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Document 52006AE0595

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione — Attuare il programma comunitario di Lisbona: un quadro politico per rafforzare l'industria manifatturiera dell'UE — verso un'impostazione più integrata della politica industriale COM(2005) 474 def.

    GU C 185 del 8.8.2006, p. 80–86 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

    8.8.2006   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 185/80


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione — Attuare il programma comunitario di Lisbona: un quadro politico per rafforzare l'industria manifatturiera dell'UE — verso un'impostazione più integrata della politica industriale

    COM(2005) 474 def.

    (2006/C 185/14)

    La Commissione, in data 15 ottobre 2005, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.

    La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 28 marzo 2006, sulla base del progetto predisposto dal relatore EHNMARK.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 20 aprile 2006, nel corso della 426a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 38 voti favorevoli, 1 voto contrario e 5 astensioni.

    1.   Sintesi del parere

    1.1

    La strategia di Lisbona offre un'ampia gamma di misure orizzontali per creare un quadro di riferimento tale da rendere l'Europa più competitiva. Sono finora mancati, invece, gli approcci settoriali. La nuova comunicazione della Commissione costituisce per l'UE un altro passo verso la creazione di una politica industriale europea comune. Una politica comune e priorità comuni dovrebbero tradursi in un miglioramento della competitività europea nel contesto globale. Pertanto, il Comitato esprime vivo compiacimento per la comunicazione della Commissione incentrata su un'impostazione più integrata della politica industriale.

    1.2

    Il CESE appoggia l'ampio lavoro di analisi svolto nella comunicazione riguardo alle misure di sostegno necessarie in 27 settori dell'industria manifatturiera. Esso sostiene anche la costituzione di 14 task force settoriali e intersettoriali, con l'obiettivo di delineare delle misure più concrete per promuovere la competitività dell'industria europea.

    1.3

    Tuttavia, la comunicazione in esame omette di coprire alcuni aspetti essenziali della definizione e dell'attuazione della politica industriale europea. La responsabilità dell'attuazione, infatti, è affidata ad altre unità della Commissione — o ad autorità nazionali e regionali — e all'industria stessa. Le questioni relative al «chi fa che cosa» sono rinviate a un esame successivo.

    1.4

    In particolare, la comunicazione non mette in evidenza la necessaria distribuzione del lavoro tra i livelli comunitario e nazionale. Le 14 nuove task force settoriali opereranno principalmente a livello comunitario. Il CESE sottolinea che è essenziale garantire un coordinamento con il livello nazionale. Ciò farà risparmiare tempo, e l'industria di certo non può permettersi perdite di tempo.

    1.5

    La comunicazione non fornisce molte indicazioni neppure su altri due campi, cioè il ruolo dei governi in materia di innovazione e competitività e la determinazione dei confini tra l'industria manifatturiera e i servizi.

    1.6

    Per quanto concerne le attività future, il CESE sottolinea l'importanza di un diretto coinvolgimento dei soggetti interessati, in particolare delle parti sociali. Il Comitato ritiene fondamentale che queste ultime possano raggiungere accordi sulle trasformazioni e sull'innovazione industriali, come già accade in alcuni Stati membri.

    1.7

    Con la comunicazione, l'UE sta dando una risposta alla domanda «L'industria manifatturiera europea ha un futuro»? Il CESE da parte sua è pronto a includere le questioni della politica industriale europea nell'ambito della rete di monitoraggio sull'attuazione della strategia di Lisbona.

    2.   Introduzione

    2.1

    La revisione intermedia della strategia di Lisbona presentata al Consiglio europeo del marzo 2005, ha dato un'immagine in chiaroscuro dei risultati conseguiti nei primi cinque anni.

    2.2

    Sono in particolare la crescita economica e industriale e la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro i campi in cui la strategia di Lisbona ha fallito. La concorrenza globale presenta delle difficoltà per l'Europa. Una serie di indici sulla crescita e la competitività pongono gli Stati Uniti in testa, insieme con i paesi nordici. Le grandi economie europee seguono a notevole distanza. In una classifica stilata dal World Economic Forum, il Regno Unito era al 13o posto, la Germania al 15o e la Francia al 30o immediatamente prima della Spagna. D'altro canto, va osservato che alcuni dei nuovi Stati membri dell'UE stanno ottenendo buoni risultati in termini di crescita economica: nel 2005 il PIL della Slovacchia è cresciuto del 5,5 % e quello della Polonia del 5,4 %.

