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Document 52011IP0316

Quinta relazione sulla coesione e strategia per la politica di coesione dopo il 2013 Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2011 sulla Quinta relazione della Commissione sulla coesione e sulla strategia per la politica di coesione dopo il 2013 (2011/2035(INI))

GU C 33E del 5.2.2013, p. 21–38 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

5.2.2013   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 33/21


Martedì 5 luglio 2011
Quinta relazione sulla coesione e strategia per la politica di coesione dopo il 2013

P7_TA(2011)0316

Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2011 sulla Quinta relazione della Commissione sulla coesione e sulla strategia per la politica di coesione dopo il 2013 (2011/2035(INI))

2013/C 33 E/04

Il Parlamento europeo,

vista la comunicazione della Commissione del 9 novembre 2010 dal titolo "Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione" (COM(2010)0642) (in appresso "conclusioni"),

vista la Quinta relazione della Commissione sulla coesione economica, sociale e territoriale dal titolo "Investire nel futuro dell'Europa", del 9 novembre 2010, (in appresso "Quinta relazione sulla coesione"),

visto il trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in particolare Parte III, titolo XVIII,

visto il regolamento (CE) n. 1080/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 1783/1999 (1),

visto il regolamento (CE) n. 1081/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo al Fondo sociale europeo e recante abrogazione del regolamento (CE) n. 1784/1999 (2),

visto il regolamento (CE) n. 1082/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 luglio 2006, relativo a un gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) (3),

visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (4),

visto il regolamento (CE) n. 1084/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, che istituisce un Fondo di coesione e abroga il regolamento (CE) n. 1164/94 (5),

visto il regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio, del 17 luglio 2006, che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA) (6),

visto il regolamento (CE) n. 1906/2006 del 18 dicembre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce le regole per la partecipazione di imprese, centri di ricerca e università alle azioni nell'ambito del settimo programma quadro e per la diffusione dei risultati della ricerca (7),

vista la sua risoluzione del 24 aprile 2007 sulle conseguenze dei futuri ampliamenti sull'efficacia della politica di coesione (8),

vista la sua risoluzione del 24 marzo 2009 sul Libro verde sulla coesione territoriale e lo stato della discussione sulla futura riforma della politica di coesione (9),

vista la sua risoluzione del 20 maggio 2010 sul contributo della politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e di UE 2020 (10),

vista la sua risoluzione del 22 settembre 2010 sulla strategia europea per lo sviluppo economico e sociale delle regioni di montagna, delle isole e delle zone scarsamente popolate (11),

vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sulla politica di coesione e la politica regionale dell'UE dopo il 2013 (12),

vista la sua risoluzione del 7 ottobre 2010 sul futuro del Fondo sociale europeo (13),

vista la risoluzione del 23 giugno 2011 sulla situazione attuale e le sinergie future per una maggiore efficacia del FESR e degli altri Fondi strutturali (14),

viste la comunicazione della Commissione, del 26 maggio 2004, dal titolo "Un partenariato più forte per le regioni ultraperiferiche" (COM(2004)0343) e la comunicazione della Commissione, del 17 ottobre 2008, dal titolo "Le regioni ultraperiferiche: un'opportunità per l'Europa" (COM(2008)0642),

vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010"Europa 2020 – Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva" (COM(2010)2020),

vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2010 dal titolo: "Il contributo della politica regionale alla crescita intelligente nell'ambito di Europa 2020" (COM(2010)0553),

vista la comunicazione della Commissione del 26 gennaio 2011 dal titolo: "Il contributo della politica regionale alla crescita sostenibile nel contesto della strategia Europa 2020" (COM(2011)0017),

viste le conclusioni del Consiglio Affari generali del 21 febbraio 2011 sulla Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale (06762/2011),

visto il parere del Comitato delle regioni del 1o aprile 2011 sulla Quinta relazione sulla coesione (15),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale sociali nonché i pareri della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per il controllo dei bilanci e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A7-0222/2011),

A.

considerando che la politica di coesione dell'UE ha apportato un contributo determinante, in quanto nel periodo passato e in quello in corso è stato possibile registrare in tutte le regioni dell'UE una crescita della produttività; che le valutazioni ex post hanno inoltre evidenziato un'inequivocabile riduzione dei divari economici, sociali e regionali; che tali sviluppi hanno avuto altresì effetti positivi sulla protezione sociale e sugli investimenti nel campo della tutela ambientale,

B.

considerando che la politica di coesione è stata concepita come controparte al mercato unico e come fattore per lo sviluppo di un'Europa innovativa, solidale e protettiva dinnanzi alle sfide legate alla globalizzazione, al cambiamento demografico e alla conservazione delle risorse e che deve essere sfruttato il potenziale intrinseco di tutte le regioni, onde favorire la crescita e la coesione regionale e sociale,

C.

considerando che la politica di coesione rappresenta una questione assai rilevante per i cittadini in quanto consente di far vivere l'Europa nella quotidianità, di renderla concreta e visibile sul territorio dell'UE,

D.

considerando che le politiche strutturale e di coesione si sono rivelate flessibili nelle situazioni di crisi e hanno potuto apportare un contributo determinante a diversi piani nazionali di qualificazione e ripresa e che occorre mantenere detta flessibilità,

E.

considerando che la politica strutturale europea sta fornendo un rilevante contributo al superamento della crisi economica e finanziaria, in quanto è orientata all'innovazione e a colmare i divari, incoraggia le regioni europee a migliorare le infrastrutture, aumentare la forza innovativa regionale e promuovere lo sviluppo sostenibile ed ecologico,

F.

considerando che la scelta di orientare i Fondi strutturali sugli obiettivi della strategia di Lisbona si è dimostrata efficace, come attestato dalla sorprendente percentuale degli obiettivi "Convergenza" e "Competitività regionale e occupazione" e che il 20 % dei progetti d"Cooperazione territoriale europea" sono incentrati sulla strategia di Lisbona,

G.

considerando che la cooperazione territoriale è finalizzata a incoraggiare i territori e le regioni a cooperare per rispondere insieme alle loro sfide comuni, a ridurre gli ostacoli fisici, amministrativi e normativi che frenano questa cooperazione e ad attenuare "l'effetto frontiera",

H.

considerando che un parziale fallimento della strategia di Lisbona non è imputabile a un'inadeguata attuazione della politica di coesione, bensì all'assenza di una governance multilivello e di una titolarità regionale e locale di tale strategia, agli effetti della crisi finanziaria e alle carenze del funzionamento del mercato comune, a una disciplina di bilancio lacunosa e a un inquadramento macroeconomico insufficiente dei singoli Stati membri,

I.

considerando che i tassi di errore e l'uso non corretto dei finanziamenti negli ultimi periodi sono nettamente diminuiti; che purtroppo la politica strutturale continua a essere un ambito a elevato grado di irregolarità in materia e che alcuni Stati membri continuano a non disporre di meccanismi efficaci per contrastare l'uso non corretto dei finanziamenti e per recuperare gli importi indebitamente erogati; che le irregolarità non sono accertate per negligenza o intenzionalmente e che va sottolineato che una parte rilevante degli errori nella politica di coesione può essere attribuita all'esistenza di requisiti legislativi estranei alla politica di coesione in settori come gli appalti pubblici, l'ambiente e gli aiuti di Stato,

J.

considerando che l'attuale sistema di obiettivi della politica strutturale e di coesione (convergenza, competitività e occupazione, cooperazione territoriale europea) basato sull'approccio combinato tra governance multilivello, obiettivi orizzontali e certezza della pianificazione attraverso un sostegno finanziario affidabile e un calendario di attività concordato (7 anni) si è dimostrato generalmente efficace; che tuttavia si sono accumulati notevoli ritardi nell'elaborazione dei programmi, a causa delle prolungate procedure finanziarie e legislative e del significativo cambiamento delle norme applicabili alla politica di coesione,

K.

considerando che una promozione e uno sviluppo sostenuti delle regioni della convergenza imprimono un impulso positivo alla relativa domanda di mercato di prodotti e servizi e generano effetti positivi anche per gli Stati membri dell'UE più prosperi,

L.

