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Document 52004AE1198

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano d'azione: Un'agenda europea per l'imprenditorialità COM(2004) 70 def.

GU C 74 del 23.3.2005, p. 1–6 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)
GU C 74 del 23.3.2005, p. 1–1 (MT)

23.3.2005   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 74/1


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano d'azione: Un'agenda europea per l'imprenditorialità

COM(2004) 70 def.

(2005/C 74/01)

La Commissione, in data 11 febbraio 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione di cui sopra

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 14 luglio 2004, sulla base del progetto predisposto dal relatore BUTTERS.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 15 settembre 2004, nel corso della 411a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 150 voti favorevoli, 1 voto contrario e 6 astensioni.

1.   Contesto

1.1

Le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Lisbona del 2000 e la Carta europea per le piccole imprese hanno sottolineato l'importanza dell'attività imprenditoriale per lo sviluppo sostenibile in Europa e la necessità di creare un ambiente politico favorevole alla promozione delle imprese.

1.2

Il Presidente della Commissione europea Romano Prodi ha poi annunciato al Consiglio europeo di primavera del 2002, a Barcellona, che la Commissione avrebbe presentato un Libro verde sull'imprenditorialità prima del Consiglio europeo di primavera dell'anno successivo. La Commissione ha adempiuto a tale impegno nel gennaio 2003 e, nei mesi successivi, ha dato il via a una consultazione aperta e rigorosa delle parti interessate. Il Consiglio europeo di primavera del 2003 ha quindi chiesto alla Commissione di presentare un piano d'azione per l'imprenditorialità al Consiglio europeo di primavera del 2004.

1.3

Il parere del Comitato sul Libro verde è stato adottato nella sessione plenaria del settembre 2003 (1).

1.4

Nel febbraio 2004 la Commissione ha infine adottato il suo piano d'azione «Un'agenda europea per l'imprenditorialità» (2).

2.   Obiettivi del presente parere

2.1

Come già nel caso del suo parere relativo al Libro verde sull'imprenditorialità in Europa, il Comitato intende contribuire al processo – attualmente in corso - di comprensione e promozione dell'imprenditorialità, presentando dapprima alcune osservazioni generali e poi un'analisi più precisa del piano d'azione. Il parere si conclude con una serie di raccomandazioni costruttive su come convertire il piano d'azione in iniziative realistiche e tangibili, a vantaggio delle attuali e future generazioni di imprenditori europei.

3.   Osservazioni generali: il piano d'azione risponde all'obiettivo dichiarato di fornire «un quadro strategico per la promozione dello spirito imprenditoriale»?

3.1

Il Libro verde sull'imprenditorialità in Europa ha dimostrato una chiara comprensione delle questioni in gioco e della portata della sfida consistente nell'incrementare il livello di imprenditorialità nell'UE. Nel proprio parere, il Comitato lo ha riconosciuto e si è congratulato con la Commissione per il Libro verde e per il successivo processo di consultazione, aperto e rigoroso.

3.2

Prendendo le mosse dal Libro verde, il piano d'azione approfondisce ulteriormente l'analisi della natura della sfida imprenditoriale in Europa. Le finalità del piano d'azione, però, pur essendo giustamente ambiziose, sono abbinate a obiettivi difficili da definire. L'impressione generale è quella di un documento vago e poco coraggioso. Il piano d'azione esprime solo in minima parte la creatività fatta intravedere nel Libro verde e nella consultazione pubblica, e spesso preferisce citare iniziative già esistenti. Inoltre, non propone meccanismi sufficienti per garantirne l'esecuzione e non riesce a delegare responsabilità esecutive né a fissare procedure di monitoraggio e valutazione.

3.3

Uno dei punti chiave emersi dal dibattito, durante l'elaborazione del Libro verde e la successiva consultazione, è la constatazione che un'ampia gamma di politiche presenta ripercussioni per gli imprenditori e che, di conseguenza, occorre un approccio orizzontale alla soluzione delle sfide individuate. È sintomatico che il piano d'azione non riesca a dimostrare alle parti interessate che l'iniziativa non ha ottenuto solo un sostegno di maniera dai servizi della Commissione esterni alla direzione generale Imprese e dalle amministrazioni degli Stati membri. Privo di un sostegno più fattivo, il piano d'azione è destinato infatti ad avere un impatto molto limitato.

