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Document 52019IP0203

    Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2019 sulla situazione dei diritti umani in Kazakhstan (2019/2610(RSP))

    GU C 23 del 21.1.2021, p. 83–87 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    21.1.2021   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 23/83


    P8_TA(2019)0203

    Situazione dei diritti umani in Kazakhstan

    Risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2019 sulla situazione dei diritti umani in Kazakhstan (2019/2610(RSP))

    (2021/C 23/13)

    Il Parlamento europeo,

    viste la sua risoluzione del 12 dicembre 2017 sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra (1), e la sua risoluzione del 10 marzo 2016 sulla libertà di espressione in Kazakhstan (2),

    vista la sua risoluzione legislativa del 12 dicembre 2017 concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica del Kazakhstan, dall'altra (3),

    viste le sue precedenti risoluzioni sul Kazakhstan, tra cui quelle del 18 aprile 2013 (4) e del 15 marzo 2012 (5) nonché quella del 17 settembre 2009 sul caso di Yevgeny Zhovtis in Kazakhstan (6),

    visto l'accordo rafforzato di partenariato e cooperazione, sottoscritto ad Astana il 21 dicembre 2015,

    viste le sue risoluzioni del 15 dicembre 2011 sullo stato di attuazione della strategia dell'UE per l'Asia centrale (7) e del 13 aprile 2016 sull'attuazione e revisione della strategia UE-Asia centrale (8),

    viste le conclusioni del Consiglio, del 22 giugno 2015 e del 19 giugno 2017, sulla strategia dell'UE per l'Asia centrale,

    visti i dialoghi annuali UE-Kazakhstan in materia di diritti umani,

    visti l'articolo 135, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 4, del suo regolamento,

    A.

    considerando che il 21 dicembre 2015 l'Unione europea e il Kazakhstan hanno firmato un accordo rafforzato di partenariato e cooperazione, destinato a fornire un ampio quadro per il rafforzamento del dialogo politico e della cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni, così come in molti altri ambiti; che tale accordo pone un forte accento sulla democrazia e lo Stato di diritto, sui diritti umani e le libertà fondamentali, sui principi dell'economia di mercato e dello sviluppo sostenibile e sulla cooperazione con la società civile, anche per quanto riguarda la partecipazione della società civile al processo di elaborazione delle politiche pubbliche;

    B.

    considerando che il Kazakhstan ha aderito alla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (Commissione di Venezia) nel marzo 2012;

    C.

    considerando che il governo del Kazakhstan non risulta aver adottato alcun provvedimento per rivedere le disposizioni degli articoli 174 e 274 del codice penale, che, formulati in termini generici, vietano rispettivamente «l'istigazione» alla discordia sociale, nazionale o di altro tipo e «la diffusione deliberata di informazioni false»; che il governo continua invece ad avvalersi di tali disposizioni come base per accusare e incarcerare attivisti della società civile e giornalisti;

    D.

    considerando che il numero di prigionieri politici in Kazakhstan è aumentato; che nel 2016 in diverse regioni del Kazakhstan si sono tenute proteste pacifiche contro le modifiche al codice fondiario e in seguito a tali proteste sono stati trattenuti oltre 1 000 partecipanti (tra cui 55 giornalisti), di cui più di 30 sono stati successivamente arrestati; che il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha riconosciuto il carattere arbitrario di tale detenzione, la mancanza di un processo equo nonché la violazione grave dei diritti in alcuni casi; che l'attivista della società civile Maks Bokayev sta scontando una pena detentiva per avere legittimamente partecipato a tali proteste pacifiche di massa;

    E.

    considerando che il governo del Kazakhstan ha cooperato con la missione ad alto livello dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e si è impegnato a porre in atto una tabella di marcia per affrontare le preoccupazioni espresse dall'OIL, ma non ha adottato provvedimenti significativi per attuare quanto disposto dalla tabella di marcia, ad esempio la modifica della normativa sui sindacati; che, analogamente, non ha attuato le precedenti raccomandazioni del comitato per l'applicazione delle norme dell'OIL, che sollecitavano un riesame della normativa sui sindacati e del codice del lavoro nonché l'adozione di tutte le misure necessarie per garantire che la confederazione dei sindacati indipendenti del Kazakhstan (CITUK) e i suoi affiliati fossero in grado di esercitare pienamente i propri diritti sindacali;

    F.

    considerando che gli attivisti sindacali Nurbek Kushakbaev e Amin Eleusinov sono stati rilasciati in libertà condizionale nel maggio 2018, ma rimangono esclusi dalle attività sindacali; che l'attivista Larisa Kharkova si trova a far fronte a restrizioni analoghe, come pure a continue vessazioni giudiziarie, e che Erlan Baltabay, attivista sindacale di Shymkent, è oggetto di un'indagine penale sulla base di accuse discutibili;