considerando che gli squilibri economici e sociali a livello regionale, gli svantaggi geografici di alcune regioni (segnatamente le regioni ultraperiferiche), nonché i problemi strutturali specifici o la necessità di adeguarsi alle nuove sfide esigono ancora oggi una politica di coesione europea di ampio respiro e adeguatamente finanziata in tutte le regioni europee; considerando che anche il trattato di Lisbona lo impone,

M.

considerando che, vista la sua importanza strategica per il futuro, la politica di coesione non deve diventare una variabile di adeguamento dei futuri negoziati di bilancio,

Valore aggiunto e priorità d'investimento della politica di coesione

1.

esige che nei programmi della politica strutturale e di coesione si riservi maggiore importanza al valore aggiunto europeo; vede l'apporto di tale valore aggiunto quando i progetti dell'UE riescono a conseguire una rivalutazione sostenibile sotto il profilo economico, infrastrutturale, sociale e/o ecologico di regioni svantaggiate meno sviluppate, ossia uno sviluppo impensabile in assenza dell'impulso europeo;

2.

evidenzia inoltre il valore aggiunto della promozione europea, se progetti sostenuti a livello nazionale, regionale e locale contribuiscono al conseguimento di obiettivi paneuropei sul versante dell'integrazione europea, della crescita economica, delle attività di ricerca, della protezione ambientale, della cultura, del risparmio energetico, dello sport, del cambiamento demografico, dell'approvvigionamento energetico sostenibile, della coesione sociale o dello sviluppo transfrontaliero, risultati irrealizzabili se viene meno l'impulso europeo;

3.

vede nella definizione di obiettivi europei basata sull'approccio decentrato e sul principio della responsabilità condivisa e della gestione comune (governance multilivello) un grande vantaggio della politica di coesione e un valore aggiunto in sé; ritiene la governance multilivello, in un contesto di strutture e responsabilità certe, come la realizzazione del principio di sussidiarietà nonché come il riconoscimento dell'importanza delle autorità regionali nel processo di attuazione della politica di coesione; chiede un ulteriore rafforzamento del principio di partenariato e della titolarità degli attori coinvolti, introducendo dettagliate disposizioni vincolanti in un patto territoriale che dovrà essere concordato in ogni Stato membro, così da assicurare, tra l'altro, una pianificazione e un'esecuzione più orientate ai risultati;

4.

reputa che la trasparenza nella politica di coesione e nel relativo ciclo di programmazione, nonché nell'allocazione della spesa e nell'accesso alle informazioni da parte dei potenziali beneficiari dei Fondi strutturali, sia una premessa indispensabile per raggiungere gli obiettivi generali della politica di coesione e che, pertanto, la trasparenza dovrebbe diventare un presupposto trasversale a tutti i settori nei processi di programmazione e di decisione relativi alla coesione nel prossimo periodo di finanziamento; sottolinea la necessità di continuare a pubblicare l'elenco dei beneficiari, segnatamente on line, poiché si tratta di uno strumento efficiente che migliora la trasparenza;

5.

considera le disposizioni di trasparenza (obbligo di pubblicazione, beneficiari finali) uno strumento necessario anche per gli esperti, il pubblico e i responsabili politici al fine di valutare se i finanziamenti strutturali siano stati utilizzati in modo conforme agli obiettivi e nel rispetto della legalità; chiede che la presentazione, oltre che nella lingua nazionale, avvenga in una delle tre lingue di lavoro (inglese, tedesco o francese) e raccomanda un'ulteriore semplificazione dei dati;

6.

sottolinea che le disparità regionali sono in effetti tendenzialmente diminuite, ma che tuttavia permangono ancora pesanti squilibri (in alcuni Stati membri sono persino in aumento), tra l'altro anche in seguito alla crisi economica e finanziaria, e che pertanto la politica di coesione deve mirare ulteriormente a ridurre i divari e a perseguire uno sviluppo sostenibile integrato in tutte le regioni dell'Unione, indipendentemente dallo Stato membro in cui tali divari si manifestano;

7.

riconosce le specifiche esigenze di regioni particolarmente svantaggiate in termini di spazio naturale e posizione; chiede agli Stati membri e alla Commissione di mantenere – come in passato – un sistema di preferenze speciali volte a promuovere le regioni indicate nel trattato di Lisbona come particolarmente svantaggiate (le regioni ultraperiferiche, le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, montane e transfrontaliere), purché ciò sia efficace e apporti valore aggiunto europeo;

8.

riconosce lo statuto e le esigenze speciali di talune regioni legate derivanti dalla collocazione geografica, dal cambiamento demografico o da vincoli specifici, per esempio l'ambiente naturale, riservando particolare attenzione al loro potenziale; chiede di mantenere – come in passato – un sistema di preferenze speciali volte a promuovere dette regioni e specialmente quelle indicate agli articoli 349 e 174 nel trattato sul funzionamento dell'Unione europea come particolarmente svantaggiate (le regioni ultraperiferiche, comprese le zone rurali ultraperiferiche, le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, montane e transfrontaliere) attraverso più favorevoli condizioni per gli investimenti in queste regioni, nonché attraverso forme di assistenza diretta o esenzioni fiscali; chiede la realizzazione di studi per introdurre determinate preferenze per le regioni di questo tipo, mirati a far sì che gli strumenti della politica di coesione siano adattati alle economie locali, tenendo in debita considerazione l'importanza delle piccole e medie imprese e le necessità di competitività e di pari opportunità per l'integrazione piena nel mercato interno dell'UE;

9.

sottolinea che l'Unione può intervenire in modo competitivo nella concorrenza globale soltanto se la politica di coesione sarà valorizzata pienamente ai fini dello sviluppo potenziale di tutte le regioni, delle aree urbane e delle metropoli e sarà abbastanza flessibile da permettere una risposta regionale alle sfide e alle strozzature individuate dalla strategia Europa 2020; sottolinea a tale riguardo che l'utilizzo mirato dei finanziamenti dei Fondi strutturali tramite un ampio approccio territoriale deve anche puntare a compensare le debolezze strutturali nelle regioni più forti; sottolinea, tuttavia, che la politica di coesione non è un mero strumento di attuazione della strategia Europa 2020 e che un'attenzione costante ai principi chiave della politica di coesione avrà il valore aggiunto di sostenere i successi della strategia Europa 2020 anche dopo che quest'ultima sarà giunta alla sua conclusione;

10.

evidenzia che la politica di coesione deve essere più mirata alla coesione territoriale e sottolinea che il trattato di Lisbona ha aggiunto agli obiettivi della coesione economica e sociali la "coesione territoriale"; afferma che tale obiettivo è parte integrante delle sfide della coesione economica e sociale e rafforza il valore aggiunto europeo della politica di coesione; sottolinea, infine, che la "coesione territoriale" si realizza ormai anche a livello infraregionale, segnatamente all'interno degli spazi urbani (quartieri urbani in difficoltà, fenomeno dell'espansione urbana mal controllata), anche all'interno delle regioni considerate ricche;

11.

rileva che le strategie macroregionali, purché coinvolgano le autorità regionali nella governance, offrono la grande opportunità di sfruttare al meglio le potenzialità sovranazionali, migliorare la cooperazione tra i diversi livelli della governance e affrontare insieme le sfide comuni sul fronte della protezione dell'ambiente o dell'uso delle risorse e delle capacità di sviluppo, permettendo uno sviluppo più efficiente, equilibrato e sostenibile; sottolinea la necessità di collegare più efficacemente i programmi di cooperazione territoriali alle strategie territoriali (quali i piani di sviluppo regionale e/o locale); ritiene che un ricorso mirato dei Fondi strutturali dell'UE possa portare a un coordinamento più adeguato degli attuali strumenti di sostegno senza che ciò implichi un aumento dello stanziamento di risorse destinate a detti ambiti di cooperazione tra le regioni; ritiene tuttavia per queste strategie non debbano essere creati nuovi strumenti, finanziamenti o strutture di attuazione e che non ne deve essere compromesso il finanziamento di sostegno fornito alle regioni per lo sviluppo di progetti di dimensioni più ridotte; ritiene che l'approccio macroregionale potrebbe essere utilizzato per rafforzare i legami tra la politica di coesione e la politica di vicinato; sollecita la Commissione e gli Stati membri a tenere in maggiore considerazione, in detto contesto, la dimensione territoriale del FSE, segnatamente in materia di accesso all'occupazione;

12.