3.4

Nel corso del processo di consultazione la Commissione ha raccolto 250 risposte. Pur riconoscendo la trasparenza dimostrata da questa istituzione nel pubblicare tutti i contributi ricevuti sul suo sito web, il Comitato osserva che il piano d'azione contiene ben pochi riferimenti espliciti alle osservazioni presentate e non consente al lettore di capire come siano state analizzate e incorporate le risposte fornite. Di fronte alla portata di quest'operazione e all'interesse che ha suscitato in tutta l'UE, sarebbe un peccato se queste risposte non fossero state considerate con attenzione. Se invece lo sono state, il piano d'azione dovrebbe dimostrarlo.

3.5

Il piano d'azione avrebbe potuto riconoscere l'eterogeneità delle PMI, sottolineando che questa diversità richiede soluzioni politiche mirate e non generiche. Per esempio, la recente comunicazione della Commissione sulla promozione delle società cooperative in Europa (3) riconosce l'importanza di promuovere le cooperative in Europa e di conseguenza nel piano d'azione si sarebbe dovuto inserire un riferimento al ruolo specifico delle imprese dell'economia sociale (4). Analogamente, le esigenze di un imprenditore autonomo sono estremamente diverse da quelle di una società (5). Oltre ad esprimere un apprezzamento per queste specifiche forme di proprietà delle imprese, il piano d'azione dovrebbe riconoscere la necessità di approcci politici mirati alle imprese con particolari esigenze e caratteristiche quali le start-up innovative o le imprese già avviate, impegnate in attività più convenzionali.

3.6

Il Comitato ritiene importante anche incoraggiare una cultura imprenditoriale nel settore pubblico. Pur comprendendo che il piano d'azione si concentra sull'imprenditorialità nel senso della creazione, gestione e sviluppo di un'impresa, il Comitato ritiene che si sarebbe potuta ribadire la necessità di stimolare atteggiamenti imprenditoriali nelle amministrazioni pubbliche.

3.7   Struttura

3.7.1

Nel suo parere sul Libro verde, il Comitato raccomanda «di dividere il contenuto del piano di azione in due parti distinte:

promozione dello spirito imprenditoriale: questa azione deve essere destinata allo sviluppo di una cultura dell'imprenditorialità, al recupero e al miglioramento della fama dell'imprenditore presso i potenziali fondatori di nuove imprese; nell'ambiente scolastico, universitario e familiare; nei servizi pubblici e privati, in particolare nel settore finanziario; presso le amministrazioni europee e degli Stati membri,

creazione di un ambiente propizio all'attività imprenditoriale: l'obiettivo è definire, in risposta alle dieci domande contenute nel Libro verde, un programma di azioni operative a favore dell'attività delle imprese»  (6).

3.7.2

Pur essendo in linea generale d'accordo sui cinque settori di azione strategica selezionati, il Comitato è preoccupato dalla mancata segnalazione di interventi specifici all'interno di ogni settore. Inoltre, al Comitato sembra che l'approccio binario di cui sopra sarebbe stato più coerente di questi cinque settori di azione strategica, in qualche misura arbitrari. Questi ultimi, infatti, sembrano presentare incoerenze e sovrapposizioni e accostano quattro sfide di ampio respiro a una questione specifica (migliorare l'accesso ai finanziamenti).

3.7.3

In ogni caso, per mantenere una certa coerenza, nella sezione del parere dedicata alle osservazioni specifiche, il Comitato rispetta la stessa suddivisione in cinque settori.

3.7.4

A giudizio del Comitato, il documento della Commissione non fa che tracciare un programma di massima. La fase successiva dovrà comprendere lo sviluppo di misure e politiche specifiche, meccanismi di monitoraggio e di riesame nonché indici e dati sull'imprenditorialità, tutto ciò per garantire che si facciano progressi.

4.   Osservazioni specifiche sui cinque settori di azione strategica

4.1

Nell'ambito di ciascuno dei settori di azione strategica, il Comitato individua una serie di priorità specifiche.

4.1.1   Alimentare la cultura imprenditoriale

4.1.1.1

Questo non può che essere un obiettivo di lungo periodo e coinvolgere numerosi organi a vari livelli. La DG Imprese ha bisogno del sostegno della DG Istruzione e cultura e quello degli enti di livello statale e territoriale preposti alla formulazione e all'attuazione della politica dell'istruzione.