    2.3

    Una recente indagine sulla crescita della produttività, condotta dal «Conference Board» (un'organizzazione mondiale di ricerca), mostra che, in un decennio, le principali economie europee hanno perso ulteriormente terreno rispetto a quella statunitense. Nel 2005 l'UE-15 ha fatto registrare un tasso di crescita della produttività dello 0,5 %, rispetto all'1,8 % degli Stati Uniti e all'1,9 % del Giappone.

    2.4

    In risposta alle decisioni del Consiglio europeo del marzo 2005, la Commissione europea ha presentato un numero consistente di proposte e comunicazioni, incentrate sulle questioni della ristrutturazione industriale, della produttività e della competitività, nonché del sostegno all'imprenditorialità e alle piccole e medie imprese.

    2.5

    Ciò che manca nella gamma delle nuove proposte sono gli sforzi rivolti ad affrontare i problemi industriali a livello settoriale, in particolare nell'industria manifatturiera, e che costituiscano la base per misure di sostegno settoriali o verticali. Con la nuova comunicazione qui discussa, la Commissione si propone di soddisfare quest'esigenza.

    3.   Lineamenti del nuovo quadro politico proposto

    3.1

    La comunicazione in esame può essere considerata il lancio di un nuovo processo basato sull'analisi della situazione della competitività di 27 settori dell'industria manifatturiera.

    3.2

    L'attenzione si concentra sugli aspetti che le stesse imprese percepiscono come strozzature per l'innovazione, la competitività e la crescita. L'accento è sulle piccole e medie imprese (PMI), fatto logico se si pensa che l'industria manifatturiera dell'UE è formata in larga maggioranza da PMI, in cui lavora il 58 % degli occupati del settore. Inoltre, nel corso dei lavori preparatori sono state consultate diverse parti direttamente interessate.

    3.3

    I settori manifatturieri analizzati nella comunicazione coprono quattro grandi comparti: industrie alimentari e delle scienze della vita, industrie dei macchinari e dei sistemi; industrie della moda e del design e industrie dei prodotti di base e intermedi. In termini concreti, l'analisi copre un ventaglio di industrie che vanno da quelle che operano nel campo delle biotecnologie e quelle farmaceutiche a quelle della costruzione meccanica ed elettrica, a quelle della difesa e aerospaziali, fino a quelle tessili e dei mobili, a quelle ceramiche, dell'acciaio, chimiche e della carta.

    3.4

    La procedura di valutazione della competitività dei 27 settori ha utilizzato i seguenti parametri di riferimento:

    creare un mercato unico aperto e competitivo,

    sviluppare le conoscenze, vale a dire la ricerca, l'innovazione e le competenze,

    migliorare la regolamentazione,

    assicurare le sinergie tra la competitività e le politiche energetiche e ambientali,

    garantire una partecipazione piena ed equa ai mercati globali,

    promuovere la coesione economica e sociale.

    3.5

    Le conclusioni per settore segnalano, tra le numerose sfide politiche rilevanti, quei casi «la cui sfida politica è ritenuta della massima priorità per ciascun settore», per citare la comunicazione. Anche con questa indicazione, le conclusioni non sono proprio trasparenti. Per esempio, nel campo delle biotecnologie si indica l'esigenza di maggiore ricerca, ma non quella di maggiori competenze. Per il settore tessile si segnala una richiesta sia di ricerca che di competenze, oltre che una richiesta di accesso ai mercati, ma non si menziona l'esigenza di contrastare le distorsioni del commercio.

    3.6

    La Commissione propone il lancio di 7 iniziative intersettoriali al fine di raccogliere le sfide comuni e rafforzare le sinergie. Le 7 iniziative intersettoriali sono:

    iniziativa in materia di diritti di proprietà intellettuale e di contraffazione,

    gruppo ad alto livello sulla competitività, l'energia e l'ambiente,

    aspetti esterni della competitività e accesso ai mercati,

    nuovo programma di semplificazione legislativa,

    migliorare le competenze settoriali,

    gestire le trasformazioni strutturali nell'industria manifatturiera,

    impostazione europea integrata della ricerca e innovazione industriale.

    3.7

    Oltre alle iniziative intersettoriali, la Commissione propone una serie di iniziative politiche di settore, che consisteranno in un Forum farmaceutico, in una revisione intermedia della strategia per le scienze della vita e le biotecnologie, in nuovi gruppi ad alto livello sull'industria chimica e l'industria della difesa, nel programma spaziale europeo, nella task force sulla competitività delle TIC — Tecnologie dell'informazione e della comunicazione e nell'avvio del dialogo sulle politiche per l'ingegneria meccanica.

