dei paesi in via di sviluppo. Per gli Stati dipendenti dalle materie prime, i settori dei prodotti di base costituiscono spesso la fonte più importante di introiti e di occupazione. Tuttavia, la loro incapacità di trasformare la crescita trainata da questi prodotti in una crescita economica più duratura e generalizzata e in maggiori benefici per i poveri ne mette in discussione il modello di sviluppo. Occorre riservare la massima attenzione, coinvolgendo appieno la società civile, ai cambiamenti da apportare alle politiche, alle istituzioni e alle infrastrutture di questi paesi per instaurare un legame tra i profitti generati dalle materie prime e il conseguimento di risultati in termini di sviluppo, per quanto riguarda in particolare gli obiettivi di sviluppo del millennio e i futuri obiettivi di sviluppo sostenibile.

    1.8

    Anche il ruolo del settore privato è di fondamentale importanza, poiché la maggior parte dell'estrazione mineraria e della produzione di energia è ormai oggetto di transazioni di mercato. L'estrazione e la lavorazione sono processi ad altissima intensità di capitale e dipendono pertanto in forte misura da grandi gruppi multinazionali. È quindi essenziale che le convenzioni fondamentali dell'OIL, gli orientamenti dell'OCSE per le imprese multinazionali e le linee guida dell'OCSE specifiche sul dovere di diligenza delle catene di approvvigionamento (6) siano messi in pratica e rispettati pienamente, anche con la cooperazione attiva delle parti sociali. Come afferma la Commissione nella comunicazione intitolata Europa globale, è essenziale garantire che i benefici derivanti dalla liberalizzazione degli scambi "arrivino sino ai cittadini. Siccome perseguiamo la giustizia sociale e la coesione all'interno dell'UE, dovremmo adoperarci anche per promuovere i nostri valori, compresi gli standard in materia sociale e ambientale e la diversità culturale, in tutto il mondo" (7).

    1.9

    Nell'UE le importazioni di energia e materie prime equivalgono a un terzo della totalità delle importazioni (528 miliardi di euro nel 2010) (8). L'UE è attualmente impegnata a rimuovere le barriere che ostacolano questo tipo di importazioni (come divieti alle esportazioni, nuove restrizioni, dazi supplementari sulle importazioni o doppia tariffazione) attraverso i suoi negoziati commerciali (relativi agli accordi di libero scambio, agli accordi di partenariato economico, agli accordi di partenariato e cooperazione nonché all'adesione all'OMC), con la possibilità di ricorrere, in ultima istanza, a un sistema di risoluzione delle controversie.

    1.9.1

    Il Comitato esprime però profonda preoccupazione per il fatto che si tratta soltanto di strumenti tattici di politica commerciale, che non pongono in essere una strategia globale, né sarebbero efficaci in caso di crisi. I meccanismi di risoluzione delle controversie richiedono tempo prima di portare a dei risultati e, come si è visto nel caso delle terre rare, possono protrarsi a lungo. Il Comitato chiede che l'UE istituisca una chiara procedura di risposta da applicare nelle situazioni di emergenza o di crisi dovute all'improvvisa indisponibilità, per qualunque motivo, di un'importazione importante.

    1.10

    Per quanto concerne specificamente le questioni energetiche, la Russia, la Norvegia e l'Algeria forniscono complessivamente l'85 % delle importazioni di gas naturale e quasi il 50 % delle importazioni di greggio. Fino a poco tempo fa i grandi produttori di energia sono stati lenti nell'aderire all'OMC, la quale essendo un'organizzazione basata su regole consente una maggiore stabilità e prevedibilità. Il Comitato raccomanda pertanto all'UE di cogliere l'occasione offerta dall'adesione della Russia all'OMC nel 2012 per dare al più presto nuovo impulso ai negoziati per un nuovo accordo UE-Russia in materia di scambi commerciali e investimenti e sviluppare relazioni più profonde e appropriate.