    G.

    considerando che la nuova legge sulle ONG ha imposto norme contabili più severe alle organizzazioni della società civile; che le organizzazioni per i diritti umani sono sottoposte a una pressione fiscale in relazione alle sovvenzioni che ricevono da donatori internazionali;

    H.

    considerando che la libertà di religione e di credo è stata gravemente compromessa; che le autorità utilizzano le convinzioni religiose come pretesto per la detenzione arbitraria; che Saken Tulbayev è stato incarcerato con l'accusa di «incitamento all'odio religioso»;

    I.

    considerando che il 13 marzo 2018 le autorità hanno vietato il movimento pacifico di opposizione Scelta democratica del Kazakhstan (DCK) e hanno proibito a oltre 500 persone di manifestare il proprio sostegno a tale movimento; che l'attivista civile Almat Zhumagulov e il poeta Kenzhebek Abishev sono divenuti vittime della lotta delle autorità kazake contro il DCK e sono stati condannati rispettivamente a 8 e 7 anni di carcere; che Ablovas Dzhumayev è stato condannato a tre anni di carcere e Aset Abishev a quattro, per aver criticato le autorità online e aver sostenuto il DCK;

    J.

    considerando che il diritto alla libertà di associazione, pur essendo tutelato dalla costituzione del Kazakhstan, rimane fortemente limitato nel paese, e che la legge sull'associazione pubblica impone ancora a tutte le associazioni pubbliche di registrarsi presso il ministero della Giustizia; che nel dicembre 2015 sono state introdotte nuove modifiche a tale legge, che hanno imposto onerosi obblighi di rendicontazione e una regolamentazione statale dei finanziamenti attraverso un organismo nominato dal governo; che le persone che partecipano ad attività nell'ambito di organizzazioni non registrate possono essere oggetto di sanzioni amministrative e penali;

    K.

    considerando che gli attivisti della società civile e dei diritti umani continuano a far fronte a rappresaglie e restrizioni delle loro attività, come nei casi dell'attivista dei diritti umani Elena Semenova, cui è stato imposto un divieto di viaggio per aver «diffuso deliberatamente informazioni false», e di Ardak Ashim, attivista di Shymkent, accusata di aver «incitato alla discordia» attraverso post critici sui social media e sottoposta a detenzione psichiatrica forzata; che il 10 maggio 2018, durante una visita di una delegazione del Parlamento europeo in Kazakhstan, la polizia ha fatto ricorso a un uso eccessivo della forza contro manifestanti pacifici che tentavano di incontrare i deputati al Parlamento europeo; che oltre 150 persone sono state detenute dalla polizia e oltre 30 manifestanti sono stati sottoposti a detenzione amministrativa; che il 17 e il 18 settembre 2018 la polizia kazaka ha detenuto diversi attivisti che volevano incontrare la delegazione del Parlamento europeo;

    L.

    che nell'aprile 2018 sono entrate in vigore nuove modifiche restrittive alla normativa sui media e l'informazione, che l'accesso alle informazioni sui media sociali rimane bloccato e che Forbes Kazakhstan e Ratel.kz sono oggetto di un'indagine penale per «diffusione deliberata di informazioni false»; che l'uso delle reti sociali è controllato e limitato dalle autorità; che diversi blogger e utenti dei social network sono stati condannati a pene detentive, tra cui Ruslan Ginatullin, Igor Chupina e Igor Sychev; che il blogger Muratbek Tungishbayev è stato estradato dal Kirghizistan al Kazakhstan, in palese violazione della legge, ed è stato oggetto di maltrattamenti in Kazakhstan;

    M.

    considerando che l'impunità per la tortura e il maltrattamento dei prigionieri sono tuttora la norma, sebbene il governo si sia impegnato ad adottare un approccio di tolleranza zero in materia di tortura; che le autorità non hanno condotto un'indagine credibile sulle torture che sarebbero state commesse nel 2011 durante il lungo sciopero dei lavoratori del settore petrolifero a Zhanaozen;

    N.

    considerando che la procura di Almaty non ha riscontrato prove credibili a sostegno delle accuse di tortura a carico dell'imprenditore Iskander Yerimbetov, condannato a sette anni di carcere per frode su vasta scala nell'ottobre 2018; che il gruppo delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha concluso nel 2018 che il suo arresto e la sua detenzione erano arbitrari, ha chiesto il suo rilascio e ha espresso preoccupazioni quanto alle accuse di torture nel corso della custodia cautelare;

    O.

    considerando che gli elevati livelli di violenza contro le donne e le norme e gli stereotipi patriarcali tradizionali ostacolano notevolmente la parità di genere in Kazakhstan; che secondo le ONG la violenza contro le donne è sottostimata e il tasso di azioni penali nei casi di violenza contro le donne e di molestie sessuali è ridotto;

