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Document 31996R2223

Regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio del 25 giugno 1996 relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità

GU L 310 del 30.11.1996, p. 1–469 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

Questo documento è stato pubblicato in edizioni speciali (CS, ET, LV, LT, HU, MT, PL, SK, SL, BG, RO, HR)

Legal status of the document In force: This act has been changed. Current consolidated version: 01/07/2013

ELI: http://data.europa.eu/eli/reg/1996/2223/oj

31996R2223

Regolamento (CE) n. 2223/96 del Consiglio del 25 giugno 1996 relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità

Gazzetta ufficiale n. L 310 del 30/11/1996 pag. 0001 - 0469


REGOLAMENTO (CE) N. 2223/96 DEL CONSIGLIO del 25 giugno 1996 relativo al Sistema europeo dei conti nazionali e regionali nella Comunità

IL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA,

visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l'articolo 213,

visto il progetto di regolamento presentato dalla Commissione,

visto il parere del Parlamento europeo (1),

visto il parere dell'Istituto monetario europeo (2),

visto il parere del Comitato economico e sociale (3),

(1) considerando che l'attuazione e il monitoraggio dell'Unione economica e monetaria richiedono informazioni comparabili, aggiornate ed attendibili, sulla struttura e sull'andamento della situazione economica di ogni paese e regione;

(2) considerando che la Commissione deve contribuire alla gestione dell'Unione economica e monetaria e, in particolare, riferire al Consiglio sui progressi compiuti dagli Stati membri nell'adempimento dei loro obblighi relativi alla realizzazione dell'Unione economica e monetaria;

(3) considerando che i conti economici rappresentano uno strumento fondamentale per analizzare la situazione economica di un paese e di una regione, a condizione che siano elaborati sulla base di principi unici e non diversamente interpretabili;

(4) considerando che la Commissione deve utilizzare aggregati dei conti nazionali per i calcoli comunitari amministrativi, in particolare quelli relativi al bilancio;

(5) considerando che nel 1970 è stato pubblicato un documento amministrativo intitolato «Sistema europeo di conti economici integrati» (SEC), riguardante il settore disciplinato dal presente regolamento e redatto dal solo Istituto statistico delle Comunità europee, sotto la sua esclusiva responsabilità; che tale documento costituiva la conclusione dei lavori svolti per vari anni dall'Istituto statistico delle Comunità europee, in collaborazione con gli istituti statistici nazionali degli Stati membri, per elaborare un sistema di contabilità nazionale che rispondesse alle esigenze della politica economica e sociale delle Comunità europee e rappresentava la versione comunitaria del sistema di contabilità nazionale delle Nazioni Unite, che era stato utilizzato fino a quel momento a livello comunitario;

(6) considerando che, ai fini di un aggiornamento del testo iniziale, una seconda edizione di tale documento è stata pubblicata nel 1979 (denominata in appresso «SEC seconda edizione») (4);

(7) considerando che la Commissione per la statistica delle Nazioni Unite ha adottato, nel febbraio 1993, il nuovo Sistema dei conti nazionali (SNA) al fine di assicurare in tutti i paesi membri delle Nazioni Unite la comparabilità dei risultati a livello mondiale;

(8) considerando che in materia di conti ambientali occorre tener conto della comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio del 21 dicembre 1994 «Orientamenti per l'Unione europea in materia di indicatori ambientali e di contabilità verde nazionale»;

(9) considerando che la Comunità coopera, in modo reciprocamente proficuo, con alcuni paesi terzi, in particolare con quelli dello Spazio economico europeo (SEE);

(10) considerando che deve essere istituito un Sistema europeo di conti per le necessità dell'Unione economica e monetaria e che esso dovrà essere utilizzato per l'elaborazione dei conti nazionali e regionali previsti dagli atti comunitari;

(11) considerando che i risultati dei conti e delle tabelle di tutti gli Stati membri, elaborati in base al sistema istituito dal presente regolamento, devono essere messi a disposizione degli utilizzatori dalla Commissione a date precise, in particolare per ciò che riguarda il monitoraggio della convergenza economica e per assicurarsi il più stretto coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri;

(12) considerando che il sistema istituito dal presente regolamento deve sostituire gradualmente qualsiasi altro sistema, assumendo la funzione di quadro di riferimento per le norme, le definizioni, le classificazioni e le regole contabili comuni ai fini dell'elaborazione dei conti degli Stati membri per le esigenze della Comunità e permettendo in tal modo di ottenere risultati comparabili fra Stati membri;

(13) considerando che detti risultati statistici devono essere accessibili per i cittadini nel rispetto del principio di trasparenza;

(14) considerando che il sistema istituito dal presente regolamento che rappresenta la versione dell'SNA delle Nazioni Unite adattata alle strutture delle economie degli Stati membri, deve seguirne l'architettura, onde poter disporre di informazioni comparabili con quelle elaborate dai principali partner mondiali;

(15) considerando che le date di elaborazione devono essere modulate in funzione delle grandi categorie di conti e tabelle e che solamente le informazioni essenziali per le esigenze della Comunità devono costituire oggetto di trattamenti statistici e di comunicazioni alla Commissione a date precise;

(16) considerando che tuttavia, tenuto conto del volume e dell'importanza dei conti in questione, del loro livello di dettaglio e della portata geografica, nonché della situazione in materia statistica esistente negli Stati membri, alcuni termini supplementari per la trasmissione di dati sono concessi, a titolo eccezionale e temporaneo, a quegli Stati membri che si trovano obiettivamente nell'impossibilità di rispettare le scadenze fissate nel presente regolamento;

(17) considerando che dovrebbe essere adottata successivamente una decisione sulla ripartizione dei servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati (SIFIM);

(18) considerando che, conformemente al principio di sussidiarietà, la creazione di norme statistiche comuni che permettano di produrre informazioni comparabili è un'azione che può essere trattata con efficacia solamente a livello comunitario, mentre la loro attuazione avverrà in ogni Stato membro sotto l'autorità di organismi ed enti preposti all'elaborazione delle statistiche ufficiali;

(19) considerando che è opportuno prevedere una procedura di adattamento e di aggiornamento delle disposizioni del presente regolamento in cooperazione con il comitato del programma statistico delle Comunità europee (CPS), istituito con la decisione 89/382/CEE, Euratom (5); che tale procedura di adattamento si limita a modifiche che non aumentano le risorse proprie;

(20) considerando che il comitato del programma statistico e il comitato delle statistiche monetarie, finanziare e della bilancia dei pagamenti (CMFB), istituito con la decisione 91/115/CEE (6) si sono pronunciati a favore del progetto del presente regolamento;

(21) considerando che la direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio, del 13 febbraio 1989, relativa all'armonizzazione della fissazione del prodotto nazionale lordo ai prezzi di mercato (7) (PNLpm) stabilisce che la comparabilità del PNLpm è assicurata dal rispetto delle definizioni e delle regole di contabilizzazione del Sistema europeo di conti economici integrati e che il regolamento (CEE, Euratom) n. 1553/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, concernente il regime uniforme definitivo di riscossione delle risorse proprie provenienti dall'imposta sul valore aggiunto (8) prevede che, ai fini del calcolo del tasso medio ponderato dell'IVA, la ripartizione delle operazioni imponibili è effettuata mediante conti nazionali elaborati conformemente al Sistema europeo di conti economici integrati e che, per quanto concerne tali atti nonché nel contesto del regolamento (CE) n. 3605/93 del Consiglio, del 22 novembre 1993, relativo all'applicazione del protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi (9), della decisione 94/728/CE, Euratom del Consiglio, del 31 ottobre 1994, relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità europee (10) e della decisione 94/729/CE del Consiglio, del 31 ottobre 1994, concernente la disciplina di bilancio (11), occorre prevedere un periodo transitorio per l'applicazione del sistema istituito dal presente regolamento,

HA ADOTTATO IL PRESENTE REGOLAMENTO:

Articolo 1

Obiettivi

1. Il presente regolamento ha per oggetto l'istituzione del Sistema europeo dei conti 1995, in appresso denominato «SEC 95» prevedendo:

a) una metodologia relativa alle norme, alle definizioni, alle nomenclature e alle regole contabili comuni, al fine di consentire l'elaborazione di conti e di tabelle su basi comparabili per le esigenze della Comunità e dei risultati secondo le modalità di cui all'articolo 3;

b) un programma di trasmissione per le esigenze della Comunità, secondo date precise dei conti e delle tabelle elaborati secondo il SEC 95.

2. Il presente regolamento si applica, tenuto conto degli articoli 7 e 8, a tutti gli atti comunitari nei quali si fa riferimento al SEC 95 o alle sue definizioni.

3. Il presente regolamento non obbliga alcuno Stato membro ad elaborare per le proprie esigenze i conti in base al SEC 95.

Articolo 2

Metodologia

1. La metodologia del SEC 95 di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera a) figura all'allegato A.

2. Le modifiche della metodologia del SEC 95, destinate a chiarire e a migliorare il contenuto, sono adottate con decisione della Commissione, secondo la procedura prevista all'articolo 4, a condizione che esse non cambino i concetti di base, che non richiedano risorse supplementari per la loro attuazione e che la loro applicazione non provochi nessun aumento delle risorse proprie.

3. Il Consiglio, in base alle pertinenti disposizioni del trattato, si pronuncerà entro il 31 dicembre 1997, sull'introduzione del sistema di ripartizione dei servizi di intermediazione finanziaria indirettamente misurati (SIFIM) di cui all'allegato I dell'allegato A e adotterà, se del caso, le misure necessarie alla sua attuazione.

Articolo 3

Trasmissione alla Commissione

1. Gli Stati membri trasmettono alla Commissione (Istituto statistico) i conti e le tabelle che figurano all'allegato B entro i termini previsti per ogni tabella.

Le proroghe concesse ad alcuni Stati membri secondo l'allegato B scadono entro il 1° gennaio 2005.

La Commissione, dopo aver consultato il comitato del programma statistico, presenta entro il 1° luglio 2003 al Consiglio una relazione in merito all'applicazione delle proroghe concesse, onde verificare se siano sempre guistificate. Tale relazione è eventualmente corredata di una proposta della Commissione intesa a concedere nuove proroghe agli Stati membri che ne avessero bisogno.

2. Gli Stati membri trasmettono i risultati dell'allegato B, compresi i dati dichiarati riservati dagli Stati membri in virtù della legislazione o delle pratiche nazionali riguardanti la riservatezza statistica, secondo le disposizioni del regolamento (Euratom, CEE) n. 1588/90 del Consiglio, dell'11 giugno 1990, relativo alla trasmissione all'Istituto statistico delle Comunità europee di dati statistici protetti dal segreto (12), che regola il trattamento riservato delle informazioni.

Entro i limiti dell'articolo 2, paragrafo 2, alcuni adattamenti - nuove tabelle, nuovi paesi e/o regioni interessate - delle informazioni richieste agli Stati membri possono costituire oggetto di decisione della Commissione, secondo la procedura prevista all'articolo 4.

Articolo 4

Procedura

1. La Commissione è assistita dal comitato del programma statistico, qui di seguito denominato «il comitato».

2. Il rappresentante della Commissione sottopone al comitato un progetto delle misure da adottare. Il comitato formula il suo parere sul progetto entro un termine che il presidente può fissare in funzione dell'urgenza della questione in esame. Il parere è formulato alla maggioranza prevista dall'articolo 148, paragrafo 2, del trattato per l'adozione delle decisioni che il Consiglio deve prendere su proposta della Commissione. Nelle votazioni in seno al comitato, ai voti dei rappresentanti degli Stati membri è attribuita la ponderazione fissata nell'articolo precitato. Il presidente non partecipa al voto.

3. La Commissione adotta misure che sono immediatamente applicabili. Tuttavia, se tali misure non sono conformi al parere espresso dal comitato, la Commissione le comunica immediatamente al Consiglio. In tal caso:

a) la Commissione differisce l'applicazione delle misure da essa decise di tre mesi, a decorrere dalla data della comunicazione,

b) il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può prendere una decisione diversa entro il termine di cui alla lettera a).

Articolo 5

Compiti del comitato

Il comitato esamina tutti i problemi all'applicazione del presente regolamento sollevati dal suo presidente, sia su iniziativa di quest'ultimo, sia su richiesta di uno Stato membro.

Articolo 6

Cooperazione con altri comitati

1. Per tutti i problemi di competenza del comitato delle statistiche monetarie, finanziarie e della bilancia dei pagamenti (CMFB), la Commissione chiede il parere di tale comitato ai sensi dell'articolo 2 della decisione 91/115/CEE.

2. La Commissione trasmette al comitato del prodotto nazionale lordo, istituito con la direttiva 89/130/CEE, Euratom ogni informazione relativa all'attuazione del presente regolamento, necessaria per l'esecuzione del proprio mandato.

Articolo 7

Data di applicazione e di prima trasmissione dei dati

1. Il SEC 95 si applica per la prima volta ai dati elaborati conformemente all'allegato B da trasmettere nell'aprile 1999.

2. I dati sono trasmessi alla Commissione (Istituto statistico) conformemente ai termini fissati nell'allegato B.

3. Conformemente al paragrafo 1, fino alla prima trasmissione in base al SEC 95 gli Stati membri continuano a comunicare alla Commissione (Istituto statistico) i conti e le tabelle elaborati in applicazione del SEC seconda edizione.

4. Fatto salvo l'articolo 19 del regolamento (CEE, Euratom), n. 1552/89 del Consiglio, del 29 maggio 1989, recante applicazione della decisione 88/376/CEE, Euratom relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità (13), la Commissione verifica con lo Stato membro interessato l'applicazione del presente regolamento e sottopone i risultati delle verifiche al comitato di cui all'articolo 4, paragrafo 1.

Articolo 8

Disposizioni transitorie

1. Ai fini del bilancio e delle risorse proprie, in deroga all'articolo 1, paragrafo 2 e all'articolo 7, il Sistema europeo dei conti economici integrati in vigore a norma dell'articolo 1, paragrafo 1 della direttiva 89/130/CEE, Euratom e degli atti giuridici che vi si riferiscono - in particolare i regolamenti (CEE, Euratom) n. 1552/89 e n. 1553/89 e le decisioni 94/728/CE, Euratom e 94/729/CE - è il SEC seconda edizione fintantoché sia in vigore la decisione 94/728/CE, Euratom.

2. Per quanto riguarda le notifiche degli Stati membri alla Commissione nel quadro della procedura relativa ai disavanzi eccessivi, previste dal regolamento (CE) n. 3605/93, il Sistema europeo dei conti economici integrati in vigore è il SEC seconda edizione fino alla notifica del 1° settembre 1999.

3. L'applicazione del SEC seconda edizione prevista ai paragrafi 1 e 2 del presente articolo si effettua adeguando i dati raccolti, ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, sulla base del SEC 95 in maniera da tenere conto delle modifiche risultanti dalle differenze di concetti, definizioni o nomenclature fra il SEC seconda edizione e il SEC 95.

L'attuazione di tale principio sarà stabilità entro il mese di dicembre 1996 secondo la procedura prevista all'articolo 6 della direttiva 89/130/CEE, Euratom del Consiglio.

Articolo 9

Il presente regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, addì 25 giugno 1996.

Per il Consiglio

Il Presidente

M. PINTO

(1) GU n. C 287 del 30. 10. 1995, pag. 114.

(2) Parere espresso il 21. 6. 1995 (non ancora pubblicato nella Gazzetta ufficiale).

(3) GU n. C 133 del 31. 5. 1995, pag. 2.

(4) Sistema europeo di conti economici integrati SEC, seconda edizione. Istituto statistico delle Comunità europee, Lussemburgo, 1979.

(5) GU n. L 181 del 28. 6. 1989, pag. 47.

(6) GU n. L 59 del 6. 3. 1991, pag. 19.

(7) GU n. L 49 del 21. 2. 1989, pag. 26. Direttiva modificata dall'atto di adesione del 1994.

(8) GU n. L 155 del 7. 6. 1989, pag. 9.

(9) GU n. L 332 del 31. 12. 1993, pag. 7.

(10) GU n. L 293 del 12. 11. 1994, pag. 9.

(11) GU n. L 293 del 12. 11. 1994, pag. 14.

(12) GU n. L 151 del 15. 6. 1990, pag. 1. Regolamento modificato dall'atto di adesione del 1994.

(13) GU n. L 155 del 7. 6. 1989, pag. 1. Regolamento modificato da ultimo dal regolamento (CE, Euratom) n. 2729/94 (GU n. L 293 del 12. 11. 1994, pag. 5).

ALLEGATO A

SISTEMA EUROPEO DEI CONTI SEC 1995

INDICE

Pagina

CAPITOLO 1.

CARATTERISTICHE GENERALI . 18

UTILIZZAZIONE DEL SEC . 18

Quadro per l'elaborazione di analisi e di politiche . 18

Otto caratteristiche dei concetti del SEC . 19

Il SEC 1995 e l'SCN 1993 . 25

Il SEC 1995 e il SEC 1970 . 25

IL SEC COME SISTEMA . 26

Le unità statistiche e i loro insiemi . 26

Unità istituzionali e settori . 27

Unità di attività economica a livello locale e branche di attività economica . 27

Unità residenti e non residenti; totale dell'economia e resto del mondo . 27

Flussi e stock . 28

Flussi . 28

Operazioni . 28

Proprietà delle operazioni . 29

Interazioni in contrapposizione alle operazioni interne alle unità . 29

Operazioni monetarie in contrapposizione a operazioni non monetarie . 29

Operazioni con e senza contropartita . 29

Operazioni modificate . 29

Dirottamento . 29

Frazionamento . 30

Riconoscimento della parte principale in una operazione . 30

Casi limite . 30

Altre variazioni delle attività e delle passività . 30

Altre variazioni di volume delle attività e delle passività . 30

Guadagni e perdite in conto capitale . 31

Stock . 31

Il sistema dei conti e gli aggregati . 31

Norme contabili . 31

Terminologia per le due sezioni dei conti . 31

Partita doppia/quadrupla . 32

Valutazione . 32

Valutazioni speciali riguardanti i prodotti . 32

Valutazione a prezzi costanti . 33

CAPITOLO 1.

(segue)

Pagina

Momento di registrazione . 33

Consolidamento e presentazione di valori netti . 33

Consolidamento . 33

Presentazione di valori netti . 34

Conti, saldi contabili e aggregati . 34

Sequenza dei conti . 34

Conto di equilibrio dei beni e servizi . 35

Conti del resto del mondo . 35

Saldi contabili . 35

Aggregati . 35

Il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici . 35

CAPITOLO 2.

UNITÀ E INSIEMI DI UNITÀ . 37

DELIMITAZIONE DELL'ECONOMIA NAZIONALE . 37

LE UNITÀ ISTITUZIONALI . 39

I SETTORI ISTITUZIONALI . 40

Società non finanziarie (S.11) . 42

Sottosettore società non finanziarie pubbliche (S.11001) . 43

Sottosettore società non finanziarie private nazionali (S.11002) . 44

Sottosettore società non finanziarie sotto controllo estero (S.11003) . 44

Società finanziarie (S.12) . 44

Sottosettore autorità bancarie centrali (S.121) . 46

Sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) . 47

Sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123) . 48

Sottosettore ausiliari finanziari (S.124) . 48

Sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125) . 49

Amministrazioni pubbliche (S.13) . 50

Sottosettore amministrazioni centrali (S.1311) . 50

Sottosettore amministrazioni di Stati federati (S.1312) . 50

Sottosettore amministrazioni locali (S.1313) . 50

Sottosettore enti di previdenza e assistenza sociale (S.1314) . 51

Famiglie (S.14) . 51

Sottosettore datori di lavoro (compresi i lavoratori indipendenti) (S.141 + S.142) . 52

Sottosettore lavoratori dipendenti (S.143) . 52

Sottosettore percettori di redditi da capitale (S.1441) . 52

Sottosettore titolari di pensioni (S.1442) . 52

Sottosettore beneficiari di altri trasferimenti (S.1443) . 52

Sottosettore altre famiglie (S.145) . 52

Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S.15) . 53

Resto del mondo (S.2) . 53

Classificazione settoriale delle unità di produzione secondo le principali forme giuridiche correnti . 54

CAPITOLO 2.

(segue)

Pagina

LE UNITÀ DI ATTIVITÀ ECONOMICA A LIVELLO LOCALE E LE BRANCHE DI ATTIVITÀ ECONOMICA . 56

L'unità di attività economica a livello locale . 57

La branca di attività economica . 57

CLASSIFICAZIONE DELLE BRANCHE DI ATTIVITÀ ECONOMICA . 58

UNITÀ DI PRODUZIONE OMOGENEA E BRANCHE DI PRODUZIONE OMOGENEA . 58

L'unità di produzione omogenea . 58

La branca di produzione omogenea . 58

LA CLASSIFICAZIONE DELLE BRANCHE DI PRODUZIONE OMOGENEA . 59

CAPITOLO 3.

OPERAZIONI SUI PRODOTTI . 60

ATTIVITÀ DI PRODUZIONE E PRODUZIONE . 61

Attività principali, secondarie e ausiliarie . 62

Produzione (P.1) . 62

Momento di registrazione e valutazione della produzione . 69

CONSUMI INTERMEDI (P.2) . 73

Momento di registrazione e valutazione dei consumi intermedi . 75

CONSUMI FINALI (P.3, P.4) . 75

Spesa per consumi finali (P.3) . 75

Consumi finali effettivi (P.4) . 76

Momento di registrazione e valutazione della spesa per consumi finali . 78

Momento di registrazione e valutazione dei consumi finali effettivi . 78

INVESTIMENTI LORDI (P.5) . 79

Investimenti fissi lordi (P.51) . 79

Momento di registrazione e valutazione degli investimenti fissi lordi . 81

Variazione delle scorte (P.52) . 82

Momento di registrazione e valutazione della variazione delle scorte . 83

Acquisizioni, meno cessioni, di oggetti di valore (P.53) . 84

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI (P.6 e P.7) . 84

Importazioni ed esportazioni di beni (P.61 e P.71) . 85

Importazioni ed esportazioni di servizi (P.62 e P.72) . 87

OPERAZIONI SU BENI USATI . 89

CAPITOLO 4.

OPERAZIONI DI DISTRIBUZIONE E DI REDISTRIBUZIONE . 91

REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE (D.1) . 91

Retribuzioni lorde (D.11) . 91

Retribuzioni in denaro . 91

Retribuzioni in natura . 91

Contributi sociali a carico dei datori di lavoro (D.12) . 93

Contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.121) . 93

Contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122) . 93

CAPITOLO 4.

(segue)

Pagina

IMPOSTE SULLA PRODUZIONE E SULLE IMPORTAZIONI (D.2) . 94

Imposte sui prodotti (D.21) . 95

Imposta sul valore aggiunto (IVA) e imposte similari (D.211) . 95

Imposte e dazi sulle importazioni, esclusa IVA (D.212) . 95

Imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214) . 96

Altre imposte sulla produzione (D.29) . 96

Imposte sulla produzione e sulle importazioni versate alle istituzioni dell'Unione europea . 97

CONTRIBUTI (D.3) . 98

Contributi ai prodotti (D.31) . 98

Contributi alle importazioni (D.311) . 99

Altri contributi ai prodotti (D.319) . 99

Altri contributi alla produzione (D.39) . 99

REDDITI DA CAPITALE (D.4) . 101

Interessi (D.41) . 101

Interessi su depositi, prestiti e conti attivi e passivi . 101

Interessi su titoli . 101

Interessi su effetti e su strumenti a breve termine simili . 101

Interessi su obbligazioni . 101

Swap di tassi di interesse e forward rate agreement . 102

Interessi su operazioni di leasing finanziario . 102

Altri interessi . 102

Momento di registrazione . 103

Utili distribuiti dalle società (D.42) . 103

Dividendi (D.421) . 103

Redditi prelevati dai membri delle quasi-società (D.422) . 104

Utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (D.43) . 105

Redditi da capitale attribuiti agli assicurati (D.44) . 105

Fitti di terreni e diritti di sfruttamento di giacimenti (D.45) . 106

Fitti di terreni . 106

Diritti di sfruttamento di giacimenti . 106

IMPOSTE CORRENTI SUL REDDITO, SUL PATRIMONIO, ECC. (D.5) . 106

Imposte sul reddito (D.51) . 107

Altre imposte correnti (D.59) . 107

CONTRIBUTI E PRESTAZIONI SOCIALI (D.6) . 108

Contributi sociali (D.61) . 110

Contributi sociali effettivi (D.611) . 110

Contributi sociali figurativi (D.612) . 111

Prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura (D.62) . 112

Prestazioni di sicurezza sociale in denaro (D.621) . 112

Prestazioni private di assicurazione sociale, con costituzione di riserve (D.622) . 113

CAPITOLO 4.

(segue)

Pagina

Prestazioni di assicurazione sociale effettuate direttamente dai datori di lavoro, senza costituzione di riserve (D.623) . 113

Prestazioni di assistenza sociale in denaro (D.624) . 113

Trasferimenti sociali in natura (D.63) . 113

Prestazioni sociali in natura (D.631) . 113

Prestazioni di sicurezza sociale sotto forma di rimborsi (D.6311) . 114

Altre prestazioni di sicurezza sociale in natura (D.6312) . 114

Prestazioni di assistenza sociale in natura (D.6313) . 114

Trasferimenti di beni e servizi individuali non destinabili alla vendita (D.632) . 114

ALTRI TRASFERIMENTI CORRENTI (D.7) . 115

Premi netti di assicurazione contro i danni (D.71) . 115

Indennizzi di assicurazione contro i danni (D.72) . 116

Trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche (D.73) . 116

Aiuti internazionali correnti (D.74) . 117

Trasferimenti correnti diversi (D.75) . 118

Trasferimenti correnti alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie . 118

Trasferimenti correnti tra famiglie . 118

Ammende e multe . 118

Concorsi a premi e scommesse . 119

Indennizzi . 119

Quarta risorsa propria basata sul PNL . 119

Altri . 119

RETTIFICA PER VARIAZIONE DEI DIRITTI NETTI DELLE FAMIGLIE SULLE RISERVE DEI FONDI PENSIONE (D.8) . 120

TRASFERIMENTI IN CONTO CAPITALE (D.9) . 121

Imposte in conto capitale (D.91) . 121

Contributi agli investimenti (D.92) . 122

Altri trasferimenti in conto capitale (D.99) . 123

CAPITOLO 5.

OPERAZIONI FINANZIARIE . 125

CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI FINANZIARIE . 127

Oro monetario e diritti speciali di prelievo (DSP) (F.1) . 129

Oro monetario (F.11) . 129

Diritti speciali di prelievo (DSP) (F.12) . 130

Biglietti, monete e depositi (F.2) . 130

Biglietti e monete (F.21) . 130

Depositi trasferibili (F.22) . 131

Altri depositi (F.29) . 131

Titoli diversi dalle azioni (F.3) . 132

Titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.33) . 132

Titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.331) . 133

Titoli a lungo termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.332) . 133

Strumenti finanziari derivati (F.34) . 134

CAPITOLO 5.

(segue)

Pagina

Prestiti (F.4) . 135

Prestiti a breve termine (F.41) . 135

Prestiti a lungo termine (F.42) . 135

Azioni e altre partecipazioni (F.5) . 137

Azioni e altre partecipazioni, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.51) . 138

Azioni quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento, (F.511) e azioni non quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.512) . 138

Altre partecipazioni (F.513) . 139

Quote dei fondi comuni di investimento (F.52) . 139

Riserve tecniche di assicurazione (F.6) . 139

Diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione - vita e sulle riserve dei fondi pensione (F.61) . 140

Diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita (F.611) . 140

Diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (F.612) . 141

Riserve premi e riserve sinistri (F.62) . 142

Altri conti attivi e passivi (F.7) . 142

Crediti commerciali e anticipazioni (F.71) . 143

Altri conti attivi e passivi, esclusi i crediti commerciali e le anticipazioni (F.79) . 143

Voce per memoria: Investimenti diretti all'estero (F.m) . 144

NORME CONTABILI CIRCA LE OPERAZIONI FINANZIARIE . 144

Valutazione . 144

Momento di registrazione . 147

Stima di operazioni finanziarie sulla base di variazioni dei conti patrimoniali . 147

Allegato 5.1: Relazione con gli aggregati monetari . 147

CAPITOLO 6.

ALTRI FLUSSI . 149

AMMORTAMENTI (CONSUMO DI CAPITALE FISSO) (K.1) . 149

ACQUISIZIONI MENO CESSIONI DI ATTIVITÀ NON FINANZIARIE NON PRODOTTE (K.2) . 149

ALTRE VARIAZIONI DELLE ATTIVITÀ E DELLE PASSIVITÀ (K.3 - K.12) . 150

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME (K.3 - K.10 E K.12) . 150

COMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ NON PRODOTTE (K.3) . 151

COMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ PRODOTTE (K.4) . 151

CRESCITA NATURALE DI RISORSE BIOLOGICHE NON COLTIVATE (K.5) . 151

SCOMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ NON PRODOTTE (K.6) . 152

DISTRUZIONI DI BENI PER CATASTROFI NATURALI (K.7) . 152

CONFISCHE SENZA INDENNIZZO (K.8) . 152

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME DELLE ATTIVITÀ NON FINANZIARIE N.C.A. (K.9) . 152

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME DELLE ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE N.C.A. (K.10) 153

CAPITOLO 6.

(segue)

Pagina

VARIAZIONI DI CLASSIFICAZIONE E DI STRUTTURA (K.12) . 154

Variazioni nella classificazione dei settori e variazioni della struttura delle unità istituzionali (K.12.1) . 154

Variazioni nella classificazione delle attività e delle passività (K.12.2) . 154

GUADAGNI/PERDITE NOMINALI IN CONTO CAPITALE (K.11) . 155

Guadagni/perdite neutrali in conto capitale (K.11.1) . 156

Guadagni/perdite reali in conto capitale (K.11.2) . 156

Guadagni in conto capitale per tipo di attività finanziaria . 157

Biglietti, monete e depositi (AF.2) . 157

Prestiti (AF.4) e altri conti attivi e passivi (AF.7) . 157

Titoli diversi dalle azioni (AF.3) . 157

Azioni e altre partecipazioni (AF.5) . 158

Riserve tecniche di assicurazione (AF.6) . 158

Attività finanziarie in valuta estera . 158

CAPITOLO 7.

CONTI PATRIMONIALI . 159

TIPI DI ATTIVITÀ . 160

Attività non finanziarie prodotte (AN.1) . 160

Attività non finanziarie non prodotte (AN.2) . 160

Attività e passività finanziarie (AF) . 161

VALUTAZIONE DELLE REGISTRAZIONI NEL CONTO PATRIMONIALE . 163

Principi generali di valutazione . 163

ATTIVITÀ NON FINANZIARIE (AN.) . 164

Attività prodotte (AN.1) . 164

Capitale fisso (AN.11) . 164

Beni materiali prodotti (AN.111) . 164

Beni immateriali prodotti (AN.112) . 164

Scorte (AN.12) . 164

Oggetti di valore (AN.13) . 165

Attività non prodotte (AN.2) . 165

Beni materiali non prodotti (AN.21) . 165

Terreni (AN.211) . 165

Giacimenti (AN.212) . 165

Altri beni naturali (AN.213 e AN.214) . 165

Beni immateriali non prodotti (AN.22) . 165

Attività e passività finanziarie (AF.) . 166

Oro monetario e DSP (AF.1) . 166

Biglietti, monete e depositi (AF.2) . 166

Titoli diversi dalle azioni (AF.3) . 166

Prestiti (AF.4) . 167

Azioni e altre partecipazioni (AF.5) . 167

CAPITOLO 7.

(segue)

Pagina

Riserve tecniche di assicurazione (AF.6) . 167

Altri conti attivi e passivi (AF.7) . 168

Voci per memoria . 168

Beni di consumo durevoli (AN.m) . 168

Investimenti diretti all'estero (AF.m) . 168

Conti patrimoniali finanziari . 169

Allegato 7.1: Definizione di ogni singola attività . 170

Allegato 7.2: Schema delle registrazioni dal conto patrimoniale di apertura al conto patrimoniale di chiusura . 178

CAPITOLO 8.

SEQUENZA DEI CONTI E SALDI CONTABILI . 181

SEQUENZA DEI CONTI . 184

Conti delle operazioni correnti . 184

Conto della produzione (I) . 184

Conti della distribuzione e di utilizzazione del reddito (II) . 184

Conti della distribuzione primaria del reddito (II.1) . 186

Conto della generazione dei redditi primari (II.1.1) . 186

Conto della attribuzione dei redditi primari (II.1.2) . 186

Conto del reddito da impresa (II.1.2.1) . 186

Conto della attribuzione degli altri redditi primari (II.1.2.2) . 192

Conto della distribuzione secondaria del reddito (II.2) . 192

Conto di redistribuzione del reddito in natura (II.3) . 200

Conti di utilizzazione del reddito (II.4) . 200

Conto di utilizzazione del reddito disponibile (II.4.1) . 200

Conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto (II.4.2) . 200

Conti della accumulazione (III) . 202

Conto del capitale (III.1) . 202

Conto delle variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale (III.1.1) . 202

Conto delle acquisizioni di attività non finanziarie (III.1.2) . 202

Conto finanziario (III.2) . 202

Conto delle altre variazioni delle attività e delle passività (III.3) . 202

Conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (III.3.1) . 209

Conto della rivalutazione delle attività e delle passività (III.3.2) . 209

Conto dei guadagni e delle perdite neutrali in conto capitale (III.3.2.1) . 209

Conto dei guadagni e delle perdite reali in conto capitale (III.3.2.2) . 209

Conti patrimoniali (IV) . 218

Conto patrimoniale di apertura (IV.1) . 218

Conto delle variazioni patrimoniali (IV.2) . 218

Conto patrimoniale di chiusura (IV.3) . 218

CAPITOLO 8.

(segue)

Pagina

CONTI DEL RESTO DEL MONDO (V) . 218

Conti delle operazioni correnti . 223

Conto des resto del mondo dei beni e dei servizi (V.I) . 223

Conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (V.II) . 223

Conti della accumulazione del resto del mondo (V.III) . 223

Conto del capitale (V.III.1) . 223

Conto finanziario (V.III.2) . 223

Conto delle altre variazioni delle attività e delle passività (V.III.3) . 223

Conti patrimoniali (V.IV) . 224

CONTO DI EQUILIBRIO DEI BENI E SERVIZI (0) . 232

CONTI ECONOMICI INTEGRATI . 233

AGGREGATI . 243

Prodotto interno lordo (PIL) ai prezzi di mercato . 243

Risultato di gestione del totale dell'economia . 243

Reddito misto de totale dell'economica . 243

Reddito da impresa del totale dell'economia . 243

Reddito nazionale (ai prezzi di mercato) . 243

Reddito nazionale disponibile . 244

Risparmio . 244

Saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo . 244

Accreditamento (+) o indebitamento (-) del totale dell'economia . 244

Patrimonio netto del totale dell'economia . 244

PRESENTAZIONE MATRICIALE . 244

Presentazione matriciale dei conti del SEC . 245

Proprietà delle matrici contabili . 248

Adeguamento della matrice di formato ridotto ad analisi di tipo specifico . 249

CAPITOLO 9.

QUADRO DELLE INTERDIPENDENZE TRA GLI OPERATORI ECONOMICI . 264

TAVOLE DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI . 268

TAVOLE DI COLLEGAMENTO TRA LE TAVOLE DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI E I CONTI PER SETTORE . 282

TAVOLE DELLE INTERDIPENDENZE TRA GLI OPERATORI ECONOMICI (INPUT-OUTPUT) SIMMETRICHE . 282

CAPITOLO 10.

MISURE DI PREZZO E DI VOLUME . 287

CAMPO DI APPLICAZIONE DEGLI INDICI DI PREZZO E DI VOLUME NEL SISTEMA DI CONTABILITÀ . 288

Il sistema integrato di indici di prezzo e di volume . 288

Indici di prezzo e di volume per altri aggregati . 289

PRINCIPI GENERALI DI MISURAZIONE DEGLI INDICI DI PREZZO E DI VOLUME . 290

Definizione dei prezzi e dei volumi dei prodotti destinabili alla vendita . 290

Differenze di qualità e differenze di prezzo . 290

CAPITOLO 10.

(segue)

Pagina

Principi per i servizi non destinabili alla vendita . 291

Principi per il valore aggiunto e il PIL . 292

PROBLEMI NELL'APPLICAZIONE DEI PRINCIPI . 292

Applicazione generale . 293

Applicazione a flussi specifici . 293

Flussi di beni e di servizi destinabili alla vendita . 293

Flussi di servizi non destinabili alla vendita . 294

Imposte e contributi su prodotti e importazioni . 295

Ammortamenti . 296

Redditi da lavoro dipendente . 296

Stock di capitale fisso e scorte . 296

Misure del reddito reale per il totale dell'economia . 297

SCELTA DELLE FORMULE PER I NUMERI INDICE E DELL'ANNO BASE . 298

INDICI DI PREZZO E DI VOLUME PER CONFRONTI NELLO SPAZIO . 298

CAPITOLO 11.

POPOLAZIONE E INPUT DI LAVORO . 300

POPOLAZIONE TOTALE . 300

POPOLAZIONE ECONOMICAMENTE ATTIVA . 301

OCCUPATI . 302

Lavoratori dipendenti . 302

Lavoratori indipendenti . 303

Occupati e residenza . 303

DISOCCUPATI . 304

POSIZIONI LAVORATIVE . 305

Posizione lavorativa e residenza . 305

TOTALE DELLE ORE LAVORATE . 305

EQUIVALENZA A TEMPO PIENO . 306

INPUT DI LAVORO DIPENDENTE A REMUNERAZIONE COSTANTE . 307

CAPITOLO 12.

CONTI ECONOMICI TRIMESTRALI . 308

CAPITOLO 13.

CONTI REGIONALI . 310

TERRITORIO REGIONALE . 310

UNITÀ E RESIDENZA . 310

METODI DI REGIONALIZZAZIONE . 311

AGGREGATI PER BRANCA DI ATTIVITÀ ECONOMICA . 312

CONTI DELLE FAMIGLIE . 314

Pagina

ALLEGATI

I. SERVIZI DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA MISURATI INDIRETTAMENTE . 315

Emendamenti da apportare ai capitoli del SEC in caso di attribuzione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente . 315

II. LEASING E VENDITA RATEALE DI BENI DUREVOLI . 321

Definizioni . 321

Leasing . 321

Leasing operativo . 321

Leasing finanziario . 321

Vendite rateali . 322

Trattamento nei conti . 322

Leasing operativo . 322

Leasing finanziario . 322

Vendite rateali . 323

III. ASSICURAZIONI . 325

Introduzione . 325

Definizioni . 325

Assicurazioni sociali . 325

Sistemi di sicurezza sociale delle amministrazioni pubbliche . 325

Sistemi privati di assicurazione sociale con costituzione di riserve . 326

Sistemi di assicurazione sociale senza costituzione di riserve gestiti dai datori di lavoro . 326

Altre assicurazioni . 326

Altre assicurazioni sulla vita . 326

Altre assicurazioni contro i danni . 326

Riassicurazioni . 327

Ausiliari delle assicurazioni . 327

Trattamento nei conti . 327

Assicurazioni sociali . 327

Sistemi di sicurezza sociale delle amministrazioni pubbliche . 327

Sistemi privati di assicurazione sociale con costituzione di riserve . 328

Sistemi di assicurazione sociale senza costituzione di riserve gestiti dai datori di lavoro . 329

Altre assicurazioni . 330

Altre assicurazioni sulla vita . 331

Altre assicurazioni contro i danni . 332

Riassicurazioni . 333

Ausiliari delle assicurazioni . 333

Assicurazioni: Esempio numerico . 334

IV. NOMENCLATURE E CONTI . 339

Nomenclature . 339

Nomenclatura dei settori istituzionali (S) . 339

Pagina

Nomenclatura delle operazioni e degli altri flussi . 340

Nomenclatura dei saldi contabili (B) . 343

Nomenclatura delle attività (A) . 344

Raggruppamento e codifica delle branche di attività economica (A), dei prodotti (P) e degli investimenti (investimenti fissi) (Pi) . 346

Classificazione dei consumi individuali secondo la funzione (COICOP) . 354

Classificazione delle funzioni delle amministrazioni pubbliche (COFOG) . 355

Conti . 357

Tavole

2.1

Settori e sottosettori . 40

2.2

Tipi di produttori, funzioni e attività principali classificati per settore . 42

2.3

Classificazione settoriale delle unità di produzione secondo le principali forme giuridiche correnti . 55

3.1

Distinzione tra produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, produttori di beni e servizi per proprio uso finale e produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita per le unità istituzionali . 64

3.2

Unità istituzionali, UAE locali e produzione e distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita . 67

3.3

Distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita per le UAE locali e le rispettive produzioni . 68

3.4

Trattamento del trasporto di beni esportati . 88

3.5

Trattamento del trasporto di beni importati . 89

5.1

Classificazione delle operazioni finanziarie . 128

8.1

Presentazione sinottica dei conti, dei saldi contabili e dei principali aggregati . 182

8.2

Conto I: Conto della produzione . 185

8.3

Conto II.1.1: Conto della generazione dei redditi primari . 187

8.4

Conto II.1.2.: Conto della attribuzione dei redditi primari . 189

8.5

Conti II.1.2.1: Conto del reddito da impresa e II.1.2.2: Conto della attribuzione degli altri redditi primari . 193

8.6

Conto II.2: Conto della distribuzione secondaria del reddito . 196

8.7

Conto II.3: Conto di redistribuzione del reddito in natura . 199

8.8

Conto II.4.1: Conto di utilizzazione del reddito disponibile . 201

8.9

Conto II.4.2: Conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto . 203

8.10

Conto III.1.1: Conto delle variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale . 204

8.11

Conto III.1.2: Conto delle acquisizioni di attività non finanziarie . 205

8.12

Conto III.2: Conto finanziario . 207

8.13

Conto III.3.1: Conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività . 210

8.14

Conto III.3.2: Conto della rivalutazione delle attività e delle passività . 214

8.15

Conto IV: Conti patrimoniali . 219

8.16

Sequenza dei conti del resto del mondo (conto delle operazioni del resto del mondo) . 224

8.17

Conto 0: Conto di equilibrio dei beni e servizi . 232

8.18

Conti economici integrati . 234

8.19

Presentazione matriciale della sequenza dei conti e dei saldi contabili del totale dell'economia . 250

8.20

Presentazione schematica di una matrice di contabilità sociale . 257

8.21

Esempio di matrice di contabilità sociale più dettagliata . 260

8.22

Esempio di sottomatrice dettagliata: valore aggiunto netto (prezzi base) . 262

Pagina

9.1

Tavola semplificata delle risorse . 264

9.2

Tavola semplificata degli impieghi . 264

9.3

Tavola combinata delle risorse e degli impieghi (versione semplificata) . 265

9.4

Versione semplificata di tavola delle interdipendenze simmetrica (prodotto per prodotto) . 266

9.5

Tavola delle risorse ai prezzi base e trasformazione dai prezzi base ai prezzi di acquisto . 269

9.6

Tavola degli impieghi ai prezzi di acquisto . 270

9.7

Tavola semplificata dei margini commerciali e di trasporto . 274

9.8

Tavola semplificata delle imposte al netto dei contributi ai prodotti . 275

9.9

Tavola degli impieghi per le importazioni . 279

9.10

Tavola degli impieghi ai prezzi base per la produzione interna . 280

9.11

Tavola di collegamento tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore . 282

9.12

Tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetrica ai prezzi base (prodotto per prodotto) . 284

9.13

Tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetrica per la produzione interna (prodotto per prodotto) . 286

A.I.1

Conseguenze dell'attribuzione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente ai settori istituzionali, comprese le modifiche per i produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita . 318

A.I.2

Conseguenze dell'attribuzione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente soltanto a un settore fittizio . 319

A.III.1

Sistemi di sicurezza sociale delle amministrazioni pubbliche . 334

A.III.2

Sistemi privati di assicurazione sociale con costituzione di riserve . 335

A.III.3

Sistemi di assicurazione sociale senza costituzione di riserve gestiti dai datori di lavoro . 336

A.III.4

Altre assicurazioni sulla vita . 337

A.III.5

Altre assicurazioni contro i danni . 338

A.IV.1

Conto 0: Conto di equilibrio dei beni e servizi . 357

A.IV.2

Sequenza dei conti del totale dell'economia . 357

A.IV.3

Sequenza dei conti delle società non finanziarie . 371

A.IV.4

Sequenza dei conti delle società finanziarie . 380

A.IV.5

Sequenza dei conti delle amministrazioni pubbliche . 390

A.IV.6

Sequenza dei conti delle famiglie . 401

A.IV.7

Sequenza dei conti delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie . 412

CAPITOLO 1

CARATTERISTICHE GENERALI

1.01. Il Sistema europeo dei conti nazionali e regionali (SEC 1995, o più semplicemente SEC) è un sistema contabile comparabile a livello internazionale che descrive in maniera sistematica e dettagliata il complesso di una economia (ossia una regione, un paese o un gruppo di paesi), i suoi componenti e le sue relazioni con altre economie.

Il SEC 1995 sostituisce il Sistema europeo di conti economici integrati pubblicato nel 1970 (SEC 1970; una seconda edizione, lievemente modificata, è stata pubblicata nel 1978).

Il SEC 1995 si accorda pienamente con le direttive mondiali rivedute in materia di contabilità nazionale - Sistema dei conti nazionali (SCN 1993 o più semplicemente SCN) - elaborate congiuntamente dalle Nazioni Unite, dall'FMI, dalla Commissione delle Comunità europee, dall'OCSE e dalla Banca mondiale. Il SEC, tuttavia, si occupa più in particolare della realtà dell'Unione europea e del fabbisogno di dati in essa. Come l'SCN, il SEC è armonizzato con i concetti e le nomenclature utilizzate in molte altre statistiche socioeconomiche quali, ad esempio, le statistiche dell'occupazione, della produzione o del commercio estero. Il SEC può pertanto fungere da sistema centrale di riferimento per le statistiche sociali ed economiche dell'Unione europea e dei suoi Stati membri.

1.02. Il SEC è costituito da due principali serie di tavole:

a) i conti per settore istituzionale (1);

b) il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici (2) e i conti per branca di attività economica (3).

I conti per settore descrivono in maniera sistematica, per ciascun settore istituzionale, i diversi stadi del processo economico: produzione, formazione, distribuzione, redistribuzione e utilizzazione del reddito e accumulazione finanziaria e non finanziaria. I conti per settore comprendono anche i conti patrimoniali intesi a descrivere gli stock di attività, di passività e di patrimonio netto all'inizio e alla fine del periodo contabile.

Il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici e i conti per branca di attività economica descrivono più in dettaglio il processo di produzione (struttura dei costi, reddito generato e occupazione) e i flussi di beni e servizi (produzione, importazioni, esportazioni, consumi finali, consumi intermedi e investimenti per gruppo di prodotti).

Il SEC comprende concetti relativi alla popolazione e agli occupati (4). Tali concetti riguardano tanto i conti per settore quanto il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici.

Il SEC non contempla soltanto la contabilità nazionale annuale bensì anche i conti trimestrali (5) e i conti regionali (6).

UTILIZZAZIONE DEL SEC

Quadro per l'elaborazione di analisi e di politiche

1.03. Il SEC può essere utilizzato per analizzare e valutare:

a) la struttura del sistema economico nel suo complesso, ad esempio:

(1) il valore aggiunto e l'occupazione per branca di attività economica;

(2) il valore aggiunto e l'occupazione per regione;

(3) il reddito distribuito per settore;

(4) le importazioni e le esportazioni per gruppi di prodotti;

(5) la spesa per consumi finali per gruppi di prodotti;

(6) gli investimenti fissi e lo stock di capitale fisso per branca di attività economica;

(7) la composizione degli stock e dei flussi di attività finanziarie per tipo di attività e per settore;

b) talune parti o aspetti specifici del sistema economico nel suo complesso, ad esempio:

(1) le attività bancarie e finanziarie nell'economia nazionale;

(2) il ruolo delle amministrazioni pubbliche;

(3) l'economia di una regione specifica (in confronto a quella dell'intera nazione);

c) lo sviluppo del sistema economico nel suo complesso nel tempo, ad esempio:

(1) l'analisi dei tassi di crescita del PIL;

(2) l'analisi dell'inflazione;

(3) l'analisi degli aspetti stagionali della spesa delle famiglie sulla base di conti trimestrali;

(4) l'analisi della mutevole importanza nel tempo di determinati tipi di strumenti finanziari, ad esempio il rilievo assunto dalle opzioni;

(5) la comparazione delle strutture industriali dell'economia nazionale sul lungo periodo, ad esempio su un trentennio;

d) un sistema economico nel suo complesso in confronto ad altre economie, ad esempio:

(1) la comparazione del ruolo delle amministrazioni pubbliche nei diversi Stati membri dell'Unione europea;

(2) l'analisi delle interdipendenze tra le economie dell'Unione europea;

(3) l'analisi della composizione e della destinazione delle esportazioni dell'Unione europea;

(4) la comparazione dei tassi di crescita del PIL o del reddito disponibile pro capite nell'Unione europea e negli Stati Uniti e in Giappone.

1.04. Per l'Unione europea e i suoi Stati membri, i dati di tale sistema assolvono una importante funzione in sede di elaborazione e monitoraggio delle politiche sociali ed economiche.

Esistono inoltre taluni usi specifici molto importanti:

a) monitoraggio e orientamento della politica monetaria europea: i criteri di convergenza per l'Unione monetaria europea sono stati definiti in termini di dati di contabilità nazionale (disavanzo pubblico, debito pubblico e PIL);

b) erogazione di aiuti finanziari alle regioni dell'Unione europea: la spesa per i Fondi strutturali dell'Unione europea è in parte basata su dati regionali di contabilità nazionale;

c) determinazione delle risorse proprie dell'Unione europea. Queste ultime dipendono dai dati di contabilità nazionale in tre modi:

(1) le risorse complessive dell'Unione europea sono determinate quale percentuale dei prodotti nazionali lordi (PNL) degli Stati membri;

(2) la terza risorsa propria dell'Unione europea è la risorsa propria IVA; i contributi degli Stati membri per tale risorsa sono fortemente influenzati dai dati di contabilità nazionale perché questi ultimi sono utilizzati per calcolare l'aliquota media dell'IVA;

(3) l'entità relativa dei contributi degli Stati membri per la quarta risorsa propria dell'Unione europea è basata sui rispettivi prodotti nazionali lordi.

Otto caratteristiche dei concetti del SEC

1.05. Onde equilibrare i fabbisogni e le potenzialità dei dati, i concetti contenuti nel SEC presentano otto importanti caratteristiche. Essi sono:

a) comparabili a livello internazionale;

b) armonizzati con quelli di altre statistiche sociali ed economiche;

c) coerenti;

d) operativi;

e) differenti dalla maggior parte dei concetti amministrativi;

f) ben definiti e stabiliti per un lungo periodo di tempo;

g) imperniati sulla descrizione del processo economico in termini monetari e rapidamente osservabili;

h) flessibili e polivalenti.

1.06. I concetti sono comparabili a livello internazionale in quanto:

a) per gli Stati membri dell'Unione europea, il SEC costituisce lo standard per la trasmissione di dati di contabilità nazionale a tutte le organizzazioni internazionali; soltanto nelle pubblicazioni a livello nazionale non è obbligatoria una rigorosa conformità al SEC;

b) i concetti del SEC si accordano pienamente, sotto tutti gli aspetti, con quelli contenuti nelle direttive mondiali in materia di contabilità nazionale, ossia nell'SCN.

La comparabilità internazionale dei concetti riveste una importanza cruciale in sede di comparazione delle statistiche di paesi diversi.

1.07. I concetti sono armonizzati con quelli di altre statistiche economiche e sociali perché:

a) il SEC utilizza numerosi concetti e nomenclature (ad esempio la NACE Rev. 1) impiegati anche per altre statistiche economiche e sociali degli Stati membri dell'Unione europea: ad esempio, statistiche della produzione, del commercio estero e dell'occupazione (le differenze concettuali sono state ridotte al minimo); inoltre, tali concetti e nomenclature dell'Unione europea sono altresì armonizzati con quelli delle Nazioni Unite;

b) i concetti del SEC, come quelli dell'SCN, si accordano anche con i concetti delle principali disposizioni internazionali concernenti altre statistiche economiche: in particolare, il Manuale in materia di bilancia dei pagamenti del Fondo monetario internazionale, le statistiche sulla finanza pubblica del Fondo monetario internazionale, le statistiche OCSE sul reddito e le risoluzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) sui concetti di occupati, ore lavorate e costo del lavoro.

Tale armonizzazione con altre statistiche sociali ed economiche giova notevolmente alla correlazione tra i dati e alla loro comparabilità: è infatti possibile elaborare dati di contabilità nazionale migliori. Inoltre, le informazioni contenute in tali statistiche specifiche possono ora essere meglio correlate alle statistiche generali sull'economia nazionale, ossia ai dati di contabilità nazionale quali il PNL o il valore aggiunto per branca di attività economica e per settore.

1.08. Le corrispondenze nel sistema contabile accrescono la coerenza dei concetti utilizzati per descrivere le diverse parti del processo economico (produzione, distribuzione del reddito, utilizzazione del reddito, accumulazione). Grazie a tale coerenza interna, le statistiche relative a parti differenti del sistema contabile possono essere poste utilmente in relazione l'una con l'altra. Ad esempio, possono essere calcolati i seguenti rapporti:

a) i dati sulla produttività come il valore aggiunto per ora lavorata (tale dato richiede che siano coerenti i concetti di valore aggiunto e di ore lavorate);

b) il reddito nazionale disponibile pro capite (tale rapporto richiede che siano coerenti i concetti di reddito nazionale disponibile e di popolazione);

c) gli investimenti fissi in percentuale dello stock di capitale fisso (tale rapporto richiede che siano coerenti le definizioni di tali flussi e stock);

d) il disavanzo e il debito pubblico in percentuale del prodotto interno lordo (tali dati richiedono che siano coerenti i concetti di disavanzo pubblico, debito pubblico e prodotto interno lordo).

Tale coerenza interna dei concetti permette altresì di ricavare stime per differenza: ad esempio, il risparmio può essere stimato quale differenza tra il reddito disponibile e la spesa per consumi finali (7).

1.09. I concetti del SEC sono operativi perché sono stati elaborati tenendo conto delle esigenze di misurazione. Il carattere operativo dei concetti risulta evidente in vari modi:

a) talune attività o voci devono essere descritte soltanto allorché possiedono dimensioni significative. Un esempio è rappresentato dalla produzione per uso proprio di beni da parte delle famiglie: la tessitura di stoffe e la produzione di ceramiche non sono da registrare come produzione perché tali tipi di produzione sono considerati irrilevanti per i paesi dell'Unione europea. Un altro esempio è costituito dai piccoli utensili non costosi che sono registrati come investimenti fissi soltanto allorché la spesa sostenuta dall'acquirente per tali beni durevoli supera i 500 ecu (a prezzi del 1995) per articolo (o, se acquistati in grandi quantità, per l'importo globale dell'acquisto); allorquando la spesa supera tale soglia, gli articoli sono registrati come consumi intermedi;

b) taluni concetti sono accompagnati da chiare indicazioni circa il modo in cui procedere alla loro stima. Ad esempio, per definire il consumo di capitale fisso viene fatto riferimento al metodo dell'ammortamento lineare e per stimare lo stock di capitale fisso si raccomanda il metodo dell'inventario permanente. Un altro esempio è rappresentato dalla valutazione della produzione per uso proprio: in linea teorica essa dovrebbe essere valutata ai prezzi base ma, se necessario, tali prezzi possono essere stimati sommando i diversi costi sostenuti;

c) per esigenze di semplificazione sono state adottate talune convenzioni. Ad esempio, i servizi collettivi erogati dalle amministrazioni pubbliche rappresentano tutti, per convenzione, spese per consumi finali;

d) i concetti sono armonizzati con quelli delle statistiche economiche e sociali utilizzati quali input per l'elaborazione dei conti nazionali.

1.10. Tuttavia, nel contempo, i concetti non sono sempre facilmente applicabili in quanto essi si discostano normalmente sotto vari aspetti da quelli utilizzati dalle fonti di dati amministrativi: ad esempio, contabilità aziendali, dati su taluni tipi di imposte (IVA, imposta sul reddito delle persone fisiche, dazi all'importazione, ecc.), dati di sicurezza sociale e dati ottenuti dagli organi di sorveglianza delle attività bancarie e di assicurazione. Tali dati amministrativi sono spesso utilizzati come input per l'elaborazione dei conti nazionali. In generale, essi devono essere pertanto trasformati per conformarsi al SEC.

I concetti del SEC differiscono normalmente sotto alcuni aspetti dai corrispondenti concetti amministrativi in quanto:

a) i concetti amministrativi sono diversi da paese a paese; di conseguenza, non si può ottenere una comparabilità internazionale basandosi sui concetti amministrativi;

b) i concetti amministrativi cambiano nel tempo; di conseguenza, la comparabilità nel tempo non può essere conseguita attraverso i concetti amministrativi;

c) i concetti impiegati dalle fonti di dati amministrativi solitamente non sono coerenti tra loro; tuttavia, le correlazioni tra i dati e la loro comparazione, essenziali ai fini dell'elaborazione dei dati di contabilità nazionale, sono possibili soltanto disponendo di una serie coerente di concetti;

d) i concetti amministrativi si rivelano normalmente poco idonei per l'analisi economica e la valutazione della politica economica.

Pur tuttavia le fonti di dati amministrativi soddisfano talvolta appieno il fabbisogno di dati dei conti nazionali e delle altre statistiche perché:

a) i concetti e le nomenclature originariamente elaborati a fini statistici possono anche essere adottati a fini amministrativi, come ad esempio la classificazione della spesa pubblica per tipo;

b) le fonti di dati amministrativi possono esplicitamente tener conto delle esigenze (distinte) di dati delle statistiche; è questo il caso ad esempio del sistema INTRASTAT per la rilevazione di informazioni sugli scambi di beni tra gli Stati membri dell'Unione europea.

1.11. I concetti principali del SEC sono ben definiti e stabiliti per un lungo periodo di tempo perché:

a) sono stati approvati come standard internazionali per i prossimi decenni;

b) nelle successive disposizioni internazionali in materia di contabilità nazionale le maggior parte dei concetti basilari non ha subito praticamente modifiche.

Tale continuità concettuale rende meno impellente la necessità di ricalcolare le serie temporali e di apprendere nuovi concetti. Inoltre, riduce la vulnerabilità dei concetti alle pressioni politiche nazionali e internazionali. Per tali motivi, i dati di contabilità nazionale rappresentano da decenni una base di dati obiettiva per l'analisi e la politica economica.

1.12. I concetti del SEC sono imperniati sulla descrizione del processo economico in termini monetari e rapidamente osservabili. Nella maggior parte dei casi, gli stock e i flussi che non sono prontamente osservabili in termini monetari o che non presentano una chiara contropartita monetaria non sono presi in considerazione.

Tale principio non è stato applicato rigorosamente in quanto va tenuto altresì conto delle esigenze di coerenza e del fabbisogno di dati. Ad esempio, per motivi di coerenza, il valore dei servizi collettivi prodotti dalle amministrazioni pubbliche è registrato come produzione perché la corresponsione di redditi da lavoro dipendente e l'acquisto di beni e servizi di qualunque tipo da parte delle amministrazioni pubbliche sono prontamente osservabili in termini monetari. Inoltre, ai fini della politica e dell'analisi economica, la descrizione dei servizi collettivi delle amministrazioni pubbliche con riferimento al resto dell'economia nazionale accresce altresì l'utilità della contabilità nazionale nel suo insieme.

1.13. La portata dei concetti del SEC può essere illustrata esaminando alcuni importanti casi limite.

Rientrano nella definizione di attività di produzione del SEC (si vedano i paragrafi 3.07-3.09):

a) la produzione di servizi individuali e collettivi da parte delle amministrazioni pubbliche;

b) la produzione per uso proprio di servizi di abitazione da parte di coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari;

c) la produzione di beni per proprio uso finale (ad esempio, di prodotti agricoli);

d) la costruzione di fabbricati per uso proprio compresa quella delle famiglie;

e) la produzione di servizi da parte di personale domestico retribuito;

f) l'allevamento di pesci negli stabilimenti di pescicoltura;

g) le attività di produzione proibite dalla legge (ad esempio, sfruttamento della prostituzione e produzione di droga);

h) le attività di produzione i cui proventi non sono dichiarati per intero alle autorità fiscali (ad esempio, produzione clandestina di tessuti).

Non rientrano nella definizione di attività di produzione:

a) i servizi personali e domestici prodotti e consumati all'interno della stessa famiglia (ad esempio, pulizie, preparazione dei pasti o assistenza a malati o ad anziani);

b) le attività di volontariato che non comportano la produzione di beni (ad esempio, le attività di assistenza e di pulizia non retribuite);

c) l'incremento naturale delle risorse ittiche in mare aperto.

In generale, il SEC registra tutti i prodotti derivanti dall'attività di produzione quale è definita nel SEC. Esiste tuttavia qualche specifica eccezione a tale regola:

a) i prodotti delle attività ausiliarie non devono essere registrati; tutti gli input consumati da una attività ausiliaria - materiali, lavoro, ammortamenti, ecc. - sono considerati input dell'attività principale o secondaria che essa supporta;

b) i prodotti destinati a consumi intermedi nella medesima unità di attività economica a livello locale (UAE, si veda altresì il paragrafo 1.29) non devono essere registrati; tuttavia, tutti i prodotti destinati ad altre UAE locali appartenenti alla stessa unità istituzionale devono essere registrati come produzione.

In base alla logica contabile del SEC, se le attività sono considerate come produzione e i relativi prodotti devono essere registrati, allora anche i connessi redditi, numero di occupati, consumi finali, ecc., devono essere registrati. Ad esempio, dato che la produzione per uso proprio di servizi di abitazione da parte di coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari è registrata come produzione, devono essere registrati anche il reddito e la spesa per consumi finali che essa produce per tali persone. Le attività non registrate come produzione sono trattate in modo speculare: i servizi domestici prodotti e consumati all'interno della stessa famiglia non producono né reddito né spesa per consumi finali e non comportano, secondo il SEC, alcuna occupazione.

Il SEC comprende inoltre numerose convenzioni specifiche, ad esempio:

a) la valutazione della produzione delle amministrazioni pubbliche;

b) la valutazione della produzione dei servizi di assicurazione e dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente;

c) la registrazione di tutti i servizi collettivi forniti dalle amministrazioni pubbliche come spesa per consumi finali (nessun servizio come consumi intermedi);

d) la registrazione della fruizione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente come consumi intermedi di un settore o di una branca di attività economica fittizi.

1.14. I concetti del SEC sono polivalenti: essi risulteranno accettabili per una vasta serie di utilizzazioni benché per alcuni impieghi possa essere necessaria una integrazione (si veda anche il paragrafo 1.18).

1.15. Il livello di dettaglio del quadro concettuale del SEC rende possibile un uso flessibile: alcuni concetti non sono esplicitamente presenti nel SEC ma possono tuttavia essere facilmente ricavati da esso. Ad esempio, il valore aggiunto al costo dei fattori può essere ricavato detraendo dal valore aggiunto ai prezzi base le altre imposte sulla produzione al netto dei contributi. Un altro esempio è costituito dalla creazione di nuovi settori mediante la riclassificazione dei sottosettori definiti nel SEC.

1.16. Un uso flessibile è reso possibile anche dall'introduzione di criteri aggiuntivi che non entrano in conflitto con la logica del sistema. Ad esempio, tali criteri potrebbero essere il numero di addetti per unità di produzione o l'entità dei redditi per famiglia. Per quanto concerne gli occupati, potrebbe essere introdotta una sottoclassificazione per livello d'istruzione, età e sesso.

1.17. Tale impiego flessibile può essere inserito in una matrice di contabilità sociale (SAM). La SAM è una presentazione matriciale attraverso la quale sono elaborati i collegamenti tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore istituzionale (si vedano anche i paragrafi 8.133-8.155). Una matrice di contabilità sociale fornisce normalmente informazioni aggiuntive sul livello e sulla composizione dell'occupazione e della disoccupazione attraverso una ripartizione dei redditi da lavoro dipendente per tipo di persona occupata. Tale suddivisione si applica tanto all'impiego di lavoro per branca di attività economica, come è evidenziato nella tavola degli impieghi, quanto alle risorse di lavoro per sottogruppo socioeconomico, come risulta dal conto della attribuzione dei redditi primari per i sottosettori del settore famiglie. In tal modo, sono presentati sistematicamente le risorse e gli impieghi delle diverse categorie di lavoro.

1.18. Per taluni fabbisogni specifici di dati la soluzione migliore consiste nella creazione di conti satelliti distinti. È il caso ad esempio dei fabbisogni di dati per:

a) l'analisi del ruolo del turismo nell'economica nazionale;

b) l'analisi dei costi e del finanziamento della sanità;

c) l'analisi dell'importanza della ricerca e sviluppo e del capitale umano per l'economia nazionale;

d) l'analisi del reddito e delle spese delle famiglie sulla base di concetti di reddito e di spesa utili per l'analisi microeconomica;

e) l'analisi dell'interazione tra l'ambiente e l'economia;

f) l'analisi della produzione all'interno delle famiglie;

g) l'analisi delle variazioni del benessere;

h) l'analisi delle disparità tra i dati di contabilità nazionale e i dati di contabilità aziendale e la loro influenza sui mercati finanziari e dei cambi;

i) la stima del gettito fiscale.

1.19. I conti satelliti possono soddisfare tali fabbisogni di dati:

a) presentando un maggiore dettaglio ove necessario e omettendo i particolari superflui;

b) ampliando l'ambito del sistema contabile mediante l'aggiunta di informazioni non monetarie, ad esempio sull'inquinamento e sui beni ambientali;

c) modificando alcuni concetti basilari, ad esempio ampliando il concetto di investimento per tener conto dell'ammontare della spesa sulla ricerca e sviluppo o della spesa in materia di istruzione.

1.20. Una caratteristica importante dei conti satelliti è che in linea di principio restano inalterati tutti i concetti basilari e le nomenclature del sistema standard. I concetti basilari sono modificati soltanto se lo scopo specifico di un conto satellite richiede assolutamente delle variazioni. In tali casi, il conto satellite dovrebbe contenere una tavola illustrante la relazione tra i principali aggregati del conto satellite e quelli del sistema standard. In tal modo quest'ultimo mantiene il suo ruolo di sistema di riferimento, soddisfacendo nel contempo esigenze più specifiche.

1.21. Lo schema base del SEC non presta molta attenzione agli stock e ai flussi non direttamente osservabili in termini monetari (o senza una chiara contropartita monetaria). Di norma, l'analisi di tali stock e flussi è, data la loro natura, ugualmente possibile mediante l'elaborazione di statistiche in termini non monetari, ad esempio:

a) la produzione all'interno delle famiglie può essere più facilmente descritta in termini di ore destinate a impieghi alternativi;

b) l'istruzione può essere descritta in termini di tipo di istruzione, numero di allievi, numero medio di anni di istruzione prima del conseguimento di un diploma, ecc.;

c) gli effetti dell'inquinamento sono meglio descritti in termini di variazione del numero di specie viventi, di stato di salute degli alberi nei boschi, di volume di rifiuti, di valori di ossido di carbonio e di radiazioni, ecc.

I conti satelliti offrono la possibilità di mettere in relazione tali statistiche in unità non monetarie con il sistema standard di contabilità nazionale. Il collegamento è realizzabile utilizzando per tali statistiche non monetarie, nella misura del possibile, le nomenclature impiegate nel sistema standard: ad esempio, la classificazione per tipo di famiglia o la classificazione per branca di attività economica. In tal modo viene elaborato un sistema ampliato coerente che può quindi fungere da base di dati per l'analisi e la valutazione di tutti i tipi di interazioni tra le variabili del sistema standard e quelle del sistema ampliato.

1.22. Lo schema base e i suoi principali aggregati non descrivono le variazioni del benessere. Si possono redigere conti ampliati comprendenti anche i valori monetari imputati ad esempio:

a) dei servizi personali e domestici prodotti e consumati all'interno della stessa famiglia;

b) delle variazioni del tempo libero;

c) dei vantaggi e degli svantaggi della vita nei centri urbani;

d) delle disparità nella distribuzione dei redditi tra le persone.

Essi possono anche riclassificare la spesa finale per necessità deprecabili (ad esempio, le spese per la difesa) come consumi intermedi, che non contribuiscono cioè al benessere. Analogamente, i danni causati da inondazioni o da altre catastrofi naturali potrebbero essere classificati come consumi intermedi, ossia come una riduzione del benessere (assoluto).

In tal modo, si potrebbe tentare di elaborare un indicatore molto approssimativo e molto imperfetto delle variazioni del benessere. Il benessere presenta tuttavia molteplici aspetti, la maggior parte dei quali è meglio espressa in termini non monetari. Una soluzione migliore per misurare il benessere è pertanto quella di utilizzare per ciascun aspetto indicatori e unità di misura distinti. Gli indicatori potrebbero essere ad esempio la mortalità infantile, la speranza di vita, il livello di alfabetizzazione degli adulti e il reddito nazionale pro capite. Tali indicatori potrebbero essere inseriti in un conto satellite.

1.23. Al fine di ottenere un sistema coerente e comparabile a livello internazionale, non si utilizzano nel SEC concetti amministrativi. Tuttavia, ai fini del conseguimento di scopi nazionali di qualsiasi tipo può risultare molto utile ottenere dati basati su concetti amministrativi. Ad esempio, per stimare il gettito fiscale sono necessarie statistiche del reddito imponibile, le quali possono essere ottenute apportando talune modifiche alle statistiche di contabilità nazionale.

Un approccio simile potrebbe essere adottato per alcuni concetti utilizzati nell'ambito della politica economica nazionale, ad esempio per:

a) il concetto di inflazione utilizzato per aumentare le pensioni, i sussidi di disoccupazione o i redditi da lavoro dipendente per i dipendenti pubblici;

b) i concetti di imposte, contributi sociali, amministrazioni pubbliche e settore collettivo utilizzati in sede di discussione delle dimensioni ottimali del settore collettivo;

c) il concetto di branche di attività economica/settori «strategici» utilizzato nell'ambito della politica economica nazionale o della politica economica dell'Unione europea;

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.1

d) il concetto di «investimenti aziendali» utilizzato nell'ambito della politica economica nazionale.

I conti satelliti o semplici tavole aggiuntive potrebbero soddisfare tali esigenze, generalmente di interesse spiccatamente nazionale.

Il SEC 1995 e l'SCN 1993

1.24. Il SEC (SEC 1995) si accorda pienamente con la versione riveduta del Sistema dei conti nazionali (SCN 1993) che stabilisce le linee direttrici di contabilità nazionale per tutti i paesi del mondo. Esistono tuttavia numerose differenze tra il SEC 1995 e l'SCN 1993:

a) differenze di presentazione:

(1) nel SEC le operazioni sui prodotti, le operazioni di distribuzione e di redistribuzione e le operazioni finanziarie sono trattate in capitoli distinti; per contro, nell'SCN tali operazioni sono illustrate in sette capitoli in base al conto: ad esempio, i capitoli sul conto della produzione, sul conto della distribuzione primaria del reddito, sul conto del capitale e sul conto del resto del mondo;

(2) il SEC descrive un concetto fornendo una definizione e un elenco di ciò che è incluso e di ciò che è escluso; l'SCN descrive i concetti normalmente in termini più generali e si sforza anche di spiegare i motivi che hanno portato all'adozione delle convenzioni;

(3) il SEC comprende anche capitoli sulla contabilità regionale e sulla contabilità trimestrale;

(4) l'SCN comprende anche un capitolo sui conti satelliti;

b) i concetti del SEC sono in molti casi più specifici e precisi di quelli dell'SCN, ad esempio:

(1) l'SCN non fornisce definizioni precise in merito alla distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita per le unità istituzionali, le UAE locali e le rispettive produzioni; ciò implica che, a questo riguardo, la valutazione della produzione e la classificazione per settore non risultano definite con sufficiente precisione; il SEC ha proceduto pertanto a numerose puntualizzazioni e ha introdotto in alcuni in casi specifici il criterio che le vendite di un produttore di beni e servizi destinabili alla vendita devono coprire almeno il 50 % dei costi di produzione (cfr. tavola 3.1);

(2) il SEC specifica talune soglie di registrazione, ad esempio per la registrazione di piccoli utensili come consumi intermedi;

(3) il SEC presuppone che numerosi tipi di produzioni di beni all'interno delle famiglie, quali la tessitura di stoffe e la fabbricazione di mobili, non siano significativi negli Stati membri dell'Unione europea e non si renda pertanto necessaria la loro registrazione;

(4) il SEC fa esplicito riferimento a disposizioni istituzionali specifiche dell'Unione europea, come il sistema INTRASTAT per la registrazione dei flussi di beni all'interno dell'Unione europea e i contributi degli Stati membri all'Unione europea;

(5) il SEC comprende nomenclature specifiche dell'Unione europea: ad esempio, la CPA per i prodotti e la NACE Rev. 1 per le branche di attività economica (quantunque specifiche, esse sono armonizzate con le corrispondenti nomenclature delle Nazioni Unite);

(6) il SEC comprende una classificazione aggiuntiva per tutte le operazioni con il resto del mondo: esse vanno distinte in operazioni tra residenti nell'Unione europea e operazioni con residenti al di fuori dell'Unione europea.

Il SEC può essere più specifico dell'SCN, dato che esso si applica in primo luogo agli Stati membri dell'Unione europea, e deve anche necessariamente essere più specifico in considerazione del fabbisogno di dati dell'Unione europea.

Il SEC 1995 e il SEC 1970

1.25. Il SEC 1995 si distingue dal SEC 1970 tanto nel campo di applicazione quanto nei concetti. La maggior parte di tali disparità è riconducibile alle differenze tra l'SCN 1968 e l'SCN 1993. Alcune di tali principali differenze nel campo di applicazione sono:

a) l'inclusione dei conti patrimoniali;

b) l'inclusione dei conti delle altre variazioni delle attività e delle passività: l'introduzione dei concetti di altre variazioni di volume e di guadagni nominali e reali in conto capitale;

c) l'introduzione di una articolazione del settore delle famiglie;

d) l'introduzione di un nuovo concetto di consumi finali: i consumi finali effettivi;

e) l'introduzione di un nuovo concetto di reddito adeguato ai prezzi: reddito disponibile nazionale reale;

f) l'inclusione del concetto di parità di potere d'acquisto.

Alcune delle principali differenze concettuali sono le seguenti:

a) le attività letterarie e artistiche (scrittura di libri, composizione musicale) sono ora considerate produzione; la remunerazione delle attività letterarie e artistiche diventa pertanto remunerazione di servizi anziché redditi da capitale;

b) la valutazione della produzione dei servizi di assicurazione è cambiata sotto alcuni aspetti: ad esempio, i proventi dall'investimento delle riserve tecniche sono ora presi in considerazione in sede di valutazione della produzione delle assicurazioni contro i danni;

c) i margini commerciali e di trasporto sono trattati più in dettaglio;

d) è stato proposto un sistema basato sugli indici a catena per calcolare prezzi costanti;

e) è stato introdotto il concetto di leasing finanziario (l'SCN 1968 e il SEC 1970 comprendevano soltanto il concetto di leasing operativo);

f) la spesa per prospezioni minerarie e software è ora registrata come investimento (anziché come consumo intermedio);

g) l'ammortamento dovrebbe essere registrato anche per le opere di infrastruttura delle amministrazioni pubbliche (strade, dighe, ecc.);

h) sono stati individuati nuovi strumenti finanziari come le vendite con patto di riacquisto e strumenti finanziari derivati come le opzioni.

Esistono anche disparità che non discendono da variazioni dell'SCN, ad esempio:

a) l'introduzione di tavole delle risorse e degli impieghi (già incluse nell'SCN 1968);

b) l'introduzione di alcune soglie di registrazione e il riferimento a disposizioni istituzionali specifiche dell'Unione europea (cfr. paragrafo 1.24.);

c) una chiara scelta a favore della valutazione della produzione a prezzi base (il SEC 1970, l'SCN 1968 e l'SCN 1993 accettavano anche la valutazione ai prezzi ex fabrica);

d) l'introduzione dei concetti di popolazione economicamente attiva e di disoccupato (concetti non inclusi nell'SCN 1968 e nell'SCN 1993).

IL SEC COME SISTEMA

1.26. Le principali caratteristiche del sistema sono:

a) le unità statistiche e i loro insiemi;

b) i flussi e gli stock;

c) il sistema dei conti e gli aggregati;

d) il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici.

LE UNITÀ STATISTICHE E I LORO INSIEMI (8)

1.27. Una caratteristica peculiare del sistema è costituita dall'impiego di due tipi di unità e di due metodi di suddivisione dell'economia molto diversi e finalizzati a scopi analitici distinti.

Al fine di descrivere il reddito, i flussi finanziari e di spesa nonché i conti patrimoniali, il sistema raggruppa le unità istituzionali in settori sulla base delle loro principali funzioni, nonché dei loro comportamenti e obiettivi.

Allo scopo di descrivere i processi di produzione e ai fini dell'analisi delle interdipendenze tra gli operatori economici, il sistema raggruppa le unità di attività economica a livello locale (UAE locali) in branche di attività economica in base al tipo di attività. Una attività è caratterizzata da un input di prodotti, da un processo di produzione e dai prodotti ottenuti per effetto di tale attività di produzione.

Unità istituzionali e settori

1.28. Le unità istituzionali sono entità economiche che possono essere proprietarie di beni e attività, possono contrarre debiti, nonché intraprendere attività economiche e avviare operazioni con altre unità per conto proprio. Il sistema dei conti raggruppa le unità istituzionali in cinque distinti settori istituzionali composti dai seguenti tipi di unità:

a) società non finanziarie;

b) società finanziarie;

c) amministrazioni pubbliche;

d) famiglie;

e) istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

I cinque settori costituiscono insieme il totale dell'economia. Ogni settore si suddivide inoltre in sottosettori. Il SEC prevede l'elaborazione di una serie completa di conti di flussi e di conti patrimoniali per ogni settore - e facoltativamente per ogni sottosettore - nonché per il totale dell'economia.

Unità di attività economica al livello locale e branche di attività economica

1.29. Nella maggior parte dei casi le unità istituzionali nella veste di produttori svolgono più di una attività; al fine di evidenziare le relazioni di natura tecnico-economica, esse devono essere suddivise con riferimento al tipo di attività.

Ciò è ottenuto per le unità di attività economica a livello locale basandosi su un approccio operativo. Una UAE locale raggruppa tutte le parti di una unità istituzionale in veste di produttore che si trovano in una unica sede o in siti vicini e che concorrono all'esercizio di una attività al livello di classe (4 cifre) della NACE Rev. 1.

In linea di principio si devono registrare tante unità di attività economica a livello locale quante sono le attività secondarie; tuttavia, nel caso in cui manchino i documenti contabili necessari per la descrizione di tale attività, una UAE locale può comprendere una o più attività secondarie.

L'insieme di tutte le UAE locali che esercitano la medesima attività o una attività di tipo simile costituisce una branca di attività economica.

Esiste una relazione gerarchica tra unità istituzionali e UAE locali. Una unità istituzionale comprende una o più UAE locali complete; una UAE locale appartiene a una unità istituzionale e soltanto a quella.

Per analisi più dettagliate del processo produttivo si fa ricorso a una unità analitica di produzione. Tale unità, che non è osservabile (tranne nel caso di una UAE locale che produce un solo tipo di prodotto), è l'unità di produzione omogenea, definita come l'unità che non esercita attività secondarie. Gli insiemi di tali unità costituiscono le branche di produzione omogenea.

Unità residenti e non residenti; totale dell'economia e resto del mondo

1.30. Il totale dell'economia è definito in termini di unità residenti. Una unità è considerata unità residente di un paese allorquando essa ha il suo centro di interesse economico nel territorio economico di tale paese - ossia allorquando esercita per un luogo periodo (un anno o più) attività economiche su tale territorio. I settori istituzionali precedentemente citati sono insiemi di unità istituzionali residenti.

Le unità residenti effettuano operazioni con unità non residenti (unità cioè che sono residenti in altre economie). Tali operazioni costituiscono le operazioni dell'economia con il resto del mondo e sono raggruppate nel conto del resto del mondo. Pertanto, nella struttura contabile del sistema dei conti, il resto del mondo assolve una funzione simile a quella di un settore istituzionale, sebbene le unità non residenti siano incluse soltanto nella misura in cui effettuano operazioni con unità istituzionali residenti. Di conseguenza, per quanto concerne la codifica delle nomenclature, una voce specifica per il resto del mondo è inclusa alla fine della nomenclatura dei settori.

Le unità residenti fittizie, trattate nel sistema dei conti come unità istituzionali, sono definite come:

a) quelle parti di unità non residenti che hanno un centro di interesse economico (ossia, nella maggioranza dei casi, che svolgono operazioni economiche per un anno più o che attendono a una attività di costruzione per un periodo inferiore a un anno se il prodotto costituisce investimenti fissi lordi) sul territorio economico del paese;

b) le unità non residenti proprietarie di terreni o fabbricati sul territorio economico del paese ma soltanto con riguardo alle operazioni connesse a tali terreni o fabbricati.

FLUSSI E STOCK

1.31. Il sistema dei conti registra due tipi fondamentali di informazioni: flussi e stock. I flussi si riferiscono ad azioni ed effetti di eventi che si verificano entro un certo periodo di tempo mentre gli stock si riferiscono a situazioni in un momento determinato.

Flussi

1.32. I flussi riflettono la creazione, la trasformazione, lo scambio, il trasferimento o la scomparsa di valore economico. Essi si riferiscono a variazioni di valore delle attività o delle passività di una unità istituzionale. I flussi economici sono di due tipi: operazioni e altre variazioni delle attività e delle passività. Le operazioni figurano in tutti i conti e le tavole in cui vi sono dei flussi, tranne che nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività e nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività. Le altre variazioni delle attività e delle passività figurano soltanto in tali due conti.

Le operazioni elementari e gli altri flussi sono numerosissimi. Il sistema dei conti li raggruppa in un numero relativamente contenuto di tipi in base alla loro natura.

Operazioni

1.33. Una operazione è un flusso economico che rappresenta una interazione consensuale tra unità istituzionali o una azione all'interno di una unità istituzionale che è opportuno considerare operazione, spesso perché l'unità sta operando in due vesti differenti. Le operazioni possono essere suddivise in quattro gruppi principali:

a) operazioni sui prodotti - descrivono la provenienza (produzione interna o importazioni) e l'impiego (consumi intermedi, consumi finali, investimenti o esportazioni) dei prodotti (9);

b) operazioni di distribuzione e di redistribuzione - descrivono le modalità di distribuzione del valore aggiunto ottenuto dalla produzione al fattore lavoro, al capitale e alle amministrazioni pubbliche, nonché la redistribuzione del reddito e della ricchezza (imposte sul reddito e sul patrimonio e altri trasferimenti) (10);

c) operazioni finanziarie - descrivono, per ciascun tipo di strumento finanziario, l'acquisizione netta di attività finanziarie o l'incremento netto delle passività; tali operazioni rappresentano spesso la contropartita di operazioni non finanziarie ma si possono verificare anche casi di operazioni implicanti soltanto strumenti finanziari (11);

d) operazioni non incluse nei tre gruppi precedenti:

ammortamenti e acquisizioni meno cessioni di attività non finanziarie non prodotte (12).

Proprietà delle operazioni

Interazioni in contrapposizione alle operazioni interne alle unità

1.34. Benché la maggior parte delle operazioni sia rappresentata da interazioni tra due o più unità istituzionali, il sistema dei conti registra come operazioni anche alcune azioni che si svolgono all'interno delle unità istituzionali. Lo scopo della registrazione di tali operazioni è quello di fornire una immagine della produzione, degli impieghi finali e dei costi più utile sotto il profilo analitico.

L'ammortamento, registrato come costo dal sistema dei conti, costituisce una importante operazione interna alle unità. Per la maggior parte, le altre operazioni interne alle unità sono operazioni sui prodotti che sono di norma registrate allorché le unità istituzionali che operano sia come produttori sia come consumatori finali scelgono di consumare parte della produzione da essi stessi prodotta. Tale situazione si verifica spesso per le famiglie e le amministrazioni pubbliche.

1.35. Tutta la produzione propria destinata a impieghi finali all'interno della stessa unità istituzionale è registrata. Al contrario, la produzione propria destinata a consumi intermedi all'interno della stessa unità istituzionale è registrata soltanto allorché la produzione e i consumi intermedi si effettuano in unità di attività economica a livello locale differenti della stessa unità istituzionale. La produzione prodotta e utilizzata come consumo intermedio all'interno della stessa unità di attività economica a livello locale non è registrata.

Operazioni monetarie in contrapposizione a operazioni non monetarie

1.36. La maggior parte delle operazioni registrate dal sistema dei conti è rappresentata da operazioni monetarie in cui le unità in questione effettuano o ricevono pagamenti, contraggono passività o ricevono attività espresse in unità di moneta.

Le operazioni che non riguardano scambi di denaro, o attività o passività espresse in unità di moneta, sono operazioni non monetarie. Le operazioni che si svolgono all'interno delle unità sono normalmente operazioni non monetarie. Le operazioni non monetarie cui partecipa più di una unità istituzionale riguardano operazioni sui prodotti (baratto di prodotti), operazioni di distribuzione e di redistribuzione (retribuzioni in natura, trasferimenti in natura, ecc.) e altre operazioni (baratto di attività non finanziarie non prodotte).

Il sistema dei conti registra tutte le operazioni in termini monetari. Il valore da registrare per le operazioni non monetarie deve pertanto essere misurato indirettamente o stimato in altro modo.

Operazioni con e senza contropartita

1.37. Le operazioni che vedono la partecipazione di più di una unità sono operazioni con contropartita (qualcosa contro qualcosa) o senza contropartita (qualcosa contro nulla). Le prime sono scambi tra unità istituzionali: offerta di beni, servizi o attività in cambio di una contropartita, ad esempio denaro. Le seconde sono normalmente pagamenti in denaro o in natura tra una unità istituzionale e un'altra senza contropartita. Operazioni con contrapartita si riscontrano in tutti e quattro i gruppi di operazioni mentre le operazioni senza contropartita sono osservabili principalmente tra le operazioni di distribuzione e di redistribuzione, ad esempio sotto forma di imposte, prestazioni di assistenza sociale o donazioni.

Operazioni modificate

1.38. La registrazione della maggioranza delle operazioni nel sistema dei conti avviene secondo un semplice principio: le operazioni sono registrate come appaiono alle unità istituzionali in questione. Alcune operazioni sono tuttavia modificate al fine di evidenziare meglio le relazioni economiche cui si riferiscono. Le operazioni possono essere modificate in tre modi: dirottamento, frazionamento e riconoscimento della parte principale nell'operazione.

Dirottamento

1.39. Una operazione che le unità in questione vedono verificarsi direttamente tra le unità A e C può essere registrata come se avvenisse indirettamente attraverso una terza unità B. Pertanto, una unica operazione tra A e C è registrata come due operazioni: una tra A e B e una tra B e C. In tal caso l'operazione subisce un dirottamento.

Un classico esempio di dirottamento è costituito dai contributi sociali a carico dei datori di lavoro corrisposti direttamente dai datori di lavoro agli enti di previdenza e di assistenza sociale. Il sistema dei conti registra tali versamenti come due operazioni distinte: i datori di lavoro versano i contributi sociali a loro carico ai propri dipendenti e i lavoratori dipendenti versano tali contributi agli enti di previdenza e di assistenza sociale. Come in tutti i casi analoghi, lo scopo di tale operazione di dirottamento è quello di mettere in luce la sostanza economica alla base dell'operazione. Nell'esempio in parola, esso consiste nel mettere in evidenza i contributi sociali a carico dei datori di lavoro quali contributi corrisposti a beneficio dei dipendenti.

Un altro tipo di dirottamento è costituito dalle operazioni registrate come se avvenissero tra due o più unità istituzionali benché in realtà, secondo le parti in questione, non si verifichi alcuna operazione. Un esempio è costituito dai redditi da capitale ottenuti su taluni fondi di assicurazione e incamerati dalle imprese di assicurazione. Il sistema dei conti registra tali redditi da capitale come se fossero versati dalle imprese di assicurazione agli assicurati, i quali a loro volta versano il medesimo importo alle imprese di assicurazione quali premi supplementari.

Frazionamento

1.40. Una operazione è frazionata allorché una operazione che appare alle parti in questione come una operazione unica è registrata come due o più operazioni, classificate in maniera diversa. Il frazionamento di operazioni non implica di norma la partecipazione di altre unità supplementari.

Un classico esempio di operazione frazionata è il pagamento dei premi di assicurazione contro i danni. Sebbene gli assicurati e gli assicuratori considerino tali pagamenti come una unica operazione, il sistema dei conti li ripartisce in due operazioni molto diverse: versamenti quale contropartita dei servizi di assicurazione contro i danni prestati e premi netti di assicurazione contro i danni. La registrazione dei margini commerciali è un altro importante esempio di frazionamento.

Riconoscimento della parte principale in una operazione

1.41. Allorché una unità effettua una operazione per conto di un'altra unità, l'operazione è registrata esclusivamente nei conti del mandante. Di norma, non si dovrebbe andare al di là di tale principio tentando, ad esempio, di attribuire imposte o contributi ai paganti o beneficiari finali sulla base di ipotesi.

Casi limite

1.42. In base alla definizione di operazione, una interazione tra unità istituzionali deve avvenire consensualmente. Una operazione effettuata di reciproco accordo implica la preventiva conoscenza e il preventivo consenso delle unità istituzionali in questione. Tuttavia, ciò non significa che tutte le unità necessariamente intervengano in una operazione volontariamente, in quanto alcune operazioni sono imposte dalla legge. Ciò vale principalmente per talune operazioni di distribuzione e di redistribuzione quali il pagamento di imposte, ammende e penali. Le confische senza indennizzo non sono tuttavia considerate una operazione anche se imposte dalla legge.

Le azioni economiche illegali sono operazioni soltanto allorquando tutte le unità partecipanti intervengono nelle azioni volontariamente. Di conseguenza l'acquisto, la vendita o il baratto di droghe illecite o di refurtiva sono operazioni mentre il furto non lo è.

Altre variazioni delle attività e delle passività

1.43. Le altre variazioni delle attività e delle passività registrano le modifiche che non risultano da operazioni (13). Si tratta alternativamente di:

a) altre variazioni di volume delle attività e delle passività;

b) guadagni e perdite in conto capitale.

Altre variazioni di volume delle attività e delle passività

1.44. Tali variazioni possono essere ripartite in tre grandi categorie:

a) comparsa e scomparsa normali di attività non per effetto di operazioni;

b) variazioni di attività e passività a seguito di avvenimenti eccezionali imprevisti;

c) variazioni di classificazione e di struttura.

1.45. Esempi di variazioni della categoria a) sono la scoperta o l'esaurimento di giacimenti e la crescita naturale di risorse biologiche non coltivate. Nella categoria b) rientrano le variazioni delle attività (normalmente si tratta di perdite) in seguito a catastrofi naturali, eventi bellici o gravi atti di criminalità (14). Le remissioni di debiti e le confische senza indennizzo rientrano anch'esse nella categoria b). La categoria c) comprende le variazioni conseguenti a una riclassificazione e a una ristrutturazione delle unità istituzionali o di attività o passività.

Guadagni e perdite in conto capitale

1.46. I guadagni e le perdite in conto capitale sono il risultato di variazioni di prezzo delle attività. Essi sono ottenuti sulle attività finanziarie e non finanziarie di qualunque tipo e sulle passività. I guadagni e le perdite in conto capitale sono conseguiti dai proprietari di attività e passività semplicemente come conseguenza del possesso di tali attività e passività nel tempo senza alcuna loro trasformazione.

I guadagni e le perdite in conto capitale misurati sulla base dei prezzi correnti di mercato sono denominati guadagni e perdite nominali in conto capitale. Essi possono essere suddivisi in guadagni e perdite neutrali in conto capitale, che riflettono le variazioni del livello generale dei prezzi, e guadagni e perdite reali in conto capitale, che rispecchiano variazioni dei prezzi relativi delle attività.

Stock

1.47. Gli stock sono consistenze di attività e passività in un determinato momento. Essi sono registrati all'inizio e alla fine di ciascun periodo contabile in conti che sono denominati conti patrimoniali (15).

Stock sono anche registrati per la popolazione e per gli occupati. Tuttavia, tali consistenze sono registrate come valori medi nel corso del periodo contabile.

Stock sono registrati per tutte le attività che rientrano nella definizione data dal sistema dei conti: attività e passività finanziarie e attività non finanziarie, sia prodotte sia non prodotte. Tuttavia, sono prese in considerazione soltanto quelle attività che sono utilizzate nell'attività economica e sulle quali possono essere esercitati diritti di proprietà. Non si registrano pertanto stock per attività, quali il capitale umano e le risorse naturali, sulle quali non possono essere esercitati diritti di proprietà.

Nell'ambito delle definizioni date, il sistema è esauriente con riguardo sia ai flussi sia agli stock. Ciò implica che tutte le variazioni degli stock possono essere pienamente spiegate dai flussi registrati.

IL SISTEMA DEI CONTI E GLI AGGREGATI (16)

Norme contabili

1.48. Un conto è uno strumento di registrazione, per un dato aspetto della vita economica, degli impieghi e delle risorse o delle variazioni delle attività e delle variazioni delle passività durante il periodo contabile o degli stock di attività e passività esistenti all'inizio o alla fine di tale periodo.

Terminologia per le due sezioni dei conti

1.49. Il sistema dei conti utilizza il termine «risorse» per la sezione destra dei conti delle operazioni correnti in cui figurano operazioni che incrementano il valore economico di una unità o di un settore. La sezione sinistra dei conti, che si riferisce alle operazioni che riducono il valore economico di una unità o di un settore, è denominata «impieghi».

La sezione destra dei conti della accumulazione è denominata «variazioni delle passività e del patrimonio netto» e la sezione sinistra «variazioni delle attività».

I conti patrimoniali elencano nella sezione destra le passività e il patrimonio netto (la differenza tra attività e passività) e in quella sinistra le attività. Dalla comparazione di due conti patrimoniali successivi si ottengono le variazioni delle passività e del patrimonio netto e le variazioni delle attività.

Partita doppia/quadrupla

1.50. Per una unità o un settore, la contabilità nazionale si basa sul principio della partita doppia. Ogni operazione deve essere registrata due volte, una volta come risorsa (o variazione delle passività) e una volta come impiego (o variazione delle attività). Il totale delle operazioni registrate come risorse o variazioni delle passività e il totale delle operazioni registrate come impieghi o variazioni delle attività devono essere uguali, permettendo così un controllo della congruenza dei conti.

Nella pratica, tuttavia, i conti nazionali - con tutte le unità e tutti i settori - sono basati sul principio della partita quadrupla in quanto nella maggior parte delle operazioni intervengono due unità istituzionali. Ciascuna operazione di tale tipo deve essere registrata due volte dalle due parti. Ad esempio, le prestazioni sociali in denaro erogate dalle amministrazioni pubbliche alle famiglie sono registrate, nei conti delle amministrazioni pubbliche, come impiego alla voce trasferimenti e come acquisizione negativa di attività nella rubrica biglietti, monete e depositi e, nei conti del settore delle famiglie, come risorsa alla voce trasferimenti e come acquisizione di attività nella rubrica biglietti, monete e depositi.

Per contro, le operazioni all'interno di una unità (come il consumo della produzione da parte della stessa unità che l'ha prodotta) richiedono soltanto due registrazioni i cui valori devono essere stimati.

Valutazione

1.51. Fatta eccezione per alcune variabili riguardanti la popolazione e il lavoro, il sistema dei conti presenta tutti i flussi e gli stock in termini monetari. Il sistema non tenta di determinare l'utilità di questi flussi e stock ma cerca piuttosto di misurarne il valore di scambio, ossia il valore al quale essi sono - o potrebbero essere - scambiati contro denaro. I prezzi di mercato costituiscono pertanto il parametro fondamentale del SEC ai fini della valutazione.

1.52. Nel caso delle operazioni monetarie e delle attività e passività in denaro, i valori richiesti sono direttamente disponibili. Nella maggior parte degli altri casi il metodo di valutazione preferibile consiste nel prendere in considerazione i prezzi di mercato di beni, servizi o attività analoghi. Tale metodo è utilizzato ad esempio per il baratto e per i servizi relativi agli alloggi occupati dai proprietari. Allorché non sono disponibili prezzi di mercato per prodotti analoghi, ad esempio nel caso dei servizi non destinabili alla vendita prodotti dalle amministrazioni pubbliche, la valutazione dovrebbe basarsi sui costi di produzione. Se nessuno dei due metodi può essere applicato, i flussi e gli stock dovrebbero essere valutati al valore attuale scontato dei rendimenti futuri previsti. Tuttavia, considerata la grande incertezza insita nel metodo, quest'ultimo è raccomandato soltanto come estrema risorsa.

1.53. Gli stock dovrebbero essere valutati ai prezzi correnti nel momento cui si riferiscono i conti patrimoniali e non al momento della produzione o dell'acquisizione dei beni o delle attività che costituiscono tali stock. Si rende talvolta necessario valutare gli stock al costo netto di sostituzione o ai costi di produzione stimati.

Valutazioni speciali riguardanti i prodotti (17)

1.54. A causa delle spese di trasporto, dei margini commerciali e delle imposte al netto dei contributi ai prodotti, il produttore e l'utilizzatore di un determinato prodotto attribuiscono ad esso un valore differente. Al fine di rimanere il più possibile aderenti al punto di vista delle parti che intervengono nell'operazione, il sistema dei conti registra tutti gli impieghi ai prezzi di acquisto, incluse spese di trasporto, margini commerciali e imposte al netto dei contributi ai prodotti, mentre la produzione è registrata ai prezzi base, esclusi cioè tali elementi.

1.55. Le importazioni e le esportazioni di prodotti sono registrate ai valori alla frontiera. Il totale delle importazioni e il totale delle esportazioni sono valutati alla frontiera doganale dell'esportatore o franco a bordo (fob). I servizi di assicurazione e trasporto esteri tra le frontiere dell'importatore e dell'esportatore non sono inclusi nel valore dei beni ma sono registrati tra i servizi. Dato che potrebbe rivelarsi impossibile ottenere dati fob per le ripartizioni merceologische più dettagliate, le tavole contenenti dati sul commercio estero presentano le importazioni valutate alla frontiera doganale dell'importatore (valore cif). Tutti i servizi di assicurazione e trasporto sino alla frontiera dell'importatore sono inclusi nel valore dei beni importati. Nella misura in cui tali servizi riguardano servizi interni, una rettifica globale fob/cif è effettuata in questa presentazione.

Valutazione a prezzi costanti (18)

1.56. La valutazione a prezzi costanti equivale ad una valutazione dei flussi e degli stock di un dato periodo contabile ai prezzi di un periodo precedente. La valutazione a prezzi costanti è intesa a suddividere in variazioni di prezzo e variazioni di volume le variazioni nel tempo del valore dei flussi e degli stock. I flussi e gli stock a prezzi costanti si dicono espressi in termini di volume.

Molti flussi e stock, ad esempio il reddito, non hanno prezzi o dimensioni quantitative proprie. Tuttavia, il potere di acquisto di tali variabili può essere ottenuto deflazionando i valori correnti con un opportuno indice dei prezzi quale, ad esempio, l'indice dei prezzi per impieghi finali nazionali, esclusa la variazione delle scorte. I flussi e gli stock deflazionati si dicono espressi in termini reali. Un esempio è costituito dal reddito disponibile reale.

Momento di registrazione

1.57. Il sistema dei conti registra i flussi in base al principio della competenza: ossia allorché un valore economico è creato, trasformato o eliminato o allorché crediti e obbligazioni insorgono, sono trasformati o vengono estinti.

Pertanto, la produzione è registrata nel momento in cui è prodotta e non quando è pagata da un acquirente e la vendita di una attività è registrata nel momento in cui l'attività passa da un proprietario all'altro e non quando viene effettuato il relativo pagamento. Gli interessi sono registrati nel periodo contabile in cui maturano a prescindere dal fatto che essi vengano effettivamente corrisposti in tale periodo o meno. La registrazione in base al principio della competenza si applica a tutti i flussi, sia monetari sia non monetari e sia all'interno di una unità che tra unità.

In alcuni casi, per quanto riguarda il momento di registrazione, è necessaria tuttavia una certa flessibilità. Ciò vale in particolare per le imposte e gli altri flussi concernenti le amministrazioni pubbliche che sono spesso registrati nei conti di queste secondo il principio di cassa. Risulta talvolta difficile effettuare una precisa trasformazione di tali flussi dalla fase contabile di cassa a quella di competenza. In tali casi potrebbe essere pertanto necessario ricorrere ad approssimazioni.

Tutti i flussi dovrebbero essere registrati nello stesso momento per tutte le unità istituzionali interessate e in tutti i conti in questione. Tale principio può sembrare semplice ma la sua applicazione non lo è. Le unità istituzionali non si attengono sempre alle medesime norme contabili. Persino quando ciò avviene, si possono verificare differenze nell'effettiva registrazione per motivi pratici: ad esempio, per ritardi nella comunicazione. Di conseguenza, le operazioni possono essere registrate in momenti diversi dalle parti che vi intervengono. Tali discrepanze devono essere eliminate mediante rettifiche.

Consolidamento e presentazione di valori netti

Consolidamento

1.58. Il consolidamento concerne la soppressione, sia dagli impieghi che dalle risorse, delle operazioni che si svolgono tra unità allorché queste sono raggruppate e l'eliminazione di attività e passività finanziarie reciproche.

Per quanto concerne i sottosettori o i settori, gli stock e i flussi tra le unità che li costituiscono non sono consolidati per principio tra tali unità.

Conti consolidati possono essere tuttavia redatti a fini di analisi e di presentazioni integrative. Per alcuni tipi di analisi, le informazioni sulle operazioni di alcuni (sotto)settori con altri settori e sulla corrispondente posizione finanziari «esterna» sono più significative di dati lordi globali.

Inoltre, i conti e le tavole che illustrano la relazione creditore/debitore forniscono una immagine dettagliata del finanziamento dell'economia e sono considerati molto utili per la comprensione dei canali attraversi cui i surplus finanziari passano dai prestatori finali ai mutuatari finali.

Presentazione di valori netti

1.59. Le singole unità o settori possono presentare una stessa operazione sia come impiego sia come risorsa (ad esempio, oltre a versare possono anche ricevere interessi) e uno stesso strumento finanziario sia come attività che come passività.

Il sistema dei conti raccomanda la registrazione di valori lordi tranne in alcuni casi in cui i valori netti sono insiti nelle nomenclature stesse.