    1.10.1

    Il Comitato chiede altresì alla Commissione di fare tutto il possibile per incoraggiare la finalizzazione dell'adesione del Kazakhstan all'OMC e per sostenere l'accelerazione impressa di recente ai negoziati per l'adesione dell'Algeria e dell'Azerbaigian. Occorre inoltre dare nuovo slancio ai negoziati per l'adesione all'UE della Turchia, nodo e paese di transito fondamentale per l'approvvigionamento di energia.

    1.11

    Il Comitato esorta inoltre la Commissione ad adoperarsi per contribuire a garantire, in occasione della prossima riunione interministeriale dell'OMC, la proposta applicazione anticipata (early harvest) dell'accordo OMC in merito all'agevolazione degli scambi commerciali e ad altre questioni legate all'agricoltura non direttamente trattabili negli accordi bilaterali. Lo stallo nei negoziati di Doha sta rallentando notevolmente i progressi anche su questo fronte. L'incapacità di raggiungere anche solo un obiettivo circoscritto come questo potrebbe ripercuotersi in maniera molto grave sul ruolo negoziale generale dell'OMC, e il fallimento definitivo a livello multilaterale potrebbe avere conseguenze disastrose sulla sicurezza alimentare mondiale.

    1.12

    Il Comitato sostiene fortemente l'iniziativa promossa dalla Commissione volta a garantire l'approvvigionamento responsabile dei "minerali dei conflitti" (ossia, provenienti da zone di conflitto oppure ad alto rischio) e altre opzioni per "assistere i paesi in via di sviluppo ricchi di risorse (e concentrarsi sulla) trasparenza della catena di approvvigionamento dei minerali". Il Comitato teme tuttavia che, essendo spesso impossibile garantire una tracciabilità completa, il commercio venga "dirottato" verso i paesi vicini o che alcune imprese possano ritirarsi piuttosto che dover affrontare accuse inconsuete. Andrebbe anche preso in considerazione un approccio volontaristico basato sugli orientamenti dell'OCSE per le società multinazionali, mentre dovrebbero essere incoraggiate e pienamente sostenute iniziative come quella per la trasparenza delle industrie estrattive (EITI (9)), intese a favorire la trasparenza dei pagamenti. Anche in questo contesto è essenziale garantire l'avvio di un processo partecipativo a pieno titolo che coinvolga la società civile.

    2.   Importazioni essenziali – contesto generale

    2.1   La domanda di risorse naturali è in incremento esponenziale in seguito alla combinazione di numerosi fattori: le stime di una crescita della popolazione mondiale fino a 9 miliardi, un rapido processo di industrializzazione e urbanizzazione che ha portato a vivere, per la prima volta nella storia, oltre metà della popolazione mondiale nelle città e la previsione che, entro il 2030, almeno altri 2 miliardi di persone della classe media chiederanno (e saranno in grado di permettersi) una diversità e una scelta molto maggiori in termini di beni di consumo. Nessun paese può rivendicare un diritto di priorità su queste risorse: già oggi si assiste a un aumento esponenziale dell'uso dei telefoni cellulari in tutto il mondo.

    2.1.1   Il problema è spesso reso più grave dal fatto che molti giacimenti di minerali essenziali sono situati in zone di conflitto, mentre spesso molte fonti essenziali di energia si trovano in paesi con problemi di carattere politico. Prima ancora che la domanda superi l'offerta di materie prime essenziali è pertanto fondamentale adottare un'azione preventiva a livello mondiale per contrastare una crescita esponenziale dei prezzi, che da sola potrebbe avere un effetto devastante sulla disponibilità immediata di questi materiali (per non parlare delle conseguenze in termini di povertà), o impedire il ricorso alla guerra e ai conflitti.

    2.2   Energia

    2.2.1

    L'energia è un fattore primario e strategico in qualsiasi considerazione sulle importazioni essenziali dell'UE in quanto rappresenta una componente fondamentale per conservare il nostro tenore di vita e la nostra qualità di vita, ma il mercato energetico internazionale è altamente competitivo e volatile. Mentre le importazioni rappresentano il 55 % del mix energetico dell'UE (10), l'Unione nel suo complesso importa il 60 % del gas e oltre l'80 % del petrolio che consuma (11), e la concorrenza della domanda proveniente da altri paesi, in particolare dalle economie emergenti, è in rapida crescita.