dubita che programmi operativi distinti a favore di unità geografiche funzionali quali gruppi di enti comprendenti aree locali oppure bacini marittimi o fluviali comportino ulteriori vantaggi, specialmente se mancano organi politici (anche eletti democraticamente) dotati di sufficienti competenze ai fini dell'attuazione dei programmi; esorta a rafforzare invece a livello intergovernativo le strategie macroregionali, metropolitane o relative agli spazi geografici o naturali e chiede che si tenga adeguatamente conto di tali unità geografiche funzionali nei programmi operativi nazionali, onde agevolare l'utilizzo dei fondi dell'UE per i progetti di sviluppo interregionali; ritiene che programmi operativi specifici siano un'opzione per l'attuazione nelle regioni in cui il livello subregionale offra valore aggiunto rispetto ai programmi nazionali e regionali e in cui gli organi politici abbiano definito cooperazioni ai fini dell'attuazione; chiede, per quanto riguarda i programmi transfrontalieri, di coinvolgere i gruppi transfrontalieri sulla base del regolamento GECT nell'organizzazione dei programmi operativi;

13.

evidenzia un ruolo chiave delle città e delle regioni, incluse le capitali e le loro regioni, ai fini del conseguimento degli obiettivi economici, ecologici e sociali della strategia Europa 2020; sostiene il processo dinamico avviato durante il precedente periodo di programmazione a favore dei programmi urbani integrati (PUI) e sottolinea l'interesse delle sperimentazioni in corso; chiede di sostenere idee e progetti esemplari sulla base di piani di sviluppo integrati in loco e di rivalutare i vantaggi reciproci derivanti dai rapporti tra le città e le zone rurali funzionalmente ad esse associate; ritiene particolarmente importante una maggiore coesione tra le dette aree per far fronte ai problemi delle aree abitate da comunità svantaggiate; sottolinea che le maggiori differenze socioeconomiche spesso si manifestano sovente all'interno delle città e che anche nelle regioni ricche esistono città con aree svantaggiate e sacche di povertà;

14.

sottolinea che le città possono fornire il proprio apporto fondamentale, in quanto centri e motori di crescita, a una data regione; rileva al tempo stesso che occorre far sì che gli insediamenti rurali partecipino alle soluzioni integrate di una determinata unità geografica funzionale favorendo reti e partenariati; sottolinea le sfide specifiche dei maggiori centri urbani per quanto riguarda la complessità dei loro compiti sociali, economici e ambientali; rileva in tale contesto il potenziale intrinseco delle zone rurali e periurbane come opportunità nello sviluppo non solo degli agglomerati circostanti e delle grandi città; osserva inoltre una possibilità per lo sviluppo economico dei territori delle regioni particolarmente svantaggiate attraverso un adeguato sfruttamento e il sostegno del potenziale intrinseco delle zone rurali, compresi i loro valori ambientali e culturali; evidenzia che nella politica strutturale e di coesione i partenariati di regioni rurali e aree urbane vanno articolati più nell'ottica di garantire nelle zone rurali le stesse condizioni di sviluppo e qualità della vita, in termini sociali ed economici; invita gli Stati membri, considerata l'influenza dinamica di città e comuni sullo sviluppo economico nelle regioni e la promozione dell'economia nelle zone rurali circostanti, a garantire le risorse occorrenti per attuare i progetti urbani e suburbani richiesti;

15.

disapprova la fissazione di quote quantitative obbligatorie, soprattutto per quanto riguarda assegnazioni a favore di programmi nazionali (FSE/FESR), sviluppo dei centri urbani e locali, aree rurali nonché altre categorie di agglomerati o spazi funzionali, in quanto ciò potrebbe garantire una maggiore massa critica di interventi; ritiene che il fatto di individuare obbligatoriamente già nei programmi operativi le città e gli spazi ammissibili sia un'opzione da prediligere quando tale metodo garantisce un valore aggiunto e una concentrazione dell'intensità degli aiuti, da negoziare sulla base dei principi della governance multilivello; ritiene che occorra accordare agli Stati membri e alle regioni maggiore responsabilità per applicare procedure di selezione orientate alla concorrenza e ai risultati;

16.

evidenzia che nella politica strutturale e di coesione non si può contemplare una discriminazione positiva unilaterale a favore di certe regioni; chiede di rafforzare i partenariati di regioni rurali e aree urbane nei contesti sociali, economici e ambientali;

17.

sottolinea che il sostegno strutturale e di coesione dovrebbe tenere in conto anche le sfide nell'ambito della politica culturale, sociale e di istruzione della strategia Europa 2020, in linea con l'obiettivo generale dell'UE della coesione economica, sociale e territoriale sancito dal trattato e nel rispetto del principio di sussidiarietà; ritiene tuttavia che una diffusa europeizzazione transfrontaliera dei relativi ambiti politici sia destinata al fallimento per motivi di carattere finanziario; chiede pertanto che siano elaborate ulteriori proposte concrete a livello locale intese a prefigurare i modelli da introdurre, nel rispetto delle competenze esistenti a livello nazionale e regionale;

18.

sottolinea altresì che la politica di coesione non può diventare un veicolo o uno strumento al servizio di questioni settoriali quali, tra le altre, la ricerca e sviluppo, l'innovazione industriale, la lotta al cambiamento climatico, perché altrimenti si perderebbe di vista l'obiettivo principale e se ne condizionerebbe l'utilizzazione nella promozione dello sviluppo del potenziale delle regioni, essenziale per avvicinare le regioni più sfavorite a quelle più sviluppate;

19.

esige in particolare, visti la necessaria transizione verso energie rinnovabili e il dibattito sul clima, un contributo più incisivo della politica di coesione ai fini di un rapido sviluppo delle tecnologie ambientali e delle energie rinnovabili; ritiene tale aspetto prioritario laddove siano disponibili importi sufficienti nei programmi e un'attenzione particolare alle energie rinnovabili fornisca valore aggiunto dell'UE, sulla base di piani che prevedono un approccio decentrato all'energia basato su efficaci tecnologie di immagazzinamento nelle regioni; si esprime a favore della valorizzazione del potenziale del settore economico regionale in materia;

20.

ricorda le opportunità di finanziamento offerte dai Fondi strutturali per sostenere investimenti in infrastrutture energetiche specifiche, che tuttavia devono riguardare soprattutto regioni in cui, per motivi politici e geografici, il ricorso a soluzioni di economia di mercato sul fronte dell'approvvigionamento energetico è fortemente limitato; chiede pertanto di vincolare in linea di massima sempre il sostegno a titolo dei Fondi strutturali al rafforzamento del mercato interno dell'energia e alla sicurezza dell'approvvigionamento, nonché al rispetto del principio della responsabilità condivisa delle risorse;

21.

ritiene che la politica di coesione abbia la finalità di colmare le lacune ed eliminare le strozzature in una rete TEN basilare di assi di trasporto principali a livello europeo, soprattutto nelle regioni che finora sono state fortemente trascurate a tal riguardo;

22.

sottolinea che le reti di trasporto transeuropee svolgono un ruolo determinante nella coesione delle regioni europee e quindi occorre potenziare lo sviluppo nonché l'accesso alle infrastrutture RTE, alle autostrade del mare e alle strade europee classificate, soprattutto nelle regioni frontaliere e nelle regioni ultraperiferiche; invita ad adottare tutte le misure necessarie per garantire finanziamenti sufficienti e assicurare una tempestiva attuazione dei progetti prioritari RTE-T; suggerisce di considerare alcune infrastrutture transfrontaliere come progetti prioritari ammissibili ai finanziamenti degli obiettivi 1, 2 e 3 e chiede l'introduzione di un diritto obbligatorio del livello regionale a presentare la prima proposta per questo tipo di azione, nonché una partecipazione paritaria delle regioni frontaliere e delle autorità locali alla fase di pianificazione;

23.

incoraggia l'applicazione delle risorse nazionali, in considerazione del valore aggiunto di tali provvedimenti per rafforzare la convergenza nazionale, la coesione territoriale e lo sviluppo di attività come il turismo, importanti per le regioni periferiche come le isole;

24.

sostiene lo sviluppo economico e l'occupazione nelle PMI e nelle microimprese; chiede pertanto che i principi fondamentali dello "Small Business Act for Europe", ossia i principi "Think Small First" e "Only once", siano annoverati tra le fondamenta della politica di coesione e ritiene che tali principi dovrebbero essere applicati dagli Stati membri e dalle regioni nella definizione dei rispettivi programmi operativi;