    4.   Osservazioni generali

    4.1

    La nuova comunicazione costituisce il primo sforzo di rilievo per elaborare iniziative settoriali globali per la competitività e l'innovazione nell'industria manifatturiera. L'iniziativa è accolta con favore, dato che gli schemi e le iniziative orizzontali non sono sufficienti e, per come è strutturata, la nuova comunicazione rappresenta una base preziosa per le decisioni da adottare sulle azioni concrete. L'iniziativa include un'analisi sofisticata delle questioni della crescita e della competitività in una serie di settori industriali.

    4.2

    La Commissione ha presentato la proposta come un quadro di riferimento per la fissazione di priorità. Il filo conduttore è costituito dall'adozione di misure volte ad affrontare le sfide poste dalla globalizzazione.

    4.3

    Ciò che manca è un collegamento chiaro tra l'impegno a livello comunitario e il necessario coinvolgimento dei governi, delle imprese e delle parti direttamente interessate ai livelli nazionale e regionale. Si presume che tutto ciò sarà messo a punto nel corso del processo, specie nelle nuove task force settoriali e intersettoriali. Vi è però un rischio evidente di un'eccessiva pianificazione e di un'attuazione pratica insufficiente.

    4.4

    Per evitare che sia così, il CESE raccomanda il compimento di azioni specifiche per garantire il coordinamento necessario. Ciò amplierebbe anche l'ambito della partecipazione attiva delle diverse parti direttamente interessate.

    4.5

    La nuova comunicazione, insieme a varie altre proposte e comunicazioni, rappresenta un passo in avanti verso la creazione di una politica industriale europea. È una strada realisticamente percorribile? Tenendo conto delle sfide che si presentano all'industria europea, a parere del CESE questo, probabilmente, è il modo migliore di promuovere la competitività e sfruttare i vantaggi specifici offerti dall'Unione, come la sua elevata base di conoscenze e un mercato interno di grandi dimensioni.

    4.6

    La Commissione tiene a sottolineare che la nuova comunicazione intende essere coerente con lo spirito della strategia di Lisbona e aggiungersi agli sforzi complessivamente profusi per attuare tale strategia. La responsabilità dell'effettiva applicazione, in termini di maggiore ricerca, istruzione o regolamentazione, incomberà ad altri servizi della Commissione e agli organismi nazionali e regionali competenti. La pianificazione e l'attuazione devono essere coordinate.

    4.7

    Vi è una certa ambivalenza nell'approccio della Commissione. L'equilibrio tra i programmi orizzontali e le nuove iniziative settoriali dovrebbe essere considerato più approfonditamente.

    4.8

    Per le diverse azioni la comunicazione non prevede nuove risorse, le quali invece devono provenire a livello UE dal programma CIT, dal programma quadro di R&S, dai fondi strutturali e dai programmi per l'istruzione, solo per menzionare i più importanti. Coordinare le politiche, e le risorse, sarà un compito difficile e delicato, in particolare perché le risorse finanziarie europee disponibili sono alquanto limitate rispetto ai bisogni e alle domande.

    4.9

    Per introdurre metodi e mezzi di produzione nuovi e avanzati, in particolare nelle PMI, è essenziale la disponibilità di crediti a condizioni favorevoli. La BEI e il FEI dovrebbero essere strettamente coinvolti nel lavoro dei gruppi di pianificazione settoriali e intersettoriali.

    4.10

    Nella sua nuova proposta, la Commissione si concentra sul livello comunitario, mentre gli aspetti regionali sono menzionati solo marginalmente. Nell'analisi non si considera l'importanza delle aree metropolitane, con il loro vasto potenziale per la promozione dell'innovazione e della competitività dell'industria. Tutto ciò, ma anche le questioni attinenti alla politica industriale regionale, dovrà essere preso in considerazione nel prosieguo.

    4.10.1

    Il Comitato osserva che la Commissione non avanza proposte specifiche in merito ai settori industriali che presentano un grado particolarmente elevato di concentrazione regionale.

    4.11

    Nelle risposte fornite dalle imprese e dagli altri soggetti interessati riguardo alle misure per promuovere la competitività dominano tre temi: maggiore ricerca e collegamento con la ricerca; maggiore istruzione e formazione, in particolare con riferimento alle competenze; un accesso più agevole al sostegno finanziario, in particolare per favorire lo spirito imprenditoriale e le microimprese.