    2.2.2

    La domanda di energia a livello mondiale potrebbe aumentare del 40 % nei prossimi 20 anni e il quadro generale potrebbe complicarsi ulteriormente in seguito a una risposta inadeguata ai cambiamenti climatici. Un approvvigionamento sicuro e affidabile di energia è cruciale, ma molti Stati membri possono contare soltanto su un numero limitato di fornitori energetici e sono pertanto esposti alle strozzature e alla volatilità dei prezzi, specialmente del gas e del petrolio. La diversificazione dell'approvvigionamento energetico è particolarmente urgente per i tre Stati baltici.

    2.2.3

    L'energia è un settore di competenza condivisa tra l'UE e gli Stati membri, complicato da questioni di riservatezza delle informazioni commerciali e di sovranità nazionale. Al riguardo, la Commissione ha adottato una strategia basata su due pilastri. In primo luogo, l'istituzione di un meccanismo per lo scambio di informazioni riguardo ad accordi intergovernativi tra gli Stati membri e i paesi terzi nel settore dell'energia. Il Comitato ha espresso apprezzamento per questa iniziativa, definendola "un buon passo avanti verso l'attuazione efficace di una politica esterna comune dell'UE in materia energetica", in linea con la strategia Energia 2020 e sottolineando che "è essenziale che l'Europa agisca con una sola voce per garantire un approvvigionamento energetico adeguato, stabile e sicuro nel prossimo futuro".

    2.2.3.1

    Finora nessuno nell'UE potrebbe tracciare un quadro generale della situazione riguardante un determinato partner commerciale, ma non è così per questi partner commerciali. Sono in vigore una trentina di accordi intergovernativi tra gli Stati membri e i paesi terzi in materia di petrolio, e una sessantina in materia di gas, mentre meno numerosi sono quelli nel campo dell'energia elettrica.

    2.2.4

    Il secondo pilastro della strategia della Commissione è rappresentato dalla tabella di marcia per l'energia 2050, anche questa accolta con favore dal Comitato. Tale iniziativa sottolinea l'urgente necessità di sviluppare strategie energetiche oltre il 2020 e prefigura una serie di scenari, in particolare misure molto rigorose di efficienza energetica, la fissazione del prezzo del carbonio, lo sviluppo di energie rinnovabili, la cattura del carbonio e il nucleare.

    2.2.5

    Per quanto riguarda la sicurezza delle importazioni di beni essenziali, il Comitato ha invocato una strategia energetica esterna globale (12) e un rapido e progressivo rafforzamento di una politica estera comune dell'UE in materia energetica (13). Queste preoccupazioni sono tuttora presenti. Tuttavia, dal punto di vista specifico della politica commerciale, la soluzione sta sia nell'individuare le strozzature potenziali a livello di approvvigionamento e di infrastruttura che nell'allargare l'OMC ai nostri principali fornitori di energia, se non altro per favorire una maggiore stabilità e prevedibilità.

    2.3   Alimenti, terreni agricoli e acqua

    2.3.1

    Il secondo gruppo fondamentale di risorse naturali che concorrono a mantenere un livello e una qualità di vita dignitosi comprende i terreni agricoli, gli alimenti e l'acqua, minacciati allo stesso modo da una risposta inadeguata ai cambiamenti climatici.

    2.3.2

    L'UE gode di un clima temperato, tuttavia nonostante l'elevata densità della popolazione soltanto un ottavo del suo territorio è adatto alla produzione agricola. L'aumento dell'aridità è una minaccia che si trovano ad affrontare gli Stati membri più meridionali, ma qualsiasi importazione d'acqua proverrebbe inevitabilmente da altri paesi dell'UE.

    2.3.3

    Il Comitato ha già esaminato la questione della sicurezza alimentare (14), inquadrando in particolare il problema in un'ottica più ampia, su scala mondiale, e come una delle principali ragioni alla base della riforma della PAC.

