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Document 52011IP0093

Politica industriale per l'era della globalizzazione Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 su una politica industriale per l'era della globalizzazione (2010/2095(INI))

GU C 199E del 7.7.2012, p. 131–154 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

7.7.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 199/131


Mercoledì 9 marzo 2011
Politica industriale per l'era della globalizzazione

P7_TA(2011)0093

Risoluzione del Parlamento europeo del 9 marzo 2011 su una politica industriale per l'era della globalizzazione (2010/2095(INI))

2012/C 199 E/16

Il Parlamento europeo,

visto l'articolo 173 del titolo XVII del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (ex articolo 157 del trattato che istituisce la Comunità europea) relativo alla politica industriale e riguardante, tra l'altro, la competitività dell'industria dell'Unione,

vista la comunicazione della Commissione del 28 ottobre 2010 intitolata «Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione – Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità» (COM (2010)0614),

vista la sua risoluzione del 16 giugno 2010 su UE 2020 (1),

vista la sua risoluzione del 15 giugno 2010 sulla politica comunitaria a favore dell'innovazione in un mondo che cambia (2),

vista la comunicazione della Commissione del 23 settembre 2009, «Preparare il nostro futuro: elaborare una strategia comune per le tecnologie abilitanti fondamentali nell'UE» (COM(2009)0512),

vista la sua risoluzione del 22 maggio 2008 sull'esame intermedio della politica industriale: Un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione (3),

vista la riunione informale del Consiglio Competitività del 14 e 15 luglio 2010,

viste le conclusioni della 2999a riunione del Consiglio Competitività del 1o e 2 marzo 2010,

vista la comunicazione della Commissione del 4 novembre 2008 dal titolo «Iniziativa “materie prime” – rispondere ai nostri bisogni fondamentali per garantire la crescita e creare posti di lavoro in Europa» (COM(2008)0699),

vista la comunicazione della Commissione del 3 marzo 2010 dal titolo «Europa 2020, Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva» (COM(2010)2020),

vista la comunicazione della Commissione del 6 ottobre 2010 dal titolo «Europa 2020 Iniziativa faro per l'innovazione nell'Unione» (COM(2010)0546),

visto il documento della DG «Imprese e Industria» della Commissione del 26 aprile 2010 dal titolo «L'industria manifatturiera dell'UE: Quali sono le sfide e le opportunità per i prossimi anni?»,

visto il documento di lavoro della Commissione «Relazione sull'attuazione dello Small Business Act» (COM (2009)0680),

vista la comunicazione della Commissione del 16 luglio 2008 intitolata: «Piano d'azione su produzione e consumo sostenibili e politica industriale sostenibile» (COM(2008)0397),

vista la relazione intitolata «Promuovere modelli imprenditoriali innovativi con benefici ambientali» del novembre 2008 elaborata su disposizione della Commissione,

vista la Comunicazione della Commissione del 4 luglio 2007 dal titolo «Esame intermedio della politica industriale -Un contributo alla strategia per la crescita e l'occupazione» (COM(2007)0374),

visto l'articolo 48 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia e i pareri della commissione per il commercio internazionale, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori e della commissione per lo sviluppo regionale (A7-0022/2011),

A.

considerando che la crisi economica mondiale ha comportato ripercussioni per l'industria europea, rendendo ancora più difficile l'adattamento alle sfide quali globalizzazione, cambiamento climatico, esaurimento delle risorse, cambiamento demografico e passaggio ad un'industria basata sulla conoscenza e sull'efficienza, processi che stanno profondamente incidendo sullo sviluppo industriale, il mercato del lavoro e le prospettive per il futuro,

B.

considerando che per poter superare gli effetti della crisi e far fronte alle sfide all'UE serve un approccio di politica industriale in grado di coniugare competitività, sostenibilità e lavoro dignitoso e nel contempo di stimolare l'economia, rilanciare l'occupazione, ridurre il degrado ambientale e migliorare la qualità della vita,

C.

considerando che in Europa la politica industriale può conseguire risultati proficui soltanto se basata su una nuova architettura del settore finanziario intesa a promuovere gli investimenti e impedire le speculazioni e nel contempo su una politica macroeconomica mirata a orientare le politiche fiscali, economiche e di bilancio dell'UE verso la crescita sostenibile e l'occupazione,

D.

considerando che diversi settori industriali europei si trovano in una crisi permanente provocata dalla concorrenza sleale di paesi terzi, specialmente in ambiti come le relazioni di lavoro, l'ambiente e la protezione della proprietà intellettuale e industriale,

E.

considerando che l'industria europea è confrontata con la crescente competizione globale dei paesi industrializzati e con quelli emergenti come Cina, India e Brasile, per quanto riguarda l'accesso alle risorse, l'innovazione tecnologica e il livello di competenze della manodopera, nonché politiche mirate e ambiziose in campo industriale e dell'innovazione,

F.

considerando che una strategia europea volta a promuovere:

risorse umane forti e qualificate con grande potenziale di creatività e coinvolgimento attivo nell'innovazione e sviluppo,

tecnologie / processi/ soluzioni che generano valore aggiunto nuovi e innovativi,

R & S calibrata alle esigenze dello sviluppo sostenibile,

efficiente catena di forniture per la produzione di beni e servizi di elevata qualità,

maggiore efficienza nell'organizzazione del sistema produttivo e gestionale,

maggiore efficienza nell'uso delle risorse a livello generale che porta a ridurre l'impronta ecologica,

modi di trasporto efficienti in termini di costi e sostenibili,

logistica intelligente ed efficiente e infrastrutture di elevata qualità,

un mercato unico interno consolidato e pienamente operativo

parità delle condizioni di concorrenza nelle relazioni commerciali con i paesi terzi

costituisce l'unico mezzo per rafforzare la capacità concorrenziale e la sostenibilità dell'industria europea e per mantenere così la sua leadership mondiale,

G.

considerando che la leadership globale dell'industria europea è confrontata con l'espansione della base industriale nei paesi emergenti e che i principali concorrenti, Stati Uniti, Giappone e Cina, stanno perseguendo una politica industriale dinamica e vigorosa, sostenuta da vasti investimenti in prodotti e servizi innovativi e che pertanto acquista la massima importanza lo sforzo per conservare e potenziare la competitività dell'industria europea, onde preservarne il ruolo in quanto volano di crescita sostenibile e di occupazione in Europa,

H.

considerando che è possibile sostenere il progresso industriale attraverso una combinazione tra adeguate condizioni quadro, una regolamentazione intelligente, orientata verso il futuro e mirata, nonché stimolando il mercato sulla base di precise aspettative per i suoi sviluppi e sostenendo le tendenze globali verso forme pulite, sostenibili e innovative di produzione, distribuzione e consumo,

I.

considerando che la priorità macroeconomica dell'UE deve essere una politica generale a favore degli investimenti nell'industria e nei servizi, specialmente in una fase di crisi in cui gli investimenti (specialmente quelli mirati alle capacità più che alla produttività) sono i primi a essere sacrificati in caso di tagli delle spese; considerando che gli Stati membri, l'UE e le autorità regionali e locali devono porsi obiettivi in materia di investimenti pubblici (ossia relativi alla quota destinata agli investimenti delle spese pubbliche totali), compresi nei contesto dei piani di austerità,

J.

considerando che ogni politica industriale europea ambiziosa deve basarsi su un mercato interno forte, sia all'interno delle frontiere dell'Unione europea, sia nella sua dimensione esterna; considerando in detto contesto l'importanza di raccogliere le opportunità e le sfide della globalizzazione attraverso la mobilitazione combinata di tutti gli strumenti di politica industriale (ad esempio la politica di ricerca e sviluppo, la politica regionale, la politica di concorrenza, la convergenza regolamentare, la politica commerciale),

K.

considerando che la deindustrializzazione è un dato di fatto accertato in Europa, che mette in causa la nostra posizione tecnologica ed economica viste la crescente globalizzazione e l'intensa concorrenza dei paesi in via di rapida industrializzazione,

L.

considerando la necessità di ridurre drasticamente gli oneri burocratici a carico della imprese e procedere a una semplificazione del contesto legislativo e regolamentare, nel rispetto dei principi dell'iniziativa «legiferare meglio»,

M.

considerando che su scala mondiale la domanda di materie prime e di risorse è aumentata continuamente, provocando preoccupazioni in merito a possibili interruzioni delle forniture,

N.

considerando che secondo l'istituto statistico tedesco fino al 45 % del costo unitario di un prodotto è costituito dal costo dei materiali e quindi che per l'industria europea sono particolarmente importanti un uso intelligente delle materie prime e un'utilizzazione efficiente dell'energia,

O.

considerando che, nonostante i buoni risultati di taluni Stati membri, l'UE ha perso quote di mercato; considerando che l'Europa non occupa il posto che le spetta nel settore delle alte tecnologie, segnatamente nel settore della nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (13 % del valore aggiunto negli Stati Uniti contro il 5 % nell'UE); considerando che nel settore manifatturiero in Europa la produttività sta declinando,

P.

considerando che il settore manifatturiero è il principale vettore di recuperi di produttività, al suo interno e nel resto dell'economia, che l'innovazione industriale rappresenta uno dei principali fattori nella creazione di nuovi servizi, quindi di crescita a lungo termine, in particolare alla luce delle prospettive demografiche dell'Unione,

Q.

considerando che l'industria è un componente essenziale dell'economia europea, dato che rappresenta il 37 % del prodotto interno lordo europeo, se si tengono in conto i servizi ad essa associati, l'80 % delle spese di ricerca e sviluppo e il 75 % delle esportazioni europee,

R.

considerando l'importanza delle industrie tradizionali europee, il cui patrimonio di conoscenze resta essenziale per l'economia, e la necessità di valorizzarlo,

S.

considerando che i nostri principali concorrenti, come gli Stati Uniti e la regione asiatica, hanno adottato politiche industriali proattive, basate su investimenti massicci in ricerca e sviluppo concentrati nei settori strategici,

Nuovo approccio per una politica industriale sostenibile

1.