In effetti, la presentazione di valori netti è implicita per diverse categorie di operazioni: l'esempio più eclatante è costituito dalla «variazione delle scorte» che sottolinea l'aspetto significativo sotto il profilo analitico dell'investimento globale anziché risalire alle operazioni quotidiane di entrata nelle scorte e di uscita da queste.

Analogamente, tranne poche eccezioni, il conto finanziario e i conti delle altre variazioni delle attività e delle passività registrano gli aumenti di attività e di passività su base netta, mettendo in evidenza i risultati finali di tali tipi di flussi alla fine del periodo contabile.

Conti, saldi contabili e aggregati

1.60. A livello di singole unità (unità istituzionali; unità di attività economica a livello locale) o di insiemi di unità (settori istituzionali e, per estensione, il resto del mondo; branche di attività economica), diversi sottoconti registrano le operazioni o gli altri flussi che sono connessi a taluni aspetti specifici della vita economica (ad esempio la produzione). Le operazioni di questo tipo normalmente non si pareggiano: gli importi complessivi registrati come ricevuti e versati solitamente differiscono. Si rende pertanto necessario introdurre una voce a saldo. Di norma una voce a saldo deve anche essere introdotta tra il totale delle attività e il totale delle passività di una unità o di un settore istituzionale. I saldi contabili rappresentano di per sé stessi dei parametri significativi della performance economica. Allorché sono sommati per l'intera economia, essi rappresentano degli aggregati significativi.

Sequenza dei conti

1.61. Il sistema poggia su una serie di conti collegati tra loro.

La sequenza completa dei conti per le unità e i settori istituzionali è composta da conti delle operazioni correnti, conti della accumulazione e conti patrimoniali.

I conti delle operazioni correnti riguardano la produzione, nonché la formazione, la distribuzione e la redistribuzione del reddito e l'utilizzazione di tale reddito sotto forma di consumi finali. I conti della accumulazione riguardano tutte le variazioni delle attività e delle passività e le variazioni del patrimonio netto (la differenza per ogni unità istituzionale o insieme di unità tra le rispettive attività e passività). I conti patrimoniali presentano stock di attività e di passività e il patrimonio netto.

1.62. Per una UAE locale non è possibile prevedere l'elaborazione di una serie completa di conti, compresi i conti patrimoniali, perché normalmente tale entità non è in grado di possedere beni o attività a nome proprio o di percepire o corrispondere redditi. La sequenza dei conti per le unità di attività economica a livello locale e per le branche di attività economica è limitata ai primi conti delle operazioni correnti: conto della produzione e conto della generazione dei redditi primari, il cui saldo contabile è il risultato di gestione.

Conto di equilibrio dei beni e servizi

1.63. Il conto di equilibrio dei beni e servizi illustra, per l'economia nel suo complesso o per gruppi di prodotti, il totale delle risorse (produzione e importazioni) e degli impieghi di beni e servizi (consumi intermedi, consumi finali, variazione delle scorte, investimenti fissi lordi, acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore ed esportazioni).

Conti del resto del mondo

1.64. I conti del resto del mondo si riferiscono alle operazioni tra unità istituzionali residenti e non residenti e ai connessi stock di attività e passività.

Poiché il resto del mondo assolve nella struttura contabile una funzione simile a quella di un settore istituzionale, i conti del resto del mondo sono redatti dal punto di vista del resto del mondo. Una risorsa per il resto del mondo rappresenta un impiego per il totale dell'economia e viceversa. Se un saldo contabile è positivo, esso indica una eccedenza per il resto del mondo e un disavanzo per la nazione; il contrario se il saldo è negativo.

Saldi contabili

1.65. Un saldo contabile è una voce contabile ottenuta sottraendo il valore totale delle registrazioni in una sezione di un conto dal valore totale delle registrazioni nell'altra sezione dello stesso conto. Esso non può essere misurato indipendentemente dalle altre registrazioni: trattandosi di una registrazione derivata, esso riflette l'applicazione delle norme contabili generali alle specifiche registrazioni nelle due sezioni del conto.

I saldi contabili non rappresentano soltanto degli espedienti introdotti per garantire l'equilibrio dei conti, essi racchiudono una grande quantità di informazioni e tra essi figurano alcune delle voci più importanti dei conti come dimostrano i seguenti esempi di saldi contabili: valore aggiunto, risultato di gestione, reddito disponibile, risparmio, accreditamento/indebitamento, patrimonio netto.

Aggregati

1.66. Gli aggregati sono valori compositi che misurano il risultato dell'attività del complesso dell'economia valutato in una ottica particolare: ad esempio, produzione, valore aggiunto, reddito disponibile, consumi finali, risparmio, investimenti, ecc. Sebbene il calcolo degli aggregati non rappresenti né l'unico né il principale scopo del sistema dei conti, questo ne riconosce l'importanza quali indicatori sintetici e grandezze chiave ai fini dell'analisi macroeconomica e delle comparazioni nel tempo e nello spazio.

Si possono distinguere due tipi di aggregati:

a) aggregati che si riferiscono direttamente alle operazioni nel sistema dei conti: produzione di beni e servizi, consumi finali effettivi, investimenti fissi lordi, redditi da lavoro dipendente, ecc.;

b) aggregati che rappresentano voci a saldo dei conti: prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (PIL), risultato di gestione del totale dell'economia, reddito nazionale, reddito nazionale disponibile, risparmio, saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo, patrimonio netto del totale dell'economia (ricchezza nazionale).

1.67. L'utilità di numerosi dati di contabilità nazionale è accresciuta se tali dati sono calcolati pro capite. Per ampi aggregati quali il PIL o il reddito nazionale o i consumi finali delle famiglie il denominatore comunemente utilizzato è costituito dalla popolazione totale (residente). Se i conti o una parte dei conti del settore delle famiglie sono suddivisi per sottosettori, si rendono altresì necessari dati sul numero di famiglie e sul numero di persone appartenenti a ogni sottosettore (19).

IL QUADRO DELLE INTERDIPENDENZE TRA GLI OPERATORI ECONOMICI (20)

1.68. Il quadro delle interdipendenze tra operatori comprende le tavole delle risorse e degli impieghi per branca di attività economica, le tavole di collegamento tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore e le tavole delle interdipendenze simmetriche per branca di produzione omogenea (prodotto).

1.69. Le tavole delle risorse e degli impieghi sono matrici (righe di prodotti, colonne di branche di attività economica) che illustrano come la produzione delle branche di attività economica è ripartita per tipo di prodotto e come le risorse interne e importate di beni e servizi sono distribuite tra i diversi impieghi intermedi o finali, comprese le esportazioni. La tavola degli impieghi illustra anche, per branca di attività economica, la struttura dei costi di produzione e il reddito generato.

Le tavole delle risorse e degli impieghi costituiscono la struttura di coordinamento per tutte le tavole per branca di attività economica e (o) per prodotto che includono dati sugli input di lavoro, sugli investimenti fissi lordi, sugli stock di capitale fisso e sugli indici di prezzi dettagliati e descrivono pertanto in dettaglio la struttura dei costi, il reddito prodotto, l'occupazione, la produttività del lavoro e l'intensità di capitale.

1.70. È possibile collegare le tavole delle risorse e degli impieghi ai conti per settore istituzionale mediante una classificazione incrociata della produzione, dei consumi intermedi e dei componenti del valore aggiunto per settore e per branca di attività economica.

CAPITOLO 2

UNITÀ E INSIEMI DI UNITÀ

2.01. L'economia di un paese consiste nell'attività di un gran numero di unità che effettuano molteplici operazioni di natura diversa allo scopo di produrre, finanziare, assicurare, redistribuire e consumare.

2.02. Le unità e gli insiemi di unità da prendere in considerazione nell'ambito della contabilità nazionale devono essere definiti in relazione al tipo di analisi economica a cui sono destinati, e non nei termini delle unità abitualmente utilizzate per effettuare le rilevazioni statistiche. Queste ultime unità (imprese, società holding, unità di attività economica, unità locali, amministrazioni pubbliche, istituzioni senza scopo di lucro, famiglie, ecc.) non sempre rispondono alle esigenze della contabilità nazionale, in quanto sono generalmente basate su criteri tradizionali di natura giuridica, amministrativa o contabile.

Gli statistici dovranno tener conto delle definizioni di unità di analisi utilizzate nel SEC, affinché nelle indagini in cui sono rilevati dati reali siano gradualmente introdotti tutti gli elementi di informazione necessari alla compilazione di dati basati su tali unità di analisi.

2.03. Il SEC è caratterizzato dal ricorso a tre tipi di unità che corrispondono a due modi di scomposizione dell'economia nettamente distinti. Per analizzare il processo di produzione, è essenziale scegliere unità che mettano in evidenza le relazioni tecnico-economiche; per analizzare i flussi che interessano il reddito, il capitale e le operazioni finanziarie e i conti patrimoniali, è necessario scegliere unità che permettano lo studio delle relazioni di comportamento dei soggetti economici.

Posti questi due obiettivi, nel presente capitolo sono definite le unità istituzionali, atte all'analisi dei comportamenti economici, le unità di attività economica a livello locale e le unità di produzione omogenea, atte all'analisi delle relazioni tecnico-economiche. In pratica, questi tre tipi di unità sono definiti raggruppando o scomponendo le unità di base delle indagini statistiche o, in alcuni casi, sono tratti direttamente dalle indagini statistiche. Prima di definire esattamente i tre tipi di unità utilizzati nel SEC, è necessario delimitare l'economia nazionale.

DELIMITAZIONE DELL'ECONOMIA NAZIONALE

2.04. Le unità, istituzionali, di attività economica locale o di produzione omogenea, che costituiscono l'economia di un paese e le cui operazioni sono oggetto del SEC, sono quelle che hanno un centro di interesse economico nel territorio economico del paese. Tali unità, dette unità residenti, possono avere o no la cittadinanza di questo paese, possono essere dotate o no di personalità giuridica e possono essere presenti o no nel territorio economico del paese nel momento in cui esse operano. Definita l'economia nazionale in termini di unità residenti, occorre precisare il significato delle espressioni territorio economico e centro d'interesse economico.

2.05. Per territorio economico si intende:

a) il territorio geografico su cui si esercita la giurisdizione di uno Stato, all'interno del quale le persone, i beni, i servizi e i capitali circolano liberamente;

b) le zone franche, compresi i magazzini e le fabbriche sotto controllo doganale;

c) lo spazio aereo nazionale, le acque territoriali nonché la piattaforma continentale situata nelle acque internazionali sulla quale il paese esercita diritti esclusivi (21);

d) le zone franche territoriali, cioè i territori geografici situati nel resto del mondo e utilizzati in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati dalle amministrazioni pubbliche del paese (ambasciate, consolati, basi militari, centri di ricerche, ecc.);

e) i giacimenti situati nelle acque internazionali al di fuori della piattaforma continentale del paese, sfruttati da unità che risiedono nel territorio, quale è definito nei punti precedenti.

2.06. Il territorio economico non comprende le zone franche extraterritoriali, cioè le parti del territorio geografico del paese utilizzate dalle amministrazioni pubbliche di altri paesi, dalle istituzioni dell'Unione europea o da organizzazioni internazionali in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati (22).

2.07. Il termine centro d'interesse economico si riferisce al luogo del territorio economico in cui, o a partire da cui, una unità esercita, e intende continuare a esercitare, attività ed operazioni economiche in misura significativa, o per un periodo di tempo indeterminato o per un periodo di durata limitata, ma relativamente lungo (un anno o più). Di conseguenza, una unità che effettua operazioni di questo genere sul territorio economico di più paesi deve essere considerata come avente un centro d'interesse economico in ciascuno di essi. La proprietà di terreni e fabbricati in un territorio economico è di per sé ragione sufficiente per considerare che il proprietario abbia in esso un centro d'interesse economico.

2.08. Sulla base delle definizioni che precedono, le unità da considerarsi residenti in un paese si possono suddividere in:

a) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, finanziare, assicurare o redistribuire;

b) unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel consumare (23);

c) unità nella veste di proprietari di terreni e di fabbricati, esclusi i proprietari di zone franche extraterritoriali che fanno parte del territorio economico di altri paesi o sono Stati sui generis (cfr. paragrafo 2.06).

2.09. Per le unità la cui funzione principale consiste, per l'insieme delle loro operazioni, ad eccezione delle operazioni relative alla proprietà di terreni e di fabbricati, nel produrre, nel finanziare, nell'assicurare o nel redistribuire, si possono distinguere i due seguenti casi:

a) attività esercitata esclusivamente sul territorio economico del paese: le unità che effettuano tali attività sono le unità residenti del paese;

b) attività esercitata per un anno o più sui territori economici di più paesi: soltanto la parte di unità che ha un centro di interesse economico nel territorio economico del paese è da considerarsi una unità residente, che può essere:

(1) o una unità residente istituzionale (cfr. paragrafo 2.12), le cui attività esercitate per un anno o più nel resto del mondo sono escluse e trattate separatamente (24);

(2) o una unità residente fittizia (cfr. paragrafo 2.15), nel caso di una attività espletata in un paese per un anno o più da una unità residente in un altro paese (25).

2.10. Per quanto riguarda le unità la cui funzione principale consiste nel consumare, fatta eccezione per la loro attività relativa alla proprietà di terreni e di fabbricati, le famiglie che hanno un centro d'interesse economico nel paese sono considerate unità residenti, anche se si recano nel resto del mondo per un breve periodo (inferiore a un anno). Sono compresi, in particolare, i seguenti casi:

a) i lavoratori frontalieri, cioè le persone che attraversano quotidianamente la frontiera del paese per esercitare una attività lavorativa in un paese vicino;

b) i lavoratori stagionali, cioè le persone che si trasferiscono in un altro paese per un periodo di alcuni mesi, ma inferiore ad un anno, per esercitarvi una attività lavorativa in settori nei quali è richiesta periodicamente manodopera supplementare;

c) i turisti, le persone che si recano all'estero per sottoporsi a cure, gli studenti (26), i funzionari in trasferta, gli uomini d'affari, i rappresentanti di commercio, gli artisti e i membri di equipaggi in viaggio all'estero;

d) il personale assunto sul posto da amministrazioni pubbliche straniere operanti nelle zone franche extraterritoriali;

e) il personale delle istituzioni dell'Unione europea e di organizzazioni internazionali, civili o militari, con sede in zone franche extraterritoriali;

f) i membri ufficiali, civili o militari, delle amministrazioni pubbliche nazionali (comprese le loro famiglie) stabiliti in zone franche territoriali.

2.11. Tutte le unità nella loro veste di proprietari di terreni e/o di fabbricati situati nel territorio economico sono da considerarsi unità residenti o unità residenti fittizie (cfr. paragrafo 2.15) del paese in cui i terreni o i fabbricati in questione sono situati.

LE UNITÀ ISTITUZIONALI

2.12. Definizione - Una unità istituzionale è un centro elementare di decisione economica caratterizzato da uniformità di comportamento e da autonomia di decisione nell'esercizio della propria funzione principale. Una unità residente costituisce una unità istituzionale se gode di autonomia di decisione nell'esercizio della propria funzione principale e se dispone di una contabilità completa o ha la possibilità, dal punto di vista economico e giuridico, di compilare una contabilità completa qualora gliene sia fatta richiesta.

Una unità dispone di autonomia di decisione nell'esercizio della propria funzione principale quando:

a) ha diritto di possedere a pieno titolo beni o attività; è quindi in grado di scambiare la proprietà di beni o attività mediante operazioni effettuate con altre unità istituzionali;

b) ha la capacità di prendere decisioni economiche e di esercitare attività economiche di cui ha la diretta responsabilità giuridica;

c) ha la capacità di assumere a proprio nome impegni e altri obblighi e di stipulare contratti.

Una unità dispone di una contabilità completa quando dispone tanto di documenti contabili nei quali figurano la totalità delle operazioni economiche e finanziarie effettuate nel corso del periodo contabile considerato, quanto di un bilancio delle attività e delle passività.

2.13. Per quanto riguarda gli organismi che non possiedono chiaramente entrambe le caratteristiche dell'unità istituzionale, valgono i seguenti principi:

a) le famiglie godono sempre di autonomia di decisione nell'esercizio della loro funzione principale e sono quindi considerate unità istituzionali, anche se non dispongono di una contabilità completa;

b) gli organismi che non dispongono di una contabilità completa e che non sarebbero in grado, quand'anche ciò fosse loro richiesto, di stabilirne una pertinente, sono assimilati alle unità istituzionali nella cui contabilità sono integrate le rispettive contabilità parziali;

c) gli organismi che dispongono di una contabilità completa, ma non hanno autonomia di decisione nell'esercizio della loro funzione principale sono assimilati alle unità istituzionali che le controllano;

d) gli organismi che rispondono alla definizione di unità istituzionale sono trattati come tali anche se non rendono pubblica la loro contabilità;

e) gli organismi che fanno parte di un gruppo di unità che esercitano una attività di produzione e dispongono di una contabilità completa sono considerati unità istituzionali anche se hanno ceduto parte della propria autonomia di decisione alla società principale (holding) che assume la direzione generale del gruppo; la holding stessa è considerata una unità istituzionale distinta dalle unità che controlla, tranne nel caso di cui al punto b).

f) le quasi-società dispongono di una contabilità completa e non sono dotate di personalità giuridica autonoma. Tuttavia, il loro comportamento economico e finanziario si differenzia da quello dei loro proprietari ed è analogo a quello delle società. Pertanto, si attribuisce loro autonomia di decisione e le si considera unità istituzionali distinte.

2.14. Le holding sono unità istituzionali la cui funzione principale consiste nel controllare e dirigere un gruppo di società controllate.

2.15. Per unità residenti fittizie si intendono:

a) le parti di unità non residenti che hanno un centro di interesse economico nel territorio economico del paese (ossia, di norma, che vi effettuano operazioni economiche per un periodo di un anno o più o che vi esercitano una attività di costruzione per un periodo inferiore ad un anno, se la produzione costituisce investimenti fissi lordi);

b) le unità non residenti proprietarie di terreni o fabbricati nel territorio economico del paese, per le sole operazioni connesse a tali terreni o fabbricati.

Le unità residenti fittizie, anche se dispongono di una contabilità parziale e non sempre godono di autonomia di decisione, sono considerate unità istituzionali.

2.16. In conclusione, sono considerate unità istituzionali:

a) le unità che dispongono di una contabilità completa e di autonomia di decisione:

(1) le società di capitali private e pubbliche;

(2) le società cooperative e le società di persone riconosciute come entità giuridiche indipendenti;

(3) i produttori pubblici dotati di personalità giuridica in forza di una normativa specifica;

(4) gli organismi senza scopo di lucro dotati di personalità giuridica;

(5) gli enti amministrativi pubblici;

b) le unità che dispongono di una contabilità completa e, per convenzione, di autonomia di decisione: le quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f));

c) le unità che non dispongono necessariamente di contabilità completa, ma che dispongono, di fatto o per convenzione, di autonomia di decisione:

(1) le famiglie,

(2) le unità residenti fittizie (cfr. paragrafo 2.15).

I SETTORI ISTITUZIONALI

2.17. Le esigenze di aggregazione non consentono di considerare separatamente le singole unità istituzionali: è necessario pertanto raggrupparle in insiemi, detti settori istituzionali o semplicemente settori, alcuni dei quali sono suddivisi in sottosettori.

>SPAZIO PER TABELLA>

2.18. Ciascuno dei settori e sottosettori raggruppa le unità istituzionali che hanno un comportamento economico simile.

Le unità istituzionali sono classificate in settori a seconda della tipologia di produttori cui appartengono e in base alla loro funzione e attività principale, considerate indicative del loro comportamento economico. I settori sono suddivisi in sottosettori secondo criteri propri a ciascun settore; questo permette una definizione più precisa del comportamento economico delle unità.

I conti dei settori e dei sottosettori riguardano l'insieme delle attività principali o secondarie, delle unità istituzionali che vi sono classificate.

Ciascuna unità istituzionale appartiene a un solo settore o sottosettore.

2.19. Quando la funzione principale di una unità istituzionale consiste nel produrre beni e sevizi, è necessario - per poter stabilire in quale settore essa vada classificata - distinguere in primo luogo il tipo di produttore cui essa appartiene.

Nel SEC si distinguono tre tipi di produttori:

a) produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, privati e pubblici (cfr. paragrafo 3.24 e tavola 3.1 nel capitolo 3);

b) produttori privati di beni e servizi per proprio uso finale (cfr. paragrafo 3.25 e tavola 3.1 nel capitolo 3);

c) produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, privati e pubblici (cfr. paragrafo 3.26 e tavola 3.1 nel capitolo 3).

Le unità istituzionali che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificate nei settori società non finanziarie (S.11), società finanziarie (S.12) o famiglie (S.14).

Le unità istituzionali che agiscono da produttori privati di beni e servizi per proprio uso finale sono classificate nel settore delle famiglie (S.14), unitamente alle imprese non costituite in società di proprietà delle famiglie (cfr. paragrafo 3.30).

Le unità istituzionali che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita sono classificate nei settori amministrazioni pubbliche (S.13) o istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S.15).

2.20. Nella tavola 2.2 sono indicati i tipi di produttori, le funzioni e le attività principali che caratterizzano ciascun settore:

>SPAZIO PER TABELLA>

Il resto del mondo (S.2) è un insieme di unità istituzionali (cfr. paragrafo 2.89) che non è caratterizzato da comportamenti e obiettivi simili; esso comprende le unità istituzionali non residenti che effettuano operazioni con unità istituzionali residenti.

SOCIETÀ NON FINANZIARIE (S.11)

2.21. Definizione - Il settore società non finanziarie (S.11) comprende le unità istituzionali che effettuano operazioni di distribuzione e di redistribuzione e operazioni finanziarie distinte da quelle dei loro proprietari e che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita (cfr. paragrafi 3.31, 3.32 e 3.37) la cui attività principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari (27).

2.22. Il settore delle società non finanziarie comprende anche le quasi-società non finanziarie.

2.23. Si intendono per «società non finanziarie» tutti gli organismi dotati di personalità giuridica, che sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari.

Le unità istituzionali comprese in questo settore sono le seguenti:

a) le società di capitali private e pubbliche che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari;

b) le società cooperative e le società di persone riconosciute come entità giuridiche indipendenti che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari;

c) i produttori pubblici dotati di personalità giuridica in forza di una normativa specifica, che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari;

d) le istituzioni e le associazioni senza scopo di lucro al servizio delle società non finanziarie, dotate di personalità giuridica, che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari (28);

e) le holding che controllano (cfr. pargarafo 2.26) un gruppo di società che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, se l'attività prevalente del gruppo nel suo complesso - misurata in base al valore aggiunto - è la produzione di beni e di servizi non finanziari;

f) le quasi-società private e pubbliche che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari.

2.24. Per «quasi-società non finanziarie» si intendono tutti gli organismi non dotati di personalità giuridica, che sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari, che presentano caratteristiche che permettono di considerarle quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f)).

Le quasi-società debbono disporre di una contabilità completa e sono gestite come se fossero società di capitali. La relazione de facto con i proprietari è quella esistente tra una società di capitali e i suoi azionisti.

Pertanto, le quasi-società non finanziarie di proprietà di famiglie, amministrazioni pubbliche o istituzioni senza scopo di lucro sono raggruppate con le società non finanziarie nel settore delle società non finanziarie.

L'esistenza di una contabilità completa, comprendente il conto patrimoniale, non è una condizione sufficiente per poter considerare quasi-società un produttore di beni e servizi destinabili alla vendita. Pertanto, le società di persone e i produttori pubblici diversi da quelli considerati al paragrafo 2.23, lettere a), b), c) e f), e le imprese individuali - anche se dispongono di una contabilità completa - non costituiscono in generale unità istituzionali distinte, in quanto, di norma, non hanno autonomia di decisione, essendo la loro gestione sotto il controllo delle famiglie, delle istituzioni senza scopo di lucro o delle amministrazioni pubbliche che ne sono proprietarie.

2.25. Le società non finanziarie comprendono anche tutte le unità residenti fittizie (cfr. paragrafo 2.15), che per convenzione, sono considerate quasi-società.

2.26. Per «controllo di una società» si intende la capacità di determinarne la politica generale, se necessario scegliendone gli amministratori.

Una unità istituzionale - un'altra società, una famiglia o una unità delle amministrazioni pubbliche - esercita il controllo su una società quando detiene la proprietà di più della metà delle azioni con diritto di voto o controlla in altro modo più della metà dei voti degli azionisti. Inoltre, una amministrazione pubblica può esercitare il controllo su una società in forza di leggi o regolamenti che le danno il diritto di determinare la politica della società o di nominarne gli amministratori.

Per controllare più della metà dei voti degli azionisti, una unità istituzionale non deve necessariamente detenere la proprietà delle azioni con diritto di voto. Una società C può essere una società affiliata di un'altra società B, la maggioranza delle cui azioni con diritto di voto è detenuta da una terza società A.

La società C è detta affiliata della società B quando: o la società B controlla più della metà dei voti degli azionisti della società C o la società B è azionista della società C con il diritto di nominare o revocare la maggioranza dei membri del suo consiglio d'amministrazione.

2.27. Il settore delle società non finanziarie è suddiviso in tre sottosettori:

a) società non finanziarie pubbliche (S.11001),

b) società non finanziarie private nazionali (S.11002),

c) società non finanziarie sotto controllo estero (S.11003).

Sottosettore società non finanziarie pubbliche (S.11001)

2.28. Definizione - Il sottosettore società non finanziarie pubbliche comprende tutte le società e le quasi-società non finanziarie soggette al controllo (cfr. paragrafo 2.26) di amministrazioni pubbliche.

2.29. Le quasi-società pubbliche sono quasi-società di proprietà diretta di amministrazioni pubbliche.

Sottosettore società non finanziarie private nazionali (S.11002)

2.30. Definizione - Il sottosettore società non finanziarie private comprende tutte le società e quasi-società non finanziarie non controllate da amministrazioni pubbliche o da unità istituzionali non residenti. Questo sottosettore comprende tutte le istituzioni senza scopo di lucro comprese nel settore delle società non finanziarie (cfr. paragrafo 2.23, lettera d)).

Questo sottosettore comprende le società e quasi-società di investimenti diretti all'estero (cfr. paragrafo 4.65) non classificate nel sottosettore delle società non finanziarie sotto controllo estero (S.11003).

Sottosettore società non finanziarie sotto controllo estero (S.11003)

2.31. Definizione - Il sottosettore società non finanziarie sotto controllo estero comprende tutte le società e quasi-società non finanziarie controllate (cfr. paragrafo 2.26) da unità istituzionali non residenti.

Il sottosettore comprende:

a) tutte le affiliate di società non residenti;

b) tutte le società controllate da una unità istituzionale non residente che non sia essa stessa una società (per esempio, una società controllata da una amministrazione pubblica estera), ivi comprese le società controllate da un gruppo di unità non residenti operanti di concerto;

c) tutte le filiali o altri organismi non costituiti in società appartenenti a produttori non residenti, costituiti o meno in società, che siano unità residenti fittizie da considerare quasi-società non finanziarie (cfr. paragrafo 2.25).

SOCIETÀ FINANZIARIE (S.12)

2.32. Definizione - Il settore società finanziarie (S.12) comprende tutte le società e quasi-società la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria (intermediari finanziari) e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie (ausiliari finanziari) (29).

L'intermediazione finanziaria è l'attività con la quale una unità istituzionale acquista attività finanziarie e al tempo stesso assume passività (cfr. paragrafo 2.34) per conto proprio (cfr. paragrafo 2.33) effettuando operazioni sul mercato (cfr. paragrafi 2.37 e 2.38). Le attività e le passività degli intermediari finanziari presentano caratteristiche diverse, in quanto nel corso del processo di intermediazione finanziaria i fondi sono trasformati o rielaborati per quanto riguarda la scadenza, il volume, il rischio, ecc.

Le attività finanziarie ausiliarie sono attività strettamente connesse all'intermediazione finanziaria, ma che non costituiscono esse stesse una intermediazione finanziaria (cfr. paragrafo 2.39).

2.33. L'attività di intermediazione finanziaria consiste nel convogliare fondi da terzi che ne dispongono in eccedenza a terzi che non ne dispongono in misura sufficiente. Un intermediario finanziario non opera semplicemente come agente di tali altre unità istituzionali, ma si sottopone ad un rischio acquistando attività finanziarie e assumendo passività per conto proprio.

2.34. Il processo di intermediazione finanziaria può interessare tutte le categorie di passività, ad eccezione degli altri conti passivi (AF.7).

Le attività interessate dal processo di intermediazione finanziaria possono essere classificate in una qualsiasi delle rubriche delle attività finanziarie ad eccezione della rubrica riserve tecniche di assicurazione (AF.6), ma compresa quella degli altri conti attivi (factoring). Inoltre, gli intermediari finanziari possono investire i loro fondi in attività non finanziarie compresi i beni immobili. Tuttavia, per essere considerata un intermediario finanziario, una società deve anche assumere passività sul mercato e trasformare fondi. Pertanto, le imprese immobiliari (divisione 70 della NACE) non fanno parte degli intermediari finanziari.

2.35. La funzione principale delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione consiste nella trasformazione dei rischi individuali in rischi collettivi. Le passività di tali istituzioni sono costituite principalmente dalle riserve tecniche di assicurazione (AF.6). La contropartita di tali riserve sono i fondi investiti dalle imprese di assicurazione e dai fondi pensione, che agiscono pertanto in qualità di intermediari finanziari.

2.36. I fondi comuni di investimento assumono passività principalmente mediante l'emissione di quote (AF.52). Essi trasformano tali fondi acquistando attività finanziarie e/o beni immobili. Pertanto i fondi comuni di investimento sono classificati come intermediari finanziari. Come per altre società, ogni variazione del valore delle loro attività e passività diverse dalle loro proprie quote si riflette nei loro fondi propri (cfr. paragrafo 7.05). Poiché l'ammontare dei fondi propri è di norma eguale al valore delle quote del fondo comune di investimento, ogni variazione del valore delle attività e delle passività del fondo si rifletterà nel valore di mercato di tali quote.

I fondi comuni di investimento che investono esclusivamente in beni immobili sono anch'essi considerati intermediari finanziari.

2.37. L'intermediazione finanziaria si limita in genere ad operazioni finanziarie sul mercato. In altri termini, le operazioni di acquisto di attività e assunzione di passività hanno luogo con il pubblico o con gruppi specifici e relativamente consistenti di esso. Quando l'attività è limitata a piccoli gruppi di persone o famiglie, in generale non si ha intermediazione finanziaria. In particolare, l'intermediazione finanziaria non comprende le unità istituzionali che forniscono servizi di tesoreria al gruppo di società a cui appartengono. Tali unità istituzionali sono classificate in base alla funzione principale esercitata dal gruppo di società nel territorio economico. Tuttavia, qualora l'unità istituzionale che presta servizi di tesoreria sia soggetta a un controllo finanziario, essa è classificata, per convenzione, nel settore delle società finanziarie.

2.38. Possono esservi eccezioni alla regola generale che limita l'intermediazione finanziaria alle operazioni finanziarie che hanno luogo sul mercato. Ad esempio, le banche comunali di credito e risparmio, che dipendono in misura determinante dalle amministrazioni comunali interessate o le società di leasing finanziario che dipendono, per acquistare o investire fondi, da un gruppo che le controlla. Tuttavia, esse possono essere considerate intermediari finanziari soltanto se le loro attività di prestito o di accettazione dei risparmi sono indipendenti, rispettivamente, dall'amministrazione comunale interessata o dalla società madre.

2.39. Le attività finanziarie ausiliarie comprendono le attività ausiliarie volte a favorire operazioni inerenti ad attività e passività finanziarie o la trasformazione o la riorganizzazione di fondi. Gli ausiliari finanziari non si espongono al rischio connesso all'acquisto di attività finanziarie o all'assunzione di passività. Essi si limitano a facilitare l'intermediazione finanziaria.

2.40. Le unità istituzionali incluse nel settore società finanziarie (S.12) sono le seguenti:

a) le società di capitali private o pubbliche la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie;

b) le società cooperative e le società di persone riconosciute come entità giuridiche indipendenti, la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie;

c) i produttori pubblici dotati di personalità giuridica in forza di una normativa specifica, la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie;

d) le istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica, la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, o che sono al servizio di società finanziarie;

e) le holding (cfr. paragrafo 2.14), se la funzione principale del gruppo di società controllate nel territorio economico nel suo insieme consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie;

f) i fondi comuni di investimento non costituiti in società comprendenti portafogli di investimenti di proprietà del gruppo di partecipanti e alla cui gestione attendono, in generale, altre società finanziarie; tali fondi sono unità istituzionali per convenzione, distinte dalle società finanziarie che li gestiscono;

g) le quasi-società finanziarie:

(1) le unità non costituite in società la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e che sono soggette a regolamentazione e supervisione (nella maggior parte dei casi, classificate nel sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie o nel sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione) sono considerate come aventi autonomia di decisione e gestione autonoma, indipendente dai proprietari rispettivi; il comportamento economico e finanziario di tali unità è simile a quello delle società finanziarie ed esse sono pertanto considerate unità istituzionali distinte; rientrano tra queste, ad esempio, le filiali di società finanziarie non residenti;

(2) le altre unità non costituite in società, la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria, ma che non sono soggette a regolamentazione e a supervisione, sono considerate quasi-società finanziarie soltanto se soddisfano le condizioni che le qualificano come quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f));

(3) le unità non costituite in società, la cui funzione principale consiste nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, sono considerate quasi-società finanziarie soltanto se soddisfano le condizioni che le qualificano come quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f));

2.41. Il settore delle società finanziarie è suddiviso in cinque sottosettori:

a) autorità bancarie centrali (S.121);

b) altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122);

c) altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123);

d) ausiliari finanziari (S.124);

e) imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125).

Il sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie corrisponde al sottosettore altre società di deposito di cui ai paragrafi 4.88-4.94 dell'SCN 1993. Mentre la definizione del sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 2.48) è intesa a comprendere gli intermediari finanziari attraverso i quali gli effetti della politica monetaria adottata dalle autorità bancarie centrali sono trasmessi agli altri attori economici, il sottosettore altre società di deposito è definito nell'SCN 1993 con riferimento ad aggregati monetari. L'insieme dei sottosettori S.121 e S.122 coincide con le istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici secondo la definizione dell'IME (cfr. paragrafo 2.49).

2.42. Ad eccezione del sottosettore S.121, ciascun sottosettore può essere suddiviso in:

a) società finanziarie pubbliche;

b) società finanziarie private nazionali;

c) società finanziarie sotto controllo estero.

I criteri di tale suddivisione sono gli stessi seguiti per le società non finanziarie (cfr. paragrafi 2.26-2.31).

2.43. Le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società affiliate la cui attività principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie sono classificate nel sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123) (30). Tuttavia, le holding che sono esse stesse società finanziarie sono classificate nei sottosettori in funzione della rispettiva attività finanziaria principale.

2.44. Le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle società finanziarie, che sono dotate di personalità giuridica ma che non prestano servizi di intermediazione finanziaria o non esercitano attività finanziarie ausiliarie, sono classificate nel sottosettore ausiliari finanziari (S.124).

Sottosettore autorità bancarie centrali (S.121)

2.45. Definizione - Il sottosettore autorità bancarie centrali comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nell'emettere moneta, nel garantirne il valore all'interno e all'esterno e nel detenere, in tutto o in parte, le riserve internazionali del paese.

2.46. Sono classificati nel sottosettore S.121 i seguenti intermediari finanziari:

a) la banca centrale nazionale, anche nel caso in cui essa faccia parte del Sistema europeo di banche centrali;

b) gli istituti monetari centrali di natura essenzialmente pubblica (ad esempio quelli di gestione dei cambi o di emissione della moneta) che dispongono di una contabilità completa e che godono di autonomia di decisione nei confronti delle amministrazioni centrali. Per lo più, tali attività sono svolte o dalle amministrazioni centrali o dalla banca centrale. In tal caso, non esiste una unità istituzionale distinta.

2.47. Il sottosettore S.121 non comprende gli enti, diversi dalla banca centrale, che svolgono funzioni di regolamentazione o di controllo delle società finanziarie o dei mercati finanziari. Tali enti sono classificati nel sottosettore S.124 (cfr. paragrafo 2.58, lettera g)) (31).

Sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122)

2.48. Definizione - Il sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie operanti principalmente nel campo dell'intermediazione finanziaria, tranne quelle classificate nel sottosettore autorità bancarie centrali, la cui attività consiste nell'accettare depositi, e/o loro sostituti assimilabili, da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie e nel concedere crediti e/o effettuare investimenti mobiliari per proprio conto.

2.49. Le istituzioni finanziarie monetarie comprendono i sottosettori autorità bancarie centrali (S.121) e altre istituzioni finanziarie monetarie (S.122) e coincidono con le istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici come definite dall'IME (cfr. paragrafo 2.41).

2.50. Le istituzioni finanziarie monetarie non possono essere descritte semplicemente come «banche» perché potrebbero includere alcune società finanziarie che non sono denominte banche e altre cui ciò potrebbe non essere permesso in taluni paesi, mentre è possibile che alcune società finanziarie che si autodefiniscono banche non siano in realtà istituzioni finanziarie monetarie. In generale, sono classificati nel sottosettore S.122 i seguenti intermediari finanziari:

a) le banche commerciali, le banche «universali», le banche «polivalenti»;

b) le casse di risparmio (comprese le casse di risparmio private e quelle che erogano mutui ipotecari);

c) gli organismi che gestiscono i conti correnti postali, le banche postali;

d) le casse rurali e le banche di credito agrario;

e) le cooperative e mutue di credito;

f) le banche specializzate (banche d'affari, case d'emissione, banche private, ecc.).

2.51. I seguenti intermediari finanziari possono anch'essi essere classificati nel sottosettore S.122 quando la loro attività consiste nel ricevere dal pubblico fondi rimborsabili, in forma di depositi o in altre forme, come l'emissione continuata di obbligazioni o altri titoli comparabili; in caso contrario, essi sono da classificare nel sottosettore S.123:

a) società di credito ipotecario (incluse le società di credito edilizio e le istituzioni di credito ipotecario);

b) fondi comuni di investimento (compresi i fondi comuni di investimento mobiliare, le società di investimento a capitale variabile e le altre società di investimento come gli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari (OICVM);

c) istituti di credito municipali.

2.52. Il sottosettore S.122 non comprende:

a) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo costituito in prevalenza da altre istituzioni finanziarie monetarie, ma che non sono esse stesse tali; tali holding sono classificate nel sottosettore S.123 (cfr. paragrafo 2.43);

b) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio di altre istituzioni finanziarie monetarie, che sono dotate di personalità giuridica ma che non prestano servizi di intermediazione finanziaria; tali istituzioni sono classificate nel sottosettore S.124 (cfr. paragrafo 2.44).

Sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione (S.123)

2.53. Definizione - Il sottosettore altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione, (S.123) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria mediante l'assunzione di passività in forme diverse dalla moneta, dai depositi e/o loro sostituti assimilabili da unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie, o dalle riserve tecniche di assicurazione.

2.54. Il sottosettore S.123 comprende vari tipi di intermediari finanziari, in particolare quelli che esercitano principalmente attività di finanziamento a lungo termine. Nella maggior parte dei casi, il prevalere di questo tipo di scadenza costituisce il criterio di distinzione rispetto al sottosettore altre istituzioni finanziarie monetarie. L'inesistenza di passività in forma di riserve tecniche di assicurazione delimita questo sottosettore rispetto a quello delle imprese di assicurazione e fondi pensione.

2.55. In particolare, sono classificate nel sottosettore S.123, a meno che siano istituzioni finanziarie monetarie, le seguenti società e quasi-società finanziarie:

a) le società di leasing finanziario;

b) le società che svolgono attività di vendita rateale e di finanziamento personale o commerciale;

c) le società di factoring;

d) gli operatori su valori mobiliari e strumenti derivati (per proprio conto);

e) le società finanziarie specializzate, come le società che forniscono capitali di rischio e di sviluppo, le società di finanziamento delle esportazioni e delle importazioni;

f) le società finanziarie create per detenere attività in forma di valori mobiliari;

g) gli intermediari finanziari che ricevono depositi, e/o loro sostituti assimilabili, soltanto da istituzioni finanziarie monetarie;

h) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società affiliate la cui funzione principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, ma che non sono esse stesse società finanziarie (cfr. paragrafo 2.43).

2.56. Il sottosettore S.123 non comprende le istituzioni senza scopo di lucro, dotate di personalità giuridica, al servizio di altri intermediari finanziari, escluse le imprese di assicurazione e i fondi pensione, che non esercitano attività di intermediazione finanziaria; tali istituzioni sono classificate nel sottosettore S.124 (cfr. paragrafo 2.44).

Sottosettore ausiliari finanziari (S.124)

2.57. Definizione - Il sottosettore ausiliari finanziari (S.124) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, ossia attività strettamente connesse all'intermediazione finanziaria, ma non costituenti esse stesse intermediazione finanziaria (cfr. paragrafo 2.39).

2.58. In particolare, sono classificate nel sottosettore S.124 le seguenti società e quasi-società finanziarie:

a) i mediatori (brokers) di assicurazioni, le società di salvataggio e avaria, i consulenti in materia di assicurazione e pensione, ecc.;

b) i mediatori di credito, mediatori di borsa, consulenti in materia di investimenti, ecc.;

c) le società che gestiscono l'emissione di titoli;

d) le società la cui funzione principale consiste nel garantire mediante avallo cambiali ed effetti simili;

e) le società che operano con strumenti derivati e di copertura, quali swap, opzioni e future (senza emetterli);

f) le società che forniscono infrastrutture per i mercati finanziari;

g) le autorità centrali di controllo degli intermediari finanziari e dei mercati finanziari, quando costituiscono unità istituzionali distinte;

h) i gestori di fondi pensione, fondi comuni di investimento, ecc.;

i) le borse di valori mobiliari e di contratti di assicurazione;

j) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle società finanziarie, che sono dotate di personalità giuridica ma che non prestano servizi di intermediazione finanziaria o non esercitano attività finanziarie ausiliarie (cfr. paragrafo 2.44).

2.59. Il sottosettore S.124 non comprende le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società la cui funzione principale consiste nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie, ma che non sono esse stesse ausiliari finanziari. Tali holding sono classificate nel sottosettore S.123 (cfr. paragrafo 2.43).

Sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125)

2.60. Definizione - Il sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125) comprende tutte le società e quasi-società finanziarie la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria risultanti dalla trasformazione dei rischi individuali in rischi collettivi (cfr. paragrafo 2.35).

2.61. I contratti di assicurazione possono essere stipulati con singole persone e/o con gruppi di persone, si tratti o meno di una partecipazione derivante da un obbligo generale imposto dalle amministrazioni pubbliche. Inoltre, i contratti di assicurazione sociale (cfr. paragrafi 4.83-4.91) costituiscono in certi casi una parte rilevante dei contratti amministrati.

2.62. Il sottosettore S.125 comprende le assicurazioni che operano esclusivamente a favore delle società a cui appartengono e le società di riassicurazione.

2.63. Il sottosettore S.125 non comprende:

a) le unità istituzionali rispondenti a tutti e due i criteri indicati nel paragrafo 2.74, che sono classificate nel sottosettore S.1314;

b) le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo costituito in prevalenza da imprese di assicurazione e fondi pensione, ma che non sono esse stesse imprese di assicurazione e fondi pensione, che sono classificate nel sottosettore S.123 (cfr. pragrafo 2.43);

c) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio di imprese di assicurazione e fondi pensione, che sono dotate di personalità giuridica ma che non esercitano attività di intermediazione finanziaria, che sono classificate nel sottosettore S.124 (cfr. paragrafo 2.44).

2.64. Il sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione può essere suddiviso in:

a) imprese di assicurazione;

b) fondi pensione (autonomi).

I fondi pensione autonomi sono fondi pensione che hanno autonomia di decisione e dispongono di una contabilità completa. Pertanto, essi costituiscono unità istituzionali. I fondi pensione non autonomi non costituiscono unità istituzionali e fanno parte dell'unità istituzionale che li ha creati.

2.65. La copertura dei rischi relativi a singole persone o a gruppi di persone può far parte delle attività sia delle imprese di assicurazione sulla vita, sia delle imprese di assicurazione contro i danni. Talune imprese di assicurazione possono limitare le loro attività alle sole assicurazioni collettive. Tali imprese sono autorizzate ad assicurare qualsiasi tipo di gruppo di persone.

2.66. I fondi pensione possono essere definiti come istituzioni che coprono collettivamente i rischi e i bisogni sociali (cfr. paragrafo 4.84) delle persone assicurate. Come esempi di gruppo di sottoscrittori di tali polizze, si possono citare i dipendenti di una impresa o di un gruppo di imprese, i dipendenti di uno stesso settore o di una stessa industria e le persone che esercitano la medesima professione. Delle prestazioni previste dal contratto di assicurazione possono beneficiare il coniuge e i figli dell'assicurato dopo il suo decesso (in particolare in caso di decesso in servizio), o l'assicurato stesso al momento della pensione o in caso di invalidità.

2.67. In alcuni paesi, tutti questi tipi di rischi possono essere assicurati tanto da imprese di assicurazione sulla vita, quanto da fondi pensione. In altri paesi, la copertura di alcune categorie di rischi può avvenire solo attraverso le imprese di assicurazione sulla vita. Contrariamente alle imprese di assicurazione sulla vita, i servizi dei fondi pensione sono riservati (per legge) a determinati gruppi di lavoratori dipendenti e indipendenti.

AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (S.13)

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.2

2.68. Definizione - Il settore amministrazioni pubbliche (S.13) comprende tutte le unità istituzionali che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (cfr. paragrafo 3.26) la cui produzione è destinata a consumi collettivi e individuali ed è finanziata in prevalenza da versamenti obbligatori effettuati da unità appartenenti ad altri settori e/o tutte le unità istituzionali la cui funzione principale consiste nella redistribuzione del reddito e della ricchezza del paese.

2.69. Le unità istituzionali comprese nel settore S.13 sono le seguenti:

a) gli organismi pubblici (esclusi i produttori pubblici aventi la forma di società di capitali pubbliche o dotati, in forza di una normativa specifica, di personalità giuridica e le quasi-società, allorché sono classificate nei settori delle società finanziarie o non finanziarie) che gestiscono e finanziano un insieme di attività, principalmente consistenti nel fornire alla collettività beni e servizi non destinabili alla vendita (32);

b) le istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, che sono controllate e finanziate in prevalenza da amministrazioni pubbliche;

c) i fondi pensione autonomi, se soddisfano le due condizioni di cui al paragrafo 2.74.

2.70. Il settore delle amministrazioni pubbliche è suddiviso in quattro sottosettori:

a) amministrazioni centrali (S.1311)

b) amministrazioni di Stati federati (S.1312)

c) amministrazioni locali (S.1313)

d) enti di previdenza e assistenza sociale (S.1314).

Sottosettore amministrazioni centrali (S.1311)

2.71. Definizione - Il sottosettore amministrazioni centrali comprende tutti gli organi amministrativi dello Stato e gli altri enti centrali la cui competenza si estende normalmente alla totalità del territorio economico, esclusi gli enti centrali di previdenza e assistenza sociale.

Il sottosettore S.1311 comprende anche le istituzioni senza scopo di lucro controllate e finanziate in prevalenza dalle amministrazioni centrali, la cui competenza si estende alla totalità del territorio economico.

Sottosettore amministrazioni di Stati federati (S.1312)

2.72. Definizione - Il sottosettore amministrazioni di Stati federati comprende le amministrazioni di Stati federati che sono unità istituzionali distinte ed esercitano alcune delle funzioni amministrative ad un livello inferiore a quello delle amministrazioni centrali e superiore a quello delle unità istituzionali amministrative esistenti a livello locale, esclusi gli enti di previdenza e assistenza sociale.

Il sottosettore S.1312 comprende anche le istituzioni senza scopo di lucro controllate e finanziate in prevalenza da amministrazioni di Stati federati, la cui competenza è limitata al territorio economico di tali Stati.

Sottosettore amministrazioni locali (S.1313)

2.73. Definizione - Il sottosettore amministrazioni locali comprende gli enti pubblici territoriali la cui competenza si estende a una parte soltanto del territorio economico esclusi gli enti locali di previdenza e assistenza sociale.

Il sottosettore S.1313 comprende anche le istituzioni senza scopo di lucro controllate e finanziate in prevalenza da amministrazioni locali, la cui competenza è limitata al territorio economico di tali amministrazioni.

Sottosettore enti di previdenza e assistenza sociale (S.1314)

2.74. Definizione - Il sottosettore enti di previdenza e assistenza sociale comprende tutte le unità istituzionali centrali, di Stati federati e locali, la cui attività principale consiste nell'erogare prestazioni sociali e che rispondono ai seguenti due criteri:

a) in forza di disposizioni legislative o regolamentari determinati gruppi della popolazione sono tenuti a partecipare al regime o a versare contributi;

b) le amministrazioni pubbliche sono responsabili della gestione dell'istituzione per quanto riguarda la fissazione o l'approvazione dei contributi e delle prestazioni, indipendentemente dal loro ruolo di organismo di controllo o di datore di lavoro (cfr. paragrafo 4.89).

Di norma, non esiste alcun legame diretto tra l'importo del contributo versato da un individuo e il rischio cui tale individuo è esposto.

FAMIGLIE (S.14)

2.75. Definizione - Il settore famiglie (S.14) comprende gli individui o i gruppi di individui, nella loro funzione di consumatori e nella loro eventuale funzione di imprenditori, che producono beni e servizi non finanziari e finanziari destinabili alla vendita (produttori di beni e servizi destinabili alla vendita) purché, in quest'ultimo caso, le attività corrispondenti non siano quelle di entità distinte trattate come quasi-società. Esso comprende anche individui o gruppi di individui che producono beni e servizi non finanziari esclusivamente per proprio uso finale (cfr. paragrafi 3.20, 3.25 e 3.30).

Nella loro funzione di consumatori, le famiglie possono essere definite come piccoli gruppi di persone che condividono la stessa abitazione, che mettono in comune una parte o la totalità dei loro redditi e del loro patrimonio e che consumano collettivamente taluni tipi di beni e di servizi, principalmente l'abitazione e i pasti. Questa definizione può essere completata con il criterio dell'esistenza di legami familiari o affettivi.

Le risorse principali di queste unità provengono da redditi da lavoro dipendente, da redditi da capitale, da trasferimenti effettuati da altri settori, da entrate derivanti dalla vendita della produzione o da entrate imputate per i prodotti destinati all'autoconsumo.

2.76. Il settore delle famiglie comprende:

a) gli individui o i gruppi di individui la cui funzione principale consiste nel consumare;

b) le persone che vivono in permanenza in collettività e la cui autonomia di azione o di decisione in materia economica è limitata o inesistente (per esempio membri di ordini religiosi che vivono in monasteri, persone ricoverate in ospedali per lunghi periodi, detenuti che scontano pene di lunga durata, persone anziane che vivono in permanenza in case di riposo); tali persone sono considerate, nel loro insieme, come una unità istituzionale unica, ossia come una unica famiglia;

c) gli individui o i gruppi di individui la cui funzione principale consiste nel consumare e che producono beni e servizi non finanziari esclusivamente per proprio uso finale; il sistema considera soltanto due categorie di servizi prodotti per l'autoconsumo: i servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari e i servizi domestici prodotti da personale retribuito;

d) le imprese individuali e le società di persone non riconosciute come entità giuridiche indipendenti - diverse da quelle considerate quasi-società - che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita;

e) le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie non dotate di personalità giuridica oppure dotate di personalità giuridica ma di limitata importanza (cfr. paragrafo 2.88).

2.77. Il settore delle famiglie è suddiviso in sei sottosettori:

a) datori di lavoro (compresi i lavoratori indipendenti) (S.141 + S.142)

b) lavoratori dipendenti (S.143)

c) percettori di redditi di capitale (S.1441)

d) titolari di pensioni (S.1442)

e) beneficiari di altri trasferimenti (S.1443)

f) altre famiglie (S.145).

2.78. Le famiglie sono classificate in sottosettori in funzione del tipo di reddito prevalente (reddito da lavoro autonomo, reddito da lavoro dipendente, ecc.) nella famiglia nel suo insieme. Quando in una stessa famiglia sono percepiti più redditi di una determinata categoria, la classificazione dev'essere basata sul reddito totale della famiglia in ciascuna categoria.

Sottosettore datori di lavori (compresi i lavoratori indipendenti) (S.141 + S.142)

2.79. Definizione - Il sottosettore datori di lavoro (compresi i lavoratori indipendenti) comprende le famiglie la cui principale fonte di reddito è costituita dai redditi (misti) (B.3) derivanti ai proprietari di imprese familiari non costituite in società, impieganti o no personale retribuito, dalla loro attività di produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, anche se tale attività non concorre per più della metà al reddito totale della famiglia.

Sottosettore lavoratori dipendenti (S.143)

2.80. Definizione - Il sottosettore lavoratori dipendenti comprende le famiglie la cui principale fonte di reddito è costituita da redditi da lavoro dipendente (D.1).

Sottosettore percettori di redditi da capitale (S.1441)

2.81. Definizione - Il sottosettore percettori di redditi da capitale comprende le famiglie la cui principale fonte di reddito è costituita da redditi da capitale (D.4).

Sottosettore titolari di pensioni (S.1442)

2.82. Definizione - Il sottosettore titolari di pensioni comprende le famiglie la cui principale fonte di reddito è costituita da pensioni.

Le famiglie di pensionati sono le famiglie il cui reddito principale è costituito da pensioni, anche di anzianità, incluse le pensioni versate da ex datori di lavoro.

Sottosettore beneficiari di altri trasferimenti (S.1443)

2.83. Definizione - Il sottosettore beneficiari di altri trasferimenti comprende le famiglie la cui principale fonte di reddito è costituita da altri trasferimenti correnti.

Gli altri trasferimenti correnti sono tutti i trasferimenti correnti diversi dai redditi da capitale, dalle pensioni e dai redditi delle persone che vivono in permanenza in collettività.

Sottosettore altre famiglie (S.145)

2.84. Definizione - Il sottosettore altre famiglie comprende le persone che vivono in permanenza in collettività.

Le persone che vivono in permanenza in collettività sono classificate separatamente in quanto il criterio della principale fonte di reddito non ne permette una corretta classificazione in uno dei sottosettori precedenti.

2.85. Se la fonte di reddito principale della famiglia nel suo insieme non è nota, occorre basarsi, ai fini della classificazione, sul reddito della persona di riferimento che, di norma, è la persona della famiglia che percepisce il reddito più elevato. Qualora anche questa informazione non sia disponibile, ci si potrà basare sul reddito della persona che dichiara di essere la persona di riferimento.

2.86. Tuttavia, altri criteri possono essere appropriati e necessari per analisi d'altro tipo o come base per le decisioni politiche, per esempio la ripartizione per attività delle famiglie che agiscono da imprenditori: famiglie agricole, famiglie non agricole (attività industriali, servizi).

ISTITUZIONI SENZA SCOPO DI LUCRO AL SERVIZIO DELLE FAMIGLIE (S.15)

2.87. Definizione - Il settore istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S.15) comprende gli organismi senza scopo di lucro dotati di personalità giuridica al servizio delle famiglie, che sono produttori privati di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (cfr. paragrafo 3.32). Le loro risorse principali, oltre a quelle derivanti da vendite occasionali, provengono da contributi volontari in denaro o in natura versati dalle famiglie nella loro funzione di consumatori, da pagamenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche (33) e da redditi da capitale.

2.88. Non sono compresi in questo settore le istituzioni di limitata importanza, le cui operazioni sono assimiliate a quelle delle famiglie (S.14).

Il settore istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie comprende le seguenti istituzioni che forniscono alle famiglie beni e servizi non destinabili alla vendita:

a) i sindacati, le organizzazioni professionali o di categoria, le associazioni di consumatori, i partiti politici, le chiese o società religiose (comprese quelle finanziate ma non controllate dalle amministrazioni pubbliche), i circoli sociali, culturali, ricreativi e sportivi;

b) gli organismi di beneficenza, di assistenza e di aiuto finanziate mediante trasferimenti volontari in denaro o in natura provenienti da altre unità istituzionali.

Il settore S.15 comprende gli organismi di beneficenza, di assistenza o di aiuto al servizio di unità non residenti ma non comprende le unità l'appartenenza alle quali dà diritto ad una serie predeterminata di beni e servizi.

RESTO DEL MONDO (S.2)

2.89. Definizione - Il resto del mondo (S.2) è un insieme di unità non caratterizzate da funzioni e da risorse principali; esso comprende le unità non residenti (34) nella misura in cui effettuano operazioni con unità istituzionali residenti o hanno altre relazioni economiche con unità residenti. I conti di questo settore forniscono una visione generale delle relazioni economiche che esistono tra l'economia del paese e il resto del mondo.

2.90. Il resto del mondo non è un settore per il quale occorre disporre di una contabilità completa, anche se è spesso opportuno considerare il resto del mondo come se fosse un settore. I settori sono ottenuti disaggregando l'economia totale in gruppi più omogenei di unità istituzionali residenti, analoghe per comportamento economico, obiettivi e funzioni. Questo non è il caso del settore resto del mondo, in cui si registrano le operazioni e altri flussi di società non finanziarie e finanziarie, istituzioni senza scopo di lucro, famiglie e amministrazioni pubbliche con unità istituzionali non residenti e altre relazioni economiche tra residenti e non residenti (per esempio i crediti di residenti nei confronti di non residenti).

2.91. Si osservi che la regola secondo cui i conti del resto del mondo includono le sole operazioni effettuate tra unità istituzionali residenti e unità non residenti contempla le seguenti eccezioni:

a) i servizi di trasporto (fino alla frontiera del paese esportatore) relativi a beni importati forniti da unità residenti figurano nei conti del resto del mondo con le importazioni fob, anche se si tratta di una produzione di unità residenti (cfr. paragrafo 3.144);

b) le operazioni relative ad attività finanziarie sull'estero effettuate tra unità residenti classificate in settori diversi sono registrate nel conto finanziario dettagliato del resto del mondo; anche se tali operazioni non modificano la posizione finanziaria del paese nei confronti del resto del mondo, hanno una incidenza sulle relazioni finanziarie di ciascun settore con il resto del mondo;

c) le operazioni relative a passività del paese effettuate tra unità non residenti di zone geografiche diverse sono registrate nella ripartizione geografica dei conti del resto del mondo; anche se tali operazioni non modificano le passività finanziarie complessive del paese nei confronti del resto del mondo, hanno una incidenza sulle sue passività nei confronti delle varie zone geografiche.

2.92. Il settore resto del mondo (S.2) è suddiviso in:

a) Unione europea (S.21):

(1) paesi membri dell'Unione europea (S.211);

(2) istituzioni dell'Unione europea (S.212).

b) paesi terzi e organizzazioni internazionali (S.22).

CLASSIFICAZIONE SETTORIALE DELLE UNITÀ DI PRODUZIONE SECONDO LE PRINCIPALI FORME GIURIDICHE CORRENTI

2.93. I paragrafi che seguono (2.94-2.101) ricapitolano i principi della classificazione in settore delle unità di produzione, utilizzando le denominazioni correnti dei principali tipi di istituzioni.

2.94. Le società di capitali private e pubbliche che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificate come segue:

a) quelle la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera a));

b) quelle la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettere a) e f)).

2.95. Le società cooperative e le società di persone riconosciute come entità giuridiche indipendenti che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificate come segue:

a) quelle la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera b));

b) quelle la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettera b)).

>SPAZIO PER TABELLA>

2.96. I produttori pubblici dotati, in forza di una normativa specifica, di personalità giuridica che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificati come segue:

a) quelli la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera c));

b) quelli la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettera c)).

2.97. I produttori pubblici non dotati di personalità giuridica che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificati come segue:

a) se sono quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f)):

(1) quelli la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera f));

(2) quelli la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettera g));

b) se non sono quasi-società: nel settore delle amministrazioni pubbliche (S.13), in quanto formano parte integrante delle unità che le controllano (cfr. paragrafo 2.69, lettera a)).

2.98. Le istituzioni senza scopo di lucro (associazioni, fondazioni) dotate di personalità giuridica sono classificate come segue:

a) quelle che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera d));

b) quelle la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettera d));

c) quelle che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita:

(1) nel settore delle amministrazioni pubbliche (S.13), se si tratta di produttori pubblici controllati e finanziati in prevalenza dalle amministrazioni pubbliche (cfr. paragrafo 2.69, lettera b);

(2) nel settore delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (S.15), se si tratta di produttori privati (cfr. paragrafo 2.87).

2.99. Le imprese individuali e le società di persone non riconosciute come entità giuridiche indipendenti che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono classificate come segue:

a) se sono quasi-società (cfr. paragrafo 2.13, lettera f)):

(1) quelle la cui funzione principale consiste nel produrre beni e servizi non finanziari: nel settore delle società non finanziarie (S.11) (cfr. paragrafo 2.23, lettera f));

(2) quelle la cui funzione principale consiste nel fornire servizi di intermediazione finanziaria e nell'esercitare attività finanziarie ausiliarie: nel settore delle società finanziarie (S.12) (cfr. paragrafo 2.40, lettera g));

b) se non sono quasi-società: nel settore delle famiglie (S.14) (cfr. paragrafo 2.75).

2.100. Le holding (cioè le società che controllano un gruppo di società) sono classificate come segue:

a) nel settore delle società non finanziarie (S.11), se l'attività prevalente del gruppo di società che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, nel suo insieme, è la produzione di beni e servizi non finanziari (cfr. paragrafo 2.23, lettera e));

b) nel settore delle società finanziarie (S.12), se l'attività prevalente del gruppo di società nel suo insieme è la prestazione di servizi di intermediazione finanziaria (cfr. paragrafo 2.40, lettera e)).

2.101. La tavola 2.3 presenta in forma schematica i vari casi sopraelencati.

LE UNITÀ DI ATTIVITÀ ECONOMICA A LIVELLO LOCALE E LE BRANCHE DI ATTIVITÀ ECONOMICA

2.102. In pratica, nella maggior parte dei casi le unità istituzionali che producono beni e servizi esercitano simultaneamente una pluralità di attività: possono esercitare una attività principale, alcune attività secondarie e alcune attività ausiliarie (cfr. paragrafi 3.10-3.13).

2.103. Una attività ha luogo quando risorse quali attrezzature, manodopera, tecniche di produzione, reti informative o prodotti concorrono alla creazione di determinati beni o servizi. Una attività è caratterizzata da un input di prodotti (beni e servizi), da un processo di produzione e da un output di prodotti.

Le attività possono essere determinate con riferimento ad un livello specifico della NACE Rev. 1 (35).

2.104. Se una unità esercita più di una attività, tutte le attività che non sono ausiliarie sono classificate secondo il rispettivo valore aggiunto lordo. Sulla base del valore aggiunto lordo generato, è possibile effettuare la distinzione tra l'attività principale e le attività secondarie. Le attività ausiliarie non sono isolate in modo da formare entità distinte o separate dalle attività principali o secondarie delle entità di cui sono al servizo.

2.105. Per analizzare i flussi che si verificano nel processo di produzione e nell'uso dei beni e dei servizi, è necessario scegliere unità che mettano in evidenza le relazioni di carattere tecnico-economico. Quest'esigenza impone, di norma, la suddivisione delle unità istituzionali in unità più piccole e più omogenee in rapporto al tipo di produzione. Le unità di attività economica locale intendono rispondere, da un punto di vista essenzialmente pragmatico, a questa esigenza.

L'UNITÀ DI ATTIVITÀ ECONOMICA A LIVELLO LOCALE

2.106. Definizione - L'unità di attività economica a livello locale (UAE locale) è la parte di una UAE che corrisponde a una unità locale (36). L'UAE raggruppa tutte le parti di una unità istituzionale agente da produttore che concorrono all'esercizio di una attività al livello di classe (4 cifre) della NACE Rev. 1 e corrisponde a una o più suddivisioni operative dell'unità istituzionale. Il sistema informativo dell'unità istituzionale deve essere in grado di indicare o di calcolare per ciascuna UAE locale almeno il valore della produzione, i consumi intermedi, i redditi da lavoro dipendente, il risultato di gestione, l'occupazione e gli investimenti fissi lordi.

L'unità locale corrisponde a una unità istituzionale che produce beni e servizi, o una parte di essa, situata in un luogo geograficamente identificato.

Una UAE locale può corrispondere a una unità istituzionale che agisce da produttore, o ad una parte di essa, ma non può mai appartenere a due unità istituzionali diverse.

2.107. Se una unità istituzionale che produce beni e servizi esercita, oltre ad una attività principale, anche una o più attività secondarie, essa deve essere suddivisa in un egual numero di UAE e le attività secondarie devono essere classificate sotto voci diverse da quella dell'attività principale. Le attività ausiliarie, invece, non sono separate dalle attività principali o secondarie. Tuttavia, le UAE che rientrano in voci particolari della nomenclatura possono generare prodotti che non fanno parte del gruppo omogeneo a causa di attività secondarie ad esse riconducibili che non è possibile identificare separatamente sulla base dei documenti contabili disponibili. Una UAE può quindi esercitare una o più attività secondarie.

LA BRANCA DI ATTIVITÀ ECONOMICA

2.108. Definizione - Una branca di attività economica comprende un gruppo di UAE locali che esercitano una attività economica identica o simile. Al livello di classificazione più dettagliato, una branca di attività economica è costituita dall'insieme delle UAE locali che rientrano in una stessa classe (4 cifre) della NACE Rev. 1 e che esercitano quindi la stessa attività, quale definita nella NACE Rev. 1.

Le branche di attività economica comprendono sia le UAE locali che producono beni e servizi destinabili alla vendita, sia le UAE locali che producono beni e servizi non destinabili alla vendita. Per definizione, una branca di attività economica è costituita da un gruppo di UAE locali che esercitano uno stesso tipo di attività produttiva, indipendentemente dal fatto che le unità istituzionali a cui esse appartengono producano o no prodotti destinabili o non destinabili alla vendita.

2.109. Le branche di attività economica possono essere suddivise in tre categorie:

a) branche di attività economica che producono beni e servizi destinabili alla vendita e beni e servizi per proprio uso finale (37);

b) branche di attività economica delle amministrazioni pubbliche che producono beni e servizi non destinabili alla vendita;

c) branche di attività economica delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che producono beni e servizi non destinabili alla vendita.

CLASSIFICAZIONE DELLE BRANCHE DI ATTIVITÀ ECONOMICA

2.110. La classificazione utilizzata per raggruppare le UAE locali in branche di attività economica è quella della NACE Rev. 1.

UNITÀ DI PRODUZIONE OMOGENEA E BRANCHE DI PRODUZIONE OMOGENEA

2.111. La UAE locale soddisfa solo in parte le esigenze dell'analisi del processo di produzione (cfr. paragrafi 2.105 e 2.107). L'unità che meglio si presta a questo tipo di analisi, ossia all'analisi input-output, è l'unità di produzione omogenea.

L'UNITÀ DI PRODUZIONE OMOGENEA

2.112. Definizione - L'unità di produzione omogenea è caratterizzata da una attività unica identificata dai suoi fattori di produzione (input), da un particolare processo di produzione e dai suoi prodotti (output). I prodotti che costituiscono gli input e gli output sono a loro volta individuati non soltanto dalle loro caratteristiche fisiche e dal loro stadio di trasformazione, ma anche dalla tecnica di produzione utilizzata: possono essere identificati facendo riferimento ad una classificazione di prodotti (cfr. paragrafo 2.118).

2.113. Se una unità istituzionale che produce beni e servizi esercita, oltre a una attività principale, una o più attività secondarie, sarà suddivisa in un egual numero di unità di produzione omogenea. Le attività ausiliarie non sono dissociate dalle attività principali o secondarie. Come la UAE locale, l'unità di produzione omogenea può corrispondere a una unità istituzionale o a una parte di essa, ma non può mai appartenere a due unità istituzionali diverse.

LA BRANCA DI PRODUZIONE OMOGENEA

2.114. Definizione - La branca di produzione omogenea è un raggruppamento di unità di produzione omogenea. L'insieme delle attività che rientrano in una branca di produzione omogenea è identificata con riferimento ad una classificazione di prodotti. La branca di produzione omogenea produce i beni o servizi specificati nella classificazione e soltanto tali prodotti.

2.115. Le branche di produzione omogenea sono unità di analisi economica. Le unità di produzione omogenea abitualmente non possono essere osservate direttamente; per costituire le branche di produzione omogenea è quindi necessario rielaborare i dati rilevati a partire dalle unità utilizzate nelle indagini statistiche.

2.116. Le branche di produzione omogenea possono essere suddivise in tre categorie:

a) branche di produzione omogenea che producono beni e servizi destinabili alla vendita e beni e servizi per proprio uso finale (38);

b) branche di produzione omogenea delle amministrazioni pubbliche che producono beni e servizi non destinabili alla vendita;

c) branche di produzione omogenea delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che producono beni e servizi non destinabili alla vendita.

2.117. Le branche di produzione omogenea che producono beni e servizi destinabili alla vendita e beni e servizi per proprio uso finale comprendono tutte le unità di produzione omogenea di qualsiasi settore istituzionale, la cui attività esclusiva consiste nella produzione di beni e servizi destinabili alla vendita o di beni o servizi per proprio uso finale. Le unità dei settori amministrazioni pubbliche e istituzioni senza scopo di lucro che producono beni e servizi destinabili alla vendita (compresi quelli destinati a proprio uso finale) sono trattate come unità di produzione omogenea e classificate nell'appropriata branca di produzione omogenea che produce per il mercato.

Le branche di produzione omogenea delle amministrazioni pubbliche che producono beni e servizi non destinabili alla vendita comprendono tutte le unità di produzione omogenea del settore delle amministrazioni pubbliche, che non producono per il mercato.

Le branche di produzione omogenea delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che producono beni e servizi non destinabili alla vendita comprendono tutte le unità di produzione omogenea del settore istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che non producono per il mercato.

LA CLASSIFICAZIONE DELLE BRANCHE DI PRODUZIONE OMOGENEA

2.118. La classificazione delle branche di produzione omogenea utilizzata nelle tavole delle interdipendenze tra gli operatori economici (input-output) è basata sulla classificazione dei prodotti associata alle attività (CPA) (39). Questa classificazione dei prodotti è strutturata in base al criterio dell'origine industriale, secondo la definizione che ne è data dalla NACE Rev. 1.

CAPITOLO 3

OPERAZIONI SUI PRODOTTI

3.01. Definizione - I prodotti sono tutti i beni e i servizi che derivano da una attività di produzione quale è definita nel SEC (cfr. paragrafo 3.07).

3.02. Il SEC pone in evidenza le seguenti principali categorie di operazioni sui prodotti:

>SPAZIO PER TABELLA>

3.03. Le operazioni sui prodotti sono registrate nei seguenti conti:

a) nel conto di equilibrio dei beni e servizi, la produzione e le importazioni sono registrate nella sezione delle risorse e le altre operazioni sui prodotti sono registrate nella sezione degli impieghi;

b) nel conto della produzione, la produzione è registrata nella sezione delle risorse e i consumi intermedi sono registrati nella sezione degli impieghi;

c) nel conto di utilizzazione del reddito disponibile, la spesa per consumi finali è registrata nella sezione degli impieghi;

d) nel conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto, i consumi finali effettivi sono registrati nella sezione degli impieghi;

e) nel conto del capitale, gli investimenti lordi sono registrati fra gli impieghi (come una variazione delle attività);

f) nel conto del resto del mondo dei beni e dei servizi, le importazioni di beni e servizi sono registrate nella sezione delle risorse mentre le esportazioni di beni e servizi sono registrate nella sezione degli impieghi.

3.04. Nella tavola delle risorse, la produzione e le importazioni sono registrate come risorse. Nella tavola degli impieghi, i consumi intermedi, gli investimenti lordi, la spesa per consumi finali e le esportazioni sono registrati come impieghi. Nella tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetrica, la produzione e le importazioni sono registrate come risorse e le altre operazioni sui prodotti come impieghi.

3.05. Le risorse sono valutate ai prezzi base (cfr. paragrafo 3.48). Gli impieghi sono valutati ai prezzi di acquisto (cfr. paragrafo 3.06). Per alcuni tipi di risorse e di impieghi, ad esempio per le importazioni e le esportazioni di beni, vengono utilizzati principi di valutazione più specifici.

3.06. Definizione - Il prezzo di acquisto è il prezzo effettivamente pagato dall'acquirente per i prodotti al momento dell'acquisto incluse eventuali imposte al netto dei contributi ai prodotti (ma escluse le imposte deducibili come l'IVA sui prodotti), incluse eventuali spese di trasporto pagate separatamente dall'acquirente per ottenere la consegna nel luogo e nel momento stabilito, al netto di eventuali sconti rispetto ai prezzi o agli oneri standard per acquisti di grandi quantitativi o fuori stagione, esclusi gli interessi o gli oneri addebitati nell'ambito di convenzioni creditizie ed esclusi eventuali oneri accessori sostenuti in conseguenza del mancato pagamento entro il periodo fissato all'epoca dell'acquisto.

Se il momento dell'impiego non coincide con la data dell'acquisto, occorre procedere a rettifiche onde tenere conto delle variazioni di prezzo verificatesi nel lasso di tempo intercorso tra i due momenti (in maniera simmetrica rispetto alle variazioni dei prezzi delle scorte). Tali rettifiche assumono particolare rilevanza se i prezzi dei prodotti in questione variano in misura notevole nel corso del periodo contabile.

ATTIVITÀ DI PRODUZIONE E PRODUZIONE

3.07. Definizione - L'attività di produzione è una attività esercitata sotto il controllo e la responsabilità di una unità istituzionale che impiega beni e servizi, lavoro e capitale quali input per produrre beni e servizi. L'attività di produzione non comprende i processi esclusivamente naturali che avvengono senza l'intervento dell'uomo, come l'accrescimento naturale delle risorse ittiche nelle acque internazionali (al contrario, la piscicoltura costituisce una attività di produzione).

3.08. L'attività di produzione comprende:

a) la produzione di tutti i beni e servizi individuali o collettivi, forniti (o destinati a essere forniti) a unità diverse da quelle che li hanno prodotti;

b) la produzione per uso proprio di tutti i beni destinati dai rispettivi produttori all'autoconsumo o a investimenti fissi lordi, inclusa la produzione di capitale fisso (attività di costruzione, sviluppo di software e prospezioni minerarie) per investimenti fissi lordi propri (per il concetto di investimenti fissi lordi si vedano i paragrafi 3.100-3.127);

La produzione di beni per uso proprio da parte delle famiglie riguarda in generale:

(1) la costruzione per uso proprio di abitazioni;

(2) la produzione e l'immagazzinamento di prodotti agricoli;

(3) la trasformazione di prodotti agricoli, ad esempio: la produzione di farina mediante macinazione, la conservazione della frutta mediante essiccamento e imbottigliamento, la produzione di prodotti lattiero-caseari come il burro e il formaggio e la produzione di birra, vino e bevande alcoliche;

(4) la produzione di altri prodotti primari come l'estrazione di salgemma e di torba e l'adduzione di acqua;

(5) altre attività di trasformazione quali le attività di tessitura, di produzione di terracotte e di mobili.

La produzione di beni per uso proprio da parte delle famiglie dovrebbe essere registrata se è significativa, ossia se si ritiene che tale tipo di produzione sia quantitativamente rilevante sul totale dell'offerta di tali beni in un paese.

Per convenzione, soltanto la costruzione per uso proprio di abitazioni e le attività dirette alla produzione, all'immagazzinamento e alla trasformazione di prodotti agricoli sono incluse nel SEC: tutti gli altri tipi di produzione di beni per uso proprio da parte delle famiglie sono ritenuti trascurabili per i paesi dell'Unione europea;

c) la produzione per uso proprio di servizi di abitazione da parte di coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari;

d) i servizi personali e domestici prodotti impiegando personale domestico retribuito;

e) le attività di volontariato risultanti in beni - ad esempio la costruzione di abitazioni, chiese o altri edifici - devono essere registrate come produzione. Sono viceversa escluse le attività in regime di volontariato che non si traducono in beni, ad esempio le attività di assistenza e di pulizia non retribuite.

Tutte le attività di cui sopra sono incluse anche se illegali, o non dichiarate alle autorità fiscali, agli enti della sicurezza sociale, alle autorità statistiche o ad altre istituzioni pubbliche.

3.09. Dall'attività di produzione è esclusa la produzione di servizi personali e domestici prodotti e consumati nella stessa famiglia (fatta eccezione per quelli prodotti impiegando personale domestico retribuito e per i servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari). Si tratta dei seguenti servizi:

a) pulizia, decorazione e manutenzione di abitazioni nella misura in cui tali attività sono consuete anche per i locatari;

b) pulizia, manutenzione e riparazione di beni durevoli per la casa;

c) preparazione di pasti;

d) cura ed istruzione di bambini;

e) assistenza a malati o anziani;

f) trasporto di componenti della famiglia o di loro beni.

ATTIVITÀ PRINCIPALI, SECONDARIE E AUSILIARIE

3.10. Definizione - L'attività principale di una unità di attività economica a livello locale (UAE locale) è l'attività il cui valore aggiunto supera quello di qualsiasi altra attività esercitata nella stessa unità. La classificazione dell'attività principale è determinata con riferimento alla NACE Rev. 1, dapprima al livello più elevato della nomenclatura e successivamente ai livelli più dettagliati.

3.11. Definizione - Una attività secondaria è una attività esercitata all'interno di una unica UAE locale in aggiunta all'attività principale. Il prodotto dell'attività secondaria è un prodotto secondario.

3.12. Definizione - Una attività ausiliaria consiste in una attività di supporto esercitata all'interno di una impresa al fine di creare le condizioni idonee all'esercizio delle attività principali o secondarie delle proprie UAE locali. Il prodotto di una attività ausiliaria non è destinato a essere impiegato al di fuori dell'impresa e si ritrova comunemente come input in quasi ogni tipo di attività di produzione, sia grande che piccola.

Esempi di attività ausiliarie sono le attività di acquisto, di vendita, di marketing, di elaborazione dati, di trasporto, di immagazzinamento, di manutenzione e di pulizia, nonché le attività contabili e in materia di sicurezza. Le imprese possono scegliere di svolgere esse stesse le attività ausiliarie oppure di acquistare tali servizi sul mercato da produttori di servizi specializzati.

L'investimento per uso proprio non è considerato una attività ausiliaria.

3.13. Le attività ausiliarie sono considerate parte integrante delle attività principali o secondarie cui sono associate. Di conseguenza:

a) il prodotto di una attività ausiliaria non è esplicitamente riconosciuto e registrato separatamente; ne consegue che neppure l'impiego di tale prodotto è registrato;

b) tutti gli input consumati da una attività ausiliaria - materiali, lavoro, ammortamenti, ecc. - sono considerati input nell'attività principale o secondaria che essa supporta.

PRODUZIONE (P.1)

3.14. Definizione - La produzione consta dei prodotti risultanti dall'attività di produzione nel corso del periodo contabile.

Sono inclusi i casi particolari rappresentati dai:

a) beni e servizi che una unità di attività economica (UAE) a livello locale fornisce a una diversa UAE locale appartenente alla stessa unità istituzionale;

b) beni prodotti da una UAE locale che rimangono tra le scorte alla fine del periodo in cui sono stati prodotti a prescindere dal loro impiego successivo.

Tuttavia, i beni o i servizi prodotti e consumati nel corso dello stesso periodo contabile e nell'ambito della stessa UAE locale non sono individuati separatamente. Pertanto essi non sono registrati come parte della produzione o dei consumi intermedi di tale UAE locale.

3.15. Allorché una unità istituzionale comprende più di una unità di attività economica a livello locale, la produzione di tale unità istituzionale è pari alla somma delle produzioni delle UAE locali che la compongono, compresi i prodotti scambiati tra dette UAE locali.

3.16. Nel SEC si distinguono tre tipi di produzione:

a) produzione di beni e servizi destinabili alla vendita (P.11);

b) produzione di beni e servizi per proprio uso finale (P.12);

c) altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita (P.13).

Tale distinzione si applica anche alle UAE locali e alle unità istituzionali:

a) produttori di beni e servizi destinabili alla vendita;

b) produttori di beni e servizi per proprio uso finale;

c) produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita.

Tale distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita è fondamentale in quanto determina i principi di valutazione da applicare alla produzione: la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, la produzione per proprio uso finale e la produzione complessiva dei produttori che producono per il mercato e dei produttori di beni e servizi per proprio uso finale sono valutate ai prezzi base mentre la produzione complessiva dei produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (UAE locali) è stimata sulla base dei costi. La produzione complessiva di una unità istituzionale è valutata come la somma delle produzioni complessive delle proprie UAE locali e dipende quindi dalla distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita (cfr. paragrafi 3.54-3.56). Inoltre, la distinzione è utilizzata anche per classificare le unità istituzionali per settori (cfr. paragrafi 3.27-3.37).

La distinzione è operata in maniera discendente: dapprima per le unità istituzionali, indi per le UAE locali e infine per la loro produzione. Di conseguenza, il rilievo effettivo che ha per il prodotto la distinzione (ossia la definizione dei concetti di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, di produzione di beni e servizi per proprio uso finale e di altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita) può essere determinato soltanto prendendo in considerazione le caratteristiche dell'unità istituzionale e della UAE locale che lo producono.

In appresso, dopo le definizioni generali dei tre tipi di produzione e dei tre tipi di produttori (paragrafi 3.17-3.26), viene illustrata in maniera discendente la distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita.

3.17. Definizione - La produzione di beni e servizi destinabili alla vendita è costituita dai prodotti venduti sul mercato (cfr. paragrafo 3.18) o destinati ad essere venduti sul mercato.

3.18. La produzione di beni e servizi destinabili alla vendita comprende:

a) i prodotti venduti a prezzi economicamente significativi;

b) i prodotti oggetto di baratto;

c) i prodotti utilizzati per pagamenti in natura (compresi i redditi da lavoro dipendente in natura e i redditi misti in natura);

d) i prodotti forniti da una UAE locale ad un'altra all'interno della stessa unità istituzionale per essere utilizzati quali input intermedi o per impieghi finali;

e) i prodotti che incrementano le scorte di prodotti finiti e di prodotti in corso di lavorazione destinati a uno o all'altro degli impieghi sopracitati (compresa la crescita naturale di prodotti animali e vegetali e le costruzioni non completate il cui acquirente è sconosciuto).

3.19. Definizione - Nel SEC, il prezzo economicamente significativo di un prodotto è in parte definito con riferimento all'unità istituzionale e alla UAE locale che lo hanno prodotto (cfr. paragrafi 3.27-3.40). Ad esempio, per convenzione, tutti i beni e i servizi prodotti dalle imprese non costituite in società di proprietà delle famiglie e venduti ad altre unità istituzionali sono ceduti a prezzi economicamente significativi: tale produzione deve essere considerata cioè produzione di beni e servizi destinabili alla vendita. Quanto alla produzione di alcune altre unità istituzionali, i beni e i servizi prodotti sono venduti a prezzi economicamente significativi soltanto allorché le vendite coprono più del 50 % dei costi di produzione.

3.20. Definizione - La produzione di beni e servizi per proprio uso finale è costituita dai beni o servizi destinati all'autoconsumo da parte della stessa unità istituzionale o a investimenti fissi lordi della medesima unità istituzionale.

3.21. I prodotti destinati all'autoconsumo possono essere prodotti soltanto dal settore delle famiglie. Ne sono un classico esempio:

a) i prodotti agricoli trattenuti dagli agricoltori;

b) i servizi di abitazione prodotti da coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari;

c) i servizi domestici prodotti impiegando personale retribuito.

3.22. I prodotti destinati a propri investimenti fissi lordi possono essere prodotti da qualsiasi settore. Esempi:

a) macchine utensili speciali prodotte da imprese meccaniche;

b) abitazioni costruite o ampliate dalle famiglie;

c) costruzioni per uso proprio, comprese le costruzioni in comune, edificate da gruppi di famiglie.

3.23. Definizione - L'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita è rappresentata dalla produzione offerta gratuitamente, o a prezzi economicamente non significativi, ad altre unità.

3.24. Definizione - I produttori di beni e servizi destinabili alla vendita sono le UAE locali o le unità istituzionali la cui produzione è costituita in prevalenza dalla produzione di beni e servizi destinabili alla vendita.

Va osservato che se una UAE locale o un'unità istituzionale sono produttori che producono per il mercato, la loro produzione principale è per definizione produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, in quanto il concetto di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita è definito dopo aver applicato la distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita alla UAE locale o all'unità istituzionale che li hanno prodotti.

3.25. Definizione - I produttori di beni e servizi per proprio uso finale sono le UAE locali o le unità istituzionali la cui produzione è destinata in prevalenza al proprio uso finale all'interno della stessa unità istituzionale.

3.26. Definizione - I produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita sono le UAE locali o le unità istituzionali la cui produzione è offerta in prevalenza gratuitamente o a prezzi economicamente non significativi.

Unità istituzionali: distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita

3.27. Per le unità istituzionali che agiscono da produttori, la distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita è illustrata nella tavola 3.1. Nella stessa tavola sono presentate anche le implicazioni per la classificazione per settore.

>SPAZIO PER TABELLA>

Dalla tavola si evince che, per determinare se una unità istituzionale deve essere classificata tra i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, i produttori di beni e servizi per proprio uso finale o i produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, è necessario procedere a numerose distinzioni successive.

3.28. La prima distinzione è quella tra produttori privati e produttori pubblici. Questi ultimi sono i produttori controllati dalle amministrazioni pubbliche. Nel caso delle istituzioni senza scopo di lucro, i produttori pubblici sono le istituzioni senza scopo di lucro controllate e finanziate in prevalenza dalle amministrazioni pubbliche. Tutti gli altri produttori sono produttori privati. Per controllo si intende la capacità di determinare la politica generale o il programma di una unità istituzionale, se necessario scegliendo gli amministratori o i dirigenti. La proprietà di più della metà delle azioni di una società è una condizione sufficiente ma non indispensabile per esercitare il controllo (cfr. paragrafo 2.26).

3.29. Come si evince dalla tavola 3.1, i produttori privati sono presenti in tutti i settori escluso quello delle amministrazioni pubbliche. Per contro, i produttori pubblici sono presenti solo nei settori delle società (società non finanziarie e società finanziarie) e nel settore delle amministrazioni pubbliche.

3.30. Una particolare categoria di produttori privati è rappresentata dalle imprese non costituite in società, di proprietà delle famiglie. Si tratta sempre di produttori di beni e servizi destinabili alla vendita o di produttori di beni e servizi per proprio uso finale. La produzione di questi ultimi è costituita dalla produzione dei servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari e dalla produzione di beni per uso proprio. Tutte le imprese non costituite in società, di proprietà delle famiglie, sono classificate nel settore delle famiglie. Una sola eccezione deve essere fatta per le quasi-società di proprietà delle famiglie: si tratta di produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, da classificare nei settori delle società finanziarie e non finanziarie.

3.31. Per gli altri produttori privati, occorre distinguere tra istituzioni senza scopo di lucro private e altri produttori privati.

Definizione - Le istituzioni senza scopo di lucro sono entità giuridiche o sociali create allo scopo di produrre beni e servizi, il cui status non consente loro di rappresentare una fonte di reddito, di profitto o di altro provento finanziario per le unità che le hanno fondate o che le controllano o le finanziano. Nella pratica, le loro attività produttive comportano la formazione di eccedenze o disavanzi ma di ogni loro eventuale eccedenza non può appropriarsi un'altra unità istituzionale.

Tutti gli altri produttori privati diversi dalle istituzioni senza scopo di lucro sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e sono classificati nei settori delle società finanziarie e non finanziarie.

3.32. Per quanto concerne le istituzioni senza scopo di lucro private, per individuare il tipo di produttore e il settore si dovrebbe applicare il criterio del 50 %:

a) se le vendite coprono più del 50 % dei costi di produzione, l'unità istituzionale rientra tra i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita ed è classificata nei settori delle società finanziarie e non finanziarie;

b) se le vendite coprono meno del 50 % dei costi di produzione, l'unità istituzionale rientra tra i produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita ed è classificata nel settore delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Tuttavia, le istituzioni senza scopo di lucro che producono altri beni e servizi non destinabili alla vendita e che sono controllate e finanziate in prevalenza dalle amministrazioni pubbliche sono classificate nel settore delle amministrazioni pubbliche.

3.33. Nel distinguere tra produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita in base al criterio del 50 %, le vendite e i costi di produzione sono definiti come specificato in appresso.

a) Le vendite comprendono le vendite al netto delle imposte sui prodotti ma al lordo di tutti i trasferimenti operati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni dell'Unione europea e concessi a qualsiasi produttore in questo tipo di attività: sono compresi cioè tutti i contributi legati al volume o al valore della produzione mentre sono esclusi i trasferimenti a copertura di un disavanzo globale.

Tale definizione di vendite corrisponde a quella di produzione ai prezzi base, salvo che:

(1) la produzione ai prezzi base è definita solo dopo che si è stabilito se la produzione riguarda beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita: le vendite sono utilizzate soltanto per valutare la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita mentre l'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita è valutata ai costi;

(2) i trasferimenti operati dalle amministrazioni pubbliche a copertura di un disavanzo globale delle società e quasi-società pubbliche rientrano tra gli altri contributi ai prodotti come precisato al paragrafo 4.35, lettera c). Di conseguenza, la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita ai prezzi base comprende anche i trasferimenti delle amministrazioni pubbliche a copertura di un disavanzo globale.

b) I costi di produzione rappresentano la somma dei consumi intermedi, dei redditi da lavoro dipendente, degli ammortamenti e delle altre imposte sulla produzione. Ai fini dell'applicazione di tale criterio, gli altri contributi alla produzione non sono detratti. Allo scopo di garantire la coerenza dei concetti di vendite e di costi di produzione in sede di applicazione del criterio del 50 %, i costi di produzione dovrebbero escludere tutti i costi sopportati per investimenti per uso proprio.

Il criterio del 50 % va applicato in una ottica pluriennale, ossia solo se vale per diversi anni oppure se vale per l'anno in corso e ci si attende che varrà per il prossimo futuro. Le fluttuazioni secondarie del volume delle vendite da un anno all'altro non richiedono una riclassificazione delle unità istituzionali (e delle loro UAE locali e produzioni).

3.34. Le vendite possono comprendere vari elementi. Ad esempio, nel caso dei servizi di assistenza sanitaria prestati da un ospedale, le vendite possono corrispondere:

a) agli acquisti dei datori di lavoro da registrare quale reddito in natura corrisposto ai loro dipendenti e alla spesa per consumi finali di tali lavoratori dipendenti;

b) agli acquisti delle imprese di assicurazione private;

c) agli acquisti degli enti di previdenza e di assistenza sociale e delle amministrazioni pubbliche da classificare come prestazioni sociali in natura;

d) agli acquisti delle famiglie senza rimborso (spesa per consumi finali).

Soltanto gli altri contributi alla produzione e le donazioni (ad esempio da enti caritativi) ricevuti non sono considerati vendite.

Analogamente, la vendita di servizi di trasporto da parte di una impresa può corrispondere a consumi intermedi dei produttori, a reddito in natura corrisposto dai datori di lavoro, a prestazioni sociali in natura fornite dalle amministrazioni pubbliche e ad acquisti delle famiglie senza rimborso.

3.35. Un caso particolare è rappresentato dalle istituzioni senza scopo di lucro private al servizio delle imprese. Queste si finanziano normalmente mediante quote o contributi versati dalle imprese associate. Le quote di associazione non sono considerate come trasferimenti bensì come corrispettivo di servizi resi, ossia vendite. Tali istituzioni senza scopo di lucro figurano pertanto tra i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e sono classificate nei settori delle società finanziarie e non finanziarie.

3.36. Nell'applicare il criterio del 50 % alle vendite e ai costi di produzione delle istituzioni senza scopo di lucro private o pubbliche, l'inclusione nelle vendite di tutti i pagamenti legati al volume della produzione può risultare fuorviante in alcuni casi specifici. Un esempio è costituito dal finanziamento della produzione delle scuole private e pubbliche: i contributi delle amministrazioni pubbliche possono essere proporzionati al numero di allievi ma anche costituire oggetto di negoziazione tra scuole e AA.PP. In questo caso, tali contributi non devono necessariamente essere considerati vendite pur avendo un legame esplicito con il volume della produzione (il numero di allievi). Ciò implica che una scuola la cui principale fonte di finanziamento è costituita da tali contributi è un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Se l'istituto scolastico è un produttore pubblico, ossia se è controllato ed è finanziato in prevalenza dallo Stato, deve essere classificato nel settore delle amministrazioni pubbliche. Se è un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita privato, l'istituto scolastico va classificato nel settore delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

3.37. I produttori pubblici possono essere produttori di beni e servizi destinabili alla vendita o produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. L'unità istituzionale considerata, in base al criterio del 50 %, produttore di beni e servizi destinabili alla vendita va classificata nei settori delle società finanziarie e non finanziarie. Il criterio del 50 % determina anche se una unità della pubblica amministrazione debba essere considerata quasi-società di proprietà delle amministrazioni pubbliche: si ha una quasi-società solo allorché è soddisfatto il criterio del 50 %. L'unità istituzionale considerata produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita deve essere classificata nel settore delle amministrazioni pubbliche. Pertanto, la distinzione tra istituzioni senza scopo di lucro e altri produttori è irrilevante ai fini della classificazione dei produttori pubblici.

UAE locali e rispettive produzioni: distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita

3.38. Dopo essere stata applicata alle unità istituzionali che agiscono da produttori, la distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita può essere applicata alle UAE locali e alle rispettive produzioni. Tale relazione è illustrata nella tavola 3.2.

>SPAZIO PER TABELLA>

3.39. Per le unità istituzionali che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, anche la UAE locale principale è ovviamente un produttore di beni e servizi destinabili alla vendita. La UAE locale secondaria può essere un produttore che produce per il mercato ma anche un produttore di beni e servizi per proprio uso finale. Tuttavia, per convenzione, la UAE locale secondaria non può essere un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Questo implica che tutte le UAE locali (secondarie) nei settori delle società finanziarie e non finanziarie sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita oppure produttori di beni e servizi per proprio uso finale.

3.40. Per le unità istituzionali che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, la UAE locale principale è anch'essa un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Le UAE locali secondarie possono essere o produttori che producono per il mercato o produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Questo implica che i settori delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie possono comprendere alcune UAE locali (secondarie) che sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita (sebbene tutte le unità istituzionali in tali settori siano produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita). Per determinare se le UAE locali secondarie sono produttori di beni e servizi destinabili alla vendita oppure produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita si deve applicare il criterio del 50 %.

3.41. Dopo essere stata applicata alle unità istituzionali e alle loro UAE locali, la distinzione tra beni e servizi destinabili alla vendita, per proprio uso finale e non destinabili alla vendita può essere applicata alle produzioni delle UAE locali. Tale relazione è illustrata nella tavola 3.3.

>SPAZIO PER TABELLA>

3.42. Per convenzione, le UAE locali che agiscono da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e da produttori di beni e servizi per proprio uso finale non possono fornire altri prodotti non destinabili alla vendita. La loro produzione può pertanto essere registrata soltanto come produzione di beni e servizi destinabili alla vendita o per proprio uso finale e valutata di conseguenza (cfr. paragrafi 3.46-3.52).

3.43. Le UAE locali che agiscono da produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita possono fornire una produzione secondaria nella forma di beni e servizi destinabili alla vendita e di beni e servizi per proprio uso finale. La produzione di beni e servizi per proprio uso finale consta degli investimenti per uso proprio. In linea di principio, per determinare se la produzione è per il mercato si dovrebbe applicare il criterio del 50 % ai singoli prodotti: la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita è la produzione venduta ad almeno il 50 % dei costi di produzione. Ciò avviene per esempio allorché le strutture ospedaliere delle amministrazioni pubbliche praticano prezzi economicamente significativi per alcuni servizi da esse prestati. Altri esempi sono costituiti dalle vendite di riproduzioni da parte di musei statali o dalle vendite di previsioni meteorologiche da parte di istituti meteorologici.

3.44. Nella pratica statistica può risultare difficile operare una netta distinzione tra i diversi prodotti delle UAE locali delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. A maggior ragione ciò vale per i costi di produzione con riferimento ai differenti prodotti. In tal caso, una semplice soluzione è quella di considerare tutti i proventi che i produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita ottengono dall'esercizio di una o più attività secondarie come proventi da un unico tipo di produzione per il mercato. È il caso ad esempio degli introiti che un museo percepisce dalla vendita di poster e cartoline (40).

3.45. I produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita possono anche percepire introiti dalla vendita a prezzi economicamente non significativi dell'altra loro produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita (ad esempio, i proventi dalla vendita di biglietti di ingresso). Tali introiti sono di pertinenza dell'altra loro produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita. Tuttavia, e i due tipi di proventi (introiti dalla vendita di biglietti di ingresso e di poster e cartoline) sono difficili da individuare, essi possono essere trattati o come introiti per la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita o come introiti per altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita. La scelta tra le due registrazioni alternative dipenderà dall'importanza relativa attribuita ai due tipi di entrate (introiti dalla vendita di biglietti di ingresso superiori a quelli dalla vendita di poster e cartoline o viceversa).

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PRODUZIONE

3.46. La produzione va registrata e valutata nel momento in cui essa è originata dal processo produttivo.

3.47. Tutta la produzione deve essere valutata ai prezzi base ma si utilizzano specifiche convenzioni:

a) per la valutazione dell'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita;

b) per la valutazione della produzione complessiva di un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (UAE locale);

c) per la valutazione della produzione complessiva di una unità istituzionale della quale una UAE locale è un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (Cfr. paragrafi 3.53-3.56).

3.48. Definizione - Il prezzo base è il prezzo che il produttore può ricevere dall'acquirente per una unità di bene o di servizio prodotta, dedotte le eventuali imposte da pagare su quella unità quale conseguenza della sua produzione o della sua vendita (ossia le imposte sui prodotti) ma compreso ogni eventuale contributo da ricevere su quella unità quale conseguenza della sua produzione o della sua vendita (ossia i contributi ai prodotti). Sono escluse le spese di trasporto fatturate separatamente dal produttore mentre sono inclusi i margini di trasporto addebitati dal produttore sulla stessa fattura, anche se indicati come voce distinta.

3.49. La produzione di beni e servizi per proprio uso finale (P.12) deve essere valutata utilizzando i prezzi base di prodotti simili venduti sul mercato; di conseguenza, per tale produzione può essere realizzato un risultato netto di gestione o un reddito misto. Ciò vale anche per i servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari (cfr. paragrafo 3.64). Di norma, si rende tuttavia necessario valutare la produzione dell'attività di costruzione per uso proprio sulla base dei costi di produzione.

3.50. Gli accrescimenti dei prodotti in corso di lavorazione sono valutati con riferimento al prezzo base corrente stimato dei prodotti finiti.

3.51. Se il valore della produzione considerata come prodotti in corso di lavorazione deve essere stimato in anticipo, esso dovrebbe basarsi sui costi effettivamente sostenuti, più una maggiorazione per il risultato di gestione o il reddito misto stimati. Le stime provvisorie dovrebbero essere successivamente sostituite da quelle ottenute ripartendo il valore effettivo (non appena è noto) dei prodotti finiti. Quest'ultimo è pari alla somma dei valori:

a) dei prodotti finiti oggetto di vendita o di baratto;

b) delle entrate nelle scorte di prodotti finiti meno le uscite;

c) dei prodotti finiti per proprio uso finale.

3.52. Per i fabbricati e le opere di ingegneria civile acquistati quando non sono ancora completati, si stima un valore sulla base dei costi finora sostenuti, compresa una maggiorazione per risultato di gestione o reddito misto (tale maggiorazione appare allorché il valore può essere stimato sull base dei prezzi di fabbricati e opere simili). L'ammontare dei pagamenti rateali potrebbe essere utilizzato per stimare il valore degli investimenti fissi lordi effettuati dall'acquirente a ciascuno stadio (supponendo che non vi siano pagamenti anticipati o arretrati).

Se la costruzione per uso proprio di una opera di ingegneria civile non è completata entro un unico periodo contabile, il valore della produzione e il corrispondente investimento fisso lordo dovrebbero essere stimati determinando la quota dei costi complessivi di produzione sostenuti nel corso del periodo ai prezzi base correnti stimati. Qualora non sia possibile stimare il prezzo base dell'opera finita, questa deve essere valutata sulla scorta dei costi complessivi di produzione. Se la manodopera è prestata, in tutto o in parte, gratuitamente - come può succedere nel caso di famiglie che costruiscono in cooperativa -, nei costi complessivi di produzione stimati è inclusa una stima del costo di tale manodopera se essa fosse stata retribuita, basandosi sui tassi salariali per attività simili vigenti in zona o nella regione.

3.53. La produzione complessiva di un produttore di altri beni e servizi non destinabili alla vendita (una UAE locale) deve essere valutata ai costi complessivi di produzione, ossia alla somma:

a) dei consumi intermedi (P.2);

b) dei redditi da lavoro dipendente (D.1);

c) degli ammortamenti (K.1);

d) delle altre imposte sulla produzione (D.29) al netto degli altri contributi alla produzione (D.39).

Gli altri contributi alla produzione dovrebbero essere detratti. Va tenuto presente, tuttavia, che spesso gli altri contributi alla produzione ai produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita mancano nella pratica o risultano di importo molto modesto (cfr. paragrafo 4.36).

Per convenzione, gli interessi passivi non sono inclusi nei costi considerati per valutare l'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita (sebbene in alcuni casi essi possano costituire costi di produzione di importo rilevante, come ad esempio per le società di edilizia abitativa). Inoltre, i costi considerati per valutare l'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita non includono una imputazione per il valore locativo dei fabbricati non residenziali posseduti e utilizzati in tale produzione.

3.54. La produzione complessiva di una unità istituzionale è pari alla somma della produzione complessiva delle UAE locali che la compongono. Ciò vale anche per le unità istituzionali che sono produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita.

3.55. In mancanza di una produzione secondaria di beni e servizi destinabili alla vendita dei produttori che non producono per il mercato (UAE locali), l'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita deve essere valutata ai costi di produzione. Viceversa, se tali produttori presentano una produzione secondaria di beni e servizi destinabili alla vendita, l'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita è valutata come voce residua, ossia quale differenza tra i costi complessivi di produzione di tali produttori e i proventi ottenuti dalla produzione di beni e servizi destinabili alla vendita.