4.1.1.2

Come sottolineato nel Libro verde, gli imprenditori sono mossi da un'ampia gamma di ambizioni quali i guadagni finanziari, l'indipendenza o la soddisfazione professionale. Quale che sia la loro motivazione, è essenziale che gli imprenditori, anche quelli potenziali, riconoscano le responsabilità sociali insite nella proprietà di un'impresa.

4.1.1.3

Il Comitato accoglie con favore le raccomandazioni del piano d'azione relative ai giovani, ma pone anche l'accento sul processo di invecchiamento demografico in atto in Europa. Sarebbe un errore creare un contesto che non offra possibilità di carriera imprenditoriale alle persone di età più avanzata che hanno i mezzi (le abilità, le capacità gestionali, il capitale ecc.) per avviare e gestire un'impresa.

4.1.1.4

Il Comitato si compiace altresì del rilievo attribuito dal piano d'azione alle esigenze specifiche delle imprenditrici. Le donne che cercano di avviare e sviluppare un'attività commerciale devono affrontare particolari sfide di carattere economico e culturale che variano sensibilmente da un paese all'altro. I funzionari riuscirebbero a valutare tali sfide e ad agire di conseguenza se coinvolgessero nell'elaborazione delle politiche le imprenditrici, incluse quelle che non hanno avuto successo.

4.1.1.5

Diversi Stati membri vantano una lunga tradizione di programmi scolastici a favore dell'imprenditorialità. Inutile cercare di inventare di nuovo la ruota: il piano d'azione dovrebbe vertere sull'analisi, la messa in comune e la promozione delle buone pratiche esistenti. Negli anni Novanta, nell'ambito della procedura BEST, la Commissione ha coordinato diversi progetti validi in materia, le cui conclusioni e raccomandazioni dovrebbero risultare preziose per lo sviluppo di politiche nel quadro del piano d'azione.

4.1.1.6

Il nuovo programma pluriennale della Commissione per le PMI (2006-2010) dovrebbe comprendere meccanismi volti a facilitare un maggiore coinvolgimento delle organizzazioni imprenditoriali nei progetti realizzati in ambito scolastico.

4.1.1.7

Creare una società più imprenditoriale in Europa, però, non significa solo preparare i futuri imprenditori. Una politica del genere è destinata a non dare frutti se l'Europa non riuscirà a creare anche un contesto propizio ai potenziali imprenditori. Ciò presuppone una sensibilizzazione di un ventaglio molto più ampio di soggetti connessi al mondo imprenditoriale, nel settore pubblico o privato e nella società in genere, affinché comprendano e apprezzino l'imprenditorialità. Sia i funzionari pubblici che vogliono adempiere efficacemente ai propri compiti sia coloro che sono coinvolti nella gestione di un'impresa dovrebbero pertanto sostenere l'imprenditorialità.

4.1.1.8

A giudizio del Comitato, scopo delle politiche dovrebbe essere quello di sdrammatizzare l'imprenditorialità, riducendo le barriere reali e percepite che separano gli imprenditori dal resto della società. I moderni schemi di lavoro consentono di sperimentare modi diversi di partecipare alla vita economica e di passare con relativa facilità dal lavoro dipendente all'attività autonoma o alla creazione d'impresa e viceversa. L'imprenditorialità, quindi, dovrebbe essere considerata da molte più persone come un'opzione anche a breve termine. Ciò produrrebbe due effetti positivi: incrementare il numero di coloro che considerano un'opzione attraente la gestione di un'impresa di cui sono anche proprietari e, nel contempo, indurre un atteggiamento più positivo nei confronti degli imprenditori presso un'ampia gamma di portatori di interesse. Nell'instaurare un contesto del genere, si dovranno rendere possibile la registrazione di un'impresa e la sua cancellazione dal registro con un minimo di procedure burocratiche. Tale necessità è particolarmente sentita in molti nuovi Stati membri, dove le pratiche amministrative necessarie per passare dall'attività autonoma a quella dipendente sarebbero, a quanto pare, eccessivamente onerose e l'accesso a tali attività sarebbe reso particolarmente difficoltoso dalla burocrazia esistente.