si compiace che con la strategia Europa 2020 e la comunicazione su una politica industriale integrata dell'UE la Commissione abbia infine riconosciuto l'importanza che un'industria fiorente, soprattutto manifatturiera, riveste per una crescita sostenibile e per l'occupazione in Europa e si impegni per una politica industriale integrata basata sul principio di un'economia sociale di mercato;

2.

prende atto della proposta di politica industriale integrata presentata dalla Commissione e della attenzione riservata al ripristino della competitività industriale dell'UE; sottolinea, al riguardo, che di fronte alle sfide globali è essenziale porre l'energia e l'uso efficiente delle risorse alla base del rinnovamento industriale in Europa affinché l'industria europea punti a conservare anche in futuro la sua competitività;

3.

sottolinea la circostanza che diverse misure presentate dalla Commissione devono restare praticabili per i consumatori, specialmente in una fase in cui l'economia europea, specialmente nei nuovi Stati membri, si sta ancora riprendendo dalla peggiore crisi degli ultimi decenni;

4.

sottolinea il fatto che lo sviluppo sostenibile, come definito dalla Conferenza di Johannesburg del 2002, deve essere basato su tre pilastri: economico, sociale e ambientale e che, per disporre dell'economia più competitiva, la politica industriale deve essere sostenuta individuando una equilibrata combinazione di questi fattori;

5.

invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare una strategia industriale dell'UE che sia ambiziosa, eco-efficiente e verde, al fine di ricreare la capacità produttiva in tutto il territorio dell'UE e di generare posti di lavoro altamente qualificati e ben pagati all'interno dell'UE;

6.

sottolinea la necessità di una prevedibilità e di una stabilità normativa a lungo termine che sono di vitale importanza per l'industria ai fini della pianificazione degli investimenti; chiede quindi alla Commissione di mettere a punto, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, una visione generale per l'industria europea nel 2020 che tenga conto della competitività e della sostenibilità dell'industria e definisca gli orientamenti, ad esempio in materia di efficienza energetica e delle risorse, in modo tale da sviluppare la crescita, l'occupazione e di conseguenza la prosperità in Europa; deplora, a tale riguardo, la mancanza di proposte concrete nella comunicazione della Commissione;

7.

invita la Commissione e gli Stati membri a garantire, nel quadro delle modifiche ai trattati dell'Unione europea che sono attualmente in esame, che tra gli obiettivi della Banca centrale europea, l'occupazione venga posta sullo stesso livello della lotta contro l'inflazione;

8.

sottolinea che lo sviluppo non può esistere senza una base industriale solida e forte; riconosce che lo sviluppo può contribuire ad una maggiore creazione di posti di lavoro e alla conservazione del tenore di vita dei cittadini;

9.

invita le autorità pubbliche a ridurre la burocrazia, ad evitare la duplicazione delle formalità e ad aumentare la trasparenza per quanto riguarda le scadenze relative alla risoluzione di una procedura;

10.

sottolinea che questo sarà possibile solo grazie ad un'industria basata sulla conoscenza con una forte base industriale;

11.

sottolinea che il successo di una nuova politica industriale sostenibile si può basare solo su un approccio integrato e globale supportato da iniziative orizzontali e settoriali basate su un'oggettiva argomentazione economica incentrata su temi comuni con un forte impatto su un determinato numero di settori e che determini risultati tangibili sia per le imprese che per i consumatori a livello europeo, nazionale, regionale e locale;

12.

sottolinea come settori importanti quali l'energia e i trasporti siano all'interno della struttura dei costi dell'industria europea; ritiene che la competitività di questi settori debba essere ulteriormente migliorata attraverso la privatizzazione; con queste premesse, è convinto della necessità di limitare il livello di finanziamento pubblico in società operanti su mercati liberalizzati e di adottare misure intese alla libertà di effettuare prestazioni di servizi in tutti i modi di trasporto;

13.

ritiene che debbano essere definite le condizioni quadro macroeconomiche in cui l'industria europea possa prosperare, tenendo debito conto della realtà della scarsità e dell'impoverimento delle risorse; in questo contesto, ritiene che l'Europa debba mirare non solo a promuovere la capacità concorrenziale di oggi, ma soprattutto a garantire quella futura;

14.

ritiene che la strategia industriale dell'UE debba individuare settori strategici per investire e invita la Commissione e gli Stati membri a dare riscontro a queste priorità nelle prospettive finanziarie, nei bilanci annuali e nelle politiche dell'Unione del futuro;

15.

ritiene importante adottare una politica industriale integrata ai sensi della quale le iniziative europee in tutti i settori siano complementari e non in contraddizione con l'obiettivo comune di sviluppo;

16.

esorta la Commissione a procedere celermente con il completamento del mercato unico dell'UE, essendo questa una condizione indispensabile per la competitività dell'industria e dell'innovazione;

17.

sottolinea il fatto che una concorrenza leale con i mercati aperti è fondamentale per la nascita di industrie nuove e dinamiche;

18.

è convinto che non solo il settore pubblico, ma soprattutto quello privato, avranno un ruolo essenziale da svolgere negli investimenti in materia di ristrutturazione e sviluppo di nuovi settori industriali, garantendo sia la creazione di posti di lavoro che la transizione verso un'economia più efficiente in termini di risorse e a basso tasso di carbonio; considera quindi essenziale attuare il giusto quadro per stimolare tali investimenti privati;

19.

rileva che il nuovo approccio integrato necessita di una cooperazione molto ben funzionante nell'ambito della Commissione e di coerenza tra le sue varie politiche; a tal fine, invita la Commissione a istituire una task force permanente sulla politica industriale, responsabile di coordinare ed adeguare l'indirizzo e le misure nell'ambito dell'attuale strategia industriale europea nuova e integrata e di monitorare la loro attuazione;

20.

invita, inoltre, la Commissione a concentrarsi maggiormente su aspetti legati alla competitività nella valutazione di impatto («Prova di concorrenzialità») e nella valutazione ex-ante/ex-post («Check-up») e ad attuare questa parte essenziale della regolamentazione intelligente il più rapidamente possibile in tutti i suoi servizi; evidenzia che la sostenibilità è essenziale per mantenere la competitività e per un'economia che utilizzi le risorse con efficienza e riduca l'impiego di carbonio;

21.

sottolinea che l'Unione europea potrebbe creare l'industria più competitiva del mondo mediante, tra l'altro:

nuovi standard di qualità e di efficacia,

riduzione dei tempi di commercializzazione dei nuovi prodotti con l'ausilio di strumenti, metodi e processi basati su TIC avanzate in materia di analisi, progettazione, produzione e manutenzione,

agevolazione dello lo sviluppo delle PMI e del settore delle apparecchiature nell'ambito della catena delle forniture,

sforzi più decisi per abbinare le sinergie tra ricerca civile e militare;

22.

è favorevole all'iniziativa della Commissione di cui al punto 3 della sua comunicazione e cioè ad analizzare in modo coerente le conseguenze in relazione alla politica industriale della futura legislazione e di valutare l'attuazione di questa normativa, e sottolinea che è opportuno coinvolgere le parti sociali ed ottenere la massima trasparenza;

23.

rileva che una nuova politica industriale sostenibile può essere efficace solo se viene realizzata in sintonia con le politiche industriali degli Stati membri e chiede pertanto alla Commissione di adottare nel 2011 le iniziative possibili in base all'articolo 173, paragrafo 2 del trattato di Lisbona con linee direttrici, indicatori, scambi e divulgazione delle migliori pratiche e tecnologie disponibili, procedure di monitoraggio e valutazione;

24.

invita la Commissione a sviluppare, di concerto con il Parlamento europeo e il Consiglio, un nuovo quadro che consenta alle imprese di diversi Stati membri di lavorare insieme in modo più efficace definendo e raggiungendo le proprie priorità industriali, e incoraggiandole in tal senso; ritiene che ciò rafforzerà la competitività dei prodotti fatti in Europa e migliorerà le risposte alle mutevoli condizioni del mercato globale;

25.

è convinto che il successo di una nuova politica industriale sostenibile dipenda dal coinvolgimento di tutte le parti interessate, compresi le parti sociali, le autorità regionali e locali, i rappresentanti delle PMI e della società civile; invita la Commissione ad ancorare un chiaro principio di partenariato in tutti i settori e le misure; rileva che in tale ambito rientra anche una costante valutazione e anticipazione comune degli sviluppi da attendersi e quindi una verifica di strategie/misure/programmi;

26.

ritiene che una politica industriale dell'UE per l'era della globalizzazione possa raggiungere gli obiettivi soltanto se tratterà la questione del livello di adeguatezza delle politiche dell'UE rispetto alle sfide che le regioni europee e le relative industrie locali stanno affrontando e dovranno affrontare negli anni a venire, nella misura in cui le politiche europee interessate determinino un aumento dell’efficienza e della competitività delle PMI che sono gli attori principali dell’industria europea; sottolinea a tal riguardo che occorre analizzare più approfonditamente l'impatto dei cambiamenti economici, demografici, climatici ed energetici nella loro dimensione regionale, tenendo conto delle potenziali disparità regionali che queste sfide produrranno, incidendo così su uno sviluppo omogeneo del comparto industriale dell'UE; sottolinea il ruolo propulsivo svolto dalle regioni nella promozione di un’autentica conversione ecologica dell’industria e dello sviluppo delle energie rinnovabili;

27.

rileva che la politica industriale dipende in larga misura dalla protezione dell'industria dell'UE nei confronti della concorrenza sleale dei paesi terzi;

28.

invita la Commissione ad elaborare rapidamente uno scadenzario concreto per il monitoraggio dell'attuazione di questa strategia e a presentare annualmente una relazione sui progressi realizzati; ritiene, inoltre, che la Commissione dovrebbe riesaminare ogni anno l'efficacia di questi orientamenti ed iniziative al fine di individuare eventuali problemi sorti durante la loro applicazione e stabilire ulteriori obiettivi al fine di garantire che la politica industriale dell'UE sia sempre all'avanguardia;

29.

sottolinea che l'internazionalizzazione è un fattore chiave per la competitività delle imprese, e invita pertanto la Commissione ad intensificare gli sforzi per sfruttare al massimo la conoscenza acquisita grazie al complesso delle reti di sostegno alle imprese, in modo tale che le aziende in fase di internazionalizzazione possano farne uso;