Obiettivi e quadro della pianificazione dei programmi

25.

rileva che gli elementi fondamentali della strategia Europa 2020 (innovazione, istruzione, energia, ambiente, occupazione, competitività, qualifiche, lotta alla povertà) formano già parte integrante della politica strutturale e di coesione; è dell'avviso che le sfide di Europa 2020 si possano perfettamente integrare nei tre validi obiettivi (convergenza, crescita e occupazione, sviluppo transfrontaliero), di cui è comprovata l'efficacia;

26.

sottolinea che gli investimenti nell'innovazione e nell'istruzione possono incentivare la crescita; rileva, tuttavia, che le infrastrutture corrispondenti (trasporti, Internet a banda larga, energia) e le istituzioni pertinenti (combinazione equilibrata di investimenti pubblici e consolidamento della politica fiscale mediante misure macroeconomiche, servizi di e-governance e apprendimento transfrontaliero) devono agire sinergicamente;

27.

ritiene che anche la promozione di infrastrutture di base debba essere considerata compatibile con la strategia Europa 2020, in quanto le regioni della convergenza possono contribuire al conseguimento degli obiettivi Europa 2020 soltanto se dispongono di reti di trasporto, energia e comunicazione nonché di infrastrutture di smaltimento dei rifiuti competitive – pertanto, gli obiettivi Europa 2020 devono essere interpretabili in modo flessibile a favore delle regioni più deboli e bisognose;

28.

sottolinea che il FSE è il principale strumento per attuare la dimensione sociale della strategia Europa 2020 e che esso può dare un notevole contributo alla realizzazione delle priorità centrali di tale strategia – ovvero l'occupazione, la svolta verso un'economia sostenibile, la riduzione dei tassi di abbandono scolastico, la lotta contro la povertà, la discriminazione e l'esclusione sociale, nonché l'individuazione di risposte alle diverse situazioni sociali in cui versano le persone; sottolinea a tale proposito che, accanto al PIL, altri indicatori sociali sarebbero utili ai fini dell'analisi SWOT;

29.

reputa che il FSE rivesta un'importanza fondamentale per la politica di coesione e abbia il potenziale per aumentare il suo contributo agli obiettivi della strategia Europa 2020, anche nel settore della crescita sostenibile, attraverso il sostegno alle PMI ai fini della creazione di posti di lavoro ecologici;

30.

ritiene che la lotta contro la discriminazione nel mercato del lavoro – sia essa connessa al genere, all'orientamento sessuale, all'origine etnica, all'età, alla disabilità o al luogo di residenza – sia essenziale ai fini della promozione di un'autentica parità di opportunità; rileva che l'aumento del tasso di occupazione delle donne è essenziale per conseguire l'obiettivo di occupazione della strategia Europa 2020 e che pertanto occorre superare gli ostacoli alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro;

31.

è dell'avviso che il PIL debba continuare a essere il criterio principale ai fini della definizione delle regioni ammissibili al massimo sostegno (con un PIL pro capite inferiore al 75 % della media dell'UE) ed eventualmente degli Stati di coesione (con un RNL pro capite inferiore al 90 % della media dell'UE); ritiene opportuno attribuire agli organi nazionali competenti un margine – nelle sedi decisionali più appropriate, a titolo di ciascun obiettivo e nel rispetto della concentrazione geografica – per utilizzare indicatori supplementari, da concordare nei contratti di partenariato per lo sviluppo e gli investimenti, in grado di misurare le rispettive sfide sociali, economiche, ambientali, demografiche e geografiche;

32.

chiede che la politica di coesione, conformemente a quanto indicato nel trattato di Lisbona, sia mirata anche e soprattutto alle regioni con maggiore ritardo di sviluppo; sottolinea che nel quadro dell'obiettivo 1 (convergenza) si deve rendere disponibile a favore delle regioni più bisognose una quota appropriata, commisurata alla serietà dei problemi di sviluppo;

33.

chiede una limitazione dei periodi di ammissibilità per quelle regioni che non si sono dimostrate in grado di conseguire alcun miglioramento rilevante della loro situazione economica, sociale ed ecologica, anche dopo parecchi periodi di programmazione e nonostante abbiano ottenuto le sovvenzioni massime;

34.

invita la Commissionea presentare una proposta sulla durata del prossimo periodo di programmazione intesa a garantire la concessione di un'assistenza transitoria modulabile, netta e proporzionata alla regioni non più rientranti nell'obiettivo della convergenza, al fine di affrontare la loro situazione specifica nonché alle regioni con un PIL pro capite tra 75 % e 90 % della media UE, sotto forma di categoria intermedia, al fine di evitare disparità di trattamento tra regioni nonostante l'analogia della situazione; ritiene che tale soluzione specifica debba sostituire l'attuale sistema di phasing-out e phasing-in, istituendo un sistema più adatto a far fronte all'impatto negativo della crisi economica e finanziaria nelle regioni, rafforzando giustizia e solidarietà, valori fondanti della politica di coesione; sottolinea che dette misure transitorie nel prossimo periodo di programmazione non dovrebbero essere istituite a scapito delle attuali regioni di convergenza (obiettivo 1) e competitività (obiettivo 2) o delle regioni della cooperazione territoriale europea (obiettivo 3);

35.

chiede che sia potenziato l'obiettivo 2 (competitività regionale e occupazione) a causa del suo orientamento orizzontale finalizzato a ottenere risultati rispetto a un numero limitato di priorità dell'UE, come il sostegno alle PMI, le innovazioni verdi, le economie locali, l'istruzione e la formazione, le infrastrutture, la mobilità sostenibile, le fonti energetiche rinnovabili e l'approvvigionamento energetico, l'uso efficiente delle risorse e l'inclusione sociale; sottolinea che va proseguito e ulteriormente perfezionato il comprovato sistema di provvedere a che le regioni più sviluppate siano in grado di eliminare le carenze strutturali a livello regionale, di ridurre le disparità territoriali, di concorrere agli obiettivi comuni europei e di far fronte alle sfide future utilizzando strutture in grado di rispondere in modo flessibile alle circostanze mutevoli inclusi, tra l'altro, i poli d'innovazione e le candidature ai finanziamenti; chiede ulteriori misure per le aree fortemente colpite dai cambiamenti strutturali, in grado di migliorare la situazione socioeconomica e infrastrutturale; segnala, in tale contesto, che le strategie devono essere progettate con la flessibilità necessaria per far fronte alle problematiche e alle particolarità di ciascuna di esse;

36.

invita a far sì che le regioni maggiormente sviluppate possano ammodernare il loro capitale sociale ed economico e possano far fronte alle specifiche sacche di povertà nonché alle carenze nello sviluppo economico;

37.

è chiaramente dell'avviso che l'obiettivo 3 relativo alla cooperazione "territoriale" sia da rafforzare in tutte le frontiere interne dell'UE e nelle sue tre dimensioni (transfrontaliera, interregionale, transnazionale) e chiede di aumentare la quota dei Fondi strutturali al 7 %; chiede che lo stanziamento di fondi per ciascun programma di cooperazione territoriale avvenga sulla base di criteri armonizzati, al fine di rispondere in modo strategico e integrato alle esigenze e alle peculiarità di tutti i territori e le aree geografiche interessati; sottolinea l'importanza delle regioni frontaliere ai fini del conseguimento degli obiettivi Europa 2020; ritiene necessario perfezionare il coordinamento tra le reti transeuropee, soprattutto dei trasporti e dell'energia, nonché tra le infrastrutture transfrontaliere, laddove vanno potenziati i sussidi per le reti in linea con le priorità europee, e chiede di conseguenza una maggiore sovvenzione a favore di tutte le regioni frontaliere; chiede di semplificare le norme di attuazione per i programmi obiettivo 3, sulla base del principio di proporzionalità, e di definire un insieme comune di norme di ammissibilità, quali condizioni essenziali per una maggiore efficacia e visibilità di questi programmi; sottolinea la necessità di coinvolgere strettamente i responsabili locali, in quanto solo in questo modo i programmi possono essere realizzati;

38.