4.1.1.9

Al tempo stesso, però, le autorità e le altre parti interessate dovrebbero far sì che un'agevolazione del passaggio dallo status di dipendente a quello di autonomo e viceversa non produca eventuali abusi. In questo tentativo di raggiungere un equilibrio, è importante che i lavoratori dipendenti o i disoccupati non siano indotti con l'inganno o addirittura costretti loro malgrado ad optare per l'attività autonoma e che i datori di lavoro privi di scrupoli non trovino così un modo per scaricare le proprie responsabilità sui dipendenti (7).

4.1.2   Incoraggiare più persone a diventare imprenditori

4.1.2.1

Il piano d'azione tratta adeguatamente la questione essenziale del corretto equilibrio tra rischio e guadagno.

4.1.2.2

Il Comitato attende con impazienza di leggere l'imminente comunicazione della Commissione sui trasferimenti di proprietà delle imprese. Stando alle previsioni, la comunicazione prenderà spunto dal valido rapporto stilato nel maggio 2002 sulla procedura BEST e proseguirà nel compito di alzare la posta in gioco e sensibilizzare i funzionari competenti degli Stati membri e il mondo finanziario in merito a quest'importante aspetto. Per agevolare i trasferimenti di proprietà e incentivare la continuità delle imprese vanno affrontati parecchi problemi specifici. In particolare i regimi fiscali, le tasse di successione, i diritti di successione e il diritto societario attualmente scoraggiano la successione delle imprese e pertanto necessitano di una revisione.

4.1.2.3

Giustamente, il piano d'azione segnala lo stigma del fallimento tra i principali ostacoli che si oppongono a una maggiore attività imprenditoriale. Questo problema potrà essere risolto, in parte, con strategie che riescano a sensibilizzare la società all'imprenditorialità. Occorrerà però portare un'attenzione più marcata all'atteggiamento degli istituti finanziari, che dovranno essere più flessibili nel trattare i soggetti coinvolti nella cessazione dell'attività di un'impresa. Il Comitato raccomanda alla Commissione di fornire agli istituti finanziari prove del fatto che gli imprenditori con esperienze precedenti (positive o negative che siano) hanno maggiori probabilità di avviare con successo nuove iniziative.

4.1.2.4

In tale processo, è importante trovare un equilibrio tra consentire a quanti hanno fallito «onestamente» di avviare una nuova attività e garantire che le pratiche illegali siano proibite. Il diritto fallimentare, di conseguenza, deve essere meno punitivo e più trasparente.

4.1.2.5

Il Comitato invita a fornire maggiori dettagli sulle singole misure previste e, allo stesso tempo, si compiace del fatto che il piano d'azione accenni a ulteriori lavori della Commissione e degli Stati membri sui sistemi di sicurezza sociale degli imprenditori.

4.1.3   Orientare le imprese verso la crescita e la competitività

4.1.3.1

Gli studi effettuati evidenziano la necessità di offrire formazione e sostegno ai proprietari-gestori di imprese, specialmente nel campo del marketing. Sviluppi significativi in materia di trasferimento di conoscenze alle PMI sono stati realizzati anche grazie a tirocini e all'approfondimento dei legami tra gli istituti di ricerca e il mondo delle PMI. Si dovrebbero sviluppare ulteriormente e sostenere i programmi di mentorship, grazie ai quali le giovani società/i giovani imprenditori apprendono dalle società/dagli imprenditori con maggiore esperienza.

4.1.4   Migliorare il flusso dei finanziamenti

4.1.4.1

Il Comitato si compiace della proposta di incoraggiare gli Stati membri a mettere in comune le buone pratiche e di elaborare un ulteriore piano d'azione sugli appalti pubblici elettronici.