30.

sottolinea che le strutture e infrastrutture paneuropee che mirano a unire fonti e risorse potrebbero lanciare un modello industriale paneuropeo in grado di competere sul mercato globale;

Finanziamento

31.

chiede un finanziamento ambizioso della politica industriale e delle infrastrutture - in particolare delle infrastrutture di ricerca, dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti (TEN) - vale a dire il complesso dei «beni pubblici» che compongono l'ambiente delle imprese; considera essenziale, a tal fine, l'emissione di obbligazioni europee - Eurobond o Project bonds - al fine di consentire all'Unione di finanziare l'innovazione, le infrastrutture e la reindustrializzazione;

Innovazione

32.

rileva che le innovazioni costituiscono il motore della politica industriale, nonché della crescita, e che tutte le iniziative che sostengono l'innovazione

dovrebbero fondarsi su una definizione esaustiva di innovazione che comprenda prodotti e sistemi produttivi, servizi, formazione, processi, aspetti organizzativi, qualità, gestione, trasmissione e protezione,

devono tenere conto delle politiche messe in atto nei paesi terzi e adattare alcune delle nostre politiche interne, come quelle che disciplinano gli aiuti di Stato per la ricerca, allo sviluppo e all'innovazione,

devono, in particolare, riguardare la progettazione, la produzione e la composizione dei prodotti e dei servizi lungo l'intera catena di processi e di creazione di valore, mediante gli aiuti all'innovazione fino alle fasi di precommercializzazione del prodotto,

devono essere tecnologicamente neutrali,

devono innanzitutto mirare a fornire un ambiente che favorisca gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo e in innovazione mediante schemi di finanziamento efficaci e una maggiore cooperazione tra gli attori dentro e tra le varie industrie e all'interno delle catene di valore, degli istituti di ricerca e delle università,

devono concentrarsi sul ruolo che la produzione riveste nella fase di innovazione, se tutta la produzione industriale è trasferita in altre parti del mondo, la produzione di conoscenza perderà la sua base in Europa e si trasferirà anch'essa per l'impossibilità di testare immediatamente nella pratica le idee prodotte sul tavolo da disegno,

devono promuovere la creatività e l'innovazione trainata dai lavoratori nelle organizzazioni pubbliche e private;

33.

rileva la necessità di distinguere in modo più netto la ricerca dall'innovazione, attività che, benché fortemente collegate tra loro, sono caratterizzate da differenti obiettivi, mezzi, strumenti di intervento e metodi di lavoro; la ricerca, condotta dalle imprese per la propria crescita, deve creare nuova conoscenza e deve essere per sua natura esplorativa, autonoma, rischiosa; l'innovazione ha, invece, come obiettivo quello di creare nuovi prodotti, nuovi servizi e nuovi processi, che hanno impatto diretto sul mercato, sulla società e sulla vita stessa delle imprese;

34.

ritiene che, in particolare, la fissazione di parametri di riferimento e di standard si sia rivelata un forte motore di promozione dell'innovazione e della competitività sostenibile in diversi settori industriali; chiede un rafforzamento del sistema europeo di normalizzazione attraverso misure volte a promuovere la semplificazione, la trasparenza, la riduzione dei costi e il coinvolgimento delle parti interessate;

35.

sottolinea la necessità di un miglior coordinamento tra gli Stati membri e di una più stretta collaborazione tra le imprese mediante gruppi aziendali, reti e centri di eccellenza;

36.

sottolinea che la competitività dell'UE dipende in grandissima misura dalla capacità di innovazione, dalle risorse nel campo della ricerca e dello sviluppo e dal collegamento tra innovazione e processo produttivo;

37.

chiede che le spese per la ricerca per il prossimo periodo di programmazione successivo al 2013 (8o Periodo di programmazione) siano notevolmente aumentate (obiettivo dell'UE: 3 % del PIL per ricerca e sviluppo, 1 % del PIL in finanziamenti pubblici), a titolo prioritario, di modo che l'industria europea rimanga all'avanguardia della tecnologia e competitiva a livello mondiale, così da utilizzare in modo efficace gli investimenti privati; ritiene che oltre a una forte attenzione alla ricerca in materia di processi innovativi, gestione, organizzazione e partecipazione dei lavoratori nell'innovazione, sia necessaria una ricerca in materia di tecnologie di base; sottolinea inoltre la necessità di semplificare le procedure amministrative e le procedure per accedere ai finanziamenti;

38.

precisa che l'acuirsi delle disparità regionali sul piano del potenziale di ricerca e sviluppo rappresenta una sfida che deve essere affrontata non soltanto nel quadro della politica di coesione, ma anche attraverso la politica di ricerca e innovazione; chiede, a tal riguardo, oltre al finanziamento della ricerca, la riassegnazione dei fondi all'interno dei medesimi programmi operativi per sostenere l'innovazione e agevolare l'utilizzo della ricerca in soluzioni commercializzate per la società;

39.

rileva che un aumento significativo degli investimenti in ricerca e sviluppo, sia privati che pubblici, è essenziale affinché l'industria europea rimanga un leader in ambito tecnologico e mantenga la competitività a livello mondiale in settori quali l'energia rinnovabile e l'efficienza dei trasporti; rileva che per sostenere maggiori investimenti privati in ricerca e sviluppo, è necessario che vi siano mercati funzionanti per prodotti innovativi e un ambiente stabile per gli investimenti; ritiene che sia necessario un maggiore finanziamento pubblico della ricerca e sviluppo per incentivare gli investimenti privati e incoraggiare la collaborazione e che la semplificazione delle procedure di finanziamento pubblico, in particolare nei programmi quadro dell'UE, sia un prerequisito per una maggiore partecipazione dell'industria;

40.

riconosce, tuttavia, che affinché l'Europa raggiunga i livelli di investimento che consentono all'innovazione di essere la forza trainante della crescita economica, il settore privato deve rafforzare i finanziamenti a favore della ricerca e sviluppo; invita pertanto la Commissione a esaminare gli ostacoli che impediscono alle imprese europee di effettuare investimenti a livelli equivalenti a quelli delle loro controparti internazionali, ad esempio Stati Uniti, e se del caso ad adottare misure adeguate, legislative e non;

41.

ritiene che le iniziative tecnologiche congiunte (come Clean Sky) rappresentino un modo estremamente utile di convogliare i finanziamenti degli Stati membri, dell'Unione europea e del settore privato verso progetti innovativi a forte effetto trainante; chiede che continuino ad essere erogati i finanziamenti per i progetti esistenti affinché questi ultimi possano essere portati a termine e ritiene essenziale che i nuovi progetti vengano sviluppati in settori promettenti (quali biotecnologia, nanotecnologia, spazio, energie rinnovabili, nuovi mezzi di trasporto e nuovi materiali);

42.

chiede l'utilizzo coerente e il rafforzamento delle competenze scientifiche e tecnologiche disponibili negli Stati membri, in particolare nell'ambito delle tecnologie abilitanti fondamentali;

43.

accoglie con favore la costituzione di un gruppo ad alto livello di esperti per elaborare una strategia comune a lungo termine e un piano d'azione per le tecnologie abilitanti fondamentali, in modo che il potenziale di queste ultime possa essere pienamente realizzato;

44.

rileva il successo dello strumento «Risk Sharing Financial Facility» (RSFF) in quanto importante forma di finanziamento per la R&S e l'innovazione attraverso la BEI; incoraggia espressamente la Commissione a mettere a disposizione molti più fondi, compresi i fondi di rotazione per l'innovazione a partire da fonti del FESR, e a promuovere gli investimenti privati e i meccanismi di finanziamento innovativo per progetti innovativi ad alto rischio e progetti a cui possano partecipare PMI idonee; sottolinea altresì l'importanza di rendere i programmi d'innovazione più accessibili alle PMI diminuendo gli oneri burocratici;

45.

si preoccupa del modesto tasso di utilizzo dei fondi strutturali da parte delle imprese a fini di finanziamento di progetti innovativi; ritiene che le autorità di gestione dovrebbero adoperarsi per far conoscere meglio alle imprese i programmi operativi e fornire loro l’aiuto necessario a lanciare i loro progetti;

46.

invita la Commissione a redigere un inventario delle migliori pratiche nell'ambito di meccanismi di finanziamento, misure fiscali e incentivi finanziari esistenti e previsti per promuovere l'innovazione e chiede un aggiornamento e una revisione annuali dell'efficacia delle misure;

47.

chiede che sia esaminata l'introduzione di nuovi meccanismi alternativi che consentano di affrontare la carenza di finanziamenti per le imprese dell'UE, in particolare le PMI; ritiene che tali meccanismi debbano

basarsi su partenariati pubblico-privato con condivisione di rischi tra investitori privati e pubblici,

assicurare che l'effetto leva degli investimenti pubblici sia ottimale e generi altresì investimenti privati considerevoli,

tenere conto delle esigenze specifiche delle PMI innovative, che non dispongono di fondi propri e di attivi che consentano loro di finanziarsi attraverso prestiti,

favorire la commercializzazione dei risultati della ricerca europea e incoraggiare i trasferimenti di tecnologia verso le PMI, e

sostenere l'azione della Banca europea per gli investimenti.