3.56. In linea di massima, la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita dei produttori che non producono per il mercato è da valutare a prezzi base. Tuttavia, sebbene una UAE locale che non produce per il mercato possa percepire introiti dalle vendite, la sua produzione complessiva, comprendente tanto la sua produzione di beni e servizi destinabili alla vendita quanto l'altra sua produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita (ed eventualmente anche la produzione di beni e servizi per proprio uso finale), deve sempre essere valutata sulla base dei costi di produzione. Il valore della sua produzione di beni e servizi destinabili alla vendita è dato dagli introiti ottenuti dalla vendita di tali prodotti mentre il valore dell'altra sua produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita è ottenuto quale differenza tra il valore della sua produzione complessiva e il valore della sua produzione di beni e servizi destinabili alla vendita e di beni e servizi per proprio uso finale. Il valore degli introiti percepiti dalla vendita a prezzi economicamente non significativi di altri beni e servizi non prodotti per il mercato resta quale parte del valore dell'altra sua produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita.

3.57. Per alcuni tipi specifici di produzione, in merito al momento di registrazione e alla valutazione della produzione valgono le precisazioni e le eccezioni qui di seguito indicate secondo l'ordine delle sezioni della CPA.

3.58. A. Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura;

B. Pesci

La produzione di prodotti agricoli dovrebbe essere registrata come se avvenisse nel corso dell'interno periodo di produzione (e non semplicemente quando si miete il raccolto o si macellano gli animali).

I prodotti agricoli in via di maturazione, gli alberi da legname e il patrimonio ittico o zootecnico destinato all'alimentazione umana dovrebbero essere considerati, durante tale processo di maturazione e sviluppo, scorte di prodotti in corso di lavorazione, per diventare, una volta completato il processo, scorte di prodotti finiti.

3.59. D. Prodotti trasformati e manufatti;

F. Lavori di costruzione

Allorché un contratto di vendita è stipulato in anticipo per la costruzione, nell'arco di diversi periodi contabili, di un fabbricato o di un'altra opera, la produzione di ciascun periodo è considerata come venduta all'acquirente alla fine del periodo: ossia come investimento fisso dell'acquirente anziché come prodotto in corso di lavorazione del comparto delle costruzioni. La produzione realizzata è considerata come venduta all'acquirente per stadi successivi allorquando questi entra giuridicamente in possesso della produzione. Se nel contratto sono stabiliti pagamenti rateali, il valore della produzione può essere spesso stimato sulla base del valore dei pagamenti rateali effettuati in ciascun periodo. In mancanza di un contratto di vendita, comunque, la produzione incompleta prodotta in ciascun periodo è registrata come in corso di lavorazione.

3.60. G. Servizi di commercio all'ingrosso e al dettaglio; servizi di riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni personali e per la casa

La produzione dei servizi di commercio all'ingrosso e al dettaglio è misurata sulla scorta dei margini commerciali realizzati sui beni acquistati per essere rivenduti.

Definizione - I margini commerciali corrispondono alla differenza tra il prezzo effettivo, o presunto, spuntato su un bene acquistato per essere rivenduto e il prezzo che dovrebbe essere pagato dal commerciante per sostituire il bene nel momento in cui esso è venduto o altrimenti ceduto.

Per convenzione, i guadagni e le perdite in conto capitale non sono inclusi nei margini commerciali. Tuttavia, nella pratica, le fonti dei dati potrebbero non consentire di distinguere tutti i guadagni e le perdite in conto capitale.

3.61. H. Servizi di alberghi e ristoranti

Il valore della produzione dei servizi di alberghi, ristoranti e caffè comprende il valore degli alimenti, delle bevande, ecc., consumati.

3.62. I. Servizi di trasporto, magazzinaggio e comunicazioni

La produzione dei servizi di trasporto è misurata sulla base dei proventi derivanti dal trasporto di passeggeri o merci. Il trasporto per uso proprio nell'ambito della UAE locale è considerato attività ausiliaria e non è individuato e registrato separatamente.

La produzione dei servizi di magazzinaggio è misurata come il valore di un accrescimento dei prodotti in corso di lavorazione: come produzione aggiuntiva nel senso di trasporto nel tempo (ad esempio, il magazzinaggio per conto di altre UAE locali) o di trasformazione fisica (ad esempio, nel caso dell'invecchiamento del vino).

La produzione dei servizi delle agenzie viaggi è misurata come il valore del compenso del servizio delle agenzie (onorari o commissioni) e non sulla base degli importi totali versati dai viaggiatori alle agenzie. Tali importi potrebbero, ad esempio, includere le spese del trasporto da parte di terzi.

La produzione dei servizi dei tour operator è misurata sulla base degli importi totali a questi versati dai turisti.

I servizi delle agenzie viaggi differiscono dai servizi dei tour operator in quanto le prime si limitano solo all'intermediazione per conto dei viaggiatori mentre i secondi creano un nuovo prodotto, offrono cioè una vacanza che si compone di elementi (ad esempio, viaggio, pernottamento, attività ricreative) i cui prezzi non possono essere individuati dai turisti.

3.63. J. Servizi di intermediazione finanziaria (sono compresi i servizi di assicurazione e i servizi pensionistici)

La produzione dell'intermediazione finanziaria per la quale non sono addebitate commissioni esplicite è misurata, per convenzione, come la differenza tra il totale dei redditi da capitale ricevuti dall'unità che presta il servizio e il totale degli interessi pagati, esclusi i redditi percepiti su investimenti di fondi propri (in quanto tali redditi non provengono dall'intermediazione finanziaria) ed esclusi, nel caso di attività secondarie di assicurazione da parte di intermediari finanziari, i redditi derivanti dall'investimento delle riserve tecniche di assicurazione. I guadagni e le perdite in conto capitale dovrebbero essere ignorati in sede di misurazione di tale produzione in quanto, in tutto il sistema dei conti, essi sono registrati non già nel conto della produzione bensì in un conto separato (Conto delle altre variazioni delle attività e delle passività). Lo stesso vale anche per i guadagni in conto capitale su titoli e valute estere degli intermediari specializzati (sebbene i loro guadagni in conto capitale siano generalmente positivi e possano essere considerati da tali intermediari parte delle loro entrate normali). Tuttavia, i margini commerciali sui titoli e sulle valute estere (ossia lo scarto tra i prezzi di acquisto per gli intermediari e i prezzi di acquisto per gli acquirenti) devono essere inclusi nella produzione come nel caso dei commercianti all'ingrosso e al dettaglio. Anche nel caso degli intermediari finanziari potrebbe risultare difficile distinguere tra margini commerciali e guadagni in conto capitale: per tali problemi occorre trovare la migliore soluzione possibile.

La produzione dei servizi di intermediazione finanziaria forniti dalle autorità bancarie centrali dovrebbe essere misurata in modo identico a quella dei servizi prestati da altri intermediari finanziari.

L'attività dei prestatori di fondi che concedono a prestito soltanto fondi propri non è considerata produzione di servizi.

Gli intermediari finanziari possono anche prestare vari servizi finanziari e d'affari per i quali sono addebitati esplicitamente onorari o commissioni: ad esempio, servizi di cambio di valute e servizi di consulenza su investimenti, su acquisti di beni immobili o in materia fiscale. La produzione di tali servizi è calcolata sulla base delle commissioni o degli onorari addebitati.

La produzione dei servizi di assicurazione (compenso del servizio) è misurata come segue:

totale dei premi effettivi guadagnati

più totale dei premi supplementari (pari al reddito derivante dall'investimento delle riserve tecniche di assicurazione)

meno totale degli indennizzi dovuti

meno variazione delle riserve matematiche e delle riserve per assicurazioni con utili.

I guadagni e le perdite in conto capitale devono essere ignorati in sede di misurazione della produzione dei servizi di assicurazione: non devono essere considerati redditi derivanti dall'investimento delle riserve tecniche di assicurazione e neppure variazioni delle riserve matematiche e delle riserve per assicurazioni con utili.

Si noti che le riserve tecniche di assicurazione possono essere investite in attività secondarie dell'impresa di assicurazione: ad esempio, la locazione di abitazioni o uffici. In tal caso, il risultato netto di gestione per tali attività secondarie corrisponde a redditi derivanti dall'investimento di riserve tecniche di assicurazione.

Analogamente, la produzione dei servizi pensionistici è misurata come segue:

totale dei contributi effettivi di pensione

più totale dei contributi supplementari (pari al reddito derivante dall'investimento delle riserve tecniche dei fondi pensione)

meno prestazioni dovute

meno variazione delle riserve matematiche.

3.64. K. Servizi immobiliari, di noleggio e imprenditoriali

La produzione dei servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari dovrebbe essere valutata al valore stimato del canone di affitto che un locatario dovrebbe pagare per lo stesso alloggio, tenendo conto di fattori quali l'ubicazione, le strutture cui si può avere accesso nelle vicinanze, ecc., nonché delle dimensioni e della qualità dell'abitazione stessa. Per i garage separati dalle abitazioni, utilizzati dai proprietari per consumo finale in connessione con l'uso dell'alloggio, deve essere effettuata una stima simile. Nessuna stima va invece operata per i garage utilizzati dai loro proprietari esclusivamente per parcheggiare l'auto nelle vicinanze del posto di lavoro. Il valore locativo delle abitazioni all'estero occupate dai rispettivi proprietari - ad esempio, case di vacanze - non dovrebbe essere registrato come produzione interna bensì come importazioni di servizi e il corrispondente risultato netto di gestione come reddito primario percepito dal resto del mondo. Analoghe registrazioni andrebbero eseguite per le abitazioni occupate dai proprietari non residenti. Nel caso degli appartamenti in multiproprietà, va registrata una quota del compenso del servizio.

La produzione dei servizi immobiliari per fabbricati non residenziali è misurata sulla base del valore dei canoni di affitto dovuti.

La produzione dei servizi di leasing operativo (locazione di macchine o attrezzature, ecc.) è misurata sulla base del valore del canone di locazione che il locatario corrisponde al locatore. Tale tipo di leasing va nettamente distinto dal leasing finanziario, il quale rappresenta un sistema di finanziamento dell'acquisto di beni attraverso la concessione di un prestito dalla società locatrice al locatario. Nel caso del leasing finanziario i canoni periodici sono costituiti (principalmente) da una quota di rimborso di capitale e una quota di interessi e il valore dei servizi è minimo rispetto al totale dei canoni corrisposti (cfr. allegato II. «Leasing e vendite rateali di beni durevoli»).

Per le attività di ricerca e sviluppo (R& S) dovrebbe essere distinta una UAE locale separata. Qualora ciò non fosse possibile, tutta la R& S di entità significativa (rispetto all'attività principale) dovrebbe essere registrata come attività secondaria della UAE locale.

La produzione dei servizi di R& S è misurata come segue:

a) la R& S effettuata da laboratori o istituti di ricerca commerciali specializzati è valutata sulla base dei proventi delle vendite, contratti, commissioni, onorari, ecc., secondo la procedura solita;

b) la produzione della R& S destinata ad essere utilizzata nella stessa impresa dovrebbe, in teoria, essere valutata con riferimento ai prezzi base stimati che sarebbero pagati se la ricerca venisse effettuata all'esterno; in pratica, tuttavia, essa dovrà essere probabilmente valutata sulla base del totale dei costi di produzione;

c) la R& S svolta da unità della pubblica amministrazione, università, istituti di ricerca senza scopo di lucro, ecc., costituisce normalmente altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita ed è pertanto valutata sulla base dei costi di produzione. I proventi dalla vendita di R& S da parte dei produttori che non producono per il mercato devono essere registrati quali introiti dalla produzione secondaria di beni e servizi destinabili alla vendita.

La spesa per R& S dovrebbe essere distinta da quella per l'istruzione e la formazione. Essa non comprende i costi di sviluppo di software quale attività principale o secondaria. Tuttavia, il loro trattamento contabile è quasi identico; l'unica differenza consiste nel fatto che il software è considerato un bene immateriale prodotto e non è brevettato.

3.65. L. Servizi di pubblica amministrazione e difesa e i servizi di assicurazione sociale obbligatoria

I servizi di pubblica amministrazione e difesa; servizi di assicurazione sociale obbligatoria sono sempre erogati quali altri servizi non destinabili alla vendita e devono pertanto essere valutati come tali.

3.66. M. Servizi di istruzione;

N. Servizi sanitari e sociali

Per i servizi di istruzione e i servizi sanitari può risultare spesso necessario tracciare precise linee di demarcazione tra i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e i produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, nonché tra le rispettive produzioni. Ad esempio, per alcuni tipi di istruzione e di assistenza medica, i prezzi praticati dalle istituzioni pubbliche (o da altre istituzioni grazie a contributi specifici) possono essere irrisori mentre per altri tipi di istruzione e per cure mediche particolari possono essere applicate tariffe commerciali. Un altro caso assai comune è quello in cui il medesimo tipo di servizio (ad esempio, l'istruzione superiore) è fornito, da una parte, dall'amministrazione pubblica (o da un suo intermediario) e, dall'altra, da istituti a carattere commerciale. Tra i prezzi praticati e la qualità dei servizi si rilevano pertanto differenze a volte anche marcate.

I servizi di istruzione e sanitari non comprendono le attività di R& S; i servizi sanitari non comprendono l'istruzione in campo sanitario impartita, ad esempio, presso cliniche universitaire.

3.67. O. Altri servizi pubblici, sociali e personali

La produzione di libri, supporti registrati, film, software, nastri, dischi, ecc., avviene in due stadi e così pure, di conseguenza, la sua misurazione.

(1) La produzione dell'originale di un'opera artistica, letteraria o di intrattenimento - un bene immateriale - è misurata sulla scorta del prezzo pagato, se l'originale è venduto, o sulla scorta dei prezzi base pagati per originali simili, dei loro costi di produzione o del valore scontato dei proventi previsti dall'utilizzazione di tale originale nella produzione, se esso non è venduto.

(2) Il proprietario di tale bene può utilizzarlo direttamente oppure può produrre copie in periodi successivi. Se il proprietario ha autorizzato altri produttori ad utilizzare l'originale nella produzione, i proventi, le commissioni, le royalty, ecc., che egli percepisce in forza della licenza concessa costituiscono la sua produzione di servizi. Tuttavia, la vendita del bene immateriale costituisce un investimento fisso negativo.

3.68. P. Servizi domestici presso le famiglie

La produzione dei servizi domestici prodotti impiegando personale retribuito è valutata, per convenzione, sulla base dei redditi da lavoro dipendente corrisposti; questi comprendono qualsiasi retribuzione in natura quali vitto o alloggio.

CONSUMI INTERMEDI (P.2)

3.69. Definizione - I consumi intermedi rappresentano il valore dei beni e dei servizi consumati quali input in un processo di produzione, escluso il capitale fisso il cui consumo è registrato come ammortamento. I beni e i servizi possono essere trasformati oppure esauriti nel processo produttivo.

3.70. I consumi intermedi comprendono i seguenti casi limite:

a) il valore di tutti i beni o servizi utilizzati quali input nelle attività ausiliarie: ad esempio, le attività di acquisto, di vendita, di marketing, di elaborazione dati, di trasporto, di immagazzinamento e di manutenzione, le attività contabili, in materia di sicurezza, ecc.; tali beni e servizi non sono distinti da quelli consumati nelle attività principali (o secondarie) di una UAE locale;

b) il valore dei beni e servizi ricevuti da un'altra UAE locale della stessa unità istituzionale (soltanto se soddisfano la definizione generale di cui al paragrafo 3.69);

c) i costi di utilizzo di beni presi in locazione: ad esempio, il leasing operativo di macchine o automobili;

d) le quote di associazione, i contributi o i diritti versati ad associazioni professionali senza scopo di lucro;

e) gli elementi non considerati investimenti lordi, quali:

(1) piccoli utensili non costosi impiegati per operazioni relativamente semplici, quali seghe, martelli, cacciaviti e altri utensili, e piccoli apparecchi come le calcolatrici tascabili; per convenzione, nel SEC, tutte le spese per tali beni durevoli il cui costo non supera i 500 ecu (a prezzi del 1995) per ciascun bene (o, se acquistati in grandi quantitativi, per l'importo totale dell'acquisto) dovrebbero essere registrate come consumi intermedi;

(2) la normale manutenzione ordinaria e le riparazioni di beni utilizzati nella produzione;

(3) le armi da guerra e le attrezzature necessarie per utilizzarle (escluse le armi leggere o i veicoli corazzati acquisiti dai corpi di polizia e di sicurezza, considerati investimenti fissi lordi);

(4) i servizi di ricerca e sviluppo, di formazione del personale, di ricerche di mercato e simili, acquistati da una agenzia esterna o prestati da una UAE locale distinta della stessa unità istituzionale;

f) gli importi corrisposti per l'utilizzo di beni immateriali non prodotti come brevetti, marchi di fabbrica, ecc. (esclusi gli esborsi per l'acquisto di tali diritti di proprietà che sono considerati acquisizioni di beni immateriali non prodotti);

g) le spese sostenute dai lavoratori dipendenti - e rimborsate dai loro datori di lavoro - per beni necessari alla produzione dei datori di lavoro, come gli obblighi contrattuali di acquistare per conto proprio utensili o indumenti di sicurezza;

h) le spese sostenute dai datori di lavoro a beneficio proprio oltre che dei loro dipendenti perché necessarie per la produzione dei datori di lavoro; esempi:

(1) rimborso ai dipendenti delle spese di viaggio, di trasferta, di trasloco e di rappresentanza da questi sostenute nell'esercizio delle loro funzioni;

(2) spese per accrescere il confort sul posto di lavoro;

(un elenco più ampio è presentato nei paragrafi relativi ai redditi da lavoro dipendente (D.1));

i) i costi del servizio di assicurazione contro i danni sostenuti dalle UAE locali (si veda anche l'allegato III. «Assicurazioni»): al fine di registrare tra i consumi intermedi soltanto il compenso del servizio, dai premi di assicurazione pagati occorre dedurre, ad esempio, gli indennizzi versati e la variazione netta delle riserve matematiche; quest'ultima può essere attribuita alle UAE locali in proporzione ai premi versati;

j) solo per il totale dell'economia: tutti i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente, prestati da produttori residenti.

3.71. Dai consumi intermedi sono esclusi:

a) i beni considerati investimenti lordi, quali:

(1) oggetti di valore;

(2) prospezioni minerarie;

(3) miglioramenti di rilievo che superano di gran lunga quelli richiesti semplicemente per conservare in buono stato i beni: ad esempio, rinnovi, ricostruzioni o ampliamenti;

(4) software acquistato o prodotto per uso proprio:

b) le spese dei datori di lavoro considerate retribuzioni lorde in natura (cfr. paragrafo 4.05);

c) la fruizione da parte di unità di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita o per proprio uso finale di servizi collettivi erogati dalle amministrazioni pubbliche (considerati spesa per consumi collettivi delle amministrazioni pubbliche);

d) i beni e i servizi prodotti e consumati nel corso dello stesso periodo contabile e nell'ambito della stessa UAE locale (che non sono neppure registrati come produzione);

e) i pagamenti alle amministrazioni pubbliche a titolo di tributi e per ottenere il rilascio di licenze, considerati imposte sulla produzione (cfr. paragrafi 4.79 e 4.80).

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DEI CONSUMI INTERMEDI

3.72. I prodotti utilizzati per i consumi intermedi dovrebbero essere registrati e valutati nel momento in cui entrano nel processo di produzione. Essi devono essere valutati ai prezzi di acquisto correnti in quel momento per prodotti o servizi simili.

3.73. Di solito, nella pratica, le unità produttrici non registrano direttamente l'impiego effettivo dei beni nella produzione. Esse registrano gli acquisti di beni destinati ad essere utilizzati quali input e le variazioni delle quantità di tali beni figuranti fra le scorte. I consumi intermedi devono pertanto essere stimati deducendo dagli acquisti la variazione delle scorte di input (per la corretta valutazione di quest'ultima si vedano i paragrafi 3.120-3.124).

CONSUMI FINALI (P.3, P.4)

3.74. Sono utilizzati due concetti di consumi finali:

a) spesa per consumi finali (P.3);

b) consumi finali effettivi (P.4).

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.3

La spesa per consumi finali è un concetto che si riferisce alla spesa di un settore per beni e servizi di consumo. Per contro, i consumi finali effettivi si riferiscono all'acquisizione di beni e servizi di consumo da parte di un settore. La differenza fra i due concetti sta nel trattamento riservato a taluni beni e servizi che sono finanziati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie ma che sono forniti alle famiglie come trasferimenti sociali in natura.

SPESA PER CONSUMI FINALI (P.3)

3.75. Definizione - La spesa per consumi finali è costituita dalla spesa sostenuta dalle unità istituzionali residenti per beni o servizi utilizzati per il diretto soddisfacimento di desideri o bisogni individuali o di bisogni collettivi dei membri della collettività. La spesa per consumi finali può essere sostenuta all'interno del paese o all'estero.

3.76. La spesa per consumi finali delle famiglie comprende i seguenti casi limite:

a) servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari;

b) redditi in natura, quali:

(1) beni e servizi ricevuti quale reddito in natura dai lavoratori dipendenti;

(2) beni o servizi prodotti da imprese non costituite in società appartenenti alle famiglie, destinati ad essere consumati dai componenti delle famiglie: ad esempio, prodotti alimentari e altri prodotti agricoli, servizi di abitazione per alloggi occupati dai rispettivi proprietari e servizi domestici prodotti impiegando personale retribuito (domestici, cuochi, giardinieri, autisti, ecc.);

c) beni e servizi non considerati consumi intermedi, quali:

(1) l'occorrente per le piccole riparazioni e la decorazione interna delle abitazioni normalmente effettuate dai locatari come pure dai proprietari;

(2) l'occorrente per la riparazione e la manutenzione di beni di consumo durevoli compresi i veicoli;

d) beni e servizi non considerati investimenti, in particolare i beni di consumo durevoli che continuano ad assolvere la loro funzione in numerosi periodi contabili; sono inclusi i trasferimenti di proprietà di alcuni beni durevoli da una impresa a una famiglia (cfr. operazioni su beni usati, paragrafo 3.148);

e) servizi finanziari addebitati direttamente;

f) servizi di assicurazione per l'ammontare del compenso del servizio implicito (cfr. paragrafo 3.63);

g) servizi pensionistici per l'ammontare del compenso del servizio implicito (cfr. paragrafo 3.63);

h) esborsi sostenuti dalle famiglie per ottenere il rilascio di licenze, permessi, ecc., considerati acquisti di servizi (cfr. paragrafi 4.79 e 4.80);

i) l'acquisto di prodotti a prezzi economicamente non significativi: ad esempio, biglietti di ingresso a un museo (cfr. paragrafo 3.45).

3.77. La spesa per consumi finali delle famiglie non comprende:

a) i trasferimenti sociali in natura come le spese inizialmente sostenute dalle famiglie ma successivamente rimborsate dagli enti di sicurezza sociale, quali ad esempio talune spese mediche;

b) i beni e i servizi considerati consumi intermedi o investimenti lordi:

(1) la spesa sostenuta per ragioni di lavoro dalle famiglie proprietarie di imprese non costituite in società: ad esempio, per beni durevoli quali veicoli, mobili o apparecchiature elettriche (investimenti fissi lordi) o anche per beni non durevoli come i combustibili (consumi intermedi);

(2) la spesa sostenuta da coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari per opere di decorazione, manutenzione e riparazione diverse da quelle normalmente eseguite dai locatari (considerata consumo intermedio nella produzione di servizi di abitazione);

(3) l'acquisto di una abitazione (considerato investimento fisso lordo);

(4) la spesa per oggetti di valore (considerato investimento fisso lordo);

c) i beni e i servizi con riferimento ad acquisizioni di attività non prodotte, in particolare l'acquisto di terreni;

d) tutti gli esborsi sostenuti dalle famiglie da considerare come imposte, quali i tributi pagati per il possesso di veicoli, natanti o aeromobili o per ottenere il rilascio di licenze di caccia o pesca (cfr. paragrafi 4.79 e 4.80);

e) le quote di associazione, in contributi e i diritti versati dalle famiglie alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, quali sindacati, enti professionali, associazioni dei consumatori, associazioni religiose e associazioni sociali, culturali, ricreative e sportive;

f) trasferimenti volontari in denaro o in natura dalle famiglie a enti di beneficenza o ad organizzazioni di aiuto e assistenza.

3.78. La spesa per consumi finali delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie comprende due categorie distinte:

a) il valore dei beni e dei servizi prodotti dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie diversi da investimenti per uso proprio e diversi dalla spesa delle famiglie e di altre unità;

b) gli acquisti da parte delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie dei beni e dei servizi, prodotti da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, forniti - senza alcuna trasformazione, a titolo di trasferimenti sociali in natura - alle famiglie per essere da queste consumati.

3.79. La spesa per consumi finali da parte delle amministrazioni pubbliche comprende due categorie di spesa simili a quelle delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie:

a) il valore dei beni e dei servizi prodotti dalle amministrazioni pubbliche stesse, diversi da investimenti per uso proprio e vendite;

b) gli acquisti da parte delle amministrazioni pubbliche di beni e servizi, prodotti da produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, forniti - senza alcuna trasformazione - alle famiglie a titolo di trasferimenti sociali in natura. Ciò implica che le amministrazioni pubbliche si limitano a pagare i beni e i servizi che i venditori forniscono alle famiglie.

3.80. Le società non sostengono una spesa per consumi finali. I beni o i servizi dello stesso tipo di quelli utilizzati alle famiglie per i loro consumi finali, acquistati dalle società, sono utilizzati come consumi intermedi oppure sono forniti ai dipendenti a titolo di redditi da lavoro in natura, ossia come spesa per consumi finali imputata delle famiglie. Anche nel caso in cui esse, per esempio attraverso la pubblicità, finanzino i consumi individuali, tale spesa è considerata intermedia.

CONSUMI FINALI EFFETTIVI (P.4)

3.81. Definizione - I consumi finali effettivi sono costituiti dai beni o dai servizi acquisiti dalle unità istituzionali residenti per il soddisfacimento diretto di bisogni umani, siano essi individuali o collettivi.

3.82. Definizione - I beni e i servizi per consumi individuali («beni e servizi individuali») sono acquisiti da una famiglia e utilizzati per il soddisfacimento dei desideri e dei bisogni dei componenti di tale famiglia. I beni e i servizi individuali presentano le seguenti caratteristiche:

a) deve essere possibile osservare e registrare l'acquisizione del bene o del servizio da parte di una singola famiglia o di un suo componente ed anche il momento in cui essa si è verificata;

b) la famiglia deve aver assentito alla fornitura del bene o servizio e deve intraprendere ogni azione necessaria per renderla possibile: ad esempio, frequentando una scuola o recandosi in ospedale;

c) il bene o il servizio deve avere natura tale che la sua acquisizione da parte di una famiglia o di una persona, o anche di un ristretto numero di persone, ne precluda l'acquisto ad altre famiglie o persone.

3.83. Definizione - I servizi per consumi collettivi («servizi collettivi») sono forniti simultaneamente a tutti i membri della collettività oppure a tutti i membri di una particolare categoria della collettività, ad esempio a tutte le famiglie che vivono in una determinata regione. I servizi collettivi presentano le seguenti caratteristiche:

a) possono essere erogati contemporaneamente a ogni membro della collettività o a particolari categorie della collettività, come i residenti in una particolare regione o località;

b) la fruizione di tali servizi è normalmente passiva e non richiede l'esplicito assenso o l'attiva partecipazione di tutti gli individui in questione;

c) l'erogazione di un servizio collettivo a favore di un unico individuo non riduce la quantità disponibile per gli altri membri della collettività o di una categoria specifica di persone. Non c'è antagonismo per la sua acquisizione.

3.84. La spesa per consumi finali delle famiglie è interamente individuale. Per convenzione, tutti i beni e i servizi forniti dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie sono considerati individuali.

3.85. Per i beni e i servizi forniti dalle amministrazioni pubbliche, la linea di demarcazione tra beni e servizi collettivi e beni e servizi individuali è tracciata sulla base della Classificazione delle funzioni delle amministrazioni pubbliche (COFOG).

Per convenzione, tutta la spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche in ciascuna delle seguenti categorie dovrebbe essere considerata spesa per servizi per consumi individuali, fatta eccezione per la spesa per l'amministrazione in generale, l'attività normativa, la ricerca, ecc. in ciascuna categoria:

a) 04 Istruzione

b) 05 Sanità

c) 06 Previdenza e assistenza sociale

d) 08.01 Sport e tempo libero

e) 08.02 Cultura.

Inoltre, anche la spesa nelle seguenti sottocategorie dovrebbe essere considerata individuale quando è rilevante;

a) 07.11 Fornitura di abitazioni (in parte);

b) 07.31 Raccolta di rifiuti domestici (in parte);

c) 12.12 Gestione dei sistemi di trasporto (in parte).

La spesa per consumi collettivi corrisponde alla parte restante della spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche. Essa comprende in particolare:

a) gestione e regolamentazione della società;

b) tutela della sicurezza e difesa del territorio;

c) mantenimento dell'ordine, attività legislativa e normativa;

d) tutela della salute pubblica;

e) protezione dell'ambiente;

f) ricerca e sviluppo;

g) infrastruttura e sviluppo economico.

3.86. Le relazioni tra i vari concetti utilizzati sono evidenziati nel prospetto che segue:

>SPAZIO PER TABELLA>

3.87. La spesa per consumi finali delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie è interamente, per convenzione, individuale. Di conseguenza, il totale dei consumi finali effettivi è pari alla somma dei consumi finali effettivi delle famiglie e dei consumi finali effettivi delle amministrazioni pubbliche.

3.88. Per convenzione, non vi sono trasferimenti sociali in natura con il resto del mondo (anche se siffatti trasferimenti esistono in termini monetari). Di conseguenza, il totale dei consumi finali effettivi è pari al totale della spesa per consumi finali.

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DELLA SPESA PER CONSUMI FINALI

3.89. Come specificato nel capitolo 1, i beni e i servizi sono generalmente registrati nel momento in cui insorge la passività, ossia allorché l'acquirente diventa debitore del venditore. Ciò significa che la spesa per un bene deve essere registrata nel momento in cui è trasferita la proprietà di tale bene e che le spesa per un servizio è registrata nel momento in cui è completata la prestazione del servizio.

3.90. La spesa per beni acquistati nell'ambito di operazioni di vendita rateale o simili (come anche di leasing finanziario) va registrata nel momento in cui il bene è consegnato anche se in tale momento non si ha giuridicamente trasferimento della proprietà.

3.91. Il consumo per uso proprio dovrebbe essere registrato nel momento in cui sono prodotti i beni e i servizi destinati all'autoconsumo.

3.92. La spesa per consumi finali delle famiglie è registrata al prezzo di acquisto, ossia al prezzo che l'acquirente paga effettivamente per i prodotti al momento dell'acquisto. Una definizione più precisa è fornita al paragrafo 3.06.

3.93. I beni e i servizi forniti come redditi da lavoro in natura sono valutati ai prezzi base se sono prodotti dai datori di lavoro e ai prezzi di acquisto dei datori di lavoro se sono da questi acquistati.

3.94. I beni o i servizi destinati all'autoconsumo sono valutati ai prezzi base.

3.95. La spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche o delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, per servizi di loro produzione, è registrata nel momento in cui essi sono prodotti, il quale coincide anche con il momento della prestazione di tali servizi da parte delle amministrazioni pubbliche o delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Quanto alla spesa per consumi finali per i beni e i servizi forniti tramite i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita, il momento di registrazione è il momento della consegna.

3.96. La spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche o delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie è pari alla somma della rispettiva produzione più la spesa per prodotti forniti alle famiglie tramite i produttori di beni e servizi destinabili alla vendita (ossia i trasferimenti sociali in natura), meno i pagamenti da parte di altre unità e meno gli investimenti per uso proprio.

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DEI CONSUMI FINALI EFFETTIVI

3.97. I beni e i servizi sono acquistati dalle unità istituzionali allorché esse diventano i nuovi proprietari dei beni o allorché è completata la consegna a tali unità dei beni o dei servizi.

3.98. Gli acquisti - consumi finali effettivi - sono valutati ai prezzi di acquisto per le unità che sostengono la spesa.

I trasferimenti in natura diversi dai trasferimenti sociali in natura delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie sono trattati come se fossero trasferimenti in denaro. Di conseguenza, i valori dei beni o dei servizi sono effettivamente registrati come spesa dalle unità istituzionali o dai settori che li acquistano.

3.99. I valori dei due aggregati della spesa per consumi finali e dei consumi finali effettivi sono identici. Pertanto i beni e i servizi acquisiti dalle famiglie residenti attraverso trasferimenti sociali in natura sono valutati agli stessi prezzi a cui essi sono valutati negli aggregati di spesa.

INVESTIMENTI LORDI (P.5)

3.100. Gli investimenti lordi comprendono:

a) gli investimenti fissi lordi (P.51);

b) la variazione delle scorte (P.52);

c) le acquisizioni meno le cessioni di oggetti di valore (P.53).

3.101. Gli investimenti lordi includono gli ammortamenti. Gli investimenti netti si ottengono deducendo dagli investimenti lordi gli ammortamenti.

INVESTIMENTI FISSI LORDI (P.51)

3.102. Definizione - Gli investimenti fissi lordi sono costituiti dalle acquisizioni, al netto delle cessioni, di capitale fisso effettuate dai produttori residenti durante un periodo di tempo determinato, più taluni incrementi di valore dei beni materiali non prodotti realizzati mediante l'attività produttiva delle unità di produzione o istituzionali. Il capitale fisso consiste dei beni materiali o immateriali che rappresentano il prodotto dei processi di produzione, i quali sono utilizzati più volte o continuamente nei processi di produzione per più di un anno.

3.103. Gli investimenti fissi lordi comprendono valori sia positivi sia negativi:

a) valori positivi:

(1) beni nuovi o usati acquistati;

(2) beni prodotti e destinati dal produttore a uso proprio (compresa la produzione di capitale fisso per uso proprio non ancora completata o non pienamente matura);

(3) beni nuovi o usati acquistati mediante baratto;

(4) beni nuovi o usati ricevuti come trasferimenti in conto capitale in natura;

(5) beni nuovi o usati acquistati dall'utilizzatore con operazioni di leasing finanziario;

(6) miglioramenti di rilievo apportati a beni e a monumenti storici esistenti;

(7) crescita naturale delle risorse biologiche coltivate che generano ripetutamente nuovi prodotti;

b) valori negativi (ossia cessioni di beni registrate come acquisizioni negative);

(1) beni usati venduti;

(2) beni usati ceduti mediante baratto;

(3) beni usati ceduti come trasferimenti in conto capitale in natura.

3.104. Le cessioni di beni non comprendono:

a) gli ammortamenti (che includono i normali danni accidentali previsti);

b) le perdite eccezionali come quelle dovute a siccità o ad altre calamità naturali (registrate come altre variazioni di volume delle attività).

3.105. Si possono distinguere i seguenti tipi di investimenti fissi lordi:

a) acquisizioni, meno cessioni, di beni materiali prodotti:

(1) abitazioni;

(2) fabbricati non residenziali e altre opere;

(3) impianti e macchinari;

(4) coltivazioni e allevamenti (ad esempio, alberi e bestiame);

b) acquisizioni, meno cessioni, di beni immateriali prodotti:

(1) prospezioni minerarie;

(2) software;

(3) originali di opere artistiche, letterarie o di intrattenimento;

(4) altri beni immateriali prodotti;

c) miglioramenti di rilievo apportati a beni materiali non prodotti, in particolare quelli riguardanti i terreni (benché sia esclusa l'acquisizione di attività non prodotte);

d) costi di trasferimento della proprietà di attività non prodotte, come i terreni e le attività brevettate (è tuttavia esclusa l'acquisizione di tali attività).

3.106. Tra i miglioramenti di rilievo apportati ai terreni figurano:

a) la sottrazione di terreni al mare mediante la costruzione a questo scopo di dighe e argini;

b) il diboscamento di terreni, l'eliminazione di pietre, ecc., onde poter utilizzare per la prima volta i terreni per la produzione;

c) la bonifica di paludi o l'irrigazione di terreni aridi mediante la costruzione di argini, fossati e canali d'irrigazione;

d) la prevenzione di inondazioni o di fenomeni di erosione da parte del mare o di fiumi mediante la costruzione di frangiflutti, dighe marittime o di argini di piena.

Tali attività possono portare alla creazione di grandi opere nuove, come dighe marittime e argini di piena, che non sono tuttavia utilizzate direttamente per produrre altri beni e servizi come la maggior parte delle opere di ingegneria civile. La loro costruzione è intrapresa per ottenere terreni migliori o più estesi e sono questi ultimi - una attività non prodotta - ad essere necessari per la produzione. Ad esempio, una diga costruita per produrre elettricità ha una funzione ben diversa da quella di una diga costruita per proteggere i terreni dal mare. Soltanto la costruzione di quest'ultimo tipo di diga deve essere classificata tra i miglioramenti apportati ai terreni.

3.107. Gli investimenti fissi lordi comprendono i seguenti casi limite:

a) le acquisizioni di case galleggianti, chiatte, case viaggianti e caravan utilizzati quali residenza delle famiglie e le acquisizioni di eventuali strutture annesse, come i garage;

b) le strutture e le attrezzature utilizzate dai militari - simili a quelle utilizzate dai civili - quali campi d'aviazione, banchine, strade e ospedali;

c) le armi leggere e i veicoli corrazzati utilizzati da unità non militari;

d) le variazioni della consistenza del bestiame utilizzato per la produzione su più anni, quale il bestiame da riproduzione, il bestiame da latte, gli ovini allevati per la lana e gli animali da tiro;

e) le variazioni degli alberi coltivati per più anni, quali gli alberi da frutto, le viti, gli alberi della gomma, le palme, ecc.;

f) i miglioramenti apportati ai beni usati che non si possono configurare come attività di riparazione e manutenzione ordinaria;

g) l'acquisto di beni mediante operazioni di leasing finanziario.

3.108. Non sono da considerare come investimenti fissi lordi:

a) le operazioni incluse tra i consumi intermedi, come:

(1) gli acquisti di piccoli utensili ai fini della produzione (cfr. paragrafo 3.70, lettera e));

(2) le riparazioni e la manutenzione ordinaria;

(3) gli acquisti di armi da guerra e dei relativi sistemi di supporto;

(4) gli acquisti di beni da utilizzare nel quadro di un contratto di leasing operativo (si veda anche l'allegato II. «Leasing e vendite rateali di beni durevoli»);

b) le operazioni registrate come variazione delle scorte;

(1) animali da macello, compreso il pollame;

(2) alberi da legname (prodotti in corso di lavorazione);

c) gli impianti e i macchinari acquistati dalle famiglie per consumi finali (spesa per consumi finali);

d) i guadagni e le perdite in conto capitale su capitale fisso (altre variazioni delle attività);

e) le perdite su capitale fisso dovute a catastrofi (altre variazioni delle attività): ad esempio, distruzione di coltivazioni e morìa di bestiame a seguito di epidemie (non normalmente coperte da assicurazione) o danni dovuti a inondazioni, tempeste di vento o incendi boschivi (cfr. capitolo 6).

3.109. Gli investimenti fissi lordi nella forma di miglioramenti apportati a beni usati devono essere classificati con le acquisizioni di nuovi beni dello stesso tipo.

3.110. I beni immateriali prodotti sono normalmente costituiti da nuove informazioni, conoscenze specializzate, ecc., e comprendono:

a) le prospezioni minerarie, inclusi i costi di trivellazioni di prova, rilievi aerei o altre indagini, costi di trasporto, ecc.;

b) il software e le vaste basi di dati da utilizzare nella produzione per più di un anno;

c) gli originali di opere letterarie e artistiche: manoscritti, interpretazioni, modelli, film, registrazioni sonore, ecc.

3.111. Sia per il capitale fisso sia per le attività non finanziarie non prodotte, i costi di trasferimento della proprietà sostenuti dai nuovi proprietari comprendono:

a) gli oneri sopportati per la consegna del bene (nuovo o usato) nel luogo e nel momento fissati: spese di trasporto, di installazione, di montaggio, ecc.;

b) gli oneri corrisposti o le commissioni versate, come gli onorari riconosciuti ad agrimensori, ingegneri, avvocati, periti, ecc., e le commissioni pagate alle agenzie immobiliari, banditori, ecc.;

c) le imposte che il nuovo proprietario deve pagare per il trasferimento della proprietà dei beni.

Tutti i suddetti costi devono essere registrati come investimenti fissi lordi dal nuovo proprietario. Si noti che le imposte devono essere considerate imposte sui servizi di intermediari e non imposte sui beni acquistati.

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI

3.112. Gli investimenti fissi lordi sono registrati nel momento in cui la proprietà dei beni è trasferita all'unità istituzionale che intende utilizzarli nella produzione.

Devono essere previste eccezioni a tale regola generale nel caso di:

a) leasing finanziario (in tal caso, il trasferimento della proprietà è imputato);

b) investimenti fissi per uso proprio.

I beni acquisiti nell'ambito di operazioni di leasing finanziario sono registrati come se l'utilizzatore ne divenisse proprietario allorché ne entra in possesso. Gli investimenti per uso proprio sono registrati nel momento in cui sono prodotti.

3.113. Gli investimenti fissi lordi sono valutati ai prezzi di acquisto compresi gli oneri di installazione e gli altri costi connessi al trasferimento della proprietà. Se prodotti per uso proprio, sono valutati ai prezzi base di beni simili (ciò che implica una maggiorazione per risultato netto di gestione o reddito misto) o ai costi di produzione se tali prezzi non sono disponibili.

3.114. Le acquisizioni di beni immateriali prodotti sono valutati in vari modi:

a) per le prospezioni minerarie: ai costi delle perforazioni e delle trivellazioni di prova e ai costi sostenuti per rendere possibile l'esecuzione di test (come rilievi aerei o altre indagini);

b) per il software: al prezzo di acquisto se è acquistato sul mercato o al prezzo base stimato (o ai costi di produzione se ciò non è possibile) se è sviluppato all'interno;

c) per gli originali di opere artistiche, letterarie o di intrattenimento: al prezzo pagato dall'acquirente se essi sono venduti oppure al prezzo base pagato per originali simili, ai loro costi di produzione o al valore scontato dei presunti introiti futuri derivanti dalla loro utilizzazione nella produzione, se essi non sono venduti.

3.115. Le cessioni, tramite vendita, di beni usati sono valutate ai prezzi (base) al netto di ogni costo sostenuto dal venditore per il trasferimento della proprietà.

3.116. I costi di trasferimento della proprietà possono riguardare sia le attività prodotte, compreso il capitale fisso, sia le attività non prodotte, come i terreni.

Tali costi sono incorporati nei prezzi di acquisto nel caso delle attività prodotte. Devono invece essere distinti dagli acquisti e dalle vendite nel caso dei terreni e delle altre attività non prodotte e devono essere registrati in una rubrica separata nella nomenclatura degli investimenti fissi lordi.

VARIAZIONE DELLE SCORTE (P.52)

3.117. Definizione - La variazione delle scorte è misurata come la differenza tra il valore delle entrate nelle scorte e il valore delle uscite dalle scorte e di ogni perdita ricorrente dei beni compresi nelle scorte.

3.118. Le perdite ricorrenti per deterioramento fisico, danno accidentale o furto possono riguardare tutti i tipi di scorte:

a) perdite di materie prime e prodotti intermedi;

b) perdite nel caso di prodotti in corso di lavorazione;

c) perdite di prodotti finiti;

d) perdite di beni per la rivendita (ad esempio, taccheggio).

3.119. Le scorte comprendono le seguenti categorie:

a) materie prime e prodotti intermedi

Le materie prime e i prodotti intermedi comprendono tutti i beni destinati a essere utilizzati quali input intermedi nella produzione, inclusi i prodotti di base di cui le amministrazioni pubbliche detengono scorte. Beni quali oro, diamanti, ecc. sono inclusi se destinati ad impieghi industriali o ad altra produzione.

b) prodotti in corso di lavorazione

I prodotti in corso di lavorazione comprendono i prodotti non ancora finiti. Essi sono registrati nelle scorte dei rispettivi produttori e possono assumere forme molto diverse, ad esempio:

(1) prodotti vegetali in via di maturazione;

(2) alberi e bestiame;

(3) fabbricati e altre opere non ultimati (eccetto quelli prodotti nell'ambito di un contratto di vendita stipulato a priori o per uso proprio, considerati investimenti fissi);

(4) altri beni non completati, ad esempio navi e impianti di trivellazione del petrolio;

(5) ricerche condotte ma non ancora concluse in materia giuridica o a fini di consulenza;

(6) produzioni cinematografiche non definitivamente completate;

(7) programmi informatici non definitivamente completati.

I prodotti in corso di lavorazione devono essere registrati per ogni processo produttivo non completato alla fine del periodo in esame. In particolare ciò ha rilevanza per i conti trimestrali, ad esempio per i prodotti agricoli non raccolti entro un trimestre.

Una riduzione dei prodotti in corso di lavorazione si registra allorché è ultimato il processo produttivo: a quel punto tutti i prodotti in corso di lavorazione sono trasformati in prodotti finiti.

c) prodotti finiti

I prodotti finiti che figurano nelle scorte sono quei prodotti che i rispettivi produttori non intendono trasformare ulteriormente prima di cederli (anche se destinati a fungere da input intermedi in altri processi di produzione).

d) beni per la rivendita

I beni per la rivendita sono i prodotti acquistati allo scopo di essere rivenduti nelle stesse condizioni in cui sono stati acquistati.

MOMENTO DI REGISTRAZIONE E VALUTAZIONE DELLA VARIAZIONE DELLE SCORTE

3.120. Il momento di registrazione e la valutazione della variazione delle scorte devono essere in sintonia con quelli di altre operazioni sui prodotti. Ciò vale in particolare per i consumi intermedi (ad esempio, per quanto concerne le materie prime e i prodotti intermedi), per la produzione (ad esempio, per i prodotti in corso di lavorazione e per la produzione che utilizza prodotti agricoli immagazzinati) e per gli investimenti fissi lordi (ad esempio, per i prodotti in corso di lavorazione). La coerenza è richiesta anche per i flussi di lavorazione per conto terzi. Ad esempio, se i beni sono trasformati all'estero e ciò implica una variazione fisica considerevole dei beni, questi devono essere inclusi nelle esportazioni (e successivamente nelle importazioni) (cfr. paragrafo 3.135). Tale esportazione è rispecchiata da una concomitante riduzione delle scorte e la conseguente importazione è registrata successivamente quale incremento delle scorte (se i beni non sono immediatamente utilizzati o venduti).

3.121. La variazione delle scorte deve essere valutata nel momento dell'entrata nelle scorte (per i beni che vi entrano) o nel momento dell'uscita dalle scorte (per i beni che ne escono).

3.122. I prezzi utilizzati dovrebbero essere coerenti con quelli degli altri flussi, ciò che implica più in particolare che:

a) la produzione di prodotti finiti che entrano nelle scorte dei produttori è valutata come se questi fossero venduti in quel momento ai prezzi base correnti;

b) gli accrescimenti dei prodotti in corso di lavorazione sono valutati con riferimento ai prezzi base correnti stimati dei prodotti finiti;

c) le diminuzioni dei prodotti in corso di lavorazione (come l'uscita dalle scorte quando la produzione è ultimata) sono valutate ai prezzi base correnti dei prodotti non finiti;

d) i beni usciti dalle scorte per la vendita sono valutati ai prezzi base;

e) i beni per la rivendita che entrano nelle scorte dei commercianti all'ingrosso e al dettaglio, ecc., sono valutati ai prezzi di acquisto, stimati o effettivi, del commerciante;

f) i beni per la rivendita usciti dalle scorte sono valutati ai prezzi di acquisto a cui essi possono essere sostituiti al momento della loro uscita (non al momento dell'acquisto).

3.123. Le perdite a causa di deterioramento fisico, danni accidentali assicurabili o furto sono registrate e valutate come segue:

a) per le materie prime e i prodotti intermedi: come materie prime e prodotti intermedi effettivamente usciti per essere utilizzati nella produzione (consumi intermedi);

b) per i prodotti in corso di lavorazione: quali diminuzioni degli accrescimenti della produzione effettuata nello stesso periodo;

c) per i prodotti finiti e i beni per la rivendita: come uscite dalle scorte ai prezzi correnti di beni non deteriorati.

3.124. Nei precedenti paragrafi è stata descritta la valutazione concettualmente corretta di ciascuna operazione individuale di entrata nelle scorte e di uscita dalle scorte, necessaria per salvaguardare la coerenza con la valutazione della produzione, dei consumi intermedi e dei consumi finali. Nella realtà risulta spesso troppo difficile applicare tali concetti e occorre procedere a stime:

a) se le variazioni del volume delle scorte sono relativamente regolari, un metodo pratico che si avvicina al principio di valutazione teorico consiste nel moltiplicare la variazione di volume delle scorte per i prezzi medi del periodo (prezzi di acquisto per le scorte detenute dagli utilizzatori o dai commercianti all'ingrosso o al dettaglio, prezzi base per le scorte detenute dai rispettivi produttori);

b) se i prezzi dei beni in questione restano relativamente costanti, fluttuazioni anche forti del volume delle scorte possono non inficiare una semplice stima, ossia la moltiplicazione della variazione di volume per il prezzo medio;

c) se tanto il volume quanto i prezzi delle scorte variano sensibilmente nel corso del periodo contabile, si rendono necessari metodi di stima più sofisticati: ad esempio, valutazioni trimestrali della variazione delle scorte o ricorso a informazioni a priori sulla distribuzione delle fluttuazioni nel corso del periodo contabile (le fluttuazioni possono essere più ampie alla fine dell'anno civile, nel momento del raccolto, ecc.);

d) se sono disponibili informazioni soltanto sui valori all'inizio e alla fine del periodo (ad esempio nel caso del commercio all'ingrosso o al dettaglio in cui esistono spesso scorte di prodotti molti diversi tra loro), devono anche essere stimate le variazioni di volume tra l'inizio e la fine del periodo: a ciò si può provvedere stimando (presumendo) l'indice di rotazione delle giacenze per tipo di prodotto.

Si noti che le variazioni stagionali di prezzo possono in parte rispecchiare una differenza di qualità: ad esempio, i prezzi delle vendite di liquidazione o i prezzi della frutta e della verdura fuori stagione. Tali variazioni della qualità dovrebbero essere considerate variazioni di volume.

ACQUISIZIONI, MENO CESSIONI, DI OGGETTI DI VALORE (P.53)

3.125. Definizione - Gli oggetti di valore sono beni non finanziari, utilizzati solo secondariamente per la produzione o il consumo, che non sono soggetti, in condizioni normali, a deterioramento (fisico) nel tempo e che sono acquistati e detenuti soprattutto come beni rifugio.

3.126. Gli oggetti di valore comprendono i seguenti tipi di beni:

a) pietre e metalli preziosi, quali diamanti, oro non monetario, platino, argento, ecc.;

b) oggetti di antiquariato e altri oggetti d'arte, quali dipinti, sculture, ecc.;

c) altri oggetti di valore, quali gioielli in pietre e metalli preziosi e oggetti da collezione.

Tali tipi di beni devono essere registrati come acquisizioni o cessioni di oggetti di valore nel caso di:

a) acquisizioni o cessioni di oro non monetario, argento, ecc., da parte delle autorità bancarie (centrali) e di altri intermediari finanziari;

b) acquisizioni o cessioni di tali beni da parte di imprese la cui attività principale o secondaria non riguarda la produzione o il commercio di detti beni; di conseguenza, tali acquisizioni o cessioni non sono incluse nei consumi intermedi o negli investimenti fissi di tali imprese;

c) acquisizioni o cessioni di tali beni da parte delle famiglie; di conseguenza, dette acquisizioni non rientrano nella spesa per consumi finali delle famiglie.

Nel SEC, per convenzione, anche i seguenti casi sono registrati come acquisizioni o cessioni di oggetti di valore:

a) le acquisizioni o le cessioni di tali beni da parte di gioiellieri e di commercianti d'arte (secondo la definizione generale di oggetti di valore, le acquisizioni di tali beni da parte di gioiellieri e di commercianti d'arte dovrebbero essere registrate come variazione delle scorte);

b) le acquisizioni o le cessioni di tali beni da parte di musei (secondo la definizione generale di oggetti di valore, le acquisizioni di tali beni da parte di musei dovrebbero essere registrate come investimenti fissi).

Tale convenzione evita frequenti riclassificazioni tra i tre principali tipi di investimenti: acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore, investimenti fissi e variazione delle scorte (ad esempio, nel caso di operazioni su tali prodotti tra famiglie e commercianti d'arte).

3.127. La produzione di oggetti di valore è valutata ai prezzi base (si veda anche il paragrafo 3.67 relativo alla produzione di originali di opere artistiche, letterarie o di intrattenimento). Tutte le altre acquisizioni di oggetti di valore sono valutate al prezzo di acquisto compresi eventuali onorari di intermediari o commissioni. Tale prezzo comprende anche i margini commerciali se l'acquisto è effettuato presso commercianti. Le cessioni di oggetti di valore sono valutate ai prezzi spuntati dai venditori al netto di commissioni o onorari corrisposti ad agenti o altri intermediari. Prescindendo dalla produzione di oggetti di valore, a livello aggregato, le acquisizioni, al netto delle cessioni, tra settori residenti si elidono, lasciando soltanto i margini degli intermediari o dei commercianti.

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI DI BENI E SERVIZI (P.6 e P.7)

3.128. Definizione - Le esportazioni di beni e servizi costituite dalle operazioni (vendite, baratto o donazioni) sui beni e servizi ceduti da residenti a non residenti.

3.129. Definizione - Le importazioni di beni e servizi sono costituite dalle operazioni (vendite, baratto o donazioni) sui beni e servizi ceduti da non residenti a residenti.

3.130. Le importazioni e le esportazioni di beni e servizi non comprendono:

a) le operazioni commerciali delle filiali, ossia:

(1) consegne a non residenti effettuate da filiali non residenti di imprese residenti: ad esempio, le vendite all'estero delle filiali straniere di una multinazionale appartenente a residenti o da questi controllata;

(2) consegne a residenti effettuate da filiali residenti di imprese non residenti: ad esempio, le vendite delle filiali nazionali di una multinazionale straniera:

b) i flussi di reddito primario da e verso il resto del mondo, quali redditi da lavoro dipendente, interessi e redditi da investimenti diretti; i redditi da investimenti diretti possono comprendere una parte non individuabile per la prestazione di vari servizi quali, ad esempio, la formazione di dipendenti, i servizi di gestione e l'utilizzo di brevetti e marchi commerciali;

c) gli acquisti o le vendite di attività finanziarie o di attività non prodotte come i terreni e i brevetti.

3.131. Le importazioni e le esportazioni di beni e servizi dovrebbero essere ripartite in:

a) scambi intracomunitari;

b) importazioni ed esportazioni da e verso paesi extracomunitari.

Per comodità, parlando di importazioni ed esportazioni ci si riferirà qui di seguito a entrambe.

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI DI BENI (P.61 e P.71)

3.132. Si hanno importazioni ed esportazioni di beni allorquando vi è un trasferimento della proprietà di beni tra residenti e non residenti (a prescindere che ci sia o meno un corrispondente movimento fisico di beni attraverso le frontiere).

3.133. Esistono tuttavia quattro casi in cui il principio del trasferimento della proprietà subisce delle modifiche in sede di registrazione delle importazioni e delle esportazioni di beni:

a) leasing finanziario: un trasferimento della proprietà dal locatore al locatario deve essere imputato per i beni oggetto di operazioni di leasing finanziario; la registrazione deve avvenire allorché il locatario entra in possesso dei beni (si veda l'allegato II. «Leasing e vendite rateali di beni durevoli»);

b) consegne tra aziende affiliate (filiali o società controllate o affiliate estere): un trasferimento della proprietà deve essere imputato ogniqualvolta i beni sono oggetto di consegna tra imprese affiliate;

c) beni da sottoporre a lavorazione o a riparazioni significative, registrati sia tra le importazioni sia tra le esportazioni benché non si abbia alcun trasferimento della proprietà;

d) merchanting: non si registrano importazioni o esportazioni se un commerciante o un mediatore in merci acquista beni da non residenti per rivenderli a non residenti entro lo stesso periodo contabile. Si procede analogamente per le operazioni di merchanting effettuate da non residenti.

3.134. Si ha esportazione di beni senza che i beni stessi varchino la frontiera di un paese nei seguenti casi:

a) i beni prodotti da unità residenti operanti in acque internazionali sono venduti direttamente a non residenti in paesi esteri (petrolio, gas naturale, prodotti della pesca, soccorsi marittimi, ecc.);

b) i mezzi di trasporto o le altre attrezzature mobili non vincolate a una sede fissa non oltrepassano la frontiera del paese esportatore a seguito della loro vendita da parte di un residente a non residenti;

c) i beni vanno perduti o distrutti dopo il trasferimento della proprietà ma prima di varcare la frontiera del paese esportatore.

Casi analoghi riguardano le importazioni di beni.

3.135. Le importazioni ed esportazioni di beni comprendono le operazioni tra residenti e non residenti in:

a) oro non monetario, ossia oro non usato a fini di politica monetaria;

b) argento, diamanti e altre pietre e metalli preziosi;

c) banconote e monete non in circolazione e titoli non emessi (valutati come beni e non al valore facciale);

d) energia elettrica, gas e acqua;

e) bestiame sospinto attraverso le frontiere;

f) pacchi postali;

g) esportazioni delle amministrazioni pubbliche compresi i beni finanziati da sovvenzioni e prestiti;

h) beni la cui proprietà è acquisita o ceduta da organismi di scorte-cuscinetto;

i) beni consegnati da una impresa residente alle sue filiali non residenti;

j) beni ricevuti da una impresa residente dalle sue filiali non residenti;

k) beni di contrabbando;

l) altre spedizioni non registrate, quali donazioni e spedizioni di importo inferiore al valore minimo stabilito;

m) beni oggetto di lavorazione all'estero allorché ciò implica sostanziali modifiche fisiche di tali beni; beni simili oggetto di lavorazione sul territorio nazionale per conto di non residenti;

n) beni di investimento riparati all'estero allorché ciò implica una mole di lavoro notevole per il loro rifacimento o una rilevante attività di produzione; prodotti simili riparati sul territorio nazionale per conto di non residenti.

3.136. Le importazioni e le esportazioni di beni non comprendono i seguenti beni che possono tuttavia varcare le frontiere nazionali:

a) beni in transito attraverso un paese;

b) beni in provenienza o diretti a: ambasciate, basi militari o altre enclave di un paese entro le frontiere nazionali di un altro paese;

c) mezzi di trasporto e altre attrezzature mobili che lasciano temporaneamente un paese senza alcun trasferimento della proprietà (ad esempio, apparecchiature trasferite all'estero per realizzare installazioni o nell'ambito di attività di costruzione);

d) apparecchiature ed altri beni inviati all'estero per attività non rilevanti di lavorazione, manutenzione o riparazione;

e) altri beni che lasciano temporaneamente un paese per farvi ritorno generalmente entro meno di un anno nel loro stato originario e senza trasferimento della proprietà (ad esempio, beni inviati all'estero per esposizioni o a scopo di intrattenimento, beni oggetto di operazioni di leasing operativo, comprese le operazioni su diversi anni, merci rese perché non si è realizzata la vendita prevista);

f) beni consegnati in conto deposito, perduti o distrutti dopo aver varcato la frontiera ma prima del trasferimento della loro proprietà.

3.137. In linea di principio, le importazioni e le esportazioni di beni dovrebbero essere registrate nel momento in cui è trasferita la proprietà di tali beni. Nella pratica, il trasferimento della proprietà si suppone si verifichi nel momento in cui le parti intervenute nell'operazione la registrano nei loro libri o conti. Ciò può non coincidere con i diversi stadi del processo contrattuale che sono:

a) il momento dell'assunzione dell'obbligazione (data del contratto);

b) il momento della fornitura dei beni o servizi e dell'acquisizione del diritto a ottenere il pagamento (data del trasferimento);

c) il momento dell'adempimento dell'obbligazione di pagare (data del pagamento).

3.138. Le importazioni e le esportazioni di beni devono essere valutate franco a bordo (fob) alla frontiera del paese esportatore. Tale valore comprende:

a) il valore dei beni ai prezzi base;

b) più i relativi servizi di distribuzione e trasporto fino a quel punto della frontiera, comprese le spese di caricazione per l'ulteriore trasporto (se del caso) (cfr. seconda colonna nella seconda parte della tavola 3.4);

c) più tutte le imposte al netto dei contributi sui beni esportati; per gli scambi intracomunitari sono incluse l'IVA e le altre imposte sui prodotti pagate nel paese esportatore.

Nelle tavole delle risorse e degli impieghi e nelle tavole delle interdipendenze simmetriche, le importazioni di beni per singoli gruppi di prodotti devono essere valutate in maniera diversa: al prezzo cif (costo, assicurazione e nolo) alla frontiera del paese importatore.

Definizione - Il prezzo cif è il prezzo di un bene consegnato alla frontiera del paese importatore, o il prezzo di un servizio prestato a un residente, al netto di ogni dazio o altra imposta sulle importazioni o di margini commerciali e di trasporto nel paese (41).

3.139. In taluni casi potrebbero risultare necessarie approssimazioni o misurazioni sostitutive per il valore fob:

a) i beni oggetto di baratto dovrebbero essere valutati ai prezzi base che si sarebbero spuntati se i beni fossero stati ceduti contro contanti;

b) operazioni tra aziende affiliate: di norma dovrebbero essere utilizzati i valori effettivi di trasferimento; tuttavia, se risultano notevolmente differenti dai prezzi di mercato, essi dovrebbero essere sostituiti da un prezzo di mercato stimato equivalente o come minimo essere individuati separatamente a scopi analitici;

c) beni trasferiti nell'ambito di operazioni di leasing finanziario: i beni dovrebbero essere valutati sulla base dei prezzi di acquisto pagati dal locatore (non del valore cumulato dei canoni periodici);

d) importazioni di beni da stimare sulla base di dati doganali (per il commercio extracomunitario) o informazioni Intrastat (per il commercio intracomunitario): nessuna delle due fonti di dati utilizza valori fob bensì valori cif, rispettivamente, alla frontiera comunitaria e alla frontiera nazionale; poiché i valori fob sono utilizzati soltanto al livello più aggregato e i valori cif sono utilizzati a livello di gruppo di prodotto, tali rettifiche devono essere apportate soltanto al livello più aggregato ossia a quello della rettifica cif/fob;

e) importazioni ed esportazioni di beni da stimare sulla base di informazioni provenienti da indagini o vari tipi di informazione ad hoc: in tali casi si può normalmente ottenere soltanto il valore totale delle vendite articolato per prodotti. Di conseguenza, la stima si baserà sui prezzi di acquisto e non sui valori fob.

IMPORTAZIONI ED ESPORTAZIONI DI SERVIZI (P.62 e P.72)

3.140. Definizione - Le esportazioni di servizi sono costituite da tutti i servizi prestati da residenti a favore di non residenti.

3.141. Definizione - Le importazioni di servizi sono costituite da tutti i servizi prestati da non residenti a favore di residenti.

3.142. Le esportazioni di servizi comprendono i seguenti casi limite:

a) trasporto, dopo che hanno lasciato la frontiera del paese esportatore, di beni esportati, se tali servizi sono prestati da vettori residenti (caselle 2 e 3 della tavola 3.4);

b) trasporto da parte di vettori residenti di beni importati:

(1) fino alla frontiera del paese esportatore se i beni sono valutati fob per compensare il valore del trasporto incluso nel valore fob (casella 3 della tavola 3.5);

(2) fino alla frontiera del paese importatore se i beni sono valutati cif per compensare il valore del trasporto incluso nel valore cif (caselle 3 e 2 cif della tavola 3.5);

c) trasporto di beni da parte di residenti per conto di non residenti, non implicante importazioni o esportazioni dei beni (ad esempio, il trasporto di beni che non lasciano il paese come esportazioni o il trasporto di beni al di fuori del territorio del paese);

d) trasporti internazionali o nazionali di passeggeri per conto di non residenti da parte di vettori residenti;

e) attività secondarie di trasformazione e riparazione per conto di non residenti;

f) servizi di costruzione allorché un ufficio di costruzioni all'estero non è considerato una quasi-società; ciò vale per i progetti di costruzione di durata inferiore a un anno che non producono investimenti fissi lordi (cfr. paragrafo 2.09, in particolare la relativa nota);

g) installazione di impianti all'estero allorché un progetto ha per sua natura durata limitata;

h) servizi finanziari per l'ammontare delle commissioni e degli onorari espliciti;

i) servizi di assicurazione per l'ammontare del compenso del servizio;

j) spese di non residenti per turismo e viaggi d'affari (per convenzione, esse sono classificate come servizi; tuttavia, ai fini delle tavole delle risorse e degli impieghi e delle tavole delle interdipendenze simmetriche, può risultare necessaria una articolazione globale per prodotto):

k) spese di non residenti per servizi sanitari e di istruzione prestati da residenti; è inclusa l'erogazione di tali servizi tanto sul territorio nazionale quanto all'estero;

l) servizi di case per vacanze di non residenti occupate dai proprietari (cfr. paragrafo 3.64);

m) royalty la cui riscossione è associata all'impiego autorizzato di beni immateriali non prodotti e di diritti di proprietà, quali brevetti, copyright, marchi di fabbrica, processi industriali, franchising, ecc., e all'utilizzo, attraverso la concessione di licenze, di originali o prototipi, quali manoscritti, dipinti, ecc.

3.143. Per le importazioni di servizi i casi limite sono per la maggior parte speculari a quelli esaminati per le esportazioni di servizi; si rendono pertanto necessarie soltanto poche delucidazioni specifiche.

3.144. Le importazioni di servizi di trasporto comprendono i seguenti casi limite:

a) il trasporto di beni esportati fino alla frontiera del paese esportatore, se tali servizi sono prestati da vettori non residenti, onde compensare il valore del servizio di trasporto incluso nel valore fob dei beni esportati (casella 4 della tavola 3.4);

b) il trasporto da parte di vettori non residenti di beni importati:

(1) dalla frontiera del paese esportatore quale servizio di trasporto separato se i beni importati sono valutati fob (caselle 4 e 5 fob della tavola 3.5);

(2) dalla frontiera del paese importatore quale servizio di trasporto separato se i beni importati sono valutati cif (in tal caso il valore del servizio di trasporto tra le frontiere del paese esportatore e del paese importatore è già incluso nel valore cif delle merci) (casella 4 della tavola 3.5);

c) il trasporto di beni da parte di non residenti per conto di residenti, non implicante importazioni o esportazioni di beni (ad esempio, trasporto di merci in transito o trasporti al di fuori del territorio nazionale);

d) i trasporti internazionali o nazionali di passeggeri per conto di residenti da parte di vettori non residenti.

Le importazioni di servizi di trasporto non comprendono il trasporto dei beni esportati dopo che questi hanno lasciato la frontiera del paese esportatore se tali servizi sono prestati da vettori non residenti (caselle 5 e 6 della tavola 3.4). Le esportazioni di beni sono valutate fob e tutti i servizi di trasporto devono pertanto essere considerati operazioni tra non residenti, ossia tra vettori non residenti e importatori non residenti. Ciò vale anche per i servizi di trasporto pagati dall'esportatore nell'ambito di contratti di esportazione cif.

3.145. Le importazioni connesse ad acquisti diretti all'estero da parte di residenti riguardano tutti gli acquisti di beni e servizi effettuati da residenti mentre si trovano all'estero per affari o per motivi personali. Devono essere distinte due categorie di spesa in quanto ciascuna richiede un diverso trattamento:

a) le spese sostenute dalle persone in viaggio d'affari costituiscono consumi intermedi;

b) le spese sostenute da altre persone in viaggio per motivi personali costituiscono spesa per consumi finali delle famiglie.

3.146. Le importazioni e le esportazioni di servizi sono registrate nel momento in cui i servizi sono prestati, il quale coincide, nella maggior parte dei casi, con il momento in cui i servizi sono prodotti. Le importazioni di servizi devono essere valutate ai prezzi di acquisto e le esportazioni di servizi ai prezzi base.

Tavola 3.4 - Trattamento del trasporto di beni esportati

Nella prima parte della tavola sono illustrate le sei diverse possibilità di trasporto di beni esportati a seconda che il vettore sia o no residente e a seconda del luogo ove avviene il trasporto: da una località sul territorio interno alla frontiera nazionale, dalla frontiera nazionale alla frontiera del paese importatore o dalla frontiera del paese importatore a una località di tale paese. Nella seconda parte della tavola è precisato, per ciascuna di tali sei possibilità, se si tratta di esportazioni di beni, esportazioni di servizi, importazioni di beni o importazioni di servizi.

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

Tavola 3.5 - Trattamento del trasporto di beni importati

Nella prima parte della tavola sono illustrate le sei diverse possibilità di trasporto di beni importati a seconda che il vettore sia o no residente e a seconda del luogo ove avviene il trasporto: da una località del paese esportatore alla frontiera di tale paese, dalla frontiera del paese esportatore alla frontiera del paese importatore e dalla frontiera del paese importatore a una località di tale paese. Nella seconda parte della tavola è precisato, per ciascuna di tali sei possibilità, se si tratta di importazioni di beni, importazioni di servizi, esportazioni di beni o esportazioni di servizi. In alcuni casi (caselle 2 e 5), tale registrazione dipende dal principio di valutazione applicato per i beni importati.

>SPAZIO PER TABELLA>

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Si noti che la transizione dalla valutazione cif alla valutazione fob dei beni importati consta di una:

a) rettifica cif/fob, ossia da 2 cif a 2 fob (riduce il totale delle importazioni e delle esportazioni);

b) riclassificazione cif/fob, ossia da 5 cif a 5 fob (lascia invariati i totali delle importazioni e delle esportazioni).

OPERAZIONI SU BENI USATI

3.147. Definizione - I beni usati sono i beni che hanno già avuto un utilizzatore (fatta eccezione per le scorte).

3.148. Rientrano nella categoria dei beni usati:

a) i fabbricati usati e gli altri beni usati che sono venduti da alcune unità di produzione ad altre unità:

(1) per essere riutilizzati nelle condizioni in cui si trovano;

(2) per essere demoliti o smantellati; i prodotti che ne derivano vengono per lo più utilizzati come materie prime (ad esempio, rottami di ferro) per la produzione di beni nuovi (ad esempio, acciaio);

b) gli oggetti di valore venduti da una unità all'altra;

c) i beni di consumo durevoli usati che sono ceduti dalle famiglie o dalle amministrazioni militari ad altre unità:

(1) per essere riutilizzati nelle condizioni in cui si trovano;

(2) per essere demoliti e trasformati in materiali di demolizione;

d) i beni non durevoli usati (per esempio, carta straccia, vecchie bottiglie, stracci, ecc.) ceduti da una qualsiasi unità per essere riutilizzati o per diventare materie prime per la produzione di beni nuovi (beni di recupero).

3.149. I trasferimenti di beni usati sono registrati come spesa negativa (acquisto) per il venditore e come spesa positiva (acquisto) per l'acquirente.

3.150. Questo comporta le seguenti conseguenze:

a) allorché la vendita di oggetti di valore o di beni usati interviene tra due produttori residenti, i valori positivi e negativi registrati per investimenti fissi lordi si annullano per l'economia in generale, fatta eccezione per i costi di trasferimento della proprietà;

b) allorché un bene immobile usato (ad esempio un fabbricato) è venduto a un non residente, si suppone, per convenzione, che quest'ultimo acquisti una attività finanziaria, ossia il capitale di una unità residente fittizia e che tale unità acquisti successivamente il bene; di conseguenza la compravendita del bene ha luogo tra residenti;

c) allorché un bene mobile usato, come una nave o un aereo, viene esportato, nell'economia non viene registrato alcun investimento fisso lordo positivo per compensare l'investimento fisso lordo negativo del venditore;

d) alcuni beni durevoli, come i veicoli, possono essere classificati come capitale fisso o come beni di consumo durevoli a seconda del proprietario e dell'uso a cui essi sono destinati; pertanto, se la proprietà di un bene di questo tipo è trasferita da una impresa a una famiglia e il bene è destinato a consumi finali, si registra un investimento fisso lordo negativo per l'impresa e una spesa per consumi positiva per la famiglia; nel caso meno comune in cui la proprietà di un bene di questo tipo venga trasferita da una famiglia ad una impresa, per la famiglia si registra una spesa per consumi finali negativa e per l'impresa si registra un investimento fisso lordo positivo;

e) le operazioni su oggetti di valore usati devono essere registrate come acquisto di oggetti di valore (investimento lordo positivo) per l'acquirente e come cessione di oggetti di valore (investimento lordo negativo) per il venditore; nel caso di operazioni con il resto del mondo, deve essere registrata l'importazione o l'esportazione di beni (cfr. paragrafo 3.135); la vendita di un oggetto di valore da parte di una famiglia non è registrata come spesa per consumi finali negativa;

f) allorché beni durevoli militari usati sono venduti all'estero dalle amministrazioni pubbliche, queste devono registrare tale operazione come esportazione di beni e come consumi intermedi (e finali) negativi.

3.151. Per le spese di vendita sostenute dal precedente proprietario (costi di trasferimento della proprietà), deve essere registrata una perdita in conto capitale. Una registrazione simile deve essere eseguita per la parte dei suoi costi originali di acquisto non abbattuta a titolo di ammortamento.

3.152. Le operazioni su beni usati devono essere registrate nel momento in cui viene trasferita la proprietà. In principi di valutazione da applicare sono quelli appropriati per il tipo di operazioni sui prodotti in questione.

CAPITOLO 4

OPERAZIONI DI DISTRIBUZIONE E DI REDISTRIBUZIONE

4.01. Definizione - Le operazioni di distribuzione e di redistribuzione sono le operazioni mediante le quali il valore aggiunto generato dalla produzione è distribuito ai fattori lavoro e capitale e alle amministrazioni pubbliche, nonché le operazioni attraverso le quali è realizzata la redistribuzione del reddito e della ricchezza.

Il sistema dei conti opera una distinzione fra trasferimenti correnti e trasferimenti in conto capitale: questi ultimi sono destinati a redistribuire non già il reddito bensì il risparmio e la ricchezza.

REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE (D.1)

4.02. Definizione - I redditi da lavoro dipendente (D.1) sono definiti come il compenso complessivo, in denaro o in natura, riconosciuto da un datore di lavoro a un lavoratore dipendente quale corrispettivo per il lavoro svolto da quest'ultimo durante il periodo contabile.

I redditi da lavoro dipendente sono ripartiti in:

a) retribuzioni lorde (D.11):

- retribuzioni in denaro;

- retribuzioni in natura;

b) contributi sociali a carico dei datori di lavoro (D.12):

- contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.121);

- contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122).

RETRIBUZIONI LORDE (D.11)

Retribuzioni in denaro

4.03. Le retribuzioni in denaro includono gli importi dei contributi sociali, delle imposte sul reddito, ecc., a carico del lavoratore dipendente anche se trattenuti in realtà dal datore di lavoro e da questi versati direttamente agli enti di previdenza e di assistenza sociale, alle autorità fiscali, ecc., per conto del lavoratore.

Le retribuzioni in denaro includono i seguenti tipi di retribuzioni:

a) retribuzioni base corrisposte a intervalli regolari;

b) maggiorazioni per lavoro straordinario, notturno, festivo, in condizioni disagevoli o di pericolo;

c) indennità di contingenza, indennità di residenza e di trasferta all'estero;

d) premi di produzione, partecipazioni agli utili, gratifiche natalizie e di fine anno escluse le prestazioni di assicurazione sociale effettuate dai datori di lavoro (cfr. 4.07, lettera c)), mensilità aggiuntive (tredicesima, quattordicesima, ecc.);

e) indennità di trasporto dal domicilio al posto di lavoro e viceversa, escluse le indennità o i rimborsi per trasferte, spese di viaggio, di trasloco e di rappresentanza sostenute dai dipendenti nell'esercizio delle loro funzioni (cfr. 4.07, lettera a));

f) retribuzioni per ferie e festività;

g) commissioni, mance, gettoni di presenza, percentuali e compensi versati ai dipendenti;

h) gratifiche concesse una tantum o altri compensi a carattere eccezionale connessi alla performance globale dell'impresa nel quadro di programmi di incentivazione;

i) importi versati dai datori di lavoro ai loro dipendenti nell'ambito di programmi di risparmio;

j) compensi a carattere eccezionale corrisposti ai lavoratori che lasciano l'impresa purché tali importi non siano connessi a un contratto collettivo di lavoro;

k) indennità di alloggio versate in denaro dai datori di lavoro ai loro dipendenti.

Retribuzioni in natura

4.04. Definizione - Le retribuzioni in natura sono costituite dai beni e servizi, o altri benefici, forniti gratuitamente o a prezzo ridotto dai datori di lavoro, che possono essere utilizzati dai lavoratori dipendenti a loro piacimento per la soddisfazione dei propri bisogni o aspirazioni o di quelli degli altri componenti delle loro famiglie. Tali beni e servizi, o altri benefici, non sono necessari per il processo di produzione del datore di lavoro. Per i lavoratori dipendenti, tali retribuzioni in natura costituiscono un reddito aggiuntivo: se dovessero acquistare i beni e servizi in questione, essi dovrebbero pagarli al prezzo di mercato.

4.05. I più comuni beni e servizi che costituiscono le retribuzioni in natura sono:

a) cibi e bevande, compresi quelli consumati durante viaggi di lavoro (perché sarebbero consumati comunque) ma escluse le bevande o i pasti speciali necessari in conseguenza di condizioni di lavoro eccezionali; anche le riduzioni di prezzo di cui si usufruisce nelle mense gratuite o sovvenzionate, o grazie a buoni mensa, devono essere incluse nelle retribuzioni in natura;

b) servizi di abitazione acquistati o prodotti per conto proprio abitazioni tali da poter essere utilizzate da tutti i componenti della famiglia cui appartiene il lavoratore dipendente;

c) uniformi o altri capi di abbigliamento speciale che il lavoratore sceglie di portare frequentemente, oltre che sul posto di lavoro, anche al di fuori di questo;

d) servizi di veicoli o di altri beni di consumo durevoli messi a disposizione dei lavoratori dipendenti per uso personale;

e) beni e servizi che rappresentano il prodotto dei processi di produzione propri del datore di lavoro: viaggi gratuiti per i dipendenti delle ferrovie o di compagnie aeree, carbone gratuito per i minatori o prodotti alimentari gratuiti per gli addetti all'agricoltura;

f) strutture sportive, ricreative o di vacanza messe a disposizione dei lavoratori e delle loro famiglie;

g) trasporto dal domicilio al posto di lavoro e viceversa, fuorché se organizzato durante l'orario di lavoro; parcheggio di autovetture;

h) asili nido per i figli dei lavoratori dipendenti;

i) esborsi dei datori di lavoro a favore di consigli d'impresa o enti similari;

j) azioni gratuite distribuite ai dipendenti;

k) le retribuzioni in natura possono anche comprendere il valore degli interessi cui i datori di lavoro rinunciano allorquando concedono prestiti ai dipendenti a tassi di interesse ridotti, se non addirittura pari a zero. Tale valore può essere stimato come la differenza tra l'importo che il lavoratore dovrebbe versare se dovesse pagare i tassi di interesse medi per mutui ipotecari (per l'acquisto di una casa) o per prestiti personali (per l'acquisto di altri beni e servizi) e l'importo degli interessi effettivamente corrisposto. Nel conto della distribuzione primaria del reddito viene registrato il versamento di un interesse figurativo dai lavoratori ai datori di lavoro.

4.06. I beni e i servizi, o gli altri benefici, dovrebbero essere valutati ai prezzi base se sono prodotti dai datori di lavoro e ai prezzi di acquisto se sono da questi acquistati (ossia ai prezzi effettivamente pagati dai datori di lavoro).

Allorché i beni e i servizi, o gli altri benefici, in questione sono forniti gratuitamente, l'intero valore delle retribuzioni in natura è calcolato con riferimento ai prezzi base di tali beni, servizi o benefici (o ai loro prezzi di acquisto da parte dei datori di lavoro se da questi acquistati).

Nel caso in cui siano forniti a prezzi ridotti, il loro valore è dato dalla differenza tra il calcolo sopra indicato e l'importo pagato dai lavoratori.

4.07. Le retribuzioni non comprendono:

a) le spese sostenute dai datori di lavoro a beneficio loro e dei loro dipendenti perché necessarie per i processi di produzione dei datori di lavoro:

(1) le indennità o i rimborsi per trasferte, spese di viaggio, di trasloco e di rappresentanza sostenute dai lavoratori dipendenti nell'esercizio delle loro funzioni;

(2) le spese sostenute per migliorare il comfort sul luogo di lavoro, per esami medici resi necessari dalla natura del lavoro, per la fornitura di indumenti di lavoro indossati esclusivamente, o principalmente, sul posto di lavoro;

(3) i servizi di alloggio sul posto di lavoro di natura tale da non poter essere utilizzati dalle famiglie dei lavoratori: baracche, dormitori, ecc.;

(4) le bevande o i pasti speciali resi necessari da condizioni di lavoro eccezionali;

(5) le indennità versate ai dipendenti per l'acquisto di attrezzi, di materiali o di indumenti di lavoro necessari esclusivamente, o principalmente, per la loro attività professionale o la parte della retribuzione che, per contratto, i dipendenti sono tenuti a destinare all'acquisto di tali beni.

Tale spesa per i beni e i servizi che i datori di lavoro sono obbligati a fornire ai loro dipendenti, affinché siano in grado di esplicare la loro attività, è considerata consumi intermedi dei datori di lavoro;

b) l'ammontare delle retribuzioni che i datori di lavoro continuano a pagare, temporaneamente, ai dipendenti in caso di malattia, maternità, invalidità, infortuni sul lavoro, licenziamento, ecc.: tali versamenti sono considerati prestazioni di assicurazione sociale effettuate direttamente dai datori di lavoro, senza costituzione di riserve, (D.623) e figurano per il medesimo importo tra i contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122);

c) le altre prestazioni di assicurazione sociale effettuate direttamente dai datori di lavoro, senza costituzione di riserve, sotto forma di assegni familiari, di indennità scolastiche, ecc., o di qualsiasi altra indennità riguardante le persone a carico, e sotto forma di servizi medici (diversi da quelli resi necessari dalla natura del lavoro) erogati gratuitamente ai lavoratori e ai componenti delle loro famiglie;

d) qualsiasi imposta versata dal datore di lavoro sulla massa salariale, ad esempio una imposta sui ruoli paga: tali imposte sono considerate altre imposte sulla produzione.

CONTRIBUTI SOCIALI A CARICO DEI DATORI DI LAVORO (D.12)

4.08. Tra i redditi da lavoro dipendente deve essere registrato un importo uguale al valore dei contributi sociali versati dai datori di lavoro per garantire ai loro dipendenti di beneficiare delle prestazioni sociali. I contributi sociali a carico dei datori di lavoro possono essere effettivi o figurativi.

Contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.121)

4.09. Definizione - I contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.121) sono costituiti dai versamenti che i datori di lavoro effettuano a beneficio dei propri dipendenti agli enti assicuratori (enti di previdenza e di assistenza sociale e sistemi privati con costituzione di riserve). Tali versamenti abbracciano tutti i contributi obbligatori, contrattuali e volontari relativi all'assicurazione contro i rischi o i bisogni sociali (cfr. paragrafo 4.92, lettera a)),

I contributi a carico dei datori di lavoro, quantunque versati direttamente agli enti assicuratori, sono considerati un elemento dei redditi da lavoro dipendente, supponendo che essi siano corrisposti dai lavoratori dipendenti agli enti assicuratori.

Contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122)

4.10. Definizione - I contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122) rappresentano la contropartita delle prestazioni di assicurazione sociale senza costituzione di riserve (al netto di eventuali contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti) erogate direttamente dai datori di lavoro ai loro dipendenti, ex dipendenti e aventi diritto (42) senza che venga fatto ricorso a imprese di assicurazione o a fondi pensione autonomi e senza costituzione di un fondo speciale o di una riserva distinta a tale fine.

Il fatto che talune prestazioni sociali siano erogate ai dipendenti direttamente dai datori di lavoro e non per il tramite degli enti di previdenza e di assistenza sociale o di altri enti assicuratori non intacca in alcun modo il loro carattere di prestazioni sociali. Tuttavia, l'onere sopportato a finanziamento di tali prestazioni costituisce parte del costo del lavoro dei datori di lavoro ed è quindi necessario includerlo nei redditi da lavoro dipendente.

4.11. Nei conti dei settori, le spese relative alle prestazioni sociali dirette sono registrate, una prima volta, nella sezione degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari, come elemento dei redditi da lavoro dipendente, e, una seconda volta, nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito in quanto prestazioni sociali. Per equilibrare quest'ultimo conto, si suppone che le famiglie dei lavoratori dipendenti versino a loro volta, ai settori dei datori di lavoro, contributi sociali figurativi destinati a finanziare (unitamente ad eventuali contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti) le prestazioni sociali dirette erogate loro dagli stessi datori di lavoro. Questo circuito fittizio è analogo a quello dei contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro che transitano nei conti delle famiglie, supponendo che siano queste ultime a versarli agli enti assicuratori.

Per quanto concerne la valutazione dei contributi sociali figurativi dei datori di lavoro, il cui ammontare non coincide necessariamente con quello delle prestazioni sociali dirette, si rinvia alla rubrica D.612.

4.12. Momento di registrazione dei redditi da lavoro dipendente:

a) le retribuzioni lorde (D.11) sono registrate nel periodo durante il quale il lavoro è effettuato; tuttavia, le gratifiche e gli altri esborsi eccezionali, tredicesima mensilità, ecc., sono registrati nel momento in cui devono essere pagati;

b) i contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.121) sono registrati nel periodo durante il quale il lavoro è effettuato;

c) i contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro (D.122):

(1) sono registrati nel periodo durante il quale il lavoro è effettuato se rappresentano la contropartita di prestazioni sociali dirette obbligatorie;

(2) sono registrati nel momento in cui le prestazioni sono erogate se rappresentano la contropartita di prestazioni sociali dirette volontarie.

4.13. I redditi da lavoro dipendente possono riferirsi:

a) ai redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti residenti percepiscono da datori di lavoro residenti;

b) ai redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti residenti percepiscono da datori di lavoro non residenti;

c) ai redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti non residenti percepiscono da datori di lavoro residenti.

Questi elementi sono registrati nel SEC come segue:

(1) i redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti residenti e non residenti percepiscono da datori di lavoro residenti - lettere a) e c) - sono registrati nella sezione degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari dei settori istituzionali e delle branche di attività economica cui appartengono i datori di lavoro;

(2) i redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti residenti percepiscono da datori di lavoro residenti e non residenti - lettere a) e b) - sono registrati nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari delle famiglie;

(3) i redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti residenti percepiscono da datori di lavoro non residenti - lettera b) - sono registrati nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti;

(4) i redditi da lavoro che i lavoratori dipendenti non residenti percepiscono da datori di lavoro residenti - lettera c) - sono registrati nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

IMPOSTE SULLA PRODUZIONE E SULLE IMPORTAZIONI (D.2)

4.14. Definizione - Le imposte sulla produzione e sulle importazioni (D.2) sono i prelievi obbligatori unilaterali, in denaro o in natura, operati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni dell'Unione europea sulla produzione e sulle importazioni di beni e servizi, sull'utilizzazione del lavoro, sulla proprietà o sull'utilizzo di terreni, fabbricati o altri beni impiegati nell'attività di produzione. Tali imposte sono dovute indipendentemente dal conseguimento di profitti.

4.15. Le imposte sulla produzione e sulle importazioni sono distinte in:

a) imposte sui prodotti (D.21):

(1) imposta sul valore aggiunto (IVA) e imposte similari (D.211);

(2) imposte e dazi sulle importazioni, esclusa IVA (D.212):

- dazi sulle importazioni (D.2121)

- imposte sulle importazioni, esclusi i dazi sulle importazioni e l'IVA (D.2122);

(3) imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214);

b) altre imposte sulla produzione (D.29).

IMPOSTE SUI PRODOTTI (D.21)

4.16. Definizione - Le imposte sui prodotti (D.21) sono le imposte da pagare per singola unità di bene o di servizio prodotto o scambiato. Esse possono corrispondere ad un importo monetario specifico per una unità di quantità di un bene o di un servizio oppure possono essere calcolate ad valorem, quale percentuale del prezzo unitario o del valore di tale bene o servizio. In linea di principio, tutte le imposte che gravano su un prodotto, a prescindere dall'unità istituzionale tenuta a pagarle, devono essere annoverate tra le imposte sui prodotti a meno che non siano esplicitamente incluse in un'altra rubrica.

Imposta sul valore aggiunto (IVA) e imposte similari (D.211)

4.17. Definizione - Le imposte simili all'IVA sono le imposte sui beni o sui servizi percepite in varie fasi dalle imprese e che in definitiva gravano in toto sull'acquirente finale.

Nella rubrica imposta sul valore aggiunto (IVA) e imposte similari (D.211) sono comprese, oltre all'imposta sul valore aggiunto riscossa dalle amministrazioni pubbliche sui prodotti di produzione interna e importati, anche, eventualmente, le altre imposte deducibili applicate secondo modalità analoghe a quelle previste per l'IVA, di seguito denominate, per semplicità, «IVA».

I produttori sono tenuti a versare soltanto la differenza tra l'IVA sulle vendite e l'IVA sugli acquisti destinati ai loro consumi intermedi o a investimenti fissi lordi.

L'IVA è registrata su base netta nel senso che:

a) la produzione di beni e servizi nonché le importazioni sono valutate al netto dell'IVA fatturata;

b) gli acquisti di beni e servizi sono registrati includendo l'IVA non deducibile. L'IVA è registrata a carico degli acquirenti e non dei venditori e, più precisamente, soltanto a carico di quegli acquirenti che non hanno la possibilità di detrarla. La parte più cospicua dell'IVA è pertanto registrata nel sistema dei conti come gravante sui consumi finali, innanzitutto sui consumi delle famiglie. Una parte dell'IVA può tuttavia essere versata dalle imprese, soprattutto da quelle che sono esenti dall'IVA.

A livello del totale dell'economia, l'IVA equivale al saldo tra il totale dell'IVA fatturata e il totale dell'IVA deducibile.

Imposte e dazi sulle importazioni, esclusa IVA (D.212)

4.18. Definizione - Le imposte e i dazi sulle importazioni, esclusa IVA, (D.212) comprendono i prelievi obbligatori, esclusa l'IVA, operati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni dell'Unione europea sui beni importati per immetterli in libera pratica sul territorio economico e sui servizi prestati a favore delle unità residenti da unità non residenti.

Tali prelievi comprendono:

a) dazi sulle importazioni (D.2121):

si tratta dei dazi sulle importazioni e di qualsiasi altro prelievo all'importazione da corrispondere secondo le tariffe doganali sui beni di un certo tipo allorquando essi entrano nel territorio economico di un paese per esservi utilizzati;

b) imposte sulle importazioni, esclusi i dazi sulle importazioni e l'IVA (D.2122):

Tale rubrica comprende:

(1) i prelievi sui prodotti agricoli importati;

(2) gli importi compensativi monetari prelevati all'importazione;

(3) le imposte di fabbricazione e le tassse particolari su taluni prodotti importati quando le imposte e tasse che colpiscono gli analoghi prodotti di origine interna vengono pagate dalla branca produttrice stessa;

(4) le imposte generali sulle vendite che colpiscono i beni e i servizi importati;

(5) le imposte su determinati servizi erogati da imprese non residenti a favore di unità residenti nel territorio economico;

(6) gli utili realizzati e trasferiti allo Stato dalle imprese pubbliche che importano in regime di monopolio taluni beni o servizi.

Il valore netto delle imposte e dei dazi sulle importazioni, esclusa IVA, è calcolato detraendo dalle imposte e dazi sulle importazioni, esclusa IVA, (D.212) i contributi alle importazioni (D.311).

Imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214)

4.19. Definizione - Le imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214), comprendono le imposte sui beni e sui servizi da pagare a seguito della produzione, dell'esportazione della vendita, del trasferimento, della locazione o della consegna di tali beni o servizi o in conseguenza del loro impiego per proprio consumo o investimento.

4.20. Tale rubrica comprende, in particolare:

a) le imposte di fabbricazione e le imposte sui consumi (tranne quelle incluse tra le imposte e i dazi sulle importazioni);

b) le tasse di bollo corrisposte sulle vendita di prodotti specifici, quali alcolici o tabacco, e sui documenti giuridici o su assegni;

c) le imposte sulle operazioni finanziarie e di capitale da corrispondere in sede di acquisto o di vendita di attività finanziarie e non finanziarie, comprese le divise estere; tali imposte sono dovute allorché è trasferita la proprietà di terreni o di altri beni fuorché a seguito di trasferimenti in conto capitale (principalmente successioni e donazioni): esse sono trattate come imposte sui servizi degli intermediari;

d) imposte sull'immatricolazione degli autoveicoli;

e) diritti su spettacoli e trattenimenti;

f) imposte su concorsi a premi e scommesse, escluse le imposte sulle vincite;

g) imposte sulle assicurazioni;

h) altre imposte o tasse su servizi specifici: alberghi e ristoranti, abitazione, trasporti, comunicazioni, pubblicità;

i) imposte generali sulle vendite o sugli affari (escluse le imposte simili all'IVA): sono comprese le imposte sulle vendite all'ingrosso e al dettaglio, le imposte sugli acquisti, le imposte sugli affari;

j) gli utili dei monopoli fiscali trasferiti allo Stato, fatta eccezione per i monopoli sulle importazioni di determinati beni o servizi (inclusi nella rubrica D.2122);

I monopoli fiscali sono imprese pubbliche cui è stato concesso un monopolio legale sulla produzione o la distribuzione di un particolare tipo di beni o servizi al fine di conseguire introiti e non per tutelare interessi pubblici di ordine economico o sociale. Se, nel quadro degli indirizzi generali di politica sociale o economica, ad una impresa pubblica sono concessi poteri di monopolio in considerazione della natura specifica dei beni o dei servizi prodotti o scambiati o della tecnologia di produzione - ad esempio, le imprese di pubblici servizi, il servizio postale e delle telecomunicazioni, il servizio ferroviario, ecc. -, tale monopolio non dovrà essere trattato come monopolio fiscale. In linea generale, i monopoli fiscali attendono normalmente alla produzione di beni o servizi che possono essere sottoposti a un forte carico fiscale in altri paesi: essi sono in genere limitati alla produzione di taluni beni di consumo (alcolici, tabacco, fiammiferi, ecc.) o combustibili.

k) diritti sulle esportazioni e importi compensativi monetari prelevati all'esportazione.

4.21. Le imposte nette sui prodotti sono ottenute deducendo dalle imposte sui prodotti (D.21) in contributi ai prodotti (D.31).

ALTRE IMPOSTE SULLA PRODUZIONE (D.29)

4.22. Definizione - Le altre imposte sulla produzione (D.29) comprendono tutte le imposte prelevate sulle imprese a motivo dell'esercizio dell'attività di produzione, indipendentemente dalla quantità o dal valore dei beni o servizi prodotti o scambiati.

Tali imposte possono gravare sui terreni, sul capitale fisso o sul fattore lavoro impiegati nel processo di produzione o su talune attività od operazioni.

4.23. Le altre imposte sulla produzione (D.29) comprendono in particolare:

a) imposte sulla proprietà o sull'utilizzo di terreni, fabbricati o altre opere impiegati dalle imprese nell'attività di produzione (compresi gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari);

b) imposte sull'utilizzo di capitale fisso (veicoli, impianti, macchinari) ai fini della produzione, a prescindere dal fatto che tali beni siano di proprietà o noleggiati;

c) imposte sulla massa salariale totale e sui ruoli paga;

d) imposte su operazioni internazionali (viaggi all'estero, rimesse dall'estero od operazioni simili con non residenti) ai fini della produzione;

e) tasse versate dalle imprese per ottenere licenze professionali e per l'esercizio di attività se tali licenze sono concesse automaticamente dietro pagamento degli importi dovuti; tuttavia, se le amministrazioni pubbliche procedono a controlli sull'idoneità o sulla sicurezza dei locali destinati all'esercizio dell'attività, sull'affidabilità o la sicurezza delle attrezzature utilizzate, sulla competenza professionale del personale impiegato o sulla qualità o sullo standard dei beni o dei servizi prodotti quale presupposto per la concessione di tale licenza, i versamenti sono considerati spese per acquisto di servizi a meno che il loro importo non abbia alcun rapporto con il costo dei controlli eseguiti dalle amministrazioni pubbliche;

f) imposte sull'inquinamento provocato dalle attività di produzione: si tratta delle imposte gravanti sulle emissioni o sullo scarico nell'ambiente di gas o liquidi nocivi o altri prodotti dannosi; non sono inclusi gli importi corrisposti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti o delle sostanze nocive da parte delle autorità pubbliche in quanto costituiscono consumi intermedi delle imprese;

g) sottocompensazione dell'IVA risultante dall'applicazione del regime forfettario, frequente in agricoltura.

4.24. Da tale rubrica sono escluse le imposte sull'uso personale di veicoli, ecc., da parte delle famiglie registrate tra le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc.

IMPOSTE SULLA PRODUZIONE E SULLE IMPORTAZIONI VERSATE ALLE ISTITUZIONI DELL'UNIONE EUROPEA

4.25. Le imposte sulla produzione e sulle importazioni versate alle istituzioni dell'Unione europea comprendono, in particolare:

a) le imposte versate direttamente dalle unità di produzione residenti alle istituzioni dell'Unione europea (prelievo CECA sulle imprese carbosiderurgiche);

b) le imposte percepite dalle amministrazioni nazionali per conto delle istituzioni dell'Unione europea, segnatamente:

(1) introiti nel quadro della politica agricola comune;

prelievi sui prodotti agricoli importati, importi compensativi monetari prelevati all'importazione e all'esportazione, contributi zucchero e isoglucosio, prelievi di corresponsabilità sul latte e sui cereali;

(2) introiti provenienti dal commercio con paesi terzi: dazi doganali prelevati sulla base della tariffa doganale integrata delle Comunità europee (TARIC);

(3) introiti provenienti dal gettito IVA di ciascun Stato membro.

4.26. Registrazione delle imposte sulla produzione e sulle importazioni: le imposte sulla produzione e sulle importazioni sono registrate nel momento in cui si svolgono le attività o le operazioni o si verificano gli altri eventi che fanno insorgere l'obbligo di pagare le imposte.

4.27. Tuttavia, talune attività economiche, operazioni o eventi, che a norma della legislazione fiscale dovrebbero far insorgere per le unità in questione l'obbligo di versare le imposte, sfuggono costantemente all'attenzione delle autorità fiscali. Non sarebbe realistico presupporre che tali attività, operazioni o eventi diano origine ad attività o passività finanziarie nella forma di importi da pagare o da ricevere. Per tale motivo, il sistema dei conti registrerà soltanto gli importi da versare se essi sono dimostrati da ruoli, dichiarazioni o altri documenti che attestano un chiaro obbligo per i contribuenti di pagare una imposta. Il sistema non imputa imposte non comprovate da una documentazione fiscale probante.

Le imposte determinate come specificato in precedenza ma non pagate (ad esempio, a causa di fallimento) sono considerate come se fossero state corrisposte. Si possono verificare due eventualità:

a) cancellazione di crediti inesigibili da parte delle amministrazioni pubbliche le quali riconoscono che non potranno più recuperare i loro crediti: tale cancellazione è registrata nei conti delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività delle amministrazioni pubbliche e dei debitori inadempienti;

b) remissione di debiti a seguito di un accordo tra le amministrazioni pubbliche e i debitori: l'operazione è registrata nel conto del capitale come un trasferimento in conto capitale dalle amministrazioni pubbliche ai debitori, con la contemporanea estinzione di crediti nel conto finanziario.

4.28. L'importo totale delle imposte da registrare comprende anche gli interessi di mora e le pene pecuniarie eventualmente applicati dalle autorità fiscali allorché risulti impossibile registrare l'importo di tali interessi e pene pecuniarie separatamente da quello delle imposte. Inoltre, esso comprende l'importo degli oneri accessori che possono essere addebitati con riferimento alla riscossione o al recupero di imposte dovute. Analogamente, da tale importo è dedotto l'ammontare di tutte le riduzioni di imposta decise dalle amministrazioni pubbliche nel quadro della loro politica economica e l'ammontare dei rimborsi di imposta a restituzione di imposte non dovute.

4.29. Nel sistema dei conti, le imposte sulla produzione e sulle importazioni (D.2) figurano:

a) nella sezione degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari del totale dell'economia;

b) nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari del settore delle amministrazioni pubbliche e del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

Le imposte sui prodotti sono registrate nella sezione delle risorse del conto di equilibrio dei beni e servizi del totale dell'economia. Ciò permette di bilanciare le risorse di beni e servizi, valutate al netto delle imposte sui prodotti, con gli impieghi, valutati al lordo di tali imposte.

Le altre imposte sulla produzione (D.29) figurano nella sezione degli impieghi dei conti della generazione dei redditi primari dei settori e delle branche di attività economica che le versano.

CONTRIBUTI (D.3)

4.30. Definizione - I contributi (D.3) sono i trasferimenti correnti unilaterali operati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni dell'Unione europea ai produttori residenti (43) con l'obiettivo di influenzarne i livelli di produzione o i prezzi, oppure di influenzare la remunerazione dei fattori della produzione.

I produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita possono percepire altri contributi alla produzione soltanto allorché tali versamenti sono effettuati in forza di normative generali la cui applicazione si estende tanto ai produttori di beni e servizi destinabili alla vendita quanto ai produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita. Per convenzione, i contributi ai prodotti non sono registrati nell'altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita (P.13).

4.31. I contributi erogati dalle istituzioni dell'Unione europea riguardano soltanto i trasferimenti correnti effettuati direttamente da queste alle unità di produzione residenti.

4.32. I contributi si ripartiscono in:

a) contributi ai prodotti (D.31):

(1) contributi alle importazioni (D.311);

(2) altri contributi ai prodotti (D.319);

b) altri contributi alla produzione (D.39).

CONTRIBUTI AI PRODOTTI (D.31)

4.33. Definizione - I contributi ai prodotti (D.31) sono i contributi erogati per singola unità di bene o servizio prodotto o importato. Essi possono consistere in un determinato importo di denaro per una unità di quantità di un bene o servizio oppure possono essere calcolati ad valorem, nella forma di una determinata percentuale del prezzo per unità. I contributi possono anche essere calcolati quale differenza tra un dato prezzo di riferimento e il prezzo di mercato effettivamente pagato da un acquirente. I contributi ai prodotti sono generalmente concessi allorché i beni o i servizi sono prodotti, venduti o importati. Per convenzione, i contributi ai prodotti riguardano esclusivamente la produzione di beni e servizi destinabili alla vendita (P.11) o la produzione di beni e servizi per proprio uso finale (P.12).