ritiene che i GECT siano uno strumento di governance territoriale unico ed estremamente prezioso, che risponde alle esigenze della cooperazione strutturata, e che debba essere promosso come strumento per la creazione di sistemi di governance transfrontaliera, onde garantire la titolarità delle diverse politiche a livello regionale e locale;

39.

rifiuta risolutamente tutte le proposte di nazionalizzazione o settorializzazione della politica di coesione; ritiene che nuovi fondi tematici (clima, energia, trasporti) eroderebbero il valido principio della responsabilità condivisa e dello sviluppo integrato e pregiudicherebbero la disponibilità di sinergie e l'efficacia degli interventi e quindi l'intervento regionale nell'attuazione degli obiettivi di Europa 2020;

40.

sottolinea espressamente che il FSE deve restare un elemento della politica di coesione, poiché soltanto in tal modo risulta possibile sviluppare e attuare strategie integrate volte a dare soluzione ai problemi economici e sociali;

41.

appoggia l'obiettivo della Commissione di garantire un FSE più forte, efficiente e visibile; invita, a tale scopo, la Commissione e gli Stati membri a concludere un accordo nel quadro dei loro negoziati sul necessario volume del contributo del FSE nell'ambito dei Fondi strutturali;

42.

ritiene che le misure intese a potenziare l'efficacia del FSE debbano essere incentrate principalmente sugli incentivi piuttosto che sulle sanzioni;

43.

sottolinea come la crisi economica abbia reso ancora più urgenti e necessari gli interventi nei settori di cui si occupa il FSE, in particolare interventi di sostegno all'occupazione, alla riqualificazione professionale, all'inclusione sociale e alla riduzione della povertà;

44.

sottolinea il fatto che il FSE fornisce un supporto cruciale alle politiche del mercato del lavoro come le politiche preventive e locali nonché quelle volte a inserire i giovani nel mercato del lavoro e a lottare contro la disoccupazione; evidenzia il fatto che gli Stati membri dovrebbero avvalersi del FSE per investire nelle nuove competenze, nell'istruzione (compresa la scolarizzazione precoce), nella formazione lungo tutto l'arco della vita nonché in attività di riqualificazione e riconversione professionale, e rileva che il FSE svolge un ruolo importante nel rafforzamento di tutte le dimensioni dell'inclusione sociale, anche per i gruppi più svantaggiati e vulnerabili;

45.

invita la Commissione a intensificare gli interventi del FSE a favore dell'integrazione nel mercato del lavoro; incoraggia gli Stati membri ad investire nell'infanzia fin dalla più tenera età attraverso l'istruzione e successivamente a predisporre un orientamento scolastico basato sulle opportunità di lavoro a livello locale e regionale nonché azioni di formazione lungo tutto l'arco della vita intese a favorire l'adattabilità delle competenze dei lavoratori alle esigenze del mercato del lavoro, attuando nel contempo misure volte a combattere la disoccupazione giovanile e ad affrontare il fenomeno dei "lavoratori poveri" nonché istituendo programmi su misura a favore dei gruppi svantaggiati e vulnerabili come i Rom, i migranti, le persone con disabilità e quanti abbandonano la scuola anzitempo, al fine di promuovere una crescita efficace e inclusiva e un'economia basata sulla conoscenza in Europa;

46.

chiede azioni più mirate e un supporto tecnico supplementare per le realtà colpite da una profonda povertà e spesso da una difficile coesistenza tra culture di maggioranza e minoranza a livello subregionale; ritiene che tali realtà subregionali possano facilmente continuare a costituire sacche di povertà estrema colpite da segregazione perfino nelle regioni non necessariamente in ritardo rispetto alle medie statistiche; osserva che è necessario concentrare gli sforzi sullo sviluppo di tali realtà subregionali;

47.

accoglie con favore il fatto che, per il periodo di finanziamento 2007-2013, in taluni Stati membri per la prima volta siano stati elaborati programmi operativi riguardanti tutti i settori d'intervento a livello nazionale del FSE;

48.

sottolinea che l'inestimabile esperienza dell'iniziativa unionale EQUAL è ancor oggi assai pertinente, soprattutto in relazione alla combinazione di misure locali e regionali e allo scambio di migliori prassi a livello dell'UE;

49.

richiama l'attenzione sulle sinergie di metodi integrativi locali e regionali, soprattutto in relazione all'FSE e al FESR, e chiede di definire norme di ammissibilità comuni e, proprio in considerazione della pianificazione integrata dello sviluppo, di incrementare e facilitare il ricorso all'opzione del finanziamento incrociato tra i fondi; è favorevole all'introduzione di un'opzione relativa ai programmi operativi multifondo, che faciliterebbe ulteriormente gli approcci integrati; esorta altresì a migliorare le sinergie fra il FES e il FESR;

50.

chiede, al fine di incrementare le sinergie, una maggiore integrazione delle politiche settoriali (trasporti, energia, ricerca, ambiente, istruzione) nelle politiche di coesione e strutturale, migliorando così l'efficacia e il coordinamento tra i Fondi strutturali, la protezione delle infrastrutture critiche (PIC) e i programmi quadro di ricerca e sviluppo; suggerisce che la programmazione multifondo potrebbe contribuire a un funzionamento più integrato e a rafforzare l'efficacia delle sinergie tra tali fondi; reputa che i partenariati di sviluppo nazionali/regionali siano uno strumento appropriato per far convergere le varie politiche; sottolinea a tal proposito la necessità di fissare obiettivi chiari e di valutare se gli obiettivi siano stati raggiunti negli Stati membri;

51.

propone di procedere all'articolazione territoriale delle politiche di ricerca e sviluppo; sottolinea quindi l'importanza di adattare le politiche di coesione e di ricerca e innovazione ai fabbisogni specifici dei territori; dato che una maggiore partecipazione degli enti locali e regionali alla progettazione ed esecuzione dei fondi di sviluppo regionale e dei programmi di ricerca e innovazione è essenziale vista l'impossibilità di applicare la stessa strategia di sviluppo a tutte le regioni;

52.

esorta all'elaborazione di un quadro comune strategico per il FESR, l'FSE, il Fondo di coesione, i programmi quadro, il FEADER e il FES per il periodo dopo il 2013; è dell'avviso che occorra rafforzare il modello dell'approccio uniforme (gestione, ammissibilità, revisione dei conti, disposizioni in materia di rendiconto) tramite un regolamento quadro comune; sottolinea, a tal proposito, l'importanza di un agevole funzionamento dei diversi fondi al fine di raggiungere risultati; invita la Commissione ad apportare le necessarie modifiche affinché i fondi in questione possano, ove possibile, completarsi reciprocamente;

53.

chiede che il Consiglio e il Parlamento approvino un nuovo quadro strategico comune secondo la procedura legislativa ordinaria prevista dall'articolo 177 del TFUE;

54.

ritiene necessario inserire il FSE nel quadro strategico comune, senza tuttavia alterare le sue norme e disposizioni operative specifiche e provvedendo allo stanziamento di risorse adeguate; invita la Commissione a rafforzare il ruolo e la visibilità del FSE e a semplificare il relativo controllo dei bilanci istituendo procedure semplici ed efficaci di cooperazione tra le autorità di gestione e i dipartimenti competenti per il controllo dei bilanci;

55.

propone di valutare in questo ambito il reinserimento di programmi FEASR mirati alle regioni (gli attuali assi di intervento 3 e 4); è tuttavia contrario a che ciò determini una riduzione delle dotazioni destinate al FERS e al FEARS; chiede di elaborare obblighi di legge affinché gli Stati membri e le regioni istituiscano strutture armonizzate di gestione riguardo ai Fondi strutturali dell'UE e ai programmi a carattere regionale relativi allo sviluppo rurale;

56.

chiede la revisione del regolamento sulla cooperazione transfrontaliera alle frontiere esterne e dell'attuale ENPI, integrando i relativi fondi nell'obiettivo 3 (cooperazione territoriale);

57.

accoglie con favore gli obiettivi fissati dalla Commissione riguardo alle proposte di partenariati di sviluppo e investimenti tra l'UE e gli Stati membri in sostituzione dei quadri di riferimento strategici nazionali in precedenza elaborati dai singoli Stati membri; esorta a definire una serie di priorità d'investimento principali ai fini dell'attuazione della strategia Europa 2020 e di altri obiettivi in materia di politica di coesione da stabilire nell'attuale fase; ritiene necessario prevenire quanto prima a un chiarimento sulla ripartizione concreta delle competenze tra i livelli interessati e chiede di rispettare, conformemente al principio di sussidiarietà, le competenze nazionali, regionali e locali; esorta ad assumere un chiaro impegno per un adeguato coinvolgimento dei partner nei contratti per partenariati di sviluppo e d'investimento;

58.