    2.3.4

    L'UE importa più alimenti dai paesi meno sviluppati di quanti non ne importino Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia messi insieme. Sebbene l'organizzazione degli agricoltori europei Copa-Cogeca segnali un disavanzo della bilancia commerciale per i prodotti agricoli, nel 2012 la Commissione ha registrato un avanzo complessivo pari a 12,6 miliardi di euro, includendo la trasformazione dei prodotti alimentari. Il principale prodotto agricolo d'importazione per l'UE è la soia per alimentazione animale, la cui indisponibilità metterebbe seriamente a rischio la produzione di carni e latticini (a tale riguardo, le soglie di tolleranza di OGM rappresentano un fattore importante). Altri generi sono prodotti in quantità sufficienti soltanto nei paesi terzi, compresi alcuni semi oleosi e alcuni tipi di frutta, caffè, cacao e tè.

    2.3.5

    Senza una minaccia reale di restrizione delle importazioni verso l'UE, le questioni commerciali di maggior rilievo in questo ambito riguardano le differenze nelle norme sociali e ambientali, con particolare riferimento alle preoccupazioni in materia di tracciabilità, di misure sanitarie e fitosanitarie, di benessere animale e di proprietà intellettuale. Per molti paesi in via di sviluppo, i prodotti agricoli sono una – se non la – voce di esportazione fondamentale, e l'UE è considerata un mercato basilare, il cui accesso è ritenuto da molti indebitamente limitato dalle norme in materia di sicurezza alimentare e di altra natura applicate dall'Unione.

    2.3.6

    L'agricoltura costituisce una parte fondamentale dei negoziati di Doha dell'OMC (i quali anzi dovevano in origine iniziare già nel 1999, prima che fosse avviato il ciclo stesso di Doha), ma questi sono entrati in una situazione di stallo. Il Comitato teme seriamente che l'incapacità di giungere almeno a un'applicazione anticipata dell'accordo in merito all'agevolazione degli scambi commerciali e ad altre questioni legate all'agricoltura, in occasione della prossima riunione interministeriale dell'OMC, possa avere conseguenze molto gravi sulla stessa OMC, ma ancora più gravi sulla sicurezza alimentare mondiale.

    2.4   Minerali strategici e materie prime fondamentali

    2.4.1

    L'accesso a minerali strategici e a materie prime fondamentali rappresenta il terzo ambito centrale e strategico da considerare nelle importazioni essenziali per l'UE.

    2.4.2

    Tra queste materie prime essenziali figurano i minerali metallici e industriali, i materiali da costruzione e i metalli di base, come il cobalto, il gallio, l'indio e tutta una serie di terre rare. Questi materiali interessano in molti modi diversi la nostra vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda la costruzione di autoveicoli, aeroplani e attrezzature informatiche. Nella sua comunicazione del 2011, la Commissione ha fornito un elenco di 14 "materie prime essenziali", indicandone i tassi di riciclaggio e sostituzione, e lo sta attualmente aggiornando per tenere conto dell'evoluzione del mercato ma anche degli sviluppi tecnologici e di altro tipo. Alcuni componenti di base saranno certamente già contenuti in molti prodotti prelavorati importati, e la situazione di altri materiali strategici non è attualmente critica, ma le attrezzature informatiche e di altro tipo possono diventare obsolete nel giro di poco tempo ed essere prontamente eliminate.

    2.4.3

    La Borsa londinese dei metalli calcola che al settore automobilistico sia riconducibile il 7 % circa del consumo globale di rame, ma le automobili contengono anche acciaio, alluminio, platino (il 60 % dell'utilizzo totale), palladio, rodio, piombo, stagno, cobalto e zinco. Allo stesso modo, i telefoni cellulari e i tablet contengono rame, argento, oro, palladio e platino. La sostituzione regolare di questi articoli, ogni due anni circa, rappresenta già un problema importante, ma la loro diffusione a livello mondiale è in crescita esponenziale: si stima che circa 2 miliardi di telefoni cellulari siano già in uso soltanto in Cina e India. Si valuta che la quota della Cina nel consumo mondiale di rame sia passata dal 12 al 40 % in dieci anni.