Contributi alle importazioni (D.311)

4.34. Definizione - I contributi alle importazioni (D.311) sono i contributi su beni e servizi che divengono erogabili allorché i beni varcano la frontiera per essere utilizzati nel territorio economico o allorché i servizi sono prestati a favore di unità istituzionali residenti. Essi possono includere le perdite sostenute, per effetto dell'applicazione degli indirizzi di politica economica fissati dalle amministrazioni pubbliche, dagli organismi commerciali pubblici la cui funzione consiste nell'acquistare prodotti da non residenti per rivenderli a prezzi inferiori a residenti.

Altri contributi ai prodotti (D.319)

4.35. Gli altri contributi ai prodotti (D.319) comprendono:

a) i contributi ai prodotti utilizzati all'interno del territorio economico: si tratta dei contributi accordati ai produttori residenti per la loro produzione utilizzata o consumata sul territorio economico;

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b) le perdite degli organismi commerciali pubblici la cui attività consiste nell'acquistare i prodotti di produttori residenti per rivenderli a prezzi inferiori a residenti o non residenti, allorché esse sono subite a seguito dell'applicazione degli indirizzi di politica sociale o economica fissati dalle amministrazioni pubbliche;

c) i contributi concessi alle società e quasi-società pubbliche a copertura delle perdite non occasionali da esse subite nella loro attività produttiva dovendo praticare prezzi inferiori ai costi medi di produzione in ottemperanza agli indirizzi di politica sociale ed economica stabiliti in sede europea o dalle amministrazioni pubbliche;

d) i contributi diretti alle esportazioni accordati direttamente ai produttori residenti allorché i beni lasciano il territorio economico o i servizi sono prestati a favore di non residenti - fatta eccezione per i rimborsi alla frontiera doganale delle imposte sui prodotti precedentemente pagate e la rinuncia all'esazione delle imposte che sarebbero dovute se i beni fossero venduti o utilizzati all'interno del territorio economico.

ALTRI CONTRIBUTI ALLA PRODUZIONE (D.39)

4.36. Definizione - Gli altri contributi alla produzione (D.39) sono i contributi, diversi dai contributi ai prodotti, che le unità di produzione residenti percepiscono a motivo dell'esercizio dell'attività di produzione.

Per l'altra loro produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita, i produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita possono percepire altri contributi alla produzione soltanto allorché tali versamenti da parte delle amministrazioni pubbliche sono effettuati in forza di normative generali la cui applicazione si estende tanto ai produttori di beni e servizi destinabili alla vendita quanto ai produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita.

4.37. Tale rubrica comprende in particolare:

a) i contributi sui salari o sulla manodopera: si tratta dei contributi erogabili con riferimento alla massa salariale, alla forza di lavoro totale, all'occupazione di particolari categorie di lavoratori (quali i lavoratori disabili o i lavoratori rimasti disoccupati per lunghi periodi di tempo) o ai costi dei programmi di formazione professionale organizzati o finanziati dalle imprese;

b) i contributi per la riduzione dell'inquinamento: si tratta dei contributi correnti intesi a coprire, in tutto o in parte, i costi delle misure intraprese per ridurre o eliminare le emissioni di sostanze inquinanti;

c) i contributi in conto interessi versati a unità di produzione residenti, anche se intendono facilitare operazioni di investimento (44); si tratta infatti di trasferimenti correnti destinati ad alleviare gli oneri di gestione dei produttori: essi sono registrati come contributi accordati ai produttori beneficiari, anche se la differenza di interesse viene, di fatto, versata direttamente dalle amministrazioni pubbliche alle istituzioni di credito che hanno concesso i prestiti;

d) sovracompensazione dell'IVA risultante dall'applicazione del regime forfettario, frequente in agricoltura.

4.38. Non sono registrati come contributi:

a) i trasferimenti correnti operati dalle amministrazioni pubbliche a favore delle famiglie che agiscono da consumatori; tali trasferimenti sono registrati come prestazioni sociali oppure come trasferimenti correnti diversi (D.75);

b) i trasferimenti correnti effettuati tra amministrazioni pubbliche che agiscono da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita, esclusi gli altri contributi alla produzione (D.39); i trasferimenti correnti sono registrati nella rubrica trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche (D.73);

c) i contributi agli investimenti (D.92);

d) i versamenti straordinari ai fondi di assicurazione sociale nella misura in cui essi sono destinati a incrementare le riserve matematiche di detti fondi; tali versamenti sono registrati nella rubrica altri trasferimenti in conto capitale (D.99);

e) i trasferimenti effettuati dalle amministrazioni pubbliche alle società e quasi-società non finanziarie a copertura delle perdite accumulate nel corso di diversi esercizi o delle perdite eccezionali dovute a cause esterne all'impresa; tali trasferimenti devono essere classificati nella rubrica altri trasferimenti in conto capitale (D.99);

f) la cancellazione dei debiti contratti da unità di produzione nei confronti delle amministrazioni pubbliche (per esempio, anticipazioni accordate dalle amministrazioni pubbliche ad imprese non finanziarie per perdite di gestione accumulate nel corso di vari esercizi); generalmente tali operazioni sono registrate nella rubrica altri trasferimenti in conto capitale (D.99) (cfr. paragrafo 4.165, lettera f));

g) gli indennizzi concessi dalle amministrazioni pubbliche o dal resto del mondo con riguardo a beni di investimento danneggiati o distrutti a causa di eventi bellici, altri avvenimenti politici o calamità; tale flusso va registrato nella rubrica altri trasferimenti in conto capitale (D.99);

h) le partecipazioni al capitale di società e le azioni sottoscritte dalle amministrazioni pubbliche, registrate nella rubrica azioni e altre partecipazioni (AF.5);

i) i versamenti delle amministrazioni pubbliche che si accollano gli oneri di pensione anormali gravanti su una impresa pubblica; tali versamenti devono essere registrati tra i trasferimenti correnti diversi (D.75);

j) i versamenti delle amministrazioni pubbliche ai produttori di beni e servizi destinabili alla vendita intesi a pagare, in tutto o in parte, i beni e i servizi che tali produttori forniscono direttamente e singolarmente alle famiglie nel contesto della tutela contro i rischi e i bisogni sociali (cfr. paragrafo 4.84) e cui le famiglie hanno diritto in forza di legge. Tali versamenti sono inclusi nella spesa per consumi individuali (P.31) delle amministrazioni pubbliche e successivamente nelle prestazioni sociali in natura (D.631) e nei consumi effettivi individuali (P.41) delle famiglie.

4.39. Momento di registrazione: i contributi sono registrati nel momento in cui si verifica l'operazione o l'evento (produzione, vendita, importazione, ecc.) che dà origine al contributo.

Casi particolari:

a) i contributi che corrispondono alla differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita praticato da un organismo commerciale pubblico sono registrati nel momento in cui i beni sono acquistati dall'organismo se il prezzo di vendita è conosciuto in quel momento;

b) i contributi destinati a coprire una perdita sostenuta da un produttore sono registrati nel momento in cui le amministrazioni pubbliche dispongono formalmente di coprire la perdita.

4.40. Nel sistema dei conti, i contributi sono registrati, con segno negativo:

a) nella sezione degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari del totale dell'economia;

b) nella sezione delle risorse nel conto della attribuzione dei redditi primari del settore delle amministrazioni pubbliche e del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

I contributi ai prodotti sono registrati, con segno negativo, nella sezione delle risorse del conto di equilibrio dei beni e servizi del totale dell'economia. Ciò consente di bilanciare le risorse di beni e servizi con gli impieghi.

Gli altri contributi alla produzione (D.39) figurano, con segno negativo, nella sezione degli impieghi dei conti della generazione dei redditi primari delle branche di attività economica o dei settori istituzionali che li percepiscono.

L'applicazione di un sistema di tassi di cambio multipli sulle imposte sulla produzione e sulle importazioni, nonché sui contributi, comporta che in un siffatto sistema (non attualmente applicato tra gli Stati membri dell'Unione europea):

a) le imposte implicite sulle importazioni sono considerate imposte sulle importazioni, esclusi i dazi sulle importazioni e l'IVA (D.2122);

b) le imposte implicite sulle esportazioni sono considerate imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214);

c) i contributi impliciti alle importazioni sono considerati contributi alle importazioni (D.311);

d) i contributi impliciti alle esportazioni sono considerati altri contributi ai prodotti (D.319).

REDDITI DA CAPITALE (D.4)

4.41. Definizione - I redditi da capitale (D.4) sono i redditi percepiti dai proprietari di attività finanziarie o di beni materiali non prodotti quale corrispettivo per aver messo tali attività a disposizione di un'altra unità istituzionale.

Nel sistema dei conti, i redditi da capitale sono classificati come segue:

a) interessi (D.41);

b) utili distribuiti dalle società (D.42):

(1) dividendi (D.421);

(2) redditi prelevati dai membri delle quasi-società (D.422);

c) utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (D.43);

d) redditi da capitale attribuiti agli assicurati (D.44);

e) fitti di terreni e diritti di sfruttamento di giacimenti (D.45).

INTERESSI (D.41)

4.42. Definizione - In funzione delle caratteristiche dello strumento finanziario concordato tra le parti, gli interessi (D.41) rappresentano l'importo che il debitore è tenuto a corrispondere al creditore nel corso di un dato periodo di tempo senza ridurre l'ammontare del capitale da rimborsare.

4.43. L'operazione con cui i creditori prestano denaro ai debitori porta alla creazione di uno o l'altro degli strumenti finanziari di seguito elencati.

Gli interessi rappresentano una forma di redditi da capitale percepiti dai proprietari di taluni tipi di attività finanziarie:

a) depositi (AF.2);

b) titoli diversi dalle azioni (AF.3);

c) prestiti (AF.4);

d) altri conti attivi (AF.7).

Interessi su depositi, prestiti e conti attivi e passivi

4.44. Gli interessi da ricevere e da pagare su tali attività e passività finanziarie sono determinati applicando l'opportuno tasso di interesse sul capitale da rimborsare a ogni dato momento del periodo contabile.

Interessi su titoli

Interessi su effetti e su strumenti a breve termine simili

4.45. La differenza tra il valore facciale e il prezzo pagato al momento dell'emissione (ossia lo sconto) misura gli interessi da corrispondere per la durata dell'effetto. L'incremento di valore di un effetto dovuto all'accumularsi di interessi maturati non costituisce un guadagno in conto capitale perché è dovuto ad un aumento del capitale da rimborsare e non ad una variazione del prezzo dell'attività. Le altre variazioni del valore dell'effetto sono considerate guadagni/perdite in conto capitale.

Interessi su obbligazioni

4.46. Le obbligazioni sono titoli a lungo termine che danno al loro possessore il diritto incondizionato a un reddito monetario fisso - o variabile nella misura determinata per contratto - percepito contro presentazione d'una cedola o ad un importo fissato in precedenza da corrispondere a una o più date determinate allorché il titolo è rimborsato oppure ad un reddito risultante dalla combinazione delle due formule sopracitate.

a) obbligazioni a tasso zero;

Non si ha pagamento di cedole. Gli interessi basati sulla differenza tra il prezzo di rimborso e il prezzo di emissione devono essere ripartiti negli anni fino alla scadenza dell'obbligazione. L'interesse maturato ogni anno è reinvestito nel titolo dal suo possessore; pertanto, nel conto finanziario devono essere effettuate le seguenti registrazioni di contropartita, di importo uguale al valore dell'interesse maturato: una acquisizione di ulteriori titoli da parte del possessore e una ulteriore emissione di titoli da parte dell'emittente o debitore (ossia una crescita del «volume» del titolo originario).

b) altri titoli compresi i titoli a sconto (deep discount bond);

Gli interessi si compongono di due elementi:

(1) l'importo di denaro da riscuotere ad ogni periodo contro presentazione d'una cedola;

(2) l'importo d'interesse maturato ad ogni periodo attribuibile allo scarto tra il prezzo di rimborso e il prezzo di emissione, calcolato come per le obbligazioni a tasso zero.

c) titoli indicizzati;

Gli importi delle cedole da pagare e/o del capitale da rimborsare sono legati all'evoluzione di un indice dei prezzi. La modifica di valore del capitale da rimborsare tra l'inizio e la fine di un particolare periodo contabile, dovuta alla variazione dell'indice di riferimento, è considerata come interesse maturato in tale periodo e si aggiunge agli interessi da pagare per quel periodo. Gli interessi maturati in conseguenza dell'indicizzazione sono in effetti reinvestiti nel titolo e devono essere registrati nei conti finanziari del possessore e dell'emittente.

Swap di tassi di interesse e forward rate agreement

4.47. Gli swap sono accordi contrattuali tra due unità istituzionali che concordano di scambiarsi flussi di passività di pari indebitamento nel tempo. Le operazioni di swap più comuni sono gli swap di tassi di interesse e gli swap valutari.

I flussi di pagamento di interessi derivanti da operazioni di swap dovrebbero essere registrati al netto dei pagamenti tra le due parti; qualsiasi compenso corrisposto a terzi, ad esempio a broker specializzati, va contabilizzato come acquisto di servizi.

Lo stesso principio si applica alle operazioni nell'ambito di forward rate agreement (accordi per scambio futuro di tassi di interesse).

Interessi su operazioni di leasing finanziario

4.48. Il leasing finanziario rappresenta una alternativa al prestito quale metodo di finanziamento dell'acquisto di impianti e macchinari. È un contratto inteso a convogliare fondi da un mutuante verso un mutuatario: il locatore acquista un determinato bene e il locatario si impegna a corrispondere alla società locatrice un certo numero di canoni periodici consentendo a quest'ultima, nel periodo del contratto, di coprire tutti - o virtualmente tutti - i suoi costi, compresi gli interessi.

Il sistema considera che il locatore conceda al locatario un prestito di importo uguale al valore del prezzo di acquisto pagato per i beni e che l'intero prestito venga gradualmente estinto nel periodo del contratto. Il canone corrisposto ad ogni scadenza dal locatario è pertanto considerato come formato da due elementi: una quota di ammortamento del debito e gli interessi. Il tasso di interesse sul prestito figurativo è determinato implicitamente sulla base del rapporto tra l'ammontare dei canoni periodici corrisposti nel corso del contratto e il prezzo di acquisto del bene. La quota del canone che rappresenta gli interessi diminuisce gradualmente nel corso del contratto man mano che il capitale viene rimborsato. Il prestito iniziale del locatario e i successivi rimborsi del capitale sono registrati nei conti finanziari del locatario e del locatore. Gli interessi corrisposti sono registrati tra gli interessi nei rispettivi conti della distribuzione primaria del reddito.

Altri interessi

4.49. Sono assimilati agli interessi:

a) le commissioni bancarie sullo scoperto, i premi di fedeltà ed altri premi da corrispondere per estrazione, versati a taluni detentori di obbligazioni;

b) gli interessi incassati dai fondi comuni di investimento (cfr. paragrafo 2.51, lettera b)) sugli investimenti effettuati, attribuiti agli azionisti anche se capitalizzati; sono esclusi i guadagni o le perdite in conto capitale sugli strumenti finanziari appartenenti ai fondi di investimento, non registrati come redditi da capitale.

Momento di registrazione

4.50. Gli interessi sono registrati secondo il principio della competenza, ossia in via di continua accumulazione nel tempo a favore del creditore sull'importo del credito in essere. L'interesse maturato per ciascun periodo contabile deve essere registrato a prescindere che esso sia o non sia effettivamente pagato o aggiunto al capitale da rimborsare. Qualora gli interessi non vengano effettivamente corrisposti, l'aumento del capitale deve essere registrato anche nel conto finanziario quale ulteriore acquisizione di quel tipo di attività finanziaria da parte del creditore con una corrispondente acquisizione di passività da parte del debitore.

4.51. Gli interessi devono essere registrati al lordo di ogni imposta su di essi applicata. Gli interessi corrisposti e riscossi devono essere sempre registrati al lordo dei contributi in conto interessi anche se questi sono direttamente corrisposti alle istituzioni finanziarie e non ai beneficiari (cfr. contributi).

Poiché il valore dei servizi prestati dagli intermediari finanziari non è ripartito tra i loro clienti, gli effettivi pagamenti di interessi agli intermediari finanziari - o le riscossioni di interessi da questi - non sono rettificati per eliminare i margini che rappresentano i compensi impliciti del servizio di tali intermediari. Una posta di rettifica è necessaria nel conto della attribuzione dei redditi primari degli intermediari finanziari e di una branca di attività economica fittizia cui attribuire, per convenzione, la totalità della produzione degli intermediari finanziari a titolo di consumi intermedi.

4.52. Nel sistema dei conti, gli interessi sono registrati:

a) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori (45);

b) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

UTILI DISTRIBUITI DALLE SOCIETÀ (D.42)

Dividendi (D.421)

4.53. Definizione - I dividendi (D.421) costituiscono una forma di redditi da capitale percepiti dai proprietari di azioni (AF.5) quale corrispettivo per aver messo a disposizione delle società le loro risorse finanziarie. L'aumento del capitale proprio attraverso l'emissione di azioni costituisce una alternativa alla raccolta di fondi mediante l'assunzione di debiti. A differenza del capitale di prestito, tuttavia, il capitale proprio non fa insorgere una passività definita in termini monetari e non dà diritto ai possessori delle azioni di una società a un reddito fisso o predeterminato.

4.54. Sono altresì inclusi in tale rubrica:

a) le azioni distribuite agli azionisti come pagamento del dividendo dell'esercizio; sono tuttavia escluse le azioni gratuite che rappresentano la capitalizzazione di fondi propri nella forma di riserve e di utili non distribuiti e che costituiscono nuove azioni distribuite agli azionisti in proporzione al numero di azioni da essi possedute;

b) i dividendi incassati dai fondi comuni di investimento (cfr. paragrafo 2.51, lettera b)) sugli investimenti effettuati, attribuiti agli azionisti anche se capitalizzati; sono esclusi i guadagni o le perdite in conto capitale sugli strumenti finanziari appartenenti ai fondi di investimento, non registrati come redditi da capitale;

c) il reddito versato alle amministrazioni pubbliche dalle imprese pubbliche dotate di personalità giuridica anche se non costituite formalmente in società di capitali.

4.55. Momento di registrazione: i dividendi sono registrati nel momento in cui devono essere pagati come stabilito dalla società.

Nel sistema dei conti, i dividendi figurano:

a) nella sezione degli impieghi del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori nei quali sono classificate le società;

b) nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori nei quali sono classificati gli azionisti;

c) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

Redditi prelevati dai membri delle quasi-società (D.422)

4.56. Definizione - I redditi prelevati dai membri delle quasi-società (D.422) sono gli importi che questi prelevano effettivamente per i propri bisogni sui profitti conseguiti dalle quasi-società di loro proprietà.

4.57. Tali importi devono essere registrati al lordo di tutte le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc., che sono sempre considerate pagate dai proprietari.

4.58. Allorché una quasi-società consegue profitti, l'unità che ne è proprietaria può consentirle di disporre di una parte e della totalità degli utili, segnatamente a scopi di investimento. Questi redditi messi a disposizione delle quasi-società sono registrati come risparmio proprio di queste ultime; solo i profitti effettivamente prelevati dalle unità proprietarie sono registrati nei conti nella rubrica redditi prelevati dai membri delle quasi-società.

4.59. Allorché i profitti sono conseguiti nel resto del mondo da succursali, agenzie, uffici, ecc. di imprese residenti, se queste succursali, ecc. sono considerate unità non residenti, gli utili non distribuiti figurano tra gli utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (D.43). Solo i profitti realmente trasferiti all'impresa madre sono registrati nei conti come redditi prelevati dai membri delle quasi-società ricevuti dal resto del mondo. I medesimi principi si applicano in sede di contabilizzazione delle relazioni tra succursali, agenzie, uffici, ecc. operanti nel territorio economico e le imprese madri non residenti a cui appartengono.

4.60. In questa rubrica è incluso il risultato netto di gestione ricevuto dai residenti in quanto proprietari di terreni e fabbricati situati nel resto del mondo e dai non residenti per terreni e fabbricati situati nel territorio economico. Infatti, in conformità alle convenzioni adottate nel SEC, le unità non residenti se effettuano operazioni su terreni e fabbricati nel territorio economico di un paese vengono considerate unità fittizie residenti di proprietà di non residenti.

Il valore locativo delle abitazioni situate all'estero e occupate dai rispettivi proprietari è registrato come importazioni di servizi e il corrispondente risultato netto di gestione come redditi primari percepiti dal resto del mondo; il valore delle abitazioni di proprietà di non residenti e occupate dai rispettivi proprietari è registrato come esportazioni di servizi e il corrispondente risultato netto di gestione come redditi primari corrisposti al resto del mondo.

4.61. La rubrica redditi prelevati dai membri delle quasi-società non comprende le somme che i proprietari ricavano:

a) dalla vendita di beni usati;

b) dalla vendita di terreni e di beni immateriali;

c) dal ritiro di capitale (ad esempio, liquidazione totale o parziale della loro partecipazione nella quasi-società).

Tali importi sono considerati prelievi di capitale nel conto finanziario. Per contro, qualsiasi apporto dei proprietari destinato all'acquisto di attività o alla riduzione delle passività delle quasi-società è considerato apporto di capitale. Tuttavia, se le quasi-società appartengono ad amministrazioni pubbliche e registrano permanentemente, dovendo applicare gli indirizzi di politica sociale ed economica stabiliti dalle amministrazioni pubbliche, un deficit di gestione, i trasferimenti regolari di fondi dalle amministrazioni pubbliche alle imprese a copertura delle loro perdite devono essere considerati contributi.

4.62. Momento di registrazione: i redditi prelevati dai membri delle quasi-società sono registrati nel momento in cui i prelievi sono effettuati.

4.63. Nel sistema dei conti, i redditi prelevati dai membri delle quasi-società figurano:

a) nella sezione degli impieghi del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori nei quali sono classificate le quasi-società;

b) nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori proprietari;

c) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

UTILI REINVESTITI DI INVESTIMENTI DIRETTI ALL'ESTERO (D.43)

4.64. Definizione - Gli utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (D.43) corrispondono a:

più redditi da capitale o trasferimenti correnti da ricevere

meno redditi da capitale o trasferimenti correnti da pagare compresi i trasferimenti effettivi agli investitori diretti stranieri e le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc. dell'impresa di investimenti diretti all'estero.

4.65. Una impresa di investimenti diretti all'estero è una impresa costituita o meno in società della quale un investitore residente in un altro paese possiede il 10 % o più delle azioni ordinarie o del diritto di voto (per una società) o una partecipazione equivalente (per una impresa non costituita in società). Le imprese di investimenti diretti all'estero comprendono le entità indicate come società controllate (in cui l'investitore possiede più del 50 %), consociate (in cui l'investitore possiede il 50 % o una quota inferiore) e filiali (imprese non costituite in società possedute interamente o congiuntamente), appartenenti direttamente o indirettamente all'investitore. Di conseguenza, il concetto di impresa di investimenti diretti all'estero è un concetto più ampio di quello di società sotto controllo estero.

4.66. Il reddito da impresa delle imprese di investimenti diretti all'estero può essere oggetto di una ripartizione effettiva nella forma di dividendi o di redditi prelevati dai membri delle quasi-società.

Inoltre, gli utili non distribuiti sono considerati come se fossero distribuiti e trasferiti agli investitori diretti stranieri proporzionalmente alla loro partecipazione al capitale dell'impresa e come se fossero da questi successivamente reinvestiti.

Gli utili reinvestiti in investimenti diretti all'estero possono essere positivi o negativi.

4.67. Momento di registrazione: gli utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero sono registrati nel momento in cui sono conseguiti.

Nel sistema dei conti, gli utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero figurano:

a) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori;

b) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

REDDITI DA CAPITALE ATTRIBUITI AGLI ASSICURATI (D.44)

4.68. Definizione - I redditi da capitale attribuiti agli assicurati (D.44) corrispondono al totale dei redditi primari ricavati dall'investimento delle riserve tecniche di assicurazione. Queste sono investite dalle imprese di assicurazione e dai fondi pensione in attività finanziarie o terreni (dai quali si ricavano redditi netti da capitale, ossia al netto degli eventuali interessi corrisposti) o in fabbricati (che producono risultati netti di gestione). I redditi netti percepiti a seguito dell'investimento di fondi propri delle imprese di assicurazione devono essere esclusi in proporzione alla quota dei fondi propri sul totale costituito dalla somma dei fondi propri e delle riserve tecniche di assicurazione.

4.69. Poiché le riserve tecniche sono considerate attività degli assicurati, i proventi derivanti dal loro investimento sono contabilizzati come versati agli assicurati dalle imprese di assicurazione e dai fondi pensione a titolo di redditi da capitale attribuiti agli assicurati.

Dato che in realtà tali redditi rimangono alle imprese di assicurazione e ai fondi pensione si suppone che essi vengano restituiti a tali imprese e fondi nella forma di premi e contributi supplementari che si aggiungono agli effettivi premi e contributi da pagare.

Tali premi e contributi supplementari sulle polizze di assicurazione contro i danni e di assicurazione sulla vita stipulate nell'ambito dei sistemi di assicurazione sociale sono registrati unitamente ai premi e ai contributi effettivi nei conti della distribuzione secondaria del reddito delle unità in questione.

I premi supplementari sulle assicurazioni sulla vita individuali non stipulate nell'ambito di sistemi di assicurazione sociale, come i premi effettivi, non costituiscono trasferimenti correnti e non sono pertanto registrati nei conti della distribuzione secondaria del reddito. Essi sono direttamente inclusi come uno degli elementi che contribuiscono alla variazione dei «diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione» registrata nei conti finanziari delle unità in questione.

4.70. Momento di registrazione: i redditi da capitale attribuiti agli assicurati sono registrati nel momento in cui si formano.

4.71. Nel sistema dei conti, i redditi da capitale attribuiti agli assicurati figurano:

a) nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari degli assicurati;

b) nella sezione degli impieghi del conto della attribuzione dei redditi primari degli enti assicuratori;

c) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

FITTI DI TERRENI E DIRITTI DI SFRUTTAMENTO DI GIACIMENTI (D.45)

Fitti di terreni

4.72. Il canone di affitto che un proprietario terriero riscuote da un affittuario rappresenta una forma di reddito da capitale.

In tale rubrica sono compresi anche i canoni di affitto da versare ai proprietari di corsi e specchi d'acqua per godere del diritto di sfruttare tali acque a scopi ricreativi o diversi, compresa la pesca.

Un proprietario può essere tenuto a versare imposte fondiarie o a sostenere talune spese di manutenzione unicamente in conseguenza della sua qualità di proprietario. Per convenzione, si considera che tali imposte e spese siano pagate dalla persona che utilizza i terreni supponendo che essa li deduca dal canone di affitto che versa al proprietario.

4.73. I fitti dei terreni non includono i canoni di affitto dei fabbricati e delle abitazioni su di essi costruiti; tali canoni sono considerati come pagamento di un servizio destinabile alla vendita erogato dal proprietario al locatario dell'immobile o dell'abitazione e sono registrati nei conti come consumi intermedi o finali dell'unità locataria. Se non si dispone di elementi oggettivi che permettano una ripartizione tra fitto dei terreni e canone di affitto dei sovrastanti edifici, l'intero importo è considerato fitto dei terreni se il valore dei terreni è reputato superiore al valore degli edifici e canone di affitto in caso contrario.

Diritti di sfruttamento di giacimenti

4.74. In tale rubrica sono compresi i diritti spettanti ai proprietari di giacimenti minerari o di combustibili fossili (carbone, petrolio o gas naturale) che permettono ad altre unità istituzionali di procedere a prospezioni o di sfruttare tali depositi per un periodo di tempo determinato.

4.75. Momento di registrazione: i fitti di terreni e i diritti di sfruttamento di giacimenti sono registrati nel periodo in cui sono pagabili.

4.76. Nel sistema dei conti, i fitti di terreni e i diritti di sfruttamento di giacimenti sono registrati:

a) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto della attribuzione dei redditi primari dei settori;

b) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

IMPOSTE CORRENTI SUL REDDITO, SUL PATRIMONIO, ECC. (D.5)

4.77. Definizione - Le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc. (D.5) comprendono tutti i pagamenti obbligatori unilaterali, in denaro o in natura, riscossi periodicamente dalle amministrazioni pubbliche e dal resto del mondo sul reddito e sul patrimonio delle unità istituzionali, nonché talune imposte periodiche che non sono basate né sul reddito né sul patrimonio.

Le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc. si dividono in:

a) imposte sul reddito (D.51);

b) altre imposte correnti (D.59).

IMPOSTE SUL REDDITO (D.51)

4.78. Definizione - Le imposte sul reddito (D.51) sono le imposte aventi per oggetto i redditi, gli utili e i guadagni in conto capitale. Esse sono determinate sulla base dei redditi effettivi o presunti delle persone fisiche, delle famiglie, delle persone giuridiche o delle istituzioni senza scopo di lucro e comprendono le imposte sui redditi da capitale, le imposte fondiarie e le imposte sul patrimonio immobiliare se tali proprietà servono da base per stimare il reddito dei loro proprietari.

Le imposte sul reddito includono:

a) le imposte sul reddito delle persone fisiche o delle famiglie (redditi da lavoro, da capitale, da impresa, pensioni, ecc.) comprese le imposte ritenute dai datori di lavoro (ritenute alla fonte); sono da includere qui anche le imposte sul reddito dei proprietari di imprese non costituite in società;

b) le imposte sul reddito o sugli utili delle persone giuridiche;

c) le imposte sui guadagni in conto capitale;

d) le imposte su vincite derivanti da concorsi a premi o da scommesse, da corrispondere sugli importi riscossi dai vincitori, a differenza delle imposte sugli affari dei produttori che organizzano concorsi a premi o scommesse, considerate imposte sui prodotti.

ALTRE IMPOSTE CORRENTI (D.59)

4.79. Le altre imposte correnti (D.59) comprendono:

a) le imposte correnti sul capitale, ossia le imposte da pagare periodicamente che colpiscono la proprietà o l'utilizzo dei terreni o dei fabbricati da parte dei proprietari, e le imposte correnti sul patrimonio netto e su altri beni (gioielli, altri segni esteriori di ricchezza) - escluse le imposte di cui alla rubrica D.29 (pagate dalle imprese a motivo dell'esercizio dell'attività di produzione) e alla rubrica D.51 (imposte sul reddito);

b) le imposte per-capita, percepite per adulto o per famiglia, indipendentemente dal reddito o dal patrimonio;

c) le imposte sulle spese, versate sul totale delle spese delle persone o delle famiglie;

d) gli esborsi sostenuti dalle famiglie per ottenere il diritto di possedere o di utilizzare veicoli, natanti o aeromobili (non utilizzati a fini professionali) o per ottenere il rilascio di licenze di caccia o pesca, ecc. (46);

e) le imposte sulle operazioni internazionali (viaggi all'estero, rimesse dall'estero, investimenti esteri, ecc.), escluse quelle pagate dai produttori ed esclusi i dazi all'importazione pagati dalle famiglie.

4.80. Sono esclusi dalla rubrica delle imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc.:

a) le imposte sulle successioni o le imposte sulle donazioni che si presume siano prelevate sul capitale dei beneficiari e figurano nella rubrica imposte in conto capitale (D.91);

b) le imposizioni straordinarie sul capitale o sul patrimonio (una tantum) che sono registrate nella rubrica imposte in conto capitale (D.91);

c) le imposte su terreni, fabbricati o altri beni posseduti o noleggiati dalle imprese e da queste utilizzati per l'attività di produzione, registrate nella rubrica altre imposte sulla produzione (D.29);

d) gli esborsi sostenuti dalle famiglie per ottenere diritti diversi da quello di utilizzare veicoli, natanti o aeromobili o per ottenere il rilascio di licenze diverse da quelle di caccia o pesca: patenti di guida o brevetti di pilota, canoni di abbonamento alla radio e alla televisione, porto d'armi, accesso a musei o a biblioteche, tasse per la raccolta dei rifiuti, ecc., considerati nella maggior parte dei casi come acquisti di servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche (47).

4.81. L'importo totale delle imposte da registrare comprende gli eventuali interessi di mora e le eventuali pene pecuniarie imposte dalle autorità fiscali qualora risulti impossibile registrare separatamente detti interessi e ammende; esso comprende altresì gli eventuali oneri che possono essere addebitati con riferimento al recupero e all'accertamento delle imposte da pagare. Analogamente, da tale importo sono detratte le eventuali riduzioni d'imposta decise dalle amministrazioni pubbliche nel quadro della loro politica economica e gli eventuali rimborsi delle imposte versate in misura superiore al dovuto.

4.82. Momento di registrazione: le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc. sono registrate nel momento in cui si svolgono le attività o le operazioni o si verificano gli altri eventi che fanno insorgere l'obbligo di pagare le imposte.

Tuttavia, talune attività economiche, operazioni o eventi, che a norma della legislazione fiscale dovrebbero far insorgere per le unità in questione l'obbligo di pagare le imposte, sfuggono costantemente all'attenzione delle autorità fiscali. Non sarebbe realistico presupporre che tali attività, operazioni o eventi diano origine ad attività o passività finanziarie nella forma di importi da pagare o da ricevere. Per tale motivo, il sistema dei conti registrerà soltanto gli importi da versare se essi sono dimostrati da ruoli, dichiarazioni o altri documenti che attestano un chiaro obbligo per i contribuenti di pagare una imposta. Il sistema non imputa imposte non comprovate da una documentazione fiscale probante.

Le imposte determinate come specificato in precedenza ma non pagate (ad esempio, a causa di fallimento) sono considerate come se fossero state corrisposte. Si possono verificare due eventualità:

a) cancellazione di crediti inesigibili da parte delle amministrazioni pubbliche le quali riconoscono che non potranno più recuperare i loro crediti: tale cancellazione è registrata nei conti delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività delle amministrazioni pubbliche e dei debitori inadempienti;

b) remissione di debiti a seguito di un accordo tra le amministrazioni pubbliche e i debitori: l'operazione è registrata nel conto del capitale come un trasferimento in conto capitale dalle amministrazioni pubbliche ai debitori, con la contemporanea estinzione di crediti nel conto finanziario.

In taluni casi, l'obbligo di pagare una imposta sul reddito può essere determinato soltanto in un periodo contabile successivo a quello in cui il reddito si è formato. È necessaria quindi una certa flessibilità circa il momento di registrazione di tali imposte. Le imposte sul reddito ritenute alla fonte (come il regolare pagamento anticipato di imposte sul reddito) possono essere registrate nel periodo in cui sono versate mentre qualsiasi debito finale di imposta sul reddito può essere registrato nel periodo in cui tale debito è determinato.

Nel sistema dei conti, le imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc. sono registrate:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori in cui sono classificati i contribuenti;

b) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito delle amministrazioni pubbliche;

c) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

CONTRIBUTI E PRESTAZIONI SOCIALI (D.6)

4.83. Definizione - Le prestazioni sociali sono costituite dai trasferimenti, in denaro o in natura, alle famiglie finalizzati a sgravare queste ultime dall'onere finanziario rappresentato da numerosi rischi o bisogni ed effettuati tramite sistemi organizzati collettivamente o, al di fuori di tali sistemi, dalle amministrazioni pubbliche e dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie; le prestazioni sociali includono i versamenti delle amministrazioni pubbliche ai produttori di cui beneficiano singolarmente le famiglie nel contesto della tutela contro i rischi e i bisogni sociali.

4.84. L'elenco dei rischi e dei bisogni che possono dar luogo a prestazioni sociali è definito, per convenzione, come segue:

a) malattia;

b) invalidità;

c) malattie professionali o infortuni sul lavoro;

d) vecchiaia;

e) superstiti;

f) maternità;

g) famiglia;

h) promozione dell'occupazione;

i) disoccupazione;

j) abitazioni (48);

k) istruzione;

l) indigenza.

4.85. Le prestazioni sociali comprendono:

a) i trasferimenti correnti e forfettari da sistemi che ricevono contributi, coprono l'intera collettività o ampie fasce della collettività e sono imposti e controllati da unità delle amministrazioni pubbliche (sistemi di sicurezza sociale);

b) i trasferimenti correnti e forfettari da sistemi organizzati dalle imprese per conto dei loro dipendenti, ex dipendenti o persone a loro carico (sistemi privati di assicurazione sociale con e senza costituzione di riserve); i contributi possono essere versati dai datori di lavoro o dai lavoratori o anche dai lavoratori indipendenti;

c) i trasferimenti correnti da amministrazioni pubbliche e da istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, non subordinati al pagamento preventivo di contributi (assistenza).

4.86. Le prestazioni sociali non comprendono:

a) gli indennizzi pagati su polizze stipulate unicamente su iniziativa propria dell'assicurato, indipendentemente dal suo datore di lavoro o dalle amministrazioni pubbliche;

b) le indennità assicurative su polizze stipulate al solo scopo di ottenere uno sconto anche qualora tali polizze discendano da un contratto collettivo.

4.87. Affinché una polizza individuale sia considerata come parte di un sistema di assicurazione sociale, i rischi o le circostanze contro cui i partecipanti sono assicurati devono corrispondere a rischi o a bisogni che possono dar luogo a prestazioni sociali (cfr. paragrafo 4.84) e devono essere soddisfatte inoltre una o più delle seguenti condizioni:

a) la partecipazione al sistema è obbligatoria o in virtù della legge per una determinata categoria di lavoratori - lavoratori dipendenti, lavoratori indipendenti o persone non occupate - oppure in virtù dei termini e delle condizioni previste dal contratto di lavoro di un lavoratore dipendente o di un gruppo di lavoratori dipendenti;

b) il sistema è un sistema collettivo, gestito a favore di un gruppo determinato di lavoratori - lavoratori dipendenti, lavoratori indipendenti o persone non occupate - cui possono partecipare esclusivamente i membri di quel gruppo;

c) un datore di lavoro versa un contributo (effettivo o figurativo) al sistema per conto del lavoratore, a prescindere che anche il lavoratore dipendente versi o meno un contributo.

4.88. I sistemi di assicurazione sociale sono quei sistemi presso i quali i lavoratori sono obbligati o incoraggiati dai loro datori di lavoro o dalle amministrazioni pubbliche ad assicurarsi contro taluni rischi o circostanze che possono pregiudicare il loro benessere o quello delle persone a loro carico.

Secondo il tipo, i sistemi di assicurazione sociale possono essere classificati come segue:

a) sistemi di sicurezza sociale riguardanti l'intera collettività o ampie fasce della collettività, imposti, controllati e finanziati dalle amministrazioni pubbliche;

b) sistemi privati con costituzione di riserve, suddivisi in:

(1) sistemi in cui i contributi sociali sono versati a terzi (imprese di assicurazione, fondi pensione autonomi);

(2) sistemi in cui i datori di lavoro costituiscono riserve speciali, distinte dalle altre loro riserve, anche se tali fondi non costituiscono delle unità istituzionali separate dai datori di lavoro; questi sono denominati fondi pensione non autonomi e le riserve sono considerate attività appartenenti ai beneficiari e non ai datori di lavoro;

c) sistemi senza costituzione di riserve, in cui i datori di lavoro erogano prestazioni sociali ai loro dipendenti, ex dipendenti e persone a loro carico attingendo alle risorse proprie, senza creare riserve speciali ad hoc.

4.89. I sistemi di assicurazione sociale predisposti dalle amministrazioni pubbliche per i propri dipendenti sono classificati come sistemi privati con costituzione di riserve oppure come sistemi senza costituzione di riserve ma non come sistemi di sicurezza sociale.

4.90. I contributi sociali possono essere distinti in contributi effettivi versati nel quadro delle prime due categorie di sistemi citate nel precedente paragrafo 4.88 e in contributi figurativi versati nell'ambito di sistemi senza costituzione di riserve.

4.91. I contributi sociali possono essere distinti in contributi obbligatori per legge e contributi non obbligatori.

CONTRIBUTI SOCIALI (D.61)

Contributi sociali effettivi (D.611)

4.92. I contributi sociali effettivi comprendono:

a) contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.6111) (corrispondenti al flusso D.121);

I contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro sono versati dai datori di lavoro agli enti di previdenza e di assistenza sociale, alle imprese di assicurazione o ai fondi pensione autonomi e non autonomi che gestiscono sistemi di assicurazione sociale, al fine di garantire prestazioni sociali ai propri dipendenti.

Poiché i contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro sono versati a beneficio dei loro dipendenti, il loro valore è registrato come uno degli elementi che compongono i redditi da lavoro dipendente unitamente alle retribuzioni in denaro e in natura. I contributi sociali sono successivamente registrati come trasferimenti correnti dai lavoratori dipendenti agli enti di previdenza e di assistenza sociale, alle imprese di assicurazione o ai fondi pensione autonomi e non autonomi.

b) contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti (D.6112);

Si tratta dei contributi versati dai lavoratori dipendenti agli enti di previdenza e di assistenza sociale, ai sistemi privati con costituzione di riserve e ai sistemi senza costituzione di riserve. I contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti comprendono i contributi effettivi da versare più, nel caso dei sistemi privati con costituzione di riserve, i contributi supplementari da versare sui redditi da capitale attribuiti agli assicurati, percepiti dai lavoratori partecipanti al sistema, meno il compenso del servizio. Quest'ultimo è considerato come gravante nella sua totalità sui contributi a carico dei lavoratori dipendenti e non sui contributi a carico dei datori di lavoro.

c) contributi sociali a carico dei lavoratori indipendenti e delle persone non occupate (D.6113);

Si tratta dei contributi versati per loro proprio conto da persone diverse dai lavoratori dipendenti, segnatamente da lavoratori indipendenti (datori di lavoro e lavoratori autonomi) o da persone non occupate. I contributi comprendono anche il valore dei contributi supplementari da versare sui redditi da capitale attribuiti agli assicurati che si suppone che tali persone riversino alle imprese di assicurazione in aggiunta agli altri loro contributi.

4.93. I contributi sociali effettivi possono essere versati in virtù di un obbligo legale o di un regolamento, di un contratto collettivo di lavoro in vigore in una particolare branca di attività economica, di un accordo stipulato tra datore di lavoro e dipendenti in una impresa, di un contratto di lavoro o, in alcuni casi, volontariamente.

I contributi volontari qui considerati si riferiscono a:

a) contributi sociali che persone non assoggettate, o non più giuridicamente assoggettate, all'obbligo di versare tali contributi versano o continuano a versare a un ente di previdenza e di assistenza sociale;

b) contributi sociali versati alle imprese di assicurazione (o casse mutue e fondi pensione classificati nel medesimo settore) nel quadro di un sistema di assicurazione complementare gestito dalle imprese a beneficio dei propri dipendenti e al quale questi ultimi aderiscono liberamente;

c) contributi versati alle casse mutue che raggruppano su base volontaria lavoratori dipendenti o indipendenti.

4.94. Al fine di distinguere tra contributi sociali obbligatori e non obbligatori viene operata una ulteriore suddivisione nella classificazione:

a) contributi sociali effettivi obbligatori a carico dei datori di lavoro (D.61111);

b) contributi sociali effettivi volontari a carico dei datori di lavoro (D.61112);

c) contributi sociali obbligatori a carico dei lavoratori dipendenti (D.61121);

d) contributi sociali volontari a carico dei lavoratori dipendenti (D.61122);

e) contributi sociali obbligatori a carico dei lavoratori indipendenti e delle persone non occupate (D.61131);

f) contributi sociali volontari a carico dei lavoratori indipendenti e delle persone non occupate (D.61132).

4.95. I contributi sociali effettivi versati agli enti di previdenza e di assistenza sociale o alle altre amministrazioni pubbliche sono registrati nelle operazioni di distribuzione per il loro importo lordo.

Viceversa, i contributi sociali versati, nel quadro di sistemi privati con costituzione di riserve, alle imprese di assicurazione, nonché alle casse mutue e ai fondi pensione autonomi classificati nello stesso settore sono registrati per il loro importo netto, ossia previa deduzione di quella parte del contributo che rappresenta il valore del servizio di assicurazione erogato alle famiglie (residenti e non residenti). Secondo le convenzioni adottate, tale parte del contributo rappresenta infatti il corrispettivo per un servizio destinabile alla vendita che costituisce parte dei consumi finali delle famiglie o, nel caso dei contributi versati da famiglie non residenti, delle esportazioni di servizi.

Nel caso dei sistemi privati di assicurazione sociale con costituzione di riserve non autonomi (in cui i datori di lavoro conservano le loro riserve separate), dai contributi versati dai lavoratori dipendenti non viene dedotto alcun compenso del servizio. Poiché tali sistemi non costituiscono unità istituzionali distinte dai datori di lavoro, i costi di gestione dei fondi sono incorporati nei costi di produzione generali dei datori di lavoro.

4.96. Momento di registrazione: i contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro (D.6111) e i contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti (D.6112) sono registrati nel momento in cui viene svolto il lavoro che fa insorgere l'obbligo di versare i contributi; i contributi sociali a carico dei lavoratori indipendenti e delle persone non occupate (D.6113) sono registrati nel momento in cui insorge l'obbligo del versamento.

4.97. Nel sistema dei conti, i contributi sociali effettivi sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di famiglie non residenti);

c) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito dei datori di lavoro o degli enti assicuratori residenti;

d) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di datori di lavoro o di enti assicuratori non residenti).

Contributi sociali figurativi (D.612)

4.98. I contributi sociali figurativi (D.612) rappresentano la contropartita (al netto di eventuali contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti) delle prestazioni sociali erogate direttamente dai datori di lavoro (non legate cioè al versamento di contributi effettivi a carico dei datori di lavoro) ai loro dipendenti o ex dipendenti e aventi diritto. Tali contributi corrispondono al flusso D.122. In linea di massima, il loro valore dovrebbe essere determinato sulla base di considerazioni attuariali.

4.99. L'introduzione del concetto di contributi sociali figurativi discende dalla necessità di registrare nei conti, nella rubrica delle prestazioni sociali, le prestazioni erogate direttamente dai datori di lavoro nonché di includere il costo di tali prestazioni nei redditi da lavoro dipendente corrisposti dai datori di lavoro per la parte non coperta dai contributi a carico dei lavoratori da essi dipendenti.

Allorché i datori di lavoro erogano direttamente prestazioni sociali ai loro dipendenti, ex dipendenti o aventi diritto, attingendo alle proprie risorse, senza l'intervento di un ente di previdenza, di una impresa di assicurazione o di un fondo pensione autonomo e senza la creazione di un apposito fondo o l'accantonamento di riserve ad hoc, i beneficiari possono essere considerati protetti contro vari specifici bisogni o rischi anche se per godere di tale copertura non è previsto il pagamento di alcun contributo.

Per i lavoratori dipendenti deve essere pertanto imputata una retribuzione fino alla concorrenza del valore dei contributi sociali che essi dovrebbero versare per garantirsi il diritto alle prestazioni sociali in questione. Tale valore dipende non soltanto dai livelli delle prestazioni suscettibili di essere erogate correntemente ma anche dalla probabile evoluzione futura degli oneri a carico dei datori di lavoro nell'ambito di tali sistemi per effetto di vari fattori, quali le previste variazioni della consistenza numerica, della distribuzione per età e della speranza di vita dei loro attuali ed ex dipendenti. Pertanto, gli importi da imputare per i contributi dovrebbero essere determinati, in linea di principio, basandosi su considerazioni attuariali analoghe a quelle utilizzate per stabilire i livelli dei premi applicati dalle imprese di assicurazione. Se per effetto di avvenimenti politici o di variazioni economiche il rapporto tra il numero di persone occupate e il numero di titolari di pensioni varia notevolmente e diventa anormale, si dovrebbe stimare il valore dei contributi figurativi per i lavoratori attualmente occupati, il quale sarà differente dal valore effettivo delle pensioni erogate. A questo scopo si può utilizzare una aliquota ragionevole delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori in attività.

Nella pratica, tuttavia, può risultare difficile stabilire l'entità di tali contributi figurativi. È possibile che l'impresa stessa proceda all'esecuzione di stime, eventualmente sulla base dei contributi versati ad analoghi sistemi con costituzione di riserve, allo scopo di valutare i propri probabili impegni futuri. Altrimenti, l'unica alternativa potrebbe consistere nell'utilizzare le prestazioni di assicurazione sociale senza costituzione di riserve erogate dall'impresa durante lo stesso periodo contabile (al netto di eventuali contributi sociali effettivi a carico del lavoratore e da esso versati all'impresa medesima) quale stima della retribuzione figurativa che sarebbe necessaria per coprire i contributi figurativi. Pur essendoci ovviamente molte ragioni (quale la variabilità della composizione e della struttura per età delle forze di lavoro dell'impresa) all'origine della divergenza tra il valore dei contributi figurativi che sarebbero necessari e le prestazioni di assicurazione sociale senza costituzione di riserve effettivamente erogate nel medesimo periodo, ciò non toglie che queste (al netto dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti) possano costituire tuttavia stime sufficienti dei contributi e delle relative retribuzioni figurative.

4.100. Nel conto della generazione dei redditi primari, si considera che i datori di lavoro versino ai loro dipendenti, quale componente della loro remunerazione, un importo, denominato contributi sociali figurativi, pari ai contributi sociali stimati che sarebbero necessari per garantire loro le prestazioni di assicurazione sociale senza costituzione di riserve cui hanno diritto. Nel conto della distribuzione secondaria del reddito si considera che i lavoratori restituiscano ai loro datori di lavoro lo stesso importo dei contributi sociali figurativi (ossia dei trasferimenti correnti) come se li versassero a un sistema di assicurazione sociale distinto.

4.101. Momento di registrazione: i contributi sociali figurativi che rappresentano la contropartita di prestazioni sociali dirette obbligatorie sono registrati nel momento in cui insorge l'obbligo delle prestazioni.

I contributi sociali figurativi che rappresentano la contropartita di prestazioni sociali dirette volontarie sono registrati nel momento in cui le prestazioni sono erogate.

4.102. Nel sistema dei conti, i contributi sociali figurativi sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie e del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti;

b) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori cui appartengono i datori di lavoro e nel conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

PRESTAZIONI SOCIALI DIVERSE DAI TRASFERIMENTI SOCIALI IN NATURA (D.62)

4.103. Tale rubrica comprende:

Prestazioni di sicurezza sociale in denaro (D.621)

Sono le prestazioni erogate alle famiglie dagli enti di previdenza e di assistenza sociale (esclusi i rimborsi, cfr. D.6311) nell'ambito dei sistemi di sicurezza sociale.

Prestazioni private di assicurazione sociale, con costituzione di riserve (D.622)

Sono le prestazioni (in denaro o in natura) erogate alle famiglie dalle imprese di assicurazione o da altre unità istituzionali che gestiscono sistemi privati di assicurazione sociale con costituzione di riserve.

Prestazioni di assicurazione sociale effettuate direttamente dai datori di lavoro, senza costituzione di riserve (D.623)

Si tratta di prestazioni (in denaro o in natura) erogate ai loro dipendenti, o alle persone a carico o ai superstiti di questi, dai datori di lavoro che gestiscono sistemi di assicurazione sociale senza costituzione di riserve. Tali prestazioni comprendono:

a) le retribuzioni, di importo normale o ridotto, che continuano ad essere versate nei periodi di assenza dal lavoro per malattia, infortunio, maternità, ecc.;

b) gli assegni familiari, indennità scolastiche o altre indennità, erogati per le persone a carico dei lavoratori;

c) le pensioni di vecchiaia o superstiti corrisposte ad ex dipendenti o ai loro superstiti e le indennità versate ai dipendenti o ai loro superstiti nel caso di messa in cassa integrazione, di invalidità, di infortunio mortale, ecc. (se tali prestazioni sono collegate a contratti collettivi di lavoro);

d) le cure mediche non connesse alla medicina del lavoro;

e) case di riposo e convalescenziari.

Le prestazioni di assicurazione sociale effettuate direttamente dai datori di lavoro, senza costituzione di riserve, che questi corrispondono ai loro ex dipendenti o agli altri aventi diritto dovrebbero essere contabilizzate al lordo dei contributi sociali effettivi a carico dei datori di lavoro, ossia degli importi versati dai datori di lavoro agli enti assicuratori a beneficio delle persone in questione.

Prestazioni di assistenza sociale in denaro (D.624)

Si tratta di prestazioni erogate alle famiglie dalle amministrazioni pubbliche o da istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie per soddisfare i medesimi bisogni delle prestazioni sociali pur senza inquadrarsi in un sistema di assicurazione sociale comprendente contributi sociali e prestazioni di assicurazione sociale. Tali prestazioni non comprendono i trasferimenti correnti connessi ad avvenimenti o a circostanze non normalmente coperte dai sistemi di assicurazione sociale (ad esempio, trasferimenti per calamità naturali, registrati tra gli altri trasferimenti correnti o tra gli altri trasferimenti in conto capitale).

TRASFERIMENTI SOCIALI IN NATURA (D.63)

4.104. Definizione - I trasferimenti sociali in natura (D.63) corrispondono ai beni e servizi individuali forniti alle singole famiglie, a titolo di trasferimenti in natura, dalle amministrazioni pubbliche e dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, a prescindere che questi li abbiano acquistati sul mercato o li abbiano prodotti quale produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita. Essi possono essere finanziati mediante imposte, altri redditi delle amministrazioni pubbliche o contributi di sicurezza sociale oppure, nel caso delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, attraverso elargizioni e redditi da capitale.

Sebbene alcuni servizi non destinabili alla vendita prodotti dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie possiedano alcune caratteristiche dei servizi collettivi, tutti i servizi non destinabili alla vendita prodotti da tali istituzioni sono, per semplicità e per convenzione, considerati individuali per natura. I servizi prestati gratuitamente, o a prezzi non economicamente significativi, alle famiglie sono descritti come servizi individuali onde distinguerli dai servizi collettivi prestati alla collettività nel suo insieme o ad ampie fasce della collettività. I servizi individuali riguardano principalmente i servizi di istruzione e sanitari benché siano anche frequentemente erogati altri tipi di servizi quali i servizi di abitazione, culturali e ricreativi.

La rubrica trasferimenti sociali in natura (D.63) comprende le prestazioni sociali in natura e i trasferimenti di beni e servizi individuali non destinabili alla vendita.

Prestazioni sociali in natura (D.631)

4.105. Le prestazioni sociali in natura sono i trasferimenti sociali in natura finalizzati a sgravare le famiglie dall'onere finanziario rappresentato dai rischi o dai bisogni sociali (cfr. paragrafo 4.84). Esse possono essere suddivise in due categorie: quella in cui le famiglie beneficiarie acquistano direttamente i beni e i servizi, venendo successivamente rimborsate, e quella in cui i relativi servizi sono erogati direttamente ai beneficiari. In quest'ultimo caso, le amministrazioni pubbliche o le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie producono o acquistano, in tutto o in parte, beni e servizi che sono direttamente forniti dai loro produttori ai beneficiari.

Prestazioni di sicurezza sociale sotto forma di rimborsi (D.6311)

Tali prestazioni consistono nel rimborso da parte degli enti di previdenza e di assistenza sociale di determinate spese sostenute dalle famiglie per taluni beni e servizi specificati.

Allorché la famiglia acquista un bene o un servizio per il quale è successivamente, in tutto o in parte, rimborsata da un ente di previdenza e di assistenza sociale, si può considerare che la famiglia agisca per conto dell'ente in questione. La famiglia concede infatti all'ente di previdenza e di assistenza sociale un credito a breve termine che si estingue allorché la famiglia è rimborsata.

L'importo della spesa rimborsata è contabilizzato come se essa fosse stata sostenuta direttamente dall'ente di previdenza e di assistenza sociale nel momento in cui la famiglia effettua l'acquisto mentre, per la famiglia, l'unica spesa registrata è costituita dalla (eventuale) differenza tra il prezzo di acquisto pagato e l'ammontare del rimborso. Pertanto gli importi rimborsati non sono considerati trasferimenti correnti in denaro dagli enti di previdenza e di assistenza sociale alle famiglie.

Altre prestazioni di sicurezza sociale in natura (D.6312)

Si tratta di trasferimenti sociali in natura, diversi dai rimborsi, operati dagli enti di previdenza e di assistenza sociale a favore delle famiglie. La maggior parte delle altre prestazioni di sicurezza sociale in natura concerne le cure mediche, dentistiche o chirurgiche, degenze ospedaliere, occhiali o lenti a contatto, strumenti ed apparecchiature mediche e simili beni o servizi nel contesto della tutela contro i rischi e i bisogni sociali. Il servizio è prestato direttamente ai beneficiari, senza rimborso, dai produttori di beni e servizi destinabili e non destinabili alla vendita e deve essere valutato di conseguenza. Qualsiasi pagamento effettuato dalle famiglie stesse deve essere dedotto.

Prestazioni di assistenza sociale in natura (D.6313)

Si tratta dei trasferimenti in natura operati a favore delle famiglie dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie che sono simili alle prestazioni di sicurezza sociale in natura ma che non sono effettuati nel contesto di un sistema di assicurazione sociale. Sono inclusi, se non rientrano in un sistema di assicurazione sociale, l'edilizia sociale, le indennità di alloggio, i nidi d'infanzia, la formazione professionale, gli sconti sui prezzi di trasporto (purché esista uno scopo sociale) e simili beni o servizi nel contesto della tutela contro i rischi e i bisogni sociali. Qualsiasi pagamento effettuato dalle famiglie stesse deve essere dedotto.

Trasferimenti di beni e servizi individuali non destinabili alla vendita (D.632)

4.106. Definizione - I trasferimenti di beni e servizi individuali non destinabili alla vendita (D.632) riguardano i beni e i servizi forniti gratuitamente, o a prezzi non economicamente significativi, alle singole famiglie da produttori di beni e servizi non destinabili alla vendita delle amministrazioni pubbliche o delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. Essi corrispondono alla spesa per consumi individuali delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e delle amministrazioni pubbliche (cfr. paragrafo 3.85), al netto delle prestazioni sociali in natura (D.631) erogate alle famiglie nell'ambito di sistemi di sicurezza o di assistenza sociale.

4.107. Momento di registrazione:

a) le prestazioni sociali in denaro sono registrate nel momento in cui è stabilito il diritto alle prestazioni;

b) le prestazioni sociali in natura sono registrate nel momento in cui i servizi sono prestati o nel momento in cui è trasferita la proprietà dei beni forniti direttamente alle famiglie dai produttori che producono beni e servizi non destinabili alla vendita.

4.108. Nel sistema dei conti, le prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura (D.62) sono registrate:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori che erogano le prestazioni;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di prestazioni erogate dal resto del mondo);

c) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie;

d) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di prestazioni erogate a favore di famiglie non residenti).

I trasferimenti sociali in natura (D.63) sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto di redistribuzione del reddito in natura dei settori che erogano le prestazioni;

b) nella sezione delle risorse del conto di redistribuzione del reddito in natura delle famiglie.

Il consumo dei beni e dei servizi trasferiti è registrato nel conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto.

Per convenzione non esistono trasferimenti sociali in natura con il resto del mondo (essi sono registrati nella rubrica prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura (D.62)).

ALTRI TRASFERIMENTI CORRENTI (D.7)

PREMI NETTI DI ASSICURAZIONE CONTRO I DANNI (D.71)

4.109. Definizione - I premi netti di assicurazione contro i danni (D.71) sono i premi da pagare in forza di contratti di assicurazione stipulati da unità istituzionali. I contratti di assicurazione stipulati da singole famiglie sono quelli conclusi su loro iniziativa e a proprio beneficio, senza l'intervento dei datori di lavoro o delle amministrazioni pubbliche e al di fuori di qualsiasi sistema di assicurazione sociale (49). I premi netti di assicurazione contro i danni comprendono sia i premi effettivi pagati dagli assicurati per garantirsi la copertura assicurativa durante il periodo contabile (premi guadagnati) sia i premi supplementari derivanti dai redditi da capitale attribuiti agli assicurati al netto del compenso del servizio prestato dalle imprese di assicurazione.

I premi netti di assicurazione contro i danni sono gli importi pagati per garantirsi una copertura assicurativa contro diversi eventi o rischi che danneggino cose o proprietà o arrechino danni a persone, per cause naturali o provocate dall'uomo - incendi, inondazioni, incidenti, collisioni, naufragio, furto, violenza, malattia, ecc. - oppure contro i rischi di perdite finanziarie derivanti da malattia, disoccupazione, infortunio, ecc.

4.110. Momento di registrazione: i premi netti di assicurazione contro i danni sono registrati nel momento in cui sono guadagnati.

I premi di assicurazione da cui viene detratto il compenso del servizio sono quelle parti dei premi totali versati nel periodo corrente, o in periodi anteriori, che coprono i rischi in corso nel periodo corrente.

I premi guadagnati nel periodo corrente devono essere distinti dai premi dovuti durante il periodo corrente i quali sono suscettibili di coprire i rischi oltre che per il periodo corrente anche per periodi futuri.

4.111. Nel sistema dei conti i premi netti di assicurazione contro i danni sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito degli assicurati residenti;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di assicurati non residenti);

c) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito delle imprese di assicurazione residenti;

d) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di imprese di assicurazione non residenti).

INDENNIZZI DI ASSICURAZIONE CONTRO I DANNI (D.72)

4.112. Definizione - Gli indennizzi di assicurazione contro i danni (D.72) sono costituiti dai risarcimenti dovuti in forza di contratti di assicurazione contro i danni (50), sono cioè le somme che le imprese di assicurazione sono tenute a versare a titolo di liquidazione dei danni subiti da persone o cose (compresi i beni di investimento).

4.113. Gli indennizzi di assicurazione contro i danni non comprendono i versamenti che rappresentano delle prestazioni sociali.

4.114. Poiché il compenso del servizio dell'assicurazione contro i danni è calcolato defalcando gli indennizzi dovuti dal valore cumulato dei premi guadagnati e dei premi supplementari, ne consegue che per una impresa di assicurazione il totale degli indennizzi dovuti deve essere uguale ai premi netti di assicurazione contro i danni che tale impresa deve ricevere durante lo stesso periodo contabile. Viene così evidenziata la funzione essenziale dell'assicurazione contro i danni che consiste nel redistribuire risorse.

La liquidazione di indennizzi di assicurazione contro i danni è considerata un trasferimento a favore del beneficiario. Tali versamenti sono sempre considerati trasferimenti correnti anche se gli importi degli indennizzi conseguenti alla distruzione accidentale di un bene o al grave ferimento di una persona sono elevati. Gli importi percepiti dagli indennizzati non sono generalmente destinati ad alcuno scopo particolare e i beni che sono stati danneggiati o distrutti non devono essere necessariamente riparati o sostituiti.

Alcuni indennizzi sono dovuti in conseguenza di danni arrecati dagli assicurati a terzi o a cose di proprietà di terzi. In tali casi gli indennizzi sono contabilizzati come versati direttamente dall'impresa assicuratrice ai terzi da indennizzare e non indirettamente attraverso gli assicurati.

4.115. Momento di registrazione: gli indennizzi di assicurazione contro i danni sono registrati nel momento in cui si verifica l'evento o il rischio contro cui è stata stipulata l'assicurazione.

4.116. Nel sistema dei conti essi sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle imprese di assicurazione residenti;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di imprese di assicurazione non residenti);

c) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori beneficiari;

d) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di beneficiari non residenti).

TRASFERIMENTI CORRENTI TRA AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (D.73)

4.117. Definizione - I trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche (D.73) comprendono i trasferimenti tra i diversi sottosettori delle amministrazioni pubbliche (amministrazioni centrali, amministrazioni di Stati federati, amministrazioni locali, enti di previdenza e di assistenza sociale) ad eccezione delle imposte, dei contributi, dei contributi agli investimenti e degli altri trasferimenti in conto capitale.

4.118. I trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche non comprendono le operazioni per conto di un'altra unità, che sono da registrare una sola volta nella sezione delle risorse dell'unità beneficiaria per conto della quale l'operazione è realizzata. Questo caso si presenta in particolare allorché una amministrazione pubblica (ad esempio una amministrazione centrale) riscuote delle imposte che devono automaticamente essere cedute, in tutto o in parte, ad un'altra amministrazione pubblica (ad esempio, una amministrazione locale). In questo caso, la parte delle entrate fiscali destinata all'altra amministrazione pubblica è registrata come imposte percepite direttamente da tale amministrazione e non come un trasferimento corrente tra amministrazioni pubbliche. Questa soluzione si impone a fortiori nel caso di imposte che prendono la forma di sovrimposte o addizionali alle imposte percepite da una amministrazione centrale e che sono destinate ad un'altra amministrazione pubblica. I ritardi nella cessione delle imposte dalla prima alla seconda amministrazione danno origine a registrazioni nella rubrica «altri conti attivi e passivi» del conto finanziario.

Viceversa, nei trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche sono inclusi i trasferimenti di entrate fiscali che costituiscono operazioni di trasferimento indifferenziato di risorse dalle amministrazioni centrali alle altre amministrazioni pubbliche. In effetti, questi trasferimenti non corrispondono a nessuna categoria di imposta particolare e non vengono operati automaticamente bensì essenzialmente tramite alcuni fondi (per esempio, fondi delle province, dei comuni) e secondo parametri di ripartizione fissati dalle amministrazioni centrali.

4.119. Momento di registrazione: i trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche sono registrati nel momento in cui le normative in vigore stabiliscono che essi devono essere operati.

4.120. Nel sistema dei conti, i trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche sono registrati nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito dei sottosettori delle amministrazioni pubbliche (51).

AIUTI INTERNAZIONALI CORRENTI (D.74)

4.121. Definizione - Gli aiuti internazionali correnti (D.74) hanno per oggetto tutte le operazioni relative a trasferimenti in denaro o in natura tra amministrazioni pubbliche nazionali e amministrazioni pubbliche del resto del mondo o organizzazioni internazionali (52), escluse le operazioni relative ai contributi agli investimenti e agli altri trasferimenti in conto capitale.

4.122. La rubrica D.74 comprende:

a) i contributi non fiscali delle amministrazioni pubbliche nazionali alle istituzioni dell'Unione europea, fatta eccezione per la quarta risorsa propria basata sul PNL (53);

b) i contributi delle amministrazioni pubbliche nazionali alle organizzazioni internazionali (escluse le imposte che gli Stati membri devono versare alle organizzazioni sovranazionali);

c) i trasferimenti correnti che le amministrazioni pubbliche possono ricevere dalle istituzioni o dalle organizzazioni menzionate alle lettere a) e b) (54);

d) i trasferimenti correnti effettuati tra amministrazioni pubbliche nazionali, sia con versamenti in denaro (per esempio, versamenti destinati al finanziamento del deficit di bilancio di Stati stranieri o di Territori d'oltremare), sia con aiuti in natura (ad esempio, aiuti alimentari, materiale militare, aiuti d'urgenza in caso di calamità naturali sotto forma di generi alimentari, vestiario, medicinali, ecc.);

e) le retribuzioni versate da una amministrazione pubblica nazionale, da una istituzione dell'Unione europea o da una organizzazione internazionale a esperti o a personale tecnico messi a disposizione dei paesi in via di sviluppo.

Gli aiuti internazionali correnti comprendono i trasferimenti tra una amministrazione pubblica nazionale e le organizzazioni internazionali aventi sede in quel paese, in quanto le organizzazioni internazionali non sono considerate unità istituzionali residenti nei paesi in cui sono insediate.

4.123. Momento di registrazione: gli aiuti internazionali correnti sono registrati nel momento in cui le normative in vigore stabiliscono che i trasferimenti devono essere operati (trasferimenti obbligatori) oppure nel momento in cui i trasferimenti sono effettuati (trasferimenti volontari).

4.124. Nel sistema dei conti, gli aiuti internazionali correnti sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito del settore delle amministrazioni pubbliche;

b) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

TRASFERIMENTI CORRENTI DIVERSI (D.75)

Trasferimenti correnti alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

4.125. I trasferimenti correnti alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie comprendono tutti i contributi volontari (diversi dai lasciti), le quote di associazione e l'assistenza finanziaria che tali istituzioni ricevono dalle famiglie (comprese le famiglie non residenti) e, in misura inferiore, da altre unità.

4.126. Sono incluse in tale rubrica:

a) le quote di associazione regolarmente versate dalle famiglie a sindacati e alle organizzazioni politiche, sportive, culturali, religiose e simili classificate nel settore delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie;

b) i contributi volontari (esclusi i lasciti) che le famiglie, le società e il resto del mondo versano alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, compresi i trasferimenti in natura sotto forma di offerte di generi alimentari, di vestiario, di coperte, di medicinali, ecc., a enti caritativi, per la distribuzione a famiglie residenti o non residenti;

c) aiuti e contributi accordati dalle amministrazioni pubbliche, fatta eccezione per i trasferimenti aventi lo scopo specifico di finanziare le spese in conto capitale che figurano tra i contributi agli investimenti.

Sono escluse le quote di associazione versate alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle imprese, quali camere di commercio o associazioni professionali. Tali quote sono considerate remunerazione di servizi prestati.

4.127. Momento di registrazione: i trasferimenti correnti alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie sono registrati nel momento in cui sono effettuati.

4.128. Nel sistema dei conti, i trasferimenti correnti alle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori donatori;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti;

c) nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito del settore delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

Trasferimenti correnti tra famiglie

4.129. Definizione - I trasferimenti correnti tra famiglie consistono in tutti i trasferimenti correnti in denaro o in natura che le famiglie residenti effettuano a favore di altre famiglie residenti o non residenti, o che esse ricevono da queste. Si tratta in particolare delle rimesse degli emigrati o dei lavoratori che si sono stabiliti permanentemente all'estero (o che lavorano all'estero per un periodo pari o superiore a un anno) ai componenti delle rispettive famiglie che risiedono nel paese di origine o delle rimesse di denaro dei genitori ai loro figli residenti altrove.

4.130. Momento di registrazione: i trasferimenti correnti tra famiglie sono registrati nel momento in cui il trasferimento è effettuato.

4.131. Nel sistema dei conti, i trasferimenti correnti tra famiglie sono registrati:

a) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie;

b) nella sezione degli impieghi e nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

Ammende e multe

4.132. Definizione - Le ammende e le multe inflitte alle unità istituzionali da organi giurisdizionali o simili sono considerate trasferimenti correnti obbligatori.

4.133. Non sono inclusi in tale rubrica:

a) le pene pecuniarie inflitte dalle autorità fiscali per evasione fiscale o ritardato pagamento di imposte che non possono essere distinte dalle relative imposte;

b) gli esborsi sostenuti per ottenere il rilascio di licenze che sono considerati imposte oppure remunerazione di servizi prestati da amministrazioni pubbliche (cfr. D.29 e D.59).

4.134. Momento di registrazione: le ammende e le multe sono registrate nel momento in cui insorge l'obbligo di pagarle.

Concorsi a premi e scommesse

4.135. Gli importi versati per partecipare a concorsi a premi o per scommesse comprendono due elementi: il compenso del servizio riconosciuto all'unità che organizza il concorso o accetta la scommessa e un trasferimento corrente residuo a favore dei vincitori. Il compenso del servizio può essere di importo rilevante e potrebbe dover coprire le imposte sulla produzione dei servizi in questione. Il sistema dei conti considera che i trasferimenti avvengano direttamente tra coloro che partecipano ai concorsi a premi o alle scommesse, ossia tra le famiglie. Consistenti trasferimenti netti tra il settore delle famiglie e il resto del mondo possono verificarsi nel caso in cui partecipino famiglie non residenti. I trasferimenti correnti sono registrati nel momento in cui sono effettuati.

Indennizzi

4.136. Definizione - Gli indennizzi sono i trasferimenti correnti con i quali le unità istituzionali risarciscono altre unità dei danni da esse cagionati a persone o a cose, esclusi gli indennizzi di assicurazione contro i danni. Gli indennizzi possono essere obbligatori, se imposti in sede giudiziale, oppure possono essere concordati in sede extragiudiziale. Nella presente rubrica figurano gli importi liberalmente versati dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie a risarcimento dei danni provocati da calamità naturali, diversi da quelli classificati come trasferimenti in conto capitale.

4.137. Momento di registrazione: gli indennizzi sono registrati nel momento in cui sono corrisposti (liberalità) oppure nel momento in cui devono essere effettuati (indennizzi obbligatori).

Quarta risorsa propria basata sul PNL

4.138. La quarta risorsa propria basata sul PNL, creata dalla decisione del Consiglio del 24 giugno 1988 relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità, constituisce un trasferimento corrente versato dall'amministrazione pubblica di ciascuno Stato membro alle istituzioni dell'Unione europea.

Si tratta di un contributo complementare al bilancio di tali istituzioni, valutato sulla base dei livelli del PNL di ciascuno degli Stati membri.

Momento di registrazione: la quarta risorsa propria basata sul PNL è registrata nel momento in cui deve essere versata.

Nel sistema dei conti, la quarta risorsa propria basata sul PNL figura:

a) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle amministrazioni pubbliche;

b) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

Altri

4.139. a) Trasferimenti correnti, non aventi carattere di imposta, dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie alle amministrazioni pubbliche;

b) esborsi a copertura di oneri anormali di pensione, erogati dalle amministrazioni pubbliche a favore delle imprese pubbliche classificate nel settore delle società e quasi-società non finanziarie;

c) borse e ricompense accordate alle famiglie residenti o non residenti dalle amministrazioni pubbliche o dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie;

d) premi di risparmio accordati periodicamente alle famiglie dalle amministrazioni pubbliche a titolo di ricompensa per le operazioni di risparmio effettuate dalle famiglie nel periodo in questione;

e) rimborsi, da parte delle famiglie, delle spese effettuate per loro conto dagli enti di assistenza sociale;

f) trasferimenti correnti dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie al resto del mondo;

g) attività di sponsorizzazione delle società se tali pagamenti non possono essere considerati acquisti di pubblicità o altri servizi (ad esempio, trasferimenti per motivi filantropici o borse di studio);

h) trasferimenti correnti, diversi da quelli registrati come prestazioni sociali, dalle amministrazioni pubbliche alle famiglie che agiscono da consumatori.

4.140. Momento di registrazione: tali trasferimenti sono registrati nel momento in cui vengono effettuati, fatta eccezione per quelli operati dalle amministrazioni pubbliche o a queste diretti, registrati nel momento in cui devono essere effettuati.

Nel sistema dei conti, i trasferimenti correnti diversi sono registrati:

a) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito di tutti i settori;

b) nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

RETTIFICA PER VARIAZIONE DEI DIRITTI NETTI DELLE FAMIGLIE SULLE RISERVE DEI FONDI PENSIONE (D.8)

4.141. Definizione - La rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (D.8) è la rettifica necessaria per far figurare nel risparmio delle famiglie la variazione delle riserve matematiche su cui le famiglie hanno un diritto certo (un diritto che riappare a livello finanziario quale attività nella rubrica F.61) e che sono alimentate dai premi e dai contributi registrati nel conto della distribuzione secondaria del reddito quali contributi sociali.

4.142. Poiché nei conti finanziari e patrimoniali del sistema le famiglie sono considerate proprietarie delle riserve dei sistemi privati con costituzione di riserve, sia autonomi sia non autonomi, si rende necessaria l'introduzione di una posta di rettifica onde evitare che una eventuale eccedenza dei contributi rispetto alle prestazioni (ossia dei «trasferimenti» da effettuare sui «trasferimenti» da ricevere) influenzi il risparmio delle famiglie.

Allo scopo di neutralizzare tale effetto, una rettifica pari:

al valore totale dei contributi sociali effettivi inerenti alle pensioni versati ai sistemi privati di pensione con costituzione di riserve

più il valore totale dei contributi supplementari corrispondenti ai redditi da capitale attribuiti agli assicurati

meno il valore del relativo compenso del servizio

meno il valore totale delle pensioni versate quali prestazioni di assicurazione sociale dai sistemi privati di pensione con costituzione di riserve

è aggiunta al reddito disponibile (o al reddito disponibile corretto) delle famiglie nei conti di utilizzazione del reddito prima di determinare l'aggregato «risparmio».

In tal modo il risparmio delle famiglie resta identico a quello che si otterrebbe se i contributi pensionistici e le pensioni versate non venissero registrati come trasferimenti correnti nel conto della distribuzione secondaria del reddito. Tale posta di rettifica è necessaria ai fini della concordanza tra il risparmio delle famiglie e la variazione dei loro diritti netti sulle riserve dei fondi pensione registrata nel conto finanziario. Ovviamente si rendono necessarie rettifiche di segno opposto nei conti di utilizzazione del reddito delle imprese di assicurazione o dei fondi pensione autonomi o dei datori di lavoro che gestiscono fondi pensione non autonomi.

4.143. Momento di registrazione: la rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione è registrata in funzione dei flussi che la compongono.

4.144. Nel sistema dei conti, la rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione è contabilizzata:

a) nella sezione degli impieghi del conto di utilizzazione del reddito del settore delle imprese di assicurazione e degli altri settori che gestiscono fondi pensione non autonomi;

b) nella sezione degli impieghi del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di istituzioni non residenti);

c) nella sezione delle risorse del conto di utilizzazione del reddito del settore delle famiglie;

d) nella sezione delle risorse del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (nel caso di famiglie non residenti).

TRASFERIMENTI IN CONTO CAPITALE (D.9)

4.145. I trasferimenti in conto capitale si differenziano dai trasferimenti correnti poiché implicano l'acquisto o la cessione di una o più attività da parte di almeno una delle parti che intervengono nell'operazione. A prescindere che siano in denaro o in natura, i trasferimenti devono comportare una corrispondente variazione delle attività finanziarie o non finanziarie indicate nei conti patrimoniali di una o di entrambe le parti che intervengono nell'operazione.

4.146. I trasferimenti in conto capitale in natura consistono in trasferimenti della proprietà di un bene (diverso da scorte e denaro) o nella cancellazione di un debito da parte di un creditore senza alcuna contropartita.

Un trasferimento in conto capitale in denaro consiste nel trasferimento del denaro che la prima parte ha ottenuto cedendo uno o più beni (diversi da scorte) o che la seconda parte è supposta o è tenuta ad utilizzare per l'acquisto di uno o più beni (diversi da scorte). La seconda parte - il beneficiario - è spesso obbligata ad utilizzare il denaro per acquistare uno o più beni quale condizione per l'effettuazione del trasferimento.

4.147. I trasferimenti in conto capitale comprendono le imposte in conto capitale (D.91), i contributi agli investimenti (D.92) e gli altri trasferimenti in conto capitale (D.99).

IMPOSTE IN CONTO CAPITALE (D.91)

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.5

4.148. Definizione - Le imposte in conto capitale (D.91) sono le imposte percepite a intervalli irregolari, e solo saltuariamente, sul valore delle attività o del patrimonio netto posseduti dalle unità istituzionali o sul valore dei beni trasferiti tra le unità istituzionali per effetto di lasciti, donazioni o altri trasferimenti.

4.149. Le imposte in conto capitale comprendono:

a) imposte sui trasferimenti in conto capitale: imposte sulle successioni e sulle donazioni che si suppone colpiscano il capitale dei beneficiari, escluse le imposte sulle vendite di beni (poiché non si tratta di trasferimenti);

b) imposte straordinarie sul patrimonio: imposte a carattere non ricorrente sulle attività o sul patrimonio netto appartenenti alle unità istituzionali (55). Sono inclusi i contributi di miglioria, ossia i tributi sull'incremento di valore dei terreni in seguito alla modifica della loro destinazione da terreni agricoli a terreni edificabili a fini commerciali o abitativi.

4.150. Momento di registrazione: le imposte in conto capitale sono registrate nel momento in cui insorge l'obbligo del loro pagamento.

4.151. Nel sistema dei conti, le imposte in conto capitale sono registrate:

a) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto (-) nel conto del capitale dei settori in cui sono classificati i contribuenti;

b) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto (+) nel conto del capitale delle amministrazioni pubbliche;

c) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto nel conto del capitale del resto del mondo.

CONTRIBUTI AGLI INVESTIMENTI (D.92)

4.152. Definizione - I contributi agli investimenti (D.92) sono i trasferimenti in conto capitale, in denaro o in natura, effettuati dalle amministrazioni pubbliche o dal resto del mondo (56) ad altre unità istituzionali residenti o non residenti allo scopo di finanziare in tutto o in parte i costi delle loro acquisizioni di capitale fisso.

4.153. I contributi agli investimenti possono essere in denaro o in natura. Per contributi agli investimenti in natura s'intendono i trasferimenti di mezzi di trasporto, impianti o altri macchinari da parte delle amministrazioni pubbliche ad altre unità residenti o non residenti, nonché la messa a disposizione di unità residenti o non residenti di fabbricati o di altre opere.

4.154. I contributi agli investimenti non includono i trasferimenti di apparecchiature militari nella forma di armi o di strumenti aventi il solo scopo di far funzionare tali armi, in quanto esse non sono classificate come capitale fisso.

4.155. Viene ugualmente compreso nei contributi agli investimenti l'ammontare degli investimenti realizzati dalle amministrazioni pubbliche a vantaggio di altri settori dell'economia se il beneficiario può essere identificato e acquista la proprietà degli investimenti realizzati. In tal caso, gli investimenti vengono registrati nella sezione delle variazioni delle attività del conto del capitale dei beneficiari e sono finanziati dal contributo agli investimenti che figura nella sezione delle variazioni delle passività e del patrimonio netto del medesimo conto.

4.156. Sono inclusi nella rubrica D.92 non solo i versamenti non ricorrenti destinati al finanziamento degli investimenti durante lo stesso periodo, ma anche le annualità relative ad operazioni di investimento realizzate durante un periodo anteriore. Pertanto, anche i versamenti annuali delle amministrazioni pubbliche che costituiscono le quote di ammortamento di debiti contratti dalle imprese per progetti di investimento e per i quali le amministrazioni pubbliche sostengono in tutto o in parte le spese di ammortamento vengono considerati contributi agli investimenti.

Sono esclusi, tuttavia, i contributi in conto interessi erogati dalle amministrazioni pubbliche, anche se tendono a facilitare operazioni di investimento. Infatti l'operazione con cui le amministrazioni pubbliche si accollano una parte degli interessi costituisce, alla stregua del flusso di interessi stesso, una operazione corrente di distribuzione e di redistribuzione. Tuttavia, se il contributo concorre nello stesso tempo al finanziamento dell'ammortamento del debito e al pagamento di interessi sul capitale e non è possibile scindere i due elementi, l'insieme del contributo sarà registrato come contributo agli investimenti.

4.157. I contributi agli investimenti al settore delle società e quasi-società non finanziarie comprendono, oltre ai contributi concessi alle imprese private, gli apporti di capitale a favore delle imprese pubbliche con personalità giuridica, se le amministrazioni pubbliche che effettuano i conferimenti non conservano un credito nei confronti delle imprese pubbliche.

4.158. I contributi agli investimenti al settore delle famiglie comprendono, oltre agli aiuti agli investimenti e all'ammodernamento erogati alle imprese diverse dalle società o quasi-società, i premi erogati alle famiglie per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di abitazioni.

4.159. I contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche comprendono tutti i versamenti (esclusi i contributi in conto interessi) effettuati ai sottosettori delle amministrazioni pubbliche (57) allo scopo di finanziare operazioni di investimento. Il caso più importante è costituito dai trasferimenti effettuati dalle amministrazioni centrali a favore delle amministrazioni locali, aventi per oggetto specifico il finanziamento di investimenti fissi lordi. Va tenuto presente che i trasferimenti aventi carattere generale ed effettuati a fini molteplici o indeterminati sono registrati nei trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche anche se utilizzati per coprire, in parte, delle spese di investimento.

4.160. I contributi agli investimenti concessi dalle amministrazioni pubbliche o dal resto del mondo alle istituzioni senza scopo di lucro si distinguono dai trasferimenti correnti a tali istituzioni in virtù dello stesso criterio.

4.161. Anche i contributi agli investimenti concessi al resto del mondo devono essere limitati ai trasferimenti aventi per oggetto specifico il finanziamento di operazioni di investimento da parte di unità non residenti. Essi concernono, per esempio, i versamenti a fondo perduto per la costruzione di ponti, strade, fabbriche, ospedali o scuole nei paesi in via di sviluppo o per la costruzione di fabbricati destinati alle organizzazioni internazionali. Possono comprendere tanto versamenti in una unica soluzione quanto annualità. La concessione gratuita di beni di investimento è ugualmente compresa in questa rubrica.

4.162. Momento di registrazione: i contributi agli investimenti in denaro sono registrati nel momento in cui il pagamento deve aver luogo; i contributi agli investimenti in natura sono contabilizzati nel momento in cui è trasferita la proprietà delle attività.

4.163. Nel sistema dei conti, i contributi agli investimenti sono registrati:

a) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto (-) nel conto del capitale delle amministrazioni pubbliche;

b) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto (+) nel conto del capitale dei settori che ricevono i contributi;

c) tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto nel conto del capitale del resto del mondo.

ALTRI TRASFERIMENTI IN CONTO CAPITALE (D.99)

4.164. Definizione - Gli altri trasferimenti in conto capitale (D.99) comprendono tutte le operazioni di trasferimento (ad eccezione dei contributi agli investimenti e delle imposte in conto capitale) che operano una redistribuzione non già del reddito bensì del risparmio o della ricchezza tra i diversi settori o sottosettori dell'economia o con il resto del mondo.

4.165. Gli altri trasferimenti in conto capitale comprendono i trasferimenti elencati in appresso.

a) Indennizzi versati dalle amministrazioni pubbliche o dal resto del mondo ai proprietari di beni strumentali distrutti o danneggiati a seguito di eventi bellici, altri avvenimenti politici o calamità naturali (inondazioni, ecc.).

b) Trasferimenti da parte delle amministrazioni pubbliche alle società o quasi-società non finanziarie destinati alla copertura di perdite accumulate nel corso di vari esercizi o di perdite eccezionali dovute a cause esterne all'impresa.

c) Trasferimenti tra sottosettori delle amministrazioni pubbliche allo scopo di far fronte a spese eccezionali o di coprire deficit (58).

d) Premi di risparmio versati una tantum dalle amministrazioni pubbliche alle famiglie a titolo di ricompensa per le operazioni di risparmio effettuate dalle famiglie durante un certo numero di anni.

e) Lasciti e donazioni di importo considerevole tra unità appartenenti a settori differenti, compresi i lasciti o le donazioni alle istituzioni senza scopo di lucro (ad esempio, i lasciti a favore di università a copertura dei costi di costruzione di nuove residenze per studenti, biblioteche, laboratori, ecc.).

f) Operazioni di contropartita delle remissioni di debiti tra unità istituzionali appartenenti a settori o sottosettori differenti (per esempio, la remissione di un debito di un paese estero da parte delle amministrazioni pubbliche; versamenti a titolo di garanzia in caso di insolvenza del debitore). Tali cancellazioni consensuali di crediti sono considerate trasferimenti in conto capitale dal creditore al debitore per un valore uguale all'ammontare del debito al momento della cancellazione. Analogamente, anche l'operazione di contropartita dell'assunzione di debiti costituisce un trasferimento in conto capitale.

Per contro, sono escluse:

(1) la cancellazione di crediti finanziari nei confronti di una quasi-società e l'assunzione di passività da questa da parte del suo proprietario (da considerare come operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni (cfr. paragrafo 5.16));

(2) la cancellazione e l'assunzione da parte di una amministrazione pubblica dei debiti di una società pubblica che scompare come unità istituzionale nel sistema dei conti (da registrare nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (cfr. paragrafi 5.16, 6.29 e 6.30));

(3) la cancellazione e l'assunzione da parte di una amministrazione pubblica dei debiti di una società pubblica nell'ambito di un processo di privatizzazione in corso, destinato a essere completato entro breve tempo (da considerare come operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni (cfr. paragrafo 5.16)).

La cancellazione unilaterale di un credito non costituisce una operazione tra unità istituzionali e non figura pertanto né nel conto del capitale né nel conto finanziario del sistema: se il creditore decide di procedere a tale cancellazione, questa va registrata nei conti delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività del creditore e del debitore (cfr. paragrafo 6.27, lettera d)). I fondi svalutazione crediti sono considerati registrazioni contabili interne all'unità di produzione istituzionale e non figurano nel sistema dei conti. Anche il rifiuto di riconoscere un debito da parte del debitore non costituisce una operazione e non è preso in considerazione nel sistema dei conti.

g) Guadagni (o perdite) in conto capitale realizzati, per quella parte che viene redistribuita ad un altro settore, come ad esempio i guadagni in conto capitale redistribuiti alle famiglie dalle imprese di assicurazione. Tuttavia le operazioni di contropartita dei trasferimenti alle amministrazioni pubbliche dei proventi di privatizzazioni effettuate indirettamente (ad esempio, attraverso una holding) devono essere registrate come operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni (F.5) e non producono pertanto alcun effetto diretto sul livello di accreditamento/indebitamento delle amministrazioni pubbliche.

h) Indennizzi di importo elevato a fronte di danni o lesioni gravi non coperti da polizze di assicurazione (fatta eccezione per gli indennizzi da parte delle amministrazioni pubbliche o del resto del mondo descritti alla lettera a)). Gli indennizzi possono essere imposti in sede giudiziale o concordati in sede extragiudiziale. Tra essi figurano gli indennizzi per danni causati da esplosioni, fuoriuscite di petrolio, effetti collaterali di farmaci, ecc.

i) Versamenti straordinari a favore dei fondi di assicurazione sociale effettuati dai datori di lavoro (comprese le amministrazioni pubbliche) o dalle amministrazioni pubbliche (nel quadro della loro funzione sociale) nella misura in cui tali versamenti sono destinati ad accrescere le riserve matematiche di tali fondi. Anche la connessa rettifica tra il settore del fondo e il settore delle famiglie è registrata come altri trasferimenti in conto capitale (D.99) (cfr. allegato III. «Assicurazioni», paragrafo 20).

4.166. Momento di registrazione:

a) gli altri trasferimenti in conto capitale in denaro sono registrati nel momento in cui deve essere effettuato il pagamento;

b) gli altri trasferimenti in conto capitale in natura sono registrati nel momento in cui è trasferita la proprietà dell'attività o nel momento in cui il debito è annullato dal creditore.

4.167. Nel sistema dei conti, gli altri trasferimenti in conto capitale figurano tra le variazioni delle passività e del patrimonio netto nei conti del capitale dei settori e del resto del mondo.

CAPITOLO 5

OPERAZIONI FINANZIARIE

5.01. Definizione - Le operazioni finanziarie sono le operazioni inerenti ad attività e passività finanziarie effettuate tra unità istituzionali, nonché tra queste e il resto del mondo.

5.02. Tenendo presente la definizione di operazione (cfr. paragrafo 1.33), una operazione finanziaria costituisce una interazione consensuale tra unità istituzionali, o tra una unità istituzionale e il resto del mondo, implicante la simultanea creazione o liquidazione di una attività finanziaria e della passività di contropartita, un trasferimento della proprietà di una attività finanziaria o l'assunzione di una passività.

5.03. Le attività finanziarie sono attività economiche comprendenti i mezzi di pagamento, gli strumenti finanziari e le attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari.

5.04. I mezzi di pagamento sono costituiti da oro monetario, diritti speciali di prelievo, biglietti e monete e depositi trasferibili.

Uno strumento finanziario conferisce al suo titolare, il creditore, il diritto di ricevere, senza una prestazione da parte sua, un pagamento o una serie di pagamenti da un'altra unità istituzionale, il debitore, che ha assunto il corrispondente obbligo.

Esempi di attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari sono le azioni e altre partecipazioni e, in parte, le attività condizionate. Si considera che l'unità istituzionale che emette una attività finanziaria di questo tipo abbia assunto una passività di contropartita.

5.05. Le attività condizionate rappresentano accordi contrattuali tra le unità istituzionali, nonché tra queste e il resto del mondo, che subordinano l'esecuzione di una operazione finanziaria all'adempimento preventivo di una o più condizioni. Esempi: garanzie di pagamento da parte di terzi, lettere di credito, linee di credito, note issuance facility (NIF) e molti strumenti finanziari derivati. Nel sistema dei conti, una attività condizionata costituisce una attività finanziaria allorché l'accordo contrattuale possiede di per sé un valore di mercato o perché è negoziabile o perché può essere oggetto di contropartita sul mercato. Altrimenti, una attività condizionata non è registrata nel sistema dei conti (59).

5.06. Si distinguono sette categorie di attività finanziarie: oro monetario e diritti speciali di prelievo (AF.1), biglietti, monete e depositi (AF.2), titoli diversi dalle azioni (AF.3), prestiti (AF.4), azioni e altre partecipazioni (AF.5), riserve tecniche di assicurazione (AF.6) e altri conti attivi e passivi (AF.7).

5.07. Nel sistema dei conti, per ogni attività finanziaria esiste una passività di contropartita, fatta eccezione per le attività finanziarie classificate nella rubrica oro monetario e diritti speciali di prelievo (AF.1). Si distinguono pertanto sei categorie di passività speculari alle attività finanziarie.

5.08. La classificazione delle operazioni finanziarie coincide con la classificazione delle attività e delle passività finanziarie. Si distinguono sette categorie di operazioni finanziarie: operazioni inerenti a oro monetario e diritti speciali di prelievo (F.1), operazioni inerenti a biglietti, monete e depositi (F.2), operazioni inerenti a titoli diversi dalle azioni (F.3), operazioni inerenti a prestiti (F.4), operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni (F.5), operazioni inerenti a riserve tecniche di assicurazione (F.6) e operazioni inerenti ad altri conti attivi e passivi (F.7).

5.09. Le attività finanziarie detenute e le passività in essere in un particolare momento (di un settore o del resto del mondo) sono registrate nel conto patrimoniale (cfr. capitolo 7). Le operazioni finanziarie producono variazioni nei conti patrimoniali. Tuttavia, le variazioni tra il conto patrimoniale di apertura e il conto patrimoniale di chiusura possono anche includere altri flussi (cfr. capitolo 6) e non essere riconducibili ad interazioni consensuali tra unità istituzionali, o tra una unità istituzionale e il resto del mondo. Gli altri flussi sono ripartiti in rivalutazioni delle attività e delle passività finanziarie e in variazioni di volume delle attività e delle passività finanziarie non dovute ad operazioni finanziarie. Le prime sono registrate nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività mentre le seconde sono registrate nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività nelle rubriche: distruzioni di beni per catastrofi naturali, confische senza indennizzo, altre variazioni di volume delle attività e passività finanziarie n.c.a. e variazioni di classificazione e di struttura.

5.10. Le operazioni finanziarie tra unità istituzionali sono registrate nei conti finanziari dei settori in questione. Le operazioni finanziarie tra le unità istituzionali e il resto del mondo sono registrate nei conti finanziari dei settori che intervengono e nel conto finanziario del resto del mondo (cfr. capitolo 8).

Nel conto finanziario (di un settore o del resto del mondo) sono registrati: nella sezione sinistra, le acquisizioni meno le cessioni di attività finanziarie e, nella sezione destra, le passività assunte al netto di quelle rimborsate. Il saldo contabile del conto finanziario, ossia la differenza tra l'acquisizione netta di attività finanziarie e l'incremento netto delle passività, è l'accreditamento (+) o l'indebitamento (-) (B.9).

5.11. Il conto finanziario di un settore può essere consolidato o non consolidato. Il conto finanziario non consolidato di un settore illustra le variazioni delle attività e delle passività finanziarie determinate da tutte le operazioni finanziarie in cui intervengono le unità istituzionali classificate nel settore. Il conto finanziario consolidato di un settore illustra le variazioni delle attività e delle passività finanziarie determinate dalle operazioni finanziarie effettuate tra le unità istituzionali classificate nel settore in questione e le altre unità istituzionali o il resto del mondo. Rispetto al conto finanziario non consolidato, le operazioni finanziarie tra le unità istituzionali classificate nel settore in questione sono defalcate dal conto finanziario consolidato. Il conto finanziario del resto del mondo è consolidato per definizione.

5.12. Una operazione finanziaria tra due unità istituzionali aumenta l'accreditamento/indebitamento di una unità istituzionale e diminuisce, per lo stesso importo, l'accreditamento/indebitamento dell'altra unità istituzionale. Le operazioni finanziarie tra unità istituzionali classificate nel medesimo settore non modificano l'accreditamento/indebitamento del settore. Il conto finanziario consolidato e quello non consolidato di un settore presentano lo stesso importo di accreditamento/indebitamento. Analogamente, le operazioni finanziarie tra unità istituzionali non modificano l'accreditamento/indebitamento del totale dell'economia. Il suo importo è identico a quello - ma con segno contrario - dell'accreditamento/indebitamento evidenziato nel conto finanziario del resto del mondo. Pertanto, il totale dell'accreditamento/indebitamento di tutte le unità istituzionali e del resto del mondo è pari a zero.

5.13. Il conto finanziario per debitore/creditore (60) (di un settore o del resto del mondo) costituisce un ampliamento del conto finanziario in quanto presenta in più una ripartizione dell'acquisizione netta di attività finanziarie per settore debitore e una ripartizione dell'incremento netto delle passività per settore creditore. Esso fornisce pertanto informazioni sulle relazioni debitore/creditore ed è coerente con il conto patrimoniale finanziario per debitore/creditore (cfr. paragrafo 7.69). Tuttavia, nel caso delle operazioni finanziarie sui mercati secondari, esso non fornisce informazioni sulle unità istituzionali cui le attività finanziarie sono vendute o da cui queste sono acquistate: il conto finanziario per debitore/creditore non fornisce cioè una risposta completa alla domanda «chi finanzia chi?» in un dato periodo contabile.

5.14. Il conto finanziario è l'ultimo conto della sequenza generale dei conti che registra le operazioni (cfr. capitolo 8). Pertanto, il conto finanziario non presenta un saldo contabile da riportare in un altro conto. Nel sistema dei conti, il saldo contabile del conto finanziario coincide con quello del conto del capitale. Nella pratica, tuttavia, tra i due saldi contabili si rileva spesso una discrepanza riconducibile al fatto che essi sono calcolati sulla base di dati statistici diversi.

5.15. Nel sistema dei conti, alle operazioni finanziarie corrispondono sempre delle operazioni di contropartita. Queste possono essere costituite da altre operazioni finanziarie o da operazioni non finanziarie.

L'aumento simultaneo o la riduzione simultanea sia delle attività sia delle passività finanziarie o lo scambio di una attività finanziaria contro un'altra sono registrati per intero nel conto finanziario (di un settore o del resto del mondo). Nei casi in cui una operazione e la sua contropartita costituiscono entrambe operazioni finanziarie, esse modificano il portafoglio di attività e passività finanziarie e possono variare i totali delle attività e delle passività finanziarie delle unità istituzionali che intervengono o del resto del mondo ma non modificano l'accreditamento/indebitamento o il patrimonio netto.

Le operazioni di contropartita di una operazione finanziaria possono essere costituite anche da operazioni sui prodotti (cfr. capitolo 3), operazioni di distribuzione e di redistribuzione (cfr. capitolo 4) o operazioni su attività non finanziarie non prodotte (cfr. paragrafo 6.06). Nei casi in cui l'operazione di contropartita non è costituita da una operazione finanziaria, risulta modificato l'accreditamento/indebitamento delle unità istituzionali che intervengono o del resto del mondo.

5.16. L'operazione di contropartita di una operazione finanziaria può consistere in un trasferimento (corrente o in conto capitale) (cfr. capitolo 4). In tal caso, l'operazione finanziaria implica il trasferimento della proprietà di una attività finanziaria, l'assunzione di una passività in qualità di debitore (assunzione di debito) oppure la contemporanea liquidazione di una attività finanziaria e della corrispondente passività (cancellazione o remissione di debiti). L'operazione di contropartita dell'assunzione e della cancellazione di debiti è classificata nella rubrica trasferimenti in conto capitale (D.9) ed è registrata nel conto del capitale.

Se il proprietario di una quasi-società assume da questa passività o cancella crediti finanziari nei suoi confronti, l'operazione di contropartita dell'assunzione o della cancellazione di debiti costituisce una operazione inerente ad azioni e altre partecipazioni (F.5).

Se una amministrazione pubblica cancella o assume i debiti di una società pubblica che scompare come unità istituzionale nel sistema dei conti, non si registra alcuna operazione nel conto del capitale o nel conto finanziario. In tal caso si registra un flusso nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (capitolo 6. «Altri flussi»).

Se l'amministrazione pubblica cancella o assume i debiti di una società pubblica nell'ambito di un processo di privatizzazione in corso, destinato a essere completato entro breve tempo, l'operazione di contropartita costituisce una operazione inerente ad azioni e altre partecipazioni. Per privatizzazione si intende la rinuncia al controllo esercitato su tale società pubblica (cfr. paragrafo 2.26) mediante la cessione di azioni e altre partecipazioni. Tale assunzione o cancellazione di debiti comporta un incremento dei fondi propri (cfr. paragrafo 7.05), a prescindere che siffatto aumento dei fondi propri sia dovuto a una emissione di azioni e altre partecipazioni o meno.

La cancellazione, in tutto o in parte, di crediti inesigibili da parte dei creditori e la cancellazione unilaterale di una passività da parte di un debitore (rifiuto di riconoscere un debito) non sono classificate come operazioni finanziarie in quanto non implicano interazioni consensuali tra le unità istituzionali o tra queste e il resto del mondo. La cancellazione, in tutto o in parte, di crediti inesigibili da parte dei creditori è registrata nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (cfr. paragrafo 6.27, lettera d)). Il rifiuto di riconoscere un debito non è preso in considerazione nel sistema dei conti.

5.17. L'operazione di contropartita di una operazione finanziaria può essere costituita da interessi (D.41). Gli interessi sono versati ai creditori e sono corrisposti dai debitori di alcuni tipi di strumenti finanziari classificati nelle rubriche biglietti, monete e depositi (AF.2), titoli diversi dalle azioni (AF.3), prestiti (AF.4) e altri conti attivi e passivi (AF.7). Nel sistema dei conti gli interessi sono registrati secondo il principio della competenza, ossia in via di continua accumulazione nel tempo a favore del creditore sull'importo del credito in essere (cfr. paragrafo 4.50). L'operazione di contropartita di una registrazione nella rubrica interessi (D.41) costituisce sempre una operazione finanziaria che crea un credito finanziario aggiuntivo del creditore nei confronti del debitore. L'effetto di tale operazione finanziaria è che l'interesse è reinvestito. L'effettiva corresponsione di interessi non è registrata nella rubrica interessi (D.41) bensì implica una operazione di trasferimento della proprietà dei mezzi di pagamento. L'operazione di contropartita è una operazione finanziaria che riduce il credito finanziario netto del creditore nei confronti del debitore. Se gli interessi maturati non sono corrisposti alla scadenza prevista, ciò dà luogo ad arretrati. Poiché gli interessi maturati sono già registrati nel sistema dei conti, gli arretrati non modificano il totale delle attività e passività finanziarie ma eventualmente la loro classificazione (cfr. paragrafo 5.131).

5.18. L'operazione di contropartita di una operazione finanziaria può consistere in redditi da capitale attribuiti ma non distribuiti. Esempi: interessi (D.41) e dividendi (D.421) ricevuti dai fondi comuni di investimento sugli investimenti effettuati, attribuiti ma non distribuiti ai partecipanti (cfr. paragrafi 4.49, lettera b), e 4.54, lettera b)), utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (D.43) e redditi da capitale attribuiti agli assicurati (D.44) nel caso delle polizze di assicurazione sulla vita individuali non stipulate nell'ambito di sistemi di assicurazione sociale. L'effetto dell'operazione finanziaria di contropartita è che il reddito da capitale (positivo o negativo) è reinvestito.