Tali meccanismi devono essere costituiti dagli strumenti seguenti:

un fondo europeo per il finanziamento dell'innovazione, il cui ruolo sarebbe quello di investire nelle fasi di avvio e sviluppo mediante capitale di rischio,

un fondo europeo per i brevetti, che faciliti i trasferimenti di tecnologia tra i centri di ricerca e le imprese, in particolare le PMI innovatrici,

prestiti a condizioni più favorevoli di quelle ottenute sul mercato;

48.

riconosce il problema dell'UE di disporre di un minor numero di giovani innovatori di punta in settori ad alta intensità di ricerca e sviluppo, in particolare quelli delle biotecnologie e di internet; sottolinea pertanto la necessità di incoraggiare il loro sviluppo, affrontando gli ostacoli specifici cui sono esposti in nuovi settori e monitorando attentamente i mercati emergenti innovativi, adeguando la combinazione di strumenti politici alle loro specifiche esigenze;

49.

invita la Commissione a creare un ambiente fertile per le imprese nelle fasi di start-up e spin-off, grazie a servizi dedicati che consentano ai giovani imprenditori di superare le tradizionali barriere che ostacolano l'avvio di nuove attività produttive (barriere infrastrutturali, accesso alla conoscenza, costi dei servizi, gestione della proprietà intellettuale);

50.

chiede infine che l'Unione europea affronti la questione della frammentazione del mercato europeo del capitale di rischio proponendo un regime UE che garantisca la costituzione di fondi paneuropei;

51.

sottolinea che gli investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione potrebbero essere realizzati attraverso incentivi fiscali nazionali e l'accesso a finanziamenti specializzati, per esempio, capitale di rischio;

52.

chiede di promuovere ulteriormente le tecnologie per lo sviluppo sostenibile, come si è iniziato a fare con il piano d'azione per le tecnologie ambientali ETAP, attraverso il collegamento delle strategie di ricerca, ambientali e di politica economica, chiede un ambizioso piano d'azione di seguito ETAP, in cui si uniscano gli sforzi della ricerca, dell'istruzione, della formazione e dell'industria e chiede l'attribuzione di risorse finanziarie adeguate per la sua attuazione; sottolinea la necessità di incrementare i finanziamenti a favore del piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (piano SET);

53.

chiede che l’industria partecipi all’eco-innovazione per incrementare il suo potenziale occupazionale; osserva, a tale proposito, che informare gli imprenditori - offrire dimostrazioni di nuove opportunità imprenditoriali - è fondamentale per procedere con successo nella strategia volta a sviluppare economie che facciano un uso efficiente delle risorse e industrie sostenibili;

54.

suggerisce di esaminare anche altre forme di finanziamento atte a sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative associando diversi attori a più livelli – europeo, nazionale e locale – tenendo in considerazione il ricorso a svariati strumenti tra cui i partenariati pubblico-privato e il capitale di rischio;

55.

chiede che venga prestata particolare attenzione al sostegno all'innovazione nell'ambito dell'utilizzo efficace e sostenibile delle materie prime;

56.

ricorda che il settore delle commesse pubbliche, che assorbe attualmente il 17 % del PIL dell'UE, svolge un ruolo importante per il mercato unico europeo e per favorire l'innovazione; segnala che concorrenti come la Cina e gli USA hanno fissato obiettivi ambiziosi per gli appalti pubblici di prodotti innovativi ed ecologici e chiede analoghi obiettivi nell'UE; invita gli Stati membri e la Commissione a semplificare e a migliorare le norme nazionali e dell'UE sugli appalti, ove necessario e in linea con le regole di trasparenza, equità e non discriminazione; invita la Commissione a fornire informazioni sulle effettive possibilità di inserire criteri innovativi e sostenibili nelle offerte ai sensi delle vigenti norme dell'UE sugli appalti, in linea con la strategia Europa 2020, e a promuovere l'uso di queste possibilità; sottolinea che è essenziale assicurare la reciprocità nell'accesso ai mercati esterni degli appalti, affinché le imprese europee possano competere internazionalmente a condizioni eque;

57.

rileva che gli appalti pubblici precommerciali possono fornire un impulso iniziale decisivo ai nuovi mercati in materia di tecnologie innovatrici e verdi, migliorando nel contempo la qualità e l'efficacia dei servizi pubblici; chiede alla Commissione e agli Stati membri di migliorare la comunicazione con le autorità pubbliche circa le possibilità esistenti in materia di appalti precommerciali;

58.

ritiene che non si debba sottostimare l’importanza degli appalti pubblici per la promozione di una base industriale innovatrice; chiede, a tale riguardo, agli Stati membri dell’UE di sfruttare appieno il potenziale degli appalti precommerciali quale fattore d’innovazione e strumento per migliorare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici, la qual cosa consentirà di individuare e di stimolare efficacemente i mercati più interessanti per le imprese europee;

59.

invita la Commissione a intensificare gli sforzi per impedire che la conoscenza sia trasferita dall'UE verso il resto del mondo, in particolare verso la Cina, che non spesso ricambia;

Risorse

60.

ritiene che la crescita economica possa e debba essere svincolata dall'aumento dell'utilizzo delle risorse;

61.

ritiene che un chiaro incremento dell'efficienza delle risorse per quanto concerne le materie prime, ausiliarie e di consumo nonché i materiali rafforzi la posizione concorrenziale globale dell'industria europea e chiede pertanto alla Commissione di proporre, a titolo prioritario, ispirandosi alla sua comunicazione sulla strategia in materia di risorse (COM(2005)0670), un'ambiziosa politica sull'efficienza delle risorse mediante un piano d'azione o, se necessario, in una direttiva sull'efficienza delle risorse; ritiene che in tale ambito rientrino:

l'elaborazione di una chiara definizione di risorse in tutte le relative accezioni,

la messa a punto di chiari indicatori di rigenerazione per monitorare la produttività delle risorse e, se del caso, l'ulteriore sviluppo di standard corrispondenti, orientamenti e lo sviluppo esemplare di nuovi approcci,

l'identificazione di obiettivi e strumenti che migliorino la produttività, la sostenibilità e il riutilizzo, il riciclaggio e la rigenerazione delle risorse dell'Unione europea nonché lo sviluppo di sistemi di produzione industriale a ciclo chiuso,

il sostegno alla R&S per migliorare la riciclabilità dei prodotti e il loro contenuto materiale, e il sostegno alla R&S per sviluppare processi industriali chiusi con livelli minimi di spreco del materiale e dei flussi di energia,

lo sviluppo esemplare di nuovi approcci come ad esempio un «contracting» in materia di risorse,

la diffusione di soluzioni di migliori prassi e la promozione di reti di efficienza delle risorse, mirando in particolare alle catene di approvvigionamento e alle PMI e il sostegno alle agenzie per l'efficienza dei materiali,

la definizione di un norma favorevole per le PMI che preveda l'elaborazione di una relazione sulla sostenibilità delle imprese che evidenzi il «bagaglio ecologico», porti così ad un risparmio di costi che aumenti la competitività delle imprese e raggruppi, uniformi e promuova l'uso di sistemi volontari di gestione ecologica come ISO 14001;

l'inserimento delle iniziative nazionali sulle materie prime e il relativo rispetto;

62.

rileva che la disponibilità di materie prime, in particolare di risorse strategiche e terra rara, è d'importanza fondamentale per le possibilità di sviluppo dell'industria europea e quindi invita la Commissione a presentare, nel primo semestre del 2011, un'ambiziosa ed esaustiva strategia per quanto concerne le materie prime, che non dovrebbe essere limitata alle «materie prime critiche», quali definite dalla Commissione, e dovrebbe prevedere:

periodiche valutazioni d'impatto della domanda prevista per le materie prime e le terre rare nonché criticità e rischi di fornitura (compresi potenziali carenze, aumenti di prezzo, ecc) e le conseguenze per l'economia europea in generale e le imprese in particolare, prevedendo regolari aggiornamenti all'elenco delle materie prime e delle terre interessate,

il monitoraggio delle previsioni di produzione di paesi terzi e delle condizioni operative dei mercati mondiali di materie prime,

un'intensificazione del recupero e del riutilizzo delle materie prime attraverso: la definizione e l'attuazione di ambiziose ma realistiche norme, piani, standard e incentivi in materia di riciclaggio, rigorosa applicazione della direttiva quadro sui rifiuti e delle norme sul recupero dei rifiuti e sull'esportazione di rifiuti che possono essere una fonte di materie prime e un'adeguata promozione della ricerca chiedendo alla Commissione di prendere in considerazione l'ulteriore utilizzo del concetto di responsabilità del produttore, a sostegno di questo obiettivo),

una maggiore ricerca in materia di sostituti delle materie prime rare, l'analisi delle risorse definite «materie prime limitate» e la definizione di una strategia per la loro fornitura,

un impiego ottimale delle materie prime presenti nell'Unione europea e un migliore accesso ad esse, al cui fine è necessario, tra l'altro, un rapido sistema europeo d'informazione geografica e una banca dati sulle materie prime, i minerali e le risorse naturali riciclabili esistenti nell'UE,

la garanzia di un equo accesso alle materie prime e alle terre rare attraverso liberi ed equi accordi commerciali e partenariati strategici ed attraverso la conclusione di accordi di partenariato economico con paesi terzi, al fine di ottenere forniture adeguate, ma solo quando ciò sia pienamente compatibile con gli obiettivi di sviluppo degli APE,

l'intensificazione degli scambi con partner come il Giappone e gli Stati Uniti in materia di accesso alle materie prime attraverso dialoghi bilaterali, ma anche con i principali paesi produttori di materie prime come la Cina e la Russia,

quando sia giustificato, sforzi per risolvere attraverso l'OMC controversie concernenti le materie prime di importanza strategica per l'industria europea,

un dialogo regolare e più proattivo con i paesi africani sulle materie prime e le terre rare,

l'avvio di consultazioni con i paesi terzi le cui politiche provocano distorsioni sui mercati internazionali delle materie prime, al fine di scoraggiare le politiche discriminatorie che danneggiano l'economia di mercato,

un migliore accesso alle materie prime rinnovabili per l'impiego da parte dell'industria e l'eliminazione delle discriminazioni nel diritto europeo che impediscono un più ampio uso di questi materiali,

misure per contrastare il crescente dominio del mercato da parte di oligopoli e monopoli nazionali e multinazionali per quanto riguarda l'estrazione di minerali e materie prime energetiche e la produzione di semilavorati, nonché i relativi scambi,

la necessità di prestare attenzione all'utilizzo di biomasse non solo come energia rinnovabile, ma anche come materia prima per l'industria, la promozione di criteri di sostenibilità e misure di mercato che evitino distorsioni,

un piano di emergenza in caso di improvvisa interruzione delle forniture di materie prime vitali per una serie di ragioni,

il sostegno alle piccole e medie imprese, utilizzando materie prime locali, comprese le materie prime agricole e forestali;

63.

ritiene che una politica industriale richieda, in primo luogo, di riequilibrare le azioni in materia energetica a favore di una politica orientata alla domanda, che emancipi i consumatori e svincoli la crescita economica dal consumo energetico; ritiene, in particolare, che il settore dei trasporti e dell'edilizia debbano perseguire una politica attiva di risparmio energetico e la diversificazione verso fonti energetiche sostenibili, non inquinanti e sicure e che una politica industriale dovrebbe contribuire a creare condizioni di mercato che stimolino un maggiore risparmio energetico e investimenti in materia di efficienza energetica, per sfruttare una vasta gamma di energie rinnovabili e tecnologie chiave per la mobilità di accumulo di energia (in particolare il trasporto pubblico);

64.