    2.4.4

    Per effetto del progresso tecnologico, alcuni dei minerali più cruciali e richiesti oggi non saranno più essenziali domani, ma altri, come le terre rare (che ora, ad esempio, costituiscono una componente fondamentale dei telefoni cellulari più recenti), raggiungono improvvisamente una soglia critica della domanda. Ad esempio la Cina, che si stima possegga il 97 % dei giacimenti di terre rare, ha imposto delle restrizioni alla loro esportazione mentre, ad oggi, non ne è ancora possibile il riciclaggio o la sostituzione; l'UE ha dovuto però presentare un secondo ricorso al collegio per la risoluzione delle controversie dell'OMC, anche se la Cina ha perso il primo.

    3.   La sfida strategica e della sostenibilità per l'UE

    3.1

    Da sempre, assicurarsi la fornitura delle materie prime strategiche è stato un obiettivo fondamentale della politica estera di Stati e imperi, e lo stesso vale oggi per le grandi imprese e società. Come si è affermato, nessuna economia può dirsi autosufficiente nell'approvvigionamento di materie prime.

    3.2

    Persiste il rischio costante di shock congiunturali imprevisti e di breve termine, determinati dai prezzi o da altre cause, che possono andare da carenze dei trasporti o delle infrastrutture, a interruzioni deliberate, o a crisi ambientali o di altro tipo come quella di Fukushima. Recenti esempi di tali shock comprendono situazioni di forte carenza energetica (verificatesi nel 2006 e nel 2009) dovuta all'interruzione delle forniture provenienti dalla Russia, e le crisi petrolifere dei primi anni 70.

    3.2.1

    La maggior parte delle misure correttive a disposizione della Commissione è pensata per il lungo termine. La Commissione si è infatti resa conto del problema ormai da anni, adoperandosi per rimuovere le barriere attraverso i suoi negoziati commerciali ma, sebbene il Comitato sia certo che siano state previste delle disposizioni in ciascun caso, sembra che venga dedicata scarsa attenzione ad assicurare le importazioni essenziali nelle situazioni di emergenza.

    3.3

    La competenza in questo ambito è tra le numerose sfide cui l'UE deve far fronte. Anche se le questioni commerciali rientrano infatti tra le sue competenze, a differenza degli Stati Uniti, dei singoli Stati membri, delle organizzazioni militari o anche delle imprese, l'Unione non è in grado di costituire essa stessa delle riserve strategiche di petrolio o di altre materie prime essenziali. Come sottolinea la revisione dell'iniziativa "materie prime", "nessuno Stato membro sarebbe disposto a sostenere un programma di stoccaggio come opzione strategica".

    3.3.1

    L'UE non può far altro che ricorrere al "potere di persuasione" (soft power). La sfida per l'Unione consiste nell'elaborare un quadro strategico globale. In questo contesto, l'UE si trova in una posizione privilegiata per assumere un ruolo guida in tre settori chiave: favorire la creazione di un quadro globale, promuovere la sostenibilità e garantire la partecipazione piena e attiva della società civile. Essendo già state formulate numerose raccomandazioni a tale riguardo, non è necessario ricordare le argomentazioni in questa sede, ma il Comitato si compiace che la Commissione abbia sottolineato in due diverse occasioni (15) che "un'attività mineraria sostenibile può e deve contribuire allo sviluppo sostenibile". La sostenibilità deve essere un elemento fondamentale di qualsiasi strategia dell'UE volta a garantire l'approvvigionamento delle importazioni essenziali.

    3.4

    Il ruolo del settore privato è di fondamentale importanza: la maggior parte dell'estrazione mineraria è ormai oggetto di transazioni di mercato. Ciò si vede chiaramente nelle parti più aperte del mondo, tra cui UE, Stati Uniti, Australia, Sudafrica, Brasile e India, nonché in qualche misura con le grandi imprese russe del settore energetico. A questo riguardo, il Comitato accoglie con particolare favore l'impegno assunto dall'Associazione europea dei minerali industriali ad "adoperarsi attivamente per il continuo miglioramento delle prestazioni economiche, ambientali e sociali".