è a favore del mantenimento dei programmi operativi in quanto strumenti essenziali ai fini della traduzione dei documenti strategici in concrete priorità d'investimento; chiede la fissazione di obiettivi chiari e misurabili;

59.

chiede un coinvolgimento vincolante degli enti e delle associazioni regionali e locali, conformemente all'assetto costituzionale e istituzionale degli Stati membri in tutte le fasi dell'attuazione della politica di coesione (pianificazione strategica, definizione e negoziazione di contratti di partenariato di sviluppo e investimento, nonché monitoraggio e valutazione) con modalità strutturali e sistematiche; ritiene indispensabile la relativa formulazione nei regolamenti sui Fondi strutturali;

60.

è convinto che ogni futura strategia di utilizzo del FSE sarà più efficace se coinvolgerà i livelli di governo regionali e locali, che sono capaci di declinare gli obiettivi strategici in funzione delle specificità territoriali sulla base di un dialogo strutturato con tutte le parti interessate;

61.

sostiene il sistema proposto dalla Commissione relativo alle priorità tematiche; segnala che più è ridotto il livello di sviluppo di Stati membri o regioni, più è necessario redigere tale elenco di priorità tenendo assolutamente conto delle specifiche esigenze di sviluppo di ciascuna regione, assicurando nel contempo che tale approccio tematico per la programmazione dei Fondi strutturali e di coesione non vada a scapito dell'approccio territoriale integrato su base locale;

62.

chiede che, ove siano istituite determinate priorità vincolanti per tutti gli Stati membri, gli stessi includano tra le loro priorità i settori dell'innovazione, delle infrastrutture dei trasporti e della gestione delle risorse, ritiene tuttavia che occorra lasciare un certo grado di flessibilità nelle scelte per tenere in conto anche la dimensione dei programmi, la situazione di partenza di ciascuna regione e i risultati da conseguire, cosicché dette priorità siano calibrate alle esigenze specifiche delle singole regioni; sottolinea a tal riguardo che l'innovazione deve essere qui concepita in senso ampio secondo l'iniziativa faro "Unione dell'innovazione"; osserva che le PMI sono la fonte principale di occupazione nell'UE, nonché terreno fertile per lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali; sottolinea la necessità di mantenere e rafforzare il sostegno alle PMI in considerazione del contributo essenziale che possono fornire all'attuazione della strategia Europa 2020; sottolinea che nel contesto dell'iniziativa "Unione dell'innovazione" occorre utilizzare un'ampia accezione del concetto di innovazione e continuare a facilitare l'accesso ai finanziamenti per le PMI; sottolinea la necessità di proporre ed attuare priorità addizionali su base volontaria e nel rispetto del principio di sussidiarietà; chiede di contemplare tra le priorità previste aspetti quali energia, istruzione e formazione nonché lotta alla povertà;

63.

esorta a evitare ritardi nell'avvio dei programmi e a uno svolgimento sostanzialmente più rapido dei processi decisionali e di valutazione; sottolinea che questo è di grande importanza soprattutto per le piccole e medie imprese; chiede a tal fine di potenziare la dotazione tecnica e la messa in rete delle amministrazioni coinvolte, di snellire gli obblighi di pubblicità e di ridurre nettamente le scadenze per le gare d'appalto e la presentazione delle candidature; invita la Commissione a valutare la creazione di aree pilota per sperimentare nuove normative su piccola scala prima di estenderle al resto delle regioni, individuando così eventuali problemi di applicazione;

Incentivi, condizionalità, orientamento ai risultati, cofinanziamento, opzioni di finanziamento

64.

chiede di subordinare i finanziamenti per lo sviluppo e gli investimenti a vincoli specifici prestabiliti tramite un dialogo tra Commissione e Stati membri; ritiene che tali vincoli prestabiliti debbano esigere che gli Stati membri attuino riforme intese ad assicurare che i fondi siano utilizzati in modo efficiente in settori connessi direttamente alla politica di coesione e che, se del caso, gli Stati membri siano tenuti a provvedere a che i fondi siano vincolati a dette condizioni; chiede di permettere agli operatori coinvolti nella gestione dei programmi operativi di esprimersi in merito a detti vincoli; considera opportuno instaurare il vincolo della corretta attuazione della legislazione UE vigente (tra cui regolamenti relativi a prezzi, gare d'appalto, trasporto, ambiente, salute) onde prevenire irregolarità e garantire l'efficacia; respinge tuttavia le proposte che richiedono riforme sociali ed economiche radicali da parte degli Stati membri; ritiene che tutti i vincoli debbano rispettare appieno i principi di sussidiarietà e partenariato;

65.

è del parere che la nuova condizionalità non debba comportare oneri amministrativi aggiuntivi per gli attori coinvolti; esorta a elaborare sistemi di condizionalità coerenti e uniformi per il FESR e l'FSE valutabili oggettivamente;

66.

ritiene che la formulazione e la vigilanza sull'attuazione delle condizionalità siano una responsabilità della Commissione; propone adeguati piani d'azione per gli Stati membri e le regioni;

67.

accoglie con favore la proposta della Commissione intesa a rendere la politica di coesione più orientata ai risultati grazie alla fissazione ex ante di obiettivi e indicatori adeguati; sottolinea che gli indicatori devono essere di numero limitato, chiaramente definiti e misurabili, devono essere legati direttamente alla promozione ed essere concordati di concerto con le regioni e/o gli Stati membri; ritiene tuttavia che tutti gli strumenti e i criteri proposti per misurare l'efficienza dovranno mantenere a fare riferimento a un'impostazione qualitativa dei programmi;

68.

ritiene che gli indicatori per la determinazione dei sussidi regionali provenienti dai Fondi strutturali e dal Fondo di coesione debbano basarsi sui dati statistici Eurostat più recenti, al fine di considerare pienamente le conseguenze economiche e sociali che la crisi ha avuto sulle regioni;

69.

chiede di aumentare l'efficacia e la trasparenza del FSE attraverso azioni più incentrate sui risultati e sollecita la definizione ex ante di obiettivi e di indicatori di risultati che siano chiari e misurabili, direttamente collegati allo scopo del finanziamento, e volti a verificare in particolare i progressi nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale nonché a favore dell'inserimento occupazionale di elevata qualità; ritiene che i responsabili a tutti i livelli gestionali debbano essere coinvolti nella definizione di detti obiettivi e indicatori e che questi ultimi debbano essere definiti in modo univoco e tempestivo prima dello stanziamento dei finanziamenti, cosicché gli Stati membri e la Commissione possano valutare i risultati ottenuti e servirsi di tale esperienza durante la successiva fase di pianificazione; sostiene la proposta della Commissione intesa a subordinare l'assegnazione dei finanziamenti del FSE a una condizione ex ante, comprendente un requisito preventivo concernente il recepimento della legislazione UE e degli obiettivi UE, indispensabili per il successo delle misure del FSE, nonché la realizzazione di riforme strutturali e l'esistenza di capacità amministrative adeguate; sottolinea che un orientamento al risultato non deve portare a trascurare i beneficiari di progetti minori e che per questi ultimi non devono sorgere nuovi ostacoli o rischi per quanto riguarda l'accesso;

70.

reputa il cofinanziamento pubblico e privato uno dei principi fondamentali della politica di coesione; chiede di procedere a una verifica della quota massima dell'UE, che dovrebbe meglio rispecchiare il livello di sviluppo regionale, il valore aggiunto dell'Unione e i tipi di intervento, subendo un aumento o una riduzione di conseguenza;

71.

esorta gli Stati membri e le regioni a programmare in modo lungimirante i fondi di cofinanziamento e a rafforzarli mediante l'ingegneria finanziaria;

72.