    P.

    considerando che le persone LGBTI in Kazakhstan si trovano ad affrontare sfide di natura giuridica e subiscono discriminazioni; che le relazioni tra persone dello stesso sesso, siano essi uomini o donne, sono legali in Kazakhstan, ma che le coppie e le famiglie composte da persone dello stesso sesso non hanno diritto alle stesse tutele giuridiche di cui godono le coppie di sesso opposto sposate;

    Q.

    considerando che il Kazakhstan si colloca al 143o posto su 167 nell'indice mondiale di democrazia e si classifica pertanto come un regime autoritario;

    1.

    esorta il Kazakhstan ad adempiere agli obblighi internazionali assunti e a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali; invita le autorità kazake a porre fine alle violazioni dei diritti umani e a tutte le forme di repressione politica, in conformità dei principi sanciti dagli articoli 1, 4, 5 e 235 dell'accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione;

    2.

    sottolinea che il rafforzamento delle relazioni politiche, economiche e culturali tra l'UE e il Kazakhstan deve basarsi su un impegno condiviso a favore di valori universali, in particolare la democrazia, lo Stato di diritto, il buon governo e il rispetto dei diritti umani; si attende che l'accordo rafforzato di partenariato e di cooperazione promuova il consolidamento dello Stato di diritto e della partecipazione democratica di tutti i cittadini, un panorama politico più eterogeneo, una magistratura più efficiente, indipendente e imparziale, maggiore trasparenza e responsabilità del governo e miglioramenti del diritto del lavoro;

    3.

    si compiace del rilascio di diversi prigionieri politici, in particolare: Vladimir Kozlov, Gyuzyal Baydalinova, Seytkazy Matayev, Edige Batyrov, Yerzhan Orazalinov, Sayat Ibrayev, Aset Matayev, Zinaida Mukhortova, Talgat Ayan e dei lavoratori petroliferi di Zhanaozen, nonché dei sindacalisti Amin Eleusinov e Nurbek Kushakbayev, la cui libertà rimane ciononostante soggetta a restrizioni; accoglie con favore la decisione di rilasciare Ardak Ashim, trattenuto in una clinica psichiatrica; condanna l'uso di pratiche brutali quali la psichiatria punitiva e chiede l'interruzione del trattamento psichiatrico ambulatoriale imposto ad Ashim e di tutte le misure mediche obbligatorie nei confronti dell'attivista Natalia Ulasik;

    4.

    chiede la piena riabilitazione e l'immediato rilascio di tutti gli attivisti e prigionieri politici attualmente detenuti, segnatamente Mukhtar Dzhakishev, Maks Bokayev, Iskander Yerimbetov, Aron Atabek, Sanat Bukenov, Makhambet Abzhan e Saken Tulbayev, nonché la revoca delle restrizioni imposte sugli spostamenti di altri;

    5.

    esorta il governo kazako a modificare l'articolo 174 del codice penale sull'«istigazione alla discordia sociale, nazionale, di clan, razziale, di classe o religiosa» restringendone il campo di applicazione per impedire azioni penali arbitrarie che violino le norme in materia di diritti umani, nonché l'articolo 274 del codice penale che proibisce in termini generali di «diffondere deliberatamente informazioni false», e a rilasciare gli attivisti, i giornalisti e altri personaggi chiave attualmente detenuti in virtù dei summenzionati articoli;

    6.

    esorta il governo kazako a porre fine alla repressione operata sui sindacati indipendenti e a revocare le restrizioni imposte sulle loro attività, a cessare le azioni penali mosse contro leader di sindacati per motivi politici, ad annullare le condanne emesse nei confronti di Larissa Kharkova, Nurbek Kushakbaev e Amin Eleusinov e a consentire loro di riprendere le loro attività sindacali senza interferenze o vessazioni; esorta altresì il governo a rispondere alle preoccupazioni del Parlamento europeo relative all'indagine penale condotta su Erlan Baltabay e a rivedere la legge sui sindacati del 2014 e il codice del lavoro del 2015 onde allinearli alle norme dell'OIL;

    7.

    chiede al governo del Kazakhstan di attuare le raccomandazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione e di rivedere la legge sull'associazione pubblica e le condizioni di accesso ai finanziamenti;

    8.

    esorta il governo kazako a porre fine a qualsiasi forma di detenzione arbitraria, rappresaglia e molestia contro gli attivisti per i diritti umani, le organizzazioni della società civile e i movimenti di opposizione politica, nonché contro i sostenitori effettivi o presunti del DVK;

    9.