CLASSIFICAZIONE DELLE OPERAZIONI FINANZIARIE

5.19. Le operazioni finanziarie sono classificate in rubriche suddivise in sottorubriche, alcune delle quali sono ulteriormente articolate in sottovoci. La classificazione delle operazioni inerenti ad attività e passività finanziarie coincide con la classificazione delle attività e delle passività finanziarie (cfr. paragrafi 5.06-5.08). Pertanto, le definizioni delle rubriche, delle sottorubriche e delle sottovoci e le note esplicative sono fornite soltanto una volta nel SEC e precisamente nella presente sezione del capitolo sulle operazioni finanziarie. Nel corpo del capitolo concernente i conti patrimoniali non vengono riproposte le definizioni e le note esplicative ma nel suo allegato 7.1 viene presentata una sintesi di tutte le attività e passività definite nel sistema dei conti.

5.20. La classificazione delle operazioni finanziarie e delle attività e passività finanziarie è fondata sulla liquidità e sulle caratteristiche giuridiche delle attività finanziarie. La classificazione non si riferisce a rubriche funzionali, fatta eccezione per una voce per memoria concernente gli investimenti diretti all'estero. Le definizioni delle rubriche, sottorubriche e sottovoci sono in generale indipendenti dalla classificazione delle unità istituzionali. Se necessario, la classificazione delle attività e delle passività finanziarie può essere tuttavia ulteriormente dettagliata grazie a una classificazione incrociata con la nomenclatura delle unità istituzionali. Un esempio è costituito dalla classe dei depositi tra istituzioni finanziarie monetarie. Il livello di dettaglio a cui può essere utilizzata la classificazione delle attività e passività finanziarie dipende dal settore istituzionale da analizzare.

>SPAZIO PER TABELLA>

5.21. L'analisi dei canali di trasmissione della politica monetaria può richiedere l'individuazione di aggregati monetari nei conti patrimoniali, nonché nei conti finanziari dei settori e del resto del mondo. Tuttavia, le definizioni di aggregati monetari variano da paese a paese e nel tempo. Inoltre, i loro componenti non corrispondono nella maggior parte dei casi alle rubriche, sottorubriche o sottovoci delle attività e passività finanziarie quali sono definite nel sistema dei conti. Oltre a ciò la delimitazione dei settori che creano denaro, che detengono denaro e che assumono una posizione neutra nei confronti del denaro dipende dalla definizione dell'aggregato monetario in considerazione. Nel sistema dei conti non sono pertanto definiti aggregati monetari. Tuttavia, nell'allegato 5.1 del presente capitolo è indicato un metodo che consente di presentare qualsiasi aggregato monetario nei conti patrimoniali e nei conti finanziari.

5.22. Le innovazioni introdotte sui mercati finanziari hanno ridotto l'utilità della distinzione tra breve e lungo termine per le attività e le passività finanziarie. Tuttavia, allorché l'analisi della scadenza assume rilevanza, come nel caso dell'analisi dei tassi d'interesse e del rendimento di una attività, può essere opportuna una ripartizione in base alla scadenza. Pertanto, se necessaria, la distinzione in base a tale parametro è riconosciuta come un criterio di classificazione secondario.

Definizioni - Le attività (passività) finanziarie a breve termine sono le attività (passività) finanziarie con scadenza originaria normalmente pari o inferiore a un anno, salvo casi eccezionali in cui può arrivare al massimo a due anni (61).

Le attività (passività) finanziarie a lungo termine sono le attività (passività) finanziarie con scadenza originaria normalmente superiore come minimo a un anno o, in casi eccezionali, a due anni.

5.23. Molte delle rubriche, sottorubriche e sottovoci delle attività e passività finanziarie possono essere ripartite in base all'unità in cui sono espresse.

Definizioni - Le attività (passività) finanziarie in moneta nazionale sono le attività (passività) finanziarie espresse nell'unità di moneta a corso legale nel paese.

Le attività (passività) finanziarie in valuta estera sono le attività (passività) finanziarie non espresse nell'unità di moneta a corso legale nel paese.

Le attività finanziarie in valuta estera comprendono le attività finanziarie espresse in un paniere di valute, ad esempio ecu o DSP, e le attività finanziarie espresse in oro. Una distinzione tra moneta nazionale e valuta estera è particolarmente utile con riguardo alla rubrica biglietti, monete e depositi (AF.2).

ORO MONETARIO E DIRITTI SPECIALI DI PRELIEVO (DSP) (F.1)

5.24. La rubrica F.1 consta di due sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) oro monetario (F.11);

b) diritti speciali di prelievo (DSP) (F.12).

5.25. Le attività finanziarie classificate nella rubrica oro monetario e DSP (AF.1) sono le uniche attività finanziarie per le quali non esistono passività di contropartita nel sistema dei conti. Pertanto, le operazioni inerenti a oro monetario e DSP (F.1) implicano sempre un trasferimento della proprietà di attività finanziarie (cfr. paragrafo 5.02).

Oro monetario (F.11)

5.26. Definizione - La sottorubrica F.11 comprende tutte le operazioni inerenti a oro monetario (AF.11), ossia all'oro detenuto quale componente delle riserve in valute estere dalle autorità monetarie o da altri soggetti sottoposti all'effettivo controllo di tali autorità.

5.27. Il settore delle autorità monetarie, basato su un concetto funzionale, è costituito dal sottosettore autorità bancarie centrali (S.121) e dalle istituzioni delle amministrazioni centrali che svolgono operazioni normalmente di pertinenza delle autorità bancarie centrali. Tali operazioni comprendono l'emissione di moneta, la gestione delle riserve internazionali e la gestione dei fondi di stabilizzazione dei cambi.

Di conseguenza, l'oro può costituire normalmente una attività finanziaria soltanto per le autorità bancarie centrali o per le amministrazioni centrali. In taluni casi, tuttavia, altre società finanziarie possono vantare titoli di proprietà su oro, il quale può essere venduto soltanto con l'esplicito consenso delle autorità monetarie. In tali casi assai limitati, il concetto di controllo effettivo può essere applicato alla detenzione di oro da parte di società finanziarie diverse dalle autorità bancarie centrali.

5.28. L'oro monetario si presenta normalmente sotto forma di barre con titolo di almeno 995/1000.

5.29. Le operazioni inerenti a oro monetario sono costituite in prevalenza da operazioni di compravendita di oro monetario tra autorità monetarie. Gli acquisti di oro monetario sono registrati nei conti finanziari delle autorità monetarie nazionali a titolo di incrementi delle attività finanziarie. Le registrazioni di contropartita costituiscono diminuzioni delle attività finanziarie del resto del mondo.

5.30. Le operazioni inerenti a oro non monetario, ossia oro diverso dall'oro monetario, sono trattate come acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore (se l'unico scopo è quello di creare una riserva di ricchezza) oppure come consumi intermedi o finali e/o variazione delle scorte. Le operazioni inerenti a oro non monetario comprendono le operazioni delle autorità monetarie relative a oro non detenuto quale componente delle loro riserve in valute estere.

5.31. Se le autorità monetarie incrementano le loro riserve di oro monetario aggiungendo oro non monetario oppure diminuiscono tali riserve destinando l'oro monetario a scopi non monetari, si considera che esse abbiano rispettivamente monetizzato o demonetizzato oro. La monetizzazione o la demonetizzazione di oro non comportano registrazioni nei conti finanziari; per contro, la variazione delle voci nel conto patrimoniale è contabilizzata mediante le registrazioni operate nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività come una riclassificazione: riclassificazione dell'oro come oggetto di valore (AN.13) in oro monetario (AF.11) (cfr. paragrafo 6.32) nel caso della monetizzazione e viceversa nel caso della demonetizzazione di oro.

5.32. I depositi, i titoli e i prestiti espressi in oro sono considerati attività finanziarie diverse dall'oro monetario e sono classificati unitamente alle attività finanziarie simili denominate in valuta estera nell'opportuna rubrica.

Gli swap su oro non monetario - ossia le operazioni che comportano lo scambio temporaneo di oro non monetario contro depositi - sono considerati prestiti garantiti (cfr. paragrafo 5.81, lettera e)).

Diritti speciali di prelievo (DSP) (F.12)

5.33. Definizione - La sottorubrica F.12 comprende tutte le operazioni inerenti a diritti speciali di prelievo (DSP) (AF.12), ossia alle riserve internazionali create dal Fondo monetario internazionale (FMI) e attribuite ai suoi membri a integrazione delle riserve esistenti.

5.34. I DSP non sono considerati passività dell'FMI e i paesi aderenti al Fondo cui essi sono attribuiti non assumono un obbligo effettivo (incondizionato) di rimborsare i DSP loro assegnati. I DSP sono detenuti esclusivamente da detentori ufficiali - normalmente le autorità bancarie centrali - e sono trasferibili tra i partecipanti al Dipartimento diritti speciali di prelievo dell'FMI e gli altri detentori designati dall'FMI (altre banche centrali e talune agenzie internazionali). I DSP rappresentano il diritto incondizionato e garantito di ciascun detentore di ottenere altre attività di riserva, in particolare valute estere.

5.35. Le variazioni dei DSP detenuti da una autorità monetaria possono derivare da operazioni inerenti a DSP, quali i trasferimenti di DSP da e verso l'FMI, gli altri partecipanti al Dipartimento diritti speciali di prelievo dell'FMI o altri detentori. Esse sono registrate rispettivamente nei conti finanziari delle autorità monetarie e del resto del mondo. Le variazioni dei DSP possono anche derivare da variazioni di valore dei DSP, da registrare nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività, o da assegnazioni e cancellazioni di DSP, da registrare nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (cfr. paragrafo 6.27, lettera a)).

BIGLIETTI, MONETE E DEPOSITI (F.2)

5.36. Definizione - La rubrica F.2 comprende tutte le operazioni inerenti a biglietti, monete e depositi (AF.2), ossia a biglietti e monete in circolazione e a tutti i tipi di depositi in moneta nazionale e in valuta estera.

5.37. La rubrica F.2 è suddivisa in tre sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) biglietti e monete (F.21);

b) depositi trasferibili (F.22);

c) altri depositi (F.29).

La distinzione tra depositi trasferibili e non trasferibili può risultare difficile e non molto utile sotto il profilo analitico in taluni paesi (per la distinzione tra depositi e prestiti si vedano i paragrafi 5.74-5.76).

Biglietti e monete (F.21)

5.38. Definizione - La sottorubrica F.21 comprende tutte le operazioni inerenti a biglietti e monete (AF.21), ossia alle banconote e alle monete in circolazione comunemente utilizzate per effettuare pagamenti.

5.39. La sottorubrica AF.21 comprende:

a) banconote e monete in circolazione emesse da autorità monetarie residenti;

b) banconote e monete in circolazione emesse da autorità monetarie non residenti e detenute da residenti.

5.40. La sottorubrica AF.21 non comprende:

a) le banconote e le monete non in circolazione: ad esempio, le scorte di banconote delle autorità bancarie centrali o le riserve di banconote in caso di emergenza;

b) le monete commemorative non normalmente utilizzate per effettuare pagamenti.

5.41. Tutti i settori e il resto del mondo possono detenere biglietti e monete. Questi sono emessi dalle autorità bancarie centrali, dalle amministrazioni centrali, dal resto del mondo e, in casi eccezionali, da altre istituzioni finanziarie monetarie. I biglietti e le monete sono considerati una passività dell'unità istituzionale emittente.

Depositi trasferibili (F.22)

5.42. Definizione - La sottorubrica F.22 comprende tutte le operazioni inerenti a depositi trasferibili (AF.22), ossia ai depositi (in moneta nazionale o in valuta estera) di cui si può esigere la conversione immediata in moneta o che sono trasferibili mediante assegno, ordine di pagamento, registrazioni di addebitamento o simili, senza alcuna limitazione significativa o senza il pagamento di una penale.

5.43. La sottorubrica AF.22 comprende i depositi trasferibili presso istituzioni finanziarie monetarie residenti e non residenti. Sono inclusi i depositi trasferibili tra istituzioni finanziarie monetarie quali i depositi che le altre istituzioni finanziarie monetarie costituiscono presso le autorità bancarie centrali onde ottemperare alle disposizioni in materia di riserve obbligatorie, nella misura in cui tali depositi restano trasferibili, nonché i saldi operativi e i depositi di valute nell'ambito di operazioni swap tra autorità bancarie centrali e/o altre istituzioni finanziarie monetarie.

5.44. Depositi trasferibili possono essere detenuti da tutti i settori e dal resto del mondo. Essi costituiscono passività, in prevalenza, delle istituzioni finanziarie monetarie e del resto del mondo e, talvolta, delle amministrazioni pubbliche.

Altri depositi (F.29)

5.45. Definizione - La sottorubrica F.29 comprende tutte le operazioni inerenti ad altri depositi (AF.29), ossia ai depositi (in moneta nazionale e in valuta estera) diversi dai depositi trasferibili. Gli altri depositi non possono essere utilizzati per effettuare pagamenti in qualsiasi momento e non sono convertibili in moneta o in depositi trasferibili senza una significativa limitazione o senza il pagamento di una penale.

5.46. La sottorubrica AF.29 comprende:

a) depositi vincolati: depositi la cui disponibilità non è immediata perché essi sono vincolati fino a una certa data o perché i prelievi sono soggetti a preavviso; sono compresi, ad esempio, i depositi presso le autorità bancarie centrali a titolo di riserve obbligatorie nella misura in cui i depositanti non possono effettuare prelievi senza preavviso o limitazioni;

b) depositi a risparmio, libretti di risparmio, certificati di risparmio o certificati di deposito, tutti non negoziabili o la cui negoziabilità, pur teoricamente possibile, è molto limitata;

c) depositi inerenti a piani o contratti di risparmio: tali depositi prevedono spesso l'obbligo per il depositante di effettuare versamenti regolari per un certo periodo di tempo e l'indisponibilità del capitale versato e degli interessi maturati fino a una certa data; talvolta, essi sono combinati con l'emissione, alla fine del periodo di risparmio, di prestiti proporzionati agli importi accumulati, destinati a finanziarie l'acquisto o la costruzione di una abitazione;

d) certificati di deposito emessi da associazioni mutue di risparmi e prestiti, società di credito edilizio, cooperative di credito e simili, talvolta denominati quote, che sono giuridicamente, o nella pratica, riscattabili a vista o con preavvisi relativamente brevi;

e) margini rimborsabili connessi a strumenti finanziari derivati che costituiscono passività di istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 5.81, lettera c));

f) vendite con patto di riacquisto (repurchase agreement) a breve termine che costituiscono passività di istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 5.81, lettera d)) (62).

5.47. La sottorubrica AF.29 non comprende i certificati di deposito e di risparmio negoziabili, i quali sono classificati nella rubrica titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (AF.33).

5.48. La sottorubrica AF.29 comprende inoltre:

a) gli ecu ufficiali detenuti dalle autorità bancarie centrali; tali attività finanziarie consistono degli ecu emessi dall'IME in cambio delle riserve monetarie ricevute dalle banche centrali nazionali allo scopo di attuare l'accordo SME; questi ecu possono essere usati dall'IME e dalle banche centrali nazionali come mezzo di pagamento e per operazioni tra queste ultime e il primo; l'IME può concedere alle autorità monetarie dei paesi terzi e alle istituzioni monetarie internazionali lo status di «altri detentori» di ecu (63);

b) i crediti finanziari o le passività delle autorità bancarie centrali connessi al meccanismo finanziario a brevissimo termine e al meccanismo di sostegno monetario a breve termine gestiti dall'IME (64);

c) i crediti finanziari nei confronti dell'FMI, componenti di riserve internazionali e non rappresentati da prestiti; essi sono costituiti dalla posizione della tranche di riserve di un paese membro dell'FMI derivante dal versamento di parte della quota sottoscritta in attività di riserva da un membro e dall'utilizzo netto da parte dell'FMI della moneta di tale paese; le passività verso l'FMI non rappresentate da prestiti: si tratta dell'impiego dei crediti accordati dal Fondo nell'ambito del suo Conto delle risorse generali il quale misura la quantità della moneta di un paese membro presso l'FMI che tale paese è obbligato a riacquistare.

5.49. Tutti i settori e il resto del mondo possono detenere altri depositi. Si tratta di passività prevalentemente delle istituzioni finanziarie monetarie e del resto del mondo ma anche di altri settori, come ad esempio le amministrazioni pubbliche (cfr. paragrafi 5.74-5.76).

TITOLI DIVERSI DALLE AZIONI (F.3)

5.50. Definizione - La rubrica F.3 comprende tutte le operazioni inerenti a titoli diversi dalle azioni (AF.3), ossia alle attività finanziarie che costituiscono strumenti al portatore, sono normalmente negoziabili e trattate sui mercati secondari o possono essere oggetto di contropartita sul mercato e non attribuiscono ai loro detentori diritti di proprietà sull'unità istituzionale che li ha emessi.

5.51. La rubrica AF.3 raggruppa le attività finanziarie normalmente rappresentate da documenti destinati a circolare e il cui valore nominale è determinato all'emissione. Nella rubrica rientrano: cambiali, obbligazioni, certificati di deposito, carta commerciale, obbligazioni non garantite, strumenti finanziari derivati e strumenti simili normalmente negoziati sui mercati finanziari (per la distinzione tra titoli diversi dalle azioni e prestiti si vedano i paragrafi 5.77-5.80).

5.52. Titoli diversi dalle azioni possono essere detenuti come attività finanziarie da tutti i settori e dal resto del mondo. Essi costituiscono passività prevalentemente delle società finanziarie e non finanziarie, delle amministrazioni centrali, di Stati federati e locali, nonché del resto del mondo.

5.53. La rubrica F.3 è suddivisa in due sottorubriche di operazioni finanziarie (65):

a) titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.33);

b) strumenti finanziari derivati (F.34).

Titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.33)

5.54. Definizione - La sottorubrica F.33 comprende tutte le operazioni inerenti a titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.33) ossia ai titoli diversi dalle azioni che conferiscono al detentore il diritto incondizionato a un gettito monetario fisso - o variabile secondo quanto previsto contrattualmente - nella forma di pagamenti periodici (interessi) e/o di un determinato importo fisso a una o più date specificate o a partire da una data stabilita al momento dell'emissione.

5.55. La sottorubrica F.33 può essere suddivisa, se del caso, in due gruppi di operazioni finanziarie:

a) titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.331);

b) titoli a lungo termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.332).

Titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.331)

5.56. Definizione - La sottovoce F.331 comprende tutte le operazioni inerenti a titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.331) ossia ai titoli, diversi dalle azioni, con scadenza originaria a breve termine (cfr. paragrafo 5.22.), esclusi gli strumenti finanziari derivati.

5.57. I titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, sono normalmente emessi sotto la pari.

5.58. La sottovoce AF.331 comprende:

a) buoni del Tesoro e altri titoli a breve termine emessi dalle amministrazioni pubbliche, compresi quelli acquistati dalle altre istituzioni finanziarie monetarie per ottemperare alle disposizioni in materia di riserve obbligatorie;

b) titoli a breve termine, negoziabili, emessi da società finanziarie e non finanziarie, la cui denominazione è molto varia: carta commerciale, cambiali commerciali, pagherò cambiari, tratte, vaglia cambiari e certificati di deposito;

c) titoli a breve termine emessi nell'ambito di note issuance facility (NIF) a lungo termine;

d) accettazioni bancarie: una accettazione bancaria implica l'accettazione da parte di società finanziarie di cambiali o tratte emesse da società non finanziarie e la promessa incondizionata di pagare un determinato importo a una certa data. Essa rappresenta un credito finanziario incondizionato per il suo detentore e una passività incondizionata per la società finanziaria accettante. L'operazione di contropartita per la società finanziaria è una operazione di concessione di prestito a breve termine a favore del suo cliente. Per tale motivo si raccomanda che le accettazioni bancarie siano considerate come una effettiva passività della società finanziaria accettante e come una attività finanziaria del detentore anche se può non esservi stato alcuno scambio di fondi. L'applicazione di tale raccomandazione richiederà una certa flessibilità onde tener conto delle prassi nazionali e delle variazioni della natura di tali strumenti.

5.59. La sottovoce AF.331 non comprende i titoli la cui negoziabilità, pur teoricamente possibile, è di fatto molto limitata. Tali titoli sono da includere nelle sottorubriche altri depositi (AF.29) o prestiti a breve termine (AF.41) (cfr. paragrafi 5.74-5.76).

Titoli a lungo termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.332)

5.60. Definizione - La sottovoce F.332 comprende tutte le operazioni inerenti a titoli a lungo termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.332) ossia ai titoli, diversi dalle azioni, con scadenza originaria a lungo termine (cfr. paragrafo 5.22), esclusi gli strumenti finanziari derivati.

5.61. I titoli a lungo termine sono normalmente provvisti di cedole.

5.62. La sottovoce AF.332 comprende:

a) titoli al portatore;

b) obbligazioni subordinate, spesso denominate debiti subordinati;

c) titoli con scadenze non fisse, se all'ultima di tali scadenze manca più di un anno;

d) titoli senza data di scadenza o perpetui;

e) obbligazioni a tasso d'interesse variabile;

f) titoli indicizzati, il cui valore è correlato a un indice dei prezzi, al prezzo di un bene o a un indice dei cambi;

g) deep discount bond e obbligazioni a tasso zero;

h) eurobond: titoli emessi simultaneamente sui mercati di almeno due paesi, normalmente tramite sindacati internazionali di società finanziarie di paesi diversi, ed espressi in una moneta che può essere anche di un terzo paese;

i) titoli che sono oggetto di investimenti finanziari privati, ossia che sono riservati mediante accordo bilaterale a certi investitori, se è conferita loro una trasmissibilità almeno potenziale; in caso contrario, sono da registrare tra i prestiti a lungo termine;

j) prestiti divenuti negoziabili de facto, purché negoziati su mercati secondari organizzati (cfr. paragrafo 5.79);

k) titoli derivanti dalla conversione di prestiti; una conversione implica due operazioni finanziarie: la liquidazione del prestito e la creazione di nuovi titoli;

l) obbligazioni e capitale di prestito convertibili in azioni, a prescindere che si tratti delle azioni della società emittente o di un'altra società, fintanto che non sono convertiti; una conversione implica due operazioni finanziarie: la liquidazione dell'obbligazione o del capitale di prestito e l'emissione di azioni; nel caso in cui l'opzione di conversione sia separabile dalla relativa obbligazione, essa va considerata come una attività finanziaria distinta, classificata nella sottorubrica strumenti finanziari derivati (AF.34) (cfr. paragrafo 5.67, lettere a) e b);

m) azioni e titoli che danno diritto a un reddito fisso ma non prevedono la partecipazione alla distribuzione del valore residuo di una società in caso di liquidazione, comprese le azioni privilegiate escluse da tale partecipazione.

5.63. La sottovoce AF.332 comprende anche le attività finanziarie emesse nell'ambito di operazioni di mobiliarizzazione di prestiti, di crediti ipotecari, di debiti inerenti all'utilizzo di carte di credito, di conti attivi e di altre attività. I nuovi titoli sono talvolta emessi in sostituzione dell'attività originaria che è effettivamente liquidata. Per contro, quando questa è trasferita ad un'altra unità istituzionale, i nuovi titoli sostituiscono l'attività originaria nel conto patrimoniale della prima unità istituzionale e l'attività originaria deve essere registrata nel conto patrimoniale della nuova unità istituzionale che la detiene.

5.64. La sottovoce F.332 non comprende:

a) le operazioni inerenti a titoli connessi a vendite con patto di riacquisto: i repurchase agreement sono classificati nella sottorubrica altri depositi (cfr. paragrafo 5.46, lettera f)) o nella rubrica prestiti (cfr. paragrafo 5.81, lettera d)) a seconda delle unità istituzionali che intervengono; i titoli prestati o soggetti al riacquisto non mutano di conto patrimoniale e restano classificati nella sottovoce AF.332;

b) le operazioni inerenti a titoli non negoziabili: esse sono classificate nella sottorubrica prestiti a lungo termine;

c) le operazioni inerenti a prestiti non negoziabili, compresi quelli ceduti a terzi per i quali non esiste tuttavia un mercato secondario organizzato (cfr. paragrafo 5.79).

Strumenti finanziari derivati (F.34)

5.65. Definizione - La sottorubrica F.34 comprende tutte le operazioni inerenti a strumenti finanziari derivati (AF.34), ossia alle attività finanziarie che sono basate su un diverso strumento di riferimento o derivano da questo. Tale strumento è normalmente un'altra attività finanziaria ma può anche consistere in una merce o in un indice.

5.66. Gli strumenti finanziari derivati sono spesso denominati anche strumenti secondari o, dato che la copertura contro un rischio rappresenta frequentemente la ragione della loro creazione, strumenti di copertura. Soltanto gli strumenti secondari che possiedono un valore di mercato in quanto negoziabili o oggetto di contropartita sul mercato costituiscono delle attività finanziarie nel sistema dei conti e sono classificati nella sottorubrica AF.34 (cfr. paragrafo 5.05).

5.67. La sottorubrica AF.34 comprende:

a) opzioni negoziabili e fuori borsa;

Le opzioni sono attività condizionate che forniscono ai loro detentori il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare (nel caso di una call option) dall'emittente dell'opzione (writer) o di vendere a questo (nel caso di una put option) attività finanziarie o non finanziarie (lo strumento di riferimento) a un prezzo predefinito (strike price o prezzo base) entro un certo periodo di tempo (opzione di tipo americano) oppure a una certa data (opzione di tipo europeo). L'acquirente dell'opzione versa un premio (il prezzo dell'opzione) a fronte dell'impegno dell'emittente dell'opzione di vendere o di acquistare l'importo stabilito delle attività di riferimento o di fornire, a richiesta dell'acquirente, un opportuno compenso. Per convenzione, tale impegno è considerato una passività dell'emittente perché il prezzo dell'opzione rappresenta il costo corrente che egli dovrebbe sopportare per riscattare la sua passività condizionata.

b) warrant;

I warrant costituiscono una forma di opzioni negoziabili che conferiscono ai detentori il diritto di acquistare dall'emittente del warrant (normalmente una società) un certo numero di azioni o obbligazioni a particolari condizioni per un periodo di tempo determinato. Esistono anche warrant in valuta il cui valore si basa sull'importo della valuta necessario per acquistare un'altra valuta alla data o prima della data di scadenza del warrant, nonché warrant connessi a terze valute. Per convenzione, si considera che l'emittente del warrant abbia assunto una passività corrispondente al costo che egli dovrebbe sopportare per riscattare la sua passività condizionata.

c) future, purché aventi un valore di mercato in quanto negoziabili o oggetto di contropartita;

I future rappresentano l'impegno a consegnare, o a farsi consegnare, una data quantità di un bene di consumo, di valuta o di un titolo, di qualità standard, a un prezzo prestabilito, a una certa data o entro un periodo di tempo determinato. I future possono anche essere collegati a un indice anziché a una specifica attività finanziaria o non finanziaria.

d) swap, purché aventi un valore di mercato in quanto negoziabili o oggetto di contropartita;

Gli swap sono accordi contrattuali tra due parti che si impegnano a scambiarsi, nel tempo e a condizioni prestabilite, flussi monetari con riferimento allo stesso importo di indebitamento. Le due principali categorie di swap sono gli swap su tassi d'interesse e gli swap su valute. Gli swap su tassi d'interesse comportano uno scambio di flussi di interessi di tipo diverso: ad esempio, tasso fisso contro tasso variabile, due diversi tassi variabili, tasso fisso in una valuta contro tasso variabile in un'altra, ecc. (cfr. paragrafo 4.47). Gli swap su valute comportano lo scambio di una determinata quantita di due diverse valute con l'impegno di effettuare successivamente, a condizioni stabilite in precedenza, l'operazione opposta - incluso lo scambio di flussi di interessi e di capitali.

e) forward rate agreement, purché il contratto abbia un valore di mercato in quanto negoziabile o oggetto di contropartita;

Il forward rate agreement è un contratto con il quale due controparti, allo scopo di tutelarsi contro fluttuazioni dei tassi di interesse, concordano il trasferimento di flussi di interessi, a una certa data prestabilita, con riferimento a importi nominali che non vengono mai scambiati. I pagamenti sono correlati alla differenza tra il tasso convenuto del forward rate agreement e il tasso di mercato alla scadenza. Nel sistema dei conti essi sono registrati come redditi da capitale (cfr. paragrafo 4.47).

5.68. La sottorubrica AF.34 non comprende:

a) lo strumento cui si riferisce lo strumento finanziario derivato;

b) i margini rimborsabili connessi agli strumenti finanziari derivati: essi sono da classificare nella sottorubrica altri depositi (AF.29) (cfr. paragrafo 5.46, lettera e)) o nella rubrica prestiti (AF.4) (cfr. paragrafo 5.81, lettera c)) a seconda delle unità istituzionali che intervengono;

c) gli strumenti secondari non negoziabili e non oggetto di contropartita sul mercato.

PRESTITI (F.4)

5.69. Definizione - La rubrica F.4 comprende tutte le operazioni inerenti a prestiti (F.4), ossia alle attività finanziarie che si creano allorché i creditori prestano fondi, sia direttamente sia attraverso intermediari, ai debitori, a prescindere che esse siano rappresentate da titoli non negoziabili o non siano rappresentate da documenti.

5.70. Normalmente i prestiti presentano le seguenti caratteristiche:

a) le condizioni alle quali è stato concesso il prestito sono fissate dalla società finanziaria che lo concede oppure sono negoziate, direttamente oppure attraverso un intermediario, tra il mutuante e il mutuatario;

b) l'iniziativa riguardo al prestito è normalmente assunta dal mutuatario;

c) un prestito costituisce un debito incondizionato nei confronti del creditore, che deve essere rimborsato alla scadenza e che produce interessi.

5.71. La rubrica F.4 può essere suddivisa, se del caso, in due sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) prestiti a breve termine (F.41);

b) prestiti a lungo termine (F.42).

Prestiti a breve termine (F.41)

5.72. Definizione - La sottorubrica F.41 comprende tutte le operazioni inerenti a prestiti a breve termine (AF.41), ossia ai prestiti con scadenza originaria a breve termine (cfr. paragrafo 5.22) e ai prestiti rimborsabili a vista.

Prestiti a lungo termine (F.42)

5.73. Definizione - La sottorubrica F.42 comprende tutte le operazioni inerenti a prestiti a lungo termine (AF.42), ossia ai prestiti con scadenza originaria a lungo termine (cfr. paragrafo 5.22).

5.74. La distinzione tra operazioni inerenti a prestiti (F.4) e operazioni inerenti a depositi (F.22, F.29) può essere spesso operata individuando il soggetto che assume l'iniziativa dell'operazione. Nel caso in cui l'iniziativa sia partita dal mutuatario, l'operazione va classificata tra i prestiti. Nel caso in cui l'iniziativa sia stata presa dal mutuante, l'operazione è da classificarsi in una delle sottorubriche relative ai depositi. Tuttavia, il giudizio su chi abbia assunto l'iniziativa è spesso opinabile.

5.75. Per convenzione, i prestiti a breve termine concessi alle istituzioni finanziarie monetarie, residenti o non residenti, sono normalmente classificati in una delle sottorubriche relative ai depositi (AF.22, AF.29) mentre i depositi a breve termine accettati dalle unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie, residenti o non residenti, sono normalmente classificati nella sottorubrica prestiti a breve termine (AF.41). Pertanto, i depositi costituiscono passività prevalentemente di istituzioni finanziarie monetarie residenti e non residenti (cfr. paragrafi 5.44 e 5.49) mentre tali istituzioni non presentano normalmente passività per prestiti a breve termine nel sistema dei conti.

5.76. Per ragioni analitiche, può essere utile prevedere eccezioni alle convenzioni sopra ricordate. Esempi: depositi a risparmio presso amministrazioni pubbliche e swap su oro non monetario tra istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 5.81, lettera e)) (66).

5.77. La distinzione tra operazioni inerenti a prestiti (F.4) e operazioni inerenti a titoli diversi dalle azioni (F.3) può essere operata con riferimento al grado di negoziabilità delle attività finanziarie e alle sue implicazioni.

5.78. Le emissioni di titoli riguardano un grande numero di documenti identici, ciascuno dei quali riporta una cifra arrotondata, che costituiscono insieme l'importo totale del prestito. Al contrario, i prestiti sono rappresentati nella maggior parte dei casi da un unico documento e le operazioni inerenti a prestiti sono condotte tra un solo creditore e un solo debitore. Tuttavia, nel caso dei prestiti sindacati, il prestito è concesso da diversi creditori.

5.79. I prestiti sono oggetto di negoziazioni secondarie ma soltanto occasionalmente sono negoziati singoli prestiti. Nel caso in cui un prestito diventi negoziabile su un mercato organizzato, esso va classificato nella rubrica titoli diversi dalle azioni. Ciò comporta normalmente una esplicita conversione del prestito originario (cfr. paragrafo 5.62, lettere j) e k)).

5.80. I prestiti standard sono offerti nella maggior parte dei casi dalle società finanziarie e sono spesso concessi alle famiglie. La società finanziaria stabilisce le condizioni e alle famiglie è lasciata solo la scelta se accettare o meno. Per contro, le condizioni dei prestiti non standard rappresentano spesso il risultato di negoziazioni condotte tra il creditore e il debitore. Si tratta di un importante criterio che facilita la distinzione tra prestiti non standard e titoli diversi dalle azioni. Nel caso di emissioni pubbliche di titoli, le condizioni di emissione sono stabilite dal mutuatario, eventualmente dopo aver consultato la banca capofila. Nel caso di emissioni con collocamento privato, tuttavia, il creditore e il debitore negoziano le condizioni di emissione (cfr. paragrafo 5.62, lettera i)).

5.81. La rubrica F.4 comprende:

a) saldi in conto corrente ad esempio i saldi intragruppo tra le società non finanziarie e le loro società affiliate non residenti, ma esclusi i saldi che rappresentano passività di istituzioni finanziarie monetarie, classificate nelle sottorubriche relative ai depositi;

b) importi spettanti ai dipendenti a seguito della loro partecipazione agli utili della società;

c) margini rimborsabili connessi a strumenti finanziari derivati che costituiscono passività di unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 5.46, lettera e));

d) vendite con patto di riacquisto (repurchase agreement) a breve termine che costituiscono passività di unità istituzionali diverse dalle istituzioni finanziarie monetarie (cfr. paragrafo 5.46, lettera f)) e vendite con patto di riacquisto a lungo termine;

e) prestiti connessi a operazioni di swap su oro non monetario: si tratta di contratti riguardanti lo scambio temporaneo di oro non monetario contro depositi; la loro natura economica è simile a quella di un prestito garantito in quanto l'acquirente dell'oro fornisce al venditore anticipazioni garantite dall'oro per il periodo del contratto, ricavando un utile dal prezzo fisso allorché l'oro è riacquistato;

f) prestiti che rappresentano la contropartita di accettazioni bancarie (cfr. paragrafo 5.58, lettera d));

g) operazioni di leasing finanziario e di vendita rateale (67);

h) prestiti volti a finanziare crediti commerciali;

i) crediti ipotecari;

j) crediti al consumo;

k) crediti rotativi;

l) prestiti rateali;

m) prestiti a garanzia dell'adempimento di talune obbligazioni.

5.82. La rubrica AF.4 comprende inoltre:

a) i crediti finanziari o le passività connessi al sostegno finanziario a medio termine delle bilance dei pagamenti degli Stati membri; i prestiti sono gestiti dall'IME (68);

b) i crediti finanziari nei confronti dell'FMI rappresentati da prestiti nell'ambito degli Accordi generali di prestito (GAB) o di speciali accordi di prestito con i paesi membri;

le passività verso l'FMI rappresentate da prestiti nell'ambito del Sostegno all'adeguamento strutturale, del Sostegno all'adeguamento strutturale rafforzato e del Fondo fiduciario.

5.83. La rubrica AF.4 non comprende:

a) altri conti attivi e passivi (AF.7), compresi crediti commerciali e anticipazioni (AF.71);

b) attività o passività finanziarie derivanti dalla proprietà di beni immobili, quali terreni e fabbricati, da parte di non residenti. Esse sono classificate nella sottovoce altre partecipazioni (AF.513) (cfr. paragrafo 5.95, lettera f));

5.84. I prestiti possono costituire attività o passività finanziarie di tutti i settori e del resto del mondo. Tuttavia, nel sistema dei conti le istituzioni finanziarie monetarie non presentano normalmente passività nella forma di prestiti a breve termine.

5.85. Le sottorubriche prestiti a breve termine e prestiti a lungo termine non sono suddivise in sottovoci nel sistema dei conti. Tuttavia, può risultare utile sotto il profilo analitico ripartire, in particolare, i prestiti a lungo termine in crediti al consumo (69), prestiti ipotecari (70) e altri prestiti.

AZIONI E ALTRE PARTECIPAZIONI (F.5)

5.86. Definizione - La rubrica F.5 comprende tutte le operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni (AF.5), ossia alle attività finanziarie che rappresentano diritti di proprietà su società o quasi-società. Tali attività finanziarie attribuiscono normalmente ai loro possessori il diritto a una quota degli utili delle società o delle quasi-società e a una quota del loro attivo netto in caso di liquidazione (71).

Le azioni offerte in vendita ma non sottoscritte in sede di emissione non sono registrate nel sistema dei conti. Le azioni e altre partecipazioni sono rimborsate allorché sono acquistate dalla società che le ha emesse o allorché sono scambiate con l'attivo netto di una società in sede di liquidazione di questa.

5.87. La rubrica F.5 è suddivisa in due sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) azioni e altre partecipazioni, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.51);

b) quote dei fondi comuni di investimento (F.52).

Azioni e altre partecipazioni, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.51)

5.88. Definizione - La sottorubrica F.51 comprende tutte le operazioni inerenti ad azioni e altre partecipazioni, escluse le quote dei fondi comuni di investimento, (F.51) ossia alle attività finanziarie, fatta eccezione per le quote dei fondi comuni di investimento, che rappresentano diritti di proprietà su società o quasi-società. Tali attività finanziarie attribuiscono normalmente ai loro possessori il diritto a una quota degli utili delle società o delle quasi-società e a una quota del loro attivo netto in caso di liquidazione.

5.89. La sottorubrica F.51 può essere suddivisa, se del caso, in tre sottovoci di operazioni finanziarie:

a) azioni quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.511);

b) azioni non quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.512);

c) altre partecipazioni (F.513)

Azioni quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento, (F.511) e azioni non quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.512)

5.90. Definizione - La sottovoce F.511 comprende tutte le operazioni inerenti ad azioni quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (AF.511). La sottovoce F.512 comprende tutte le operazioni inerenti ad azioni non quotate, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (AF.512). Le azioni rappresentano la partecipazione al capitale di una società sotto forma di valori mobiliari che in linea di principio sono negoziabili. Nella sottovoce AF.511 rientrano le azioni quotate in una borsa riconosciuta o in un altro mercato secondario mentre rientrano nella sottovoce AF.512 le azioni non quotate.

5.91. Le sottovoci AF.511 e AF.512 comprendono:

a) le azioni di capitale emesse dalle società per azioni, ossia i titoli che conferiscono ai detentori lo status di soci e contemporaneamente il diritto ad una parte sia del complesso degli utili distribuiti, sia dell'attivo netto delle società in caso di liquidazione;

b) le azioni di godimento emesse dalle società per azioni, ossia i titoli il cui capitale è stato rimborsato ma che continuano ad attribuire ai loro detentori, i quali mantengono lo status di soci, il diritto a una quota degli utili che rimangono da distribuire dopo che il capitale sociale è stato remunerato e dell'eventuale surplus di liquidazione (attivo netto diminuito dell'ammontare del capitale sociale);

c) le azioni di dividendo emesse dalle società per azioni, ossia i titoli che:

(1) non rappresentano quote di capitale sociale (a seconda dei paesi e delle circostanze in cui sono stati emessi essi assumono varie denominazioni: azioni di fondazione, azioni di godimento, certificati azionari di investimento, ecc.);

(2) non conferiscono ai loro detentori lo status di socio propriamente detto (diritto al rimborso della loro quota del capitale sociale, diritto alla remunerazione di tale capitale, diritto di voto in assemblea, ecc.);

(3) attribuiscono ai loro detentori il diritto ad una frazione degli utili che restano da distribuire dopo che il capitale sociale è stato remunerato e a una parte di ogni eventuale surplus restante in caso di liquidazione;

d) azioni privilegiate che prevedono la partecipazione alla distribuzione del valore residuo in sede di liquidazione di una società. Tali azioni possono essere quotate o meno in una borsa riconosciuta.

5.92. Le sottorubriche AF.511 e AF.512 non comprendono:

a) le azioni offerte in vendita ma non sottoscritte in sede di emissione: tali azioni non sono registrate nel sistema dei conti;

b) le obbligazioni e il capitale di prestito convertibili in azioni: essi figurano nei conti nella sottorubrica AF.33 fino al momento della loro conversione (cfr. paragrafo 5.62, lettera l));

c) le quote sottoscritte dagli accomandatari nelle società in accomandita: esse sono classificate nella sottovoce AF.513;

d) le partecipazioni delle amministrazioni pubbliche al capitale delle organizzazioni internazionali aventi la forma giuridica di società per azioni: tali partecipazioni sono classificate nella sottovoce AF.513 (cfr. paragrafo 5.95, lettera c)).

5.93. Le sottovoci F.511 e F.512 non comprendono le emissioni di azioni gratuite ossia l'attribuzione di nuove azioni agli azionisti in proporzione alle azioni possedute. Tali emissioni, che non modificano la passività della società nei confronti degli azionisti né la quota delle attività che ciascun azionista possiede nella società, non rappresentano una operazione finanziaria e non sono pertanto registrate nel sistema dei conti (cfr. paragrafo 6.56). Lo stesso principio si applica alle emissioni frazionate.

Altre partecipazioni (F.513)

5.94. Definizione - La sottovoce F.513 comprende tutte le operazioni inerenti ad altre partecipazioni (AF.513), ossia a tutte le forme di partecipazione diverse da quelle classificate nelle sottovoci AF.511 e AF.512 e nella sottorubrica AF.52.

5.95. La sottovoce AF.513 comprende:

a) le quote, diverse dalle azioni, del capitale sociale di società:

(1) quote nelle società in accomandita sottoscritte dagli accomandatari;

(2) quote sociali nelle società a responsabilità limitata i cui proprietari sono soci e non azionisti;

(3) partecipazioni al capitale delle società di persone riconosciute come entità giuridiche indipendenti;

(4) partecipazioni al capitale di cooperative dotate di personalità giuridica;

b) le partecipazioni delle amministrazioni pubbliche al capitale - non suddiviso in azioni - delle imprese pubbliche dotate di personalità giuridica in forza di una normativa specifica (cfr. paragrafo 2.16, lettera c));

c) le partecipazioni delle amministrazioni pubbliche al capitale delle organizzazioni internazionali e sovranazionali, con la sola eccezione dell'FMI, anche se questi presentano la forma giuridica di società per azioni (ad esempio, la Banca europea per gli investimenti);

d) le risorse finanziarie dell'IME costituite con contributi delle banche centrali nazionali (72);

e) i conferimenti nelle quasi-società finanziarie e non finanziarie (cfr. paragrafo 2.13, lettera f)): l'ammontare di tali conferimenti corrisponde a quello dei nuovi apporti (in denaro o in natura) al netto di eventuali rimborsi di capitale (cfr. paragrafo 4.61);

f) le attività finanziarie delle unità non residenti nei confronti delle unità residenti fittizie (cfr. paragrafo 2.15) e viceversa.

Quote dei fondi comuni di investimento (F.52)

5.96. Definizione - La sottorubrica F.52 comprende tutte le operazioni inerenti a quote dei fondi comuni di investimento (F.52), ossia alle quote emesse da un particolare tipo di società finanziarie che perseguono l'unico scopo di investire i fondi raccolti sui mercati monetari, sui mercati dei capitali e/o in campo immobiliare.

5.97. La sottorubrica AF.52 comprende le quote emesse da società finanziarie denominate, a seconda dei paesi, fondi comuni di investimento, società di investimento a capitale variabile, fondi comuni di investimento mobiliare, OICVM, ecc., a prescindere che si tratti di fondi aperti, semiaperti o chiusi. Tali quote possono essere quotate o non quotate. Se non quotate, esse sono normalmente rimborsabili a richiesta a un valore corrispondente alla loro parte dei fondi propri della società finanziaria. Tali fondi propri sono rivalutati regolarmente in base ai valori di mercato dei loro diversi componenti.

RISERVE TECNICHE DI ASSICURAZIONE (F.6) (73)

5.98. Definizione - La rubrica F.6 comprende tutte le operazioni inerenti alle riserve tecniche di assicurazione (AF.6), ossia alle riserve tecniche delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione (autonomi e non autonomi) nei confronti degli assicurati o dei beneficiari come stabilito nella direttiva 91/674/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1991, relativa ai conti annuali e ai conti consolidati delle imprese di assicurazione (74).

5.99. La rubrica AF.6 comprende:

a) diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita;

b) diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensioni;

c) riserve premi;

d) riserve sinistri.

5.100. Le riserve tecniche di assicurazione costituiscono attività finanziarie:

a) per gli assicurati, per quanto concerne i diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione, nonché le riserve premi;

b) per i beneficiari, per quanto concerne le riserve sinistri.

5.101. Le riserve tecniche di assicurazione costituiscono passività:

a) delle imprese di assicurazione sulla vita o contro i danni e dei fondi pensione autonomi inclusi nel sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125);

b) dei fondi pensione non autonomi inclusi nei settori delle unità istituzionali che li hanno costituiti.

Gli accantonamenti o i fondi simili costituiti dai datori di lavoro al fine di attribuire ai dipendenti una pensione (fondi pensione non autonomi) sono inclusi nella rubrica AF.6 soltanto se calcolati applicando criteri attuariali simili a quelli utilizzati dalle società di assicurazione e dai fondi pensione autonomi. In caso contrario, tali riserve sono coperte dalle azioni o dalle altre partecipazioni emesse dall'unità istituzionale che le ha costituite.

5.102. La rubrica AF.6 non comprende le riserve costituite dalle unità istituzionali classificate nel sottosettore enti di previdenza e assistenza sociale (S.1314). Nel sistema dei conti, tali accantonamenti non costituiscono passività del sottosettore enti di previdenza e assistenza sociale.

5.103. La rubrica F.6 è suddivisa in due sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione (F.61);

b) riserve premi e riserve sinistri (F.62).

Diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione (F.61)

5.104. Definizione - La sottorubrica F.61 comprende tutte le operazioni inerenti a diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione (AF.61), ossia le riserve tecniche costituite nelle società e quasi-società in questione a copertura delle prestazioni previste una volta soddisfatte le condizioni stabilite.

5.105. La sottorubrica F.61 è suddivisa in due sottovoci di operazioni finanziarie:

a) diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita (F.611);

b) diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (F.612).

Diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita (F.611)

5.106. Definizione - La sottovoce F.611 comprende tutte le operazioni inerenti a diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita (AF.611), ossia sulle riserve tecniche per rischi in corso e sulle riserve tecniche per le assicurazioni con utili destinate a maggiorare alla scadenza il valore delle polizze di assicurazione per il caso di sopravvivenza, con utili, o simili.

5.107. La sottovoce AF.611 comprende le riserve del ramo vita, le riserve per partecipazioni agli utili e ristorni, nonché le riserve tecniche relative al ramo vita allorché il rischio dell'investimento è sopportato dagli assicurati, definite agli articoli 27, 29 e 31 della direttiva 91/674/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1991, relativa ai conti annuali e ai conti consolidati delle imprese di assicurazione.

5.108. Le operazioni inerenti ai diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita sono costituite da incrementi al netto di diminuzioni che devono essere distinti dai guadagni o dalle perdite nominali in conto capitale sulle riserve investite dalle imprese di assicurazione (cfr. paragrafo 6.57).

Gli incrementi sono costituiti da:

a) premi effettivi guadagnati nel corso del periodo contabile corrente;

b) più i premi supplementari corrispondenti ai redditi derivanti dall'investimento delle riserve, attribuiti alle famiglie assicurate;

c) meno il compenso del servizio per l'assicurazione sulla vita.

Le diminuzioni sono costituite da:

a) indennizzi dovuti alla scadenza ai titolari di polizze di assicurazione per il caso di sopravvivenza o simili e indennizzi dovuti ai beneficiari in caso di decesso degli assicurati;

b) più gli importi dovuti per polizze di assicurazione riscattate prima della scadenza.

5.109. Le riserve tecniche di assicurazione sulla vita costituiscono attività finanziarie delle famiglie residenti o non residenti e passività delle imprese di assicurazione residenti o non residenti.

Nel caso di assicurazioni collettive stipulate, ad esempio, da una società per conto dei suoi dipendenti, i creditori sono questi ultimi - dato che essi sono considerati come gli effettivi assicurati - e non il datore di lavoro.

Diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (F.612)

5.110. Definizione - La sottovoce F.612 comprende tutte le operazioni inerenti a diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (AF.612), ossia sulle riserve tecniche dei fondi pensione autonomi e non autonomi istituiti dai datori di lavoro e/o dai lavoratori dipendenti o da categorie di lavoratorti autonomi per garantire una pensione ai lavoratori dipendenti o indipendenti.

5.111. Le operazioni inerenti ai diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione sono costituite da incrementi al netto di diminuzioni che devono essere distinti dai guadagni o dalle perdite nominali in conto capitale sulle riserve investite dai fondi pensione (cfr. paragrafo 6.57).

Gli incrementi sono costituiti da:

a) contributi effettivi ai fondi pensione versati dai lavoratori dipendenti, dai datori di lavoro, dai lavoratori indipendenti o da altre unità istituzionali per conto di singoli o famiglie che vantano diritti sui fondi, maturati nel periodo contabile in corso;

b) più i contributi supplementari corrispondenti ai redditi derivanti dall'investimento delle riserve dei fondi pensione, attribuiti alle famiglie partecipanti;

c) meno il compenso del servizio durante il periodo per la gestione dei fondi.

Le diminuzioni sono costituite da:

a) prestazioni sociali pari agli importi da erogare ai pensionati o agli aventi diritto sotto forma di versamenti regolari o altre prestazioni;

b) più le prestazioni sociali costituite dalle indennità forfettarie da versare alle persone collocate a riposo.

5.112. Le operazioni inerenti ai diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione non includono gli importi trasferiti dai fondi pensione non autonomi ai fondi pensione autonomi classificati nel sottosettore imprese di assicurazione e fondi pensione (S.125), per effetto della conversione di un tipo di fondo in un altro. La registrazione deve avvenire nella rubrica «variazioni nella classificazione dei settori e variazioni della struttura delle unità istituzionali» (K.12.1) del conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (cfr. paragrafo 6.30).

5.113. Le riserve dei fondi pensione costituiscono attività finanziarie delle famiglie residenti o non residenti ma non delle unità istituzionali che li gestiscono.

Riserve premi e riserve sinistri (F.62)

5.114. Definizione - La sottorubrica F.62 comprende tutte le operazioni inerenti a riserve premi e riserve sinistri (AF.62), ossia alle riserve tecniche costituite dalle imprese di assicurazione e dai fondi pensione (autonomi e non autonomi) per:

a) l'importo corrispondente a quella parte dei premi lordi sottoscritti che deve essere attribuita al periodo contabile successivo (riserve premi);

b) il totale stimato dei costi definitivi di liquidazione dei sinistri verificatisi entro la fine del periodo contabile, denunciati o meno, al netto degli importi già versati quali indennizzi per tali sinistri (riserve sinistri).

5.115. Le riserve premi traggono origine dal fatto che i premi di assicurazione devono essere generalmente pagati all'inizio del periodo coperto dall'assicurazione, il quale, di norma, non coincide con il periodo contabile. Pertanto, allorché alla fine del periodo contabile sono redatti i conti patrimoniali, una frazione dei premi versati durante tale periodo è destinata a garantire contro i rischi nel periodo successivo. Le riserve premi sono calcolate sulla base della proporzionalità dei rischi in rapporto al tempo, per la durata residua fino alla scadenza del contratto.

Nel conto finanziario, le riserve premi registrate tra assicurati e imprese di assicurazione sono costituite dai premi corrisposti nel periodo contabile in corso, limitatamente alla parte destinata a garantire contro rischi durante il periodo successivo.

5.116. Le riserve premi costituiscono attività finanziarie degli assicurati. Se si riferiscono ad assicurazioni sulla vita, gli assicurati sono famiglie residenti o non residenti; se si riferiscono ad assicurazioni contro i danni, gli assicurati possono appartenere a qualsiasi settore dell'economia o al resto del mondo. I premi assicurativi o in contributi sociali versati dagli assicurati possono essere utilizzati quale parametro di riferimento per la ripartizione delle riserve tra i settori dell'economia e il resto del mondo.

5.117. Le riserve sinistri sono costituite dalle imprese di assicurazione per coprire gli importi che esse prevedono di dover pagare a fronte di richieste di risarcimento non ancora liquidate, ad esempio, perché ancora oggetto di contestazione. Le richieste d'indennizzo valide accettate dalle imprese di assicurazione si considerano liquidabili nel momento in cui si è verificato il sinistro, a prescindere dal tempo necessario per dirimere i casi controversi.

5.118. Le riserve sinistri costituiscono attività finanziarie dei beneficiari che possono appartenere a qualsiasi settore dell'economia o al resto del mondo.

5.119. La sottorubrica AF.62 comprende le riserve per premi non acquisiti, le altre riserve tecniche, le riserve per sinistri e le riserve di perequazione, definite agli articoli 25, 26, 28 e 30 della direttiva 91/674/CEE del Consiglio, del 19 dicembre 1991, relativa ai conti annuali e ai conti consolidati delle imprese di assicurazione.

ALTRI CONTI ATTIVI E PASSIVI (F.7)

5.120. Definizione - La rubrica F.7 comprende tutte le operazioni inerenti ad altri conti attivi e passivi (F.7), ossia agli strumenti finanziari creati quale contropartita di operazioni finanziarie o non finanziarie allorché vi è uno scarto temporale tra l'operazione e il relativo flusso monetario.

5.121. La rubrica F.7 comprende le operazioni inerenti agli strumenti finanziari che derivano dal regolamento anticipato o posticipato di operazioni su beni e servizi, di operazioni di distribuzione e di redistribuzione o di scambi secondari di attività finanziarie. Esse rappresentano le operazioni di contropartita nei casi in cui il pagamento è scaduto e non è ancora stato effettuato. Rientrano in tale rubrica anche i debiti derivanti da redditi che maturano nel tempo e arretrati.

5.122. La rubrica F.7 non comprende:

a) gli scarti statistici diversi dagli scarti temporali tra le operazioni su beni e servizi, le operazioni di distribuzione e di redistribuzione o le operazioni finanziarie e i relativi flussi monetari;

b) gli elementi per i quali non esistono informazioni sufficienti per la loro classificazione: essi vanno classificati sulla base delle informazioni parziali disponibili;

c) gli elementi la cui natura è totalmente sconosciuta;

d) la voce della bilancia dei pagamenti denominata errori ed omissioni nette;

e) pagamenti anticipati o posticipati (compresi gli arretrati) nel caso della creazione di attività finanziarie o del rimborso di passività diverse da quelle classificate nella rubrica F.7: essi restano classificati nella rispettiva rubrica.

5.123. La rubrica F.7 è suddivisa in due sottorubriche di operazioni finanziarie:

a) crediti commerciali e anticipazioni (F.71);

b) altri conti attivi e passivi, esclusi i crediti commerciali e le anticipazioni (F.79).

Crediti commerciali e anticipazioni (F.71)

5.124. Definizione - La sottorubrica F.71 comprende tutte le operazioni inerenti a crediti commerciali e anticipazioni (AF.71), ossia agli strumenti finanziari derivanti dalla concessione diretta di crediti da parte dei fornitori agli acquirenti nelle operazioni su beni e servizi e alle anticipazioni per prodotti in corso di lavorazione o lavori da effettuare connessi a tali operazioni.

5.125. La sottorubrica AF.71 comprende:

a) strumenti finanziari connessi alla fornitura di beni o servizi il cui pagamento non è ancora stato effettuato;

b) crediti commerciali accettati da società di factoring purché non considerati prestiti;

c) fitti di fabbricati che maturano nel tempo;

d) arretrati riguardanti il pagamento di beni e servizi purché non rappresentati da un prestito.

5.126. La sottorubrica AF.71 non comprende i prestiti volti a finanziare crediti commerciali: essi sono classificati nella rubrica AF.4 (cfr. paragrafo 5.81,lettera h)).

5.127. I crediti commerciali e le anticipazioni possono costituire attività o passività finanziarie di tutti i settori e del resto del mondo.

Altri conti attivi e passivi, esclusi i crediti commerciali e le anticipazioni (F.79)

5.128. Definizione - La sottorubrica F.79 comprende tutte le operazioni inerenti ad altri conti attivi e passivi, esclusi i crediti commerciali e le anticipazioni, (AF.79) ossia agli strumenti finanziari derivanti da scarti temporali tra le operazioni di distribuzione e di redistribuzione o le operazioni finanziarie sul mercato secondario e i corrispondenti flussi monetari. Essa include anche gli strumenti finanziari connessi a redditi che maturano nel tempo.

5.129. La sottorubrica AF.79 comprende gli strumenti finanziari che traggono origine dallo scarto temporale tra le operazioni e i corrispondenti flussi monetari riguardo, ad esempio, a:

a) imposte;

b) contributi sociali;

c) retribuzioni;

d) fitti di terreni e diritti di sfruttamento di giacimenti;

e) dividendi;

f) interessi;

g) operazioni inerenti ad attività finanziarie sul mercato secondario.

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.6

5.130. Di preferenza, l'operazione finanziaria di contropartita degli interessi maturati su attività finanziarie (cfr. paragrafo 5.17) dovrebbe essere registrata come reinvestimento in tali attività finanziarie. La registrazione degli interessi dovrà tuttavia conformarsi alle prassi nazionali. Se gli interessi maturati non sono registrati come reinvestiti nell'attività finanziaria, essi devono essere classificati nella sottorubrica F.79.

5.131. Alla data stabilita per il pagamento degli interessi, si registrano due operazioni finanziarie (cfr. paragrafo 5.17): in primo luogo, in caso di pagamento, una operazione inerente all'attività finanziaria utilizzata per il pagamento o, in caso di mancato pagamento, un aumento degli arretrati di interessi da registrare nella sottorubrica F.79; in secondo luogo, una operazione finanziaria di contropartita che riduce il credito finanziario netto del creditore nei confronti del debitore.

VOCE PER MEMORIA: INVESTIMENTI DIRETTI ALL'ESTERO (F.m)

5.132. Definizione - La rubrica F.m. comprende tutte le operazioni inerenti a investimenti diretti all'estero (AF.m), ossia agli investimenti implicanti una relazione a lungo termine che rispecchia un interesse duraturo di una unità istituzionale residente in una economia (investitore diretto), in una unità istituzionale residente in una economia diversa da quella dell'investitore (impresa di investimento diretto). Lo scopo di un investitore diretto è quello di esercitare un grado significativo di influenza sulla gestione dell'impresa residente nell'altra economia. Gli investimenti diretti comprendono sia l'operazione iniziale tra l'investitore diretto e l'impresa di investimento diretto sia le successive operazioni in conto capitale tra questi e tra le imprese affiliate, costituite in società o meno (75).

5.133. Le operazioni inerenti ad attività e passività finanziarie che costituiscono investimenti diretti all'estero devono essere registrate nelle opportune rubriche di operazioni finanziarie: prestiti (F.4), azioni e altre partecipazioni (F.5) e altri conti attivi e passivi (F.7). Tuttavia, gli importi degli investimenti diretti all'estero inclusi in ciascuna di tali rubriche devono essere anche registrati separatamente in una voce per memoria.

NORME CONTABILI CIRCA LE OPERAZIONI FINANZIARIE

VALUTAZIONE

5.134. Le operazioni finanziarie sono registrate al valore dell'operazione, ossia al valore in moneta nazionale al quale le attività finanziarie e/o le passività sono create, liquidate, scambiate o assunte tra unità istituzionali o tra queste e il resto del mondo, esclusivamente sulla base di considerazioni commerciali.

5.135. Il valore dell'operazione registrato è identico per le operazioni finanziarie e per le operazioni finanziarie e non finanziarie di contropartita. Si possono considerare tre alternative:

a) l'operazione finanziaria è una operazione in mezzi di pagamento in moneta nazionale (cfr. paragrafi 5.04 e 5.23): il valore dell'operazione è pari all'ammontare dei mezzi di pagamento scambiati;

b) l'operazione finanziaria è una operazione in mezzi di pagamento in valuta estera (cfr. paragrafi 5.04 e 5.23) e l'operazione di contropartita non è una operazione in mezzi di pagamento in moneta nazionale: il valore dell'operazione è pari all'ammontare dei mezzi di pagamento scambiati, convertiti in moneta nazionale ai tassi di mercato in vigore al momento del pagamento;

c) né l'operazione finanziaria né l'operazione di contropartita sono operazioni in mezzi di pagamento (cfr. paragrafo 5.04): il valore dell'operazione coincide con il valore corrente di mercato delle attività e/o passività in questione.

5.136. Il valore dell'operazione si riferisce a una operazione finanziaria specifica e alla sua operazione di contropartita. In teoria, il valore dell'operazione deve essere nettamente distinto da un valore basato su una quotazione di mercato, su un prezzo medio di mercato o su un qualsiasi prezzo indicativo del complesso dei prezzi di una classe di attività finanziarie e/o passività simili o addirittura identiche. Tuttavia, nei casi in cui l'operazione di contropartita di una operazione finanziaria è, ad esempio, un trasferimento e l'operazione finanziaria è effettuata quindi in base a considerazioni diverse da quelle puramente commerciali, il valore dell'operazione coincide con il valore corrente di mercato delle attività e/o passività in questione.

5.137. Il valore dell'operazione non include il compenso del servizio, onorari, commissioni o oneri simili per servizi resi in sede di effettuazione delle operazioni: questi devono essere registrati come pagamenti di servizi. Sono escluse anche le imposte sulle operazioni finanziarie che sono trattate come imposte sui servizi nell'ambito delle imposte sui prodotti. Allorché una operazione finanziaria comporta una nuova emissione di passività, il valore dell'operazione è pari all'importo della passività assunta escluso ogni interesse pagato anticipatamente. Analogamente, allorché una passività è estinta, il valore dell'operazione sia per il creditore che per il debitore deve coincidere con la diminuzione della passività.

Per alcune sottorubriche di operazioni finanziarie si applicano criteri specifici come precisato in appresso.

5.138. Titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati (F.33)

a) Allorché i titoli sono ceduti dagli emittenti a consorzi di collocamento o ad altri intermediari finanziari per il collocamento presso gli investitori finali a un prezzo superiore, le attività e passività finanziarie devono essere registrate all'importo pagato dagli investitori. La differenza tra tale importo e i proventi riscossi dall'emittente deve essere considerata come il compenso del servizio riconosciuto dall'emittente al consorzio di collocamento.

b) I titoli di nuova emissione sono registrati al valore di emissione. Nel caso dei titoli emessi sopra o sotto la pari, deve essere registrato nei conti come valore effettivo di emissione non già il valore nominale bensì i proventi dell'emittente al momento della vendita. La differenza tra il valore di emissione e il valore di rimborso è considerata come interessi che maturano nel corso dell'esistenza dello strumento.

c) I deep discount bond o i titoli a tasso zero dovrebbero essere trattati allo stesso modo dei titoli emessi sotto la pari. Gli interessi si considerano maturati nel corso della vita dei titoli e reinvestiti in tali titoli (cfr. paragrafo 4.46).

d) Nel caso dei titoli a lungo termine emessi sotto la pari il cui disaggio di emissione non è significativo, la differenza tra il valore di emissione e il valore di rimborso può essere imputata alla data di emissione.

e) Nel caso dei titoli per i quali il valore del capitale è correlato a un indice dei prezzi, al prezzo di un bene di consumo o a un indice dei cambi, il prezzo di emissione è registrato come capitale, gli importi indicizzati versati periodicamente e/o alla scadenza sono trattati come interessi maturati nel corso dell'esistenza del titolo e la contropartita è registrata nel conto finanziario come reinvestimento in titoli diversi dalle azioni.

f) Gli investimenti in titoli in circolazione sul mercato secondario sono registrati alla quotazione di borsa o al prezzo di mercato.

g) I titoli giunti a scadenza sono registrati al valore di rimborso, comprensivo dei premi di rimborso ma non dei premi da corrispondere per estrazione o dei premi di risparmio da considerare invece come interessi.

h) La conversione di titoli in azioni dovrebbe essere trattata come una vendita di titoli e un acquisto di azioni (cfr. paragrafo 5.62, lettera l)). Il valore dell'operazione deve essere desunto dal valore di mercato dei titoli ceduti e il conseguente eventuale guadagno (o perdita) in conto capitale sulle azioni deve essere registrato nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività (cfr.paragrafo 6.54).

5.139. Strumenti finanziari derivati (F.34)

a) La negoziazione secondaria di opzioni e la loro liquidazione prima della scadenza comportano operazioni finanziarie. Una opzione che giunge a scadenza può essere esercitata o meno. Nel caso in cui l'opzione sia esercitata, l'emittente dell'opzione (writer) versa al detentore di questa (holder) la differenza tra il prezzo corrente di mercato dello strumento di riferimento e il prezzo base predefinito (prezzo strike) o, in alternativa, vi può essere l'acquisto o la vendita dell'attività finanziaria o non finanziaria di riferimento al prezzo di mercato corrente, unitamente a un pagamento di contropartita tra detentore e emittente pari al prezzo base. La differenza tra il prezzo corrente di mercato dello strumento di riferimento e il prezzo base è in entrambi i casi pari al valore di liquidazione dell'opzione, ossia al prezzo dell'opzione alla scadenza. Nel caso in cui l'opzione non sia esercitata, non si hanno operazioni. Tuttavia, l'emittente dell'opzione consegue un guadagno in conto capitale e il detentore dell'opzione realizza una perdita in conto capitale da registrare nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività.

b) Gli strumenti finanziari derivati diversi dalle opzioni includono i contratti con i quali due parti convengono di scambiarsi determinate attività, reali o finanziarie, a una o più date future. Le operazioni da registrare per tali strumenti finanziari derivati riguardano tutti gli scambi previsti nei contratti nonché il valore netto dei pagamenti effettuati. Può anche risultare necessario registrare le operazioni connesse alla stipula di contratti su strumenti finanziari derivati. Spesso tuttavia, le due parti concludono un contratto su strumenti finanziari derivati senza alcun pagamento tra di esse. In tali casi il valore dell'operazione di stipula del contratto è nullo e non occorre effettuare alcuna registrazione nel conto finanziario.

c) Tutte le commissioni esplicite versate ai broker o agli altri intermediari o da questi ricevute per l'organizzazione di operazioni su opzioni, future o swap e di altri contratti su strumenti finanziari derivati sono trattate come pagamenti di servizi e registrate negli opportuni conti. I flussi di pagamenti di interessi derivanti da contratti di swap devono essere registrati come redditi da capitale e i rimborsi di capitale devono essere registrati nel conto finanziario come operazioni inerenti allo strumento di riferimento. Si considera che le parti che intervengono in un contratto di swap non prestino a vicenda un servizio mentre gli eventuali importi corrisposti a terzi per organizzare l'operazione devono essere considerati pagamento di un servizio (cfr. paragrafo 4.47). Se in teoria si può ritenere che il premio versato al venditore di una opzione includa il compenso del servizio, nella pratica risulta spesso impossibile individuare tale elemento. Pertanto, il prezzo intero deve essere registrato come acquisizione di attività finanziarie da parte dell'acquirente e come incremento di passività da parte del venditore.

d) Allorché i contratti di swap prevedono lo scambio di capitali come nel caso degli swap su valute, il trasferimento iniziale dei capitali deve essere registrato come operazione inerente allo strumento di riferimento scambiato e non come operazione inerente a strumenti finanziari derivati (F.34). Implicitamente viene creato in quel momento uno strumento finanziario derivato con valore iniziale pari a zero. Successivamente il valore dello strumento finanziario derivato includerà come minimo i seguenti elementi:

(1) il valore corrente di mercato della differenza tra i previsti valori futuri di mercato dei capitali da riscambiare e gli importi di capitale specificati nel contratto;

(2) il valore corrente di mercato del futuro flusso di interessi e di altri flussi di cassa specificati nel contratto.

Le variazioni di valore nel tempo dello strumento finanziario derivato sono da registrare nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività.

I successivi ritrasferimenti dei capitali avverranno alle condizioni stabilite nel contratto di swap e potrebbero comportare lo scambio di attività finanziarie a un prezzo diverso dal prezzo di mercato di tali attività in quel momento. Il pagamento di contropartita tra le parti contraenti sarà quello specificato nel contratto. La differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo stabilito nel contratto è pari al valore di liquidazione dell'attività/passività quale risulta alla scadenza e va registrata come operazione inerente a strumenti finanziari derivati (F.34). Tale operazione finale e qualunque flusso finale netto di interessi devono coincidere con il guadagno o la perdita di rivalutazione totale per tutta la durata del contratto di swap. Tale trattamento è analogo a quello illustrato per le opzioni che giungono a scadenza (cfr. precedente lettera a)).

5.140. Azioni e altre partecipazioni, escluse le quote dei fondi comuni di investimento (F.51)

a) I nuovi titoli sono registrati al prezzo di emissione, corrispondente normalmente al valore nominale maggiorato dell'aggio di emissione.

b) Le operazioni inerenti ad azioni in circolazione devono essere registrate al valore dell'operazione il quale, se non è noto, può essere stimato sulla base della quotazione in borsa o del prezzo di mercato per le azioni quotate e del valore contabile per le azioni non quotate.

c) I dividendi in azioni sono valutati al valore del dividendo proposto dall'emittente.

d) Le emissioni di azioni gratuite non sono registrate nel sistema dei conti (cfr. paragrafo 5.93). Tuttavia, nei casi in cui le emissioni di azioni gratuite comportano variazioni del valore totale di mercato delle azioni di una società, le variazioni devono essere registrate nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività (cfr. paragrafo 6.56).

e) Il valore dell'operazione per le altre partecipazioni (F.513) è pari all'ammontare dei fondi trasferiti dai proprietari alle società o quasi-società. In taluni casi, possono essere trasferiti fondi mediante l'assunzione di passività delle società o quasi-società.

5.141. Quote dei fondi comuni di investimento (F.52)

a) Le operazioni inerenti alle quote dei fondi comuni di investimento includono il valore dei contributi netti a un fondo.

b) Per i redditi da capitale ricevuti dai fondi comuni di investimento, al netto di una parte dei costi di gestione, e attribuiti ai partecipanti, anche se non distribuiti, è prevista una registrazione di contropartita nel conto finanziario tra le quote dei fondi comuni di investimento. L'effetto è che i redditi da capitale sono reinvestiti.

MOMENTO DI REGISTRAZIONE

5.142. Le operazioni finanziarie e le operazioni di contropartita sono registrate nello stesso momento.

5.143. Allorché l'operazione di contropartita di una operazione finanziaria è una operazione non finanziaria, entrambe sono registrate nel momento in cui è effettuata l'operazione non finanziaria. Ad esempio, in caso di vendita di beni e servizi con conseguente creazione di un credito commerciale, l'operazione finanziaria deve essere registrata nel momento in cui sono effettuate le registrazioni nel conto non finanziario in questione.

5.144. Allorché l'operazione di contropartita di una operazione finanziaria è anch'essa una operazione finanziaria, si possono considerare tre alternative:

a) entrambe le operazioni finanziarie sono operazioni in mezzi di pagamento (cfr. paragrafo 5.04): esse sono registrate nel momento in cui viene effettuato il primo pagamento;

b) soltanto una delle due operazioni finanziarie è una operazione in mezzi di pagamento (cfr. paragrafo 5.04): le operazioni sono registrate nel momento in cui viene effettuato il pagamento;

c) nessuna delle due operazioni finanziarie è una operazione in mezzi di pagamento (cfr. paragrafo 5.04): le operazioni sono registrate nel momento in cui viene effettuata la prima operazione finanziaria.

STIMA DI OPERAZIONI FINANZIARIE SULLA BASE DI VARIAZIONI DEI CONTI PATRIMONIALI

5.145. Qualora non siano disponibili statistiche di base sulle operazioni finanziarie, queste possono essere stimate sulla base delle variazioni dei conti patrimoniali finanziari, ossia delle variazioni dell'ammontare delle attività finanziarie detenute e delle passitività in essere tra il conto patrimoniale di chiusura e il conto patrimoniale di apertura. La differenza tra l'ammontare delle operazioni finanziarie e le variazioni dei conti patrimoniali finanziari è costituita da registrazioni nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività e nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività.

Allegato 5.1

Relazione con gli aggregati monetari

5.146. Nel presente allegato è illustrato un metodo che consente di indicare gli aggregati monetari nei conti patrimoniali e nei conti finanziari.

5.147. Le definizioni di aggregato monetario variano da paese a paese oltre che nel tempo. Inoltre, tali definizioni non sono necessariamente basate sulle nomenclature delle attività finanziarie e dei settori quali sono precisate nel sistema dei conti. Per tale motivo quest'ultimo non definisce gli aggregati monetari.

5.148. L'integrazione degli aggregati monetari nei conti patrimoniali e nei conti finanziari pone i seguenti problemi. In primo luogo, gli aggregati monetari potrebbero essere costituiti di componenti che non corrispondono alle classi, ossia alle rubriche, sottorubriche e sottovoci, delle attività e passività finanziarie quali sono definite nel sistema dei conti. Ad esempio, un aggregato monetario potrebbe includere soltanto una delle sottoclassi della rubrica biglietti, monete e depositi (AF.2) oppure la sottoclasse potrebbe essere definita con riferimento alla scadenza e/o all'unità istituzionale che detiene o emette biglietti, monete e depositi. In secondo luogo, gli aggregati monetari potrebbero riguardare settori creatori di moneta, detentori di moneta e neutri nei confronti della moneta che non possono essere costituiti dai settori e sottosettori definiti nel sistema dei conti. In terzo luogo, le fonti di dati utilizzate per calcolare gli aggregati monetari potrebbero differire nella pratica da quelle utilizzate per l'elaborazione dei conti patrimoniali e dei conti finanziari dei settori e del resto del mondo.

5.149. Al fine di individuare un aggregato monetario MX nei conti patrimoniali o nei conti finanziari potrebbe essere necessario suddividere una classe i di attività e passività finanziarie definita nel sistema dei conti in due sottoclassi:

a) MXi: sottoclasse delle attività (passività) finanziarie classificate nella classe i e incluse nell'aggregato monetario MX);

b) MX-i: sottoclasse delle attività (passività) finanziarie classificate nella classe i ma non incluse nell'aggregato monetario MX;

Nella pratica, talune classi di attività (passività) finanziarie non fanno parte nemmeno degli aggregati monetari in senso ampio. È il caso ad esempio dell'oro monetario e DSP (AF.1) o delle riserve tecniche di assicurazione (AF.6). Di conseguenza MX1 e MX6 sarebbero pari a zero e una ripartizione di AF.1 in MX1 e MX-1 o di AF.6 in MX6 e MX-6 non è quindi necessaria.

5.150. L'aggregato monetario MX è pari alla somma di tutte le sottoclassi di attività finanziarie MXi dei settori detentori di moneta e MX è pari alla somma di tutte le sottoclassi di passività MXi dei settori creatori di moneta.

5.151. Un grande vantaggio di tale metodo è costituito dalla sua flessibilità. In caso di modifica della definizione di un aggregato monetario, devono essere adeguate soltanto le ripartizioni di talune classi di attività e passività finanziarie tra MXi e MX-i.

>SPAZIO PER TABELLA>

CAPITOLO 6

ALTRI FLUSSI

6.01. Gli altri flussi comprendono gli ammortamenti (consumo di capitale fisso) (K.1), le acquisizioni e le cessioni di attività non finanziarie non prodotte (K.2) e le altre variazioni delle attività e delle passività (K.3-K.12).

Le altre variazioni delle attività e delle passività sono costituite da diversi tipi di variazioni delle attività, delle passività e del patrimonio netto che non discendono da operazioni reigstrate nei conti finanziari e del capitale. Esse comprendono le altre variazioni di volume (K.3-K.10 e K.12) e i guadagni e le perdite in conto capitale (K.11).

AMMORTAMENTI (CONSUMO DI CAPITALE FISSO) (K.1)

6.02. Definizione - Gli ammortamenti (consumo di capitale fisso) (K.1) rappresentano la perdita di valore subita dalle attività nel corso del periodo in esame per effetto del normale logorio fisico e dell'obsolescenza prevedibile, compreso un accantonamento per perdite di attività conseguenti al verificarsi di eventi accidentali assicurabili.

6.03. Gli ammortamenti devono essere calcolati per tutti i beni che costituiscono il capitale fisso (esclusi gli animali), compresi i beni materiali prodotti e i beni immateriali prodotti, quali le prospezioni minerarie e il software, i miglioramenti di rilievo apportati alle attività non prodotte e i costi di trasferimento della proprietà di attività non prodotte.

6.04. Gli ammortamenti (da non confondere con gli ammortamenti consentiti a fini fiscali o registrati in contabilità aziendale) dovrebbero essere stimati sulla base dello stock di capitale fisso e della durata economica media probabile delle diverse categorie di beni. Per il calcolo dello stock di capitale fisso, si raccomanda il metodo dell'inventario permanente qualora manchino informazioni dirette su di esso. Lo stock di capitale fisso dovrebbe essere valutato ai prezzi di acquisto del periodo corrente.

Le perdite di beni a seguito di eventi accidentali assicurabili sono prese in considerazione nel calcolo della vita media di servizio dei beni in questione. Per l'economia nel suo complesso i danni accidentali normali effettivamente subiti entro un certo periodo contabile si possono ritenere pari o prossimi alla media. Per le singole unità o per singoli insiemi di unità, tuttavia, può esistere uno scarto tra danni accidentali normali effettivamente subiti e danni accidentali medi. In tal caso, per i settori, qualsiasi differenza è registrata come altre variazioni di volume delle attività.

L'ammortamento è calcolato secondo il metodo dell'ammortamento lineare, cioè ripartendo in quote costanti il valore da ammortizzare per tutto il periodo di utilizzazione del bene.

Tuttavia, in funzione della celerità dell'obsolescenza di una attività, può essere necessario calcolare l'ammortamento applicando il metodo dell'ammortamento geometrico.

6.05. Nel sistema dei conti, gli ammortamenti sono registrati per ciascun saldo contabile evidenziato come lordo e netto. Un saldo lordo è un saldo contabile da cui non sono stati detratti gli ammortamenti mentre un saldo netto è un saldo contabile da cui sono già dedotti gli ammortamenti.

ACQUISIZIONI MENO CESSIONI DI ATTIVITÀ NON FINANZIARIE NON PRODOTTE (K.2)

6.06. Definizione - Le attività non finanziarie non prodotte (76) comprendono i terreni e gli altri beni materiali non prodotti che possono essere utilizzati nella produzione di beni e servizi nonché i beni immateriali non prodotti.

6.07. I terreni sono definiti come il terreno stesso, compresa la copertura del suolo e incluse le relative acque di superficie (77). Per relative acque di superficie si intendono le acque interne - bacini idrici, laghi, fiumi, ecc. - sulle quali possono essere esercitati diritti di proprietà.

6.08. I terreni non comprendono:

a) i fabbricati edificati sui terreni o le opere di ingegneria civile che li attraversano: strade, tunnel, ecc.;

b) vigneti, frutteti o altre piantagioni di alberi e coltivazioni, ecc.;

c) giacimenti;

d) risorse biologiche non coltivate;

e) risorse idriche sotterranee.

I beni di cui alle lettere a) e b) rientrano tra le attività prodotte mentre i beni di cui alle lettere c), d) ed e) sono compresi tra i beni materiali non prodotti.

6.09. Le acquisizioni e le cessioni di terreni sono valutate ai prezzi correnti di mercato in vigore nel momento in cui esse avvengono. Le operazioni su terreni sono registrate allo stesso valore sia nei conti dell'acquirente che in quelli del venditore. Tale valore non comprende i costi connessi al trasferimento della proprietà dei terreni, considerati investimenti fissi lordi.

6.10. Le acquisizioni e le cessioni di altri beni materiali non prodotti riguardano i giacimenti, le risorse biologiche non coltivate e le risorse idriche. I giacimenti comprendono le riserve di carbone, di petrolio e di gas naturale, le riserve di minerali metalliferi e le riserve di minerali non metalliferi (78).

6.11. Le acquisizioni e le cessioni di altri beni materiali non prodotti sono valutate ai prezzi correnti di mercato in vigore nel momento in cui esse sono effettuate. Le acquisizioni e le cessioni non comprendono i connessi costi di trasferimento della proprietà che sono registrati come investimenti fissi lordi.

6.12. I beni immateriali non prodotti sono costituiti dai brevetti, dai contratti di locazione e altri contratti trasferibili, dall'avviamento di attività commerciali e da altri beni immateriali non prodotti. Le locazioni riguardano terreni, giacimenti e immobili residenziali e non residenziali (79). Altri esempi sono costituiti dai contratti trasferibili stipulati con atleti e autori. Il valore delle acquisizioni o delle cessioni dei contratti di locazione o di altri contratti trasferibili è pari agli importi versati agli affittuari o locatari originali o agli affittuari o locatari successivi allorché le locazioni o le concessioni sono vendute o trasferite ad altre unità istituzionali. Il valore delle acquisizioni e delle cessioni di beni immateriali non prodotti non comprende i connessi costi di trasferimento della proprietà. Tali costi costituiscono un elemento degli investimenti fissi lordi.

6.13. Le acquisizioni meno le cessioni di attività non finanziarie non prodotte sono registrate nel conto del capitale dei settori, del totale dell'economia e del resto del mondo.

ALTRE VARIAZIONI DELLE ATTIVITÀ E DELLE PASSIVITÀ (K.3-K.12)

6.14. Definizione - Le altre variazioni delle attività e delle passività sono flussi che non discendono da operazioni registrate nei conti finanziari e del capitale. Si distinguono due tipi di «altre variazioni»: il primo riguarda le variazioni di volume delle attività mentre il secondo comprende le variazioni di valore delle attività, delle passività e del patrimonio netto dovute a variazioni del livello e della struttura dei prezzi comportanti guadagni e perdite in conto capitale.

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME (K.3-K.10 E K.12)

6.15. Le altre varizioni di volume sono flussi che assolvono funzioni diverse. Una importante funzione è quella di consentire a talune attività di entrare e di uscire dal sistema dei conti nel normale corso degli eventi: ad esempio, le entrate e le uscite di attività che compaiono o scompaiono per cause naturali. Ciò è importante per registrare la scoperta, il depauperamento e l'esaurimento di beni naturali. Una seconda funzione è quella di registrare l'effetto di imprevisti avvenimenti eccezionali che influenzano i benefici economici ricavabili dalle attività.

6.16. Le altre variazioni di volume comprendono nove rubriche:

a) comparsa economica di attività non prodotte (K.3);

b) comparsa economica di attività prodotte (K.4);

c) crescita naturale di risorse biologiche non coltivate (K.5);

d) scomparsa economica di attività non prodotte (K.6);

e) distruzioni di beni per catastrofi naturali (K.7);

f) confische senza indennizzo (K.8);

g) altre variazioni di volume delle attività non finanziarie n.c.a. (K.9);

h) altre variazioni di volume delle attività e passività finanziarie n.c.a. (K.10);

i) variazioni di classificazione e di struttura (K.12).

COMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ NON PRODOTTE (K.3)

6.17. La comparsa economica di attività non prodotte (K.3) rappresenta l'aumento di volume di tale tipo di attività, non riconducibile alla produzione.

Sono inclusi:

a) gli incrementi lordi delle risorse sotterranee sfruttabili: riserve - accertate e sfruttabili economicamente - di carbone, petrolio, gas naturale, minerali metalliferi o minerali non metalliferi; è compreso altresì l'incremento delle riserve di cui diventa economico lo sfruttamento per effetto del progresso tecnologico o di variazioni dei prezzi relativi;

b) i trasferimenti di altri beni naturali all'attività economica: trasformazione in attività economiche di entità che si creano per cause naturali; le attività economiche sono quelle entità sulle quali le unità istituzionali esercitano diritti di proprietà e dalle quali i rispettivi proprietari possono trarre benefici economici (ad esempio, sfruttamento di foreste vergini, trasformazione di terreni da incolti o improduttivi in terreni con utilità economica, bonifica di terreni);

c) le variazioni qualitative di attività non prodotte dovute a un mutamento degli impieghi economici: la variazioni di qualità sono trattate come variazioni di volume; le variazioni qualitative qui registrate si verificano quale contropartita di mutamenti di impiego economico evidenziati come variazioni di classificazione (cfr. paragrafo 6.32): ad esempio, da terreni coltivati a terreni fabbricabili;

d) la comparsa di beni immateriali non prodotti: i beni immateriali non prodotti si creano allorché viene emesso un brevetto o vengono stipulati contratti trasferibili o allorché una impresa è venduta a un prezzo superiore al valore dei suoi fondi propri (cfr. paragrafo 7.05). Lo scarto tra il prezzo di acquisto e il valore dei fondi propri dell'impresa rappresenta una attività denominata «avviamento di attività commerciali»; l'avviamento non evidenziato da un atto di compravendita non è considerato una attività economica.

COMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ PRODOTTE (K.4)

6.18. Si ha comparsa economica di attività prodotte (K.4) nel caso dei beni non registrati in precedenza nei conti patrimoniali. È il riconoscimento di un valore significativo o speciale, considerato comparsa economica da registrare tra le altre variazioni di volume.

La comparsa economica di attività prodotte comprende:

a) oggetti di valore, quali pietre preziose e oggetti d'arte, allorché viene riconosciuto per la prima volta l'elevato valore o l'importanza artistica di un oggetto non registrato in precedenza nei conti patrimoniali;

b) monumenti storici, allorché viene riconosciuta per la prima volta la particolare importanza archeologica, storica o culturale di una struttura o di un sito non registrati in precedenza nei conti patrimoniali.

CRESCITA NATURALE DI RISORSE BIOLOGICHE NON COLTIVATE (K.5)

6.19. La crescita naturale di risorse biologiche non coltivate (K.5) non è gestita o controllata direttamente da una unità istituzionale e non costituisce pertanto produzione. L'incremento di tali attività economiche, come gli alberi da legname o le risorse ittiche negli estuari, deve essere considerato comparsa economica.

6.20. La crescita naturale dovrebbe essere registrata come incremento (K.5); l'esaurimento di tali risorse dovrebbe essere registrato come scomparsa economica (K.61). In pratica, tuttavia, la crescita naturale può essere registrata soltanto in termini netti in quanto le misurazioni fisiche, che costituiscono probabilmente l'unica base disponibile per la registrazione, sono misurazioni nette.

SCOMPARSA ECONOMICA DI ATTIVITÀ NON PRODOTTE (K.6)

6.21. La scomparsa economica di attività non prodotte (K.6) comprende:

a) esaurimento di beni naturali (K.61), riguardante la diminuzione delle riserve dei giacimenti e l'esaurimento di risorse biologiche non coltivate incluse tra le attività (cfr. paragrafo 6.19);

b) altra scomparsa economica di attività non prodotte (K.62):

(1) altre diminuzioni del livello di risorse minerarie sfruttabili (riesame della sfruttabilità a causa di modifiche tecnologiche o di variazione dei prezzi relativi);

(2) variazioni qualitative di attività non prodotte dovute a un mutamento degli impieghi economici;

(3) deterioramento di attività non prodotte per effetto dell'attività economica: depauperamento di terreni, di risorse idriche e in linea di massima di altri beni naturali;

(4) deprezzamento di avviamento acquistato, cancellazione di contratti trasferibili e scadenza di brevetti.

DISTRUZIONI DI BENI PER CATASTROFI NATURALI (K.7)

6.22. Le distruzioni di beni per catastrofi naturali (K.7) registrate come altre variazioni di volume delle attività sono la conseguenza di eventi specifici riconoscibili, di ampia portata, che possono distruggere beni entro una qualsiasi delle categorie di attività economiche (finanziarie o non finanziarie).

6.23. Tali eventi comprendono terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti, trombe d'aria particolarmente distruttive, siccità e altri disastri naturali; atti di guerra, tumulti e altri avvenimenti politici; incidenti tecnologici quali la fuoriuscita di prodotti tossici o il rilascio nell'atmosfera di particelle radioattive.

Sono qui inclusi in particolare:

a) il depauperamento dei terreni provocato da inondazioni eccezionali o da tempeste di vento;

b) la distruzione di coltivazioni per effetto di siccità o malattie;

c) la distruzione di fabbricati, macchinari o oggetti di valore a seguito di incendi boschivi o di terremoti;

d) la distruzione accidentale di moneta o di titoli al portatore quale conseguenza di catastrofi naturali o di avvenimenti politici.

CONFISCHE SENZA INDENNIZZO (K.8)

6.24. Le confische senza indennizzo (K.8) si verificano allorquando le amministrazioni pubbliche o altre unità istituzionali prendono possesso delle attività di altre unità istituzionali, comprese le unità non residenti, senza un pieno indennizzo, per motivi diversi dal pagamento di imposte, ammende o prelievi simili. La parte non indennizzata di tali confische unilaterali non è un trasferimento in conto capitale registrato nel conto del capitale.

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME DELLE ATTIVITÀ NON FINANZIARIE N.C.A. (K.9)

6.25. Tra le altre variazioni di volume delle attività non finanziarie n.c.a. (K.9) sono registrati gli effetti di avvenimenti imprevisti sui benefici economici ricavabili dalle attività.

Sono inclusi:

a) obsolescenza imprevista

Gli ammortamenti non coprono l'obsolescenza imprevista del capitale fisso e gli importi accantonati per la sua normale obsolescenza possono risultare inferiori a quella effettiva. Devono pertanto essere eseguite delle registrazioni per tener conto della diminuzione di valore del capitale fisso a seguito dell'introduzione di tecnologia perfezionata.

b) differenze tra le perdite effettive e gli accantonamenti compresi negli ammortamenti per danni normali

Gli ammortamenti non comprendono i danni imprevisti e gli importi accantonati per i danni normalmente previsti possono risultare inferiori (o superiori) ai danni effettivi. Devono pertanto essere apportate delle rettifiche per tener conto dell'imprevista diminuzione (o dell'imprevisto aumento) di valore del capitale fisso a seguito di tali avvenimenti.

c) deterioramento di beni non preso in considerazione negli ammortamenti

Si tratta della diminuzione di valore del capitale fisso a seguito, ad esempio, degli imprevisti effetti dell'acidità dell'aria e delle piogge sulle facciate degli edifici o sulle carrozzerie degli autoveicoli.

d) abbandono di strutture di produzione prima del completamento o prima del loro impiego economico

e) perdite eccezionali di magazzino (ad esempio, per incendio, furto, attacchi di parassiti)

f) discrepanze statistiche tra il conto patrimoniale di chiusura e il corrispondente conto patrimoniale di apertura con riguardo ad attività non finanziarie.

ALTRE VARIAZIONI DI VOLUME DELLE ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE N.C.A. (K.10)

6.26. Sono da registrare in questa rubrica tutte le variazioni delle attività e delle passività finanziarie che non sono riconducibili ad operazioni finanziarie registrate nel conto finanziario, che non sono attribuibili a guadagni e perdite in conto capitale registrati nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività, che non rappresentano variazioni di classificazione e di struttura e che non derivano da distruzioni per catastrofi naturali e da confische senza indennizzo.

6.27. La rubrica K.10 comprende:

a) assegnazioni e cancellazioni di diritti speciali di prelievo (DSP) (AF.12) (cfr. paragrafi 5.33-5.35)

Per i DSP non esiste neppure una passività fittizia. Pertanto, il meccanismo mediante il quale i DSP sono creati (denominato assegnazioni di DSP) e estinti (cancellazioni di DSP) non si considera dia origine a operazioni bensì a registrazioni nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività. Le assegnazioni di DSP incrementano le attività finanziarie delle autorità monetarie mentre le cancellazioni di DSP diminuiscono le loro attività finanziarie.

b) altre variazioni di volume relative ai fondi pensione che prevedono assegni definiti

I piani di assegni definiti sono i piani di pensionamento in cui è garantito il livello delle prestazioni pensionistiche cui avranno diritto i lavoratori dipendenti assicurati. Le prestazioni sono correlate, tramite opportune formule, agli anni di lavoro e alle retribuzioni degli assicurati e non dipendono per intero dalle attività del fondo. Per tali piani, una scrittura nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività registra le variazioni della passività, determinata attuarialmente, risultante dalle variazioni della struttura delle prestazioni, le quali sono da distinguere dalle variazioni della composizione per età e anni di servizio dei beneficiari. Esempi di variazioni della struttura delle prestazioni sono le modifiche della formula, l'abbassamento dell'età pensionabile o l'introduzione di una rivalutazione annuale (normalmente definita in termini di percentuale fissa annua) delle pensioni future o di tutte le pensioni in corso di pagamento.

c) perdite eccezionali di moneta o di titoli al portatore a seguito, ad esempio, di incendi o furti

d) cancellazioni parziali o totali di crediti inesigibili da parte dei creditori

In tale rubrica va registrato il riconoscimento unilaterale da parte di un creditore dell'impossibilità di riscuotere una attività finanziaria, per fallimento del debitore o altri motivi, con conseguente cancellazione da parte del creditore di tale attività finanziaria dal suo conto patrimoniale, unitamente alla cancellazione della corrispondente passività del debitore. Tuttavia, nel caso in cui l'unità istituzionale debitrice sia controllata dal creditore, la cancellazione totale o parziale di un credito da parte del creditore, non dovuta a fallimento del debitore, è registrata nei conti della accumulazione.

e) discrepanze statistiche tra il conto patrimoniale di chiusura e il corrispondente conto patrimoniale di apertura con riguardo ad attività e passività finanziarie.

6.28. La rubrica K.10 non comprende:

a) la cancellazione di debiti in seguito a un accordo tra il debitore e il creditore (remissione di debiti): tale cancellazione è trattata come una operazione tra il creditore e il debitore (cfr. paragrafi 4.165, lettera f), e 5.16) e non come un'altra variazione di volume;

b) il rifiuto di riconoscere un debito: la cancellazione unilaterale di una passività da parte di un debitore non è presa in considerazione nel sistema dei conti.

VARIAZIONI DI CLASSIFICAZIONE E DI STRUTTURA (K.12)

6.29. Le variazioni di classificazione e di struttura (K.12) comprendono: variazioni nella classificazione dei settori e variazioni della struttura delle unità istituzionali (K.12.1) e variazioni nella classificazione delle attività e delle passività (K.12.2).

VARIAZIONI NELLA CLASSIFICAZIONE DEI SETTORI E VARIAZIONI DELLA STRUTTURA DELLE UNITÀ ISTITUZIONALI (K.12.1)

6.30. La riclassificazione di una unità istituzionale da un settore ad un altro trasferisce il suo intero conto patrimoniale; ad esempio, se una unità istituzionale classificata nel settore delle famiglie diventa una quasi-società, essa va riclassificata nel settore delle società.

Le variazioni della struttura delle unità istituzionali si riferiscono alla comparsa e alla scomparsa di talune attività e passività finanziarie a seguito di riorganizzazioni di società. Allorquando una società scompare come entità giuridica indipendente a seguito della sua incorporazione da parte di una o più società, tutte le attività e le passività finanziarie, comprese le azioni e le altre partecipazioni, in essere tra tale società e le società che compiono l'incorporazione scompaiono dal sistema dei conti. Tuttavia, l'acquisto di azioni e altre partecipazioni di una società nel quadro di una fusione deve essere registrato come una operazione finanziaria tra la società acquirente e il precedente proprietario. La sostituzione delle azioni esistenti con azioni della società incorporante o della nuova società deve essere registrata come rimborso di azioni accompagnato dall'emissione di nuove azioni. Le attività/passività finanziarie in essere tra la società incorporata e i terzi restano invariate e sono trasferite alla società o alle società incorporanti.

Analogamente, sono registrate in questa rubrica (K.12.1) le nuove attività e passività finanziarie (comparsa di attività finanziarie) conseguenti allo scorporo di una società in due o più unità istituzionali.

VARIAZIONI NELLA CLASSIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ E DELLE PASSIVITÀ (K.12.2)

6.31. La rubrica K.12.2 comprende: monetizzazione/demonetizzazione di oro (K.12.21) e variazioni nella classificazione delle attività e delle passività, diverse dalla monetizzazione/demonetizzazione di oro (K.12.22).

6.32. La monetizzazione/demonetizzazione di oro (K.12.21) è registrata nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività delle autorità monetarie, ossia nel sottosettore autorità bancarie centrali (S.121) o amministrazioni centrali (S.1311).

La monetizzazione di oro è effettuata allorché le autorità monetarie ne modificano la classificazione trasferendolo dalle scorte di oggetti di valore alle attività di riserva da esse detenute. Nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività si registrano quindi una diminuzione dell'oro detenuto dalle autorità monetarie come oggetti di valore e un aumento dell'oro monetario da queste detenuto.

Gli acquisti di oro monetario direttamente da altre autorità monetarie sono classificati come operazioni inerenti a oro monetario (F.11). Tutti gli altri acquisti, compresi quelli da intermediari finanziari o su un mercato organizzato dell'oro, devono essere registrati come acquisti di oggetti di valore, seguiti da una variazione di classificazione.

La demonetizzazione di oro si verifica allorquando le autorità monetarie trasferiscono oro dalle attività di riserva agli oggetti di valore. Si ha allora una diminuzione dell'oro monetario detenuto dalle autorità monetarie e un aumento degli oggetti di valore. Le vendite di oro monetario direttamente ad altre autorità monetarie sono classificate come operazioni inerenti a oro monetario (F.11). Tutte le altre vendite, comprese quelle a intermediari finanziari o su un mercato organizzato dell'oro, devono essere registrate come vendite di oggetti di valore, precedute da una variazione di classificazione.

6.33. Esempi di variazioni nella classificazione delle attività e delle passività diverse dalla monetizzazione/demonetizzazione di oro (K.12.22) sono la variazione della destinazione di uso di terreni o la trasformazione di abitazioni in locali commerciali o viceversa. Nel caso dei terreni, entrambe le registrazioni - una registrazione negativa per la vecchia rubrica e una registrazione positiva per la nuova - devono essere effettuate per lo stesso valore nella rubrica K.12.22. La variazione di valore dei terreni derivante dalla modifica della destinazione di uso è registrata nelle rubriche comparsa economica (cfr. paragrafo 6.17., lettera c)) o scomparsa economica di attività non prodotte (cfr. paragrafo 6.21., lettera b)) ed è considerata una variazione di volume.

La rubrica K.12.22 non comprende la conversione di obbligazioni in azioni. Tale conversione è registrata come due operazioni finanziarie (cfr. paragrafo 5.62., lettera l)).

6.34. Le scritture per altre variazioni di volume (K.3-K.10 e K.12) sono registrate nei conti delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività dei settori, del totale dell'economia e del resto del mondo.

GUADAGNI/PERDITE NOMINALI IN CONTO CAPITALE (K.11)

6.35. I guadagni nominali in conto capitale (80) sono quella categoria di altre variazioni di valore delle attività, delle passività e pertanto del patrimonio netto che rispecchia le variazioni del livello e della struttura dei loro prezzi. I guadagni nominali in conto capitale si suddividono in guadagni neutrali in conto capitale e guadagni reali in conto capitale.

6.36. Definizione - Il guadagno nominale in conto capitale (K.11) su una determinata quantità di una attività è definito come la variazione di valore per il proprietario di tale attività a seguito della variazione del suo prezzo. Il guadagno nominale in conto capitale su una passività è definito come la variazione di valore di tale passività per effetto della variazione del suo prezzo ma con segno invertito.

6.37. Un guadagno in conto capitale positivo è il risultato di un aumento del valore di una determinata attività oppure di una diminuzione del valore di una determinata passività. Un guadagno in conto capitale negativo - ossia una perdita in conto capitale - è conseguente a una diminuzione del valore di una determinata attività o a un aumento del valore di una determinata passività.

6.38. I guadagni nominali in conto capitale registrati nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività sono quelli conseguiti su attività o passività, a prescindere che siano realizzati o meno. Un guadagno nominale è realizzato allorché l'attività in questione è venduta, rimborsata, utilizzata o altrimenti ceduta o la passività è rimborsata. Un guadagno non realizzato è pertanto un guadagno ottenuto su una attività ancora posseduta o su una passività ancora in essere alla fine del periodo contabile. Per guadagno realizzato si intende normalmente il guadagno realizzato nell'intero periodo nel quale l'attività è posseduta o la passività è in essere, a prescindere che tale periodo coincida o meno con il periodo contabile. Tuttavia, poiché i guadagni in conto capitale sono registrati nel sistema dei conti secondo il principio di competenza, la distinzione tra guadagni realizzati e non realizzati, benché utile per alcuni scopi, non figura nelle nomenclature e nei conti.

6.39. I guadagni in conto capitale includono i guadagni conseguiti su qualunque tipo di attività: attività non finanziarie prodotte e non prodotte e attività finanziarie. Sono pertanto compresi anche i guadagni in conto capitale su scorte di beni di qualsiasi tipo detenuti dai produttori, compresi i prodotti in corso di lavorazione.

6.40. I guadagni nominali in conto capitale possono essere conseguiti su attività detenute per un qualsiasi periodo di tempo durante il periodo contabile e non soltanto su attività che appaiono nei conti patrimoniali di apertura e/o di chiusura. Il guadagno nominale in conto capitale conseguito tra due momenti di tempo dal proprietario di una particolare attività - o di una quantità determinata di un certo tipo di attività - è definito come:

il valore corrente di tale attività nel secondo dei due momenti

meno

il valore corrente di tale attività nel primo dei due momenti,

supponendo che l'attività stessa non cambi, qualitativamente o quantitativamente, nel frattempo. Il guadagno nominale in conto capitale (G) conseguito su una certa quantità q di una attività tra i momenti 0 e t può essere espresso come segue:

G = (pt-p0) × q

in cui p0 e pt sono i prezzi delle attività rispettivamente nei momenti 0 e t. Per le attività e le passività finanziarie con valore corrente fisso per cui entrambi p0 e pt sono per definizione pari all'unità, i guadagni nominali in conto capitale sono sempre pari a zero.