è convinto che, per garantire la sicurezza degli investimenti, l'industria necessiti di una ambiziosa ma realistica politica energetica orientata a lungo termine che: garantisca prezzi competitivi dell'energia e la sicurezza dell'approvvigionamento dell'UE, riduca la dipendenza dai combustibili fossili, promuova l'efficienza ed il risparmio nella produzione e nel consumo, consenta una produzione al più basso tenore possibile di emissioni nocive ed eviti la povertà energetica e le fughe di carbonio; sottolinea che la certezza giuridica e condizioni di base stabili, investimenti adeguati ed un'ulteriore armonizzazione del mercato interno dell'energia siano fondamentali per garantire il passaggio ad una produzione e ad un approvvigionamento a basso tenore di carbonio e per ridurre i costi delle industrie; sottolinea che l'infrastruttura di una rete transeuropea dell'energia, che comprenda il riscaldamento e si avvalga anche delle infrastrutture delle reti digitali e dei trasporti, vada pertanto rinnovata e potenziata in modo tempestivo ed efficiente sul piano dei costi, e che vadano promossi sistemi di misurazione intelligenti, in particolare con l'aiuto dei fondi della Banca europea per gli investimenti;

65.

sottolinea l'importanza, per il settore automobilistico europeo, di svolgere un ruolo guida nello sviluppo e nella produzione futuri di automobili elettriche; invita a tale proposito la Commissione europea a garantire, al più tardi entro la metà del -2011, condizioni quadro per lo sviluppo di veicoli elettrici, in particolare per quanto riguarda l'armonizzazione delle infrastrutture e l'uso di tecnologie intese a garantire l'interoperabilità e la sicurezza delle infrastrutture; invita altresì la Commissione a stabilire requisiti armonizzati per l'approvazione dei veicoli elettrici, prestando particolare attenzione alla salute e alla sicurezza, sia per i lavoratori sia per gli utenti finali;

66.

ricorda l'enorme potenziale in materia di creazione di posti di lavoro ed i benefici in termini di riduzione dei costi che sono attesi dai miglioramenti dell'efficienza energetica; ritiene che l'adozione di misure, inclusi obiettivi, norme e meccanismi di valutazione intesi a garantire il miglioramento dell'efficienza energetica debbano quindi essere alla base delle iniziative in tutti i settori industriali;

67.

chiede delle innovazioni nel settore sanitario e nel settore sociale, affinché le imprese non debbano confrontarsi ad una carenza di forza lavoro e ad un aumento del costo della manodopera nei prossimi decenni;

68.

richiama l'attenzione sul potenziale in materia di energia delle tecnologie intelligenti;

69.

sottolinea la necessità di una politica intesa a migliorare la sostenibilità dei sistemi di trasporto e delle infrastrutture, mediante misure quali tecnologie più efficienti, interoperabilità e soluzioni di mobilità innovative, nonché strategie di approvvigionamento locali, al fine di garantire che le catene di approvvigionamento possano funzionare con sistemi logistici maggiormente sostenibili e con costi operativi ridotti;

70.

ritiene che le moderne tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) offrano vaste possibilità di innovazione a sostegno della sostenibilità e dell'eco-efficienza, ad esempio l'integrazione delle tecnologie mediante l'aggiunta di elementi intelligenti su elementi fisici al fine di aumentare l'efficacia della gestione dei sistemi (quali approvvigionamento d'acqua, sistemi di trasporto); sottolinea la necessità di disporre di norme relative alle TIC aperte per tali soluzioni e sollecita pertanto la Commissione a richiedere tali norme e le parti interessate a promuovere lo sviluppo di norme aperte adeguate a sostegno dell'efficienza delle risorse;

71.

richiama l'attenzione sulla necessità di disporre di sufficiente personale tecnico qualificato; ritiene pertanto che siano necessari maggiori investimenti nel settore dell'istruzione e della formazione; chiede di fare il possibile per superare le carenze a tutti i livelli di qualifiche al fine di promuovere la qualificazione della manodopera e di rivalorizzare l'industria presso i giovani diplomati, in particolare mediante:

un dialogo istituzionale tra le autorità competenti, i rappresentanti delle imprese e le parti sociali per rinnovare i programmi di studio, in modo da includere la cultura imprenditoriale e sensibilizzare le imprese, e mettere a punto modalità efficaci per il passaggio dalla scuola al mondo del lavoro, in particolare incentivando la promozione dei programmi di mobilità individuale quali «Erasmus per i giovani imprenditori» ed «Erasmus per gli apprendisti»,

sia il rafforzamento della formazione nelle imprese in tutta Europa, al fine di creare un legame più stretto tra i sistemi di formazione professionale ed il mercato del lavoro, che il potenziamento dell'attrattività della formazione professionale a livello europeo, prevedendo delle passerelle verso l'insegnamento superiore per i diplomati delle scuole professionali,

assicurare il diritto alla formazione lungo tutto l'arco della vita per tutti i cittadini, ai quali bisogna offrire l'opportunità di seguire nuove formazioni durante la loro vita lavorativa, poiché ciò è cruciale per la parità e la solidarietà, ma anche per la competitività in tempi di difficoltà economiche,

la formazione innovativa di giovani studenti, quali futuri dipendenti in grado di confrontarsi con gli sviluppi tecnologici previsti e relazioni più strette tra università, istituti di ricerca e industria,

il miglioramento di tutti i livelli di istruzione e formazione, ed un più ampio accesso agli stessi, soprattutto nei settori STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), per mezzo di iniziative coordinate e lo scambio delle migliori prassi in materia di istruzione, formazione e misure innovative per conciliare lavoro e vita familiare e per promuovere la giustizia sociale e di genere,

attività coordinate intese a migliorare l'insegnamento e aumentare la sensibilizzazione sul ruolo economico dei settori industriali europei e la necessità di una loro trasformazione innovativa nel quadro di un'economia a basso tenore di carbonio ed efficiente sul piano delle risorse,

la promozione di ulteriori qualificazioni coordinate e specifiche, che siano vantaggiose sia per i datori di lavoro che per i lavoratori, con un maggior uso del Fondo sociale europeo a tale riguardo,

l'istituzione a livello europeo di parametri per le funzioni e le competenze a livello dei settori professionali, delle imprese e delle regioni industrializzate più sviluppate,

la creazione di osservatori delle professioni industriali a livello regionale, nazionale ed europeo al fine di identificare le future professioni e la domanda professionale,

l'apertura, la modernizzazione e il rafforzamento finanziario delle università per l'ulteriore qualificazione lungo tutto l'arco della vita nonché la riqualificazione in settori specialistici (ingegneri, informatici, tecnici) o una maggiore cooperazione tra le facoltà universitarie scientifiche e le facoltà di scienze applicate ed altri istituti maggiormente incentrati sulla formazione professionale,

l'istituzione, in cooperazione con gli enti di formazione e le parti sociali, di una formazione professionale alternata e di programmi di (ri)qualificazione lungo tutto l'arco della vita sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro,

una maggiore mobilità e flessibilità nella formazione professionale e nell'istruzione sia per i datori di lavoro sia per i dipendenti, tenendo conto delle esigenze di ciascuno, in particolare delle PMI,

lo studio delle nuove esigenze in termini di occupazione e di qualifiche generate dallo sviluppo delle professioni dell'economia verde, per potervi rispondere con una formazione adeguata,

la promozione di sinergie intese a favorire lo sviluppo di università dotate di maggiore cultura imprenditoriale ed imprese maggiormente orientate alla conoscenza,

incentivi intesi ad attrarre nell'Unione europea ingegneri e ricercatori qualificati originari dei paesi terzi,

istituzione di incentivi concernenti l'insegnamento superiore al fine di adeguare le formazioni di conseguenza;

72.

sottolinea la necessità di favorire l’accesso dei giovani al mercato del lavoro attraverso stage adeguatamente retribuiti e tirocini di qualità;

73.

ritiene decisivo per il futuro economico, sociale ed ecologico dell’Unione che i giovani siano consapevoli dell’elevato livello di istruzione specializzata e generalista necessario ai fini della loro successiva occupazione nell’industria;

74.

sottolinea che la relativa riluttanza ad impegnarsi in attività imprenditoriali autonome può essere superata creando un contesto più attraente per i neoimprenditori, programmi di sostegno maggiormente integrati come ENTRE:DI e programmi specifici quali l'Erasmus per i giovani imprenditori;

75.

plaude alla proposta della Commissione intesa ad esplorare nuove fonti di finanziamento per i grandi progetti europei di infrastrutture e sostiene la creazione di un progetto di obbligazioni UE con la Banca europea per gli investimenti;

Concorrenza leale

76.