    4.12

    La maggioranza dei settori manifatturieri analizzati nella nuova comunicazione cita il miglioramento delle competenze come un aspetto la cui sfida è ritenuta della massima priorità, come afferma la comunicazione. Le questioni delle competenze e del loro miglioramento sono di fondamentale importanza. L'iniziativa intersettoriale prevista sulle competenze produrrà, si spera, proposte innovative.

    4.13

    La comunicazione dedica scarsa attenzione all'importanza dei governi nel creare condizioni uniformi (level playing field) per l'industria, e in particolare per quella manifatturiera. Il lavoro d'analisi produrrà senz'altro una serie di osservazioni sulle modalità con cui i governi possono sostenere l'industria, per esempio sotto il profilo dell'istruzione, dei sistemi di trasporto, delle soluzioni energetiche e delle reti di TCI.

    4.14

    La comunicazione non prende in esame il fatto che la linea di separazione tra l'industria manifatturiera e i servizi sta diventando sempre meno netta. Che cosa significa ciò in termini di risorse umane, di approcci di mercato e di accesso ai mercati, di regolamentazione e di accesso ai finanziamenti?

    4.15

    Per quanto concerne il finanziamento delle PMI, si può notare che, nell'ampia analisi dedicata a 27 settori, si registrano solo cinque altre domande specifiche, cioè quelle da parte dell'industria farmaceutica, biotecnologica, dei dispositivi medici, delle costruzioni meccaniche ed elettriche. È piuttosto sorprendente che la stessa richiesta non sia stata registrata per le industrie dei prodotti di base e intermedi, per fare un esempio.

    5.   Verso una politica industriale europea

    5.1

    Con la nuova comunicazione della Commissione europea, l'UE compie un altro passo nel senso della creazione di un quadro comune di riferimento per una politica industriale europea. È un'iniziativa che viene salutata con favore. Una politica comune e priorità comuni dovrebbero dare impulso alla competitività europea nel contesto mondiale. Allo stesso tempo, si deve considerare la politica industriale europea nel contesto delle strutture create per sostenere l'industria (l'istruzione e la ricerca, per nominarne solo due) e per procedere alla consultazione dei lavoratori, solo per menzionare alcuni aspetti. Una competitività elevata non è possibile per l'Europa senza la piena partecipazione della società e dei cittadini.

    5.2

    Si è spesso affermato che ciò che l'industria vuole è un level playing field accompagnato da meccanismi di comunicazione chiari (e non burocratici). La posizione largamente condivisa è che occorrono la minore burocrazia e, in termini generali, il massimo sostegno possibili. Per citare un recente Consiglio Competitività, i ministri hanno sottolineato che gli oneri legislativi e regolamentari non dovrebbero incidere negativamente sulla competitività. Nel contempo, si può sostenere che gli obblighi amministrativi promananti dall'UE non dovrebbero essere presentati esclusivamente come un fattore di costo, poiché essi spesso sostituiscono 25 diverse legislazioni nazionali e riducono pertanto i costi operativi. In una recente comunicazione della Commissione si afferma che i costi della regolamentazione, di cui gli obblighi amministrativi costituiscono solo un elemento, devono essere analizzati in un contesto ampio, che comprenda i costi e i benefici economici, sociali e ambientali della regolamentazione.

    5.3

    La concorrenza globale cui l'UE (come altri gruppi di Stati) deve far fronte è aspra. Non vi è spazio per autocompiacimenti. D'altra parte, per l'Europa la crescita e la competitività non possono mai essere fini a se stesse. Vi è un consenso generale nel riconoscere l'esistenza di una visione sociale europea, sintetizzata come segue dalla strategia di Lisbona: un alto livello di competitività basata sulla conoscenza, obiettivi ambiziosi per la coesione sociale e una politica responsabile in materia ambientale. La politica industriale europea è sia una componente della strategia di Lisbona sia un obiettivo dagli orizzonti temporali molto più ampi di quelli di tale strategia. Tuttavia, a prescindere da quest'ultima considerazione, la politica industriale rientrerà fra le priorità generali fissate nella strategia di Lisbona.

    5.3.1

    La Commissione ha presentato una strategia riveduta per uno sviluppo sostenibile su cui il Consiglio dovrà decidere nel corso dell'anno. Il quadro di riferimento per la politica industriale è in linea con le priorità della strategia per lo sviluppo sostenibile.