6.41. Ai fini del calcolo dei guadagni nominali in conto capitale, le acquisizioni e le cessioni di attività devono essere valutate applicando i principi utilizzati per la registrazione nei conti finanziari e del capitale e gli stock di attività devono essere valutati applicando i principi utilizzati per la registrazione nei conti patrimoniali. Nel caso del capitale fisso, il valore di una acquisizione è pari all'ammontare pagato dall'acquirente al produttore, o venditore, più i connessi costi di trasferimento della proprietà sostenuti dall'acquirente. Il valore di cessione di un bene usato è pari alla differenza tra l'ammontare ricevuto dal venditore dall'acquirente e i costi di trasferimento della proprietà sostenuti dal venditore.

Si possono distinguere quattro differenti situazioni che danno origine a guadagni nominali in conto capitale.

(1) Una attività è detenuta per tutto il periodo contabile: il guadagno nominale in conto capitale conseguito durante il periodo contabile è pari alla differenza tra il valore nel conto patrimoniale di chiusura e il valore nel conto patrimoniale di apertura. Tali valori sono i valori stimati delle attività se queste dovessero essere acquistate nel momento in cui i conti patrimoniali sono redatti. I guadagni nominali non sono realizzati.

(2) Una attività è detenuta all'inizio del periodo ed è venduta durante il periodo: il guadagno nominale in conto capitale conseguito è pari alla differenza tra il valore effettivo, o stimato, di cessione e il valore nel conto patrimoniale di apertura. Il guadagno nominale è realizzato.

(3) Una attività è acquisita durante il periodo ed è ancora detenuta alla fine del periodo: il guadagno nominale in conto capitale conseguito è pari alla differenza tra il valore nel conto patrimoniale di chiusura e il valore effettivo, o stimato, di acquisto dell'attività. Il guadagno nominale non è realizzato.

(4) Una attività è acquistata ed è ceduta durante il periodo contabile: il guadagno nominale in conto capitale conseguito è pari alla differenza tra il valore effettivo, o stimato, di cessione e il valore effettivo, o stimato, di acquisto. Il guadagno nominale è realizzato.

6.42. I guadagni nominali in conto capitale inclusi sono quelli conseguiti su attività e passività, a prescindere che siano realizzati o meno. Essi sono registrati nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività dei settori, del totale dell'economia e del resto del mondo.

GUADAGNI/PERDITE NEUTRALI IN CONTO CAPITALE (K.11.1)

6.43. Definizione - Un guadagno neutrale in conto capitale (K.11.1) su una attività è definito come il valore del guadagno in conto capitale che verrebbe conseguito se la variazione nel tempo del prezzo di tale attività coincidesse con quella del livello generale dei prezzi.

I guadagni neutrali in conto capitale sono calcolati per facilitare la determinazione dei guadagni reali in conto capitale i quali redistribuiscono il potere d'acquisto reale tra i settori.

6.44. Si indichi con r l'indice generale dei prezzi. Il guadagno neutrale in conto capitale (GN) su una data quantità q di una attività tra i momenti 0 e t risulta quindi dalla seguente espressione:

GN = p0 × q (>NUM>rt/>DEN>r0-1)

in cui p0 × q è il valore corrente dell'attività nel momento 0 e rt/r0 è il fattore della variazione dell'indice generale dei prezzi tra i momenti 0 e t. Lo stesso termine rt/r0 è applicato a tutte le attività e passività.

6.45. Non esiste un indice generale dei prezzi ideale appropriato per il calcolo dei guadagni neutrali in conto capitale. Per convenzione, l'indice generale dei prezzi da utilizzare per tale calcolo è l'indice dei prezzi per gli impieghi nazionali finali, esclusa la variazione delle scorte.

6.46. I guadagni neutrali in conto capitale sono registrati nel conto dei guadagni e delle perdite neutrali in conto capitale, il quale costituisce un sottoconto del conto della rivalutazione delle attività e delle passività dei settori, del totale dell'economia e del resto del mondo.

GUADAGNI/PERDITE REALI IN CONTO CAPITALE (K.11.2)

6.47. Definizione - Il guadagno reale in conto capitale (K.11.2) su una attività è definito come la differenza tra il guadagno nominale in conto capitale e il guadagno reale in conto capitale su quell'attività.

Il guadagno reale in conto capitale (GR) su una data quantità q di una attività tra i momenti 0 e t è dato da:

GR = G - GN

oppure

GR = (>NUM>pt/>DEN>p0->NUM>rt/>DEN>r0) × p0 × q

I valori dei guadagni reali in conto capitale sulle attività dipendono pertanto dalle oscillazioni dei loro prezzi nel periodo in questione rispetto alle oscillazioni, in media, degli altri prezzi, quali sono misurate dall'indice generale dei prezzi.

6.48. I guadagni reali in conto capitale sono registrati nel conto dei guadagni e delle perdite reali in conto capitale, il quale costituisce un sottoconto del conto della rivalutazione delle attività e delle passività dei settori, del totale dell'economia e del resto del mondo.

GUADAGNI IN CONTO CAPITALE PER TIPO DI ATTIVITÀ FINANZIARIA

Biglietti, monete e depositi (AF.2)

6.49. Il valore corrente dei biglietti, delle monete e dei depositi espressi in valuta nazionale resta costante nel tempo. Il «prezzo» di siffatte attività è sempre l'unità mentre la quantità è data dal numero di unità della moneta in cui esse sono espresse. I guadagni nominali in conto capitale su tali attività sono sempre pari a zero. Per tale motivo, la differenza tra i valori degli stock di apertura e di chiusura di tali attività è interamente rappresentata, fatta eccezione per le altre variazioni di volume delle attività, dai valori delle operazioni su attività. È questo uno dei casi in cui è normalmente possibile dedurre questi ultimi dai dati dei conti patrimoniali.

6.50. Tuttavia, al fine di calcolare i guadagni neutrali e reali in conto capitale sulle attività di valore corrente fisso, oltre ai valori nei conti patrimoniali di apertura e di chiusura sono necessari dati sul momento e sul valore delle operazioni. Si supponga, ad esempio, che un prestito sia concesso e rimborsato entro il periodo contabile mentre il livello generale dei prezzi è in aumento. Il guadagno neutrale sul prestito è positivo e il guadagno reale è negativo, per il creditore, per un ammontare che è in funzione della durata del prestito e del tasso di inflazione. La registrazione di tali perdite reali è impossibile se non si dispone di dati sul valore dei prestiti concessi e rimborsati durante il periodo contabile e sui momenti in cui sono avvenuti la concessione e il rimborso di tali prestiti. In generale, si può ritenere che se il valore assoluto totale delle operazioni positive e negative è rilevante in relazione ai livelli nei conti patrimoniali di apertura e di chiusura, le stime approssimative dei guadagni neutrali e reali in conto capitale sulle attività e passività finanziarie con valore corrente fisso, desunte unicamente dai dati dei conti patrimoniali, possono risultare poco soddisfacenti. Persino la registrazione dei valori delle operazioni finanziarie su base lorda - ossia registrando separatemente i prestiti concessi e rimborsati in contrapposizione alla differenza tra valore totale dei prestiti e rimborsi - può non essere sufficiente senza informazioni sugli aspetti temporali dei prestiti.

Prestiti (AF.4) e altri conti attivi e passivi (AF.7)

6.51. Quanto detto in precedenza per i biglietti, le monete e i depositi vale anche per i prestiti e gli altri conti attivi e passivi non oggetto di negoziazione. Tuttavia, allorché un credito commerciale o un prestito in essere sono ceduti a un'altra unità istituzionale, la differenza tra il prezzo di rimborso e il prezzo dell'operazione dovrebbe essere registrata nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività del venditore e dell'acquirente nel momento dell'operazione.

Titoli diversi dalle azioni (AF.3)

6.52. Allorché dei titoli sono emessi a un prezzo sopra o sotto la pari (comprese le obbligazioni a tasso zero e i deep discount bond), la differenza tra il prezzo di emissione e il valore facciale o di rimborso alla scadenza misura gli interessi che gli emittenti devono pagare nel corso dell'esistenza dei titoli. Tali interessi sono registrati come redditi da capitale corrisposti dagli emittenti e percepiti dai possessori dei titoli, in aggiunta agli eventuali interessi effettivamente corrisposti dagli emittenti a intervalli determinati nel periodo in cui i titoli sono in essere. Gli interessi maturati sono registrati nel conto finanziario come se fossero simultaneamente reinvestiti nei titoli da parte dei possessori di questi (cfr. paragrafo 5.17). Gli interessi sono pertanto registrati nel conto finanziario come acquisizione di una attività che va ad aggiungersi all'attività esistente (81). L'aumento graduale del prezzo di mercato di un titolo, attribuibile all'accumularsi di interessi maturati reinvestiti, riflette una crescita del capitale in essere, ossia delle dimensioni dell'attività. Si tratta essenzialmente di un aumento di quantità o di volume e non di un aumento di prezzo. Esso non produce un guadagno in conto capitale per il possessore del titolo o una perdita in conto capitale per il suo emittente. La situazione è analoga a quella di un bene, come il vino, che matura mentre è immagazzinato. Qualsiasi incremento di prezzo del vino attribuibile a un miglioramento della sua qualità rispecchia un aumento di volume e non di prezzo. I titoli cambiano qualitativamente nel tempo mentre si avvicina la loro scadenza ed è importante riconoscere che gli aumenti del loro valore, dovuti all'accumularsi degli interessi maturati, non rappresentano delle variazioni di prezzo e non producono guadagni in conto capitale.

6.53. Tuttavia, anche i prezzi dei titoli a reddito fisso sono soggetti a variazioni allorché variano i tassi di interesse di mercato. Tali variazioni dei prezzi sono opposte alle oscillazioni dei tassi di interesse e l'impatto di una determinata variazione dei tassi di interesse sul prezzo di un singolo titolo è tanto minore quanto più il titolo è prossimo alla scadenza. Le variazioni dei prezzi dei titoli, attribuibili a variazioni dei tassi di interesse di mercato, rappresentano variazioni di prezzo e non variazioni quantitative. Esse producono pertanto guadagni o perdite nominali in conto capitale sia per gli emittenti che per i possessori dei titoli. Un aumento dei tassi di interesse comporta un guadagno nominale in conto capitale per l'emittente del titolo e una perdita nominale in conto capitale di pari entità per il possessore del titolo e viceversa nel caso di una riduzione dei tassi di interesse.

Guadagni o perdite nominali in conto capitale possono essere conseguiti anche sui titoli a breve termine. Tuttavia, poiché tali titoli hanno una scadenza molto più ravvicinata, i guadagni in conto capitale prodotti da variazioni dei tassi di interesse sono generalmente molto inferiori a quelli conseguiti sui titoli a lungo termine con lo stesso valore facciale.

6.54. La conversione di obbligazioni in azioni è registrata come un insieme di due operazioni finanziarie (cfr. paragrafo 5.62, lettera l)). Essa è effettuata normalmente a un prezzo inferiore al prezzo di mercato delle azioni e i conseguenti guadagni in conto capitale vanno registrati nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività come variazioni di prezzo.

6.55. Il valore degli strumenti finanziari derivati può variare a seguito di variazioni del valore degli strumenti di riferimento, di variazioni della volatilità del prezzo di tali strumenti oppure con l'approssimarsi dell'esecuzione o della scadenza. Siffatte variazioni di valore dovrebbero essere tutte considerate come variazioni di prezzo e registrate nella rubrica K.11.

Azioni e altre partecipazioni (AF.5)

6.56. Le azioni gratuite (cfr. paragrafo 5.93) incrementano il numero delle azioni e il valore nominale delle azioni emesse ma non modificano in teoria il valore di mercato della totalità delle azioni. Per convenzione, esse non devono essere registrate nei conti. Tuttavia, poiché tali emissioni sono destinate ad aumentare la liquidità delle azioni sul mercato con conseguente possibile aumento del valore totale di mercato delle azioni emesse, ogni variazione di tale tipo dovrebbe essere registrata come rivalutazione.

Riserve tecniche di assicurazione (AF.6)

6.57. Le variazioni dei diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione-vita e sulle riserve dei fondi pensione (AF.61) che si verificano tra l'inizio e la fine del periodo contabile e che derivano da guadagni o perdite nominali in conto capitale sulle riserve investite dalle imprese di assicurazione e dai fondi pensione sono registrate nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività così come le variazioni delle riserve premi e delle riserve sinistri (AF.62) derivanti da guadagni o perdite in conto capitale.

ATTIVITÀ FINANZIARIE IN VALUTA ESTERA

6.58. Il valore delle attività finanziarie in valuta estera è misurato dal loro valore di mercato corrente in valuta estera convertito in moneta nazionale al tasso di cambio corrente. Si possono pertanto conseguire guadagni nominali in conto capitale per effetto di variazioni non soltanto del prezzo dell'attività in moneta locale ma anche del tasso di cambio. Il valore complessivo dei guadagni nominali in conto capitale conseguiti nel periodo contabile può essere calcolato nel solito modo, sottraendo il valore delle operazioni dalla differenza tra i valori nei conti patrimoniali di apertura e di chiusura. A tale scopo, le operazioni inerenti ad attività finanziarie in valuta estera devono essere convertite in moneta nazionale utilizzando i tassi di cambio in vigore nel momento in cui avvengono le operazioni, mentre i valori nei conti patrimoniali di apertura e di chiusura devono essere convertiti utilizzando i tassi di cambio in vigore alla data cui i conti patrimoniali si riferiscono. Ciò implica che il valore totale delle operazioni - acquisizioni meno cessioni - espresse in valuta estera è, in effetti, convertito utilizzando un tasso di cambio medio ponderato, con i pesi rappresentati dai valori delle operazioni effettuate in momenti diversi.

CAPITOLO 7

CONTI PATRIMONIALI

7.01. Definizione - Un conto patrimoniale è un documento, redatto in un particolare momento, che evidenzia il valore delle attività possedute e delle passività in essere. Il suo saldo contabile è il patrimonio netto (B.90).

Lo stock delle attività e delle passività registrate nel conto patrimoniale è valutato ai prezzi di mercato correnti alla data cui il conto patrimoniale si riferisce.

7.02. Conti patrimoniali sono redatti per i settori, per il totale dell'economia e per il resto del mondo.

Per un settore, il conto patrimoniale illustra il valore di tutte le attività - prodotte, non prodotte e finanziarie - e delle passività, nonché il patrimonio netto del settore.

Per il totale dell'economia, il conto patrimoniale evidenzia quale saldo contabile quella che viene spesso denominata la ricchezza nazionale, ossia la somma delle attività non finanziarie e delle attività finanziarie nette nei confronti del resto del mondo.

Per il resto del mondo, il conto patrimoniale, denominato conto delle attività e delle passività del resto del mondo, è interamente costituito da attività e passività finanziarie.

7.03. Si considera che le società possiedano un patrimonio netto in aggiunta al valore delle azioni e altre partecipazioni emesse. Nel caso delle quasi-società, il patrimonio netto è pari a zero poiché si considera che il valore della partecipazione dei proprietari sia pari alla differenza tra le attività e le passività. Pertanto il patrimonio netto delle imprese di investimenti diretti residenti, che sono filiali di imprese non residenti e sono pertanto considerate quasi-società, è pari a zero.

7.04. La differenza tra il totale delle attività finanziarie e il totale delle passività è denominato attività finanziarie nette (cfr. paragrafo 7.67).

7.05. Per i settori delle società non finanziarie e delle società finanziarie, il calcolo dei fondi propri costituisce un indicatore significativo sotto il profilo analitico.

I fondi propri sono la somma del patrimonio netto (B.90) e delle azioni e altre partecipazioni (AF.5) emesse.

7.06. Il conto patrimoniale completa la sequenza dei conti, presentando il risultato finale delle registrazioni nei conti della produzione, della distribuzione e di utilizzazione del reddito, nonché della accumulazione (si veda il capitolo 8. «Sequenza dei conti e saldi contabili»).

7.07. Un conto patrimoniale si riferisce al valore delle attività e delle passività in un determinato momento. I conti patrimoniali devono essere compilati all'inizio del periodo contabile (che coincide con la fine del periodo precedente) e alla fine di tale periodo.

7.08. Il conto patrimoniale di apertura è collegato al conto patrimoniale di chiusura dalla seguente uguaglianza contabile:

il valore dello stock di un determinato tipo di attività nel conto patrimoniale di apertura;

più le operazioni: valore totale delle attività acquistate, al netto del valore totale delle attività cedute, in operazioni che si svolgono durante il periodo contabile (le operazioni inerenti ad attività non finanziarie sono registrate nel conto del capitale e le operazioni inerenti ad attività finanziarie nel conto finanziario);

meno gli ammortamenti;

più le altre variazioni di volume: valore delle altre variazioni, di segno positivo o negativo, del volume delle attività detenute, ad esempio per effetto della scoperta di giacimenti o della distruzione di una attività a seguito di atti di guerra o di catastrofi naturali (tali variazioni sono registrate nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività);

più le rivalutazioni: valore dei guadagni nominali in conto capitale, di segno positivo o negativo, conseguiti durante il periodo e derivanti da una variazione del prezzo dell'attività (tali variazioni sono registrate nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività);

è uguale al valore dello stock dell'attività nel conto patrimoniale di chiusura.

Le relazioni contabili tra i conti patrimoniali di apertura e di chiusura tramite operazioni e altre variazioni delle attività (altre variazioni di volume e guadagni in conto capitale) sono presentate in forma schematica nell'allegato 7.2.

TIPI DI ATTIVITÀ

7.09. Le attività registrate nei conti patrimoniali sono attività economiche.

7.10. Definizione - Le attività economiche sono entità che fungono da scorta di valore, sulle quali le unità istituzionali esercitano, individualmente o collettivamente, diritti di proprietà e dalle quali i rispettivi proprietari possono trarre benefici economici per effetto del loro possesso o del loro utilizzo per un periodo di tempo.

7.11. I benefici economici sono costituiti da redditi primari (risultato di gestione se l'utilizzo è diretto; redditi da capitale se l'utilizzo è concesso ad altri) derivanti dall'utilizzo delle attività e dai proventi, compresi gli eventuali guadagni (o perdite) in conto capitale, che potrebbero essere ottenuti dalla cessione o dalla liquidazione dell'attività.

7.12. Una sintesi della nomenclatura e della copertura delle attività economiche è contenuta nella tavola 7.1. La definizione dettagliata di ciascuna categoria di attività figura nell'allegato 1 del presente capitolo.

Dalle attività sono esclusi:

a) il capitale umano,

b) i beni naturali che non costituiscono attività economiche (aria, acqua dei fiumi, ecc.).

c) le attività condizionate che non sono attività finanziarie (cfr. paragrafo 7.22).

7.13. Si distinguono tre categorie di attività:

a) attività non finanziarie prodotte,

b) attività non finanziarie non prodotte,

c) attività finanziarie.

ATTIVITÀ NON FINANZIARIE PRODOTTE (AN.1)

7.14. Definizione - Le attività prodotte (AN.1) sono le attività non finanziarie che sono state ottenute quale prodotto dei processi di produzione.

7.15. La nomenclatura delle attività prodotte enumera le attività in funzione del loro ruolo nell'attività di produzione. Essa comprende: il capitale fisso (82), utilizzato ripetutamente o continuamente nell'attività di produzione per più di un anno, le scorte, esaurite nell'attività di produzione come consumi intermedi, vendute o altrimenti cedute, e gli oggetti di valore. Questi ultimi non sono utilizzati essenzialmente a fini di produzione o di consumo ma sono acquistati e detenuti principalmente come scorte di valore.

ATTIVITÀ NON FINANZIARIE NON PRODOTTE (AN.2)

7.16. Definizione - Le attività non prodotte (AN.2) sono le attività economiche non ottenute tramite processi di produzione. Esse comprendono beni materiali e beni immateriali come definito in appresso.

7.17. La nomenclatura enumera le attività in base alle modalità della loro creazione. Alcune di tali attività si producono naturalmente mentre altre, che possono essere definite opere dell'ingegno, sono create mediante azioni giuridiche o contabili.

7.18. Tutti i beni materiali non prodotti sono beni naturali. La scelta dei beni naturali da includere dipende, nel rispetto della definizione generale di attività economica, dal fatto che i beni siano o no oggetto di effettiva proprietà e siano o no in grado di apportare benefici economici ai loro proprietari in considerazione della tecnologia, delle conoscenze e delle opportunità economiche esistenti, delle risorse disponibili e dei prezzi relativi. Sono esclusi i beni naturali sui quali non sono o non possono essere esercitati diritti di proprietà, quali l'aria o i mari.

7.19. Tra i beni immateriali non prodotti figurano i brevetti, i contratti trasferibili, l'avviamento di attività commerciali, ecc. Sono escluse le entità non attestate tramite azioni giuridiche o contabili, quali la concessione di un brevetto o l'attribuzione di un qualche beneficio economico a un terzo.

ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE (AF)

7.20. Definizione: Le attività finanziarie (AF) sono attività economiche comprendenti i mezzi di pagamento, gli strumenti finanziari e le attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari.

7.21. I mezzi di pagamento sono costituiti da oro monetario, diritti speciali di prelievo, biglietti e monete e depositi trasferibili.

Uno strumento finanziario conferisce al suo titolare, il creditore, il diritto di ricevere, senza una prestazione da parte sua, un pagamento o una serie di pagamenti da un'altra unità istituzionale, il debitore, che ha assunto il corrispondente obbligo.

Esempi di attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari sono le azioni e altre partecipazioni e, in parte, le attività condizionate. Si considera che l'unità istituzionale che emette una attività finanziaria di questo tipo abbia assunto una passività di contropartita.

7.22. Le attività condizionate rappresentano accordi contrattuali tra le unità istituzionali, nonché tra queste e il resto del mondo, che subordinano l'esecuzione di una operazione finanziaria all'adempimento preventivo di una o più condizioni. Esempi: garanzie di pagamento da parte di terzi, lettere di credito, linee di credito, note issuance facility (NIF) e molti strumenti finanziari derivati. Nel sistema dei conti, una attività condizionata costituisce una attività finanziaria allorché l'accordo contrattuale possiede di per sé un valore di mercato o perché è negoziabile o perché può essere oggetto di contropartita sul mercato. Altrimenti, una attività condizionata non è registrata nel sistema dei conti (83).

7.23. Nel sistema dei conti, per ogni attività finanziaria esiste una passività di contropartita, fatta eccezione per le attività finanziarie classificate nella rubrica oro monetario e diritti speciali di prelievo (AF.1).

7.24. La classificazione delle attività e delle passività finanziarie coincide con la classificazione delle operazioni finanziarie. Pertanto, le definizioni delle rubriche, delle sottorubriche e delle sottovoci delle attività e delle passività finanziarie e le relative note esplicative sono fornite soltanto una volta nel SEC e precisamente nel capitolo sulle operazioni finanziarie. Nel corpo del presente capitolo concernente i conti patrimoniali non vengono riproposte le definizioni e le note esplicative ma nel suo allegato 1 viene presentata una sintesi di tutte le attività e passività definite nel sistema dei conti.

>SPAZIO PER TABELLA>

VALUTAZIONE DELLE REGISTRAZIONI NEL CONTO PATRIMONIALE

PRINCIPI GENERALI DI VALUTAZIONE

7.25. Una determinata voce nel conto patrimoniale dovrebbe essere valutata come se fosse acquistata alla data cui si riferisce il conto patrimoniale, compresi i connessi costi di trasferimento della proprietà nel caso delle attività non finanziarie. Ciò implica che le attività e le passività devono essere valutate utilizzando i prezzi di mercato correnti alla data cui il conto patrimoniale si riferisce.

Le attività dovrebbero pertanto essere valutate prendendo in considerazione:

a) i prezzi di acquisto se sono acquistate;

b) i prezzi base se sono prodotte per uso proprio e i prezzi base di prodotti simili o la somma dei suoi costi se non sono disponibili prezzi base.

7.26. Se possibile, tali prezzi dovrebbero essere prezzi osservabili sul mercato. Se non esistono prezzi osservabili - ad esempio, nel caso in cui non si siano rilevate nel recente passato compravendite dei beni in questione - si deve tentare di stimare i prezzi che si dovrebbero pagare se le attività fossero acquistate sul mercato alla data cui si riferisce il conto patrimoniale.

7.27. In aggiunta ai prezzi osservati sul mercato o stimati sulla base dei prezzi osservati o dei costi sostenuti, i prezzi correnti possono essere determinati ai fini della valutazione del conto patrimoniale:

a) attraverso la rivalutazione e la cumulazione delle acquisizioni al netto delle cessioni

oppure

b) rilevando il valore presente, o scontato, di utili futuri.

7.28. Prezzi di mercato sono normalmente disponibili per molte attività finanziarie, beni immobili (fabbricati e altre opere più i sottostanti terreni), mezzi di trasporto usati, coltivazioni e allevamenti, come pure per il capitale fisso nuovo e le scorte.

7.29. Per alcune attività, i prezzi di acquisto iniziali rivalutati sono ammortizzati nell'arco di tempo in cui è previsto che essi abbiano utilità. Il valore di una siffatta attività in un determinato momento della sua esistenza è dato dalla differenza tra il prezzo di acquisto corrente e il valore cumulato degli ammortamenti. La maggior parte del capitale fisso può essere registrata nei conti patrimoniali ai prezzi di acquisto correnti ridotti del valore cumulato degli ammortamenti (costo netto di sostituzione) (84).

7.30. Nel caso delle attività che danno origine a introiti procrastinati nel tempo (come nel caso degli alberi da legname) o distribuiti su un lungo periodo di tempo (come nel caso dei giacimenti), si deve utilizzare un tasso di sconto per calcolare il valore attuale dei proventi futuri previsti.

Il tasso di sconto da applicare non dovrebbe essere un tasso d'interesse generale bensì dovrebbe essere stabilito sulla base di informazioni concernenti operazioni sulle specifiche attività in considerazione (foreste, miniere e cave).

7.31. Il valore delle attività e delle passività denominate in valuta estera dovrebbe essere convertito in moneta nazionale al tasso di cambio di mercato corrente alla data cui si riferisce il conto patrimoniale. Tale tasso dovrebbe essere intermedio tra i tassi di cambio a contanti di acquisto e di vendita per le operazioni in valuta.

7.32. Per taluni scopi analitici potrebbe risultare utile ricorrere ad alternative ai valori di mercato correnti, come, ad esempio, il valore nominale per i titoli a lungo termine e il valore versato rivalutato o un valore equivalente per le azioni, inserendo tali alternative nel conto patrimoniale nella forma di voci per memoria.

ATTIVITÀ NON FINANZIARIE (AN.)

ATTIVITÀ PRODOTTE (AN.1)

Capitale fisso (AN.11)

Beni materiali prodotti (AN.111)

7.33. I beni materiali prodotti dovrebbero essere registrati, se possibile, ai prezzi di mercato (o ai prezzi base nel caso della produzione per uso proprio di nuovi beni) o altrimenti ai prezzi di acquisto correnti dedotta una quota pari al valore cumulato degli ammortamenti. I costi di trasferimento della proprietà connessi a tali attività, sostenuti dagli acquirenti, sono inclusi, opportunamente ammortizzati, nel valore registrato nel conto patrimoniale.

Beni immateriali prodotti (AN.112)

7.34. Le prospezioni minerarie dovrebbero essere valutate o sulla base del complesso degli importi versati nel quadro dei contratti all'uopo stipulati con altre unità istituzionali o sulla base dei costi sostenuti per le prospezioni intraprese per uso proprio. La parte delle prospezioni compiute in passato non ancora pienamente ammortizzata dovrebbe essere rivalutata ai prezzi e ai costi del periodo corrente.

7.35. Il software dovrebbe essere valutato sulla base dei prezzi di acquisto pagati sul mercato o, nel caso in cui sia prodotto all'interno, dei prezzi base stimati oppure, qualora tali prezzi non fossero disponibili, dei costi di produzione. Il software acquistato negli anni precedenti e non ancora pienamente ammortizzato dovrebbe essere rivalutato ai prezzi o ai costi correnti (che potrebbero essere inferiori ai prezzi o ai costi originari).

7.36. Gli originali di opere artistiche, letterarie o di intrattenimento e gli altri beni immateriali prodotti dovrebbero essere valutati ai prezzi di acquisto se tali beni immateriali sono effettivamente oggetto di commercializzazione sul mercato. Nel caso dei beni immateriali prodotti per conto proprio, può risultare necessario valutarli sulla base dei relativi costi di produzione, opportunamente rivalutati ai prezzi del periodo corrente e ammortizzati. In altri casi, potrebbe essere necessario utilizzare stime del valore attuale dei proventi che i proprietari di tali attività dovrebbero percepire in futuro.

Scorte (AN.12)

7.37. Le scorte dovrebbero essere valutate ai prezzi correnti alla data cui si riferisce il conto patrimoniale e non ai prezzi ai quali i prodotti sono stati valutati quando sono entrati nelle scorte.

7.38. Le scorte di materie prime e di prodotti intermedi sono valutate ai prezzi di acquisto mentre le scorte dei prodotti finiti e dei prodotti in corso di lavorazione sono valutate ai prezzi base. Le scorte dei beni destinati a essere rivenduti, senza ulteriore trasformazione, dai commercianti all'ingrosso e al dettaglio sono valutate ai prezzi correnti alla data cui si riferisce il conto patrimoniale, escluse le spese di trasporto eventualmente sostenute dai commercianti. Quanto alle scorte di prodotti in corso di lavorazione, il valore del conto patrimoniale di chiusura può essere calcolato applicando l'aliquota dei costi totali di produzione sostenuti entro la fine del periodo al prezzo base di un prodotto finito similare alla data cui si riferisce il conto patrimoniale. Nel caso in cui non siano noti i prezzi base dei prodotti finiti, questi possono essere stimati aggiungendo al valore dei costi di produzione il risultato netto di gestione atteso o il reddito misto (netto stimato).

Le coltivazioni non permanenti (eccetto gli alberi) e il bestiame da macello possono essere valutati con riferimento ai prezzi di tali prodotti sui mercati. Gli alberi da taglio sono valutati scontando i futuri proventi dalla vendita del legname ai prezzi correnti, previa detrazione dei costi connessi alla coltivazione, all'abbattimento, ecc. degli alberi.

Oggetti di valore (AN.13)

7.39. Gli oggetti di valore (opere d'arte, oggetti di antiquariato, gioielli, pietre preziose, oro non monetario (cfr. paragrafo 5.30) e altri metalli preziosi) devono essere valutati ai prezzi correnti. Nella misura in cui esistono mercati organizzati per gli oggetti di valore, questi dovrebbero essere valutati ai prezzi effettivi o stimati che verrebbero pagati, comprese eventuali commissioni o onorari di intermediari, se essi fossero acquistati sul mercato alla data cui si riferisce il conto patrimoniale. Altrimenti, essi dovrebbero essere valutati ai prezzi di acquisto adeguati ai prezzi correnti.

ATTIVITÀ NON PRODOTTE (AN.2)

Beni materiali non prodotti (AN.21)

Terreni (AN.211)

7.40. Nel conto del capitale, le spese sostenute per migliorare i terreni e i costi connessi al trasferimento della proprietà su tali beni sono registrati, separatamente dai terreni, come investimenti fissi lordi.

Se il valore dei terreni non può essere distinto da quello dei sovrastanti fabbricati o delle altre opere costruite su di essi, le attività devono essere globalmente classificate sulla base di quello che appare come il valore prevalente.

Nel conto patrimoniale, i terreni sono valutati ai prezzi correnti di mercato.

Tale prezzo non coincide necessariamente con la somma di tutti gli elementi che compongono i costi di acquisizione dei terreni al momento dell'acquisto. In particolare, il prezzo corrente di mercato può non coprire i costi di trasferimento della proprietà o le spese sostenute per migliorare i terreni non ancora totalmente ammortizzati. Pertanto, può risultare necessario registrare, in tutto o in parte, tali importi nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività come perdita in conto capitale.

Giacimenti (AN.212)

7.41. Le riserve minerarie comprovate, esistenti sulla superficie terrestre o al di sotto di essa, che sono economicamente sfruttabili alla luce della tecnologia esistente e dei prezzi relativi sono valutate sulla base del valore attuale dei ricavi netti che si prevede saranno ottenuti dallo sfruttamento commerciale di tali attività.

Altri beni naturali (AN.213 e AN.214)

7.42. Poiché è probabile che non siano disponibili prezzi osservati per tali attività, queste devono essere valutate al valore attuale dei proventi futuri che si prevede si ricaveranno da esse.

Beni immateriali non prodotti (AN.22)

7.43. I beni immateriali non prodotti (brevetti, contratti di locazione e altri contratti trasferibili, avviamento di attività commerciali) dovrebbero essere valutati ai prezzi correnti allorquando essi sono effettivamente oggetto di negoziazione sui mercati. Altrimenti si deve procedere a stime del valore attuale dei proventi che si prevede saranno percepiti in futuro dai proprietari di tali attività.

ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE (AF.)

7.44. In teoria, le attività e le passività finanziarie andrebbero valutate ai prezzi correnti. Ad esse dovrebbe essere attribuito lo stesso valore a prescindere che appaiano come attività o passività. I prezzi non dovrebbero comprendere il compenso del servizio, gli onorari, le commissioni e gli oneri simili che sono registrati come servizi prestati all'atto dell'effettuazione delle operazioni.

Oro monetario e DSP (AF.1)

7.45. L'oro monetario (AF.11) deve essere valutato al prezzo fissato sui mercati dell'oro.

Il valore dei DSP (AF.12) è determinato quotidianamente dall'FMI e i tassi di cambio rispetto alle valute nazionali si possono ottenere dai mercati valutari.

Biglietti, monete e depositi (AF.2)

7.46. Per i biglietti e le monete (AF.21), la valutazione è effettuata sulla base del valore nominale o facciale della moneta.

Per i depositi (AF.22, AF.29), gli importi da registrare nel conto patrimoniale corrispondono al valore del capitale che i debitori sono contrattualmente obbligati a rimborsare ai creditori, ai sensi del contratto di deposito, se i depositi fossero liquidati alla data cui si riferisce il conto patrimoniale. Gli importi possono comprendere gli interessi maturati (cfr. paragrafo 5.130).

Titoli diversi dalle azioni (AF.3)

7.47. La valutazione adottata deve essere coerente con il trattamento degli interessi maturati e la loro classificazione in specifiche rubriche di attività (cfr. paragrafi 5.128, 5.130 e 5.138). Se nel conto finanziario gli interessi maturati sono stati trattati come reinvestiti nei corrispondenti titoli, nel conto patrimoniale i titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.33) dovrebbero essere valutati ai prezzi correnti di mercato in modo da includere il valore degli interessi maturati. Il valore corrente di mercato globale di tali titoli presenta due distinte componenti di volume: una che rappresenta il capitale e l'altra gli interessi maturati. Il volume globale include pertanto gli interessi maturati (ossia il numero di unità di titoli emessi più il volume aggiuntivo derivante dagli interessi maturati (cfr. paragrafo 6.52)) mentre il prezzo da applicare a ciascuna di tali unità di volume esclude gli interessi maturati.

Se nel conto finanziario il valore degli interessi maturati è stato incluso nella rubrica F.79 (Altri conti attivi e passivi, esclusi i crediti commerciali e le anticipazioni) anziché F.33 (Titoli diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati), nel conto patrimoniale tale valore va incluso nella rubrica AF.79.

7.48. I titoli a breve termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.331) devono essere valutati ai loro valori correnti di mercato.

Se non sono disponibili valori di mercato:

a) i titoli a breve termine emessi alla pari dovrebbero essere valutati al valore facciale più gli interessi maturati non ancora esigibili o non pagati;

b) i titoli emessi sotto la pari dovrebbero essere valutati al prezzo di emissione più gli interessi maturati.

Il ricorso a tali approssimazioni dovrebbe essere limitato ai titoli la cui scadenza originaria non supera i tre mesi.

7.49. I titoli a lungo termine diversi dalle azioni, esclusi gli strumenti finanziari derivati, (AF.332) devono essere sempre valutati ai prezzi correnti di mercato a prescindere che si tratti di titoli su cui sono regolarmente pagati interessi o di deep discount bond o titoli a tasso zero sui quali non è pagato alcun interesse o è pagato un interesse minimo.

7.50. Gli strumenti finanziari derivati (AF.34) dovrebbero essere registrati nel conto patrimoniale al loro prezzo corrente di mercato. Qualora non esistano quotazioni di mercato (ad esempio, opzioni negoziate fuori borsa), gli strumenti finanziari derivati dovrebbero essere valutati o all'importo necessario per acquistare o compensare il contratto o all'importo del premio corrisposto.

Per convenzione, si considera che l'emittente di uno strumento finanziario derivato abbia assunto una passività di contropartita.

Prestiti (AF.4)

7.51. I valori da registrare nei conti patrimoniali sia dei creditori sia dei debitori corrispondono al capitale che i debitori sono contrattualmente obbligati a rimborsare ai creditori anche nel caso in cui il prestito sia stato negoziato a un valore superiore o inferiore.

Azioni e altre partecipazioni (AF.5)

7.52. Le azioni e le altre partecipazioni devono essere valutate ai loro prezzi correnti. Il prezzo corrente è adottato tanto per il lato dell'attività quanto per il lato della passività sebbene giuridicamente le azioni e le altre partecipazioni non rappresentino una passività dell'emittente, bensì un diritto di proprietà sul valore di liquidazione della società, valore che non è noto a priori.

7.53. Le azioni quotate (AF.511) devono essere valutate a un prezzo medio di mercato rappresentativo, rilevato nelle borse valori o su altri mercati finanziari organizzati.

7.54. Il valore delle azioni non quotate (AF.512), che non sono oggetto di regolare negoziazione su mercati organizzati, dovrebbe essere stimato con riferimento a quello delle azioni quotate. Tuttavia, tali stime dovrebbero tener conto delle differenze esistenti fra i due tipi di azioni - in particolare per quanto concerne la liquidità -, delle riserve accumulate dalla società e della sua branca di attività.

7.55. Il metodo di stima applicato dipende in larga misura dalle statistiche di base disponibili. Si potrebbero prendere in considerazione, ad esempio, i dati sulle attività di fusione riguardanti azioni non quotate. Inoltre, nei casi in cui le riserve delle società le cui azioni non sono quotate differiscono in media - in proporzione al loro capitale nominale - da quelle delle società le cui azioni sono quotate, sarebbe opportuno calcolare il prezzo corrente delle azioni non quotate con riferimento a elementi comprensivi delle riserve, come il patrimonio netto desunto dal bilancio delle società o i fondi propri determinati secondo i principi del SEC.

Prezzo corrente delle azioni non quotate =Prezzo corrente delle azioni quotate ×

>NUM>Fondi propri (società non quotate)

>DEN>Fondi propri (società quotate)

Il rapporto fra prezzo corrente e fondi propri può variare da una branca di attività all'altra: è pertanto preferibile calcolare il prezzo corrente delle azioni non quotate branca per branca. Inoltre possono esservi altre differenze tra società quotate e società non quotate suscettibili di influenzare il metodo di stima.

7.56. Le altre partecipazioni (AF.513) costituiscono molto spesso una passività di unità istituzionali specifiche (quasi-società, società pubbliche, organizzazioni internazionali, unità fittizie, ecc.). In generale, esse devono essere valutate applicando metodi specifici quali i fondi propri o il valore nominale. Il metodo dei fondi propri è da utilizzare sistematicamente in particolare per le quasi-società dato che il loro patrimonio netto è per convenzione pari a zero.

7.57. Le quote dei fondi comuni di investimento (AF.52) devono essere valutate al valore di borsa corrente, se sono quotate, o al loro valore corrente di rimborso se sono rimborsabili dal fondo stesso.

Riserve tecniche di assicurazione (AF.6)

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.7

7.58. Nel caso dei diritti netti delle famiglie sulle riserve tecniche di assicurazione sulla vita (AF.611), si può precisare il valore corrente dei diritti, determinati attuarialmente, degli assicurati al pagamento del capitale o di una rendita. Tale valore comprende le passitivà delle imprese di assicurazione sulla vita per riserve contro rischi in essere e riserve per assicurazioni con utili destinate a maggiorare, alla scadenza, il valore delle assicurazioni con utili per il caso di sopravvivenza o simili. Nel caso delle assicurazioni con utili, le riserve comprendono guadagni in conto capitale.

7.59. Nel caso dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione (AF.612), la natura della passività dei fondi - e dell'attività finanziaria delle famiglie - dipende dal tipo di piano di pensionamento.

Nei piani di assegni definiti è garantito il livello delle pensioni cui i lavoratori dipendenti assicurati avranno diritto. La passività di un piano di pensionamento di questo tipo coincide con il valore attuale delle prestazioni garantite. Potendo rivelarsi temporaneamente finanziato in eccesso o sottofinanziato, un piano di assegni definiti può avere un patrimonio netto positivo o negativo.

Nei piani basati su contributi le prestazioni sono direttamente dipendenti dalle attività del fondo. La passività di un piano di pensionamento di questo tipo è pari al valore corrente di mercato delle attività del fondo. Il patrimonio netto del fondo è sempre zero.

7.60. Il valore delle riserve premi che costituiscono parte della rubrica AF.62 è determinato con riguardo alla proporzionalità dei rischi in rapporto al tempo per la durata residua fino alla scadenza del contratto. Il valore delle riserve sinistri, che costituiscono anch'esse parte della rubrica AF.62, corrisponde al valore attuale degli esborsi che si prevede dovranno essere effettuati per soddisfare richieste di risarcimento, compresi gli indennizzi oggetto di contestazione.

Altri conti attivi e passivi (AF.7)

7.61. I crediti commerciali e anticipazioni (AF.71) o gli altri importi da ricevere o da pagare (AF.79) devono essere valutati, tanto per i creditori quanto per i debitori, sulla base dell'importo che i debitori sono contrattualmente obbligati a pagare ai creditori nel momento in cui l'obbligazione è estinta.

VOCI PER MEMORIA

7.62. Al fine di illustrare voci di interesse analitico più specializzato per determinati settori, nei conti patrimoniali devono essere incluse due voci per memoria:

a) beni di consumo durevoli (AN.m)

b) investimenti diretti all'estero (AF.m).

Beni di consumo durevoli (AN.m)

7.63. I beni di consumo durevoli sono i beni durevoli utilizzati ripetutamente dalle famiglie per consumi finali per periodi di tempo superiori a un anno. Essi sono inclusi nei conti patrimoniali soltanto come voci per memoria. La loro inclusione quale componente del conto patrimoniale sarebbe giustificata soltanto se il sistema dei conti supponesse che i beni durevoli venissero gradualmente utilizzati in processi di produzione il cui prodotto è costituito da servizi. I beni di consumo durevoli, tuttavia, non sono trattati in questo modo.

7.64. Gli stock di beni di consumo durevoli detenuti dalle famiglie - mezzi di trasporto e altri impianti e macchinari - devono essere valutati ai prezzi correnti, sia al lordo sia al netto del valore cumulato degli ammortamenti. I dati riportati nelle voci per memoria del conto patrimoniale dovrebbero essere al netto di tale valore cumulato.

7.65. I beni durevoli appartenenti ai proprietari di imprese non costituite in società potrebbero essere utilizzati in parte dall'impresa nel processo di produzione e in parte dai componenti della famiglia per consumi finali. I valori registrati nel conto patrimoniale per l'impresa dovrebbero rispecchiare la quota degli impieghi attribuibili all'impresa.

Investimenti diretti all'estero (AF.m)

7.66. Gli investimenti diretti rappresentano attività finanziarie - non capitale fisico - in quanto l'impresa di investimenti diretti è una società o una quasi-società residente in un altro paese. Le attività e le passività finanziarie che costituiscono investimenti diretti devono essere registrate, secondo la natura delle attività finanziarie, nelle rubriche: azioni e altre partecipazioni, prestiti e altri conti attivi e passivi. Gli importi degli investimenti diretti inclusi entro ciascuna di tali rubriche dovrebbero essere registrati separatamente in una voce per memoria.

CONTI PATRIMONIALI FINANZIARI

7.67. Il conto patrimoniale finanziario (di un settore o del resto del mondo) presenta nella sezione sinistra le attività finanziarie e in quella destra le passività. Il saldo contabile del conto patrimoniale finanziario è costituito dalle attività finanziarie nette (BF.90).

7.68. Il conto patrimoniale finanziario di un settore può essere consolidato o non consolidato. Il conto patrimoniale finanziario non consolidato presenta le attività e passività finanziarie delle unità istituzionali classificate nel settore. A differenza di quello non consolidato, il conto patrimoniale finanziario consolidato non contiene le attività e passività finanziarie la cui contropartita è costituita rispettivamente da passività e attività finanziarie di unità istituzionali classificate nel medesimo settore. Il conto delle attività e delle passività del resto del mondo, ossia il conto patrimoniale finanziario del resto del mondo (cfr. paragrafo 8.77), è consolidato per definizione.

7.69. Il conto patrimoniale finanziario per debitore/creditore (di un settore o del resto del mondo) costituisce un ampliamento del conto patrimoniale finanziario in quanto presenta una ripartizione delle attività finanziarie per settore debitore e una ripartizione delle passività per settore creditore. Esso fornisce pertanto informazioni sulla relazione debitore/creditore ed è coerente con il conto finanziario per debitore/creditore (cfr. paragrafo 5.13).

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

Saldi contabili

B.101 Variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale

B.102 Variazioni del patrimonio netto dovute ad altre variazioni di volume delle attività e delle passività

B.1031 Variazioni del patrimonio netto dovute a guadagni/perdite neutrali in conto capitale

B.1032 Variazioni del patrimonio netto dovute a guadagni/perdite reali in conto capitale

B.90 Patrimonio netto

Operazioni su attività e passività finanziarie

F Operazioni su attività e passività finanziarie

F.1 Oro monetario e DSP

F.2 Biglietti, monete e depositi

F.3 Titoli diversi dalle azioni

F.4 Prestiti

F.5 Azioni e altre partecipazioni

F.6 Riserve tecniche di assicurazione

F.7 Altri conti attivi e passivi

Operazioni su beni e servizi

P.5 Investimenti lordi

P.51 Investimenti fissi lordi

P.511 Acquisizioni meno cessioni di beni materiali prodotti

P.512 Acquisizioni meno cessioni di beni immateriali prodotti

P.513 Incremento di valore delle attività non finanziarie non prodotte

P.52 Variazione delle scorte

P.53 Acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore

Altre registrazioni nei conti della accumulazione

K.1 Ammortamenti (consumo di capitale fisso)

K.2 Acquisizioni meno cessioni di attività non finanziarie non prodotte

K.21 Acquisizioni meno cessioni di terreni e di altri beni materiali non prodotti

K.22 Acquisizioni meno cessioni di beni immateriali non prodotti

K.3 Comparsa economica di attività non prodotte

K.4 Comparsa economica di attività prodotte

K.5 Crescita naturale di risorse biologiche non coltivate

K.61 Esaurimento di beni naturali

K.62 Altra scomparsa economica di attività non prodotte

K.7 Distruzioni di beni per catastrofi naturali

K.8 Confische senza indennizzo

K.9 Altre variazioni di volume delle attività non finanziarie n.c.a.

K.10 Altre variazioni di volume delle attività e passività finanziarie n.c.a.

K.11 Guadagni/perdite nominali in conto capitale

K.11.1 Guadagni/perdite neutrali in conto capitale

K.11.2 Guadagni/perdite reali in conto capitale

K.12 Variazioni di classificazione e di struttura

K.12.1 Variazioni nella classificazione dei settori e variazioni della struttura delle unità istituzionali

K.12.21 Monetizzazione/demonetizzazione di oro

K.12.22 Variazioni nella classificazione delle attività e delle passività, diverse dalla monetizzazione/demonetizzazione di oro

CAPITOLO 8

SEQUENZA DEI CONTI E SALDI CONTABILI

8.01. Il SEC registra i flussi e gli stock in una serie ordinata di conti, descrivendo il ciclo economico dalla formazione del reddito, attraverso la sua distribuzione e redistribuzione, fino alla sua accumulazione sotto forma di attività.

8.02. Ciascun conto presenta operazioni che si pareggiano per effetto delle definizioni utilizzate o del riporto di un saldo significativo al conto successivo.

8.03. La registrazione strutturata di operazioni sulla base di una analisi coerente della vita economica consente di ottenere gli aggregati necessari per lo studio di una branca di attività economica, di un settore o di un sottosettore istituzionale o del totale dell'economia. L'articolazione dei conti è stata concepita in modo da evidenziare le informazioni economiche più significative.

8.04. I conti sono raggruppati in tre categorie:

a) conti delle operazioni correnti,

b) conti della accumulazione,

c) conti patrimoniali.

I conti delle operazioni correnti si riferiscono alla formazione, alla distribuzione e alla redistribuzione del reddito, nonché alla sua utilizzazione sotto forma di consumi finali. Inoltre essi permettono di calcolare il risparmio che costituisce un fattore essenziale della accumulazione.

I conti della accumulazione analizzano i diversi elementi delle variazioni delle attività e delle passività delle differenti unità e permettono di registrare le variazioni del patrimonio netto (ossia il saldo fra attività e passività).

I conti patrimoniali presentano le attività e le passività totali delle diverse unità all'inizio e alla fine del periodo contabile, unitamente al rispettivo patrimonio netto. I flussi registrati per ciascuna attività e passività nei conti della accumulazione figurano anche nel conto delle variazioni patrimoniali.

8.05. La sequenza dei conti si riferisce, in tutto o in parte, alle unità istituzionali, ai settori e sottosettori istituzionali, alle branche di attività economica e al totale dell'economia.

8.06. I saldi contabili sono sia lordi sia netti. Sono lordi se gli ammortamenti non sono stati ancora detratti e netti se tale detrazione è già stata effettuata. I saldi contabili relativi ad un concetto di reddito sono più significativi se espressi in termini netti.

8.07. I conti sono presentati sotto varie forme:

a) sotto forma di conti economici integrati, riunendo in una unica tavola i conti per tutti i settori istituzionali, il totale dell'economia e il resto del mondo;

b) sotto forma di serie di conti, fornendo informazioni più dettagliate (le tavole che illustrano la presentazione di ciascun conto figurano nella parte del presente capitolo intitolata «Sequenza dei conti»);

c) sotto forma di matrici in cui ciascun conto è rappresentato da una coppia riga/colonna.

8.08. Tavola sinottica dei conti, dei saldi contabili e dei principali aggregati:

>SPAZIO PER TABELLA>

SEQUENZA DEI CONTI

8.09. La sequenza dei conti comprende tre principali categorie di conti:

a) conti delle operazioni correnti:

(1) conto della produzione (I);

(2) conti della distribuzione e di utilizzazione del reddito (II);

b) conti della accumulazione (III);

c) conti patrimoniali (IV).

CONTI DELLE OPERAZIONI CORRENTI

Conto della produzione (I) (85)

8.10. Il conto della produzione (I) illustra le operazioni relative al processo di produzione. Esso è redatto per i settori istituzionali e per le branche di attività economica e comprende, nella sezione delle risorse, la produzione e, nella sezione degli impieghi, i consumi intermedi.

8.11. Il conto della produzione permette di ottenere uno dei saldi contabili più importanti del sistema - il valore aggiunto, ossia il valore prodotto da ogni unità che esercita una attività di produzione - e un aggregato fondamentale: il prodotto interno lordo. Il valore aggiunto è economicamente significativo sia per i settori istituzionali che per le branche di attività economica.

8.12. Come le voci a saldo dei conti successivi, anche il valore aggiunto (la voce a saldo del conto della produzione) può essere calcolato al lordo o al netto degli ammortamenti: si parlerà quindi di valore aggiunto lordo e di valore aggiunto netto. Dato che la produzione è valutata ai prezzi base e che i consumi intermedi sono valutati ai prezzi di acquisto, il valore aggiunto non comprende le imposte al netto dei contributi ai prodotti.

8.13. A livello del totale dell'economia il conto della produzione comprende nella sezione delle risorse, oltre alla produzione di beni e servizi, le imposte al netto dei contributi ai prodotti. Esso permette quindi di ottenere quale voce a saldo il prodotto interno lordo (ai prezzi di mercato).

8.14. Poiché i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente non sono ripartiti tra i settori che ne fruiscono, l'intera produzione di tali servizi è considerata come consumi intermedi di un settore fittizio con produzione pari a zero e valore aggiunto negativo pari, ma di segno opposto, ai consumi intermedi. In tal modo, dal valore aggiunto di tutti i settori e di tutte le branche di attività economica viene globalmente defalcato tale importo. Per semplicità, anziché inserire una colonna supplementare per il settore fittizio, si può presentare il corrispondente dato nella colonna del totale dell'economia.

Conti della distribuzione e di utilizzazione del reddito (II)

8.15. La distribuzione e l'utilizzazione del reddito sono analizzate in quattro fasi successive: distribuzione primaria, distribuzione secondaria, redistribuzione in natura e utilizzazione del reddito.

La prima fase riguarda la formazione dei redditi ottenuti direttamente dal processo di produzione e la loro distribuzione tra i fattori di produzione (lavoro, capitale) e le amministrazioni pubbliche (attraverso le imposte sulla produzione e sulle importazioni e i contributi). Essa consente di determinare il risultato di gestione (o il reddito misto nel caso delle famiglie) e il reddito primario.

Nella seconda fase è illustrata la redistribuzione del reddito attraverso trasferimenti diversi dai trasferimenti sociali in natura, ottenendo così il reddito disponibile.

Nella terza fase è descritta la redistribuzione attraverso i trasferimenti sociali in natura, ottenendo il reddito disponibile corretto.

Nella quarta fase è descritto il modo in cui il reddito è consumato e risparmiato, ottenendo il risparmio.

>SPAZIO PER TABELLA>

Conti della distribuzione primaria del reddito (II.1)

Conto della generazione dei redditi primari (II.1.1)

La presentazione del conto della generazione dei redditi primari per settore istituzionale è illustrata nella tavola 8.3.

8.16. Il conto della generazione dei redditi primari è presentato anche per branca di attività economica, nelle colonne delle tavole delle risorse e degli impieghi.

8.17. Il conto della generazione dei redditi primari presenta i settori, i sottosettori e le branche di attività economica che costituiscono non già i destinatari bensì la fonte dei redditi primari.

8.18. Il conto analizza la misura in cui il valore aggiunto può coprire i redditi da lavoro dipendente e le altre imposte al netto dei contributi alla produzione. Esso misura il risultato di gestione, ossia l'eccedenza (o il disavanzo) risultante dalle attività di produzione, al lordo degli interessi, dei canoni di locazione o degli oneri che l'unità di produzione:

a) deve pagare con riguardo alle attività finanziarie o ai beni materiali non prodotti che ha preso a prestito o in locazione;

b) deve riscuotere con riferimento alle attività finanziarie o ai beni materiali non prodotti di cui essa è proprietaria.

Il risultato di gestione corrisponde al reddito che le unità traggono dall'impiego delle loro strutture di produzione. È l'ultimo saldo contabile che può essere calcolato tanto per le branche di attività economica quanto per i settori e i sottosettori istituzionali.

8.19. Nel caso delle imprese non costituite in società appartenenti al settore delle famiglie, la voce a saldo del conto della generazione dei redditi primari contiene implicitamente un elemento, corrispondente alla remunerazione del lavoro svolto dal proprietario o dai componenti della sua famiglia, il quale non può essere distinto dai profitti che il proprietario consegue in qualità di imprenditore: si parla quindi di «reddito misto».

8.20. Nel caso della produzione per uso proprio dei servizi di abitazione da parte delle famiglie che occupano le abitazioni di cui sono proprietarie, la voce a saldo del conto della generazione dei redditi primari è un risultato di gestione.

Conto della attribuzione dei redditi primari (II.1.2)

8.21. A differenza del conto della generazione dei redditi primari, il conto della attribuzione dei redditi primari si interessa alle unità residenti e ai settori istituzionali nella loro veste non già di produttori bensì di beneficiari di redditi primari.

8.22. Per reddito primario s'intende il reddito che le unità residenti percepiscono per effetto della loro partecipazione diretta al processo di produzione nonché il reddito che i proprietari di attività finanziarie o di beni materiali non prodotti percepiscono quale corrispettivo per aver messo a disposizione di altre unità istituzionali mezzi finanziari o beni materiali non prodotti.

8.23. Il conto della attribuzione dei redditi primari (II.1.2) può essere redatto soltanto per i settori e sottosettori istituzionali in quanto nel caso delle branche di attività economica risulta impossibile ripartire taluni flussi connessi al finanziamento (prestiti e mutui) e alle attività.

8.24. Poiché i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente non sono ripartiti tra i settori che ne fruiscono, i dati registrati come interesse riguardano gli interessi effettivi da versare e da riscuotere. Una rettifica è apportata nella sezione delle risorse (con segno negativo) nella colonna società finanziarie e (con segno positivo) nella colonna settore fittizio. Per semplicità, anziché inserire una colonna supplementare per il settore fittizio, si può presentare il corrispondente dato nella colonna del totale dell'economia.

8.25. Il conto della attribuzione dei redditi primari è suddiviso in un conto del reddito da impresa (II.1.2.1) e in un conto della attribuzione degli altri redditi primari (II.1.2.2).

Conto del reddito da impresa (II.1.2.1)

8.26. Lo scopo del conto del reddito da impresa è quello di determinare un saldo contabile equivalente al concetto di utili correnti prima della distribuzione e al lordo dell'imposta sul reddito, quale è normalmente utilizzato in contabilità aziendale.

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

8.27. Nel caso delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie, tale conto riguarda soltanto le loro attività di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita.

8.28. Il reddito da impresa corrisponde al risultato di gestione o al reddito misto (nella sezione delle risorse del conto):

più i redditi da capitale da percepire con riguardo alle attività finanziarie e alle altre attività appartenenti all'impresa (nella sezione delle risorse);

meno gli interessi da versare sui debiti contratti dall'impresa e i canoni di affitto da pagare per la locazione da parte dell'impresa di terreni e di altri beni materiali non prodotti (nella sezione degli impieghi).

I redditi da capitale da corrispondere sotto forma di dividendi o di utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero non sono dedotti dal reddito da impresa.

Conto della attribuzione degli altri redditi primari (II.1.2.2)

8.29. Lo scopo del conto della attribuzione degli altri redditi primari è quello di ritornare dal concetto di reddito da impresa al concetto di redditi primari. Esso contiene pertanto gli elementi dei redditi primari non inclusi nel conto del reddito da impresa:

a) per le società, gli utili distribuiti e gli utili reinvestiti di investimenti diretti all'estero (nella sezione degli impieghi del conto);

b) per le famiglie:

(1) i redditi da capitale da corrispondere fatta eccezione per i canoni di locazione e gli interessi da pagare nel quadro di attività imprenditoriali (nella sezione degli impieghi);

(2) i redditi da lavoro dipendente (nella sezione delle risorse);

(3) i redditi da capitale da percepire fatta eccezione per quelli da ricevere nel quadro di attività imprenditoriali (nella sezione delle risorse);

c) per le amministrazioni pubbliche:

(1) i redditi da capitale da corrispondere fatta eccezione per quelli connessi alle attività di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita (nella sezione degli impieghi);

(2) le imposte sulla produzione e sulle importazioni al netto dei contributi (nella sezione delle risorse);

(3) i redditi da capitale da percepire fatta eccezione per quelli connessi alle attività di produzione di beni e servizi destinabili alla vendita (nella sezione delle risorse).

Conto della distribuzione secondaria del reddito (II.2)

8.30. Il conto della distribuzione secondaria del reddito illustra il modo in cui il saldo del reddito primario di un settore istituzionale è ripartito mediante redistribuzione: imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc., contributi e prestazioni sociali (esclusi i trasferimenti sociali in natura) e altri trasferimenti correnti.

8.31. La voce a saldo del conto è il reddito disponibile, il quale rispecchia le operazioni correnti, escludendo esplicitamente i trasferimenti in conto capitale, i guadagni e le perdite reali in conto capitale e le conseguenze di avvenimenti quali le catastrofi naturali.

8.32. I contributi sociali sono registrati (86) nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie e nella sezione delle risorse del conto della distribuzione secondaria del reddito dei settori istituzionali che gestiscono le assicurazioni sociali. Nel caso in cui tali contributi siano versati dai datori di lavoro per i propri dipendenti, essi sono dapprima inclusi, formando parte del costo del lavoro, tra i redditi da lavoro dipendente nella sezione degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari dei datori di lavoro; inoltre, essi sono registrati, come redditi da lavoro dipendente, nella sezione delle risorse del conto della attribuzione dei redditi primari delle famiglie in quanto corrispondono a prestazioni a beneficio delle famiglie.

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

Conto di redistribuzione del reddito in natura (II.3)

8.33. Il conto di redistribuzione del reddito in natura fornisce una immagine più ampia del reddito delle famiglie, includendo i flussi relativi all'utilizzo dei beni e dei servizi individuali che tali famiglie ricevono gratuitamente, ossia le prestazioni sociali in natura e i trasferimenti di beni e servizi individuali non destinabili alla vendita (le due rubriche di flussi sono raggruppate nel concetto di trasferimenti sociali in natura). Ne risultano facilitate le comparazioni nel tempo allorché le condizioni sociali ed economiche variano o sono differenti; inoltre ciò permette di integrare l'analisi del ruolo delle amministrazioni pubbliche nella redistribuzione del reddito.

8.34. Nel conto di redistribuzione del reddito in natura i trasferimenti sociali in natura sono registrati nella sezione delle risorse per quanto concerne le famiglie e nella sezione degli impieghi per quanto concerne le amministrazioni pubbliche e le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

8.35. La voce a saldo del conto di redistribuzione del reddito in natura è costituita dal reddito disponibile corretto.

Conto di utilizzazione del reddito (II.4)

8.36. Per i settori istituzionali con consumi finali, il conto di utilizzazione del reddito illustra il modo in cui il reddito disponibile (o il reddito disponibile corretto) è ripartito tra la spesa per consumi finali (o i consumi finali effettivi) e il risparmio.

8.37. Nel sistema dei conti, soltanto le amministrazioni pubbliche, le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le famiglie presentano consumi finali. Inoltre, il conto di utilizzazione del reddito comprende, per le famiglie e per i fondi pensione, una posta di rettifica (Rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione - D8) che si ricollega alle modalità di registrazione delle operazioni tra famiglie e fondi pensione (87).

Conto di utilizzazione del reddito disponibile (II.4.1)

8.38. Il conto di utilizzazione del reddito disponibile include la nozione di spesa per consumi finali finanziata dai diversi settori in questione: famiglie, amministrazioni pubbliche e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

8.39. La voce a saldo del conto di utilizzazione del reddito disponibile è il risparmio.

Conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto (II.4.2)

8.40. Il conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto comprende la nozione di consumi finali effettivi, corrispondente al valore dei beni e servizi effettivamente a disposizione delle famiglie per consumi finali anche nel caso in cui il loro acquisto sia finanziato dalle amministrazioni pubbliche o da organizzazioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

Di conseguenza, i consumi finali effettivi delle amministrazioni pubbliche corrispondono soltanto ai consumi finali collettivi. Dato che la spesa per consumi finali da parte delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie è considerata totalmente individuale, i loro consumi finali effettivi sono pari a zero.

8.41. A livello del totale dell'economia, le spese per consumi finali e i consumi finali effettivi coincidono: soltanto la distribuzione tra i settori istituzionali è differente. Lo stesso vale per il reddito disponibile e per il reddito disponibile corretto.

8.42. Il risparmio costituisce la voce a saldo di entrambe le versioni del conto di utilizzazione del reddito. Il suo importo è identico per tutti i settori a prescindere dal fatto che esso sia ottenuto detraendo la spesa per consumi finali dal reddito disponibile o sottraendo i consumi finali effettivi dal reddito disponibile corretto.

>SPAZIO PER TABELLA>

8.43. Il risparmio è l'importo (positivo o negativo) derivante dalle operazioni correnti, che stabilisce la relazione con l'accumulazione. Se il risparmio è positivo, il reddito non speso è utilizzato per acquistare attività o estinguere passività. Se il risparmio è negativo, talune attività sono liquidate o alcune passività aumentano.

CONTI DELLA ACCUMULAZIONE (III) (88)

8.44. I conti della accumulazione sono conti di flussi. Essi registrano le diverse cause delle variazioni delle attività e delle passività delle unità, nonché la variazione del loro patrimonio netto.

8.45. Le variazioni delle attività sono registrate nella sezione sinistra dei conti (con segno positivo o negativo), le variazioni delle passività e del patrimonio netto nella sezione destra (con segno positivo o negativo).

Conto del capitale (III.1)

8.46. Il conto del capitale registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie da parte di unità residenti e misura la variazione del patrimonio netto dovuta al risparmio (saldo contabile finale dei conti delle operazioni correnti) e ai trasferimenti in conto capitale.

8.47. Il conto del capitale permette di determinare la misura in cui le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie sono state finanziate con il risparmio oppure da trasferimenti in conto capitale. Esso mette in evidenza un accreditamento, corrispondente all'importo di cui dispone una unità o un settore per finanziare, direttamente o indirettamente, altre unità o settori, oppure un indebitamento, corrispondente all'importo del prestito che una unità o un settore deve contrarre con altre unità o settori.

Conto delle variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale (III.1.1)

8.48. Tale conto permette di determinare le variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale, corrispondenti al risparmio netto più i trasferimenti in conto capitale da ricevere e meno i trasferimenti in conto capitale da effettuare.

Conto delle acquisizioni di attività non finanziarie (III.1.2)

8.49. Tale conto registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie allo scopo di passare dal concetto di variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale alle nozioni di accreditamento o indebitamento.

Conto finanziario (III.2)

8.50. Il conto finanziario registra, per tipo di strumento finanziario, le variazioni delle attività e delle passività finanziarie che compongono le voci accreditamento o indebitamento.

8.51. La nomenclatura delle attività e delle passività utilizzata nel conto finanziario è identica a quella impiegata per i conti patrimoniali.

Conto delle altre variazioni delle attività e delle passività (III.3)

8.52. Il conto delle altre variazioni delle attività e delle passività registra le variazioni delle attività e delle passività delle unità, tranne quelle relative al risparmio e ai trasferimenti volontari di ricchezza che sono registrate nel conto finanziario e nel conto del capitale. È suddiviso in due conti: il conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (III.3.1) e il conto della rivalutazione delle attività e delle passività (III.3.2).

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

Conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività (III.3.1)

8.53. I movimenti registrati nel conto delle altre variazioni di volume delle attività e delle passività incidono sul patrimonio netto dei conti patrimoniali delle unità, dei settori e dei sottosettori in questione. Tali variazioni, denominate «variazioni del patrimonio netto dovute ad altre variazioni di volume delle attività e delle passività», costituiscono il saldo del conto.

Conto della rivalutazione delle attività e delle passività (III.3.2)

8.54. Il conto della rivalutazione delle attività e delle passività registra le variazioni di valore delle attività e delle passività conseguenti a una variazione dei loro prezzi.

Per una data attività o passività, tale variazione è misurata:

a) quale differenza tra il valore di tale attività o passività alla fine del periodo contabile e il suo valore all'inizio del periodo contabile o alla data in cui essa è stata per la prima volta registrata nel conto patrimoniale;

oppure

b) quale differenza fra il suo valore nel momento in cui esce dal conto patrimoniale e il suo valore all'inizio del periodo contabile o alla data in cui è stata per la prima volta registrata nel conto patrimoniale.

Tale differenza è denominata «guadagno (o perdita) nominale in conto capitale».

Un guadagno nominale in conto capitale corrisponde alla rivalutazione positiva di una attività o alla rivalutazione negativa di una passività (finanziaria).

Una perdita nominale in conto capitale corrisponde alla rivalutazione negativa di una attività o alla rivalutazione positiva di una passività (finanziaria).

8.55. I flussi registrati nel conto della rivalutazione delle attività e delle passività modificano il patrimonio netto dei conti patrimoniali delle unità interessate. Tali variazioni, denominate «variazioni del patrimonio netto dovute a guadagni o perdite nominali in conto capitale», costituiscono il saldo del conto. Esse sono registrate nella sezione delle variazioni delle passività e del patrimonio netto.

8.56. Il conto della rivalutazione delle attività e delle passività è suddiviso in due sottoconti: il conto dei guadagni e delle perdite neutrali in conto capitale (III.3.2.1) e il conto dei guadagni e delle perdite reali in conto capitale (III.3.2.2).

Conto dei guadagni e delle perdite neutrali in conto capitale (III.3.2.1)

8.57. Il conto dei guadagni e delle perdite neutrali in conto capitale registra le variazioni di valore delle attività e delle passività rispetto alle variazioni del livello generale dei prezzi. Tali variazioni corrispondono alla rivalutazione necessaria per mantenere il potere d'acquisto generale delle attività e delle passività. L'indice generale dei prezzi da utilizzare per tale calcolo è l'indice dei prezzi per gli impieghi finali nazionali, esclusa la variazione delle scorte.

Conto dei guadagni e delle perdite reali in conto capitale (III.3.2.2)

8.58. I guadagni e le perdite reali in conto capitale misurano lo scarto tra i guadagni e le perdite nominali in conto capitale e i guadagni e le perdite neutrali in conto capitale.

8.59. Se, per una data attività, i guadagni nominali in conto capitale, al netto delle perdite nominali in conto capitale, risultano superiori ai guadagni neutrali in conto capitale, al netto delle perdite neutrali in conto capitale, l'unità che detiene tale attività consegue un guadagno reale in conto capitale. Tale guadagno rispecchia il fatto che il prezzo effettivo di tale attività è aumentato, in media, più rapidamente del livello generale dei prezzi. Viceversa, una diminuzione del prezzo relativo dell'attività produce una perdita reale in conto capitale per l'unità che la detiene.

Simmetricamente, un aumento del prezzo relativo di una passività produce una perdita reale in conto capitale su passività mentre una diminuzione del prezzo relativo di una passività produce un guadagno reale in conto capitale su passività.

>SPAZIO PER TABELLA>

>SPAZIO PER TABELLA>

CONTI PATRIMONIALI (IV) (89)

8.60. Lo scopo dei conti patrimoniali è quello di fotografare le attività, le passività e il patrimonio netto delle unità all'inizio e alla fine del periodo contabile, illustrando le variazioni tra i conti patrimoniali. I conti sono i seguenti:

a) conto patrimoniale di apertura (IV.1);

b) conto delle variazioni patrimoniali (IV.2);

c) conto patrimoniale di chiusura (IV.3).

Conto patrimoniale di apertura (IV.1)

8.61. Il conto patrimoniale di apertura registra il valore delle attività e delle passività detenute dalle unità all'inizio del periodo contabile.

Tali elementi sono descritti con l'ausilio della nomenclatura delle attività e delle passività.

La loro valutazione è effettuata ai prezzi correnti all'inizio del periodo contabile.

Il saldo tra attività e passività - ossia il saldo del conto - è il patrimonio netto all'inizio del periodo contabile.

Conto delle variazioni patrimoniali (IV.2)

8.62. Il conto delle variazioni patrimoniali registra le variazioni di valore delle attività e delle passività nel corso del periodo contabile ed aggrega gli importi registrati nei diversi conti della accumulazione, ossia le variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale, le variazioni del patrimonio netto dovute ad altre variazioni di volume delle attività e delle passività e le variazioni del patrimonio netto dovute a guadagni e perdite nominali in conto capitale.

Conto patrimoniale di chiusura (IV.3)

8.63. Il conto patrimoniale di chiusura registra il valore delle attività e delle passività detenute dalle unità alla fine del periodo contabile. Tali elementi sono descritti impiegando la stessa nomenclatura utilizzata nel conto patrimoniale di apertura e sono valutati ai prezzi correnti alla fine del periodo.

Il saldo tra attività e passività costituisce il patrimonio netto alla fine del periodo contabile.

8.64. Il valore di una attività e di una passività nel conto patrimoniale di chiusura equivale alla somma del suo valore nel conto patrimoniale di apertura e dell'importo registrato per tale elemento nel conto delle variazioni patrimoniali.

CONTI DEL RESTO DEL MONDO (V)

8.65. I conti del resto del mondo registrano le operazioni tra unità residenti e non residenti. Il resto del mondo non rappresenta un settore istituzionale a sé stante ma nell'ambito del sistema dei conti assolve una funzione simile a quella di un settore.

8.66. La sequenza dei conti del resto del mondo rispecchia quella generale dei conti dei settori istituzionali:

a) conti delle operazioni correnti;

b) conti della accumulazione;

c) conti patrimoniali.

8.67. Tali conti sono elaborati secondo la visuale del resto del mondo. Pertanto, quella che per il resto del mondo è una risorsa per il totale dell'economia costituisce un impiego e viceversa. Analogamente, una attività finanziaria detenuta dal resto del mondo rappresenta una passività per il totale dell'economia e viceversa (fatta eccezione per l'oro monetario e i diritti speciali di prelievo).

>SPAZIO PER TABELLA>

CONTI DELLE OPERAZIONI CORRENTI

Conto del resto del mondo dei beni e dei servizi (V.I)

8.68. In tal conto, le importazioni di beni e servizi sono registrate nella sezione delle risorse e le esportazioni di beni e servizi nella sezione degli impieghi. La voce a saldo del conto, di importo pari al saldo tra risorse e impieghi, è denominata «saldo degli scambi di beni e servizi con il resto del mondo». Se il saldo è positivo si ha eccedenza per il resto del mondo e disavanzo per il totale dell'economia; il contrario se il saldo è negativo.

8.69. Per coerenza con le misurazioni della produzione delle unità residenti, le importazioni sono valutate a un equivalente del prezzo base, ossia al netto delle imposte sulle importazioni ma al lordo dei contributi alle importazioni.

Le importazioni di beni registrate nel conto del resto del mondo dei beni e dei servizi sono valutate a prezzi fob, ossia alla frontiera del paese esportatore. A prezzi fob sono valutate anche le esportazioni di beni.

Se i servizi di trasporto e assicurazione inclusi nel prezzo fob di impostazione di beni (ossia tra la fabbrica e la frontiera del paese esportatore) sono prestati da unità residenti, essi devono essere inclusi dall'economia che importa i beni nel valore delle esportazioni di servizi. Per contro, allorché i servizi di trasporto e di assicurazione inclusi nel prezzo fob di esportazione di beni sono prestati da unità non residenti, essi devono essere inclusi dall'economia che esporta i beni nel valore delle importazioni di servizi.

Conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti (V.II)

8.70. Lo scopo del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti è quello di determinare il saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo, il quale, nel sistema dei conti, corrisponde al risparmio dei settori istituzionali. Tale conto compendia tutti i conti che per un settore istituzionale vanno dal conto della attribuzione dei redditi primari al conto di utilizzazione del reddito.

8.71. Il conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti presenta, nella sezione delle risorse, il saldo degli scambi di beni e servizi con il resto del mondo. Esso registra anche, nella sezione delle risorse e nella sezione degli impieghi, tutte le operazioni di distribuzione e di redistribuzione che possono riguardare il resto del mondo, fatta eccezione per i trasferimenti in conto capitale.

CONTI DELLA ACCUMULAZIONE DEL RESTO DEL MONDO (V.III)

Conto del capitale (V.III.1)

8.72. Il conto del capitale del resto del mondo registra le acquisizioni, al netto delle cessioni, di attività non finanziarie non prodotte da parte di unità non residenti e misura le variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale.

8.73. La voce a saldo del conto del capitale è costituita dall'accreditamento o dall'indebitamento del resto del mondo. Essa corrisponde, ma con segno opposto, alla somma degli accreditamenti, o degli indebitamenti, dei settori istituzionali residenti.

Conto finanziario (V.III.2)

8.74. La struttura del conto finanziario del resto del mondo è identica a quella del conto finanziario dei settori istituzionali.

Conto delle altre variazioni delle attività e delle passività (V.III.3)

8.75. Come per i settori istituzionali, anche per il resto del mondo sono determinate variazioni del patrimonio netto dovute ad altre variazioni di volume delle attività e delle passività e dovute a guadagni e perdite nominali in conto capitale, con questi ultimi ripartiti in guadagni e perdite reali in conto capitale e guadagni e perdite neutrali in conto capitale.

8.76. La mancanza di attività prodotte nei conti della accumulazione e nei conti patrimoniali del resto del mondo discende dalla convenzione di creare una unità istituzionale fittizia, supponendo che il resto del mondo acquisisca una attività finanziaria. Il contrario vale per le attività detenute in altre economie da unità residenti.

CONTI PATRIMONIALI (V.IV)

8.77. I conti patrimoniali del resto del mondo comprendono attività e passività finanziarie. Essi registrano, nella sezione delle attività, il totale delle acquisizioni, al netto delle cessioni, tra unità non residenti e residenti di oro monetario e di diritti speciali di prelievo.

Tavola 8.16 - Sequenza dei conti del resto del mondo (conto delle operazioni del resto del mondo)

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CONTO DI EQUILIBRIO DEI BENI E SERVIZI (0)

8.78. Lo scopo del conto di equilibrio dei beni e servizi è quello di illustrare, per gruppo di prodotti e per il totale dell'economia, l'utilizzazione dei prodotti disponibili.

8.79. Esso presenta pertanto, per gruppo di prodotti e per il totale dell'economia, le risorse (produzione e importazioni) e gli impieghi di beni e servizi (consumi intermedi, consumi finali, investimenti fissi lordi, variazione delle scorte, acquisizioni meno cessioni di oggetti di valore, esportazioni).

8.80. Poiché la produzione è valutata ai prezzi base e gli impieghi ai prezzi di acquisto, è necessario includere nella sezione delle risorse le imposte al netto dei contributi ai prodotti.

8.81. Gli impieghi sono registrati nella sezione destra del conto di equilibrio dei beni e servizi e le risorse nella sezione sinistra, ossia in ordine inverso rispetto ai conti delle operazioni correnti per i settori istituzionali, dato che i flussi di prodotti constituiscono la contropartita dei flussi monetari.

8.82. Il conto di equilibrio dei beni e servizi è equilibrato per definizione e non presenta pertanto alcuna voce a saldo.

>SPAZIO PER TABELLA>

CONTI ECONOMICI INTEGRATI

8.83. I conti economici integrati forniscono una visione sintetica dei conti di una economia: conti delle operazioni correnti, conti della accumulazione e conti patrimoniali.

Essi riuniscono in una unica tavola i conti di tutti i settori istituzionali, del totale dell'economia e del resto del mondo e bilanciano tutti i flussi e tutte le attività e passività. Essi consentono altresì di rilevare immediatamente gli aggregati.

8.84. Nella tavola dei conti economici integrati, gli impieghi, le attività e le variazioni delle attività sono registrate nella sezione sinistra mentre le risorse, le passività e le variazioni delle passività e del patrimonio netto sono registrate nella sezione destra.

8.85. Per non appesantire la tavola pur fotografando l'intero processo economico, i livelli di aggregazione utilizzati sono i più elevati compatibilmente con la necessità di consentire la comprensione della struttura del sistema.

8.86. Le colonne della tavola rappresentano i settori istituzionali: società non finanziarie, società finanziarie, amministrazioni pubbliche, istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e famiglie. Sono previste anche una colonna per il totale dell'economia, una colonna per il resto del mondo e una colonna che assicura l'equilibrio tra gli impieghi e le risorse dei beni e servizi.

8.87. Le righe della tavola rappresentano le diverse categorie di operazioni, attività e passività, saldi contabili e taluni aggregati.

>SPAZIO PER TABELLA>

AGGREGATI

8.88. Gli aggregati sono indicatori sintetici del risultato dell'attività del totale dell'economia e costituiscono delle grandezze di riferimento fondamentali per l'analisi macroeconomica e per le comparazioni nel tempo e nello spazio.

PRODOTTO INTERNO LORDO (PIL) AI PREZZI DI MERCATO

8.89. Il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato rappresenta il risultato finale dell'attività di produzione delle unità produttrici residenti.

Può essere definito in tre modi:

a) Il PIL è dato dalla somma del valore aggiunto lordo dei diversi settori istituzionali o delle diverse branche di attività economica, più le imposte e meno i contributi ai prodotti (che non sono attribuiti a settori o a branche di attività economica). Esso rappresenta anche la voce a saldo del conto della produzione del totale dell'economia.

b) Il PIL è pari alla somma degli impieghi finali di beni e servizi (consumi finali effettivi e investimenti lordi) da parte delle unità istituzionali residenti, più le esportazioni e meno le importazioni di beni e servizi.

c) Il PIL corrisponde alla somma degli impieghi del conto della generazione dei redditi primari del totale dell'economia (redditi da lavoro dipendente, imposte sulla produzione e sulle importazioni al netto dei contributi, risultato lordo di gestione e reddito misto del totale dell'economia).

8.90. Deducendo dal PIL gli ammortamenti, si ottiene il prodotto interno netto (PIN) ai prezzi di mercato.

RISULTATO DI GESTIONE DEL TOTALE DELL'ECONOMIA

8.91. Il risultato lordo (o netto) di gestione del totale dell'economia corrisponde alla somma dei risultati lordi (o netti) di gestione delle diverse branche di attività economica o dei diversi settori istituzionali.

REDDITO MISTO DEL TOTALE DELL'ECONOMIA

8.92. Il reddito misto lordo (o netto) del totale dell'economia coincide con il reddito misto lordo (o netto) del settore delle famiglie.

REDDITO DA IMPRESA DEL TOTALE DELL'ECONOMIA

8.93. Il reddito lordo (o netto) da impresa del totale dell'economia corrisponde alla somma dei redditi lordi (o netti) da impresa dei diversi settori.

REDDITO NAZIONALE (AI PREZZI DI MERCATO)

8.94. Il reddito nazionale lordo (o netto) (ai prezzi di mercato) rappresenta il totale dei redditi primari percepibili dalle unità istituzionali residenti: redditi da lavoro dipendente, imposte sulla produzione e sulle importazioni al netto dei contributi, redditi da capitale (da percepire meno quelli da corrispondere), risultato (lordo o netto) di gestione e reddito misto (lordo o netto).

Il reddito nazionale lordo (ai prezzi di mercato) equivale al PIL al netto dei redditi primari che le unità residenti corrispondono a unità non residenti, più i redditi primari che le unità residenti percepiscono dal resto del mondo.

Il concetto di reddito nazionale lordo (ai prezzi di mercato) coincide con quello di prodotto nazionale lordo (PNL) (ai prezzi di mercato) come generalmente inteso finora in contabilità nazionale.

Nel SEC 1979, tuttavia, il PNL era calcolato in maniera diversa (90).

Il reddito nazionale non è un concetto di produzione bensì un concetto di reddito che è più significativo se espresso in termini netti, ossia al netto degli ammortamenti.

REDDITO NAZIONALE DISPONIBILE

8.95. Il reddito nazionale disponibile lordo (o netto) è pari alla somma dei redditi disponibili lordi (o netti) dei settori istituzionali. Il reddito nazionale disponibile lordo (o netto) corrisponde al reddito nazionale lordo (o netto) (ai prezzi di mercato) al netto dei trasferimenti correnti (imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc., contributi sociali, prestazioni sociali e altri trasferimenti correnti) a favore di unità non residenti, più i trasferimenti correnti che le unità residenti ricevono dal resto del mondo.

RISPARMIO

8.96. Tale aggregato misura la parte di reddito nazionale disponibile che non è utilizzata per la spesa per consumi finali. Il risparmio nazionale lordo (o netto) è pari alla somma dei risparmi lordi (o netti) dei diversi settori istituzionali.

SALDO DELLE OPERAZIONI CORRENTI CON IL RESTO DEL MONDO

8.97. La voce a saldo del conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti rappresenta l'eccedenza (se è negativa) o il disavanzo (se è positiva) per il totale dell'economia delle sue operazioni correnti (scambi di beni e servizi, redditi primari, trasferimenti correnti) con il resto del mondo.

ACCREDITAMENTO (+) O INDEBITAMENTO (-) DEL TOTALE DELL'ECONOMIA

8.98. L'accreditamento (+), o l'indebitamento (-), del totale dell'economia è pari alla somma degli accreditamenti o degli indebitamenti dei settori istituzionali. Esso rappresenta le risorse nette che il totale dell'economia mette a disposizione del resto del mondo (se di segno positivo) o riceve dal resto del mondo (se di segno negativo). L'accreditamento (+) o l'indebitamento (-) del totale dell'economia coincidono - ma con segno opposto - con l'indebitamento (-) e l'accreditamento (+) del resto del mondo.

PATRIMONIO NETTO DEL TOTALE DELL'ECONOMIA

8.99. Il patrimonio netto del totale dell'economia corrisponde alla somma dei patrimoni netti dei settori istituzionali. Esso rappresenta il valore delle attività non finanziarie del totale dell'economia, al netto del saldo delle attività e passività finanziarie del resto del mondo.

PRESENTAZIONE MATRICIALE

8.100. Nelle precedenti parti del presente capitolo è stata descritta una sequenza di conti a sezioni contrapposte. I concetti e le definizioni del sistema dei conti rendono possibili comunque anche altri metodi di presentazione, i quali forniscono informazioni supplementari e consentono di effettuare analisi di vario tipo.

8.101. La tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici è una matrice largamente utilizzata per fornire informazioni dettagliate, strutturate in maniera coerente, sul flusso di beni e servizi e sulla struttura dei costi di produzione. Tale matrice contiene un maggiore numero di informazioni rispetto ai conti - a sezioni contrapposte - di equilibrio dei beni e servizi, della produzione e della generazione dei redditi primari: ad esempio, la spesa per consumi finali è presentata per gruppo merceologico o branca di origine e i consumi intermedi sono presentati sia per gruppo merceologico o branca di origine sia per gruppo merceologico o branca di destinazione. Correlazioni disaggregate tra tali conti sono ulteriormente sviluppate nelle tavole delle risorse e degli impieghi del SEC attraverso una articolazione della produzione di gruppi di prodotti per branca di attività economica.

8.102. La parte restante della presente sezione è intesa a dimostrare in primo luogo che la sequenza generale dei conti e i saldi contabili possono essere presentati anche in forma matriciale. In tale tavola, tutte le operazioni sono presentate rispettivamente per il totale dell'economia e per il resto del mondo. È incluso inoltre un conto di equilibrio dei beni e servizi aggregato.

8.103. Saranno successivamente esaminati gli scopi generali che una matrice contabile permette di conseguire. Una caratteristica fondamentale è rappresentata dalle grandi possibilità di ampliamento o di sintetizzazione di una siffata matrice in funzione di circostanze ed esigenze specifiche. Infine sarà illustrato il modo in cui tutto questo avviene nella pratica. In particolare, saranno approfonditi i collegamenti tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore attraverso l'introduzione dei conti del lavoro per giungere all'elaborazione di una matrice di contabilità sociale (SAM). Tale matrice consente, tra l'altro, una analisi più integrata delle questioni di politica sociale ed economica, compresa la disoccupazione.

PRESENTAZIONE MATRICIALE DEI CONTI DEL SEC

8.104. La tavola 8.19 riunisce in una matrice la sequenza generale dei conti e i saldi contabili. A questo scopo, i conti della distribuzione primaria del reddito, di utilizzazione del reddito e delle altre variazioni delle attività e delle passività non sono stati suddivisi. Resta inoltre libera la scelta se combinare o meno il conto di redistribuzione del reddito in natura con il conto della distribuzione secondaria del reddito. Infine, è stato inserito un conto che registra il patrimonio netto.

8.105. I dati contenuti nelle tavole della presente sezione corrispondono esattamente all'esempio numerico fornito nella parte precedente del presente capitolo. In tutte le matrici, i riquadri delle caselle contenenti un saldo contabile sono evidenziati in grassetto.

8.106. Una presentazione matriciale consente di rappresentare ogni operazione mediante una unica registrazione e di desumerne la natura della sua posizione. Ogni conto è rappresentato da una coppia riga/colonna; inoltre è applicata la convenzione secondo la quale le risorse sono presentate nelle righe e gli impieghi nelle colonne: ad esempio, i componenti del prodotto interno netto (1 602) sono pagabili dai produttori dell'economia e sono ricevuti nei conti della distribuzione primaria del reddito. La tavola 8.19 illustra tutto questo nella casella (3,2), ossia nella casella all'intersezione della riga 3 e della colonna 2. Dato che tale tavola registra le operazioni con il resto del mondo in un conto separato, le sue voci diagonali - caselle (3,3), (4,4), (5,5), (6,6), (7,7) e (8,8) - contengono soltanto operazioni tra unità istituzionali residenti.

8.107. Ai totali delle righe e delle colonne non è stato attribuito un nome. La principale funzione che essi assolvono nella matrice consiste nel garantire che tutti i conti siano effettivamente pareggiati, ossia che il totale delle registrazioni in entrata (somma delle righe) sia uguale al totale delle registrazioni in uscita (somma delle colonne). Saldi contabili significativi, che collegano conti successivi, possono essere ottenuti soltanto se tale condizione è soddisfatta.

8.108. La riga 1 presenta gli impieghi di beni e servizi ai prezzi di acquisto: consumi intermedi (1 904) nella colonna 2, consumi finali (1 371) nella colonna 5, investimenti lordi (414) nella colonna 7 e esportazioni (536) nella colonna 14.

8.109. Insieme, gli elementi della riga 1 rappresentano il totale degli impieghi di beni e servizi ai prezzi di acquisto (4 225). La colonna 1 presenta le risorse di beni e servizi (ovviamente il totale è pari a 4 225). La produzione (a prezzi base) più le imposte al netto dei contributi ai prodotti (3 728) è presentata all'intersezione con la riga 2. Le importazioni (497) derivano dal conto del resto del mondo dei beni e dei servizi (riga 14).

8.110. La riga 2 presenta la produzione (a prezzi base) più le imposte al netto dei contributi ai prodotti. A causa di tale valutazione, la somma della riga 2 (3 728) e la concomitante somma della colonna 2 includono le imposte al netto dei contributi ai prodotti. Ciò assicura l'incorporazione di tali imposte nel saldo contabile del conto 2, prodotto interno netto (PIN), di cui alla casella (3,2). Nella maggior parte dei casi i saldi contabili possono essere calcolati lordi o netti. Nella matrice in parola tutti i saldi contabili sono presentati netti. Gli ammortamenti (222) sono registrati direttamente nel conto delle acquisizioni di attività non finanziarie (riga 7, colonna 2), sottoconto del conto del capitale.

8.111. La riga 3 illustra la percezione di redditi primari da parte del totale dell'economia: il prodotto interno netto nella casella (3,2), i redditi da capitale da altri settori residenti (341) sulla diagonale e i flussi di redditi primari dal resto del mondo (72) nella casella (3,15). Poiché tale matrice non suddivide i conti della distribuzione primaria del reddito, il valore aggiunto distribuito dai produttori non risulta ripartito tra le diverse categorie di valore aggiunto come avviene invece nel conto della generazione dei redditi primari.

8.112. Oltre alla voce diagonale, la colonna 3 comprende i redditi primari da versare al resto del mondo (41) (casella 15,3) e il saldo contabile - reddito nazionale netto (1 633) - che collega tale conto con il successivo.

8.113. La matrice lascia libera la scelta se combinare o meno il conto di redistribuzione del reddito in natura con il conto della distribuzione secondaria del reddito. Nel caso in cui la redistribuzione del reddito in natura non sia evidenziata, la diagonale include i trasferimenti correnti, tranne i trasferimenti sociali in natura, tra settori residenti (1 096). Tali trasferimenti sono costituiti dalle imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc., dai contributi sociali e dalle prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura, nonché dagli altri trasferimenti correnti. Viceversa, nel caso in cui la redistribuzione del reddito in natura sia incorporata, la diagonale del conto 4 registra anche i trasferimenti sociali in natura; aggregati con gli altri flussi di trasferimenti correnti essi ammontano a 1 315. In entrambi i casi, la riga 4 evidenzia per prima cosa il reddito nazionale netto mentre i trasferimenti correnti dal resto del mondo (10) sono registrati nella casella (4,15). La colonna 4 presenta, oltre alla voce diagonale, i trasferimenti correnti verso il resto del mondo (39) (casella 15,4) mentre il saldo contabile - reddito disponibile netto (corretto) (1 604) - figura nel conto di utilizzazione del reddito disponibile (corretto).

8.114. Se la redistribuzione del reddito in natura è incorporata, il conto 5 corrisponde al conto di utilizzazione del reddito disponibile corretto. In caso contrario, esso corrisponde al conto di utilizzazione del reddito disponibile. A livello aggregato, si tratta soltanto di un problema di terminologia in quanto il totale del reddito disponibile corrisponde al totale del reddito disponibile corretto e il totale della spesa per consumi finali corrisponde al totale dei consumi finali effettivi. Oltre al reddito disponibile, la riga di tale conto presenta sulla diagonale una rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione residenti (11) e nella colonna 15 una rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione non residenti (0). La colonna presenta, oltre ai consumi finali (1 371) e alla voce diagonale, una rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie non residenti sulle riserve dei fondi pensione residenti (0) (casella 15,5) e il saldo contabile - risparmio netto (233) - che è registrato nel primo sottoconto del conto del capitale (conto 6).

8.115. Per il conto del capitale sono stati distinti due sottoconti. In primo luogo, nella riga del conto delle variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale, il risparmio netto è maggiorato dei trasferimenti in conto capitale da ricevere da settori residenti (61) (casella 6,6) e dall'estero (1) (casella 6,16). Nella colonna di tale conto, i trasferimenti in conto capitale da effettuare sono distinti per settori residenti e resto del mondo (4) (casella 16,6). Ciò produce un saldo contabile, variazioni del patrimonio netto dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale (230), che è riportato nel conto delle variazioni patrimoniali (conto 11).

8.116. In secondo luogo, la riga del conto delle acquisizioni di attività non finanziarie presenta gli ammortamenti (casella 7,2), le acquisizioni meno le cessioni di attività non finanziarie non prodotte da parte di unità residenti (0) (casella 7,7) e di unità non residenti (0) (casella 7,17) e le variazioni delle attività dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale (833) (casella 7,12). Ciò consente di determinare l'importo totale a disposizione dei residenti per l'acquisizione di attività. Tale acquisizione è presentata in due fasi: innanzi tutto, l'acquisizione di attività non finanziarie nella colonna del presente conto e, successivamente, l'acquisizione di attività finanziarie (comprese le attività finanziarie del resto del mondo) nella colonna del conto successivo. La colonna del conto 7 comprende pertanto gli investimenti lordi (casella 1,7), la voce diagonale (7,7) sopra descritta, le variazioni delle passività dovute al risparmio e ai trasferimenti in conto capitale (603) (casella 12,7) e il saldo contabile - accreditamento del totale dell'economia (38) - che è registrato nel conto successivo, per le operazioni finanziarie.

8.117. Il conto 8, conto finanziario, si apre con l'accreditamento del totale dell'economia (casella 8,7) e aggiunge le operazioni finanziarie tra settori residenti (553) sulla diagonale, nonché l'incremento netto delle passività con il resto del mondo (50) (casella 8,18). Nella colonna figurano la voce diagonale e l'acquisizione netta di attività finanziarie con il resto del mondo (88) (casella 18,8). Ovviamente, la somma dell'incremento netto delle passività con il resto del mondo e dell'accreditamento del totale dell'economia corrisponde all'acquisizione netta di attività finanziarie con il resto del mondo: anche in tale conto viene pertanto mantenuto l'equilibrio fra i totali delle righe e delle colonne.

8.118. Il conto delle altre variazioni delle attività e delle passività, conto 9, registra, sulla riga, le variazioni delle attività dovute ad altre variazioni (379) (casella 9,12) e, nella colonna, le variazioni delle passività dovute ad altre variazioni (74) (casella 12,9) e il saldo contabile - variazioni del patrimonio netto dovute ad altre variazioni (305) (casella 11,9).

8.119. Gli ultimi quattro conti del totale dell'economia si riferiscono ai conti patrimoniali e alle relative variazioni. In primo luogo, il conto patrimoniale di apertura presenta, sulla riga, lo stock di attività di apertura (16 714) (casella 10,12) e, nella colonna, lo stock di passività di apertura (6 298) (casella 12,10) e il patrimonio netto di apertura (10 416) (casella 13,10). Il conto delle variazioni patrimoniali registra poi sulla riga (caselle 11,6 e 11,9) entrambi i componenti di tali variazioni e nella colonna (casella 13,11) il totale delle variazioni del patrimonio netto (535). Il conto patrimoniale di chiusura presenta sulla riga lo stock di passività di apertura (casella 12,10), entrambi i componenti delle variazioni delle passività (caselle 12,7 e 12,9) e il patrimonio netto di chiusura (10 951) (casella 12,13). Ovviamente, la somma di tali elementi corrisponde allo stock di attività di chiusura, ugualmente indicato nella colonna di tale conto: lo stock di attività di apertura (casella 10,12) più entrambi i componenti delle variazioni delle attività (caselle 7,12 e 9,12). Infine, il conto supplementare per il patrimonio netto evidenzia, sulla riga, il patrimonio netto di apertura (casella 13,10) e il totale delle variazioni del patrimonio netto (casella 13,11) e, nella colonna, il patrimonio netto di chiusura (casella 12,13).

8.120. Per il resto del mondo sono stati inclusi gli stessi conti previsti per il totale dell'economia benché in una forma leggermente più aggregata. In primo luogo, il conto del resto del mondo dei beni e dei servizi presenta, sulla riga, le importazioni da parte del totale dell'economia (casella 14,1) e, nella colonna, le esportazioni (casella 1,14) e il saldo contabile (casella 15,14) - saldo degli scambi di beni e servizi con il resto del mondo (-39). Si noti che tutte le voci contabili dei conti del resto del mondo sono presentati nell'ottica del resto del mondo. Per ottenere i corrispondenti aggregati per il totale dell'economia occorre quindi invertire il segno.

8.121. In secondo luogo, il conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti registra il saldo contabile del conto precedente e inoltre i redditi primari, i trasferimenti correnti e la rettifica per variazione dei diritti netti delle famiglie sulle riserve dei fondi pensione rispettivamente verso e dal resto del mondo. Tali voci sono già state esaminate in precedenza. Il saldo che si ottiene è il saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo (-41), presentato nella casella (16,15).

8.122. Anche il conto del capitale del resto del mondo è stato suddiviso in due sottoconti: un primo sottoconto per il saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo, i trasferimenti in conto capitale verso e dal resto del mondo e, quale voce a saldo, le variazioni della posizione finanziaria netta del resto del mondo dovute al saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo e ai trasferimenti in conto capitale (-38) (casella 21,16); un altro sottoconto per le variazioni delle attività dovute al saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo e ai trasferimenti in conto capitale (50) (casella 17,22), le acquisizioni meno le cessioni di attività non finanziarie non prodotte da parte di unità non residenti (casella 7,17), le variazioni delle passività dovute al saldo delle operazioni correnti con il resto del mondo e ai trasferimenti in conto capitale (88) (casella 22,17) e, quale voce a saldo, l'accreditamento del resto del mondo (-38), trasferito al conto successivo.

8.123. Il conto finanziario presenta, sulla riga, l'acquisizione netta di attività finanziarie con il resto del mondo (casella 18,8) e l'accreditamento del resto del mondo (casella 18,17) nonché, nella colonna, l'incremento netto delle passività con il resto del mondo (casella 8,18). Il conto delle altre variazioni delle attività e delle passività presenta, sulla riga, le variazioni delle attività (7) (casella 19,22) e, nella colonna, le variazioni delle passività (3) (casella 22,19) nonché il saldo contabile, variazioni della posizione finanziaria netta del resto del mondo dovute ad altre variazioni (4) (casella 21,19).

8.124. Infine, i conti patrimoniali del resto del mondo sono analoghi a quelli del totale dell'economia. Gli elementi non ancora menzionati in precedenza sono: lo stock di apertura delle attività del resto del mondo (573) (casella 20,22), lo stock di apertura delle passività del resto del mondo (297) (casella 22,20), la posizione finanziaria netta di apertura del resto del mondo nei confronti del totale dell'economia (276) (casella 23,20), il totale delle variazioni della posizione finanziaria netta del resto del mondo (-34) (casella 23,21) e la posizione finanziaria di chiusura del resto del mondo nei confronti del totale dell'economia (242) (casella 22,23).

8.125. Successivamente, tale matrice di formato ridotto può essere disaggregata per presentare la sequenza generale dei conti, comprese informazioni dettagliate sugli operatori e sulle categorie di operazioni. Tuttavia, le potenzialità della contabilità matriciale possono essere sfruttate appieno non già allorché tutti i conti sono dettagliati nello stesso modo, bensì allorquando per ciascun conto viene selezionata la nomenclatura più pertinente. Tale aspetto è esaminato più ampiamente nella sottosezione che segue.

PROPRIETÀ DELLE MATRICI CONTABILI

8.126. Ciascun dato registrato in una matrice aggregata come la tavola 8.19 può essere considerato come il totale di una sottomatrice in cui sono presentate le categorie di operatori partecipanti all'inizio e alla fine della serie di operazioni in considerazione. Una opzione molto utile in una presentazione matriciale dei conti è costituita dal fatto che tipi diversi di operatori e di loro insiemi possono essere selezionati in ciascun conto senza inficiare la coerenza e l'integrazione del sistema contabile generale. Ciò significa che è possibile applicare un principio di partecipazione multipla e di settorizzazione multipla scegliendo in ciascun conto l'unità e la nomenclatura di unità più pertinenti con riguardo alla serie di flussi economici in considerazione.

8.127. In teoria, ciascun conto può essere ripartito in due modi molto diversi: suddividendo il totale dell'economia in insiemi di unità oppure distribuendo le categorie di operazioni presentate in un conto tra diversi sottoconti. Ad esempio, una suddivisione del totale dell'economia nei primi cinque conti potrebbe avvenire come segue:

a) individuazione dei prodotti nel conto di equilibrio dei beni e servizi e loro classificazione per gruppi di prodotti;

b) individuazione delle unità di attività economica a livello locale nel conto della produzione e loro classificazione per branca di attività economica;

c) individuazione delle unità istituzionali nei conti della distribuzione primaria e secondaria del reddito e nel conto di utilizzazione del reddito e loro classificazione per (sotto)settori istituzionali.

8.128. Tali articolazioni presentano due grandi conseguenze. In primo luogo, per tutte le categorie di operazioni individuate in una unica casella di tali conti, risulta evidenziato quale insieme di unità è intervenuto in uno scambio e con quale controparte. In secondo luogo, le interrelazioni tra diversi flussi economici sono evidenziate tramite dettagliate classificazioni incrociate. Nell'esempio riportato nel precedente paragrafo un semplice flusso circolare del reddito è presentato, a livello mesoeconomico, attraverso le seguenti corrispondenze:

a) la sottomatrice (3,2) illustra quale sottosettore istituzionale riceve valore aggiunto netto e da quali branche di attività economica esso proviene;

b) le sottomatrici (4,3) e (5,4) indicano quali sottosettori istituzionali ricevono reddito primario e reddito disponibile e da quali sottosettori tali redditi provengono (ovviamente, nei conti della distribuzione del reddito e nel conto di utilizzazione del reddito possono essere impiegate nomenclature diverse e quindi tali sottomatrici non sono più diagonali);

c) la sottomatrice (1,5) illustra quale gruppo di prodotti è consumato e da quali sottosettori istituzionali;

d) la sottomatrice (2,1) permette di individuare quali branche di attività economica producono un certo gruppo di prodotti.