invita a prendere in considerazione che, nel contesto delle sovvenzioni dirette alle imprese, la politica di coesione finanzia effetti inerziali, soprattutto nel caso delle aziende maggiori, anziché fungere da orientamento di gestione della sede, e chiede pertanto di concentrare il finanziamento delle maggiori imprese private sugli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo o di offrire con maggiore frequenza rispetto ad oggi un sostegno indiretto rafforzato alle infrastrutture; esorta inoltre a introdurre una chiara disposizione nel regolamento generale relativo ai Fondi strutturali che escluda qualunque finanziamento dell'UE per trasferimenti di sede all'interno dell'Unione e che riduca nettamente la soglia di verifica di tali investimenti, escludendo le grandi imprese dai sussidi diretti e fissando un limite decennale per la durata delle operazioni;

73.

riconosce l'effetto leva e il potenziale di mobilitazione di nuovi strumenti dell'ingegneria finanziaria, è in generale a favore di un rafforzamento del finanziamento dei prestiti e chiede di estendere gli strumenti di finanziamento a rotazione ai settori di assistenza che si rivelino appropriati; sollecita una semplificazione delle procedure ai fini di una maggiore certezza giuridica durante l'intero periodo di finanziamento nonché la redazione di un elenco a livello UE in cui sia precisato quali progetti abbiano beneficiato dei prestiti e quali delle sovvenzioni; chiede che gli strumenti siano adattabili per garantire la loro validità e fattibilità in tutte le regioni e città; è dell'avviso che la responsabilità dell'impiego delle risorse dovrebbe passare a livello di progetto o nazionale al più tardi al termine di un periodo di assistenza; osserva che nel periodo di finanziamento attuale non tutti gli Stati membri hanno adottato un approccio decentrato nella gestione degli strumenti finanziari come JESSICA; sottolinea la necessità di un accesso diretto per le città;

74.

sottolinea che la concessione delle sovvenzioni deve continuare a essere opzionale e che occorre prevedere la responsabilità degli operatori in loco in merito all'impiego delle forme di finanziamento più adatte alle esigenze regionali;

75.

è dell'avviso che la BEI debba assumere un ruolo più incisivo nell'ambito del finanziamento delle infrastrutture TEN; chiede più approcci che offrano soluzioni di partenariati pubblico-privati; ritiene sostanzialmente che al Parlamento europeo incomba un'importante responsabilità sul versante della trasparenza e dei compiti legati al processo decisionale e al controllo;

76.

valuta positivamente l'efficace cooperazione tra la BEI e la Commissione nell'attuazione delle tre iniziative comuni – JESSICA, JEREMIE e JASMINE – che dovrebbero aumentare l'efficienza e l'efficacia della politica di coesione e il funzionamento dei fondi strutturali; invita la Commissione a continuare ad adottare attivamente iniziative comuni con la BEI, in particolare nel campo della politica di coesione, e ad assicurare il sostegno finanziario alle PMI;

77.

ritiene che la sovvenzione globale al livello subregionale rappresenti uno strumento adeguato per strategie innovative autonome conformi agli obiettivi della politica regionale europea;

78.

respinge quote od obblighi per le sovvenzioni globali in quanto potrebbero anche ostacolare una definizione delle priorità sovraordinate, calibrata alle esigenze regionali;

Bilancio, gestione finanziaria, riduzione degli oneri amministrativi, disciplina finanziaria, controllo finanziario

79.

è dell'avviso che l'istituzione di periodi di programmazione con durata di sette anni nell'ambito della politica di coesione si sia rivelata positiva e che tale arco temporale debba essere mantenuto almeno fino alla fine del prossimo periodo di pianificazione (2020); chiede pertanto di introdurre un sistema per una più rapida rivalutazione strategica delle condizioni iniziali cosicche l'UE possa intervenire ancora più velocemente e con maggiore flessibilità in caso di eventi particolari (come ad esempio crisi finanziaria, crisi energetica, disastri naturali);

80.

rileva che nell'attuale articolazione il bilancio dell'Unione e i meccanismi di assegnazione, basati sui regolamenti sui diversi fondi, si sono dimostrati un valido strumento ai fini dell'attuazione della politica di coesione; che pertanto occorre apportare modifiche soltanto laddove le procedure abbiano fallito o si delineino contraddizioni rispetto alla disciplina di bilancio vigente; sostiene in detto contesto le proposte della Commissione in materia di armonizzazione normativa per tutti i fondi disponibili per lo sviluppo regionale; invita tuttavia a procedere con la massima cautela anche nel caso in cui vengano apportate modifiche trascurabili a strutture di comprovata validità onde evitare ulteriori disfunzioni e incertezze per gli organi amministrativi nazionali e regionali e maggiori oneri per i beneficiari, specialmente per quelli con strutture ridotte e capacità limitate;

81.

ritiene possibile integrare gli obiettivi della strategia Europa 2020 nelle attuali strutture dei fondi e degli obiettivi; respinge una ripartizione del bilancio dell'UE secondo i concetti teorici di crescita "intelligente", "inclusiva" o "sostenibile" e ogni frammentazione della politica di coesione in rubriche di bialncio differenti; ritiene che la politica di coesione deve avere la propria voce di spesa nel bilancio dell'Unione;

82.

ravvisa nella politica di coesione dopo il 2013 un fattore ancora più importante in termini di contributo all'ulteriore sviluppo sostenibile delle regioni dell'UE, nonché la politica determinante per l'attuazione della strategia Europa 2020 in tutti i settori e chiede pertanto di destinarvi almeno le stesse dotazioni di bilancio;

83.

ricorda che la Corte dei conti europea riferisce da molti anni che i pagamenti in materia di coesione sono affetti da un tasso d'errore superiore al 5 % – pur notando che il dato è in discesa rispetto all’11 % dell'ultima procedura di discarico quale risulta dalla relazione annuale della stessa Corte – e che i sistemi di supervisione e controllo sono solo parzialmente efficaci; chiede inoltre chiarimenti sul metodo di calcolo degli errori, poiché le discrepanze nelle cifre fornite dalla Corte dei conti e dalla Commissione generano confusione e sfiducia nei dati ufficiali;

84.

chiede l'adozione di rigorose regole per il monitoraggio delle irregolarità nell'uso dei Fondi strutturali da parte di Stati membri che registrano un elevato livello di irregolarità nell'impiego di rimborsi dei Fondi strutturali nonché una procedura per l'interruzione e la sospensione sistematica dei pagamenti non appena si accertino carenze significative nel funzionamento delle autorità accreditate; chiede, invece, che siano eliminati i controlli superflui negli Stati membri che dispongono di un adeguato sistema di gestione dei fondi; ritiene che sia opportuno attuare il più spesso possibile i principi del "contratto di fiducia" e dell' "audit unico";

85.

esorta gli Stati membri e le autorità pubbliche a designare autorità o enti cui incomba la responsabilità esclusiva della regolare gestione dei mezzi dei Fondi strutturali;

86.

considera che le dichiarazioni di gestione annuali e attestate, a livello dei direttori delle autorità che gestiscono i fondi (organismi pagatori / autorità di gestione), rappresentino un mezzo appropriato per rafforzare la serie di resoconti e controlli e sottolinea l'assoluta necessità della correttezza contenutistica di dette dichiarazioni; chiede pertanto un sistema sanzionatorio per le dichiarazioni fallaci; continua a condividere le finalità delle dichiarazioni nazionali di affidabilità

87.

chiede alla Commissione di assumersi, già nel prossimo periodo di programmazione, una maggiore responsabilità ai fini del miglioramento dei processi amministrativi nazionali; considera in detto contesto che siano urgenti e necessari semplificazioni e chiarimenti nella gestione dei programmi di sostegno, soprattutto nell'ambito della gestione e del controllo finanziari; ritiene pertanto che spetti alla Commissione la competenza in materia di espletamento delle procedure di accreditamento per amministrazioni e revisori nazionali ovvero federali; ritiene che l'idoneità a obblighi semplificati e meno frequenti di rendiconto dovrebbe dipendere dall'accreditamento conseguito e dalla riduzione del tasso di errori;

88.

chiede inoltre che il ruolo di sorveglianza della Commissione sia rafforzato introducendo l'interruzione sistematica e la sospensione dei pagamenti non appena vi siano prove certe di una carenza significativa nel funzionamento degli organismi accreditati; invita inoltre la Commissione a mettere in atto piani più incisivi per aumentare il tasso di recupero dei pagamenti errati;

89.