    5.4

    In questa prospettiva, una politica industriale europea dovrebbe concentrarsi su tre obiettivi principali: individuare i settori fondamentali per una competitività sostenibile, discutere le misure prioritarie per conseguire tale competitività e accelerare quel completamento del mercato interno che rappresenta un passo fondamentale per promuovere la realizzazione di condizioni uniformi (level playing field). A livello comunitario ciò significa prestare grande attenzione a ciò che si può effettivamente realizzare con iniziative a livello europeo. Una politica industriale che si ponesse questi obiettivi potrebbe apportare un reale valore aggiunto all'industria, ai governi nazionali e regionali, alle parti sociali e alla società civile organizzata.

    5.5

    Il Comitato accoglie con favore il fatto che la Commissione abbia annunciato la costituzione di gruppi di lavoro su diversi aspetti. Ritiene però che, se si vogliono fugare le ambiguità che hanno pregiudicato lo sviluppo di grandi progetti industriali europei, si debbano ancora chiarire i rapporti tra la politica industriale e altri due settori.

    5.5.1

    In primo luogo, va chiarito il legame tra la politica industriale e la politica di concorrenza.

    5.5.2

    In secondo luogo, uno degli aspetti del piano d'azione presentato dalla Commissione per modernizzare il diritto societario è il rafforzamento dei diritti degli azionisti. È essenziale che tale modernizzazione non pregiudichi gli investimenti nell'industria.

    5.5.3

    I diversi membri della Commissione europea competenti in materia di affari economici, mercato interno, politica di concorrenza e strategia di Lisbona dovrebbero coordinare la loro azione, in modo da evitare ogni rischio di approcci tra loro incoerenti che compromettano la credibilità e l'efficacia di ogni strategia di rilancio della politica industriale.

    5.6

    La politica industriale europea deve tener conto dell'importanza del ruolo svolto dal settore pubblico nel fornire conoscenza e infrastrutture, per citare solo due funzioni essenziali. In alcuni paesi vi sono stretti contatti tra l'industria e il settore pubblico, mentre in altri paesi ciò non avviene. L'importanza del settore pubblico per l'innovazione è illustrata dal fatto che negli USA, la spesa pubblica in innovazione è due volte quella dell'Europa. Anche scontando il fatto che una grande fetta di questa spesa è costituita da spese militari, la cifra indica l'importanza del settore pubblico. In una prospettiva europea, un esempio pertinente potrebbe essere la spesa pubblica passata (e in parte presente) destinata in alcuni paesi allo sviluppo di nuovi prodotti farmaceutici. L'importanza del settore pubblico è mostrata anche dal ruolo che esso svolge nello sviluppo dei servizi di TCI, in particolare delle reti a banda larga.

    5.7

    La revisione a metà percorso della strategia di Lisbona ha indotto anche le parti sociali a sviluppare piani mirati a garantire un futuro all'industria manifatturiera europea. L'Unione delle confederazioni delle industrie della Comunità europea (UNICE) ha presentato osservazioni e proposte approfondite riguardanti i risultati raggiunti fino a questo momento dalla strategia di Lisbona. Orgalime, organizzazione che rappresenta le industrie meccaniche elettriche e metallurgiche di 23 paesi europei, ha presentato un ampio piano di sviluppo dell'industria manifatturiera europea, a titolo di osservazioni sulla comunicazione della Commissione. Dal lato dei lavoratori, la Federazione europea dei metalmeccanici (FEM) ha presentato nell'autunno del 2005 un piano d'azione intitolato Rilanciare l'industria manifatturiera europea, in cui si sintetizzano una serie di proposte contenute anche in altri piani.

    5.8

    Il piano della FEM elenca 15 misure chiave suddivise in due gruppi. Nel primo, intitolato Ricerca e sviluppo, si sottolinea la necessità di destinare maggiori risorse alla ricerca e si sollecita una maggiore attenzione all'innovazione sociale, nel secondo, intitolato Un quadro sociale per l'innovazione, sono elencate alcune misure concrete supplementari volte a favorire le PMI promuovendo l'imprenditorialità, l'apprendimento permanente e la ristrutturazione del mercato europeo del lavoro, con una particolare attenzione alla sicurezza sociale.

    5.9

    Questo piano d'azione, come altri piani elaborati dalle parti sociali, testimonia che l'analisi delle sfide cui l'industria europea deve far fronte è in certa misura condivisa. In termini generali vi è un ampio consenso sul percorso che l'Europa deve seguire. Questa definizione parallela di problemi e di misure costituisce una piattaforma per il dialogo sociale e gli accordi tra parti sociali per promuovere l'innovazione e la competitività (cfr. la successiva sezione 6).