4.1.4.2

Il Comitato raccomanda di dare un'impostazione più olistica alla riflessione sull'accesso ai finanziamenti, includendovi anche:

il miglioramento del senso degli affari dei proprietari-gestori, in modo che capiscano cosa serve per procurarsi i finanziamenti necessari alla crescita: ciò potrebbe essere realizzato da reti accreditate di sostegno alle imprese,

la sensibilizzazione degli istituti finanziari ai bisogni delle imprese in cerca di fondi e di sostegno per la crescita: ciò significa a sua volta promuovere una migliore comprensione dell'imprenditorialità all'interno del settore finanziario,

l'apertura degli appalti pubblici alle imprese più piccole, l'intervento più diretto che il settore pubblico possa compiere sul lato della domanda. Come il Comitato ha segnalato nel suo parere sul Libro verde, l'accesso delle piccole imprese agli appalti pubblici (8) è limitato da diversi fattori e, analogamente, i funzionari pubblici incontrano anch'essi ostacoli amministrativi in quest'ambito. I potenziali benefici per entrambe le parti e per l'economia, tuttavia, giustificano ulteriori riflessioni e interventi nel settore; gli USA offrono in questo caso un modello positivo: i ministeri e le agenzie federali aspirano infatti ad assegnare il 23 % dei contratti derivanti da gare d'appalto alle piccole imprese,

la semplificazione e la riduzione delle procedure per gli adempimenti fiscali. Sebbene il piano d'azione presenti in questo caso alcune idee interessanti, si tratta di un aspetto non ancora approfondito a sufficienza. Il Comitato si rende conto che la competenza per l'attuazione di misure concrete spetta alle autorità nazionali e in qualche caso a quelle regionali o addirittura locali. Ribadisce inoltre la sua richiesta di incentivi fiscali per le imprese che reinvestono i profitti  (9), misura cui non si fa cenno nel piano d'azione.

4.1.5    Creare un quadro regolamentare e amministrativo più favorevole alle PMI

4.1.5.1

Nel suo parere sul Libro verde, il Comitato ha sottolineato la necessità che le scelte politiche a favore delle piccole imprese fossero «incorporate, in senso orizzontale, in tutti i settori di intervento pertinenti (occupazione, politica fiscale, ambiente, istruzione, ecc.) e, in senso verticale, a tutti i livelli decisionali» (10). Sebbene il pacchetto «Legiferare meglio», del giugno 2002, fosse in linea di massima incoraggiante, tuttora molti servizi della Commissione non valutano adeguatamente l'impatto delle loro proposte sulle PMI o anche su altre parti interessate. Il Comitato sostiene quindi le recenti richieste di nominare un vicepresidente della Commissione con responsabilità più dirette nella supervisione delle riforme normative.

4.1.5.2

In linea più generale, vi è ancora ampio spazio per migliorare le procedure di valutazione dell'impatto normativo, all'interno non solo della Commissione, ma anche del Parlamento e del Consiglio.

4.1.5.3

Il Comitato si rammarica che non vi sia più alcun riferimento all'approccio «think small first», prima pensare in piccolo, secondo cui qualsiasi regolamento o atto legislativo deve essere sviluppato tenendo conto delle caratteristiche specifiche e delle sfide delle piccole imprese. Sono cruciali in questo ambito le valutazioni specifiche dell'impatto che tutta la legislazione esistente e quella nuova hanno sulle PMI. Se questo approccio venisse adottato nell'arco di tutto il processo di elaborazione delle politiche europee, esso costituirebbe il contributo più significativo delle istituzioni alla promozione dell'attività imprenditoriale.

4.1.5.4

La recente adesione all'UE di dieci nuovi Stati membri comporta un notevole ampliamento della base di PMI europee, molte delle quali, prima ancora di pensare a monitorare eventuali nuove proposte normative, lottano per adattarsi alla legislazione europea già in vigore. La Commissione dovrà quindi prendere spunto dalle varie iniziative isolate destinate a sollecitare in anticipo il parere del mondo delle PMI. Quel che più conta, la Commissione dovrà anche dimostrare che tiene conto del feedback se vuole evitare di suscitare disaffezione e di aprire un divario culturale tra le istituzioni e le politiche europee da un lato e le piccole imprese dall'altro.

4.1.5.5

Il Comitato sottolinea l'importanza di un dialogo efficace tra la Commissione e i rappresentanti delle PMI. La consultazione delle PMI tramite le organizzazioni che le rappresentano dovrebbe essere centrale in tutte le procedure consultive della Commissione. Per favorire tale obiettivo e garantire che tutti i servizi della Commissione siano consapevoli delle posizioni delle PMI, il Comitato raccomanda di valorizzare il ruolo di tali imprese nominando, nell'ambito del prossimo mandato, un commissario responsabile delle PMI con il compito precipuo di verificare l'applicazione del principio «think small first» in tutta la Commissione.