è convinto della necessità di mettere gli strumenti del mercato interno al servizio della politica industriale europea per favorire la nascita di «grandi campioni» europei che costituiscano un punto di riferimento mondiale nel proprio settore di attività, come Galileo o SESAR; esorta l'UE a non imporre alle imprese europee vincoli eccessivamente asimmetrici in confronto a quelli sostenuti nei paesi terzi;

77.

sottolinea la necessità che l'UE garantisca alle imprese europee l'apertura reciproca degli appalti pubblici in fase di negoziato degli accordi bilaterali e multilaterali con i paesi terzi, rendendo al contempo più efficace l'uso di strumenti di difesa commerciale da parte delle PMI per lottare contro le pratiche del dumping monetario, sociale ed ecologico, la pirateria, la contraffazione e la riproduzione illegale;

78.

esorta l'UE ad imporre, alla stregua di Canada, Stati Uniti, Cina o Giappone, l'indicazione del paese di origine di determinati prodotti importati dai paesi terzi affinché ad essi e ai prodotti fabbricati nell'UE siano applicate le stesse esigenze di qualità e di sicurezza in materia di tracciabilità;

79.

ritiene che, per rafforzare l'industria europea, in particolare migliorando la competitività delle imprese nel contesto dell'economia mondiale, sia necessaria una disciplina europea del marchio di origine (Made In); ritiene che tale marchio consentirebbe ai cittadini e ai consumatori di scegliere in modo consapevole e favorirebbe la produzione nell'Unione europea, spesso associata a una reputazione di qualità e ad elevati standard produttivi;

80.

ritiene che un accordo multilaterale sul clima costituirebbe lo strumento migliore per ridurre le conseguenze negative correlate al CO2, ma che tale accordo rischia di non essere raggiunto nel prossimo futuro; reputa pertanto che l’Unione europea debba continuare a esplorare le possibilità di mettere a punto, per i settori industriali realmente esposti alla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, idonei strumenti ambientali complementari alla vendita all'asta delle quote di CO2 nell'ambito del sistema ETS dell'Unione, in particolare un «meccanismo di inclusione del carbonio» che, nel rispetto delle norme dell'OMC consentirebbe di combattere i rischi di trasferimento delle emissioni di CO2 verso paesi terzi;

81.

insiste affinché l'UE esamini le prassi economiche dei paesi terzi prima di elaborare le proprie politiche e chiede in particolare alla Commissione di valutare, in qualità di criterio, la posizione concorrenziale delle imprese europee a livello internazionale in fase di monitoraggio degli aiuti di Stato;

Una cultura industriale sostenibile

82.

sottolinea l'importanza di creare le condizioni adeguate affinché le industrie rimangano in Europa e affinché questa migliori ulteriormente la sua competitività sulla scena globale; ritiene pertanto che le politiche dell'Unione europea debbano basarsi su solide valutazioni di impatto che analizzino tutti gli aspetti dei benefici economici, sociali ed ambientali delle politiche dell'UE;

83.

chiede la realizzazione di iniziative a livello di Unione europea che identifichino i motori della crescita, dell'innovazione e della competitività nei diversi settori e, successivamente, l'elaborazione di risposte e strumenti politici più forti, neutrali sotto il profilo della tecnologia coordinata e basati sul mercato per quei settori, di cui ci si dovrebbe avvalere pienamente; ritiene che, a tal fine, è opportuno sviluppare ulteriormente, in modo efficiente sotto il profilo dei costi, regolamentazioni in relazione ai prodotti sulla falsariga della direttiva sulla progettazione ecologica, applicare pienamente la direttiva sull'etichettatura relativa ad un uso efficiente dell’energia e avviare iniziative stimolanti per l'industria come ad esempio l'iniziativa sulle automobili verdi; chiede, in tale contesto, che sia realizzata una campagna a lungo termine sul consumo sostenibile per sensibilizzare il pubblico, cambiare i comportamenti e sostenere in tal modo prodotti e una progettazione nuovi e innovativi;

84.

crede necessario mantenere e rafforzare l’Europa sulla mappa industriale globale, soprattutto tenendo conto del fatto che le nuove opportunità industriali derivano da impegni di investimento dell’UE in settori quali, ad esempio, i cambiamenti climatici e l’energia, che apriranno nuove opportunità occupazionali in settori altamente specializzati;

85.

esorta la Commissione ad integrare in modo chiaro la politica industriale in questione nell'elaborazione della tabella di marcia per un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, nelle strategie industriali del piano SET e nella visione 2050 della tabella di marcia per un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse;

86.

chiede che siano mantenuti e prorogati gli investimenti nell'innovazione vicina al mercato, come l'attuale Programma quadro per la competitività (CIP);

87.

sottolinea l'esigenza di un controllo sistematico della qualità di tutte le nuove normative, utilizzando i seguenti criteri:

le consulenze scientifiche: qualità delle prove e interpretazione,

consultazione: chiedere agli «utenti» le loro esperienze in merito alle normative esistenti,

parametri internazionali: confronto con la legislazione dei principali paesi concorrenti,

coerenza della proposta con la normativa dell'UE pertinente,

livello di conseguimento della semplificazione (comprese soluzioni alternative volontarie);

88.

ricorda che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è divenuto uno strumento di vitale importanza per assistere le società nella trasformazione da industrie non competitive ad industrie sostenibili; sottolinea che detto fondo dovrebbe essere mantenuto e, qualora necessario, ampliato;

89.

chiede maggiori sforzi al fine di superare le difficoltà esistenti al momento e di riuscire a creare rapidamente un brevetto comunitario unico, che fornirà una protezione giuridica efficace, di alta qualità a basso costo, e un sistema europeo armonizzato di composizione delle controversie in materia di brevetti, al fine di migliorare le condizioni quadro in relazione alla protezione dei diritti di proprietà industriale e intellettuale, aumentare la certezza giuridica e combattere la contraffazione, mantenendo i costi burocratici a un livello minimo, segnatamente per le PMI; accoglie con favore l'ampio sostegno in seno al Consiglio per la proposta della Commissione di avviare nel 2011 la procedura di cooperazione rafforzata su un brevetto unico dell'UE; chiede inoltre una riforma dei metodi di normalizzazione (in particolare nel settore delle TIC) in cui lo sviluppo degli standard dovrebbe essere aperto, trasparente, basato sul principio dell'interoperabilità e a garanzia della competitività dell'industria europea; ritiene che la promozione di standard internazionali garantirà il primato europeo della tecnologia;

90.

rileva che il completamento del mercato interno è essenziale per la competitività e la crescita dell'industria europea; sottolinea che le industrie europee hanno bisogno di un quadro adeguato in cui creare e sviluppare beni e servizi a livello europeo e si compiace, a tale riguardo, delle proposte che figurano nella legge sul mercato unico; invita la Commissione a identificare, ai fini di una maggiore efficienza, le possibilità di armonizzazione e di una migliore governance nel quadro della legge sul mercato unico, in particolare per quanto riguarda l'IVA, i diritti di proprietà intellettuale e il brevetto UE, la normalizzazione mondiale, l'etichettatura e le norme settoriali specifiche;

91.

esorta gli Stati membri a assumere un ruolo maggiormente proattivo nella gestione del mercato unico, migliorando la cooperazione tra le autorità nazionali e rafforzando il recepimento, l’applicazione e l’esecuzione in loco delle regole del mercato unico; chiede agli Stati membri di ridurre i costi delle transazioni attraverso misure addizionali, come un e-government più efficace;

92.

rileva la necessità per le pubbliche autorità di sostenere lo sviluppo delle tecnologie chiave e sottolinea che l’elaborazione delle norme deve essere accelerata, in quanto essenziale per salvaguardare la competitività industriale dell’UE e stimolare una nuova crescita, e che ciò vale in particolare per l’elaborazione di norme che incentivino l’innovazione quale mezzo per affrontare le sfide ambientali e sociali emergenti;

93.

sottolinea la necessità di tener conto delle specificità delle PMI e delle imprese artigianali nel sistema europeo di normalizzazione, in particolare in termini di riduzione dei costi di accesso alle norme, di diffusione delle stesse (attraverso la pubblicazione di sintesi) o di sostegno finanziario; insiste sul ruolo chiave che gli organismi nazionali di normalizzazione devono svolgere per promuovere e rafforzare la partecipazione delle PMI e delle imprese artigianali al processo di normalizzazione, nel rispetto del principio della «delegazione nazionale»;

94.

sottolinea l'importanza di tenere conto delle situazioni che non sono attualmente coperte dalla normativa europea sui brevetti, come i segreti commerciali, per consentire all'industria europea di beneficiare di un'autentica protezione intellettuale relativa a prodotti e procedure, sul modello di Stati Uniti e Giappone;

95.

ricorda che, ai fini dell'aumento della competitività e del primato tecnologico dell'industria europea, è auspicabile:

basarsi sul sistema europeo di normalizzazione i cui vantaggi sono dimostrati e consolidarlo affinché risponda in modo migliore alle esigenze delle imprese innovatrici e, in particolare, a quelle delle PMI;

rafforzare la partecipazione delle imprese, in particolare delle PMI, nel processo di normalizzazione e garantire un elevato grado di promozione delle norme;

96.

sottolinea che esistono ancora grandi potenzialità di rendimento per l'industria europea nella piena attuazione del mercato interno ed esorta la Commissione e gli Stati membri ad eliminare rapidamente gli ostacoli e le barriere restanti nel mercato interno;

97.

invita gli Stati membri, osservando che la ristrutturazione è la principale responsabilità delle grandi imprese e dei partner sociali, ad istituire task force preposte alle operazioni di ristrutturazione che sorveglieranno i processi di ristrutturazione e garantiranno un'agevole transizione economica, ad esempio migliorando la mobilità nel mercato del lavoro, la riqualificazione e altre misure che potrebbero fornire soluzioni innovative e sostenibili sia per i lavoratori che per le aziende; chiede che vengano intensificati il ruolo dei Fondi strutturali europei e la ricerca e lo sviluppo nei processi di riconversione;

98.

chiede rinnovati investimenti nelle risorse umane del settore industriale europeo, privilegiando il dialogo sociale settoriale per la gestione dei cambiamenti strutturali provocati dalla globalizzazione e la promozione di un’economia basata su un uso efficiente di risorse e di energia; incoraggia la contrattazione collettiva per ridurre le disparità di retribuzione nel settore industriale; incoraggia le parti sociali nei settori in cui l’occupazione è in calo ad affrontare le sfide nella fase iniziale ed a sostenere sia i singoli lavoratori che il settore nella fase di transizione; sottolinea l’importanza della sicurezza della transizione attraverso il funzionamento dei sistemi di sicurezza sociale, in quanto ciò può aiutare i singoli individui ad indirizzarsi verso settori in cui si crea occupazione;

99.

invita la Commissione a prendere l’iniziativa di proporre un sostegno alla transizione professionale, ridurre le disuguaglianze sociali, promuovere l’agenda relativa al lavoro dignitoso dell’OIL e adottare le linee guida UE per l’occupazione al fine di precisare le garanzie da fornire in tutto il ciclo di vita per ogni tipo di transizione professionale;