8.129. Nel redigere una siffata matrice, è opportuno concepire una struttura contabile pertinente con le applicazioni previste, selezionando successivamente in ciascun conto le unità e le nomenclature di unità più appropriate. Nella pratica si tratta, tuttavia, di un processo interattivo. Si supponga, ad esempio, che esista una categoria di operazioni per la quale sono noti soltanto i totali delle riscossioni e dei versamenti degli operatori (i totali delle righe e delle colonne di una sottomatrice) e non quali operatori hanno effettuato pagamenti e quali li hanno percepiti (la struttura interna della sottomatrice). Tale problema può essere risolto introducendo un conto fittizio non ripartito.

8.130. Tra le proprietà generali di una presentazione matriciale dei conti si possono citare le seguenti:

a) una presentazione matriciale dettagliata è adatta a un trattamento matematico utilizzando l'algebra matriciale; ciò può essere utile anche in sede di quadratura dei conti;

b) una matrice dettagliata presenta una ripartizione simultanea delle operazioni interrelate tra unità versanti e riceventi; di conseguenza, essa rappresenta un formato appropriato per evidenziare, a livello mesoeconomico, le interrelazioni tra flussi economici; sono inclusi i flussi che comprendono due diversi tipi di unità (ad esempio, la spesa per consumi finali per diverse categorie di beni e servizi di numerosi sottosettori di famiglie);

c) per una serie di conti che ripartiscono le operazioni per unità versanti e unità riceventi, una presentazione matriciale risulta più concisa di altri metodi di presentazione: il pagamento da parte di una unità e la percezione da parte di un'altra unità implicate in ogni operazione sono rappresentati con una unica registrazione.

8.131. Una matrice aggregata per il totale dell'economia può servire da tavola di riferimento per tavole successive più dettagliate. Non appena il lettore è iniziato a una presentazione dettagliata di parti del sistema dei conti (tavole delle risorse e degli impieghi, conti per settore, ecc.), la relazione delle sottomatrici dettagliate con la matrice aggregata dovrebbe risultare chiara attraverso un sistema di codici. Il formato matriciale è particolarmente vantaggioso allorché non sia possibile od opportuno presentare una classificazione altrettanto dettagliata in tutti i conti del sistema.

8.132. La presentazione matriciale costituisce un valido strumento di valutazione della flessibilità del sistema dei conti. Ad esempio si possono ulteriormente elaborare le interrelazioni tra gli aspetti sociali ed economici del sistema dei conti pervenendo all'elaborazione di una matrice di contabilità sociale. L'approccio a siffatta matrice è illustrato qui di seguito.

ADEGUAMENTO DELLA MATRICE DI FORMATO RIDOTTO AD ANALISI DI TIPO SPECIFICO

8.133. Le tavole delle risorse e degli impieghi optano per una classificazione su righe e colonne che rappresenta la soluzione più idonea per descrivere i processi economici in questione, ossia i processi di produzione e di utilizzo dei prodotti. Tuttavia, tali matrici non comprendono le interrelazioni tra valore aggiunto e spesa finale. Ampliando una tavola delle risorse e degli impieghi o una tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici, per evidenziare l'intero flusso circolare del reddito a livello mesoeconomico, si ottiene una caratteristica essenziale di una matrice di contabilità sociale (SAM).

8.134. Per matrice di contabilità sociale si intende una matrice, in cui sono presentati i conti del SEC, che elabora i collegamenti tra una tavola delle risorse e degli impieghi e i conti per settore. Tali matrici sono normalmente incentrate sul ruolo delle persone nell'economia, ruolo che può essere evidenziato, tra l'altro, da ulteriori ripartizioni del settore delle famiglie e da una rappresentazione disaggregata dei mercati del lavoro (ossia, individuando diverse categorie di occupati).

8.135. Il livello e la composizione dell'occupazione e della disoccupazione costituiscono importanti aspetti sociali. Una matrice di contabilità sociale fornisce normalmente informazioni supplementari su tale materia attraverso una suddivisione dei redditi da lavoro dipendente per tipo di persone occupate. Tale suddivisione si applica sia all'impiego del lavoro per branca di attività economica, come evidenziato nelle tavole delle risorse e degli impieghi, sia alle risorse di lavoro per sottoinsieme socioeconomico, come evidenziato nel conto della attribuzione dei redditi primari per le famiglie. Ne consegue che la matrice presenta non soltanto le risorse e gli impieghi di diversi gruppi merceologici ma altresì le risorse e gli impieghi di diverse categorie di servizi di lavoro.

8.136. La classificazione delle persone occupate (indipendenti) può basarsi su una combinazione di caratteristiche generali e di caratteristiche connesse al lavoro: sesso, livello di istruzione, età e luogo di residenza, da un lato, e professione, tipo di lavoro (a tempo pieno/part-time, permanente/temporaneo) e regione e sottosettore di occupazione, dall'altro. Un'altra considerazione dovrebbe essere quella che le modifiche all'interno di un gruppo delle variazioni relative di salario sono inferiori alle modifiche tra gruppi. Una classificazione per branca di attività economica di occupazione è secondaria in quanto ciò è già evidenziato nella matrice di contabilità sociale dalla classificazione incrociata del valore aggiunto.

8.137. Dovrebbero essere distinte sia le persone residenti occupate presso imprese non residenti sia le persone non residenti che lavorano presso imprese residenti più i lavoratori dipendenti che lavorano temporaneamente all'estero. In tal modo l'occupazione può essere stimata calcolando il numero di unità (nazionali) di persone occupate. Evidentemente, ciò comprende i lavoratori indipendenti, per i cui input di lavoro può essere poi estrapolata una retribuzione imputata dal resto del reddito misto netto nella matrice di contabilità sociale.

8.138. In particolare, mettendo a confronto i redditi da lavoro di tutte le persone occupate come evidenziato nella SAM con una ripartizione di tali redditi in ore lavorate e salario orario medio e con l'offerta potenziale di lavoro per

Tavola 8.19 - Presentazione matriciale della sequenza dei conti e dei saldi contabili del totale dell'economia

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

tipo di persone e di insiemi di famiglie (espressa in equivalenti a tempo pieno) si ottengono informazioni dettagliate sulla composizione della disoccupazione e un indicatore aggregato («disoccupazione equivalente a tempo pieno») che risulta coerente, sotto il profilo sia concettuale sia numerico, con gli altri indicatori macroeconomici, i quali possono anche essere tratti dalla matrice di contabilità sociale. Inoltre, giustapponendo il censimento delle persone occupate (esclusi gli stranieri) e la forza lavoro potenziale in tale serie di dati si ottiene la disoccupazione quale è definita convenzionalmente.

8.139. A questo stadio, è forse utile elaborare una matrice di contabilità sociale chiarificatrice. A tale scopo, la tavola 8.20 esemplifica la struttura di una matrice di contabilità sociale che registra tutte le operazioni individuate nel sistema dei conti (ossia tutti i flussi ad eccezione delle «altre variazioni delle attività e delle passitività»). La principale novità riguarda un nuovo significato attribuito al conto della generazione dei redditi primari al fine di facilitare un collegamento tra analisi dettagliate sul mercato del lavoro e conti nazionali. La SAM aggregata qui presentata è da intendersi come una tavola sintetica cui possono far riferimento tavole successive più dettagliate. Nei titoli delle righe e delle colonne sono indicati tra parentesi i possibili tipi di classificazione in ciascun conto.

8.140. La sequenza dei conti in tale matrice è la stessa della tavola 8.19. La trasformazione di tale matrice nella matrice di contabilità sociale aggregata qui presentata implica:

a) la soppressione del conto delle altre variazioni delle attività e delle passività, del conto patrimoniale di apertura, del conto delle variazioni patrimoniali, del conto patrimoniale di chiusura e del conto del patrimonio netto, sia del totale dell'economia sia del resto del mondo, nonché la soppressione del conto finanziario del resto del mondo;

b) la suddivisione dei conti della distribuzione primaria del reddito e del secondo sottoconto del conto del capitale;

c) la combinazione di entrambi i sottoconti del conto del capitale (esclusi gli investimenti fissi) e la combinazione del conto del resto del mondo dei beni e dei servizi con il conto del resto del mondo dei redditi primari e dei trasferimenti correnti.

8.141. Le prime due righe e colonne della tavola 8.20 contengono una versione aggregata della tavola delle risorse e degli impieghi, qui esplicitamente collegata con gli altri conti del sistema. Si noti che sono state riprese le righe e le colonne della tavola delle risorse (casella II,I).

8.142. Il terzo conto registra la generazione dei redditi e assolve una importante funzione. Esso è classificato per categoria di input primari: (1) redditi da lavoro di diverse categorie di lavoratori dipendenti, (2) altre imposte al netto dei contributi alla produzione, (3) risultato netto di gestione e (4) reddito misto netto.

8.143. Il conto comprende le operazioni tra due diversi tipi di unità. In particolare ciò si riferisce ai redditi da lavoro dipendente, registrati come operazione (lavoro in cambio di retribuzione) tra una unità istituzionale (datore di lavoro) e una persona (lavoratore dipendente). In tale matrice di contabilità sociale, le persone occupate sono considerate unità distinte che percepiscono redditi da lavoro dipendente nel conto della generazione dei redditi primari e distribuiscono tali redditi alle rispettive famiglie nel conto della attribuzione dei redditi primari. Tali unità sono successivamente classificate in insiemi di persone occupate (indipendenti). Tale rappresentazione serve a integrare le analisi del mercato del lavoro e i conti nazionali.

8.144. Il risultato di gestione e il reddito misto (residui) restano presso l'unità di produzione ma la classificazione delle unità di produzione non deve necessariamente coincidere con quella del conto della produzione. Talune classificazioni per sottosettore istituzionale sono infatti specifiche per il risultato di gestione e il reddito misto. Ciò implica una classificazione incrociata di tali componenti del valore aggiunto per branca d'attività economica e sottosettore istituzionale nella matrice di contabilità sociale.

8.145. Poiché il saldo della casella (III,II) corrisponde al totale del valore aggiunto nazionale, le categorie di input primari comprendono tutti gli occupati presso le imprese residenti. Nella colonna III, i redditi da lavoro dipendente dei non residenti occupati presso imprese residenti sono quindi trasferiti al resto del mondo. Un saldo contabile nazionale significativo si ottiene nel conto III soltanto se sono preventivamente aggiunti i redditi da lavoro dei residenti occupati presso imprese non residenti. Ciò avviene nella riga III e a questo scopo può essere creata una categoria distinta comprendente i residenti occupati presso imprese non residenti. Un vantaggio supplementare derivante dall'introduzione di tale categoria è costituito dal fatto che ciò facilita la stima dell'occupazione quale è definita convenzionalmente.

8.146. Da quanto precede discende che il conto della generazione dei redditi primari è chiuso con un nuovo saldo contabile (1 473), intermedio tra il totale del valore aggiunto netto e il reddito nazionale netto. Tale saldo contabile, denominato totale del reddito generato netto, a prezzi base, evidenzia il totale dei redditi guadagnati dalle unità istituzionali residenti a motivo dell'esercizio dell'attività di produzione.

8.147. Il conto della attribuzione dei redditi primari di una matrice di contabilità sociale dettagliata presenta i redditi da lavoro delle famiglie come contributi di uno o più componenti della famiglia in qualità di lavoratori dipendenti o indipendenti. Tra l'altro, ciò indica in quale misura ciascun insieme di famiglie dipenda da fonti molteplici di redditi (da lavoro). A parte ciò, le categorie di operazioni nei conti della distribuzione e di utilizzazione del reddito sono le stesse della tavola precedente.

8.148. Nell'elaborare tale matrice di contabilità sociale, il conto finanziario e il conto del capitale sono stati combinati, con il conto finanziario classificato non per settore istituzionale bensì per tipo di attività finanziaria. Di conseguenza, una disaggregazione di tale SAM indicherebbe, per sottosettore istituzionale, sia l'acquisizione, al netto delle cessioni, di diversi tipi di attività finanziarie (casella IX,VII) sia l'incremento, al netto dei rimborsi, di diversi tipi di passività (casella VII,IX). Tali due categorie di operazioni sono state combinate nella misura in cui è coinvolto il resto del mondo. Lo scopo è quello di includere il saldo contabile «accreditamento» nella tavola 8.20, sebbene con segno inverso, allorché è visto nell'ottica dell'economia nazionale (casella IX,XI).

8.149. Una parte considerevole del totale delle variazioni di volume del patrimonio netto è probabilmente costituita da incrementi del capitale fisso. Qualora esista un particolare interesse per la dinamica di una economia, è importante osservare in quali branche di attività economica la capacità di produzione ha presentato una espansione. È questo lo scopo del conto degli investimenti fissi (conto VIII) inserito in tale matrice di contabilità sociale. Una tavola più dettagliata evidenzierebbe:

a) sulle righe di tale conto, chi investe e dove si investe (casella VIII,VII);

b) nelle colonne di tale conto, dove e in che cosa si investe (casella I,VIII).

In questo caso, chi investe è un sottosettore istituzionale, il «dove si investe» si riferisce a una branca di attività economica e l'oggetto dell'investimento si riferisce a un gruppo di prodotti. Attraverso tale conto degli investimenti fissi la matrice di contabilità sociale evidenzia, a livello mesoeconomico, le correlazioni esistenti tra gli investimenti fissi per settore istituzionale, quali sono presentati nel conto del capitale, e gli investimenti fissi per gruppo di prodotti, quali appaiono nelle tavole delle risorse e degli impieghi.

8.150. La tavola 8.21 è intesa a illustrare quale tipo di informazioni può essere ricavato da una matrice di contabilità sociale più dettagliata. Essa è diretta a presentare:

a) Il flusso circolare del reddito, inclusa una ripartizione dei redditi da lavoro tra alcune categorie di occupati; ciò permette una analisi più dettagliata della correlazione tra valore aggiunto delle branche di attività economica e reddito primario di sottoinsiemi di famiglie;

b) l'interdipendenza tra la distribuzione del reddito e la struttura della produzione; tra l'altro, ciò si ricollega alle difformi strutture della domanda di diversi sottoinsiemi di famiglie;

c) la ripartizione sottosettoriale del risparmio, compresa una suddivisione degli investimenti fissi per branca investitrice; ciò consente una analisi più dettagliata della relazione tra gli investimenti fissi dei sottosettori e gli investimenti fissi per gruppo di prodotti.

Per semplicità, il numero dei gruppi in ciascun conto è ridotto al minimo. Ovviamente, una SAM completa dovrebbe comprendere più categorie per conto.

8.151. Poiché una matrice di contabilità sociale integra sia i flussi di reddito e di spesa sia le tavole delle risorse e degli impieghi a livello mesoeconomico, essa può consentire la stima di una ampia serie di conti. L'approccio matriciale si rivela particolarmente utile allorché si vogliano combinare informazioni dettagliate, ad esempio, sulla produzione e il commercio internazionale con dati di base provenienti, ad esempio, da una indagine sulle forze di lavoro, una indagine sui bilanci di famiglia e una indagine sugli investimenti per branca di attività economica. Inoltre, l'introduzione di conti in una struttura SAM implica che per pareggiarli può essere applicata l'algebra matriciale.

8.152. L'integrazione di un maggior numero di dati di base offre la possibilità di monitorare e analizzare in maniera interrelata un maggior numero di problematiche. In particolare, grazie a una matrice di contabilità sociale è possibile esaminare la relazione tra vari aspetti dell'occupazione e della distribuzione del reddito e obiettivi maggiormente orientati verso la macroeconomia come la crescita del prodotto interno netto, l'equilibrio della bilancia dei pagamenti, livelli dei prezzi stabili, ecc. Inoltre, la matrice di contabilità sociale elabora una struttura e fornisce dati coerenti (per anno base) per modelli (di equilibrio generale) a livello dell'economia con nomenclature dettagliate di operatori, comprese le branche di attività economica, tipi di lavoro e sottoinsiemi di famiglie.

8.153. La tavola 8.22 illustra una parte delle informazioni contenute in una matrice di contabilità sociale completa. Essa osserva il totale del valore aggiunto netto - la casella (3,2) della tavola aggregata 8.20 - attraverso una lente di ingrandimento. Al fine di facilitare il riferimento incrociato con la tavola delle risorse e degli impieghi, le branche di attività economica sono classificate soltanto per sezioni NACE. I redditi da lavoro per sesso sono ripartiti per categoria professionale e luogo di residenza del lavoratore. Il risultato netto di gestione è presentato secondo il (sotto)settore dell'impresa cui lo stabilimento appartiene e il reddito misto netto secondo l'ubicazione dell'impresa famiglia. In tale esempio, il reddito misto comprende ancora una retribuzione imputata per il lavoro svolto dai lavoratori indipendenti. Ovviamente, i dati di tale tavola si sommano ai totali delle tavole 8.20 e 8.21. Ad esempio, il totale del valore aggiunto netto figura nell'angolo in basso a destra.

8.154. Tra le informazioni supplementari che possono essere ottenute da una siffatta tavola figurano:

a) la quota di reddito da lavoro femminile per branca di attività economica e regione;

b) il grado di concentrazione di redditi da lavoro femminile in una certa categoria professionale, per branca di attività economica e regione;

c) la composizione del reddito da lavoro per professione in ciascuna branca di attività economica e regione, per entrambi i sessi;

d) l'articolazione regionale dei redditi misti per branca di attività economica;

e) l'incidenza delle imprese pubbliche e delle società sotto controllo estero sul risultato di gestione di ciascuna branca di attività economica.

8.155. In tale tavola, le informazioni dettagliate circa i redditi da lavoro dipendente sono tratte dalle statistiche del lavoro; la loro integrazione in una struttura di contabilità nazionale migliorerà la pertinenza come pure l'attendibilità tanto di tale fonte quanto dei conti nazionali.

I redditi da lavoro quali sono presentati in tale tavola possono essere scissi in una componente di volume e una componente di prezzo per tipo di lavoro e branca di attività economica: rispettivamente, occupazione equivalente a tempo pieno e salario (equivalente a tempo pieno ponderato). A parte ciò, una matrice di contabilità sociale completa comprende anche una tavola che presenta la ripartizione di tali redditi da lavoro e della relativa occupazione tra gli insiemi di famiglie. Operazioni simili potrebbero essere presentate per i redditi da lavoro imputati dei lavoratori indipendenti.

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.8

Una serie di dati contenenti una stima del reddito da lavoro imputato delle unità di lavoratori indipendenti come pure una ripartizione di tutti i redditi da lavoro in una componente di volume e in una componente di prezzo fornisce dati dettagliati sul lavoro che risultano utili per qualsiasi tipo di analisi e che sono direttamente collegati a tutti gli aggregati macroeconomici importanti, compresa l'occupazione (ossia il numero totale di unità di persone occupate) e l'occupazione equivalente a tempo pieno (ossia il volume totale degli input di lavoro).

>SPAZIO PER TABELLA>

Tavola 8.21 - Esempio di matrice di contabilità sociale più dettagliata

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Tavola 8.22 - Esempio di sottomatrice dettagliata: valore aggiunto netto (prezzi base)

>

RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

CAPITOLO 9

QUADRO DELLE INTERDIPENDENZE TRA GLI OPERATORI ECONOMICI

9.01. Il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici comprende tre tipi di tavole:

a) tavole delle risorse e degli impieghi;

b) tavole di collegamento tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore;

c) tavole delle interdipendenze tra gli operatori economici (input-output) simmetriche.

9.02. Le tavole delle risorse e degli impieghi sono matrici per branca di attività economica e per prodotto che descrivono dettagliatamente i processi di produzione interni e le operazioni sui prodotti dell'economia nazionale. Le tavole presentano:

a) la struttura dei costi di produzione e il reddito generato dai processi di produzione;

b) i flussi di beni e servizi prodotti nell'ambito dell'economia nazionale;

c) i flussi di beni e servizi con il resto del mondo.

9.03. Una tavola delle risorse presenta le risorse di beni e servizi per prodotto e per tipo di fornitore, distinguendo tra produzione delle branche interne e importazioni. Un esempio semplificato di una tavola delle risorse è costituito dalla tavola 9.1.

Tavola 9.1 - Tavola semplificata delle risorse

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Risorse

Branche di attività economica

Resto del mondo

Totale

(1)

(2)

(3)

Prodotti

(1)

Produzione per prodotto e per branca

Importazioni per prodotto

Totale delle risorse per prodotto

Totale

(2)

Totale della produzione per branca

Totale delle importazioni

Totale delle risorse

>FINE DI UN GRAFICO>

9.04. Una tavola degli impieghi presenta gli impieghi dei beni e servizi per prodotto e per tipo di impiego: consumi intermedi (per branca di attività economica), consumi finali, investimenti lordi ed esportazioni. Inoltre, la tavola illustra i componenti del valore aggiunto lordo: redditi da lavoro dipendente, altre imposte al netto dei contributi alla produzione, reddito misto netto, risultato netto di gestione e ammortamenti. Un esempio semplificato di tavola degli impieghi è costituito dalla tavola 9.2.

Tavola 9.2 - Tavola semplificata degli impieghi

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Impieghi

Branche di attività economica

Resto del mondo

Consumi finali

Investimenti lordi

Totale

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

Prodotti

(1)

Consumi intermedi per prodotto e per branca

Esportazioni

Spesa per consumi finali

Investimenti lordi

Totale degli impieghi per prodotto

Componenti del valore aggiunto

(2)

Valore aggiunto per componente e per branca

Totale

(3)

Totale degli input per branca

>FINE DI UN GRAFICO>

9.05. Fra la tavola delle risorse e quella degli impieghi sussistono due tipi di uguaglianze (purché le risorse e gli impieghi siano valutati in maniera coerente, cfr. tavole 9.5 e 9.6).

a) Uguaglianza per branca di attività economica: Produzione per branca = Input per branca.

Nella tavola semplificata delle risorse e degli impieghi, ciò implica che il vettore riga nella casella (2,1) della tavola 9.1 deve essere uguale a quello nella casella (3,1) della tavola 9.2.

Pertanto, per ogni branca di attività economica si ha:

Produzione = Consumi intermedi + Valore aggiunto.

b) Uguaglianza per prodotto: Totale delle risorse per prodotto = Totale degli impieghi per prodotto.

Nelle tavole semplificate, il vettore colonna nella casella (1,3) della tavola 9.1 deve essere uguale al vettore colonna nella casella (1,5) della tavola 9.2.

Pertanto, per ciascun prodotto si ha:

Produzione + Importazioni = Consumi intermedi + Esportazioni + Spesa per consumi finali + Investimenti lordi.

Queste uguaglianze per branca e per prodotto possono essere utilizzate per verificare e perfezionare la coerenza e la completezza delle stime (cfr. paragrafo 9.11).

9.06. Le tavole delle risorse e degli impieghi costituiscono la base di tutte le tavole compilate per branca di attività economica: ad esempio, le tavole in materia di occupazione, investimenti fissi lordi e stock di capitale.

9.07. Le tavole delle risorse e degli impieghi comprendono tutti i flussi dei seguenti conti:

a) il conto di equilibrio dei beni e servizi;

b) il conto della produzione;

c) il conto della generazione dei redditi primari.

9.08. Una tavola delle risorse ed una tavola degli impieghi possono anche essere combinate e presentate sotto forma di una tavola unica, aggiungendo, per la produzione e le importazioni, due righe ed una colonna alla tavola degli impieghi (cfr. tavola 9.3). Si noti che nella tavola 9.3 sono state trasferite le righe e le colonne della tavola delle risorse di cui al paragrafo 9.03.

Tavola 9.3 - Tavola combinata delle risorse e degli impieghi (versione semplificata)

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Prodotti

Branche di attività economica

Resto del mondo

Consumi finali

Investimenti lordi

Totale

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

(6)

Prodotti

(1)

-

Consumi intermedi

Esportazioni

Spesa per consumi finali

Investimenti lordi

Totale degli impieghi per prodotto

Branche di attività economica

(2)

Produzione

-

-

-

-

Totale della produzione per branca

Componenti del valore aggiunto

(3)

-

Valore aggiunto

Resto del mondo

(4)

Importazioni

-

Totale

(5)

Totale delle risorse per prodotto

Totale degli input per branca

>FINE DI UN GRAFICO>

9.09. Una tavola delle interdipendenze simmetrica è una matrice prodotto per prodotto o branca per branca che descrive dettagliatamente i processi di produzione interni e le operazioni sui prodotti dell'economia nazionale. Una tavola delle interdipendenze simmetrica permette di riunire in una unica tavola le risorse e gli impieghi. Tuttavia, vi è una importante differenza concettuale fra una tavola delle interdipendenze simmetrica e una tavola combinata delle risorse e degli impieghi: nella tavola delle risorse e degli impieghi, le statistiche mettono in relazione prodotti e branche di attività economica, mentre, nella tavola delle interdipendenze settoriali simmetrica, le statistiche mettono in correlazione prodotti con prodotti o branche con branche. Pertanto, in una tavola delle interdipendenze simmetrica viene utilizzata, tanto per le righe quanto per le colonne, o una classificazione per prodotto o una classificazione per branca di attività economica (cfr. tavola 9.4).

Tavola 9.4 - Versione semplificata di tavola delle interdipendenze simmetrica (prodotto per prodotto)

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Prodotti

Resto del mondo

Spesa per consumi finali

Investimenti lordi

Totale

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

Prodotti

(1)

Consumi intermedi

Esportazioni

Spesa per consumi finali

Investimenti lordi

Totale degli impieghi per prodotto

Componenti del valore aggiunto

(2)

Valore aggiunto

-

-

-

-

Resto del mondo

(3)

Importazioni

-

-

-

-

Totale

(4)

Totale delle risorse per prodotto

-

-

-

Totale delle risorse = Totale degli impieghi

>FINE DI UN GRAFICO>

9.10. La maggior parte delle informazioni statistiche che possono essere ottenute dalle unità di produzione illustrano quali tipi di prodotti esse hanno prodotto/venduto e, normalmente in misura meno dettagliata, quali tipi di prodotti esse hanno acquistato/impiegato. Il formato delle tavole delle risorse e degli impieghi è concepito per accogliere questo tipo di informazioni statistiche (branca per prodotto). Per contro, solo raramente sono disponibili informazioni del tipo «prodotto per prodotto» oppure «branca per branca», quali sono richieste dalla tavola delle interdipendenze simmetrica. Ad esempio, le indagini sulle branche di attività economica solitamente forniscono informazioni sul tipo di prodotti impiegati e sui beni e servizi prodotti. Di norma, tuttavia, non è possibile raccogliere informazioni sugli input in termini di prodotti e di componenti del valore aggiunto per ciascun prodotto. In teoria, la contabilità di una impresa dovrebbe ripartire tutti i costi tra i diversi tipi di prodotti e, contemporaneamente, fornire la composizione dei consumi intermedi per tipo di prodotto. Nella pratica, le informazioni organizzate sotto forma di tavole delle risorse e degli impieghi costituiscono perciò un utile punto di partenza per l'elaborazione delle informazioni più analitiche necessarie alla costruzione delle tavole delle interdipendenze simmetriche. Le informazioni «branca per prodotto» delle tavole delle risorse e degli impieghi possono essere convertite in statistiche «prodotto per prodotto» o «branca per branca» con l'aggiunta di ulteriori informazioni statistiche sulla struttura degli input o ipotizzando strutture di input costanti per prodotto o per branca (cfr. paragrafi 9.54-9.60).

9.11. Le tavole delle risorse e degli impieghi possono essere utilizzate per scopi tanto statistici quanto analitici.

Le più importanti utilizzazioni statistiche sono:

a) individuazione di lacune e incongruenze nelle fonti dei dati di base;

b) ponderazione e calcolo di numeri indice e misure di volume e di prezzo;

c) elaborazione di stime a saldo (stima di una variabile dopo aver precedentemente stimato tutte le altre variabili di una data uguaglianza), ad esempio per la produzione o i consumi finali di prodotti specifici;

d) verifica e miglioramento della coerenza, della plausibilità e della completezza dei dati delle tavole delle risorse e degli impieghi e dei dati da esse ricavati (come quelli dei conti della produzione); a tal fine, il processo di bilanciamento dei conti non dovrebbe essere limitato alle tavole delle risorse e degli impieghi a prezzi correnti:

(1) mediante l'elaborazione di tavole delle risorse e degli impieghi a prezzi correnti e costanti per due o più anni, è possibile bilanciare simultaneamente le stime delle variazioni di volume, valore e prezzo: rispetto all'integrazione delle tavole delle risorse e degli impieghi per un unico anno considerato isolatamente, ciò costituisce un importante potenziamento dell'efficacia del quadro integrato;

(2) con l'ausilio delle tavole che mostrano le relazioni con i conti per settore, è possibile effettuare una comparazione diretta con le informazioni tratte da questi conti: ad esempio, informazioni sulla distribuzione del reddito, sul risparmio e sull'accreditamento (calcolato come risultato di operazioni finanziarie); questo almeno garantisce, una volta esaurito il processo di bilanciamento, la coerenza tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore;

(3) l'elaborazione di tavole delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetriche a partire da quelle delle risorse e degli impieghi può evidenziare eventuali incongruenze e punti deboli in queste ultime; esiste quindi anche un effetto di retroazione dalle tavole delle interdipendenze simmetriche a quelle delle risorse e degli impieghi;

e) stima di dati per periodi sui quali sono disponibili informazioni meno attendibili: ad esempio, stima di dati annuali sulla base di dati dettagliati sulle risorse e sugli impieghi per un anno di riferimento o stima di dati trimestrali sulla base di tavole delle risorse e degli impieghi annue.

9.12. Le tavole delle risorse e degli impieghi e la tavola delle interdipendenze simmetrica forniscono una immagine particolareggiata della composizione delle risorse e degli impieghi di beni, di servizi e del lavoro, nonché dei relativi redditi primari. Queste tavole ed i rapporti che possono esserne ricavati, quali i dati sulla produttività, costituiscono un elemento importante dell'analisi economica.

9.13. Le tavole delle risorse e degli impieghi e la tavola delle interdipendenze simmetrica possono anche essere utilizzate quali strumenti di analisi economica. A tal fine, ambedue i tipi di tavole presentano pregi specifici. Per il calcolo degli effetti diretti e indiretti, le tavole delle risorse e degli impieghi devono essere integrate da ipotesi specifiche o da informazioni statistiche supplementari. Per il calcolo degli effetti cumulativi, tali ipotesi e informazioni statistiche supplementari sono fondamentali. In effetti, calcolare gli effetti cumulativi con l'ausilio di una tavola delle risorse e degli impieghi equivale ad elaborare una tavola delle interdipendenze simmetrica. Pertanto, ai fini di questo tipo di calcolo, risulta preferibile la tavola delle interdipendenze simmetrica. Tuttavia, ai fini del calcolo degli effetti diretti e di primo ordine, sono in genere preferite le tavole delle risorse e degli impieghi rettificate con l'ausilio di un certo numero di ipotesi (o informazioni statistiche supplementari) perché:

a) i calcoli dipendono in misura inferiore da ipotesi fatte;

b) le tavole delle risorse e degli impieghi forniscono un maggior numero di dettagli rispetto alla tavola delle interdipendenze simmetrica;

c) le informazioni contenute nelle tavole delle risorse e degli impieghi possono essere meglio poste in relazione con altri tipi di dati statistici.

Tali caratteristiche sono altresì utili allorché le tavole delle risorse e degli impieghi sono integrate in un modello macroeconomico: il modello globale che ne deriva è più vicino alle statistiche reali, può rivelare numerosi dettagli e può essere messo con discreta facilità in relazione con settori sui quali sono disponibili altri dati statistici (ad esempio, mercato del lavoro o ambiente).

9.14. Le tavole delle risorse e degli impieghi e la tavola delle interdipendenze simmetrica possono essere utilizzate per calcolare:

a) gli effetti delle variazioni dei prezzi o delle aliquote fiscali sui valori delle risorse o degli impieghi;

b) gli effetti delle variazioni di volume sui valori delle risorse o degli impieghi;

c) gli effetti delle variazioni dei prezzi delle risorse sui prezzi degli impieghi;

d) gli effetti delle variazioni del volume degli impieghi sul volume delle risorse;

e) gli effetti delle variazioni del volume delle risorse sul volume degli impieghi.

I calcoli possono mettere in luce non solo gli effetti diretti, ma anche quelli indiretti. Ad esempio, un aumento significativo dei prezzi dell'energia interesserà non soltanto le branche di attività economica che fanno un uso intensivo di energia, ma anche quelle che utilizzano la produzione di tali branche. Con l'ausilio di talune ipotesi, è possibile stimare l'entità di tali effetti indiretti a partire dalle tavole delle risorse e degli impieghi e dalle tavole delle interdipendenze settoriali simmetriche. Fra le ipotesi più comuni possiamo citare:

a) una struttura costante degli input in termini di valore;

b) una composizione costante del valore della produzione per branca e per prodotto;

c) una composizione costante del valore della spesa per consumi finali delle famiglie per prodotto.

Queste ipotesi sono alquanto rigide poiché esse implicano che i prezzi relativi non cambino, che i processi di produzione restino invariati sotto il profilo tecnologico e che non si verifichi alcuna sostituzione tra le categorie di spesa per consumi finali delle famiglie. Tuttavia, tali ipotesi generali possono essere modificate apportando dapprima variazioni ai prezzi relativi (ad esempio, il modello dei prezzi di Leontief). Successivamente è possibile ampliarle, procedendo a stime econometriche, o di altro tipo, dell'influenza dei prezzi relativi e di altre variabili sui coefficienti tecnici o la spesa per consumi finali delle famiglie.

I calcoli non devono essere necessariamente limitati alle risorse e agli impieghi di beni e servizi. Essi potrebbero essere applicati anche alle risorse e agli impieghi del lavoro e dei componenti del valore aggiunto.

9.15. Le tavole delle risorse e degli impieghi e la tavola delle interdipendenze simmetrica possono essere integrate in modelli macroeconomici, conferendo a questi ultimi una base mesoeconomica dettagliata. Specifici tipi di analisi che possono avvalersi delle tavole delle risorse e degli impieghi e della tavola delle interdipendenze simmetrica sono, ad esempio:

a) analisi della produzione, delle strutture dei costi e della produttività;

b) analisi dei prezzi;

c) analisi dell'occupazione;

d) analisi della struttura degli investimenti, dei consumi finali, delle esportazioni, ecc.;

e) analisi della relazione fra produzione interna e ambiente (ad esempio, impiego di prodotti specifici quali combustibili, carta e vetro);

f) analisi delle importazioni di energia;

g) analisi dell'impatto di nuove tecnologie;

h) analisi della sensibilità alle variazioni delle aliquote e delle normative fiscali.

TAVOLE DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI

9.16. Le tavole 9.5 e 9.6 illustrano più in dettaglio le tavole delle risorse e degli impieghi.

9.17. La nomenclatura utilizzata per le branche di attività economica è la NACE Rev. 1 e la nomenclatura utilizzata per i prodotti è la CPA; queste nomenclature sono integralmente e reciprocamente allineate: a ciascun livello di aggregazione, la CPA presenta i principali prodotti delle branche di attività economica in base alla NACE Rev. 1.

9.18. Nelle tavole delle risorse e degli impieghi, la nomenclatura per prodotti è almeno altrettanto particolareggiata di quella per branche di attività economica: ad esempio, il livello a tre cifre della CPA e il livello a due cifre della NACE Rev. 1.

9.19. La distinzione fra produzione di beni e servizi destinabili alla vendita, produzione di beni e servizi per proprio uso finale e altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita deve essere utilizzata soltanto per il totale della produzione per branca di attività economica; la distinzione non è necessaria per ciascun gruppo di prodotti.

9.20. La distinzione fra produttori di beni e servizi destinabili alla vendita e per proprio uso finale, da un lato, e produttori di altri beni e servizi non destinabili alla vendita, dall'altro, dovrebbe essere utilizzata per branca di attività economica soltanto allorché entrambi i tipi di produttori sono presenti entro una branca. In generale, tale distinzione è pertanto utilizzata soltanto per la sottoclassificazione di un numero assai limitato di branche: ad esempio, i servizi sanitari e i servizi dell'istruzione (cfr. paragrafo 3.66).

9.21. Le importazioni e le esportazioni dovrebbero essere suddivise in:

a) scambi intracomunitari;

b) importazioni ed esportazioni con paesi terzi.

Tavola 9.5 - Tavola delle risorse ai prezzi base e trasformazione dai prezzi base ai prezzi di acquisto

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 4 . . . . . . n

Ó (1)

Importazioni cif

Totale delle risorse ai prezzi base

Margini commerciali e di trasporto

Imposte al netto dei contributi ai prodotti

Totale delle risorse ai prezzi di acquisto

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

(6)

(7)

1

2

3

4

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Produzione per prodotto e per branca ai prezzi base

.

.

.

m

(Poste di rettifica)

Ó (1)

(2)

Totale della produzione per branca

0

Totale di cui:

Produzione di beni e servizi destinabili alla vendita

Produzione di beni e servizi per proprio uso finale

(3)

0

0

Altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita

0

0

>FINE DI UN GRAFICO>

Tavola 9.6 - Tavola degli impieghi ai prezzi di acquisto

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

1

2

3

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Consumi intermedi ai prezzi di acquisto per prodotto e per branca

.

.

.

m

(Poste di rettifica)

Impieghi finali ai prezzi di acquisto/fob:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni (fob)

Ó (1)

(2)

Totale dei consumi intermedi per branca

Totale degli impieghi finali per tipo

Totale degli impieghi

Redditi da lavoro dipendente

Altre imposte nette sulla produzione

Componenti del valore aggiunto per branca

Ammortamenti

(3)

Risultato netto di gestione

Ó (3)

(4)

Valore aggiunto per branca

Ó (1) + Ó (3)

(5)

Produzione ai prezzi base per branca

Informazioni supplementari:

Investimenti fissi lordi

Stock di capitale fisso

(6)

Input di lavoro

>FINE DI UN GRAFICO>

9.22. I flussi di beni e servizi sono valutati ai prezzi base nella tavola delle risorse e ai prezzi di acquisto nella tavola degli impieghi. Per ottenere l'uguaglianza tra le risorse e gli impieghi, nella tavola 9.5 è illustrato anche il passaggio dalle risorse ai prezzi base alle risorse ai prezzi di acquisto. Poiché le risorse devono essere uguali agli impieghi, la tavola evidenzia anche il passaggio dagli impieghi ai prezzi di acquisto agli impieghi ai prezzi base. Da questo passaggio possono essere ottenute due uguaglianze:

a) risorse ai prezzi di acquisto = impieghi ai prezzi di acquisto;

b) risorse ai prezzi base = impieghi ai prezzi base.

9.23. Il valore aggiunto è registrato ai prezzi base. Esso rappresenta la differenza tra la produzione valutata ai prezzi base e i consumi intermedi valutati ai prezzi di acquisto.

9.24. Il valore aggiunto al costo dei fattori non è un concetto del SEC. Tuttavia, esso potrebbe essere calcolato sottraendo dal valore aggiunto ai prezzi base le altre imposte al netto dei contributi alla produzione.

9.25. Il PIL è valutato ai prezzi di mercato. Tale aggregato può essere ricavato dalle tavole delle risorse e degli impieghi in tre modi diversi:

a) totale della produzione ai prezzi base per branca, meno totale dei consumi intermedi ai prezzi di acquisto per branca, più imposte al netto dei contributi ai prodotti (approccio della produzione); i consumi intermedi per branca comprendono la fruizione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente, registrati in una branca fittizia (cfr. paragrafo 9.33);

b) totale dei diversi componenti del valore aggiunto ai prezzi base per branca, meno fruizione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente (registrati in una branca fittizia, cfr. paragrafo 9.33), più imposte nette sui prodotti (approccio del reddito);

c) somma delle categorie degli impieghi finali meno importazioni: esportazioni - importazioni + spesa per consumi finali + investimenti lordi (tutti ai prezzi di acquisto) (approccio della spesa).

9.26. La tavola degli impieghi 9.6 contiene anche alcune informazioni complementari: investimenti fissi lordi, stock di capitale fisso e input di lavoro per branca. Tali informazioni sono di fondamentale importanza per l'analisi della produttività e possono anche essere utilizzate per numerose analisi di altro tipo (ad esempio, analisi dell'occupazione).

9.27. Nel SEC, lo stock di capitale fisso è valutato ai prezzi di mercato in vigore alla data cui si riferisce il conto patrimoniale. Per i beni acquistati negli anni precedenti, è necessario defalcare gli ammortamenti degli anni precedenti dai prezzi correnti di mercato di beni nuovi, dello stesso tipo e qualità. Questo concetto netto di stock di capitale fisso potrebbe essere utilizzato per il calcolo dell'intensità di capitale. Per l'analisi della produttività, tuttavia, si utilizza più spesso un concetto lordo di stock di capitale fisso. Secondo questo concetto lordo, tutti i beni dovrebbero essere valutati ai prezzi correnti di mercato di beni nuovi, dello stesso tipo e qualità, senza effettuare alcuna detrazione per ammortamenti negli anni precedenti. Tale concetto lordo di stock di capitale fisso non costituisce un concetto standard nel SEC, ma può essere facilmente calcolato ricorrendo al metodo dell'inventario permanente. Considerato il vasto impiego di tali dati lordi, si raccomanda di includere, quali informazioni complementari, i dati sia netti sia lordi sullo stock di capitale fisso.

9.28. Per l'analisi della produttività, la variabile degli input di lavoro preferibile è rappresentata dalle ore lavorate. Tuttavia, per valutazioni circa il numero delle persone occupate, può essere utile conoscere anche il numero di posizioni lavorative. Entrambe le variabili possono essere ulteriormente suddivise: ad esempio, distinguendo tra lavoratori dipendenti e lavoratori indipendenti.

9.29. Ai fini di una corretta compilazione e comprensione delle tavole delle risorse e degli impieghi, è importante ricordare alcune delle convenzioni contabili stabilite dal SEC.

a) I prodotti delle attività ausiliarie non sono registrati separatamente; tutti i consumi intermedi di una attività ausiliaria sono considerati consumi intermedi dell'attività principale o secondaria che essa supporta. Attività ausiliarie sono, ad esempio, le attività di marketing, di magazzinaggio, di pulizia e le attività contabili (cfr. paragrafi 3.12 e 3.13).

b) I beni e i servizi prodotti e consumati nel corso del medesimo periodo contabile e all'interno della stessa UAE locale non sono individuati separatamente. Pertanto, essi non sono registrati come produzione o tra i consumi intermedi di tale UAE locale. Ciò può riguardare ad esempio:

(1) le sementi e le piante per la semina e la piantagione;

(2) l'antracite utilizzata dalle miniere di carbone per produrre bricchette;

(3) l'energia elettrica consumata dalle centrali elettriche.

c) Le attività minute di trasformazione, manutenzione o riparazione per conto di altre UAE locali devono essere registrate al netto dei beni utilizzati. Per contro, se i beni sono oggetto di una sostanziale trasformazione fisica, le operazioni sono da registrare al lordo dei beni utilizzati, ossia come se fossero effettuati degli acquisti e delle vendite tra le UAE locali.

d) I beni durevoli possono essere oggetto di locazione o di operazioni di leasing operativo. In tali casi, essi sono registrati come investimenti fissi e stock di capitale fisso nella branca dei loro proprietari, mentre nella branca dei loro utilizzatori si registrano come consumi intermedi per l'ammontare del loro canone di locazione.

e) Le persone che lavorano per il tramite di agenzie di lavoro temporaneo sono considerate occupate nella branca di tali agenzie e non nelle branche in cui lavorano effettivamente. Di conseguenza, gli importi versati a tali persone sono registrati come consumi intermedi delle branche che li impiegano (e non come redditi da lavoro dipendente). In modo analogo è trattata la manodopera in subappalto.

f) Nel SEC l'occupazione e i redditi da lavoro dipendente sono concetti assai vasti.

(1) L'occupazione creata per scopi sociali è anch'essa considerata occupazione; ciò vale, ad esempio, per i progetti di avvio al lavoro di persone disabili, di persone disoccupate da lungo tempo e di giovani in cerca di occupazione. Pertanto, le persone in questione sono lavoratori dipendenti che percepiscono redditi da lavoro dipendente (e non trasferimenti sociali), benché la loro produttività possa essere (molto) inferiore a quella degli altri lavoratori dipendenti.

(2) L'occupazione comprende anche taluni casi di persone che non lavorano affatto: ad esempio, le persone licenziate che continuano a percepire emolumenti dai loro ex datori di lavoro per qualche tempo dopo il licenziamento. Tuttavia gli input di lavoro in termini di ore lavorate non subiscono distorsioni per effetto di tale convenzione, in quanto non si hanno ore effettivamente lavorate.

9.30. Nelle tavole delle risorse e degli impieghi, dovrebbero essere effettuate due rettifiche per uniformare la valutazione delle importazioni nelle tavole delle risorse e degli impieghi con quella nei conti per settore (si vedano anche le tavole 9.5 e 9.6).

Nella tavola delle risorse, le importazioni di beni sono valutate a prezzi cif. Ciò rappresenta una sopravvalutazione dei costi delle importazioni allorché i servizi di trasporto e di assicurazione compresi nei prezzi cif sono prestati da residenti (ad esempio, trasporto per conto proprio o trasporto da parte di trasportatori specializzati residenti). Per ottenere il saldo corretto tra le importazioni e le esportazioni, anche le esportazioni di servizi dovrebbero essere pertanto maggiorate per l'ammontare di tale sopravvalutazione delle importazioni. Nei conti per settore, le importazioni di beni sono valutate a prezzi fob. Ciò rappresenta un sopravvalutazione delle importazioni come nel caso della valutazione a prezzi cif. Tuttavia, nel caso della valutazione a prezzi fob, la sopravvalutazione è minore, il che significa che anche la maggiorazione imputata delle esportazioni è minore. La conseguenza dell'utilizzazione di metodi di valutazione differenti è quindi che le importazioni totali nette sono identiche, mentre sia il totale delle importazioni sia il totale delle esportazioni sono maggiori a causa della valutazione cif. La concordanza tra i due metodi di valutazione può essere ottenuta nelle tavole delle risorse e degli impieghi, adottando delle poste di rettifica sia per le importazioni sia per le esportazioni. Le rettifiche dovrebbero essere pari al valore dei servizi di trasporto e di assicurazione prestati da residenti, incorporato nel valore cif, ma non nel valore fob, ossia riferirsi al trasporto e all'assicurazione dalla frontiera del paese esportatore alla frontiera del paese importatore. Tali poste di rettifica, una volta introdotte nelle tavole delle risorse e degli impieghi, non richiedono alcun trattamento particolare nei calcoli delle interdipendenze tra gli operatori economici.

9.31. I trasferimenti di beni usati sono registrati nella tavola degli impieghi come spesa di segno negativo per il venditore e come spesa di segno positivo per l'acquirente. Per il gruppo merceologico in questione, i trasferimenti di beni usati equivalgono a una riclassificazione tra gli impieghi. Soltanto i costi dell'operazione non costituiscono una riclassificazione: essi sono registrati come un impiego di servizi commerciali o di servizi professionali. A fini descrittivi e analitici, per taluni gruppi merceologici, può essere utile indicare separatamente l'importanza relativa dei trasferimenti di beni usati, ad esempio delle auto di seconda mano o della carta riciclata.

9.32. Gli acquisti diretti all'estero da parte di residenti e gli acquisti sul territorio interno da parte di non residenti sono comunemente stimati nel quadro di un esercizio specifico nel processo di elaborazione statistica. Essi sono registrati come rettifiche alle stime iniziali delle importazioni, delle esportazioni e, per l'ammontare della quota consumata degli acquisti effettuati all'estero, della spesa per consumi finali. Al fine di equilibrare le risorse e gli impieghi per prodotto, tutti questi acquisti dovrebbero essere suddivisi tra i diversi gruppi merceologici interessati. Per quei gruppi di prodotti per i quali questi tipi di acquisti sono rilevanti, essi potrebbero essere evidenziati come una sottocategoria (ad esempio, la spesa per alloggio).

9.33. Nelle tavole delle risorse e degli impieghi, la nomenclatura delle branche di attività economica secondo la NACE Rev. 1 viene ampliata mediante l'introduzione di una branca fittizia per la fruizione dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente. Nella tavola delle risorse, per tale branca non è registrata alcuna operazione. Nella tavola degli impieghi, il totale degli impieghi dei servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente è registrato come consumo intermedio di questa branca fittizia. Poiché tale branca non effettua altre operazioni, il suo risultato netto di gestione è negativo per un importo uguale ai suoi consumi intermedi, mentre tutti gli altri componenti del suo valore aggiunto sono pari a zero. Di conseguenza, il suo valore aggiunto lordo totale coincide con il suo risultato netto di gestione (negativo).

9.34. Il passaggio dalla valutazione ai prezzi base alla valutazione ai prezzi di acquisto delle risorse e degli impieghi implica:

a) la redistribuzione dei margini commerciali;

b) la redistribuzione dei margini di trasporto;

c) l'addizione delle imposte sui prodotti (esclusa l'IVA deducibile);

d) la detrazione dei contributi ai prodotti.

Tale passaggio costituisce una parte importante del processo di bilanciamento dei conti e può essere illustrato più dettagliamente mediante tavole distinte (cfr. tavole 9.7 e 9.8). Queste tavole possono essere utilizzate anche per importanti scopi analitici, ad esempio, per l'analisi dei prezzi e l'analisi degli effetti delle variazioni delle aliquote delle imposte sui prodotti.

9.35. In generale, in sede di elaborazione delle tavole delle risorse e degli impieghi e di bilanciamento dei loro totali marginali tra i due lati, si pone sempre la scelta tra due modi opposti di rettificare i dati statistici:

a) a livello delle risorse di ciascun prodotto, si potrebbe passare da una valutazione ai prezzi base a una valutazione ai prezzi di acquisto, onde ottenere una corrispondenza con gli impieghi ai prezzi di acquisto;

b) a livello di ciascuno degli impieghi, si potrebbe passare da una valutazione ai prezzi di acquisto a una valutazione ai prezzi base, onde ottenere una corrispondenza con le risorse ai prezzi base.

9.36. Nella pratica, per elaborare una tavola delle risorse e degli impieghi, possono essere necessarie entrambe le alternative. Ambedue trattano o richiedono rettifiche di tipo simile riguardanti, ad esempio, le imposte al netto dei contributi ai prodotti e i margini commerciali e di trasporto per prodotto. In effetti, la prima alternativa non è possibile senza la seconda, in quanto non è normalmente possibile conoscere le colonne delle imposte sui prodotti, dei contributi ai prodotti, dei margini commerciali e di trasporto ripartiti per prodotto nella tavola delle risorse, a meno che non sia nota la distribuzione tra gli impieghi dei singoli prodotti a partire dalla tavola degli impieghi ai prezzi di acquisto (tavola 9.6).

9.37. Pertanto, nel processo di bilanciamento si utilizzano le seguenti tavole:

a) le tavole delle risorse e degli impieghi 9.5 e 9.6, le quali mostrano i risultati finali del bilanciamento dei totali marginali delle risorse e degli impieghi per prodotto ai prezzi di acquisto e ai prezzi base;

b) le tavole dei margini commerciali e di trasporto e delle imposte al netto dei contributi ai prodotti (tavole 9.7 e 9.8);

9.38. Il passaggio dalla valutazione ai prezzi base alla valutazione ai prezzi di acquisto delle risorse e degli impieghi (cfr. paragrafo 9.34) equivale a una redistribuzione dei margini commerciali: la valutazione ai prezzi base implica una registrazione dei margini commerciali come parte del commercio dei prodotti, mentre la valutazione ai prezzi di acquisto comporta l'attribuzione dei margini commerciali ai prodotti cui si riferiscono. Un discorso analogo si può fare per i margini di trasporto.

9.39. Il totale dei margini commerciali per prodotto è uguale al totale dei margini commerciali delle branche del commercio più i margini commerciali secondari delle altre branche. Lo stesso vale per i margini di trasporto.

Tavola 9.7 - Tavola semplificata dei margini commerciali e di trasporto

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

1

2

3

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Margini commerciali e di trasporto sui consumi intermedi per prodotto e per branca

.

.

m

Margini commerciali e di trasporto sugli impieghi finali:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Margini commerciali e di trasporto sui consumi intermedi per branca

Margini commerciali e di trasporto sugli impieghi finali per tipo

Totale dei margini commerciali e di trasporto

>FINE DI UN GRAFICO>

Tavola 9.8 - Tavola semplificata delle imposte al netto dei contributi ai prodotti

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

1

2

3

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Imposte al netto dei contributi ai prodotti per consumi intermedi per prodotto e per branca

.

.

m

Imposte al netto dei contributi ai prodotti per impieghi finali:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Imposte al netto dei contributi ai prodotti per consumi intermedi per branca

Imposte al netto dei contributi ai prodotti per impieghi finali per tipo

Totale delle imposte al netto dei contributi ai prodotti

>FINE DI UN GRAFICO>

9.40. Il margine di trasporto comprende le spese di trasporto pagate separatamente rispetto agli acquisti e incluse negli impieghi dei prodotti ai prezzi di acquisto, ma non nei prezzi base della produzione di un fabbricante o nei margini commerciali dei commercianti all'ingrosso o al dettaglio. Sono incluse in particolare le spese per:

a) il trasporto di beni dal luogo di fabbricazione al luogo di consegna all'acquirente, nel caso in cui il fabbricante paghi il trasporto a un terzo e tale importo sia fatturato separatamente all'acquirente;

b) il trasporto di beni predisposto dal fabbricante o dal commerciante all'ingrosso o al dettaglio secondo modalità tali che l'acquirente deve pagare separatamente le spese di trasporto, anche nel caso in cui il trasporto sia effettuato dallo stesso fabbricante o dal commerciante all'ingrosso o al dettaglio.

Tutte le altre spese sostenute per il trasporto di beni non sono registrate come margine di trasporto, ad esempio:

a) se il fabbricante trasporta lui stesso le merci, i costi di trasporto sono inclusi nei prezzi base della sua produzione: il trasporto rappresenta una attività ausiliaria e le singole spese di trasporto non sono individuabili come costi di trasporto;

b) se il fabbricante fa trasportare le merci senza che vi sia emissione di una fattura separata per i servizi di trasporto, i costi di questi trasporti sono inclusi nei prezzi base della sua produzione: questi costi sono individuabili come tali e vanno registrati tra i consumi intermedi del fabbricante;

c) se i commercianti all'ingrosso e al dettaglio provvedono a far trasportare i beni dal luogo in cui essi ne hanno ottenuto la consegna al luogo di consegna ad un altro acquirente, i costi di questi trasporti sono inclusi nei margini commerciali a condizione che non vengano addebitati separatamente all'acquirente: come nel caso dei fabbricanti, questi costi possono riferirsi a una attività ausiliaria dei commercianti all'ingrosso e al dettaglio, oppure all'acquisto di un servizio di intermediazione, rientrando così tra i margini commerciali ma non tra i margini di trasporto;

d) se una famiglia acquista beni per consumi finali e ne affida il trasporto a un terzo, tali costi di trasporto sono registrati come spesa per consumi finali su servizi di trasporto (e non sono inclusi nei margini commerciali o di trasporto).

9.41. La tavola 9.7 presenta una matrice dei margini commerciali e di trasporto in una versione semplificata per i motivi indicati in appresso.

a) Nessuna distinzione esplicita è operata tra margini commerciali e di trasporto. Ambedue potrebbero essere presentati per ciascun gruppo merceologico. Un'altra soluzione consiste nel presentare tavole separate: una per i margini commerciali e una per i margini di trasporto.

b) Per i margini commerciali, dovrebbe essere operata una distinzione tra commercio all'ingrosso e commercio al dettaglio, in modo da tener conto delle differenze di prezzo. Nel compilare le tavole si dovrebbe tener presente che i commercianti all'ingrosso possono anche vendere direttamente alle famiglie (ad esempio i mobili) e che i commercianti al dettaglio possono anche vendere alla branche di attività economica (ad esempio ai caffè e ristoranti).

c) Nel calcolare ed analizzare i margini commerciali sui prodotti relativi alla spesa per consumi finali delle famiglie, per ciascun gruppo merceologico potrebbero anche essere individuati i canali distributivi più importanti al fine di tener conto delle differenze di prezzo: la distinzione tra commercio all'ingrosso e commercio al dettaglio è infatti troppo vaga. Ad esempio, i beni e i servizi possono essere acquistati dalle famiglie nei supermercati, nei negozi al dettaglio, nei grandi magazzini, all'estero oppure possono essere ricevuti come remunerazione in natura. Inoltre, per alcuni prodotti, possono assumere grande importanza le vendite secondarie, ad esempio, le sigarette vendute presso caffè, ristoranti e stazioni di servizio. Ovviamente, l'introduzione di informazioni tanto dettagliate è possibile soltanto se le fonti di dati disponibili forniscono informazioni sufficienti per una stima almeno approssimativa della rilevanza di ciascuno dei canali di distribuzione.

d) Per il calcolo dei margini di trasporto, potrebbe rivelarsi molto utile una distinzione per tipo di trasporto (ad esempio, trasporto su rotaia, su gomma, per via aerea o per via d'acqua).

9.42. Le imposte sulla produzione e sulle importazioni comprendono:

a) imposte sui prodotti (D.21)

(1) imposta sul valore aggiunto (IVA) e imposte similari (D.211);

(2) imposte e dazi sulle importazioni, esclusa IVA (D.212);

(3) imposte sui prodotti, escluse le imposte sulle importazioni e sul valore aggiunto (D.214);

b) altre imposte sulla produzione (D.29).

I contributi alla produzione e alle importazioni sono articolati in modo analogo. I contributi sono trattati come imposte negative sulla produzione e sulle importazioni.

Le definizioni di tutte le categorie sono fornite nei paragrafi 4.14-4.39.

9.43. Le risorse ai prezzi base comprendono le altre imposte sulla produzione nette (ossia al netto degli altri contributi alla produzione). Per operare il passaggio dai prezzi base ai prezzi di acquisto (o viceversa, cfr. paragrafo 9.34), si dovrebbero aggiungere le varie imposte sui prodotti e detrarre i contributi ai prodotti (o viceversa).

9.44. L'IVA può essere deducibile, non deducibile o semplicemente non applicabile:

a) l'IVA deducibile è normalmente applicata alla maggior parte dei consumi intermedi e degli investimenti fissi lordi e a una parte della variazione delle scorte;

b) l'IVA non deducibile si applica spesso alla spesa per consumi finali, a una parte degli investimenti fissi lordi, a una parte della variazione delle scorte e a una parte dei consumi intermedi;

c) l'IVA è generalmente non applicabile nel caso:

(1) delle esportazioni (perlomeno quelle verso i paesi extracomunitari);

(2) dei beni o dei servizi cui è applicata una aliquota IVA pari a zero, indipendentemente dal loro impiego;

(3) dei produttori esonerati dalla registrazione dell'IVA (piccole imprese, organizzazioni religiose, ecc.).

9.45. Nel SEC, l'IVA è registrata netta: tutte le risorse sono valutate ai prezzi base, ossia escludendo l'IVA fatturata, mentre gli impieghi intermedi e finali sono registrati ai prezzi di acquisto, ossia escludendo l'IVA deducibile.

9.46. La tavola 9.8, relativa alle imposte al netto dei contributi ai prodotti, costituisce una versione semplificata in quanto:

a) non è operata alcuna distinzione tra i diversi tipi di imposte sui prodotti e i contributi non sono presentati separatamente;

b) le aliquote fiscali e i contributi possono variare in funzione dei diversi canali di distribuzione; questi ultimi dovrebbero pertanto essere distinti allorché ciò è pertinente ed esistono informazioni sufficienti.

9.47. Le imposte (e i contributi) sui prodotti corrispondono agli importi da pagare soltanto in forza di accertamenti tributari, dichiarazioni fiscali, ecc. o agli importi effettivamente pagati (cfr. paragrafo 4.27). Le imposte (e i contributi) sui prodotti sono normalmente stimate per prodotto, applicando ai diversi flussi l'aliquota ufficiale di imposta (o di contributo). Successivamente vanno analizzate le differenze rispetto agli accertamenti tributari o agli importi effettivamente versati.

a) Alcune di tali differenze indicano che la stima iniziale delle imposte sui prodotti non corrisponde alle definizioni del SEC e che essa va pertanto:

(1) diminuita, in caso di esenzione;

(2) diminuita, in caso di evasione dal pagamento di imposte sui prodotti (ad esempio, il pagamento delle imposte è obbligatorio, ma non vi è accertamento tributario);

(3) maggiorata, in caso di ammende.

Le rettifiche sulle stime delle imposte sui prodotti producono effetti anche sulle variabili che sono calcolate sommando o deducendo tali stime. Ad esempio, la produzione ai prezzi base di un gruppo merceologico specifico può essere calcolata defalcando, tra l'altro, le imposte sui prodotti dagli impieghi stimati ai prezzi di acquisto. Tuttavia, una stima della produzione ai prezzi base può anche essere combinata con stime delle imposte sui prodotti per ottenere una stima degli impieghi ai prezzi di acquisto.

b) Nella tavola delle risorse e degli impieghi non si deve tener conto di numerose altre differenze:

(1) sfasamenti temporali: ad esempio, i pagamenti possono riferirsi ad accertamenti tributari su diversi anni;

(2) impossibilità di effettuare i pagamenti da parte delle imprese (fallimenti): si tratta di un'altra variazione di volume delle attività e delle passività finanziarie che non va registrata nella tavola delle risorse e degli impieghi.

c) In alcuni casi, le differenze possono anche rivelare che nell'elaborazione della stima iniziale per le imposte sui prodotti e i contributi ai prodotti sono stati compiuti dei gravi errori, ad esempio, è stata sottostimata la produzione di qualche prodotto. Quindi possono essere giustificate anche delle modifiche delle stime dei flussi di beni e servizi.

Nel passaggio dalla valutazione ai prezzi di acquisto alla valutazione ai prezzi base degli impieghi per prodotto, la rettifica della stima iniziale delle imposte sui prodotti e dei contributi ai prodotti può essere indicata come una voce distinta. Tuttavia, per tutti i calcoli delle interdipendenze tra gli operatori economici sarà necessario procedere a una ripartizione di tale rettifica per prodotto, eventualmente anche sulla base di un semplice meccanismo matematico (ad esempio, ripartizione proporzionale).

9.48. La tavola degli impieghi 9.6 non specifica in quale misura i beni e i servizi impiegati sono di produzione interna oppure di importazione. Questa informazione è necessaria per tutte quelle analisi in cui assume rilievo il rapporto tra risorse e impieghi di beni e servizi nell'ambito dell'economia nazionale. Un esempio è costituito dall'analisi dell'impatto delle variazioni delle esportazioni o della spesa per consumi finali sulle importazioni, sulla produzione interna e sulle variabili correlate, quali l'occupazione. In realtà, tale informazione risulta necessaria per la maggior parte delle analisi citate nei paragrafi 9.14 e 9.15. Il quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici prevede pertanto anche una tavola degli impieghi per i prodotti importati e una tavola per i beni e i servizi di produzione interna (tavole 9.9 e 9.10).

9.49. La tavola degli impieghi per i prodotti importati dovrebbe essere elaborata utilizzando tutte le informazioni disponibili sugli impieghi delle importazioni. Ad esempio, per alcuni prodotti potrebbero essere note le principali imprese di importazione e per alcuni produttori potrebbero essere disponibili informazioni sull'entità delle importazioni. In generale, tuttavia, le informazioni statistiche dirette sugli impieghi delle importazioni sono scarse e pertanto devono essere integrate da ipotesi per gruppo merceologico.

9.50. La tavola degli impieghi per beni e servizi di produzione interna può essere ottenuta scorporando la tavola degli impieghi per i prodotti importati dalla tavola generale degli impieghi.

Tavola 9.9 - Tavola degli impieghi per le importazioni

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

1

2

3

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Per i prodotti importati: consumi intermedi ai prezzi di acquisto/valori cif per prodotto e per branca

.

.

m

Per i prodotti importati: impieghi finali ai prezzi di acquisto/valori cif:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Totale dei consumi intermedi di prodotti importati per branca

Totale degli impieghi finali di prodotti importati per tipo

Totale delle importazioni

>FINE DI UN GRAFICO>

Tavola 9.10 - Tavola degli impieghi ai prezzi base per la produzione interna

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

1

2

3

.

.

.

Prodotti (CPA)

(1)

Per la produzione interna: consumi intermedi ai prezzi base per prodotto e per branca

.

.

m

Per la produzione interna: impieghi finali ai prezzi base:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Totale dei consumi intermedi di prodotti di produzione interna ai prezzi base per branca

Impieghi finali di prodotti di produzione interna ai prezzi base

Totale della produzione interna

Impieghi dei prodotti importati

(3)

Totale dei consumi intermedi di prodotti importati per branca

Impieghi finali di prodotti importati ai prezzi base

Totale delle importazioni

Imposte nette sui prodotti

(4)

Imposte nette sui prodotti per consumi Intermedi per branca

Imposte nette sui prodotti per impieghi finali

Totale delle imposte nette sui prodotti

Ó (1) + (3) + (4)

(5)

Totale dei consumi intermedi ai prezzi di acquisto per branca

Totale degli impieghi finali per tipo

Totale degli impieghi

Redditi da lavoro dipendente

(6)

Componenti del valore aggiunto per branca

Altre imposte nette sulla produzione

Ammortamenti

Risultato netto di gestione

Ó (6)

(7)

Valore aggiunto per branca

Ó (1) + (3) + (4) + Ó (6)

(8)

Produzione ai prezzi basi per branca

Investimenti fissi

(9)

Stock di capitale fisso

Input di lavoro

>FINE DI UN GRAFICO>

9.51. Per essere utilizzate a fini più specifici, le tavole delle risorse e degli impieghi sopra presentate possono essere modificate mediante l'introduzione di nomenclature alternative e complementari. Ad esempio:

a) nomenclature di prodotti e di branche più dettagliate, basate su nomenclature nazionali o dirette a perseguire scopi specifici come, ad esempio, l'analisi del ruolo della ricerca e dello sviluppo nell'economia nazionale;

b) ripartizioni geografiche più dettagliate delle importazioni e delle esportazioni, ad esempio ripartizione del commercio intracomunitario per paese e ripartizione del commercio extracomunitario per aree economiche e con riferimento ad alcuni paesi specifici come gli Stati Uniti e il Giappone;

c) classificazione delle importazioni in:

(1) importazioni di prodotti che sono fabbricati anche nel paese (importazioni competitive);

(2) importazioni di prodotti che non sono fabbricati nel paese (importazioni complementari);

Entrambi i tipi d'importazioni possono presentare una relazione diversa con l'economia nazionale e assumere una importanza particolare per questa. Le importazioni competitive possono essere oggetto di analisi (e di politica economica), in quanto potrebbero essere sostituite alla produzione interna. Pertanto, esse potrebbero essere inserite come una categoria distinta degli impieghi finali (potenziali) nelle tavole degli impieghi. Per le importazioni complementari, le analisi saranno per lo più incentrate sull'impatto delle variazioni del loro prezzo o volume (ad esempio, nel caso di una crisi petrolifera) sull'economia nazionale.

d) classificazione dei redditi da lavoro dipendente sulla base di criteri quali il livello di istruzione, il lavoro a tempo pieno e a tempo parziale, l'età e il sesso;

La medesima classificazione potrebbe essere anche applicata a informazioni complementari sull'occupazione; in tal modo, le tavole delle risorse e degli impieghi possono anche essere utilizzate per qualsiasi tipo di analisi del mercato del lavoro.

e) ripartizione dei redditi da lavoro dipendente in:

(1) retribuzioni lorde, di cui:

- contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti (91);

(2) contributi sociali a carico dei datori di lavoro;

Questa articolazione consente di analizzare l'incidenza dei contributi sociali sul costo del lavoro e l'incidenza di tale onere sul risultato lordo di gestione.

f) classificazione per funzione dei consumi finali (COICOP per le famiglie e COFOG per le amministrazioni pubbliche);

La classificazione di queste spese secondo la funzione consente di valutare l'impatto di ciascuna funzione sul resto dell'economia come, ad esempio, l'importanza della spesa pubblica e privata sulla sanità, sui trasporti e sull'istruzione o l'impatto della spesa delle amministrazioni pubbliche in materia di difesa su alcune industrie interne, in particolare i produttori di aerei, autoveicoli pesanti e armi.

g) riclassificazione degli investimenti fissi e dello stock di capitale fisso per i beni locati dai rispettivi proprietari: ad esempio, nel caso del leasing operativo, i beni possono essere registrati come se fossero di proprietà dell'utilizzatore (a differenza del trattamento standard nel SEC);

Lo scopo di tale riclassificazione è quello di rendere comparabili le strutture dei costi delle branche che noleggiano beni con quelle delle branche che possiedono beni simili. Al fine di assicurare un trattamento contabile coerente, tale riclassificazione richiede anche la rettifica dei consumi intermedi del locatario e della produzione del locatore per l'ammontare del canone di locazione del bene noleggiato.

h) riclassificazione dell'occupazione e dei redditi da lavoro dipendente per la manodopera in subappalto e per le persone che lavorano per il tramite di agenzie di lavoro temporaneo.

Lo scopo di tale riclassificazione è quello di rendere più comparabili le strutture dei costi delle branche, registrando le persone soprammenzionate come dipendenti delle branche presso le quali esse lavorano effettivamente. Questa riclassificazione comporta altresì la rettifica dei concetti di consumi intermedi e di produzione delle branche in questione.

TAVOLE DI COLLEGAMENTO TRA LE TAVOLE DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI E I CONTI PER SETTORE

9.52. Le informazioni contenute nelle tavole delle risorse e degli impieghi dovrebbero essere messe in relazione con i conti per settore al fine di garantire la coerenza delle tavole con i conti. Ciò è possibile con l'introduzione di una tavola in cui le variabili sono classificate per branca di attività economica e per settore (cfr. tavola 9.11).

Tavola 9.11 - Tavola di collegamento tra le tavole delle risorse e degli impieghi e i conti per settore

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Branche di attività economica (NACE)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

(1)

(2)

I. Società non finanziarie

Totale della produzione

Produzione di beni e servizi destinabili alla vendita

Produzione di beni e servizi per proprio uso finale

Altra produzione di beni e servizi non destinabili alla vendita

Consumi intermedi

Valore aggiunto lordo

Redditi da lavoro dipendente

Altre imposte nette sulla produzione

Ammortamenti

(1)

Risultato netto di gestione

Investimenti fissi lordi

II. Società finanziarie

Totale della produzione

. . .

Investimenti fissi lordi

III. Amministrazioni pubbliche

IV. Famiglie

V. Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

Totale dei settori

(2)

Produzione

. . .

Investimenti fissi lordi

>FINE DI UN GRAFICO>

TAVOLE DELLE INTERDIPENDENZE TRA GLI OPERATORI ECONOMICI (INPUT-OUTPUT) SIMMETRICHE

9.53. Nel SEC, la tavola delle interdipendenze prodotto per prodotto è la tavola delle interdipendenze simmetrica più importante ed è questa la tavola che viene qui descritta.

9.54. La tavola delle interdipendenze prodotto per prodotto (cfr. tavole 9.4 e 9.12) può essere redatta convertendo le tavole delle risorse e degli impieghi, entrambe a prezzi base. Ciò implica una variazione del formato da due tavole asimmetriche a una tavola simmetrica (si veda altresì il paragrafo 9.09). La conversione può essere suddivisa in tre fasi:

a) attribuzione dei prodotti secondari nella tavola delle risorse alle branche di attività economica di cui essi costituiscono i prodotti principali;

b) trasformazione, nelle colonne della tavola degli impieghi, degli input nelle branche di attività economica in input nelle branche di produzione omogenea (senza aggregazione delle righe);

c) eventuale aggregazione dei prodotti dettagliati (righe) della nuova tavola degli impieghi secondo le branche di produzione omogenea indicate nelle colonne.

9.55. La fase a) consiste nel trasferire i prodotti secondari nella tavola delle risorse. Poiché i prodotti secondari figurano nella tavola delle risorse come voci al di fuori dalla diagonale principale, questo tipo di trasferimento è relativamente semplice. Tali prodotti secondari vanno aggiunti ai prodotti delle branche per le quali essi costituiscono prodotti principali e vanno defalcati dai prodotti delle branche che li hanno prodotti.

9.56. La fase b) è più complicata poiché i dati di base sugli input si riferiscono alle branche di attività economica e non a ogni singolo prodotto derivante dalla produzione di ciascuna branca. Il tipo di conversione da effettuare riguarda il trasferimento degli input connessi alla produzione secondaria, dalla branca in cui tale produzione è stata realizzata alla branca in cui essa risulta essere la produzione principale (produzione tipica). Per effettuare tale trasferimento si possono adottare due diversi approcci:

(1) utilizzare informazioni tecniche e statistiche complementari;

(2) basarsi su ipotesi.

9.57. È opportuno utilizzare quanto più possibile informazioni tecniche e scientifiche complementari. Ad esempio, potrebbero essere raccolte informazioni specifiche sui beni e servizi necessari per produrre certi tipi di prodotti. Tuttavia, le informazioni di questo tipo sono spesso incomplete e pertanto occorre fare ricorso a semplici ipotesi per effettuare i trasferimenti.

Tavola 9.12 - Tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetrica ai prezzi base (prodotto per prodotto)

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Prodotti (CPA)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali

a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

Prodotti

(CPA)

1

2

3

.

.

.

.

.

.

n

(1)

Consumi intermedi ai prezzi base prodotto per prodotto

Impieghi finali ai prezzi base:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Totale dei consumi intermedi ai prezzi base per prodotto

Impieghi finali ai prezzi base per tipo

Totale degli impieghi ai prezzi base

Imposte sui prodotti

Contributi ai prodotti (-)

(3)

Imposte nette sui prodotti per prodotto

Imposte nette sui prodotti per tipo di impiego finale

Totale delle imposte nette sui prodotti

Ó (1) + (3)

(4)

Totale dei consumi intermedi ai prezzi di acquisto per prodotto

Totale degli impieghi finali per tipo ai prezzi di acquisto

Totale degli impieghi ai prezzi di acquisto

Redditi da lavoro dipendente

Altre imposte nette sulla produzione

Ammortamenti

Risultato netto di gestione

(5)

Componenti del valore aggiunto per prodotto

Ó (5)

(6)

Valore aggiunto per prodotto

Ó (1) + (3) + Ó (5)

(7)

Produzione ai prezzi base per prodotto

Importazioni

(8)

Importazioni cif per prodotto

(7) + (8)

(9)

Risorse ai prezzi base per prodotto

Investimenti fissi

Stock di capitale fisso

Input di lavoro

(10)

>FINE DI UN GRAFICO>

9.58. Il trasferimento della produzione e dei relativi input si basa su due tipi di ipotesi in merito alla tecnologia:

a) ipotesi di una tecnologia unica per branca, supponendo che tutti i prodotti derivanti dalla produzione delle UAE locali di una branca di attività economica siano prodotti con la stessa struttura di input;

b) ipotesi di una tecnologia unica per prodotto, supponendo che un prodotto di un gruppo merceologico presenti la stessa struttura di input a prescindere dalla branca che lo ha prodotto.

La scelta della migliore ipotesi da utilizzare in ciascun caso non è facile. Essa dipende, infatti, dalla struttura delle branche di un paese, ad esempio, dal loro grado di specializzazione, e dall'omogeneità delle tecnologie utilizzate per fabbricare prodotti appartenenti allo stesso gruppo merceologico. Ad esempio, un paio di stivali può essere fabbricato in cuoio o in plastica. Fare l'ipotesi di una tecnologia unica per prodotto per ogni tipo di stivale (od ogni tipo di calzatura, se si utilizza un livello di aggregazione più elevato) può risultare quindi problematico; pertanto la scelta dell'ipotesi di una tecnologia unica per branca può rappresentare una alternativa migliore.

La semplice applicazione dell'ipotesi di una tecnologia unica per prodotto ha spesso dato risultati inaccettabili, nella misura in cui i coefficienti di spesa ottenuti appaiono improbabili se non addirittura impossibili (ad esempio, coefficienti negativi). I coefficienti improbabili possono essere riconducibili ad errori di misura o a una eterogeneità della produzione (composizione dei prodotti) della branca di cui il prodotto trasferito costituisce il prodotto principale. A ciò si può rimediare operando delle rettifiche fondate su informazioni complementari o su giudizi basati sull'esperienza. Ovviamente, un'altra soluzione consiste nell'applicare l'ipotesi alternativa di una tecnologia unica per branca. In pratica, la migliore strategia per l'elaborazione di tavole delle interdipendenze simmetriche è costituita dall'utilizzo di ipotesi di tecnologia mista in combinazione con informazioni integrative.

9.59. L'importanza della funzione assolta dalle ipotesi dipende dalle dimensioni della produzione secondaria che, a sua volta, dipende non soltanto dal modo in cui la produzione è organizzata nell'economia, ma anche dalla composizione dei prodotti. Quanto più numerosi sono i prodotti, tanto maggiore è la possibilità che si abbia una produzione secondaria.

9.60. La fase c) prevede l'aggregazione dei prodotti della nuova tavola degli impieghi nelle branche di attività economica che li producono secondo la fase a). Questa operazione dà luogo ad una tavola delle interdipendenze simmetrica prodotto per prodotto. Mentre le rettifiche partono da dati basati sulle UAE locali, i dati che si ottengono sono conformi a quelli delle «unità di produzione omogenea».

9.61. Le nomenclature nella tavola delle interdipendenze simmetrica coicidono con quelle delle tavole delle risorse e degli impieghi, in quanto la prima rappresenta una evoluzione delle seconde (fatta eccezione, ovviamente, per la classificazione per branca di attività economica/branca di produzione omogenea).

9.62. La tavola delle interdipendenze simmetrica 9.12 dovrebbe essere accompagnata almeno da due altre tavole:

a) una matrice indicante gli impieghi delle importazioni; il formato di questa tavola è identico a quello della tavola delle importazioni a supporto delle tavole delle risorse e degli impieghi (cfr. tavola 9.10), salvo che essa utilizza una nomenclatura prodotto per prodotto;

b) una tavola delle interdipendenze simmetrica per la produzione interna (tavola 9.13).

Quest'ultima tavola dovrebbe essere utilizzata per il calcolo dei coefficienti cumulati, ossia l'inversa della matrice di Leontief, corrispondente, per quanto concerne la tavola 9.13, all'inversa della matrice ottenuta sottraendo dalla matrice unità I la matrice dei coefficienti tecnici ottenuta dalla matrice [(1),(1)]. L'inversa della matrice di Leontief potrebbe anche essere calcolata per la produzione interna e le importazioni competitive (cfr. paragrafo 9.51). Si dovrebbe quindi supporre che le importazioni competitive siano state prodotte in modo identico ai prodotti concorrenti di produzione interna.

Tavola 9.13 - Tavola delle interdipendenze tra gli operatori economici simmetrica per la produzione interna (prodotto per prodotto)

>INIZIO DI UN GRAFICO>

Prodotti (CPA)

1 2 3 . . . . . . n

Ó (1)

Impieghi finali:

a) b) c) d) e) f)

Ó (3)

Ó (1) + Ó (3)

(1)

(2)

(3)

(4)

(5)

Prodotti

(CPA)

1

2

3

.

.

.

.

.

.

n

(1)

Per la produzione interna: consumi intermedi ai prezzi base prodotto per prodotto

Per la produzione interna: impieghi finali ai prezzi base:

Spesa per consumi finali:

a) delle famiglie

b) delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie

c) delle amministrazioni pubbliche

Investimenti lordi:

d) investimenti fissi lordi e oggetti di valore

e) variazione delle scorte

f) esportazioni

Ó (1)

(2)

Totale dei consumi intermedi di prodotti di produzione interna ai prezzi base per prodotto

Impieghi finali di prodotti di produzione interna ai prezzi base

Totale della produzione interna

Impieghi dei prodotti importati

(3)

Totale dei consumi intermedi di prodotti importati per prodotto

Impieghi finali di prodotti importati ai prezzi base

Totale delle importazioni

Imposte nette sui prodotti

(4)

Imposte nette sui prodotti per consumi intermedi per prodotto

Imposte nette sui prodotti per impieghi finali

Totale delle imposte nette sui prodotti

Ó (1) + (3) + (4)

(5)

Totale dei consumi intermedi ai prezzi di acquisto per prodotto

Totale degli impieghi finali per tipo

Totale degli impieghi

Redditi da lavoro dipendente

Altre imposte nette sulla produzione

Ammortamenti

Risultato netto di gestione

(6)

Componenti del valore aggiunto per prodotto

Ó 6

(7)

Valore aggiunto per prodotto

Ó (1) + (3) + (4) + Ó (6)

(8)

Produzione ai prezzi base per prodotto

Investimenti fissi

Stock di capitale fisso

Input di lavoro

(9)

>FINE DI UN GRAFICO>

CAPITOLO 10

MISURE DI PREZZO E DI VOLUME

10.01. In un sistema di conti economici tutti i flussi e gli stock sono espressi in unità monetarie. L'unità monetaria è il solo denominatore comune che può essere utilizzato per valutare le estremamente diverse operazioni registrate nei conti e per ricavare saldi contabili significativi.

Il problema insito nell'utilizzazione di una unità monetaria come unità di misura consiste nel fatto che tale unità non è uno standard né stabile, né internazionale. Un punto delicato dell'analisi economica è rappresentato dalla misurazione della crescita economica in termini di volume tra vari periodi. È così necessario distinguere, nelle variazioni di valore per taluni aggregati economici, le variazioni derivanti unicamente dalle variazioni di prezzo da quelle che sono denominate variazioni di «volume».

Inoltre, l'analisi economica deve effettuare confronti nello spazio, ad esempio tra economie nazionali diverse. L'attenzione viene focalizzata sui confronti internazionali in termini di volume del livello della produzione e del reddito, ma suscita interesse anche il livello dei prezzi. È quindi necessario scomporre le differenze di valore degli aggregati economici tra coppie o gruppi di paesi in modo che si individuino le due componenti, che riflettono le differenze di volume e quelle di prezzo.

10.02. Nel caso di raffronti temporali di flussi e di stock, va attribuita pari importanza all'accurata misurazione delle variazioni di prezzo e di volume. Nel breve periodo l'osservazione delle variazioni di prezzo non è meno interessante della misurazione del volume dell'offerta e della domanda. A più lungo termine lo studio dello sviluppo economico deve tener conto dei movimenti dei prezzi relativi dei vari tipi di beni e servizi.

Lo scopo primario non è semplicemente quello di fornire misure complete delle variazioni dei prezzi e dei volumi per i principali aggregati del sistema, bensì quello di raccogliere un insieme di misurazioni interdipendenti che rendano possibile effettuare analisi sistematiche e dettagliate dell'inflazione, della crescita e delle fluttuazioni economiche.

10.03. Le regole generali per i raffronti nello spazio impongono che vengano effettuate misurazioni accurate sia per la componente volume che per la componente prezzo degli aggregati economici. Poiché il divario tra la formula di Laspeyres e quella di Paasche è spesso rilevante nei raffronti spaziali, la formula dell'indice di Fisher è la sola accettabile a tal fine.

10.04. I conti economici presentano il vantaggio di fornire un quadro adeguato per costruire un sistema di indici di volume e di prezzo e per assicurare la coerenza dei dati statistici.

I vantaggi di un approccio contabile possono essere riassunti come segue:

a) a livello concettuale l'uso di un quadro contabile che copra l'intero sistema economico richiede che i prezzi e le unità fisiche per i diversi prodotti e flussi del sistema siano specificati in modo coerente; in un ambito di questo tipo è imperativo che, ad esempio, i concetti di prezzo e di volume per un determinato gruppo di prodotti siano definiti identicamente nelle risorse e negli impieghi;

b) a livello statistico l'uso di un sistema di conti economici impone vincoli di contabilità che devono essere rispettati sia a prezzi correnti che a prezzi costanti; di norma sarà necessario effettuare alcune correzioni per assicurare la coerenza dei dati di prezzo e di volume;

c) la creazione di un sistema integrato di indici di prezzo e di volume nel contesto di un sistema di conti economici permette inoltre ai responsabili nazionali della contabilità di effettuare controlli supplementari; supponendo che esista un sistema bilanciato di tavole delle risorse e degli impieghi a prezzi correnti, la costruzione di tali tavole bilanciate a prezzi costanti significa che ne può essere automaticamente derivato un sistema di indici dei prezzi impliciti; l'esame della plausibilità di tali indici derivati può portare alla revisione e correzione dei dati a prezzi costanti ed in alcuni casi addirittura a quella dei valori a prezzi correnti;

d) l'approccio contabile permette infine di misurare le variazioni di prezzo e di volume per alcuni saldi contabili, essendo questi ultimi derivati per definizione dagli altri elementi dei conti.

10.05. Malgrado i vantaggi di un sistema integrato, basato sull'equilibrio - sia complessivo che per branca di attività economica - delle operazioni su beni e servizi, occorre riconoscere che gli indici di prezzo e volume così ottenuti non soddisfano tutte le necessità, né rispondono a tutte le possibili domande riguardo alle variazioni di prezzo o di volume. I vincoli contabili e la scelta delle formule per gli indici di prezzo e di volume, sebbene essenziali per la costruzione di un sistema coerente, possono a volte costituire un ostacolo. Si avverte inoltre la necessità di informazioni per periodi più brevi, come i mesi o i trimestri. In questi casi possono dimostrarsi utili altre forme di indici di prezzo e di volume.

CAMPO DI APPLICAZIONE DEGLI INDICI DI PREZZO E DI VOLUME NEL SISTEMA DI CONTABILITÀ

10.06. Tra i flussi che appaiono nei conti economici a prezzi correnti, ve ne sono alcuni - principalmente riguardanti i prodotti - per i quali la distinzione tra variazioni di prezzo e di volume è analoga a quella effettuata a livello microeconomico. Per molti altri flussi del sistema la distinzione è molto meno evidente.

Nel primo caso i flussi riguardano un gruppo di operazioni elementari su beni e servizi, il cui valore è equivalente al prodotto di numerose unità fisiche per i rispettivi prezzi unitari. In questo caso è sufficiente conoscere la scomposizione del flusso in questione in operazioni elementari per determinare la variazione media di prezzo e volume.

Nel secondo caso - riguardante alcune operazioni relative alla distribuzione e alla intermediazione finanziaria, come pure a saldi contabili come il valore aggiunto - è difficile, se non addirittura impossibile, suddividere direttamente i valori correnti in una componente prezzo e in una componente volume; sarà quindi necessario adottare soluzioni ad hoc.

Esiste anche la necessità di misurare il reale potere d'acquisto di numerosi aggregati, come i redditi da lavoro dipendente, il reddito disponibile delle famiglie o il reddito nazionale. Ciò può essere fatto, ad esempio, deflazionandoli mediante un indice dei prezzi dei beni e dei servizi che possono essere acquistati con essi.

10.07. Va sottolineato che in sede di misurazione del potere d'acquisto reale è perseguito un obiettivo ed è adottata una procedura che sono completamente diversi da quelli nel caso della deflazione dei beni e dei servizi e dei saldi contabili. Per questi può essere elaborato un sistema integrato di indici di prezzo e di volume, utile, ad esempio, per misurare la crescita economica. La valutazione in termini reali dei flussi dell'ultimo tipo utilizza indici di prezzo di flussi diversi da quelli considerati, che possono differire a seconda degli obiettivi dell'analisi; essa può essere fatta solamente in un modo convenzionale e non in modo univoco nell'ambito di un sistema integrato di indici di prezzo e di volume.

IL SISTEMA INTEGRATO DI INDICI DI PREZZO E DI VOLUME

10.08. La suddivisione sistematica delle variazioni dei valori correnti nelle componenti «variazioni di prezzo» e «variazioni di volume» è ristretta ai flussi che rappresentano le operazioni, registrati nei conti di equilibrio dei beni e servizi (0) e nei conti della produzione (I); essa viene effettuata sia per i dati riguardanti le singole branche di attività economica che per quelle relative al totale dell'economia. I flussi che rappresentano i saldi contabili, ad esempio valore aggiunto, non possono essere direttamente suddivisi in una componente prezzo e in una componente volume; ciò può essere ottenuto solo indirettamente, utilizzando i relativi flussi di operazioni.

L'uso di un quadro contabile impone un duplice vincolo per il calcolo dei dati:

a) il saldo del conto di equilibrio dei beni e servizi deve essere ottenuto per ogni coppia di anni contigui sia a prezzi costanti che correnti;

b) ogni flusso a livello del totale dell'economia deve essere uguale alla somma dei corrispondenti flussi per le varie branche di attività economica.

Un terzo vincolo, non dovuto all'uso di un quadro contabile, ma derivante da una scelta deliberata, è costituito dal fatto che ogni variazione del valore delle operazioni deve essere attribuita ad una variazione di prezzo o ad una variazione di volume, oppure ad una combinazione delle due.

Qualora questi tre requisiti vengano soddisfatti, la valutazione dei conti di equilibrio dei beni e servizi e dei conti della produzione a prezzi costanti comporta che si possa ottenere un sistema integrato di indici di prezzo e di volume.

10.09. Gli elementi da prendere in considerazione per costruire un siffatto sistema integrato sono i seguenti:

>SPAZIO PER TABELLA>

INDICI DI PREZZO E DI VOLUME PER ALTRI AGGREGATI

10.10. Oltre alle misure di prezzo e di volume sopra considerate, anche i seguenti aggregati possono essere suddivisi in una componente prezzo e in una componente volume. Gli obiettivi che si prefiggono tali misurazioni possono variare.

>SPAZIO PER TABELLA>

Le scorte all'inizio ed alla fine di ogni periodo devono essere calcolate a prezzi costanti, al fine di stimare la variazione di volume delle scorte nel corso del periodo.

Lo stock di capitale fisso deve essere calcolato a prezzi costanti, onde stimare i rapporti tra prodotto e capitale, come pure per ottenere una base per valutare gli ammortamenti a prezzi costanti.

I redditi da lavoro dipendente devono essere calcolati a prezzi costanti, al fine di misurare la produttività e in alcuni casi anche allorché la produzione è stata stimata utilizzando dati a prezzi costanti sugli input.

10.11. I redditi da lavoro dipendente sono un elemento del reddito. Ai fini della misurazione del potere d'acquisto, la valutazione può essere effettuata in termini reali operando una deflazione con un indice che riflette i prezzi di prodotti acquistati dai lavoratori dipendenti. Anche altri elementi del reddito, come il reddito disponibile delle famiglie e il reddito nazionale, possono essere misurati in termini reali nello stesso modo.

PRINCIPI GENERALI DI MISURAZIONE DEGLI INDICI DI PREZZO E DI VOLUME

DEFINIZIONE DEI PREZZI E DEI VOLUMI DEI PRODOTTI DESTINABILI ALLA VENDITA

10.12. La creazione di un sistema integrato di indici di prezzo e di volume è basata sul presupposto che, a livello di un singolo bene o servizio omogeneo, il valore (v) sia uguale al prezzo per unità di quantità (p) moltiplicato per il numero di unità di quantità (q), ossia:

v ≡ p × q

10.13. Definizione - Il prezzo è definito come il valore di una unità di un prodotto per il quale le quantità sono perfettamente omogenee non solo in senso fisico ma anche riguardo a numerose altre caratteristiche descritte al paragrafo 10.16. Per essere additive in senso economico le quantità devono essere identiche e devono avere lo stesso prezzo unitario. Per ogni aggregato di operazioni su beni e servizi indicato nei conti, le misure di prezzo e di quantità devono essere costruite in modo che:

indici di valore = indici di prezzo × indici di volume.

Ciò significa che ogni variazione nel valore di un determinato flusso deve essere attribuita a una variazione di prezzo, a una variazione di volume, oppure a una combinazione delle due.

10.14. Per le operazioni su beni in molti casi è facile definire l'unità fisica oggetto dell'operazione e quindi il prezzo unitario. In altri casi, ad esempio per i beni strumentali unici, esistono invece delle difficoltà e devono essere adottate soluzioni specifiche.

Per le operazioni su servizi è spesso più difficile specificare le caratteristiche che determinano le unità fisiche e possono così sorgere differenze di opinione sui criteri da utilizzare. Ciò può riguardare importanti branche di attività economica come servizi di intermediazione finanziaria, commercio all'ingrosso e al dettaglio, servizi alle imprese, istruzione, ricerca e sviluppo, sanità o attività ricreative. Alla luce della crescente importanza delle branche di attività economica che si occupano di servizi, è essenziale trovare soluzioni comuni, anche se solamente convenzionali, al problema della scelta delle unità fisiche.

DIFFERENZE DI QUALITÀ E DIFFERENZE DI PREZZO

10.15. Le caratteristiche fisiche e di altro tipo da prendere in considerazione per identificare i prodotti costituiscono differenze di qualità e svolgono un ruolo importante, facendo sorgere al tempo stesso difficili problemi statistici.

Il motivo è che per molti beni e servizi previsti per un fine specifico esistono parecchie varietà di qualità diversa, ognuna delle quali con un proprio prezzo.

10.16. Le differenze di qualità sono rispecchiate dai seguenti fattori:

a) caratteristiche fisiche;

b) consegne in luoghi diversi;

c) consegne in ore diverse del giorno e in periodi diversi dell'anno;

d) differenze riguardo alle condizioni di vendita, alle circostanze o alle condizioni ambientali in cui i beni o servizi vengono forniti.

Per determinate caratteristiche fisiche, le differenze degli altri fattori implicano che le unità fisiche non siano identiche in senso economico e che il valore differisca tra le unità. Queste differenze dei valori unitari sono considerate differenze di volume e non differenze di prezzo.

In realtà il pagamento effettuato al momento dell'acquisto di un bene copre non solo il prezzo del bene, ma anche quello dei servizi associati alla fornitura dello stesso. Ciò significa che, in linea di principio, beni identici venduti a prezzi diversi e in circostanze diverse debbano essere considerati prodotti differenti. Questa conclusione è esplicitamente riconosciuta nelle tavole delle risorse e degli impieghi, ove il valore dei margini commerciali e di trasporto - che rappresentano i servizi principali associati alla fornitura di beni - viene registrato separatamente.

10.17. Nell'ambito di un determinato mercato e in un singolo periodo, la coesistenza di molteplici valori unitari, può essere considerata, con le eccezioni dei casi descritti al paragrafo 10.19, come prova dell'esistenza di differenze di qualità. Di conseguenza, i vari modelli di un'auto e anche diverse versioni dello stesso modello devono essere trattati come prodotti diversi, così come deve essere effettuata una distinzione fra viaggi ferroviari in prima e seconda classe.

Per calcolare le misure di prezzo e di volume è necessario utilizzare la nomenclatura dei prodotti più dettagliata possibile, in modo che ogni prodotto identificato abbia la massima omogeneità, indipendentemente dal livello di dettaglio utilizzato per la presentazione dei risultati.

10.18. La dimensione qualitativa deve essere tenuta presente anche in sede di registrazione delle variazioni nel tempo. I cambiamenti di qualità, dovuti ad esempio alla modifica delle caratteristiche fisiche di un prodotto, devono essere considerati una variazione di volume e non di prezzo. Vanno presi in considerazione anche gli effetti dell'aggregazione. Le variazioni nella composizione di un flusso, che implicano ad esempio uno spostamento a favore di una più alta qualità media, devono essere registrate come aumento di volume e non come aumento di prezzo. Ne deriva che, per le produzioni, l'effetto degli spostamenti tra mercati con prezzi diversi, ad esempio interno/esterno, o tra impieghi industriali/mercati per i prodotti di consumo, sarà trattato come variazioni di volume e non come variazioni di prezzo. Ne deriva anche che una variazione di prezzo per un determinato flusso può verificarsi solamente in quanto risultato di variazioni di prezzo a livello delle singole operazioni.

10.19. Definizione - Il fatto che vengano osservate differenze di valore unitario non deve essere considerato indice di differenze di qualità allorquando si verificano le seguenti circostanze: mancanza di informazioni, differenziazione dei prezzi (implicante una limitazione della libertà di scelta) e esistenza di mercati paralleli. In questi casi le differenze di valore unitario sono considerate come differenze di prezzo.

10.20. La mancanza di informazioni significa che gli acquirenti non sempre possono essere adeguatamente informati circa le differenze di prezzo esistenti e possono quindi inavvertitamente comprare a prezzi più alti. Ciò - o il suo contrario - può verificarsi anche in situazioni in cui singoli acquirenti e venditori negoziano o contrattano il prezzo. D'altro canto la differenza tra il prezzo medio di un bene acquistato in un mercato o in un bazar, dove spesso si hanno tali contrattazioni, ed il prezzo dello stesso bene venduto in un diverso tipo di punto di vendita al dettaglio, come un grande magazzino, dovrebbe essere normalmente trattata come riflettente differenze di qualità dovute a diverse condizioni di vendita.

10.21. La differenziazione dei prezzi implica che i venditori possono essere in grado di far pagare prezzi differenti a categorie diverse di acquirenti, per beni e servizi identici venduti esattamente nelle stesse circostanze. In tali casi, l'acquirente che appartiene a una particolare categoria ha una libertà di scelta nulla o limitata. Il principio adottato è che le variazioni di prezzo devono essere viste come differenziazione allorquando, per unità identiche vendute esattamente nelle stesse circostanze in un mercato chiaramente separabile, vengono praticati prezzi diversi. Le variazioni di prezzo dovute a tale differenziazione non costituiscono differenze di volume.

La possibilità di scambiare nuovamente le merci in un detereminato mercato implica che la differenziazione dei prezzi per questi tipi di prodotti può essere ritenuta trascurabile nella magior parte dei casi. Le differenze di prezzo eventualmente riscontrate per i beni possono normalmente essere interpretate come dovute a mancanza di informazioni o all'esistenza di mercati paralleli.

Nel settore dei servizi, ad esempio nei trasporti, i produttori possono applicare tariffe inferiori per gruppi di persone a basso reddito, come i pensionati o gli studenti. Se costoro sono liberi di viaggiare senza limitazioni temporali, il caso va trattato come differenziazione dei prezzi. Tuttavia, se gli importi che essi devono pagare sono più bassi soltanto a condizione che i viaggi vengano effettuati esclusivamente in determinate fasce orarie, normalmente diverse da quelle di punta, il servizio di trasporto che viene loro offerto è di qualità inferiore.

10.22. I mercati paralleli esistono per varie ragioni. Gli acquirenti potrebbero non essere in grado di acquistare quanto desiderano a un prezzo più basso poiché l'offerta disponibile a tale prezzo è insufficiente e può così esistere un mercato parallelo, secondario, con prezzi più alti. Un mercato parallelo può esistere anche allorché i venditori, essendo esentati dal pagamento di determinate imposte, possono praticare prezzi più bassi. Anche in questi casi la variazione di prezzo costituisce una differenza di prezzo e non di volume.

10.23. Una variazione nella struttura di un flusso, ripercuotentesi sul suo valore totale, può verificarsi quando - per mancanza di informazioni, differenziazione dei prezzi o esistenza di mercati paralleli - prodotti identici vengono venduti a prezzi diversi.

Si supponga che una certa quantità di un particolare bene o servizio sia venduta, ad un prezzo più basso, ad una particolare categoria di acquirenti, senza che vi siano differenze riguardo alla natura del bene o servizio offerto, al luogo, al tempo o alle condizioni di vendita, o ad altri fattori. Una successiva diminuzione della quota venduta al prezzo più basso innalza il prezzo medio pagato dagli acquirenti del bene o servizio. Ciò deve essere registrato come aumento di prezzo e non di volume.

PRINCIPI PER I SERVIZI NON DESTINABILI ALLA VENDITA

10.24. L'elaborazione di un sistema completo di indici di prezzo e di volume che copra tutte le risorse e gli impieghi di beni e servizi incontra una particolare difficoltà allorché si tratta di misurare la produzione dei servizi non destinabili alla vendita. Questi ultimi differiscono da quelli destinabili alla vendita in quanto non sono venduti a un prezzo di mercato e il loro valore a prezzi correnti è calcolato per convenzione come la somma dei costi sostenuti. Questi ultimi sono i consumi intermedi, i redditi da lavoro dipendente, le altre imposte al netto dei contributi alla produzione e gli ammortamenti.

10.25. In mancanza di un prezzo di mercato unitario, la variazione del «costo unitario» di un servizio non destinabile alla vendita può essere considerata come una approssimazione della variazione del prezzo. Se i servizi non destinabili alla vendita sono consumati su base individuale, in linea di massima è possibile stimare quantità che sono omogenee e che rispecchiano l'utilizzazione di questi servizi ed applicando i costi unitari di un anno base si possono ottenere dati a prezzi costanti. Utilizzando questo tipo di misurazione della produzione è possibile analizzare le variazioni di produttività per i servizi individuali non destinabili alla vendita. Per i servizi collettivi generalmente non è possibile individuare quantità e costi unitari che riflettano la loro utilizzazione. Qualora dovessero essere effettuati dei tentativi per stimare le variazioni della produttività per i servizi collettivi utilizzando metodi indiretti, occorrerà descrivere la metodologia agli utilizzatori.

10.26. Nel contesto dei conti economici è di primaria importanza adottare il principio in base al quale la produzione e il consumo dei servizi non destinabili alla vendita - come la produzione e il consumo dei beni e servizi destinabili alla vendita - devono essere definiti in termini di effettivi flussi di tali beni e servizi e non in termini di risultati finali ottenuti dal loro impiego. Poiché questi risultati dipendono anche da numerosi altri fattori, non è ad esempio possibile misurare il volume dei servizi didattici in base all'aumento del livello di istruzione o il volume dei servizi sanitari in base al miglioramento delle condizioni di salute della popolazione.

PRINCIPI PER IL VALORE AGGIUNTO E IL PIL

10.27. Il valore aggiunto, la voce a saldo del conto della produzione, è l'unico saldo contabile a far parte del sistema integrato di indici di prezzo e di volume. Le caratteristiche decisamente particolari di questa voce devono tuttavia essere sottolineate, così come il significato degli indici di volume e di prezzo ad essa collegati.

Il valore aggiunto, diversamente dai vari flussi di beni e servizi, non rappresenta una unica categoria di operazioni. Esso non può quindi essere direttamente suddiviso in una componente prezzo e in una componente volume.

10.28. Definizione - Il valore aggiunto a prezzi costanti è definito come la differenza tra la produzione a prezzi costanti e i consumi intermedi a prezzi costanti.

VA = ÓP(0)Q(1) - Óp(0)q(1)

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.9

ove P e Q sono prezzi e quantità per la produzione e p e q sono prezzi e quantità per i consumi intermedi. Il metodo teoricamente corretto per calcolare il valore aggiunto a prezzi costanti è quello della doppia deflazione, deflazionando cioè separatamente i due flussi del conto della produzione (produzione e consumi intermedi) e calcolando il saldo di questi due flussi rivalutati.