4.1.5.6

Gli stessi principi sono applicabili alle parti sociali che affrontano numerose questioni di grande importanza per gli attuali e futuri imprenditori. Il Comitato raccomanda una revisione del dialogo sociale - soprattutto a livello europeo, ma in alcuni casi anche su scala nazionale - per stabilire come ottenere un livello più adeguato di partecipazione del variegato e sempre più significativo mondo delle PMI.

4.1.5.7

Per quanto riguarda in particolare le norme sugli aiuti di Stato, il Comitato accoglie con grande favore la creazione di uno strumento volto a identificare gli aiuti che, verosimilmente, non produrranno effetti significativi sulla concorrenza. È importante, per esempio, che le procedure per la concessione di aiuti di Stato non intralcino l'esplorazione e l'applicazione, da parte delle piccole imprese, di modalità innovative per colmare eventuali vuoti finanziari.

5.   Raccomandazioni volte a massimizzare l'impatto positivo del piano d'azione

5.1

Il Comitato sollecita i seguenti chiarimenti e/o miglioramenti procedurali:

5.1.1

approcci di politica imprenditoriale coerenti: all'interno della Commissione, la DG Imprese svolge chiaramente un ruolo chiave nel pilotare i progressi da compiere. Il piano d'azione tocca tutti i settori della politica imprenditoriale della Commissione e, come il Comitato ha raccomandato nel suo parere sul Libro verde (11), ciò deve riflettersi nelle singole iniziative politiche della DG. In particolare, il programma pluriennale per le PMI (2006-2010) dovrà dare prova di una chiara correlazione con il piano d'azione sull'imprenditorialità e introdurre poi un meccanismo che consenta di realizzare molte delle sue priorità.

5.1.2

Valutazione: nonostante i miglioramenti apportati di recente, il mondo imprenditoriale non è soddisfatto di come è stata impostata la valutazione della Carta europea per le piccole imprese. Attualmente, infatti, al funzionario pubblico di livello europeo e nazionale è permesso di agire contemporaneamente da «giudice e giurato». È quindi cruciale un più stretto coinvolgimento di esponenti del mondo delle imprese nella valutazione del piano d'azione.

5.1.3

Deve essere definito un quadro per una futura valutazione ex-post che consenta un continuo miglioramento delle politiche adottate. Ciò dovrebbe coinvolgere funzionari della Commissione e degli Stati membri, nonché esponenti di spicco del mondo imprenditoriale a livello europeo e nazionale.

5.1.4

Indicatori di rendimento adeguati sono strumenti essenziali per fissare e misurare obiettivi di accrescimento dell'attività imprenditoriale. È una raccomandazione, questa, già formulata dal Comitato nel suo precedente parere (12) e sottolineata nelle conclusioni del Consiglio Competitività del 20 febbraio. Questo genere di dati permetterà anche uno studio comparativo delle politiche e dei contesti imprenditoriali esistenti negli Stati membri.

5.1.5

Scadenze chiare: nelle conclusioni del Consiglio Competitività del 20 febbraio la Commissione è invitata a elaborare uno scadenzario più ambizioso che, per essere efficace, dovrà anche indicare obiettivi precisi e mirati. Il Comitato riconosce che, sin dalla pubblicazione del piano d'azione, la Commissione ha elaborato una serie di worksheet, obiettivi e termini più precisi per azioni specifiche. Nello stesso spirito che ha prevalso durante la consultazione, il Comitato sollecita la Commissione a promuovere la diffusione di questi worksheet e a renderli prontamente disponibili per le parti interessate.

5.1.6

Monitorare il processo e delegare responsabilità: la Commissione non può né deve attuare in prima persona gran parte degli interventi necessari; deve però vigilare con attenzione e monitorare i progressi compiuti nell'attuazione del piano d'azione. Parallelamente, è pertanto indispensabile che la responsabilità per l'esecuzione dei vari interventi sia delegata al livello pertinente e che lo scadenzario sia comunicato a tutte le parti interessate e concordato con esse. Ciò presuppone un'azione concertata tra diversi soggetti e, per garantire il loro coinvolgimento nell'attività futura, il Comitato raccomanda le seguenti iniziative.