    esorta il governo kazako a rivedere le modifiche alla legge in materia di media e informazione che è entrata in vigore quest'anno, ad applicare una moratoria sul reato di calunnia, ad adottare tutte le misure del caso per abrogare tutti i pertinenti articoli del nuovo codice penale relativi alla calunnia, a stabilire un limite per le sanzioni per diffamazione comminate nell'ambito dei processi civili, a porre fine alle molestie e alle rappresaglie nei confronti dei giornalisti che criticano il governo e a eliminare il blocco dell'accesso alle informazioni sia online che offline;

    10.

    chiede che sia dato seguito alle comunicazioni del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani, del gruppo di lavoro dell'ONU sulla detenzione arbitraria e del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura; chiede che le vittime di tortura siano protette, che vengano fornite loro cure mediche adeguate e siano svolte indagini adeguate sugli episodi di tortura; chiede di porre fine agli abusi delle procedure di estradizione di Interpol e di fermare i maltrattamenti contro gli oppositori politici; esorta il governo del Kazakhstan a rispettare gli impegni di tolleranza zero nei confronti della tortura e a garantire che le accuse di tortura, comprese quelle formulate nel contesto degli eventi di Zhanaozen, siano oggetto di indagini approfondite; sollecita il governo a riesaminare il caso di Iskander Yerimbetov alla luce delle conclusioni del gruppo di lavoro dell'ONU sulla detenzione arbitraria e ad assicurare che le accuse di tortura siano oggetto di debite indagini;

    11.

    prende atto del carattere multietnico e multireligioso del Kazakhstan e sottolinea la necessità di tutelare le minoranze e i loro diritti, segnatamente per quanto riguarda l'uso delle lingue, la libertà di religione o di credo, la non discriminazione e le pari opportunità; plaude alla pacifica coesistenza di diverse comunità nel paese; esorta il Kazakhstan a porre fine alle persecuzioni degli individui che esercitano il loro legittimo diritto alla libertà di coscienza e di religione; chiede il rilascio immediato delle persone condannate per il loro credo;

    12.

    chiede alle autorità di combattere tutte le forme di violenza contro le donne; invita inoltre ad agire per garantire canali di comunicazione efficaci e accessibili e misure di protezione che tengano conto delle esigenze delle vittime e della riservatezza; esorta a porre fine all'impunità e a garantire l'applicazione di sanzioni penali adeguate nei confronti degli autori di tali atti;

    13.

    insiste sul fatto che i diritti della comunità LGBTI debbano essere pienamente rispettati; chiede al governo kazako di garantire che la comunità LGBTI non sia oggetto di discriminazioni;

    14.

    invita il Kazakhstan ad attuare pienamente le raccomandazioni formulate a seguito della missione di osservazione elettorale dell'OSCE/ODIHR delle elezioni del 20 marzo 2016, secondo le quali il paese deve ancora compiere considerevoli progressi per ottemperare agli impegni assunti in seno all'OSCE nel campo delle elezioni democratiche; esorta le autorità kazake a evitare di limitare l'attività dei candidati indipendenti; sollecita altresì il rispetto dei diritti elettorali dei cittadini;

    15.

    ribadisce l'importanza della cooperazione tra l'UE e l'OSCE per migliorare le buone pratiche di governo democratico nel paese, segnatamente nel campo dei diritti umani e dello Stato di diritto; esorta pertanto le autorità kazake ad ampliare il mandato dell'OSCE nel paese e, in particolare, a ripristinare il mandato del centro OSCE di Astana, quale requisito chiave per l'ulteriore sviluppo della cooperazione tra l'UE e il Kazakhstan;

    16.

    invita l'Unione europea, e in particolare il Servizio europeo per l'azione esterna, a seguire attentamente gli sviluppi in Kazakhstan, a manifestare le preoccupazioni alle autorità kazake ove necessario, a offrire assistenza e a riferire periodicamente al Parlamento; chiede alla delegazione dell'UE ad Astana di continuare a svolgere un ruolo attivo nel monitoraggio della situazione e a sollevare le questioni relative alla libertà di espressione in tutte le pertinenti riunioni bilaterali; esorta il SEAE a partecipare attivamente alle missioni di osservazione dei processi, al fine di monitorare i procedimenti delicati da un punto di vista politico e quelli celebrati per motivi politici, verificando che sia sempre applicato il diritto a un equo processo;

    17.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'UE per l'Asia centrale, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento del Kazakhstan.

    (1)  GU C 369 dell'11.10.2018, pag. 2.

    (2)  GU C 50 del 9.2.2018, pag. 38.

    (3)  GU C 369 dell'11.10.2018, pag. 179.

    (4)  GU C 45 del 5.2.2016, pag. 85.

    (5)  GU C 251 E del 31.8.2013, pag. 93.

    (6)  GU C 224 E del 19.8.2010, pag. 30.

    (7)  GU C 168 E del 14.6.2013, pag. 91.

    (8)  GU C 58 del 15.2.2018, pag. 119.


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