    3.4.1

    Come dichiara la Commissione nella sua comunicazione del 2011, "assicurare l'approvvigionamento di materie prime è un compito che spetta essenzialmente alle imprese", aggiungendo che "le autorità pubbliche devono, da parte loro, garantire un contesto che consenta alle imprese di svolgere tale compito".

    3.5

    A questa visione si oppone quella di un'economia pianificata a livello centrale come quella cinese, nella quale la maggior parte degli attori e dei soggetti economici sono sottoposti a gradi diversi di controllo centralizzato. Per soddisfare il proprio fabbisogno futuro di cibo, mangimi, acqua, minerali ed energia, la Cina ha adottato un approccio strategico più chiaro e completo di qualsiasi altro paese, e tale approccio è fonte di preoccupazione generale, in particolare per quanto riguarda l'Africa. Come il Comitato ha evidenziato, "nella sua ricerca di nuove fonti di materie prime e di investimenti esteri, questo paese ha avviato con diversi paesi africani dei partenariati concentrati sugli investimenti come attività commerciale piuttosto che come aiuto allo sviluppo" (16).

    3.5.1

    Tuttavia, altri osservatori affermano che la Cina ha fatto dei "cattivi" affari e sta pagando di gran lunga più del necessario le sue materie prime e, trattando con paesi che potrebbero causare difficoltà politiche ad altri, sta in realtà ampliando la disponibilità di tali minerali.

    3.6

    Per numerosi paesi in via di sviluppo poveri di risorse, l'accesso alle materie prime rappresenta un problema. Anche i paesi esportatori ricchi di risorse devono eliminare la povertà. Essi devono ricavare un valore aggiunto maggiore dal processo di trasformazione e instaurare un partenariato funzionante con il settore privato.

    3.6.1

    Le preoccupazioni in merito ai "minerali dei conflitti" sono già state menzionate. L'iniziativa della Commissione riguarda soltanto le zone di conflitto o post belliche, ma come essa stessa ha dichiarato, "l'estrazione, il trattamento, il commercio e la trasformazione dei minerali sono stati associati all'impiego illegale dei proventi, a crisi economiche, conflitti politici e fragilità degli Stati", accentuati dall'abuso di tali proventi da parte dei belligeranti, la cosiddetta "maledizione delle risorse".

    3.6.2

    Occorre incoraggiare e sostenere pienamente iniziative come l'EITI, e bisogna instaurare dei processi pienamente partecipativi che coinvolgano la società civile. Queste misure rappresentano, insieme al dialogo sociale, dei fattori fondamentali per garantire una buona governance e per combattere la corruzione. In questa ottica, il ruolo di controllo assegnato alla società civile nei recenti accordi commerciali dell'UE rappresenta un ottimo precedente. Tuttavia, in una doverosa ottica di trasparenza, anche la società civile dovrebbe essere coinvolta a pieno titolo e in forma attiva in ogni fase dei negoziati per gli accordi di libero scambio, di partenariato economico e di partenariato e cooperazione, prima che questi siano conclusi. Poiché il settore privato svolge un ruolo centrale, anche il punto di vista delle parti sociali riveste un'importanza cruciale.

    4.   Politica attuale della Commissione in materia di minerali e materie prime strategici

    4.1

    Nel 2008 la Commissione (DG Imprese) ha varato l'iniziativa "materie prime"; essa si basa su tre pilastri: in primo luogo, assicurare condizioni eque per l'accesso alle risorse nei paesi terzi, in secondo luogo, favorire un approvvigionamento sostenibile di materie prime provenienti da fonti europee e, in terzo luogo, promuovere l'uso efficiente delle risorse e il riciclaggio.

    4.1.1

    Questi pilastri sono di fondamentale importanza, ma esulano dal tema del presente parere. Tuttavia, il Comitato si chiede perché una percentuale così elevata di rifiuti metallici riciclabili dell'UE venga esportata al di fuori dell'Unione, quando i rottami riciclati sono spesso molto più preziosi e più convenienti delle materie prime originarie: in questo modo stiamo in realtà finanziando la Cina.