    5.10

    La strategia di Lisbona è riuscita a promuovere i concetti di società ad elevata intensità di conoscenze e di leadership europea nel campo delle competenze e nella ricerca e sviluppo. La decisione del Consiglio europeo di Barcellona di definire un obiettivo di spesa per R&S pari al 3 % del PIL ha ottenuto grande favore e ampi consensi, in teoria.

    5.11

    Il Comitato fa notare che, nei colloqui e nelle discussioni con i rappresentanti degli industriali, la Commissione non ha individuato molte nuove idee e soluzioni per la questione importante del trasferimento delle conoscenze dall'università all'impresa. La Commissione stessa tornerà su tali questioni in una prossima comunicazione. Tuttavia, spetta alle imprese assumersi la necessaria responsabilità di stabilire collegamenti significativi con il mondo della ricerca. Tenuto conto degli scarsi progressi nella realizzazione dell'obiettivo di destinare il 3 % del PIL europeo alla ricerca e allo sviluppo, questa carenza di idee riguardo al trasferimento di conoscenze è davvero preoccupante. Uno dei motivi di preoccupazione è il numero di studenti delle discipline scientifiche e d'ingegneria nell'UE, che è in declino rispetto ai principali concorrenti dell'Unione. È essenziale che le PMI curino l'aggiornamento delle loro risorse umane e inseriscano forza lavoro di formazione universitaria nei campi della produzione e dell'innovazione. Il Settimo programma quadro dovrebbe sostenere le PMI nell'introduzione della ricerca tecnologica di punta e di tecniche di produzione avanzate.

    5.12

    In tale contesto si dovrebbe ricordare che, anche se l'UE riuscirà a destinare il 3 % del suo PIL alla ricerca, essa rimarrà comunque dietro agli Stati Uniti e al Giappone. Quello del 3 %, dunque, è un obiettivo intermedio, come alcuni Stati membri dell'UE hanno già riconosciuto. La sfida posta dalla competizione globale, infatti, renderà necessario porsi obiettivi più ambiziosi, da raggiungere entro 15-20 anni.

    5.13

    Considerazioni analoghe possono essere formulate per quanto concerne la necessità di promuovere il miglioramento delle competenze e l'apprendimento permanente, e al riguardo una serie di segnali arriva dalla stessa industria. Tuttavia, si tratta di problemi che non possono essere risolti a livello comunitario, dove si può solo definire e analizzare la natura dei bisogni da soddisfare, mentre l'attuazione vera e propria deve aver luogo a livello nazionale e regionale. Il Cedefop potrebbe senz'altro diffondere informazioni preziose sulle esperienze raccolte al riguardo.

    5.14

    In tale contesto è importante ricordare che il più ampio dibattito sull'apprendimento permanente, nell'ambito della politica in materia di istruzione, è in effetti iniziato nei primi anni '70, con le importanti analisi effettuate dall'OCSE. Tuttavia, da allora in poi sono stati sperimentati pochi approcci realmente nuovi per unire le opzioni e le risorse delle imprese, del settore pubblico e anche dei cittadini, i quali potrebbero chiedere maggiori opportunità di miglioramento delle competenze in vista di una maggiore mobilità nel mercato del lavoro.

    5.15

    I fenomeni delle attività off-shore e della delocalizzazione delle industrie hanno richiamato l'attenzione sulla necessità di garantire i diritti fondamentali dei lavoratori a livello globale. La Dichiarazione dell'OIL sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro (1998) ha fornito una base per la regolamentazione dell'occupazione e uno standard che dovrebbe essere applicato in tutto il sistema di governance internazionale. Gli orientamenti dell'OCSE costituiscono impegni politici assunti dai governi. Se si vuole che le trasformazioni siano percepite in maniera positiva, si deve dimostrare che esse non devono essere per forza un gioco a somma zero e che, inoltre, è possibile riuscire a gestire le trasformazioni nelle aziende, nelle industrie, nelle regioni e nei mercati del lavoro secondo modalità socialmente eque.

    5.15.1

    In tale contesto si dovrebbe prendere atto dell'importanza dei comitati aziendali europei. Essi costituiscono una risposta concreta alle domande di una struttura di informazione e consultazione nelle imprese transfrontaliere che presenta vaste possibilità di applicazione. Anche se i tempi per creare tali strutture sono lunghi e, nonostante una certa indeterminatezza della vigente direttiva sui comitati aziendali, questi ultimi sono una componente indispensabile degli sforzi più ampi di sviluppare una politica industriale europea.