5.1.7

Per potenziare l'impegno della Commissione nel processo, si dovrebbe istituire una sorta di comitato per il monitoraggio del piano d'azione all'interno della struttura della nuova Commissione che si insedierà nel novembre 2004. Il comitato comprenderebbe rappresentanti di ciascuna DG in cui hanno origine proposte legislative che interessano le imprese, nonché di ciascuna DG preposta a vigilare sull'esecuzione dei programmi europei derivanti dal piano d'azione.

5.1.8

La creazione di un gruppo di lavoro di funzionari competenti degli Stati membri aumenterebbe il loro coinvolgimento nel processo. Tale gruppo dovrebbe incontrarsi regolarmente per discutere aspetti specifici delle raccomandazioni del piano d'azione, monitorare i progressi compiuti e individuare le lacune.

5.1.9

È fondamentale che il mondo imprenditoriale sia strettamente coinvolto nell'esecuzione, nel monitoraggio e nella valutazione di questo piano d'azione. In questo caso, il Comitato intende il mondo imprenditoriale nel senso più ampio del termine, in modo da comprendere le imprese di ogni tipo e dimensione, dal lavoratore autonomo alle multinazionali, dalle imprese dell'economia sociale alle società pubbliche a responsabilità limitata. Se non si riesce a conseguire questo ampio coinvolgimento, si rischia di escludere il mondo imprenditoriale dal processo in corso e, di conseguenza, di ridurne notevolmente l'impatto. Il Comitato raccomanda perciò di adottare, nel corso di tutto il processo, un approccio sistematico alla consultazione del mondo imprenditoriale per il tramite di suoi autorevoli rappresentanti a livello europeo e nazionale.

5.1.10

Come le risposte al Libro verde hanno indicato, un numero crescente di soggetti, oltre al mondo delle PMI, è interessato all'imprenditorialità. Per esempio, molti sindacati riconoscono l'importanza di una politica imprenditoriale. Tutte le parti interessate dovrebbero quindi poter contribuire all'attuazione del piano d'azione.

5.1.11

In generale, il Comitato raccomanda alla Commissione di compiere uno sforzo concertato per mantenere vivo l'interesse per il piano d'azione, sia tra i responsabili politici sia, in senso più ampio, nell'intero mondo imprenditoriale. Le attività promozionali e le campagne di sensibilizzazione in corso collegate ad obiettivi specifici all'interno del piano d'azione generale aiuteranno a mantenere lo slancio e l'impegno della grande varietà di attori necessari al successo di questa importante iniziativa.

6.   Conclusioni

6.1

Il Comitato si compiace del piano d'azione presentato dalla Commissione e ribadisce il suo apprezzamento per il lavoro svolto dalla DG Imprese fin dall'inizio di questo processo nei primi mesi del 2002. Il Comitato si rende conto che le decisioni su gran parte degli interventi richiesti dovranno essere prese da responsabili politici esterni, al di fuori della DG Imprese.

6.2

Il piano d'azione, infatti, è solo il punto di partenza di un processo continuo e di lungo periodo che avrà esito positivo solo collegandosi, in senso orizzontale, a una vasta gamma di settori di intervento e, in senso verticale, a responsabili delle decisioni politiche a diversi livelli. Il piano d'azione e le prossime iniziative della Commissione a questo collegate dovranno innescare una reazione positiva da parte di questi responsabili. Il Comitato sollecita, in particolare, le altre DG della Commissione e le autorità nazionali a impegnarsi attivamente in questo senso.

Bruxelles, 15 settembre 2004.

ll presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Roger BRIESCH


(1)  GU C 10 del 14.1.2004, pag. 58.

(2)  COM(2004) 70 def.

(3)  COM(2004) 18 def.

(4)  Cfr. pareri CESE 242/2000 (Olsson) e CESE 528/2004 (Fusco & Glorieux) per ulteriori riferimenti all'importanza delle imprese dell'economia sociale.

(5)  GU C 10 del 14.1.2004, punti 5.4 e 6.12.

(6)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 2.2.2.

(7)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 5.3.

(8)  GU C 10 del 14.1.2004, punti 6.10.1 e 6.10.2.

(9)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 6.11.1.

(10)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 6.2.1.

(11)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 4.3.

(12)  GU C 10 del 14.1.2004, punto 8.4, ultimo trattino.


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