100.

esorta la Commissione a svolgere un ruolo più attivo nella ristrutturazione delle società con un comitato aziendale europeo; ritiene che, in occasione di tali ristrutturazioni, tutte le informazioni pertinenti dovrebbero essere messe a disposizione della Commissione quanto prima possibile affinché essa possa svolgere pienamente il suo ruolo in qualità di interlocutore e coordinatore europeo per gli Stati membri; reputa che, così facendo, la Commissione potrà più facilmente verificare e valutare l'eventuale utilizzo degli aiuti di Stato per assistere la ristrutturazione;

101.

chiede che il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione sia valutato e profondamente riformato ai fini di una più rapida accessibilità e che il suo bilancio sia aumentato nel quadro delle prossime prospettive finanziarie; suggerisce inoltre l'istituzione di un Fondo europeo di adeguamento ambientale;

102.

sottolinea che la crisi economica mondiale si sta ripercuotendo sui tassi di occupazione in tutta Europa, peggiorando le prospettive socioeconomiche dell'UE e aumentando le disparità regionali; sottolinea a tal riguardo che l'esistenza di un settore industriale competitivo, diversificato, equo e sostenibile, basato in primo luogo su PMI efficienti e competitive, è fondamentale per il futuro dei lavoratori in tutta Europa; raccomanda di valorizzare l’esperienza e le competenze degli anziani al fine di assicurare il ricambio generazionale;

103.

riconosce le differenze regionali dello sviluppo industriale, per esempio nei processi di deindustrializzazione nei nuovi Stati membri e chiede che esse siano tenute presenti in una nuova politica industriale sostenibile e nello stanziamento delle risorse dei fondi strutturali per rafforzare la coesione territoriale;

104.

rileva la notevole importanza delle PMI nel paesaggio industriale, in particolare per garantire posti di lavoro durevoli a livello regionale e per salvaguardare il dinamismo creativo ed economico, nonché un elevato livello di crescita, e chiede alla Commissione:

di tener maggiormente conto delle particolarità e delle specifiche difficoltà delle piccole e medie imprese, accelerando l'attuazione dello «Small Business Act», colmando le lacune nell'applicazione dei principi adottati e varando idonee e concrete misure come la riduzione degli oneri amministrativi (nonché di altri gravami normativi, come i costi di compliance), nonché applicando sistematicamente il «test PMI», in modo tale da compiere infine progressi sufficienti per le PMI europee,

di sostenere le PMI nell'accesso ai servizi e alle competenze di ricerca tramite consorzi universitari e fondazioni, ossia strutture che facciano da trait-d'union fra la ricerca e il mercato,

di non trascurare la questione dello statuto della società privata europea, da molti anni al centro del dibattito in Europa,

di continuare ad adoperarsi per un migliore accesso alle possibilità di finanziamento per le PMI ed in particolare di sviluppare valide possibilità per i capitali di rischio e, nell'ambito della nuova architettura del mercato finanziario, rafforzare le possibilità di finanziamento per le PMI – sia a breve che a lungo termine – nonché le loro fonti di finanziamento privilegiate; di aprire i mercati e creare eque precondizioni di concorrenza, permettendo a un numero di maggiore di imprenditori e piccole società di crescere e assumere dimensioni paneuropee,

di esaminare la definizione UE di piccole e medie imprese per consentire una maggiore flessibilità in specifici settori industriali in cui le PMI non raggiungono determinati limiti di fatturato e di addetti a causa di specifiche strutture di mercato, pur mantenendo un carattere di media impresa, sebbene ogni modifica della definizione di PMI non debba recare pregiudizio alla sua efficacia,

di sviluppare un capitolo «Consulenza all'export per le PMI», in particolare per l'accesso ai mercati dei paesi terzi, per il mantenimento della loro posizione su tali mercati nonché per la difesa e lo sfruttamento finanziario e tecnologico della proprietà intellettuale,

di rafforzare le misure di internazionalizzazione per rendere le PMI più competitive e prepararle per il mercato interno e il mercato globale,

di accrescere il tasso di partecipazione delle PMI ai programmi quadro di ricerca e di sviluppo, semplificandone le procedure ed istituendo un sistema di informazione e di assistenza più efficace su scala locale,

di mettere in cantiere progetti che permettano alle PMI e alle imprese maggiori di lavorare in rete lungo la catena di valore,

di fornire strumenti che promuovano lo sviluppo e la crescita delle PMI eco-innovative come pure lo sviluppo dei parchi eco-industriali,

di verificare se le piccole e medie imprese e le imprese a conduzione familiare che non soddisfano i criteri previsti dall'attuale definizione di PMI siano poste in grado di utilizzare le attuali e future opportunità di finanziamento per la ricerca/sviluppo specificamente previste per le imprese di piccola e media dimensione,

di ravvicinare l'offerta alla domanda di brevetti, in particolare per le PMI, e di ridurre per esse il costo di accesso alle norme;

105.

ritiene che una revisione della direttiva europea sulle OPA sia necessaria per dotare l'Europa dei mezzi per opporsi a progetti che potrebbero rivelarsi nefasti - in termini industriali, economici e sociali - per la coesione sociale e la stabilità del mercato interno; ritiene che l'Unione debba potersi opporre alle OPA emesse da imprese socialmente non responsabili e/o che non rispettano i principi di buona governance, come pure alle OPA riguardanti attività giudicate strategiche dagli Stati membri, in conformità con gli impegni internazionali assunti dall'Unione europea;

106.

chiede lo sviluppo ulteriore delle partnership pubblico-privato;

107.

ritiene che, nell'interesse europeo nonché per conseguire gli obiettivi di Europa 2020 e i target climatici ed energetici per lo stesso anno, la politica di aiuti settoriali non vada considerata solo nell'ottica del diritto della concorrenza ma debba essere utilizzata, nell'interesse dell'Europa, per rafforzare l'innovazione, la competitività e la commercializzazione di prodotti sostenibili in modo proattivo ovvero per ristrutturare l'industria in modo trasparente e con regole chiare; si oppone ad aiuti di stato che non rispettano le regole e creano quindi impari condizioni di concorrenza;

108.

ritiene che, nel rispetto delle regole del mercato interno, la politica della concorrenza debba rispondere alle esigenze di una politica industriale ambiziosa;

109.

sottolinea che gli Stati membri possono conseguire più agevolmente uno sviluppo sostenibile ed equo del settore industriale tramite il principio di reciprocità delle politiche commerciali; rileva che le strutture di rete e i poli competitivi regionali non dovrebbero subire gli effetti negativi della disparità di norme e disposizioni commerciali che incidono particolarmente sulle PMI;

110.

sottolinea, sulla scorta di numerosi studi recenti, che gli aiuti settoriali stimolano la crescita quando sono compatibili con il mantenimento della concorrenza nei settori in questione e quando la loro introduzione è corredata di meccanismi che escludono il rifinanziamento dei progetti che risultino inefficaci; insiste sulla necessità che l'attribuzione di tali aiuti sia sistematicamente subordinata al mantenimento delle attività finanziate per almeno cinque anni sul territorio europeo, prevedendo l'estensione di tale periodo a dieci anni per le attività di R&S;

111.

rileva al riguardo la necessità che le localizzazioni industriali europee siano competitive sul piano internazionale, specie per quanto riguarda le tecnologie abilitanti fondamentali;

112.

ritiene che il libero commercio resti la pietra angolare della crescita economica europea, per cui chiede che i futuri accordi commerciali multilaterali e bilaterali siano strutturati in modo da costituire parte di una strategia di politica industriale basata su una leale concorrenza globale e sulla reciprocità da parte dei partner commerciali europei; reputa che, al fine di tener conto del principio dello sviluppo sostenibile, negli accordi di libero scambio vadano inserite le questioni sociali e ambientali, nonché norme di reciprocità; ritiene che occorra adoperarsi affinché le industrie europee non vengano minacciate da misure sleali come succede attualmente nel settore solare; rammenta che i dialoghi in materia regolamentare con i principali partner commerciali debbano essere rafforzati per prevenire e rimuovere le barriere al commercio; invita la Commissione a monitorare la legislazione ambientale, la politica dei cambi, le norme sugli aiuti di stato e gli altri piani di sostegno adottati dai paesi terzi che sono in concorrenza con l'UE; chiede inoltre di esaminare una strategia UE per gli investimenti esteri diretti nei mercati emergenti per agevolare l'accesso ai nuovi mercati e mettere in moto la produzione locale;

113.

considera che la politica commerciale dell'UE, nel quadro multilaterale dell'OMC e di un mercato trasparente ed efficacemente regolato, necessita di una base produttiva efficace, sorretta da adeguate politiche settoriali e finalizzata alla crescita e allo sviluppo sostenibile;

114.

ritiene che la ripresa economica, incoraggiata dalle decisioni assunte dall'UE e in coordinamento con gli Stati membri, favorirà nuove opportunità per le imprese europee sempre più chiamate a competere in mercati globali, aperti e trasparenti;

115.

ritiene inoltre che le linee guida per una politica industriale europea debbano considerare una maggiore omogeneità nei controlli alle dogane, strumento necessario alla lotta contro la contraffazione e alla tutela dei consumatori europei; reputa che una politica industriale debba anche garantire un'armonizzazione dei sistemi di riscossione dei tributi doganali dei paesi di frontiera dell'Unione per evitare sperequazioni e danni agli importatori e allo sviluppo del tessuto industriale europeo;

116.

sottolinea l'importanza cruciale del libero scambio per lo sviluppo dell'industria europea;

117.

chiede alla Commissione che le linee guida della politica industriale europea siano la base per la definizione di strumenti legislativi concreti per la promozione del commercio dell'UE;

118.

invita la Commissione europea non soltanto a migliorare la performance ambientale dell'industria europea nelle sue proposte legislative ma anche ad assicurare che gli standard ambientali applicabili ai prodotti dell'Unione europea siano applicati anche ai prodotti importati nel mercato interno dell'UE, provvedendo non solo all'introduzione delle relative norme ma anche garantendone il rispetto;