    5.16

    Una politica industriale europea può dare un contributo essenziale alla competitività dell'Europa. La presente comunicazione della Commissione è uno degli elementi di costruzione di una tale politica, cui il Comitato ne ha aggiunti altri. Il Comitato propone alla Commissione di prendere l'iniziativa di lanciare altri processi di discussione e dialogo nel contesto del dialogo sociale e di altri forum pertinenti.

    6.   Osservazioni sulle proposte relative ai singoli settori

    6.1

    Il CESE condivide la scelta dei parametri di indagine utilizzati per l'analisi dei 27 settori dell'industria manifatturiera. Anche nel quadro di questa impostazione molto ambiziosa, sono evidenti alcune contraddizioni nei singoli risultati dell'analisi. Il CESE appoggia lo sforzo e le conclusioni della Commissione. Inoltre, il Comitato sostiene anche la scelta dei temi assegnati al primo gruppo di task force di settore e intersettoriali.

    6.2

    In particolare il CESE apprezza molto la prevista costituzione del gruppo ad alto livello sulla competitività, l'energia e l'ambiente. Le tecnologie in materia di difesa dell'ambiente e di efficienza energetica possono conferire all'Unione europea degli importanti vantaggi competitivi nel contesto globale. La nuova consapevolezza a livello mondiale dei pericoli dei cambiamenti climatici, risultanti da un'eccessiva dipendenza dai combustibili fossili, dovrebbe fornire un sostegno potente agli sforzi di cambiare i modelli di produzione e consumo. Il compito che il gruppo di alto livello si trova a svolgere è enorme. Non lo è meno per il fatto che anche altri paesi stanno investendo in misura molto consistente in tecnologie compatibili con la tutela dell'ambiente: gli USA sono solo uno di questi.

    6.3

    Il design sta diventando un fattore chiave per lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti. Esso dovrebbe quindi essere trattato con grande attenzione, non solo da una singola task force di settore, ma da più di una task force come una delle questioni orizzontali. In diversi Stati membri dell'UE il design ha una lunga tradizione di successi: è importante saperla sfruttare.

    6.4

    La comunicazione della Commissione non si occupa espressamente delle questioni attinenti alla comunicazione e all'informazione nei confronti dell'industria stessa e delle diverse parti direttamente interessate. Tuttavia, tenendo conto che una parte considerevole dell'attuazione dovrà passare per l'informazione e la comunicazione, occorrerà dedicare una grande attenzione a tali questioni. Altrimenti, come potrà il consistente gruppo rappresentato dalle PMI ottenere le informazioni pertinenti sui partenariati congiunti e le varie misure di sostegno?

    6.5

    Un altro aspetto di cruciale importanza per l'attuazione sarà il fattore tempo. Nell'industria manifatturiera lo sviluppo dei prodotti non è un processo lento (la concorrenza globale non lo permette). Pertanto, le varie task force a livello comunitario dovranno lavorare a ritmi serrati, se vogliono offrire un valore aggiunto a coloro che sono impegnati nelle decisioni industriali sugli investimenti e sullo sviluppo.

    6.6

    Il Comitato condivide l'idea della Commissione secondo cui la delocalizzazione dei posti di lavoro dell'UE verso paesi con costi più bassi avrà conseguenze dolorose a livello locale e settoriale, specie per i lavoratori scarsamente qualificati, che andrebbero aiutati a far fronte alle ripercussioni della ristrutturazione industriale. In altre occasioni il Comitato ha difeso l'idea che i fondi strutturali andrebbero usati di più e meglio per provvedimenti attivi e proattivi che affrontino l'impatto della globalizzazione. Il Comitato esaminerà più approfonditamente la proposta avanzata di recente di un fondo per la globalizzazione.

    7.   Necessità di un dialogo sociale più ampio

    7.1

    In alcuni paesi le parti sociali hanno già concluso ambiziosi accordi sull'innovazione industriale, che sono espressione di interessi e priorità comuni per il futuro sviluppo dell'industria manifatturiera.

    7.2

    Val la pena di citare l'esempio dell'accordo svedese nel settore dell'industria, siglato nel 1997 dalle parti sociali. Dopo la stipula dell'accordo, queste hanno presentato una serie di proposte volte ad aumentare la competitività del settore. In particolare, esse hanno affrontato questioni come la creazione di istituti di ricerca industriale competitivi, l'aumento degli scambi tra l'industria e gli istituti di educazione e formazione, il sostegno all'innovazione nelle start-up e nelle imprese in crescita e quello ai centri di sviluppo industriale. Alcune di queste proposte sono state accettate dal governo svedese.