    4.2

    Nella sua comunicazione del 2011, la Commissione ha adottato la relazione elaborata dal suo gruppo di lavoro ad hoc per la definizione delle materie prime essenziali. Il Comitato ha trattato la questione nel parere sul tema Affrontare le sfide relative ai mercati dei prodotti di base e alle materie prime  (17), che prendeva in esame anche il ruolo dei mercati finanziari.

    4.2.1

    Come menzionato, la comunicazione elencava 14 materie prime essenziali, indicandone i tassi di riciclaggio e sostituzione. Il Comitato si compiace che l'attuale revisione sia realizzata in piena consultazione con le parti interessate, anche se non prende in considerazione opzioni politiche che, in paesi come gli Stati Uniti o il Regno Unito, verrebbero molto probabilmente considerare parte integrante del processo di revisione.

    4.2.2

    Il Comitato accoglie con favore la metodologia generale, molto accurata, che è stata applicata. Tra i vari aspetti, lo studio prende in esame i minerali (e sottoprodotti) che sono di particolare rilevanza economica (mettendo a confronto minerali con proprietà molto diverse e utilizzati da una vasta gamma di settori), quelli che presentano un più elevato rischio di carenza di approvvigionamento e quelli per i quali non esistono materiali sostitutivi. Utilizzando gli indicatori della Banca Mondiale, esso individua i paesi di origine caratterizzati da malgoverno o da un elevato rischio di eventi perturbatori (che possono andare dal contingentamento arbitrario delle esportazioni alla guerra civile), o nei quali le norme ambientali sono lassiste. Sono inoltre esaminati i tassi potenziali di riciclaggio, così come qualità del minerale, la volatilità dei prezzi e la continuità della disponibilità geografica. Questo studio approfondito rimane essenziale.

    Bruxelles, 16 ottobre 2013

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Henri MALOSSE


    (1)  EU Trade Policy for Raw Materials – Second Activity Report (La politica commerciale dell'UE nel settore delle materie prime – Seconda relazione sulle attività), maggio 2012.

    (2)  COM(2008) 699 final e COM(2013) 442 final.

    (3)  Comunicazione della Commissione Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile (COM(2013) 92 final, 27 febbraio 2013); GU C 271, del 19.9.2013, pag. 144.

    (4)  Cfr. nota 1.

    (5)  COM(2011) 25 final.

    (6)  Guida dell'OCSE sul dovere di diligenza per una catena di approvvigionamento responsabile dei minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio; seconda edizione 2012.

    (7)  COM(2006) 567 final, 4 ottobre 2006, paragrafo 3.1,.iii.

    (8)  Cfr. nota 1.

    (9)  Extractive Industries Transparency Initiative.

    (10)  Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Tabella di marcia per l'energia 2050, COM(2011) 885 final, GU C 229 del 31.7.2012, pag. 126.

    (11)  Comunicazione della Commissione COM(2011) 540 final, citata nel parere del Comitato sul tema Accordi intergovernativi fra gli Stati membri e i paesi terzi nel settore dell'energia, GU C 68 del 6.3.2012, pag. 65.

    (12)  Parere del CESE sul tema La dimensione esterna della politica energetica europea, GU C 182 del 4.8.2009, pag. 8.

    (13)  Parere del CESE sul tema Approvvigionamento energetico: di quale politica di vicinato abbiamo bisogno per garantire all'UE la sicurezza dell'approvvigionamento?, GU C 132 del 3.5.2011, pag. 15.

    (14)  Parere del CESE sul tema Commercio e sicurezza alimentare, GU C 255 del 2.9.2010, pag. 1.

    (15)  Cfr. note 2 e 5.

    (16)  Parere del CESE sul tema Verso una politica globale europea degli investimenti internazionali, GU C 318 del 29.10.2011, pag. 150.

    (17)  GU C 318 del 29.10.2011, pag. 76.


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