119.

invita la Commissione a rispettare gli obiettivi enunciati nella Comunicazione «Global Europe» e nella prossima Comunicazione sulla politica commerciale, contemplando per il Round negoziale di Doha nuovi ed ambiziosi obiettivi di accesso al mercato ed accordi settoriali, come nei settori della chimica e delle costruzioni meccaniche;

120.

chiede il mantenimento di strumenti di difesa commerciale efficaci per contrastare le pratiche commerciali sleali, come quella della doppia tariffazione (dual pricing) nel quadro dell'approvvigionamento di materie prime o del sovvenzionamento dell'industria nazionale;

121.

rileva che vanno sfruttate le idee e le competenze dei lavoratori in relazione al rinnovamento dell'industria e segnala, pertanto, che occorre perseguire la massima partecipazione possibile;

122.

invita in particolare la Commissione a prevedere un quadro giuridico per la contrattazione collettiva transfrontaliera al fine di rendere possibili gli accordi transfrontalieri e di affrontare le sfide in materia di organizzazione del lavoro, condizioni sul posto di lavoro, condizioni di lavoro e formazione;

123.

sottolinea che la definizione e l'implementazione di una politica industriale nell’UE devono includere l’esame delle condizioni di smaltimento e destinazione dei rifiuti industriali, in particolare i rifiuti tossici, al fine di assicurare che i rifiuti industriali non diventino un fardello ambientale, economico o sociale per le comunità sia all'interno dell’UE sia nei paesi terzi;

124.

afferma che una vigilanza efficace del mercato interno è essenziale per proteggere l’industria europea dalla concorrenza sleale; esorta la Commissione a presentare ambiziose proposte di riforma dell’attuale sistema di vigilanza del mercato, rafforzando il ruolo dell’UE nel coordinamento tra le autorità nazionali incaricate della vigilanza del mercato e le autorità doganali e garantendo la disponibilità di risorse adeguate in tutti gli Stati membri;

125.

invita la Commissione a proseguire la strategia del «legiferare meglio» e a migliorare la governance del mercato unico, in particolare creando sistemi di sportello unico e promuovendo soluzioni amministrative transfrontaliere online che tengano conto delle particolari esigenze delle PMI;

126.

ricorda che la crescita, in periodi di crisi, dell’economia sommersa e delle attività non dichiarate rappresenta un serio fattore di distorsione della concorrenza; chiede alle autorità competenti degli Stati membri di adottare le misure necessarie per lottare contro questo fenomeno;

127.

sottolinea l'importanza del contributo dei lavoratori alla crescita e al progresso economico;

Settori

128.

è convinto che, oltre ad un approccio orizzontale, debbano essere varate iniziative settoriali specifiche che contribuiscano ad ammodernare e rafforzare ulteriormente la capacità concorrenziale dei singoli settori industriali, delle loro catene di valore e dei servizi connessi attraverso la condivisione delle migliori prassi, benchmarking ed analoghi strumenti programmatici «soft»; e chiede pertanto che:

vengano implementate le raccomandazioni degli approcci settoriali esistenti (task force, organismi di alto livello, piattaforme tecnologiche e d'innovazione come ad esempio Cars 21) secondo modalità concepite in funzione degli specifici settori industriali e che detti approcci siano sviluppati in modo comparativo dalla Commissione coinvolgendo tutte le parti interessate, con l'adozione di nuove iniziative settoriali in altri pertinenti aree,

venga assicurata la verifica degli specifici approcci settoriali sotto il profilo della sostenibilità, in linea con gli obiettivi programmatici dell'UE in materia di clima e di energia e con ambiziosi target in fatto di efficienza delle risorse,

venga considerata l'intera gamma dei possibili interventi, fra cui benchmark e standard, e sia profuso un impegno costante in tema di R&S e di innovazione,

venga accordata priorità ai settori centrali dell'industria europea e a quelli che si trovano dinanzi a grandi sfide societali ma che possiedono anche un certo potenziale commerciale,

venga posto l'accento sulla complementarità fra i vari tipi di tecnologie intersettoriali nonché sulle convergenze inter-settore rese possibili dalla transizione a un'economia digitale,

sia incoraggiato lo sviluppo di nuove attività come le energie rinnovabili e le industrie creative, settori in cui l'Europa ha «carte da giocare» e che hanno un certo potenziale di creazione di posti di lavoro,

la Commissione presenti regolarmente relazioni sui risultati ottenuti;

129.

ritiene che la politica industriale dell’UE debba fondarsi anche su progetti concreti che apportino vantaggi tangibili alle imprese e ai cittadini europei, come, ad esempio, i progetti GMES, Galileo o ITER;

130.

rileva che l’industria europea risulta sempre più dipendente dai servizi alle imprese e che è pertanto necessario dedicare particolare attenzione a tutti gli anelli principali della catena produttiva; si compiace, al riguardo, della volontà espressa dalla Commissione di accordare maggiore importanza a tale interdipendenza;

131.

ribadisce la necessità di progredire rapidamente in materia di interconnessione del registro delle imprese europee, al fine di garantire la trasparenza e l'affidabilità dell’informazione per i produttori e i consumatori;

132.

sottolinea l’importanza del settore turistico nell’Unione europea, prima destinazione turistica al mondo, e in alcune regioni in cui il turismo costituisce il principale pilastro dell’attività economica; sostiene la strategia della Commissione volta a migliorare la competitività del settore turistico mediante misure relative alla qualità, alla sostenibilità e al potenziamento dell’immagine dell’Europa come destinazione turistica;

133.

invita la Commissione a rispettare le tabelle di marcia (roadmap) e le conclusioni elaborate negli approcci settoriali; ritiene che le roadmap diano all'industria certezza di pianificazione a lungo termine e siano uno strumento prezioso per salvaguardarne la competitività;

Responsabilità

134.

ritiene che l'industria e le parti interessate europee dovrebbero intensificare i loro investimenti, il loro forte impegno aziendale, sociale e ambientale e collaborare strettamente per sviluppare condizioni quadro favorevoli; ritiene che l'industria dovrebbe mantenere gli investimenti e la produzione in Europa, sostenere i propri sforzi in materia di ricerca ed adoperarsi per la crescita sostenibile, l'innovazione ed un'occupazione adeguatamente retribuita; ritiene che l'industria abbia un ruolo da svolgere per far emergere una nuova cultura della qualificazione professionale, offrendo valide opportunità di formazione e specializzazione di alto livello e prodotti e processi sostenibili e ancora più innovativi e dovrebbe aderire, ove possibile, a partenariati strategici all'interno dell'Europa;

135.

invita la Commissione e gli Stati membri ad elaborare nuovi approcci di mediazione per la costruzione di nuove infrastrutture e la relativa assistenza, e ad implementarli in modo da accrescere la partecipazione dei cittadini per far sì che le infrastrutture necessarie per il rinnovo sostenibile della base industriale (ad es. reti intelligenti, parchi eolici, nuove linee ferroviarie) possano essere realizzate rapidamente;

136.

è persuaso che la crisi economica internazionale ha chiaramente dimostrato la necessità per le società di agire con la dovuta diligenza in piena conformità ai principi della responsabilità sociale (CSR) in termini di buona governance nonché di rispetto per l'ambiente e di eccellenza sociale;

Regioni

137.

rileva che le strutture regionali apportano un importante contributo al rafforzamento dell'industria europea; rileva l'importanza essenziale dei cluster concorrenziali e delle interrelazioni in materia d'innovazione (imprese, università, centri di ricerca, servizi tecnologici, istituti di formazione, ecc.) nonché delle interconnessioni tra imprese (catene di creazione di valore, sinergie) nonché con altri attori in relazione alle decisioni in materia di investimenti; per questo motivo ritiene che:

le reti ed i cluster innovativi, in particolare i poli europei di competitività e le nuove partnership per l'innovazione che dovranno essere lanciate nel 2011 nel quadro dell'iniziativa «Unione dell'innovazione», e soprattutto nel campo delle tecnologie abilitanti fondamentali, dovrebbero essere maggiormente promossi così da assicurare il coordinamento del trasferimento tecnologico e della conoscenza, nonché della ricerca, mentre andrebbero migliorate le qualifiche e le infrastrutture anche quale obiettivo fondamentale del Fondo europeo per lo sviluppo regionale;

andrebbero promosse le strutture regionali di rete e le regioni rurali quali incentivi della base industriale nell'UE;

occorrerebbe riunire i cluster e le reti sotto la categoria di «piattaforme europee» ai fini di un loro rafforzamento;

dovrebbero essere sostenute iniziative come il Patto dei Sindaci e le Città intelligenti, di cui beneficiano anche l'industria e in particolare le PMI;

la Banca europea per gli investimenti dovrebbe promuovere il collegamento tra politica industriale e coesione territoriale;

138.

riconosce il contributo dell’industria dell'UE all’ideale di coesione socioeconomica e territoriale e considera che un’industria prospera rappresenti una condizione indispensabile per la crescita economica e la stabilità sociale delle regioni dell'UE;

139.

invita pertanto ad adoperarsi congiuntamente per utilizzare e arricchire le competenze scientifiche e tecnologiche disponibili nelle regioni, segnatamente nel settore delle tecnologie abilitanti fondamentali, e ad attribuire maggiore importanza alla politica dei poli;

140.

sottolinea che la progressiva diffusione di idonee infrastrutture digitali e di tecnologie innovative rappresenta un elemento strategico per incrementare la competitività delle regioni e delle industrie dell’UE; ritiene che il settore delle TIC rivesta un ruolo chiave nell’aumento della produttività di altri settori industriali; reputa che le moderne infrastrutture di comunicazione ad elevata capacità di trasmissione andrebbero installate essenzialmente nelle regioni poco servite e che ciò potrebbe contribuire a instaurare un clima favorevole agli investimenti pubblici e privati e, fattore importante, ad incrementare lo standard di alfabetizzazione digitale delle imprese;

*

* *

141.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri.


(1)  Testi approvati, P7_TA(2010)0223.

(2)  Testi approvati, P7_TA(2010)0209.

(3)  GU C 279 E del 19.11.2009, pag. 65.


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