    7.3

    Il CESE sottolinea che è assolutamente essenziale che le parti direttamente interessate, in particolare le parti sociali, siano direttamente coinvolte nel processo di innovazione, competitività e ristrutturazione. Il ritmo delle trasformazioni non è destinato a diminuire. Diviene quindi necessario adottare un approccio proattivo alle trasformazioni, basato sulla reciproca fiducia. Gestire bene le trasformazioni industriali esige un dialogo sociale basato su partenariati consolidati, fondati sulla fiducia e sulla cultura del dialogo, caratterizzati da una rappresentanza efficace e da strutture stabili. Una rappresentanza efficace richiede anche alti livelli di conoscenza delle questioni e delle scelte all'ordine del giorno.

    7.3.1

    È opportuno menzionare gli sforzi compiuti da molti comitati aziendali europei (cfr. punto 5.14.1) per potenziare le competenze delle persone coinvolte nel lavoro del comitato. Ciò è essenziale per entrambe le parti del dialogo. Senza livelli elevati di conoscenze e competenze, i comitati non potrebbero funzionare come elemento essenziale della consultazione e del dialogo.

    7.4

    Il CESE auspica che la comunicazione della Commissione per un'impostazione più integrata della politica industriale costituisca, con le altre iniziative analoghe, una piattaforma da cui trarre ispirazione per coinvolgere intensamente nel processo di trasformazione le parti direttamente interessate, in particolare le parti sociali. Il Comitato ha formulato la sua posizione sul dialogo sociale e sulle trasformazioni industriali in un parere adottato nel settembre 2005 (1).

    7.5

    In risposta alle conclusioni del Consiglio europeo del 2005 il CESE ha lanciato una rete interattiva che copre diverse esperienze di attuazione della strategia di Lisbona. Il Comitato prenderà in esame l'idea di allargare tale rete, in modo che vi vengano integrate le questioni riguardanti il coinvolgimento delle parti direttamente interessate, e in particolare delle parti sociali, nell'elaborazione della politica industriale europea.

    8.

    Nel novembre 2005 la commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI) ha adottato un parere complementare sulla comunicazione in esame. Il parere è stato elaborato dal relatore PEZZINI.

    8.1

    La CCMI ha ritenuto estremamente interessante il fatto che la Commissione europea abbia ora deciso di affrontare la questione di una politica settoriale nell'ambito della politica industriale. Più specificamente, la CCMI ha affermato la sua convinzione che la politica settoriale potrebbe avere un impatto reale se affrontata in modo strutturato nel contesto del dialogo sociale a livello locale, nazionale e europeo.

    8.2

    La CCMI ha tuttavia messo in evidenza che la comunicazione della Commissione è carente sotto il profilo delle iniziative concrete, dei piani d'intervento e, soprattutto, delle risorse finanziarie adeguate, necessarie per sostenere le politiche. A questo proposito, sarebbe particolarmente importante coinvolgere la BEI e il FEI in progetti d'impresa.

    8.3

    La CCMI ha anche sottolineato che la Commissione dovrebbe riconoscere l'importanza di un settore pubblico sempre più moderno.

    8.4

    La CCMI ha inoltre messo in risalto l'importanza di una politica industriale regionale, concepita in modo proattivo. Essa ha anche insistito sulla rilevanza della politica commerciale per una politica industriale di successo. Infine, la CCMI ha evidenziato il significato delle norme fondamentali sul lavoro definite nelle convenzioni dell'OIL.

    Bruxelles, 20 aprile 2006

    La Presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Anne-Marie SIGMUND


    (1)  GU C 24 del 31 gennaio 2006.


    ALLEGATO

    al parere del Comitato economico e sociale europeo

    Il seguente emendamento è stato respinto nel corso del dibattito ma ha ottenuto più di un quarto dei voti espressi:

    Punto 7.5

    Modificare come segue:

    In risposta alle conclusioni del Consiglio europeo del 2005 il CESE ha lanciato una rete interattiva che copre diverse esperienze di attuazione della strategia di Lisbona. Il Comitato prenderà in esame l'idea di allargare tale rete, in modo che vi vengano integrate le questioni riguardanti il coinvolgimento delle parti direttamente interessate, e in particolare delle parti sociali, nell'elaborazione della politica industriale europea.

    Motivazione

    Insistere sul coinvolgimento specifico delle parti sociali nell'elaborazione della politica industriale europea significa sminuire il ruolo svolto dalle PMI, dalle associazioni professionali di specialisti, dalle organizzazioni di categoria e dalla comunità scientifica nell'attuazione della strategia di Lisbona.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 11

    Voti contrari: 27

    Astensioni: 1


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