10.29. In alcuni casi, in cui i dati statistici restano incompleti o non sono sufficientemente attendibili, può essere necessario far ricorso ad un unico indicatore. Se vi sono dati validi sul valore aggiunto a prezzi correnti, una alternativa alla doppia deflazione è quella di deflazionare il valore aggiunto corrente direttamente mediante un indice dei prezzi per la produzione. Ciò implica il presupposto che i prezzi per i consumi intermedi varino allo stesso tasso di variazione di quelli per la produzione. Un'altra procedura possibile è quella di estrapolare il valore aggiunto nell'anno base mediante un indice di volume per la produzione. Questo indice di volume può essere calcolato o direttamente dai dati di quantità o deflazionando il valore corrente della produzione mediante un appropriato indice dei prezzi. Questo metodo presuppone in realtà che le variazioni di volume siano le stesse per la produzione e per i consumi intermedi.

Per alcune branche produttrici di servizi destinabili e non destinabili alla vendita, quali attività finanziarie, servizi commerciali, istruzione o difesa, potrebbe non essere possibile ottenere stime soddisfacenti delle variazioni di prezzo o di volume per la produzione. In questi casi i movimenti di valore aggiunto a prezzi costanti possono essere stimati mediante le variazioni dei redditi da lavoro dipendente a tassi di retribuzione costanti e degli ammortamenti a prezzi costanti. Coloro che raccolgono i dati possono essere costretti a far ricorso a tali espedienti, anche quando non vi sono motivi validi per ritenere che la produttività del lavoro resti immutata nel breve o nel lungo periodo.

10.30. Per loro natura gli indici di volume e di prezzo per il valore aggiunto sono quindi intrinsecamente diversi dai corrispondenti indici per i flussi di beni e servizi.

Parimenti dicasi per gli indici di prezzo e di volume dei saldi contabili aggregati come il prodotto interno lordo. Quest'ultimo è pari alla somma di tutti i valori aggiunti meno i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente - cioè a una addizione di saldi contabili - più le imposte al netto dei contributi ai prodotti, mentre da un altro punto di vista può essere considerato come rappresentativo del saldo contabile tra il totale degli impieghi finali e le importazioni.

PROBLEMI NELL'APPLICAZIONE DEI PRINCIPI

10.31. Per applicare i principi di prezzo e di volume ai diversi flussi nel sistema, è necessario specificare le soluzioni da adottare per taluni problemi che sorgono al riguardo.

APPLICAZIONE GENERALE

10.32. La necessità di determinare quale dei vari fattori descritti nella precedente sezione spieghi le differenze di prezzo si presenta ogniqualvolta vengano studiate le serie temporali di dati di valore e debbano essere separate le variazioni di prezzo da quelle di volume. Ne deriva che, anche a un elevato livello di dettaglio, le serie di dati di quantità possono fornire solamente misure grezze delle variazioni di volume, in quanto non rispecchiano adeguatamente i cambiamenti che possono essere intervenuti nel mix delle diverse qualità. Ciò significa che, ad esempio, un numero costante di unità fisiche, registrato per un certo flusso, sottostima la variazione di volume se la composizione è cambiata a favore di unità che presentano una qualità migliore. Questo spostamento implica un cambiamento della qualità media e deve essere registrato come un aumento dell'indice di volume. In generale il metodo migliore per stimare le variazioni di volume per i flussi di beni e servizi è quello di deflazionare i dati di valore con l'ausilio di indici dei prezzi. Poiché tutti i cambiamenti nella qualità media sono correttamente rispecchiati nelle serie di valore, operando una divisione con un indice dei prezzi rappresentativo, rettificato per tener conto delle variazioni qualitative, si ottiene un indice di volume corretto.

10.33. Non sempre la deflazione con l'ausilio di indici dei prezzi costituisce la migliore soluzione nella pratica e si deve pertanto ricorrere ad altri metodi. Ad esempio, possono essere state elaborate serie di valore moltiplicando i dati dei prezzi e di quantità: i dati a prezzi costanti possono allora essere ottenuti utilizzando prezzi tratti dall'anno base. Alcune serie di valore possono tuttavia essere di qualità inferiore oppure possono sorgere difficoltà per ricavare indici dei prezzi attendibili: le stime possono quindi essere effettuate sulla base di indicatori di quantità. In tali casi occorre verificare che le quantità si riferiscano a prodotti quanto più omogenei possibili. Se non è applicabile alcuno dei metodi sopra descritto, i dati a prezzi costanti sulle produzioni possono dover essere basati su stime di input a prezzi costanti.

10.34. Per i servizi non destinabili alla vendita non esiste la possibilità di deflazionare i valori utilizzando indici dei prezzi, cosicché devono essere adottate altre soluzioni. Queste sono descritte nei successivi paragrafi 10.41-10.46.

APPLICAZIONE A FLUSSI SPECIFICI

Flussi di beni e di servizi destinabili alla vendita

10.35. Di tutti i flussi dell'economia, le variazioni di valore dei flussi dei beni e dei servizi destinabili alla vendita sono quelle più rapidamente scomponibili in variazioni di prezzo e di volume. In questo contesto occorre operare una chiara distinzione tra:

a) flussi che rappresentano operazioni effettivamente effettuate sul mercato a un determinato prezzo;

b) flussi che rappresentano la produzione per proprio uso finale (ad esempio, produzione per uso proprio di prodotti agricoli e servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari);

c) flussi il cui valore è definito come saldo tra operazioni su beni e servizi (ad esempio: margini commerciali);

d) flussi il cui valore è definito come differenza tra operazioni di distribuzione e di redistribuzione e/o finanziarie (ad esempio: servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente e servizi assicurativi).

10.36. I flussi della categoria a) sono di gran lunga quelli più numerosi e comuni. Le variazioni di valore di tali flussi possono, per loro stessa natura, essere scomposte in variazioni di volume e di prezzo. Il metodo generale di deflazionare il valore corrente di questi flussi mediante indici dei prezzi è applicabile in tutti i casi in cui i beni e i servizi possono essere espressi in unità, la maggior parte delle quali sono omogenee da un anno all'altro.

10.37. I flussi della categoria b), che sono operazioni fittizie, sono caratterizzati dalla mancanza di un prezzo effettivo per l'operazione. È questo il caso di beni come i prodotti agricoli per autoconsumo e i beni per gli investimenti fissi per uso proprio. Per i servizi, il tipo più importante è costituito dai servizi di abitazione per gli alloggi occupati dai rispettivi proprietari. I valori per questi flussi imputati devono essere ottenuti utilizzando i prezzi di prodotti analoghi all'atto della vendita e il deflatore dovrebbe quindi essere lo stesso. Poiché è di solito necessario valutare la produzione della costruzione per uso proprio sulla base dei costi di produzione piuttosto che dei prezzi, il deflatore da impiegare è appunto la variazione dei predetti costi.

10.38. I più importanti flussi della categoria c) sono quelli il cui valore a prezzi correnti è ottenuto come differenza tra i valori di due flussi di beni. È il caso dei margini commerciali il cui valore a prezzi correnti è definito come la differenza tra il prezzo effettivo o imputato ricavato su un bene acquistato per la rivendita dai commercianti all'ingrosso e al dettaglio e il prezzo che sarebbe stato pagato dal distributore per sostituire il bene nel momento in cui è stato venduto o altrimenti ceduto. Con un primo metodo, le stime dei margini commerciali a prezzi costanti possono quindi essere ottenute per differenza, sottraendo il valore a prezzi costanti dei beni acquistati per essere rivenduti dal valore a prezzi costanti dei beni rivenduti da tali commercianti. Un metodo alternativo di misurazione consisterebbe nell'estrapolare i margini commerciali dell'anno base con riferimento al volume delle vendite o al volume degli acquisti effettuati dai commercianti all'ingrosso e al dettaglio. Questa alternativa, per essere corretta, deve tener conto del fatto che i margini commerciali variano a seconda dei prodotti e degli impieghi. Ciò è esplicitamente tenuto presente nelle tavole delle risorse e degli impieghi.

10.39. La categoria c) comprende anche la produzione delle agenzie di viaggio misurata come il valore del servizio fatturato dalle agenzie (competenze e commissioni). Anche questi servizi possono essere misurati come differenza tra due flussi - l'importo complessivo versato dal cliente e le spese di trasporto e di alloggio sostenute dal produttore. La misura del volume può essere ottenuta come differenza tra questi flussi calcolati a prezzi costanti. Altrimenti le competenze e commissioni possono essere definite come il prezzo per unità del tipo di trasporto o di alloggio predisposto e l'indicatore di volume per il compenso del servizio si muoverebbe quindi parallelamente a tali flussi.

10.40. I flussi della categoria d) riguardano i servizi di intermediazione finanziaria, compresi i servizi dei fondi pensione e assicurativi. I servizi di intermediazione finanziaria sono prestati da banche e da altre società finanziarie e consistono nel prestare denaro alle imprese o alle famiglie, nel fornire mezzi di risparmio sicuri e convenienti, nel salvaguardare il denaro ed altri oggetti di valore, nell'acquistare e vendere valute straniere, nel compensare gli assegni, nel mettere a disposizione informazioni economiche di carattere generale, nel trattare azioni ed obbligazioni e nell'offrire consulenza in materia di investimenti. In alcuni casi tali servizi sono facilmente definibili e sono pagati in maniera esplicita: ad esempio, locazione di cassette di sicurezza in una banca o addebito delle commissioni inerenti alle emissioni di azioni, obbligazioni o prestiti. Il valore corrente delle operazioni può quindi essere definito così come i prezzi e le quantità necessari per la misurazione del prezzo e del volume. Tuttavia abitualmente una suddivisione in una componente prezzo e in una componente volume per i servizi di intermediazione finanziaria misurati indirettamente e per i servizi assicurativi può essere fatta solamente su basi arbitrarie, mentre dovrebbe poggiare su delle convenzioni.

Flussi di servizi non destinabili alla vendita

10.41. I servizi non destinabili alla vendita prodotti dalle amministrazioni pubbliche e dalle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie coprono una vasta gamma di servizi necessari ed utili alla società. Essi rientrano in due principali categorie:

a) servizi erogati ai singoli, cioè i cui consumatori o beneficiari sono individualmente identificabili; il consumo di questi servizi richiede una iniziativa individuale da parte delle persone interessate;

b) servizi collettivi puri, cioè servizi di cui si serve collettivamente l'intera popolazione.

10.42. I servizi erogati ai singoli possono essere prestati a favore di singoli individui (ad esempio: cure mediche) o di gruppi di individui (ad esempio: insegnamento). Per loro natura questi servizi possono essere forniti attraverso il mercato o meno; in molti casi gli individui possono ottenere servizi di questo tipo rivolgendosi a unità che producono per il mercato (pagando il relativo prezzo) o rivolgendosi alle unità che non producono per il mercato delle amministrazioni pubbliche o delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ottenendo i servizi gratuitamente o quasi).

Per le unità che producono per il mercato andrebbe utilizzato il metodo che consiste nel deflazionare i valori correnti mediante gli indici dei prezzi, poiché le variazioni nel mix di prodotti con prezzi differenti sono allora correttamente indicate come influenzanti i volumi anziché i prezzi. Per i servizi non destinabili alla vendita erogati ai singoli, le stime della produzione possono essere basate su indicatori di quantità. Per l'istruzione, questi possono far riferimento al numero di ore passate dagli alunni in classe o di insegnamento individuale e, per i servizi sanitari non destinabili alla vendita, gli indicatori dovrebbero riflettere le cure ospedaliere o le visite di dottori o infermieri. In entrambi i casi vi è una dimensione di qualità rispecchiata dall'ammontare delle risorse fornite per alunno o per paziente. È consigliabile utilizzare dati con una articolazione dettagliata in modo che ogni indicatore per il quale vengono effettuati i calcoli sia quanto più omogeneo possibile sotto il profilo dei costi. È solamente allora che le variazioni nel mix di prodotti sono correttamente indicate come variazioni di volume.

Nel caso dei servizi erogati ai singoli, le variazioni nel volume della loro produzione e del loro consumo andrebbero in linea di massima misurate in base all'impiego che viene fatto di tali servizi: ciò eviterà che vengano utilizzati criteri diversi per gli stessi servizi a seconda se questi sono destinabili alla vendita o meno. Naturalmente ogni variazione di qualità deve essere trattata come variazione di volume; ciò si applica però tanto ai servizi destinabili alla vendita quanto a quelli non destinabili alla vendita erogati ai singoli.

10.43. I servizi collettivi puri sono prodotti dalle amministrazioni pubbliche a beneficio di tutta la popolazione. In effetti essi coprono una vasta gamma di attività, come i servizi generali delle amministrazioni pubbliche, la difesa nazionale, gli affari esteri, la giustizia e la pubblica sicurezza, l'urbanistica e l'ambiente, la politica economica, ecc. Poiché questi servizi vengono consumati in modo collettivo, indirettamente e continuamente, il volume della loro produzione non può essere misurato in funzione dell'intensità del loro utilizzo.

10.44. Nella pratica potrebbe non essere possibile ottenere indicatori di quantità attendibili per i servizi non destinabili alla vendita erogati ai singoli e questi possono quindi dover essere misurati in termini di volume, applicando gli stessi metodi utilizzati per i servizi collettivi puri. È quindi necessario partire da una valutazione a prezzi costanti dei diversi elementi di costo di questa produzione, cioè:

a) consumi intermedi;

b) redditi da lavoro dipendente;

c) altre imposte sulla produzione al netto degli altri contributi alla produzione;

d) ammortamenti.

L'uso di misure di input, come elementi sostitutivi alle misure di output, per valutare la produzione implica che l'analisi della produttività non è possibile.

10.45. Il calcolo dei consumi intermedi a prezzi costanti non pone alcun particolare problema teorico, in quanto i consumi intermedi si riferiscono a beni e servizi destinabili alla vendita. Esso può essere effettuato deflazionando i valori correnti mediante un indice dei prezzi dei consumi intermedi oppure sulla base delle quantità rivalutate ai prezzi dell'anno base.

10.46. Il calcolo a prezzi costanti dei redditi da lavoro dipendente e degli ammortamenti nelle branche di servizi non destinabili alla vendita viene effettuato seguendo i metodi generali descritti ai successivi paragrafi 10.53 e 10.54. Le altre imposte sulla produzione sono spesso di tipo tale da poter essere collegate ad un indicatore di volume, ad esempio volume dell'occupazione o numero di auto utilizzate.

Imposte e contributi su prodotti e importazioni

10.47. Sebbene sia essenzialmente limitato alle operazioni riguardanti beni e servizi, il sistema integrato degli indici di prezzo e di volume non esclude la possibilità di misurare le variazioni di prezzo e di volume per alcune altre operazioni. Questa possibilità esiste in particolare nel caso delle imposte e dei contributi direttamente collegati alla quantità o al valore dei beni e servizi che costituiscono oggetto di talune operazioni. I valori di questi figurano esplicitamente nelle tavole delle risorse e degli impieghi. Applicando le regole sottodescritte è possibile ottenere misure di prezzo e di volume per le categorie di imposte e di contributi che sono registrate nei conti di equilibrio dei beni e servizi, in particolare:

a) imposte sui prodotti, esclusa IVA (D.212 e D.214);

b) contributi ai prodotti (D.31);

c) IVA sui prodotti (D.211).

10.48. Il caso più semplice è quello delle imposte che rappresentano un importo fisso per unità di quantità del prodotto che costituisce oggetto dell'operazione. Il valore del gettito di tali imposte dipende:

a) dalla quantità dei prodotti oggetto dell'operazione;

b) dall'ammontare riscosso per unità, cioè il prezzo dell'imposizione.

La suddivisione della variazione di valore nelle sue due componenti non presenta virtualmente alcuna difficoltà. La variazione di volume è determinata dalla variazione delle quantità dei prodotti oggetto di imposizione; la variazione di prezzo corrisponde alla variazione dell'ammontare riscosso per unità, cioè alla variazione del prezzo dell'imposizione.

10.49. Un caso più frequente è quello nel quale l'imposta rappresenta una certa percentuale del valore dell'operazione. Il valore del gettito di tale imposta dipende:

a) dalla quantità dei prodotti oggetto dell'operazione;

b) dal prezzo dei prodotti oggetto dell'operazione;

c) dall'aliquota dell'imposta (in percentuale).

Il prezzo dell'imposizione è quindi ottenuto applicando l'aliquota al prezzo del prodotto. La variazione di valore del gettito di una imposta di questo tipo può anche essere ripartita in una variazione di volume, determinata dalla variazione delle quantità dei prodotti oggetto di imposizione, e in una variazione di prezzo, corrispondente alla variazione del prezzo dell'imposizione (b × c).

10.50. L'ammontare delle imposte sui prodotti, esclusa IVA (D.212 e D.214) è misurato in termini di volume, applicando alle quantità dei prodotti, di produzione interna o di importazione, i prezzi dell'imposizione dell'anno base o applicando al valore di produzione o di importazione, rivalutato ai prezzi dell'anno base, le aliquote di imposta dell'anno base. Occorre tener presente che i prezzi dell'imposizione possono essere diversi a seconda degli impieghi. Di ciò si tiene conto nelle tavole delle risorse e degli impieghi.

10.51. Analogamente, l'ammontare dei contributi ai prodotti (D.31) viene misurato in termini di volume, applicando alle quantità dei prodotti, di produzione interna o di importazione, i prezzi dei contributi dell'anno base o applicando al valore di produzione o di importazione, rivalutato ai prezzi dell'anno base, le aliquote dei contributi dell'anno base, tenendo conto dei diversi prezzi dei contributi per impieghi diversi.

10.52. L'IVA sui prodotti (D.211) è calcolata, sia per l'economia nel suo complesso sia per le singole branche di attività economica che per gli altri operatori, su base netta e si riferisce solamente all'IVA non deducibile. Quest'ultima è definita come la differenza tra l'IVA fatturata sui prodotti e l'IVA deducibile dagli utilizzatori di tali prodotti. In alternativa è anche possibile definire l'IVA sui prodotti come la somma di tutti gli importi non deducibili che devono essere versati dagli utenti.

L'IVA non deducibile a prezzi costanti può essere calcolata applicando le aliquote IVA in vigore nell'anno base ai flussi espressi nei prezzi dell'anno base. Qualsiasi variazione dell'aliquota IVA per l'anno in corso si rifletterà quindi nell'indice di prezzo e non nell'indice di volume dell'IVA non deducibile.

La quota di IVA deducibile nell'IVA fatturata, e di conseguenza di IVA non deducibile, può subire dei cambiamenti:

a) a causa di mutamenti riguardo al diritto di detrarre l'IVA, derivanti da modifiche della legislazione o della normativa in materia fiscale, aventi effetto immediato o meno;

b) a causa di cambiamenti nella struttura degli impieghi del prodotto (ad esempio: aumento della quota degli impieghi per i quali l'IVA può essere detratta).

Una variazione dell'ammontare dell'IVA deducibile derivante da modifiche concernenti il diritto di detrarre l'IVA sarà trattato, in base al metodo descritto, come una variazione della componente prezzo dell'imposizione, così come lo sarà un cambiamento dell'aliquota dell'IVA fatturata.

D'altro canto una variazione dell'ammontare dell'IVA deducibile derivante da cambiamenti nella struttura degli impieghi del prodotto costituisce una variazione di volume dell'IVA deducibile, riflessa nell'indice di volume dell'IVA sui prodotti.

Ammortamenti

10.53. Il calcolo delle misure di volume degli ammortamenti non pone grandi problemi allorquando siano disponibili dati validi sulla composizione dello stock di beni di investimento. Il metodo dell'inventario permanente, utilizzato dalla maggior parte dei paesi, già implica, per la stima degli ammortamenti a prezzi correnti, la necessità di effettuare un calcolo dello stock di beni di investimento a prezzi costanti. Per passare da una valutazione al costo storico ad una valutazione al costo di sostituzione è anzitutto necessario valutare su base omogenea i beni di investimento acquistati nell'arco di vari periodi, ad esempio ai prezzi dell'anno base. Gli indici di prezzo e di volume ottenuti nel corso del procedimento possono quindi essere utilizzati per calcolare il valore degli ammortamenti a prezzi costanti e l'associato indice dei prezzi.

Ove non vi sia un inventario permanente dello stock di beni di investimento, la variazione negli ammortamenti a prezzi costanti può essere ottenuta deflazionando i dati a prezzi correnti mediante indici dei prezzi tratti dai dati sugli investimenti fissi lordi per prodotto. Si deve allora tener conto della struttura di età dei beni di investimento acquistati.

Redditi da lavoro dipendente

10.54. Per misurare il volume dell'input da lavoro dipendente, si può considerare come unità di quantità per i redditi da lavoro dipendente una ora di lavoro di un dato tipo e livello di qualifica. Così come per i beni e servizi, anche in questo caso si devono riconoscere diverse qualità di lavoro e calcolare quantità relative per ogni distinto tipo di lavoro. Il prezzo associato ad ogni tipo di lavoro è la retribuzione oraria, la quale può naturalmente variare a seconda dei tipi di lavoro. La misurazione del volume del lavoro eseguito può essere effettuata ricavando la media ponderata delle quantità relative per diversi generi di lavoro, con coefficienti di ponderazione i valori dei redditi da lavoro dipendente dell'anno precedente o dell'anno base fissato. Come alternativa può essere calcolato un indice di livello retributivo, ricavando la media delle variazioni della retribuzione oraria per diversi tipi di lavoro, utilizzando nuovamente i redditi da lavoro dipendente come coefficienti di ponderazione. Se un indice di volume di tipo Laspeyres viene calcolato indirettamente, deflazionando le variazioni dei redditi da lavoro dipendente a valori correnti mediante un indice della variazione media della retribuzione oraria, quest'ultimo dovrebbe essere un indice di tipo Paasche.

10.55. Per misurare il potere d'acquisto reale dei redditi da lavoro dipendente il flusso può essere deflazionato mediante un indice che rifletta gli impieghi di tali introiti. L'indice dei prezzi normalmente scelto a tal fine è il deflatore implicito per la spesa per consumi individuali o l'indice dei prezzi al consumo.

Stock di capitale fisso e scorte

10.56. I dati a prezzi costanti sono necessari sia per gli stock di capitale fisso che per le scorte. Per i primi, tali dati, che sono necessari per calcolare i rapporti tra prodotto e capitale, sono disponibili qualora si utilizzi il metodo dell'inventario permanente. In altri casi, informazioni sul valore degli stock di capitale fisso possono essere ottenute dai produttori e la deflazione può essere effettuata mediante gli indici dei prezzi utilizzati per gli investimenti fissi, tenendo conto della struttura di età degli stock.

La variazione delle scorte è misurata come il valore delle entrate nelle scorte al netto del valore delle uscite dalle scorte e del valore di qualsiasi perdita ricorrente di beni presenti nelle scorte nell'arco di un determinato periodo. Le stime a prezzi costanti possono essere ottenute dalla deflazione di questi componenti. Quando le variazioni di volume e i prezzi delle scorte sono abbastanza regolari, la variazione delle scorte può anche essere stimata moltiplicando la variazione di volume delle scorte per i prezzi medi per l'anno corrente o quello base. Come seconda alternativa e come controllo incrociato, le stime della variazione delle scorte possono essere determinate quale differenza tra gli stock di scorte posseduti alla fine ed all'inizio del periodo. A questo scopo il valore delle scorte meno la rivalutazione conformemente ai conti dei produttori deve essere rivalutato ed espresso in prezzi medi, con riferimento all'anno corrente o a quello base. In caso di riferimento all'anno corrente, il valore misura le variazioni di volume delle scorte a prezzi correnti. Se i prezzi medi si riferiscono all'anno base, il valore corrisponde alle variazioni di volume delle scorte ai prezzi dell'anno base.

Misure del reddito reale per il totale dell'economia

10.57. Non è possibile suddividere i flussi di reddito in una componente prezzo e in una componente quantità. Per tale motivo, le misure dei prezzi e dei volumi non possono essere definite nel modo precedentemente utilizzato per i flussi e gli stock. I flussi di reddito possono essere misurati in termini reali solamente se si scelgono alcuni panieri selezionati di beni e servizi al cui acquisto è normalmente destinato il reddito e se si usa l'indice dei prezzi per tale paniere come deflatore dei redditi correnti. La scelta è sempre arbitraria, nel senso che raramente il reddito è speso specificatamente per acquisti nel corso del periodo in questione. Una parte di esso può essere risparmiata per effettuare acquisti in periodi successivi oppure gli acquisti del periodo possono essere parzialmente finanziati con risparmi effettuati in precedenza.

10.58. Il prodotto interno lordo a prezzi costanti misura la produzione totale al netto dei consumi intermedi in termini di volume per il totale dell'economia. Il reddito reale dei residenti è influenzato non solo dal volume della produzione, ma anche dall'andamento del prezzo delle esportazioni rispetto a quello delle importazioni nei confronti del resto del mondo. Se le ragioni di scambio migliorano sono necessarie meno esportazioni per pagare un determinato volume di importazioni, cosicché una certa parte dei beni e servizi di produzione interna prima destinata ad esportazioni può essere attribuita al consumo o agli investimenti.

10.59. Il reddito interno lordo reale può essere ottenuto addizionando il guadagno di potere d'acquisto conseguente al variare della ragione di scambio internazionale ai dati di volume sul prodotto interno lordo. Il guadagno - od eventualmente la perdita - di potere d'acquisto è definito come:

T = >NUM>X - M>DEN>P- [>NUM>X>DEN>Px->NUM>M>DEN>Pm ]

cioè il saldo corrente delle esportazioni meno le importazioni, deflazionato mediante un indice dei prezzi P, meno la differenza tra il valore deflazionato delle esportazioni e il valore deflazionato delle importazioni. La scelta di un appropriato deflatore P per le bilance commerciali correnti dovrebbe essere lasciata alle autorità statistiche di un paese, tenendo conto della particolare situazione dello stesso. Nei casi in cui vi sia incertezza circa la scelta del deflatore, un deflatore adeguato può essere costituito dalla media degli indici dei prezzi delle importazioni e delle esportazioni.

10.60. Vari aggregati di reddito reale sono identificati e definiti nel modo indicato qui di seguito.

Prodotto interno lordo a prezzi costanti

più guadagno o perdita di potere d'acquisto conseguente al variare della ragione di scambio internazionale

uguale reddito interno lordo reale

più redditi primari reali da percepire dall'estero

meno redditi primari reali da corrispondere all'estero

uguale reddito nazionale lordo reale

più trasferimenti correnti reali da ricevere dall'estero

meno trasferimenti correnti reali da effettuare verso l'estero

uguale reddito nazionale disponibile lordo in termini reali

meno ammortamenti a prezzi costanti

uguale reddito nazionale disponibile netto in termini reali.

Per poter esprimere i vari aggregati del reddito nazionale in termini reali, si raccomanda di deflazionare con l'indice dei prezzi della domanda finale nazionale i redditi primari e i trasferimenti da e verso l'estero. Il reddito nazionale disponibile in termini reali deve essere espresso su base netta, deducendo dal suo valore lordo gli ammortamenti a prezzi costanti.

SCELTA DELLE FORMULE PER I NUMERI INDICE E DELL'ANNO BASE

10.61. L'elaborazione di un sistema integrato di indici di prezzo e di volume comporta una scelta intenzionale circa i tipi di indici da utilizzare.

10.62. Il sistema preferito per misurare le variazioni di volume rispetto all'anno precedente è un indice di volume di Fisher che è definito come la media geometrica degli indici di Laspeyres e di Paasche. Le variazioni di volume su più lunghi periodi sono ottenute con indici a catena, ossia concatenando i movimenti di volume da un anno all'altro.

10.63. Il sistema preferito per misurare le variazioni dei prezzi rispetto all'anno precedente è un indice dei prezzi di Fisher. Le variazioni di prezzo per più lunghi periodi sono ottenute con indici a catena, ossia concatenando i movimenti dei prezzi da un anno all'altro.

10.64. Gli indici a catena, che utilizzano gli indici di volume di Laspeyres per misurare le variazioni di volume e gli indici dei prezzi di Paasche per misurare i movimenti dei prezzi da un anno all'altro, forniscono accettabili alternative agli indici di Fisher.

10.65. Sebbene il sistema preferito per misurare i volumi e i prezzi sia un indice a catena, occorre riconoscere che la perdita della proprietà della additività può costituire un serio svantaggio per molti tipi di analisi.

Un aggregato è definito come la somma delle sue componenti. L'additività richiede che questa identità sia preservata quando i valori di un aggregato e delle sue componenti in un determinato periodo di riferimento sono estrapolati nel corso del tempo utilizzando un gruppo di numeri indice di volume.

10.66. Viene quindi raccomandata l'elaborazione di dati disaggregati a prezzi costanti - ossia una valutazione diretta delle quantità correnti ai prezzi di un anno base - in aggiunta alla costruzione di numeri indice a catena per i principali aggregati.

La stima dei dati contabili a prezzi costanti deve essere effettuata al livello più particolareggiato possibile se i dati devono essere coerenti nel quadro di un sistema integrato di misure di prezzo e di volume. Le tavole delle risorse e degli impieghi costituiscono il quadro concettuale e statistico centrale per tutte le misurazioni a prezzi costanti. Nelle tavole supplementari figurano dati additivi.

Per le serie a prezzi costanti occorre tuttavia costituire una nuova base nel corso del tempo. Il SEC ha adottato il principio di cambiare l'anno base ogni cinque anni a partire dal 1995. Quando l'anno base viene modificato è abitudine collegare i dati sulla vecchia base alla data della nuova base piuttosto che risalire indietro con la nuova base. Quando si ha l'aggiornamento dell'anno base, ne deriva, come conseguenza del concatenamento, la perdita dell'additività.

10.67. Quando i valori dell'anno base sono estrapolati mediante indici di volume a catena, occorrerà spiegare agli utenti perché non vi è additività nelle tavole.

I dati «a prezzi costanti» non additivi sono pubblicati senza correzioni. Questo metodo è trasparente e mostra agli utenti la dimensione del problema.

Ciò non preclude la possibilità che vi siano situazioni nelle quali i responsabili della compilazione possano ritenere preferibile eliminare le discrepanze, al fine di migliorare la coerenza globale dei dati.

INDICI DI PREZZO E DI VOLUME PER CONFRONTI NELLO SPAZIO

10.68. I confronti dei prezzi e dei volumi tra paesi devono superare la difficoltà rappresentata dal comparare valute nazionali diverse. Poiché i tassi di cambio non sono mai sufficientemente stabili, né riflettono le differenze di potere d'acquisto in modo corretto, è indispensabile far ricorso ad una metodologia analoga a quella utilizzata per i raffronti intertemporali nell'ambito di un singolo paese. Gli indici di prezzo e di volume devono quindi essere compilati tra coppie di paesi, applicando lo stesso genere di formule di numeri indice utilizzate per misurare le variazioni tra periodi temporali diversi. Sia il paese A che il paese B possono essere usati per fornire ponderazioni e - dal punto di vista del paese A - può essere calcolato un indice di tipo Laspeyres con ponderazioni provenienti dal paese A, così come può essere calcolato un indice di tipo Paasche utilizzando ponderazioni provenienti dal paese B.

10.69. Se le economie dei due paesi differiscono grandemente l'una dall'altra, lo scarto tra questi due indici potrà essere decisamente ampio e i risultati dipenderanno in gran parte da quale dei due si è scelto. Per i raffronti binari il SEC richiede quindi una media tra i due, sotto forma di indice di Fisher.

10.70. Confronti quantitativi diretti tra situazioni economiche che hanno poco in comune l'una con l'altra sono intrinsecamente difficili e il metodo di deflazione dei valori correnti con indici dei prezzi rappresenta quindi la migliore alternativa. Per i confronti internazionali ciò vale ancor più che per quelli intertemporali. Mediante una attenta specificazione ed identificazione dei prodotti, i prezzi relativi possono essere calcolati partendo dalle informazioni racolte nelle indagini sui prezzi in ogni paese. Poiché i prezzi sono indicati in valuta nazionale, l'interpretazione dei prezzi relativi introduce il concetto di parità di potere d'acquisto (PPA). Per un determinato prodotto la PPA tra due valute dei paesi A e B è definita come il numero di unità della valuta del paese B necessaria nel paese B ad acquistare la stessa quantità di prodotto che una unità della valuta del paese A permetterebbe di acquistare nel paese A. Le PPA per gruppi di prodotti e per livelli di aggregazione superiori fino al PIL sono ottenute ponderando le PPA dei prodotti per la parte della spesa ad essi destinata. Per arrivare a un indice del livello dei prezzi tra i due paesi, l'indice PPA deve essere diviso per il tasso di cambio corrente esistente tra le due valute in questione.

10.71. Per quanto concerne i servizi non destinabili alla vendita, per i raffronti internazionali si pone lo stesso problema che per i raffronti intertemporali. Ciò significa che le produzioni sono misurate come somma degli input. Il metodo attualmente utilizzato per i confronti nello spazio è quello di ottenere le PPA sulla base dei prezzi relativi per importanti elementi di tali input. Questo metodo, che implica raffronti di volume degli input, non tiene conto delle differenze di produttività nella produzione dei servizi non destinabili alla vendita nei paesi messi a raffronto. È quindi importante mettere a punto metodi che portino invece a confronti del volume della produzione dei servizi non destinabili alla vendita. Ciò sarebbe in linea di massima fattibile per i servizi individuali non destinabili alla vendita, così come si fa generalmente per i confronti intertemporali.

10.72. La necessità di effettuare raffronti internazionali dei prezzi e dei volumi tra paesi è riconosciuta nel SEC. L'obiettivo principale è quello di permettere raffronti di volume del PIL e dei relativi impieghi. Occore soddisfare la condizione di transitività: intendendo per transitività che l'indice diretto per il paese C, basato sul paese A, è uguale all'indice indiretto ottenuto moltiplicando l'indice diretto per il paese B, basato sul paese A, per l'indice diretto per il paese C, basato sul paese B.

10.73. L'impostazione seguita nel SEC per il calcolo di un gruppo di misure multilaterali di volume e di PPA è quella di iniziare da un confronto binario tra tutte le possibili coppie di paesi prese in considerazione. Gli indici di Fisher utilizzati a tal fine non sono transitivi, ma è possibile ottenere da questi un insieme di indici transitivi che somiglino quanto più possibile agli originali indici di Fisher, utilizzando a tal fine il tradizionale metodo dei minimi quadrati. Ridurre al minimo gli scarti tra gli originali indici di Fisher e i desiderati indici transitivi porta alla cosiddetta formula EKS.

10.74. L'indice EKS utilizza tutti gli indici indiretti che collegano il paese i al paese k, come pure l'indice diretto tra questi. Tra i paesi i e k esso è la media geometrica dell'indice diretto tra i e k e ogni possibile indice indiretto che collega i paesi i e k. All'indice diretto viene attribuita due volte la ponderazione di ogni indice indiretto. La transitività è ottenuta coinvolgendo ogni altro paese nell'indice EKS per qualsiasi determinata coppia di paesi.

CAPITOLO 11

POPOLAZIONE E INPUT DI LAVORO

11.01. Talune comparazioni tra paesi - o tra branche di attività economica o settori di una stessa economia - acquistano significato soltanto se gli aggregati di contabilità nazionale (ad esempio, prodotto interno lordo, consumi finali delle famiglie, valore aggiunto di una branca di attività economica, redditi da lavoro dipendente) sono rapportati al numero di abitanti e alle variabili riguardanti gli input di lavoro. Si rende pertanto necessario disporre di definizioni, strettamente legate ai concetti della contabilità nazionale, di nozioni quali: popolazione totale, occupati, posizioni lavorative, totale delle ore lavorate, equivalenza a tempo pieno e input di lavoro dipendente a remunerazione costante.

11.02. Nel sistema dei conti tali nozioni sono definite sulla base dei concetti di territorio economico e di centro di interesse.

11.03. Gli input di lavoro devono essere classificati sulla base delle medesime unità statistiche utilizzate per l'analisi della produzione, ossia l'unità di attività economica a livello locale e l'unità istituzionale.

11.04. Gli aggregati cui si riferiscono i dati per la popolazione e gli input di lavoro sono totali annuali. Si dovrebbero pertanto utilizzare gli input di lavoro medi e la popolazione media durante l'anno.

Se si eseguono indagini più volte nel corso dell'anno, i dati considerati rappresentano la media dei risultati ottenuti in tali diversi momenti.

Allorché si procede ad una sola indagine, è importante verificare se il periodo utilizzato sia pienamente rappresentativo: le ultime informazioni disponibili sulle variazioni nel corso dell'anno dovrebbero essere utilizzate per una stima dei dati per l'interno anno. Ad esempio, nello stimare il numero medio degli occupati si dovrebbe tener conto del fatto che certuni non lavorano tutto l'anno (lavoratori occasionali e/o stagionali).

POPOLAZIONE TOTALE

11.05. Definizione - A una certa data, la popolazione totale di un paese comprende tutte le persone - cittadini di quel paese o stranieri - stabilite in permanenza nel territorio economico del paese, anche se temporaneamente assenti. Per determinati scopi, una media annua del numero di occupati rilevati è idonea a servire da base per la stima delle variabili di contabilità nazionale o per essere impiegata quale denominatore nelle comparazioni.

11.06. La popolazione totale è definita ai fini della contabilità nazionale secondo il concetto di residenza (si veda il capitolo sulle unità e sugli insiemi di unità).

Per persona stabilita in permanenza si intende ogni persona che si trovi o abbia l'intenzione di fermarsi nel territorio economico del paese per un periodo pari o superiore ad un anno.

Per persona temporaneamente assente si intende ogni persona stabilita nel paese ma che si trovi, o abbia l'intenzione di fermarsi, nel resto del mondo, per un periodo inferiore ad un anno.

Tutti i componenti di una stessa famiglia (92) sono residenti laddove la famiglia ha il suo centro di interesse economico: questo è definito come il luogo ove la famiglia dispone di un alloggio, o di una serie di alloggi, che i suoi componenti considerano, e utilizzano, quale loro residenza principale. Un componente della famiglia residente che effettui frequenti viaggi al di fuori del territorio economico resta residente poiché il suo centro di interesse economico continua a rimanere nell'economia in cui la famiglia è residente.

11.07. La popolazione totale di un paese comprende:

a) i connazionali stabiliti nel paese;

b) i connazionali - militari esclusi - che si trovano all'estero per un periodo inferiore a un anno (lavoratori frontalieri e stagionali, turisti, persone all'estero per motivi medici, ecc.);

c) gli stranieri - militari esclusi - stabiliti nel paese per un periodo pari o superiore ad un anno (compreso il personale (93) delle istituzioni delle Comunità europee e delle organizzazioni internazionali civili situate nel territorio geografico del paese);

d) i militari stranieri (94) che lavorano presso le organizzazioni internazionali militari situate nel territorio geografico del paese;

e) il personale di assistenza tecnica straniero (95), inviato in trasferta per un lungo periodo, che lavora nel paese ed è destinato ad essere impiegato dall'amministrazione pubblica dello Stato ospitante per conto dell'amministrazione pubblica, o dell'organizzazione internazionale, che finanzia effettivamente il suo lavoro.

Per convenzione, la popolazione totale comprende ugualmente, a prescindere dalla durata del soggiorno al di fuori del paese:

a) gli studenti all'estero indipendentemente dalla durata dei loro studi all'estero;

b) i membri (96) delle forze armate nazionali dislocate nel resto del mondo;

c) il personale (97) nazionale dei centri nazionali di ricerca stabiliti fuori del territorio geografico del paese;

d) il personale (98) diplomatico nazionale in servizio all'estero;

e) i membri (99) nazionali degli equipaggi delle navi da pesca, altre navi, aeromobili e piattaforme galleggianti che operano, in tutto o in parte, al di fuori del territorio economico del paese.

11.08. Viceversa, la popolazione totale di un paese non comprende:

a) gli stranieri - militari esclusi - che si trovano sul territorio per un periodo inferiore ad un anno (lavoratori frontalieri e stagionali, turisti, stranieri presenti per motivi medici, ecc.);

b) i connazionali - militari esclusi - che si trovano all'estero per un periodo pari o superiore ad un anno;

c) il personale militare nazionale che lavora presso organizzazioni internazionali situate nel resto del mondo;

d) il personale di assistenza tecnica nazionale inviato in trasferta all'estero per un lungo periodo, destinato ad essere impiegato dall'amministrazione pubblica dello Stato ospitante per conto dell'amministrazione pubblica, o dell'organizzazione internazionale, che finanzia effettivamente il suo lavoro;

né, per convenzione:

a) gli studenti stranieri indipendentemente dalla durata dei loro studi nel paese;

b) i membri delle forze armate di un paese straniero dislocate nel paese;

c) il personale straniero dei centri stranieri di ricerca stabiliti nel territorio geografico del paese;

d) il personale diplomatico straniero in servizio nel paese.

11.09. La popolazione come sopra definita non corrisponde alla popolazione presente (o de facto) comprendente le persone effettivamente presenti nel territorio geografico di un paese a una certa data.

POPOLAZIONE ECONOMICAMENTE ATTIVA

11.10. Definizione - La popolazione economicamente attiva comprende tutte le persone di ambo i sessi che hanno oltrepassato una certa età e che prestano lavoro per le attività di produzione (quale è definita nel SEC) durante un determinato periodo di riferimento. Sono comprese tutte le persone che soddisfano i requisiti per l'inclusione tra gli occupati (lavoratori dipendenti e lavoratori indipendenti) o i disoccupati.

I termini «lavoratori dipendenti» e «lavoratori indipendenti» sono definiti nella sezione intitolata «Occupati».

Il termine «disoccupati» è definito nella sezione intitolata «Disoccupati».

OCCUPATI

11.11. Definizione - Per occupati si intendono tutte le persone - lavoratori dipendenti e indipendenti - che esercitano una attività di produzione quale è definita nel SEC.

LAVORATORI DIPENDENTI (100)

11.12. Definizione - I lavoratori dipendenti sono definiti come tutte le persone che, per contratto, lavorano per un'altra unità istituzionale residente, percependo una remunerazione (registrata come redditi da lavoro dipendente (D.1)).

La relazione tra datore di lavoro e lavoratore dipendente si ha allorquando tra una impresa e una persona è stato stipulato - di norma volontariamente da entrambe le parti - un contratto, che può essere formale o informale, in base al quale la persona lavora per l'impresa percependo quale corrispettivo una remunerazione in denaro o in natura.

I lavoratori dipendenti sono classificati in questa sezione a meno che non esercitino anche una attività indipendente che costituisce la loro attività principale, nel qual caso sono classificati tra i lavoratori indipendenti.

11.13. Sono comprese le seguenti categorie:

a) le persone (lavoratori che svolgono mansioni a contenuto manuale e non manuale, personale direttivo, personale domestico, persone che esercitano attività di produzione retribuite nel quadro di programmi di promozione dell'occupazione) assunte da un datore di lavoro sulla base di un contratto di lavoro;

b) i dipendenti dell'amministrazione pubblica a questa legati da un rapporto di diritto pubblico;

c) le forze armate, compresi i militari di carriera a ferma sia lunga sia breve e i militari di leva (compresi i militari di leva che prestano servizio civile);

d) i ministri del culto, se retribuiti direttamente dall'amministrazione pubblica o da una istituzione senza scopo di lucro;

e) i proprietari di società o di quasi-società se lavorano in tali imprese;

f) gli studenti che si sono impegnati formalmente a fornire una parte del loro lavoro quale input nel processo di produzione di una impresa in cambio di una retribuzione e/o di servizi di formazione;

g) i lavoratori a domicilio (101) se esiste un accordo esplicito secondo cui il lavoratore è remunerato sull base del lavoro svolto, ossia della quantità di lavoro che è fornita quale input in un processo di produzione;

h) i lavoratori disabili, purché esista il rapporto formale o informale tra datore di lavoro e lavoratore dipendente;

i) le persone assunte a tempo determinato da agenzie di lavoro temporaneo che devono essere incluse nella branca di attività economica dell'agenzia che le ha assunte e non nella branca dell'impresa per la quale lavorano. Ai fini dell'analisi delle interdipendenze tra gli operatori economici, tuttavia, si può procedere a riclassificazioni di tali persone e dei relativi costi (cfr. paragrafo 9.51).

11.14. Sono considerati lavoratori dipendenti anche le persone temporaneamente non al lavoro purché mantengano un legame formale con la loro posizione lavorativa. Tale legame dovrebbe essere determinato secondo uno o più dei seguenti criteri:

a) la percezione in via continuativa di un salario o di uno stipendio;

b) la garanzia di riprendere il lavoro al termine del periodo di inattività o l'esistenza di un accordo circa la data della ripresa del lavoro;

c) il periodo di assenza dal lavoro trascorso che, quantunque rilevante, può corrispondere al periodo per il quale i lavoratori hanno diritto a percepire una indennità senza essere obbligati ad accettare altri lavori.

Si tratta di persone temporaneamente non al lavoro per motivi di malattia o infortunio, ferie o vacanze, sciopero o serrata, assenza per ragioni di studio o di formazione, maternità o congedo parentale, riduzione dell'attività economica, sospensione temporanea del lavoro per vari motivi, quali maltempo, guasti tecnici o elettrici, mancanza di materie prime o di carburante, o altra assenza temporanea, con o senza permesso.

LAVORATORI INDIPENDENTI

11.15. Definizione - Lavoratori indipendenti sono definite le persone che sono uniche proprietarie, o comproprietarie, delle imprese non costituite in società in cui lavorano, escluse le imprese classificate come quasi-società. I lavoratori indipendenti sono classificati in questa sezione a meno che non esercitino anche una attività retribuita che costituisce la loro attività principale, nel qual caso sono classificati tra i lavoratori dipendenti.

Essi possono essere temporaneamente non al lavoro durante il periodo di riferimento per una qualche ragione particolare. I compensi percepiti dai lavoratori indipendenti costituiscono redditi misti.

11.16. I lavoratori indipendenti comprendono anche le seguenti categorie:

a) i coadiuvanti familiari non retribuiti, compresi coloro che lavorano in imprese non costituite in società la cui attività consiste, in tutto o in parte, nella produzione di beni e servizi destinabili alla vendita;

b) i lavoratori a domicilio il cui reddito dipende dal valore dei prodotti di alcuni processi di produzione per cui essi sono responsabili, a prescindere dalla quantità di lavoro implicato;

c) i lavoratori che esercitano attività di produzione intraprese, individualmente o collettivamente, esclusivamente per proprio uso finale o per investimento proprio.

I lavoratori volontari non retribuiti sono compresi tra i lavoratori indipendenti soltanto se le loro attività di volontariato risultano in prodotti - ad esempio la costruzione di abitazioni, chiese o altri edifici. Se le attività in regime di volontariato si traducono invece in servizi - ad esempio, attività di assistenza e di pulizia non retribuite -, essi non rientrano tra gli occupati perché tali servizi volontari sono esclusi dalla produzione (cfr. paragrafo 3.08).

Per quanto concerne i servizi di abitazione per coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari, non vi è alcun input di lavoro nella produzione di tali servizi e dette persone non sono considerate, in quanto tali, lavoratori indipendenti.

OCCUPATI E RESIDENZA

11.17. I risultati delle attività delle unità di produzione possono essere comparati con i dati sugli occupati soltanto se questi ultimi comprendono sia i residenti sia i non residenti che lavorano per unità di produzione residenti.

Sono pertanto inclusi tra gli occupati anche i lavoratori delle seguenti categorie:

a) i lavoratori frontalieri non residenti, ossia le persone che varcano ogni giorno il confine per lavorare nel territorio economico;

b) i lavoratori stagionali non residenti, ossia le persone che entrano nel territorio economico e vi soggiornano per meno di un anno allo scopo di lavorare in branche di attività economica che richiedono periodicamente manodopera supplementare;

c) i membri delle forze armate nazionali dislocate nel resto del mondo;

d) il personale nazionale dei centri nazionali di ricerca stabiliti fuori del territorio geografico del paese;

e) il personale diplomatico nazionale in servizio all'estero;

f) i membri degli equipaggi delle navi da pesca, altre navi, aeromobili e piattaforme galleggianti, gestite da unità residenti;

g) il personale assunto in loco dalle amministrazioni pubbliche nazionali operanti fuori del territorio economico.

11.18. Viceversa, non sono inclusi tra gli occupati i lavoratori delle seguenti categorie:

a) i residenti che lavorano come frontalieri o stagionali, ossia che esercitano la loro attività in un altro territorio economico;

b) i connazionali che sono membri di equipaggi di navi da pesca, altre navi, aeromobili e piattaforme galleggianti, gestite da unità non residenti;

c) il personale assunto in loco dalle amministrazioni pubbliche straniere insediate nel territorio geografico del paese;

d) il personale delle istituzioni delle Comunità europee e delle organizzazioni internazionali civili insediate nel territorio geografico del paese (compreso il personale locale assunto direttamente);

e) i membri delle forze armate che lavorano presso le organizzazioni internazionali militari con sede nel territorio geografico del paese;

f) il personale nazionale dei centri di ricerca stranieri stabiliti nel territorio economico.

11.19. Allo scopo di permettere il passaggio ai concetti normalmente utilizzati nelle statistiche sulle forze di lavoro (occupati su base nazionale), il SEC prevede in particolare di registrare separatamente:

a) i militari di leva (non considerati nelle statistiche sulle forze di lavoro ma compresi nel SEC come addetti ai servizi delle amministrazioni pubbliche);

b) i residenti che lavorano presso unità di produzione non residenti (considerati nelle statistiche sulle forze di lavoro ma non compresi tra gli occupati quali sono definiti nel SEC);

c) i non residenti che lavorano presso unità di produzione residenti (non considerati nelle statistiche sulle forze di lavoro ma compresi tra gli occupati quali sono definiti nel SEC);

d) i lavoratori residenti che vivono permanentemente in convivenze;

e) i lavoratori residenti di età inferiore a quella presa in considerazione nelle statistiche sulle forze di lavoro.

DISOCCUPATI

11.20. Definizione - Conformemente alle norme stabilite dall'Organizzazione internazionale del lavoro (tredicesima conferenza internazionale degli statistici del lavoro), tra i disoccupati figurano tutte le persone che hanno oltrepassato una certa soglia di età e che durante il periodo di riferimento erano:

a) «senza lavoro», ossia non erano lavoratori retribuiti o lavoratori indipendenti;

b) «disponibili a lavorare», ossia erano disponibili a lavorare come lavoratori retribuiti o lavoratori indipendenti durante il periodo di riferimento;

c) «in cerca di lavoro», ossia avevano assunto iniziative specifiche, in un determinato periodo di tempo recente, per poter lavorare come lavoratori retribuiti o lavoratori indipendenti.

Tra le iniziative specifiche figurano l'iscrizione presso gli uffici di collocamento pubblici o le agenzie di intermediazione private, l'invio di domande di assunzione, la ricerca di lavoro mediante richieste in cantieri, fattorie, fabbriche, mercati o altri luoghi di riunione, la pubblicazione di annunci sui giornali o la risposta ad annunci apparsi sulla stampa, la richiesta di aiuto ad amici o parenti, la ricerca di terreni, fabbricati, macchine o impianti per la creazione di una propria impresa, la ricerca di risorse finanziarie, la richiesta del rilascio di permessi e licenze, ecc.

11.21. Definizione - I tassi di disoccupazione rappresentano la percentuale di persone disoccupate rispetto alla popolazione economicamente attiva.

Essi sono normalmente calcolati per gruppi di età e sesso e sono talvolta ulteriormente incrociati con altre variabili demografiche quali lo stato civile, il titolo di studio o la nazionalità.

POSIZIONI LAVORATIVE

11.22. Definizione - Per posizione lavorativa si intende un contratto implicito o esplicito (102) stipulato tra una persona e una unità istituzionale residente per l'esecuzione di prestazioni lavorative (103) contro corrispettivo di un compenso (104) per un periodo determinato o indeterminato.

In tale definizione rientrano posizioni lavorative sia dipendenti sia indipendenti: si tratta di posizione lavorativa dipendente se la persona appartiene a una unità istituzionale diversa dal datore di lavoro e di posizione lavorativa indipendente se la persona appartiene alla stessa unità istituzionale del datore di lavoro.

11.23. Il concetto di posizione lavorativa differisce dal concetto di occupati definito in precedenza:

a) esso include le posizioni lavorative di secondo, terzo, ecc. lavoro di una stessa persona; tali posizioni lavorative di una persona possono succedersi una dopo l'altra entro il periodo di riferimento (normalmente una settimana) oppure, come nel caso di persone che svolgono un lavoro serale oltre a esercitare un'altra attività durante la giornata, essere parallele;

b) d'altro canto, esso esclude le persone temporaneamente non al lavoro ma che mantengono un legame formale con la loro posizione lavorativa nella forma, ad esempio, di una garanzia di riprendere il lavoro o di un accordo circa la data della sua ripresa. Una intesa di questo tipo tra un datore di lavoro e una persona sospesa temporaneamente dal lavoro o in formazione non è considerata posizione lavorativa nel sistema dei conti.

POSIZIONE LAVORATIVA E RESIDENZA

11.24. Una posizione lavorativa nel territorio economico del paese consiste in un contratto implicito o esplicito tra una persona (che può essere residente in un altro territorio economico) e una unità istituzionale residente nel paese.

Ai fini della misurazione dell'input di lavoro nell'attività economica, assume rilevanza soltanto la residenza dell'unità istituzionale produttrice, in quanto soltanto i produttori residenti contribuiscono al prodotto interno lordo.

11.25. Inoltre:

a) sono incluse nel conteggio delle posizioni lavorative nel territorio economico quelle dei dipendenti di una unità istituzionale produttrice residente che lavorino temporaneamente in un altro territorio economico, purché la natura e la durata dell'attività non giustifichino il trattamento dell'unità quale unità residente fittizia dell'altro territorio;

b) le posizioni lavorative sono escluse dal conteggio delle posizioni lavorative nel territorio economico nel caso in cui il lavoro sia svolto per unità istituzionali non residenti, ossia per unità il cui centro d'interesse si trova in un altro paese e che non intendono rimanere attive nel territorio del paese per un periodo pari o superiore a un anno;

c) le posizioni lavorative del personale delle organizzazioni internazionali e del personale assunto in loco dalle ambasciate straniere sono escluse dal conteggio in quanto le unità datrici di lavoro non sono residenti.

TOTALE DELLE ORE LAVORATE

11.26. Definizione - Il totale delle ore lavorate rappresenta il totale delle ore effettivamente lavorate in qualità di lavoratore dipendente o indipendente durante il periodo contabile se la produzione rientra nella definizione del SEC.

Considerata l'ampiezza della definizione di lavoratori dipendenti, che comprende le persone temporaneamente non al lavoro ma che mantengono un legame formale con la loro posizione lavorativa e i lavoratori a tempo parziale, il SEC raccomanda di calcolare la produttività sulla base non già del numero di occupati rilevati bensì del totale delle ore lavorate.

Il totale delle ore lavorate costituisce il parametro più indicato per la misurazione degli input di lavoro per il sistema dei conti.

11.27. Secondo le norme fissate dall'Organizzazione internazionale del lavoro (decima conferenza internazionale degli statistici del lavoro), il totale delle ore effettivamente lavorate comprende:

a) le ore effettivamente lavorate durante l'orario normale di lavoro;

b) le ore lavorate in aggiunta a quelle dell'oriario normale (lavoro straordinario), di regola retribuite a tariffa maggiorata;

c) il tempo dedicato sul luogo di lavoro ad operazioni quali la preparazione del posto di lavoro, le riparazioni e la manutenzione, la preparazione e la pulizia degli attrezzi di lavoro, la compilazione di ricevute, di fatture, di schede di controllo dei tempi e di relazioni;

d) i tempi morti o di inattività trascorsi sul luogo di lavoro a causa, per esempio, di mancanza temporanea di lavoro, di guasti meccanici o per infortunio o il tempo trascorso sul posto di lavoro senza esercitare alcuna attività pur percependo una retribuzione in forza di un contratto di occupazione garantita;

e) il tempo corrispondente a brevi periodi di riposo sul posto di lavoro, comprese le pause per ristoro.

11.28. Viceversa, le ore effettivamente lavorate non comprendono:

a) le ore retribuite ma non lavorate, ad esempio per ferie, festività o congedi di malattia;

b) le pause per i pasti;

c) il tempo impiegato per gli spostamenti tra il domicilio e il luogo di lavoro e viceversa, anche se retribuito (lavoratori delle costruzioni). Tuttavia, se tali spostamenti avvengono nell'orario di lavoro, il tempo impiegato è incluso nelle ore di lavoro.

11.29. Il totale delle ore lavorate rappresenta il totale delle ore effettivamente lavorate durante il periodo contabile in posizioni lavorative dipendenti o indipendenti nel territorio economico,

a) incluse le prestazioni lavorative effettuate al di fuori del territorio economico per unità istituzionali residenti che non hanno colà il loro centro di interesse economico;

b) escluse le prestazioni lavorative per unità istituzionali straniere che non hanno il loro centro di interesse economico nel territorio economico.

11.30. Molte indagini sulle imprese registrano le ore retribuite e non le ore lavorate.

In tal caso, le ore lavorate devono essere stimate per ciascuno gruppo di posizioni lavorative, utilizzando ogni informazione disponibile sulle assenze retribuite, ecc.

11.31. A fini di analisi del ciclo economico può essere utile adeguare il totale delle ore lavorate mediante l'adozione di un numero standard di giorni di lavoro all'anno.

EQUIVALENZA A TEMPO PIENO

11.32. Definizione - L'occupazione equivalente a tempo pieno, che è pari al numero di posizioni lavorative equivalenti a tempo pieno, è definita come il quoziente tra il totale delle ore lavorate e la media annuale del numero di ore lavorate in posizioni lavorative a tempo pieno nel territorio economico.

11.33. Tale definizione non descrive necessariamente le modalità di stima dell'ammontare di occupazione corrispondente al concetto: poiché la durata di una posizione lavorativa a tempo pieno è cambiata nel tempo e varia da una branca di attività economica all'altra, occorre determinare la quota media e le ore medie di lavoro delle posizioni lavorative non a tempo pieno per ciascun gruppo di posizioni lavorative. In primo luogo, è opportuno stimare una settimana a tempo pieno normale per ciascun gruppo di posizioni lavorative. Se possibile, un gruppo di posizioni lavorative andrebbe definito, all'interno di una branca di attività economica, secondo il sesso dei lavoratori e (o) il tipo di mansioni. Per le posizioni lavorative dipendenti, lo strumento idoneo per la determinazione di tali dati è rappresentato dal numero di ore stabilite contrattualmente. L'equivalenza a tempo pieno è calcolata separatamente per ciascun gruppo di posizioni lavorative ed è poi sommata.

11.34. Sebbene il totale delle ore lavorate costituisca il miglior parametro per la misurazione degli input di lavoro, l'equivalenza a tempo pieno presenta il vantaggio di essere più semplice da calcolare, ciò che facilita i confronti internazionali con i paesi che possono stimare soltanto l'occupazione equivalente a tempo pieno.

INPUT DI LAVORO DIPENDENTE A REMUNERAZIONE COSTANTE

11.35. Definizione - L'input di lavoro dipendente a remunerazione costante misura gli input di lavoro correnti valutati ai livelli di remunerazione delle posizioni lavorative dipendenti rilevabili durante un periodo di base specificato.

11.36. Il quoziente tra i redditi da lavoro dipendente a prezzi correnti e l'input di lavoro dipendente a prezzi costanti fornisce un indice delle renumerazioni implicito, comparabile con l'indice dei prezzi implicito degli impieghi finali.

11.37. Lo scopo del concetto di input di lavoro dipendente a remunerazione costante è quello di mettere in luce le variazioni nella composizione delle forze di lavoro: ad esempio, dai lavoratori meno pagati a quelli meglio retribuiti. Per avere utilità, l'analisi dovrebbe essere effettuata a livello di branca di attività economica.

CAPITOLO 12

CONTI ECONOMICI TRIMESTRALI

12.01. I conti economici trimestrali costituiscono parte integrante del sistema dei conti nazionali e risultano molto importanti, tra l'altro, ai fini dell'analisi dell'anno in corso e del calcolo delle stime provvisorie per l'anno precedente. Tali conti costituiscono un insieme coerente di operazioni, di conti e di saldi contabili, definiti in campo sia non finanziario che finanziario, rilevati a cadenza trimestrale. Essi adottano gli stessi principi, le stesse definizioni e la stessa struttura della contabilità annuale, fatte salve alcune modifiche inerenti al particolare intervallo temporale cui essi sono riferiti.

12.02. L'importanza dei conti economici trimestrali deriva essenzialmente dalla considerazione che essi costituiscono il solo insieme coerente di indicatori, disponibile entro breve tempo, capace di fornire una immagine globale a breve termine dell'attività economica tanto finanziaria quanto non finanziaria.

12.03. L'intervallo di tempo cui si fa riferimento nella contabilità trimestrale e la necessità di disporre quanto più rapidamente possibile di informazioni attendibili determinano alcune loro caratteristiche peculiari. Tra queste figurano: metodi statistici di elaborazione dei conti, stagionalità e suo trattamento, coerenza tra contabilità trimestrale e contabilità annuale e talune particolarità contabili connesse al periodo di riferimento. Tali specificità saranno analizzate in dettaglio in un manuale di contabilità trimestrale che Eurostat intende pubblicare prima dell'applicazione della metodologia.

12.04. I metodi statistici utilizzati per l'elaborazione dei conti trimestrali possono differire anche in maniera considerevole da quelli utilizzati nel contesto della contabilità annuale. Essi possono essere classificati in due grandi categorie: metodi diretti e metodi indiretti. I metodi diretti si basano sull'impiego a intervalli trimestrali, pur con le debite semplificazioni, delle stesse fonti utilizzate per l'elaborazione della contabilità annuale. I metodi indiretti sono invece imperniati sulla disaggregazione temporale dei dati di contabilità annuale sulla base di principi matematici o statistici, con l'ausilio di indicatori di riferimento che consentono estrapolazioni per l'anno in corso. La scelta tra i diversi metodi indiretti deve soprattutto tener conto della necessità di minimizzare l'errore di previsione per l'anno in corso affinché le stime annue provvisorie corrispondano il più possibile ai dati definitivi. La scelta tra tali metodi dipende, tra l'altro, dalle informazioni disponibili a livello trimestrale.

12.05. Molto spesso le serie di contabilità trimestrale presentano variazioni di brevissimo periodo dovute a fattori meteorologici, consuetudinari, legislativi, ecc., normalmente definite come fluttuazioni stagionali. Se da un lato la stagionalità costituisce parte integrante dei dati trimestrali, essa rappresenta spesso un ostacolo alla corretta individuazione e analisi dell'andamento congiunturale. Da ciò consegue che è necessario elaborare conti sia grezzi sia destagionalizzati. La coerenza contabile dei dati destagionalizzati deve essere garantita. Un problema strettamente legato alla correzione delle variazioni stagionali è quello della correzione per numero di giorni lavorativi: esso richiede un ulteriore approfondimento che figurerà nel manuale di Eurostat.

12.06. Poiché i conti trimestrali utilizzano lo stesso schema adottato per i conti annuali, i primi devono essere coerenti nel tempo con i secondi. Ciò implica, nel caso di variabili di flusso, che la somma dei dati trimestrali deve corrispondere al dato annuale per ogni anno. In linea di principio, non esistono ostacoli al rispetto di questa condizione per il passato. Tuttavia, per l'anno in corso, si pone un problema di priorità tra dati trimestrali e dati annuali in quanto i dati trimestrali sono normalmente disponibili prima dei dati annuali. Il problema può essere risolto convenendo che le stime provvisorie dei dati annuali siano ottenute per aggregazione dei dati trimestrali. Ogniqualvolta nuove informazioni si rendano disponibili a cadenza annuale, implicando una revisione del dato provvisorio, i dati trimestrali devono essere rivisti di conseguenza. In sistemi identici, la contabilità annuale rappresenta un sottoprodotto della contabilità trimestrale e non vi è alcun calcolo annuo distinto.

12.07. La condizione di coerenza temporale deve essere rispettata tanto per i dati grezzi quanto, compatibilmente con le procedure di correzione delle variazioni stagionali, per i dati destagionalizzati.

12.08. Se, in linea di principio, la maggior parte delle operazioni e dei saldi contabili è distribuita con una certa regolarità tra tutti i trimestri, vi sono tuttavia alcune operazioni che presentano una concentrazione in uno o due trimestri dell'anno. È questo il caso delle imposte sul reddito, dei dividendi, degli interessi, ecc. Il trattamento di tali casi dipende essenzialmente dal relativo processo di generazione.

12.09. In linea teorica, nulla osta a che lo schema utilizzato per la contabilità trimestrale coincida con quello impiegato per i conti annuali. Tuttavia, nella pratica, appare utile semplificare e aggregare tale schema al fine di ottenere quanto più rapidamente possibile dati trimestrali attendibili (si veda il programma di tavole e dati da trasmettere nel quadro del SEC 1995).

CAPITOLO 13

CONTI REGIONALI

13.01. I conti regionali sono una specificazione per regione dei corrispondenti conti del totale dell'economia. I conti regionali utilizzano gli stessi concetti impiegati per i conti del totale dell'economia, salvo diversa indicazione.

13.02. Una contabilità completa a livello regionale presuppone che ciascuna regione sia considerata come entità economica distinta. In questo contesto, le operazioni con altre regioni diventano un tipo particolare di operazioni con l'estero. Le operazioni con l'estero della regione vanno naturalmente distinte in operazioni con altre regioni del paese e operazioni con il resto del mondo.

13.03. Difficoltà di ordine concettuale (cfr. paragrafi 13.10-13.14) spiegano in parte perché i conti regionali si limitino a registrare le attività di produzione per branca di attività economica e ai conti di alcuni settori istituzionali, come le famiglie.

TERRITORIO REGIONALE

13.04. L'economia regionale di un paese fa parte del totale dell'economia di quel paese. Il totale dell'economia è definito in termini di unità istituzionali e comprende tutte le unità istituzionali che hanno un centro di interesse nel territorio economico del paese (cfr. paragrafo 2.04). Il territorio economico, anche se è costituito essenzialmente dal territorio geografico, non coincide esattamente con esso (cfr. paragrafo 2.05). Il territorio economico di un paese può essere suddiviso in territori regionali e territorio extraregionale.

13.05. Il territorio regionale comprende:

a) la regione che fa parte del territorio geografico di un paese;

b) tutte le zone franche, compresi i magazzini e le fabbriche sotto controllo doganale, situate nella regione.

13.06. Il territorio extraregionale è costituito da parti del territorio economico di un paese che non possono essere direttamente attribuite ad una singola regione. Esso comprende:

a) lo spazio aereo nazionale, le acque territoriali e la piattaforma continentale situata nelle acque internazionali sulla quale il paese esercita diritti esclusivi;

b) le zone franche territoriali, cioè i territori geografici situati nel resto del mondo e utilizzati, in virtù di trattati internazionali o di accordi fra Stati, dalle amministrazioni pubbliche del paese (ambasciate, consolati, basi militari, centri di ricerche, ecc.);

c) i giacimenti di petrolio, gas naturale, ecc. situati nelle acque internazionali al di fuori della piattaforma continentale del paese, sfruttati da unità che risiedono nel territorio.

13.07. Il territorio economico dell'Unione europea è suddiviso secondo la Nomenclatura delle unità territoriali per la statistica (NUTS). La NUTS è la classificazione territoriale utilizzata per i conti regionali.

UNITÀ E RESIDENZA

13.08. Si distinguono due tipi di unità. In primo luogo, l'unità di attività economica a livello locale (UAE locale), per l'analisi dei flussi che si verificano nel processo di produzione e nell'uso di beni e servizi. In secondo luogo, l'unità istituzionale, per l'analisi dei flussi che interessano il reddito, il capitale e le operazioni finanziarie, di altri flussi e dei conti patrimoniali.

13.09. La UAE locale è la parte di una UAE che corrisponde a una unità locale. L'unità locale è una unità istituzionale che produce beni e servizi o una parte di essa situata in un luogo geograficamente determinato (cfr. paragrafo 2.106). Pertanto, di norma, la residenza regionale di una UAE locale può essere determinata in modo inequivocabile.

Per quanto riguarda le operazioni in relazione alle attività di produzione, è necessario registrare i flussi tra UAE locali che appartengono alla stessa unità istituzionale e sono situate in regioni diverse. Il SEC raccomanda di includere le forniture tra UAE locali nella definizione di produzione; questo è particolarmente importante nei conti regionali.

13.10. Nel caso delle unità istituzionali, nel contesto dei conti regionali devono essere considerati due tipi di unità istituzionali. In primo luogo, le unità uniregionali, che hanno il loro centro d'interesse economico in una sola regione e che esercitano la maggior parte delle loro attività in tale regione. Tra le unità uniregionali vi sono le famiglie, le società le cui UAE locali sono situate nella stessa regione, le amministrazioni locali e le amministrazioni di Stati federati, almeno una parte degli enti di previdenza e assistenza sociale e molte istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie.

In secondo luogo, le unità multiregionali, che hanno il loro centro d'interesse economico in più di una regione. Sono in questa situazione molte società e alcune istituzioni senza scopo di lucro. In misura maggiore, questo è anche il caso delle unità istituzionali le cui attività si estendono all'intero paese, come le amministrazioni centrali e un piccolo numero di società, generalmente in situazione monopolistica o quasi monopolistica, come gli enti nazionali delle ferrovie o dell'energia elettrica.

13.11. Tutte le operazioni delle unità istituzionali uniregionali sono attribuite alla regione in cui queste hanno il loro centro d'interesse economico. Per quanto riguarda le famiglie, il centro d'interesse economico è nella regione in cui esse vivono, non nella regione in cui prestano la loro attività lavorativa. Le altre unità uniregionali hanno il loro centro d'interesse economico nella regione in cui sono situate.

13.12. Alcune delle operazioni delle unità multiregionali non sono, a rigore, concettualmente regionalizzabili. È il caso della maggior parte delle operazioni di distribuzione e di redistribuzione e delle operazioni finanziarie. Di conseguenza, i saldi contabili delle unità multiregionali non possono essere definiti in modo inequivocabile a livello regionale.

13.13. Si può pensare di ripartire tra le regioni tutte le operazioni delle unità multiregionali in base a qualche regola empirica. Tuttavia, questa ripartizione non va considerata come una semplice approssimazione pratica; essa implica un adattamento concettuale del SEC, in quanto le ragioni che precludono l'inclusione nel quadro centrale di una sequenza completa di conti delle UAE locali/branche di attività economica impediscono anche, in linea di principio, una completa ripartizione tra le regioni di tutte le unità istituzionali e dei relativi conti; questo significherebbe infatti costituire una contabilità completa delle UAE locali.

13.14. Per i motivi suesposti, il sistema dei conti regionali è limitato a:

a) aggregati regionali per branca di attività economica relativi alle attività di produzione:

(1) valore aggiunto lordo,

(2) redditi da lavoro dipendente,

(3) occupati,

(4) lavoratori dipendenti,

(5) investimenti fissi lordi;

b) prodotto interno lordo per regione (PILR);

c) conti regionali delle famiglie.

METODI DI REGIONALIZZAZIONE

13.15. I conti regionali sono basati sulle operazioni di unità residenti in un territorio regionale. In generale, la regionalizzazione può essere effettuata impiegando metodi ascendenti, metodi discendenti o metodi misti. Questi metodi sono descritti in appresso.

a) Metodi ascendenti

Il metodo ascendente di stima utilizza i dati sulle unità residenti nella regione, addizionandoli fino a stabilire il valore regionale dell'aggregato. La somma dei valori regionali deve corrispondere al valore nazionale.

b) Metodi discendenti

Il metodo discendente consiste nel ripartire tra le regioni un dato nazionale, senza cercare di identificare singolarmente le unità residenti, mediante una chiave di ripartizione che rispecchia nel modo più esatto possibile la caratteristica da stimare. Il metodo è detto discendente perché l'aggregato è attribuito a una regione e non a una singola unità. Tuttavia, il concetto di unità residente è necessario per ottenere una corretta copertura regionale della chiave da utilizzare.

c) Metodi misti

Il metodo ascendente, in senso stretto, è raramente utilizzabile. Possono perciò essere presi in considerazione anche metodi misti. Per esempio, può accadere che una variabile o un aggregato di variabili possono essere regionalizzati col metodo ascendente soltanto a livello NUTS-1. Per una ulteriore regionalizzazione ai livelli NUTS-2 o NUTS-3 occorre utilizzare il metodo discendente.

13.16. In linea di principio, il metodo ascendente ha il vantaggio di utilizzare direttamente le fonti pertinenti al livello regionale. I metodi discendenti hanno il vantaggio di garantire la coerenza numerica tra conti nazionali e conti regionali; il loro svantaggio è che le stime non sono direttamente desunte da dati, ma sono calcolate mediante una chiave che si suppone correlata con il fenomeno da misurare.

13.17. Nella misura del possibile, i valori regionali che corrispondono direttamente, in teoria, ai valori nazionali dovrebbero essere stimati direttamente mediante il metodo ascendente. Il procedimento discendente non conduce a una solida e attendibile base di dati che permetta di giudicare la precisione dei valori stimati mentre l'uso del metodo ascendente può portare a risultati divergenti dai totali nazionali.

AGGREGATI PER BRANCA DI ATTIVITÀ ECONOMICA

13.18. Una branca di attività economica per una regione consiste in un gruppo di UAE locali che esercitano uno stesso, o analogo, tipo di attività (cfr. paragrafo 2.108). L'UAE locale è l'unità su cui sono basati i dati relativi alle attività di produzione (produzione, consumi intermedi, ecc.).

13.19. Di norma, gli aggregati relativi ad attività di produzione devono essere attribuiti alla regione in cui risiede l'unità che effettua le relative operazioni. La residenza dell'UAE locale è un criterio essenziale per l'attribuzione di tali aggregati ad una particolare regione.

13.20. Il principio generale per l'attribuzione degli investimenti fissi lordi per regione è la proprietà, come nei conti del totale dell'economia (cfr. paragrafo 2.05, nota 1). Il capitale fisso di proprietà di una unità multiregionale è attribuito alle UAE locali in cui è utilizzato. Come nei conti nazionali, il capitale fisso ottenuto mediante leasing operativo è registrato nella regione del proprietario e quello ottenuto mediante leasing finanziario nella regione dell'utilizzatore.

13.21. In pratica, può verificarsi che siano disponibili dati soltanto al livello di unità che contengono più UAE locali che esercitano diverse attività e/o sono situate in diverse regioni. In questo caso, gli indicatori disponibili (per esempio, redditi da lavoro dipendente o numero di occupati per regione) devono essere utilizzati per regionalizzare i dati per branca di attività economica.

13.22. Nel definire una UAE locale, si possono distinguere tre situazioni.

a) Una attività di produzione con un input di lavoro significativo (105) in un luogo determinato non pone problemi. In alcuni casi, tuttavia, sono necessari ulteriori chiarimenti (cfr. paragrafi 13.24-13.27).

b) Una attività di produzione senza un input di lavoro significativo in un luogo determinato non è considerata come una UAE locale distinta e la produzione è attribuita all'unità locale responsabile della gestione di tale produzione.

c) Per una attività di produzione che non avviene in un luogo fisso, si applica il concetto di residenza a livello nazionale.

13.23. Le attività ausiliarie non sono isolate in modo da costituire entità distinte o separate dalle attività o entità principali o secondarie di cui sono al servizio (cfr. paragrafo 2.104). Di conseguenza, le attività ausiliarie devono essere integrate nella UAE locale di cui sono al servizio.

Le attività ausiliarie possono essere esercitate in luoghi separati, situati in una regione diversa da quella dell'UAE locale di cui sono al servizio. L'applicazione rigida della regola anzidetta per l'attribuzione geografica delle attività ausiliarie porterebbe a sottostimare gli aggregati nelle regioni in cui sono concentrate attività ausiliarie. Pertanto, secondo il principio della residenza, le attività ausiliarie devono essere attribuite alla regione in cui sono esercitate e restano incluse nella stessa branca di attività economica dell'UAE locale di cui sono al servizio.

13.24. Per alcune branche di attività economica, i metodi di regionalizzazione richiedono ulteriori chiarimenti. Si tratta delle seguenti branche:

a) costruzione;

b) trasporti, magazzinaggio e comunicazioni;

c) intermediazione finanziaria.

13.25. Per la costruzione, i cantieri edilizi devono essere trattati come UAE locali indipendenti quando l'attività è significativa (cfr. paragrafo 2.09, nota (4)). In ragione della mobilità di talune attrezzature (per es.: battipalo, gru) tra unità locali della stessa UAE e dell'assenza di informazioni relative ai singoli cantieri, si raccomanda di attribuire gli investimenti fissi lordi di tali attrezzature alla sede centrale dell'UAE.

13.26. Per i trasporti, compresi i trasporti mediante condotte, è essenziale definire l'UAE locale a cui devono essere attribuiti la produzione e gli investimenti. Per i trasporti terrestri (escluse le ferrovie) la produzione e gli investimenti devono essere attribuiti ai depositi o a simili UAE locali a cui fanno capo i mezzi di trasporto. Per i trasporti per vie d'acqua, la produzione e le attrezzature mobili devono essere attribuite alla località in cui è situata l'unità. Le reti di condotte devono essere attribuite all'UAE locale che le sfrutta.

Per i trasporti ferroviari e aerei, occorre impiegare metodi discendenti, ripartendo gli aggregati nazionali per regioni secondo opportuni indicatori. I redditi da lavoro dipendente devono essere attribuiti alla regione in cui le persone sono occupate. Il risultato lordo di gestione deve essere attribuito alle regioni secondo indicatori relativi all'attività delle linee ferroviarie o aeree.

Per quanto riguarda le comunicazioni, cabine telefoniche, apparecchi telefonici, linee di telecomunicazione, ecc. hanno unicamente una funzione di supporto. Pertanto, non formano entità distinte e vanno attribuiti alla UAE locale responsabile della loro gestione. Anche gli investimenti in infrastrutture devono essere attribuiti a tali unità locali.

13.27. Per l'intermediazione finanziaria, l'attribuzione del valore aggiunto deve basarsi sul reddito. I redditi da lavoro dipendente devono essere attribuiti alle UAE locali in cui le persone sono occupate. Il risultato lordo di gestione delle istituzioni di credito deve essere ripartito tra le UAE locali proporzionalmente alla somma dei prestiti e dei depositi e il risultato lordo di gestione delle imprese di assicurazione proporzionalmente ai premi riscossi. Gli investimenti fissi lordi sono costituiti principalmente da fabbricati; pertanto, vanno attribuiti alla regione in cui sono situati.

13.28. La produzione deve essere valutata ai prezzi base (cfr. paragrafo 3.47). I prodotti utilizzati per i consumi intermedi devono essere valutati ai prezzi di acquisto nel momento in cui entrano nel processo di produzione (cfr. paragrafo 3.72). Di conseguenza, il valore aggiunto lordo per branca di attività economica è valutato ai prezzi base.

Gli investimenti fissi lordi sono valutati ai prezzi di acquisto, compresi gli oneri di installazione e gli altri costi di trasferimento della proprietà. Quando sono prodotti per uso proprio, sono valutati ai prezzi base di beni simili o ai costi di produzione se tali prezzi non sono disponibili (cfr. paragrafo 3.113).

13.29. Il corrispondente regionale del PIL è il PILR (prodotto interno lordo per regione). Il PILR è valutato ai prezzi di mercato sommando le imposte regionalizzate meno i contributi ai prodotti e alle importazioni e i valori aggiunti per regione ai prezzi base. La somma dei PILR ai prezzi di mercato, compreso il PILR dei territori extraregionali, equivale al PIL ai prezzi di mercato.

CONTI DELLE FAMIGLIE

13.30. Il prodotto interno lordo per regione è il risultato delle attività produttive delle UAE locali residenti in una regione. I processi di distribuzione e di redistribuzione del reddito danno luogo ad altri saldi contabili significativi: il reddito primario e il reddito disponibile. Per i motivi esposti nei paragrafi 13.10-13.14, nei conti regionali tali concetti di reddito sono limitati alle famiglie.

13.31. I conti regionali delle famiglie sono una specificazione regionale dei corrispondenti conti a livello nazionale. Per ragioni pratiche i conti sono limitati a:

a) conto della attribuzione dei redditi primari;

b) conto della distribuzione secondaria del reddito.

In generale, essi hanno lo scopo di misurare il reddito primario e il reddito disponibile delle famiglie che sono residenti in una regione.

13.32. I conti regionali delle famiglie sono basati sulle famiglie residenti nel territorio regionale. Per la definizione delle famiglie come unità istituzionali e la definizione del settore istituzionale famiglie, si rimanda ai paragrafi 2.13, 2.16, 2.75 e 2.76. Il numero delle persone che sono membri delle famiglie residenti equivale al totale della popolazione residente della regione.

13.33. In generale, le regole per la determinazione della residenza delle famiglie a livello nazionale valgono anche per i conti regionali delle famiglie. Tuttavia, per quanto riguarda la residenza degli studenti e degli ammalati lungodegenti, si fa eccezione quando la regione ospitante è nello stesso paese. Nei conti regionali essi sono trattati come residenti della regione ospitante se vi soggiornano per più di un anno.

13.34. Nei conti regionali delle famiglie occorre, per quanto riguarda le famiglie proprietarie di una impresa non costituita in società, di terreni e/o di una seconda abitazione in un'altra regione, considerare due casi:

a) Famiglia proprietaria di una impresa non costituita in società (non considerata come quasi-società a livello nazionale) in un'altra regione

L'impresa non costituita in società è considerata residente (unità fittizia) nella regione ospitante. Di conseguenza, il reddito misto risultante dal calcolo degli aggregati per branca di attività economica fa parte del reddito misto della regione ospitante. Tuttavia, il reddito misto registrato nel conto della attribuzione dei redditi primari delle famiglie per regione deve essere eguale al reddito misto totale percepito dalle famiglie residenti in una regione, quale che sia la regione in cui tale reddito è generato.

b) Famiglia proprietaria di terreni e/o di una seconda abitazione in un'altra regione

Anche in questo caso, il terreno e/o la seconda abitazione sono considerati unità fittizie residenti nella regione ospitante. Di conseguenza, gli affitti pagati dagli affittuari del terreno e/o dell'abitazione sono versati all'unità fittizia. Se la seconda abitazione è utilizzata dal proprietario per uso proprio, il valore dell'affitto deve essere registrato come esportazione interregionale dalla regione in cui l'abitazione è situata alla regione in cui il proprietario risiede. Quest'ultima regione importa così tale servizio e lo utilizza per la spesa per consumi finali delle famiglie. Come nel caso del reddito misto, il risultato di gestione di tale processo di produzione differirà dal risultato di gestione figurante nei conti della attribuzione dei redditi primari delle famiglie; per il totale dell'economia, essi sono equivalenti.

(1) Cfr. capitolo 8: «Sequenza dei conti e saldi contabili».

(2) Cfr. capitolo 9: «Quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici».

(3) Cfr. capitolo 8: «Sequenza dei conti e saldi contabili».

(4) Cfr. capitolo 11: «Popolazione e input di lavoro».

(5) Cfr. capitolo 12: «Conti economici trimestrali».

(6) Cfr. capitolo 13: «Conti regionali».

(7) Cfr. capitolo 8: «Sequenza dei conti e saldi contabili».

(8) Cfr. capitolo 2: «Unità e insiemi di unità».

(9) Cfr. capitolo 3: «Operazioni sui prodotti».

(10) Cfr. capitolo 4: «Operazioni di distribuzione e di redistribuzione».

(11) Cfr. capitolo 5: «Operazioni finanziarie».

(12) Cfr. capitolo 6: «Altri flussi».

(13) Cfr. capitolo 6: «Altri flussi».

(14) Le conseguenze di reati di minore gravità, come il taccheggio, possono essere registrate come parte della variazione delle scorte e pertanto come operazioni.

(15) Cfr. capitolo 7: «Conti patrimoniali».

(16) Cfr. capitolo 7: «Conti patrimoniali» e capitolo 8: «Sequenza dei conti e saldi contabili».

(17) Cfr. capitolo 3: «Operazioni sui prodotti».

(18) Cfr. capitolo 10: «Misure di prezzo e di volume».

(19) Cfr. capitolo 11: «Popolazione e input di lavoro».

(20) Cfr. capitolo 9: «Quadro delle interdipendenze tra gli operatori economici».

PER LA CONTINUAZIONE DEL TESTO VEDI SOTTO NUMERO: 396R2223.10

(21) Il naviglio da pesca, le altre navi, le piattaforme galleggianti e gli aeromobili vengono trattati nel SEC come tutti gli altri beni mobili di proprietà e/o gestiti da unità residenti o di proprietà di non residenti e gestiti da unità residenti. Le operazioni relative alla proprietà (investimenti fissi lordi) e alla gestione (noleggio, assicurazione, ecc.) di questi beni vengono considerate nella contabilità nazionale del paese nel quale il proprietario e/o il gestore sono rispettivamente residenti. Nei casi di leasing finanziario è supposto un mutamento di proprietà.

(22) I territori utilizzati dalle istituzioni dell'Unione europea e da organizzazioni internazionali costituiscono quindi i territori di Stati sui generis. La caratteristica di tali Stati è di avere come sole unità residenti le istituzioni stesse (cfr. paragrafo 2.10, lettera e).

(23) Il consumo non è la sola attività possibile delle famiglie. Le famiglie possono, agendo da imprese, esercitare qualsiasi tipo di attività economica.

(24) Solo nel caso in cui siano esercitate per meno di un anno tali attività non devono essere separate da quelle dell'unità istituzionale di produzione. Questo può valere anche per le attività esercitate per un anno o più, ma di scarsa importanza e, in tutti i casi, per l'installazione di impianti all'estero. Se però una unità residente in un altro paese esercita in un paese una attività di costruzione di durata inferiore ad un anno, è da considerarsi come avente un centro d'interesse economico nel territorio economico di tale paese, qualora il prodotto di tale attività di costruzione costituisca un investimento fisso lordo. In tal caso, l'unità dovrà essere trattata come unità residente fittizia di detto paese.

(25) Gli studenti sono sempre considerati come residenti, indipendentemente dalla durata dei loro studi all'estero.

(26) Per convenzione, gli organismi regolatori del mercato la cui attività esclusiva o principale è quella di acquistare, immagazzinare e vendere prodotti agricoli e alimentari sono classificati nel settore S.11 (cfr. nota al paragrafo 2.69, lettera a)).

(27) Compresi gli organismi finanziati da contributi volontari di natura quasi fiscale, versati da produttori ad unità la cui attività principale consiste nel fornire servizi in contropartita. Tali contributi sono considerati acquisti di servizi destinabili alla vendita.

(28) Per convenzione, il settore S.12 comprende le holding che controllano e dirigono soltanto un gruppo di società affiliate la cui attività principale consiste nel prestare servizi di intermediazione finanziaria e/o nell'esercitare attività ausiliarie (cfr. paragrafo 2.43) e le istituzioni senza scopo di lucro dotate di personalità giuridica al servizio delle società finanziarie (cfr. paragrafo 2.44).

(29) La classificazione delle holding nel settore delle società finanziarie contrasta con quanto previsto al paragrafo 4.100 dell'SCN 1993 ma è diretta a salvaguardare la coerenza con la definizione dell'IME delle istituzioni finanziarie monetarie a fini statistici e con le statistiche sulle imprese di assicurazione.

(30) Tale discordanza rispetto ai paragrafi 4.86 e 4.101 dell'SCN 1993 discende dalla necessità di mantenere la coerenza con la definizione dell'IME delle istituzioni finanziarie a fini statistici.

(31) Per convenzione, gli organismi regolatori del mercato, che a titolo esclusivo o principale sono semplici distributori di contributi, sono classificati nel settore S.13, sottosettore amministrazioni centrali (S.1311). Tuttavia, gli organismi la cui attività esclusiva o principale consiste nell'acquistare, immagazzinare e vendere prodotti agricoli e alimentari sono classificati nel settore S.11 (cfr. nota al paragrafo 2.21).

(32) Le istituzioni senza scopo di lucro controllate e finanziate in prevalenza dalle amministrazioni pubbliche sono classificate nel settore delle amministrazioni pubbliche (cfr. paragrafo 2.69, lettera b)).

(33) Comprese le istituzioni dell'Unione europea e le organizzazioni internazionali (cfr. anche paragrafo 2.06).

(34) Nace Rev. 1: Classificazione statistica delle attività economiche nelle Comunità europee ai sensi del regolamento (CEE) n. 3037/90 del Consiglio, del 9 ottobre 1990.

(35) Nell'SCN e nella CITI Rev. 3 la UAE locale è detta «establishment».

(36) I servizi per proprio uso finale sono soltanto i servizi di abitazione prodotti da coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari e i servizi domestici prodotti da personale retribuito (cfr.paragrafo 3.21).

(37) I servizi per proprio uso finale sono soltanto i servizi di abitazione prodotti da coloro che occupano l'abitazione di cui sono proprietari e i servizi domestici prodotti da personale retribuito (cfr. paragrafo 3.21).

(38) CPA: Classificazione statistica dei prodotti associata alle attività ai sensi del regolamento (CEE) n. 3696/93 del Consiglio, del 29 ottobre 1993.

(39) Sebbene tali introiti possano non essere sufficienti a coprire il 50 % di tutti i costi del negozio del museo, ad esempio perché questi comprendono anche i costi del personale di tale negozio.

(40) Per i margini commerciali e di trasporto si veda anche la terza colonna nella seconda parte della tavola 3.5.

(41) I contributi sociali figurativi a carico dei datori di lavoro comprendono un importo pari al valore delle retribuzioni che i datori di lavoro continuano, temporaneamente, a pagare ai dipendenti in caso di malattia, maternità, infortuni sul lavoro, invalidità, licenziamento, ecc., qualora sia possibile individuare tale importo.

(42) I contributi sono erogati dalle istituzioni dell'Unione europea alle unità ovunque residenti all'interno della Comunità.

(43) Tuttavia, se il contributo concorre, contemporaneamente, al finanziamento dell'ammortamento del debito e al pagamento degli interessi sul capitale e non è possibile scindere i due elementi, l'insieme del contributo sarà registrato come contributo agli investimenti.

(44) Tale procedura differisce da quella corrente in contabilità aziendale, la quale di norma registra nel conto economico gli interessi pagati come onere fisso analogo ad altri costi di produzione.

(45) La linea di demarcazione tra imposte e acquisti di servizi dalle amministrazioni pubbliche è definita sulla base degli stessi criteri utilizzati nel caso degli esborsi sostenuti dalle imprese: se le licenze sono rilasciate automaticamente dietro pagamento dell'importo dovuto, l'esborso è considerato imposta; tuttavia, se le amministrazioni pubbliche sfruttano il rilascio di licenze per svolgere una funzione di regolamentazione (ad esempio, per verificare la competenza o le qualifiche di colui che la richiede) i versamenti dovrebbero essere considerati non già imposte bensì spese per l'acquisto di servizi dalle amministrazioni pubbliche, a meno che non risulti evidente una sproporzione fra tali esborsi e i costi di erogazione dei servizi.

(46) La linea di demarcazione tra imposte e acquisti di servizi dalle amministrazioni pubbliche è definita sulla base degli stessi criteri utilizzati nel caso degli esborsi sostenuti dalle imprese: se le licenze sono rilasciate automaticamente dietro pagamento dell'importo dovuto, l'esborso è considerato imposta; tuttavia, se le amministrazioni pubbliche sfruttano il rilascio di licenze per svolgere una funzione di regolamentazione (ad esempio, per verificare la competenza o le qualifiche di colui che la richiede) i versamenti dovrebbero essere considerati non già imposte bensì spese per l'acquisto di servizi dalle amministrazioni pubbliche, a meno che non risulti evidente una sproporzione fra tali esborsi e i costi di erogazione dei servizi.

(47) Nel caso delle abitazioni, si considerano prestazioni sociali gli importi che le amministrazioni pubbliche versano ai locatari allo scopo di rendere meno onerosi i fitti da questi pagati, escluse le indennità speciali versate dalle amministrazioni pubbliche in qualità di datori di lavoro.

(48) I premi versati per le assicurazioni sulla vita non figurano come tali nel sistema dei conti. Essi sono suddivisi tra: a) premi che costituiscono una forma di contributi sociali (versati a sistemi di assicurazione sociale); b) premi di assicurazioni sulla vita individuali. I primi sono inclusi nella rubrica contributi sociali effettivi e i secondi non sono considerati come operazioni di distribuzione e redistribuzione. Entrambe le categorie di premi di assicurazione sulla vita incrementano le riserve tecniche di assicurazione registrate nel conto finanziario e nel conto patrimoniale.

(49) Gli indennizzi di assicurazione sulla vita non vengono registrati in quanto tali nel sistema dei conti. Sono distinti in: a) indennizzi che costituiscono una forma di prestazione sociale; b) indennizzi di assicurazioni sulla vita individuali. I primi sono compresi nella rubrica prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura e i secondi non sono considerati operazioni di distribuzione e di redistribuzione. Entrambe le categorie di indennizzi di assicurazione sulla vita diminuiscono le riserve tecniche di assicurazione che figurano nel conto finanziario e nel conto patrimoniale.

(50) I trasferimenti correnti tra amministrazioni pubbliche sono flussi interni al settore delle amministrazioni pubbliche e non figurano nel conto consolidato dell'insieme del settore.

(51) Le organizzazioni internazionali, nell'accezione usata nel sistema, traggono i loro poteri direttamente dagli Stati nazionali che sono loro membri o indirettamente da questi per il tramite di altre organizzazioni internazionali di cui gli Stati nazionali sono membri.

(52) I prelievi operati dalle istituzioni dell'Unione europea sulle unità di produzione residenti sono contabilizzati come imposte sulla produzione versate al resto del mondo; la quarta risorsa propria basata sul PNL, creata dalla decisione del Consiglio del 24 giugno 1988 relativa al sistema delle risorse proprie delle Comunità, è classificata nella rubrica trasferimenti correnti diversi (D.75).

(53) I trasferimenti correnti che le istituzioni dell'Unione europea versano direttamente alle unità residenti produttrici di beni e servizi destinabili alla vendita sono registrati come contributi versati dal resto del mondo.

(54) Tuttavia, le imposte che colpiscono i guadagni in conto capitale sono registrate nella rubrica imposte correnti sul reddito, sul patrimonio, ecc.

(55) I contributi agli investimenti versati dal resto del mondo comprendono quelli erogati direttamente dalle istituzioni dell'Unione europea (ad esempio, taluni trasferimenti operati dal Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia - Sezione orientamento).

(56) I contributi agli investimenti tra amministrazioni pubbliche sono flussi interni al settore delle amministrazioni pubbliche e non figurano nel conto consolidato per l'insieme del settore.

(57) Tali trasferimenti tra sottosettori delle amministrazioni pubbliche sono flussi interni al settore delle amministrazioni pubbliche e non figurano nel conto consolidato per l'insieme del settore.

(58) Le riserve tecniche di assicurazione (AF.6) rappresentano passività incondizionate delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione. Tuttavia, le corrispondenti attività finanziarie dei singoli assicurati e beneficiari costituiscono nella maggior parte dei casi attività condizionate.

(59) L'SCN 1993 (paragrafi 11.103-11.111) utilizza l'espressione «detailed flow of funds accounts» (conti di flussi dettagliati di fondi).

(60) In taluni casi, i titoli diversi dalle azioni emessi dal settore delle amministrazioni pubbliche con scadenza fino a cinque anni possono essere classificati come titoli a breve termine.

(61) L'SCN 1993 (paragrafi 11.32, 11.72 e 11.83) classifica i repurchase agreement tra i prestiti, salvo che essi non implichino passività bancarie e non rientrino negli aggregati nazionali della moneta in senso ampio nel qual caso sono classificati tra gli altri depositi.

(62) Articoli 6.2 e 6.3 del protocollo sullo statuto dell'Istituto monetario europeo allegato al trattato che istituisce la Comunità europea.

(63) Articolo 6.1, secondo trattino, del protocollo sullo statuto dell'Istituto monetario europeo allegato al trattato che istituisce la Comunità europea.

(64) L'SCN 1993 (paragrafi 11.79, 11.80 e 11.81) prevede una sottoclassificazione facoltativa in base alla scadenza delle operazioni inerenti a titoli diversi dalle azioni, distinguendo tra titoli a breve termine (F.31) e titoli a lungo termine (F.32). Tuttavia, l'SCN 1993 (paragrafo 11.82) prevede anche una sottoclassificazione facoltativa aggiuntiva delle operazioni inerenti a tali titoli, la quale presenta separatamente le operazioni su strumenti finanziari derivati allorché questi assumono rilievo sotto il profilo analitico o politico. Nel SEC è stata adottata questa seconda opzione la quale facilita anche la connessione con la sottorubrica titoli di debito quali sono definiti nel Manuale della bilancia dei pagamenti 1993 e che sono suddivisi in obbligazioni, cambiali, strumenti dei mercati monetari e strumenti finanziari derivati. I codici F.31 e F.32 non sono utilizzati nel SEC allo scopo di evitare ogni equivoco con i codici dell'SCN 1993.

(65) Gli swap su valute tra autorità bancarie centrali e altre istituzioni finanziarie monetarie, ossia allorché una banca centrale ottiene valuta estera da un'altra istituzione finanziaria monetaria in cambio di un deposito presso la banca centrale ed esiste l'impegno di effettuare l'operazione opposta in una data successiva, non sono classificati tra i prestiti. Ciò rappresenta una divergenza rispetto all'SCN 1993 (paragrafo 11.33).

(66) Si veda l'allegato II. «Leasing e vendite rateali di beni durevoli».

(67) Articolo 6.1, terzo trattino, del protocollo sullo statuto dell'Istituto monetario europeo allegato al trattato che istituisce la Comunità europea.

(68) I crediti al consumo sono costituiti dai prestiti richiesti dalle famiglie per scopi non imprenditoriali o professionali. Sono esclusi i prestiti ipotecari destinati al finanziamento della costruzione o dell'acquisto di abitazioni. I crediti al consumo dovrebbero riferirsi esclusivamente ai prestiti utilizzati per l'acquisto di beni e/o servizi consumati individualmente dalle famiglie. È possibile che le diverse prassi nazionali rendano necessarie alcune leggere modifiche a tale definizione.

(69) I prestiti ipotecari sono prestiti a lungo termine garantiti da ipoteca sull'alloggio utilizzato dal mutuatario come propria abitazione. È possibile che le diverse prassi nazionali rendano necessarie alcune leggere modifiche a tale definizione.

(70) Per attivo netto in caso di liquidazione si intende l'ammontare delle attività di una impresa al netto di tutte le passività diverse da quelle nei confronti dei proprietari a titolo di capitale investito.

(71) Articolo 16.2 del protocollo sullo statuto dell'Istituto monetario europeo allegato al trattato che istituisce la Comunità europea.

(72) Per una descrizione del trattamento delle assicurazioni sociali e delle altre assicurazioni nel sistema dei conti si veda l'allegato III. «Assicurazioni».

(73) GU n. L 374 del 31. 12. 1991, pagg. 7-31.

(74) Definizione di riferimento di investimenti diretti all'estero dell'OCSE, III edizione.

(75) Per la definizione di attività si veda l'allegato 7.1 del capitolo 7.

(76) Per la definizione di attività si veda l'allegato 7.1 del capitolo 7.

(77) Con l'espressione «guadagni in conto capitale» si intendono sia i guadagni sia le perdite in conto capitale essendo evidente che i guadagni in conto capitale possono essere non solo positivi ma anche negativi. Analogamente, il termine «attività» può essere utilizzato per comprendere sia le attività che le passività.

(78) Il sistema dei conti raccomanda questa procedura ma consente la registrazione di tali interessi nella rubrica altri conti attivi e passivi (AF.7) se ciò è necessario per conformarsi alle prassi nazionali (cfr. paragrafo 5.130).

(79) Due tipi di beni durevoli utilizzati dai produttori sono esclusi dagli investimenti fissi lordi: i piccoli utensili e alcuni tipi di apparecchiature militari. Non esistono pertanto le corrispondenti attività. Inoltre, i mezzi di trasporto e gli altri impianti e macchinari acquistati dalle famiglie per consumi finali non sono considerati capitale fisso. Essi sono inclusi nella voce per memoria «Beni di consumo durevoli» del conto patrimoniale (cfr. paragrafo 7.63).

(80) Le riserve tecniche di assicurazione (AF.6) rappresentano passività incondizionate delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione. Tuttavia, le corrispondenti attività finanziarie dei singoli assicurati e beneficiari costituiscono nella maggior parte dei casi attività condizionate.

(81) La somma dei valori ammortizzati di tutto il capitale fisso ancora utilizzato è definita come stock di capitale netto; aggiungendovi il valore cumulato degli ammortamenti si ottiene lo stock di capitale lordo.

(82) Classificazione statistica dei prodotti associata alle attività (CPA), 1993.

(83) Cfr. capitolo 3 «Operazioni sui prodotti».

(84) I contributi sociali registrati nella sezione degli impieghi del conto della distribuzione secondaria del reddito delle famiglie si intendono al netto del compenso del servizio dei fondi pensione e delle altre imprese di assicurazione, le cui risorse sono costituite, in tutto o in parte, da contributi sociali effettivi.

(85) Cfr. capitolo 4. «Operazioni di distribuzione e di redistribuzione».

(86) Cfr. capitoli 5. «Operazioni finanziarie» e 6. «Altri flussi».

(87) Cfr. capitolo 7. «Conti patrimoniali».

(88) Nel SEC 1979, il PNL (ai prezzi di mercato) era calcolato addizionando al prodotto interno lordo (ai prezzi di mercato) i redditi da lavoro dipendente e i redditi da capitale percepiti dal resto del mondo e sottraendo i corrispondenti flussi versati al resto del mondo.

(89) Potrebbe essere necessaria una stima globale di questa voce allorché l'entità dei contributi sociali a carico di un lavoratore varia in funzione non soltanto della retribuzione lorda di questi, ma anche, ad esempio, degli altri suoi redditi, dell'età o del suo stato civile.

(90) Il concetto di famiglia è definito nel capitolo concernente le unità e gli insiemi di unità.

(91) Compresi i componenti delle rispettive famiglie che abitano con loro.

(92) La definizione di «lavoratori dipendenti» corrisponde a quella di «occupati retribuiti» dell'Organizzazione internazionale del lavoro.

(93) Il lavoratore a domicilio è una persona che accetta di lavorare per una determinata impresa o di fornire a questa una certa quantità di beni o servizi sulla base di un accordo o di un contratto preventivamente stipulato con essa, il cui posto di lavoro non si trova all'interno dell'impresa.

(94) Il contratto implicito o esplicito si riferisce alla fornitura dell'input di lavoro, non alla produzione di un bene o di un servizio.

(95) Per prestazione lavorativa si intende qualsiasi attività che contribuisca all'attività di produzione di beni o servizi quale è definita nel SEC. La liceità della prestazione e l'età del lavoratore sono, in linea di principio, irrilevanti.

(96) Il termine compenso deve essere interpretato qui in senso ampio includendo il reddito misto dei lavoratori indipendenti.

(97) Un input di lavoro significativo, in questo contesto, deve essere considerato almeno pari all'equivalente annuo di una persona che lavora mezza giornata.

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