chiede la semplificazione del sistema di controllo, la riduzione dei livelli di ispezione nonché un chiarimento delle responsabilità fra Commissione e Stati membri; chiede di utilizzare il sistema di controllo del livello uno, allorché gli Stati membri controllano i progetti e la Commissione verifica i sistemi di controllo;

90.

ritiene che per migliorare l'efficienza dei programmi operativi si debba fare maggiore ricorso a procedure di concorrenza per la selezione dei progetti all'interno delle regioni;

91.

chiede che, ai fini di una semplificazione della gestione, vengano estesi i metodi standard con costi unitari più elevati e pagamenti in un'unica soluzione dei costi generali, laddove tale sistema sia appropriato; invita a tener maggiormente conto del principio di proporzionalità, vale a dire esigere obblighi di resoconto e revisione nettamente inferiori nel caso dell'attuazione di programmi minori;

92.

chiede alla Commissione un "monitoraggio delle carenze" annuale e pubblico, per un insufficiente e/o tardivo rispetto degli obblighi di resoconto e pubblicazione nonché per le irregolarità, gli abusi e le frodi nell'utilizzo dei finanziamenti dei Fondi strutturali; chiede a tal riguardo di procedere a una disaggregazione in base agli Stati membri e ai Fondi;

93.

esprime preoccupazione per il fatto che gli oneri amministrativi impediscono alle imprese e alle organizzazioni di piccole dimensioni di usufruire dei fondi strutturali; chiede che i testi normativi e la documentazione tecnica pertinente siano il più possibile chiari;

94.

chiede per il nuovo periodo di programmazione procedure di liquidazione dei conti annuali anche per i programmi pluriennali;

95.

considera necessario trovare soluzioni più efficienti di e-governance (moduli uniformi) per l'intero sistema di gestione e vigilanza; chiede uno scambio di esperienze tra gli Stati membri coordinato dalla Commissione nonché gruppi di attuazione coordinati per le amministrazioni e gli organismi di audit;

96.

sottolinea la proposta della Commissione di procedere ai rimborsi delle spese a favore delle autorità nazionali soltanto nel caso in cui ai beneficiari sia stato erogato l'importo dell'Unione; ravvisa in ciò un'accelerazione della procedura di erogazione nonché l'incentivo determinante per controlli nazionali rigorosi; fa tuttavia presente che gli Stati membri e le regioni potrebbero avere problemi di liquidità e che occorre quindi trovare soluzioni a tutela di tale situazione;

97.

ravvisa nell'orientamento, proposto dalla Commissione, più fortemente indirizzato al raggiungimento dell'obiettivo dei pagamenti, la contraddizione per la quale i risultati devono essere raggiunti innanzitutto attraverso i progetti da finanziare; teme un monitoraggio molto oneroso dal punto di vista burocratico e considera concepibili condizioni che vincolino il pagamento a una destinazione vincolata, che deve essere dimostrata, dei progetti come, per esempio, la strategia Europa 2020;

98.

reputa che, sebbene il rimborso debba giungere dopo che il finanziamento UE è stato erogato ai progetti, non debbano essere imputati oneri aggiuntivi ai beneficiari sotto forma di tassi di interesse che non riflettono il ridotto fattore di rischio di tali prestiti da parte di qualsiasi banca o altro istituto finanziario;

99.

chiede una diversificazione dei meccanismi sanzionatori tra l'altro sotto forma di un sistema di bonus per quegli Stati membri che eseguono in modo corretto il processo di attuazione, soprattutto attraverso agevolazioni amministrative;

100.

rammenta che, a differenza di altri Fondi strutturali, la specificità del FSE è che è strettamente legato ai gruppi obiettivo che sostiene e deve essere modellato in modo da favorire molti progetti su piccola scala, realizzati in loco; chiede che gli Stati membri siano tenuti a trasferire immediatamente i finanziamenti ai progetti, in modo da eliminare le difficoltà per i beneficiari di dimensioni più modeste; chiede alla Commissione e agli Stati membri di garantire la flessibilità nell'attuazione finanziaria dei programmi, di tener conto del principio di proporzionalità per quanto riguarda tempi, sforzi e contributi finanziari al momento di fissare gli obblighi di controllo e di audit, e di semplificare le procedure e ridurre gli oneri amministrativi eccessivi nonché eventuali altri ostacoli, a vantaggio dei progetti e dei potenziali beneficiari, migliorando così la capacità del FSE di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'UE in materia di crescita e di creazione di posti di lavoro; invita la Commissione ad ampliare la scelta esistente per le autorità di gestione e i beneficiari per quanto riguarda le opzioni di finanziamento e a proporre la possibilità di ricorrere a sistemi a costi standard, oltre alla contabilità tradizionale;

101.

sostiene la proposta della Commmissione secondo cui le regole N+2 e N+3 devono, in determinate situazioni, essere applicate sistematicamente, eventualmente a livello delle assegnazioni degli Stati membri, onde assicurare maggiore flessibilità, tranne nel primo anno di finanziamento e per i programmi transfrontalieri, e ritiene che ogni altra deroga al disimpegno automatico dovrebbe corrispondere all'adattamento degli oneri amministrativi imposti dalle nuove disposizioni sulla programmazione strategica, sull'approccio orientato ai risultati e sulla condizionalità ex ante accoglie con favore, nel caso dei programmi transfrontalieri, persino una "regola N+3", per favorire i processi amministrativi già piuttosto lunghi e condizionati dalle sfide linguistiche e culturali; ritiene che tale impostazione garantisca un rapporto equilibrato tra gli investimenti di elevata qualità e un'attuazione agevole e rapida dei programmi;

Politiche di vicinato e di allargamento

102.

sottolinea l'importanza, sotto il profilo della politica di coesione, dello strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI) ai fini della cooperazione transfrontaliera con gli Stati al di fuori dell'Unione europea; prende atto degli attuali problemi di attuazione del programma; è convinto della necessità estrema di reintegrare i programmi di cooperazione transfrontaliera ENPI nell'ambito della politica di coesione; ravvisa nel collegamento infrastrutturale (trasporti, energia e ambiente) con gli Stati vicini effetti positivi anche per le regioni frontaliere europee; esorta a concentrare maggiormente i fondi dell'ENPI su esigenze a carattere strategico del settore energetico e delle infrastrutture di trasporto; sottolinea il ruolo che le macroregioni possono svolgere in tale contesto; chiede alla Commissione di considerare la possibilità di creare sinergie più efficaci fra le iniziative connesse al FESR, allo strumento di assistenza preadesione, allo strumento di vicinato e partenariato (ENPI) e al fondo europeo di sviluppo (FES); chiede inoltre alla Commissione di valutare la possibilità di applicare anche all'amministrazione dell'ENPI le strutture già funzionanti nell'ambito delle politiche regionali;

103.

sottolinea inoltre la rilevanza in termini di coesione del processo di allargamento dell'UE con lo strumento di assistenza preadesione (IPA) che, tra le altre cose, aiuta i candidati all'adesione a predisporre il contenuto e l'organizzazione delle strutture di coesione; richiama l'attenzione sui problemi di applicazione negli Stati membri; ribadisce le finalità precipue dello strumento di assistenza preadesione (IPA), soprattutto quelle volti a finanziare lo sviluppo di capacità e il rafforzamento delle istituzioni, e a preparare l'attuazione della politica di coesione dell'UE, affinché i paesi candidati siano pronti a recepire appieno l'acquis dell'UE al momento dell'adesione; invita la Commissione a individuare i problemi nell'attuale funzionamento dello strumento IPA;

104.

ribadisce la richiesta di un coinvolgimento responsabile in futuro della commissione per lo sviluppo regionale nella formulazione gli strumenti;

*

* *

105.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e ai Presidenti delle regioni e dei Land dell'UE.


(1)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 1.

(2)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 12.

(3)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 19.

(4)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25.

(5)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 79.

(6)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 82.

(7)  GU L 391 del 30.12.2006, pag. 1.

(8)  GU C 74 E del 20.3.2008, pag. 275.

(9)  GU C 117 E del 6.5.2010, pag. 65.

(10)  GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 120.

(11)  Testi approvati, P7_TA(2010)0341.

(12)  Testi approvati, P7_TA(2010)0356.

(13)  Testi approvati, P7_TA(2010)0357.

(14)  Testi approvati, P7_TA(2011)0286.

(15)  GU C 166 del 7.6.2011, pag. 35.


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