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Document 52015AE3264

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito a «Migliorare il funzionamento dell’Unione europea sfruttando le potenzialità del trattato di Lisbona» e a «Possibile evoluzione e adeguamento dell’attuale struttura istituzionale dell’Unione europea»

    GU C 13 del 15.1.2016, p. 183–191 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.1.2016   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 13/183


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito a «Migliorare il funzionamento dell’Unione europea sfruttando le potenzialità del trattato di Lisbona» e a «Possibile evoluzione e adeguamento dell’attuale struttura istituzionale dell’Unione europea»

    (2016/C 013/27)

    Relatore:

    Luca JAHIER

    Correlatore:

    José Isaías RODRÍGUEZ GARCÍA-CARO

    Il Parlamento europeo, in data 19 maggio 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304, paragrafo 1, trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito a:

    Migliorare il funzionamento dell’Unione europea sfruttando le potenzialità del trattato di Lisbona

    e a

    Possibile evoluzione e adeguamento dell’attuale struttura istituzionale dell’Unione europea

    Alla sua 510a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 settembre 2015 (seduta del 16 settembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 185 voti favorevoli, 4 voti contrari e 4 astensioni.

    1.   Introduzione

    1.1.

    Il parere è stato elaborato su richiesta del Parlamento europeo, nel contesto delle due relazioni della commissione per gli Affari costituzionali dal titolo: «Migliorare il funzionamento dell’Unione europea sfruttando le potenzialità del trattato di Lisbona» (relatori BRESSO e BROK) e «Possibile evoluzione e adeguamento dell’attuale struttura istituzionale dell’Unione europea» (relatore VERHOFSTADT).

    1.2.

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con favore l’iniziativa del Parlamento europeo, la quale dovrebbe contribuire in maniera significativa a rilanciare il dibattito sul futuro dell’Unione europea. Il CESE ha già adottato vari pareri sull’argomento ed è deciso a contribuire ulteriormente ai lavori del Parlamento europeo.

    1.3.

    Il CESE è il rappresentante istituzionale della società civile organizzata (1) al livello europeo, e i suoi membri «esercitano le loro funzioni in piena indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione» (2). In quanto organo consultivo delle istituzioni europee, il CESE ha assicurato, sin dalla sua costituzione, la partecipazione effettiva, ampia e coerente delle organizzazioni rappresentative della società civile europea all’elaborazione delle politiche e al processo decisionale dell’UE. Il Comitato concorre pertanto a garantire che le decisioni siano prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini (3), contribuendo così all’attuazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, che reggono l’esercizio delle competenze dell’Unione (4).

    2.   L’Europa dinanzi a una svolta: un’opportunità da cogliere

    2.1.

    Dopo quasi sei anni dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ha sollevato la questione se l’Unione europea possa superare le sfide che incontra lungo il suo cammino sfruttando tutte le possibilità offerte dalle attuali disposizioni del trattato di Lisbona, e/o se sia necessario rivedere alcuni settori d’intervento e l’attuale assetto istituzionale dell’Unione europea.

    2.2.

    La crisi che è stata innescata nel 2008 ha rivelato gravi carenze nell’architettura della zona euro e nell’assetto istituzionale dell’UE; questa constatazione ha spinto ad adottare rapidamente misure di adattamento e di innovazione. Tali cambiamenti hanno dimostrato la resilienza delle istituzioni europee e la loro capacità di superare la minaccia di una disgregazione generale della zona euro. Inoltre, il risultato di tutto ciò è stata l’introduzione di meccanismi di solidarietà e di assistenza senza precedenti nella storia dell’UE. Nondimeno, l’Unione ha bisogno di recuperare un livello sufficiente di crescita per migliorare il contesto ambientale per le imprese e mantenere i posti di lavoro, ridurre la disoccupazione, le disuguaglianze sociali e lo sviluppo asimmetrico tra gli Stati membri e le regioni. Ad oggi, le misure di sostegno della crescita sono state insufficienti per il raggiungimento di questi obiettivi.

    2.3.

    Tuttavia, i problemi economici hanno fatto sì che le soluzioni si siano concentrate su iniziative urgenti di carattere economico e di bilancio volte a far fronte alla profonda crisi economica e finanziaria. Tali misure hanno generato gravi preoccupazioni circa la responsabilità democratica e il loro impatto sociale, preoccupazioni che non sono state sufficientemente prese in considerazione. Il punto fondamentale è che la risposta alla crisi ha messo in luce preoccupazioni sulla trasparenza, la rendicontabilità e la sostenibilità del processo decisionale europeo, in seguito, tra l’altro, al ripetuto ricorso al metodo intergovernativo.

    2.4.

    Durante la crisi, una grande maggioranza degli Stati membri dell’UE è ricorsa alla firma di trattati intergovernativi, ossia a strumenti giuridici conclusi al di fuori delle procedure previste dai Trattati dell’UE. Si tratta in particolare del trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria e del trattato che istituisce il meccanismo europeo di stabilità. Questi trattati sono stati adottati senza un vero dibattito trasparente o pubblico. Un tale approccio intergovernativo, rappresentato dal Consiglio europeo, può essere spiegato con la dimensione finanziaria della crisi e con l’urgenza di introdurre rapidamente strumenti rilevanti per superare la crisi. Ciò solleva la questione di possibili conflitti tra la natura intergovernativa di tali trattati e lo stesso «principio di legalità» dell’UE.

    2.5.

    Oggi l’UE si trova a dover affrontare una frammentazione crescente, una crisi economica, sociale e politica che ha creato notevoli divisioni, accompagnate da un aumento delle tensioni civili, elementi che tutti insieme non fanno che accentuare i contrasti. L’Europa di oggi, segnata dal riaffiorare dei pregiudizi, dalla rinascita degli stereotipi nazionali e da divisioni crescenti tra i popoli e i paesi, assiste all’avanzata di movimenti populisti e antieuropeisti. È quindi urgente promuovere ciò che unisce i cittadini europei rispetto a ciò che li divide. Sarà un processo lungo che dovrebbe iniziare subito.

    2.6.

    È anche un’Europa nella quale la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee si è ridotta, e le politiche democratiche tradizionali sono sottoposte a un severo esame. Ciò trova riscontro soprattutto a livello nazionale, come si è visto dai risultati delle recenti tornate elettorali. L’impatto si fa però sentire molto forte a livello europeo, Alle elezioni del Parlamento europeo del 2014, circa un quarto dei seggi è stato vinto da candidati di partiti euroscettici nei confronti del progetto europeo o di alcune politiche dell’UE. Infatti, nonostante le responsabilità nazionali della crisi, i cittadini pensano che la responsabilità dei problemi socioeconomici sia dell’«Europa» e che le istituzioni europee non stiano facendo abbastanza per migliorare la loro vita quotidiana. Tuttavia, vi è ancora una maggioranza significativa degli elettori che è a favore di un’ulteriore integrazione europea.

    2.7.

    Il rischio dell’uscita del Regno Unito dall’UE attraverso un referendum previsto per il 2017 o prima e la persistente instabilità della Grecia aggiungono gravità alla situazione dell’UE che vive un momento politico decisivo. Si potrebbe affermare che l’Europa ha perso il senso dell’orientamento in relazione all’approfondimento dell’integrazione europea e che sorgono forti interrogativi riguardo alla sua evoluzione e alla sua identità, attuali e future. Mentre in passato l’integrazione europea era guidata da una visione (pace, riconciliazione, prosperità ecc.), oggi abbiamo un’Unione europea che si limita a «reagire» alle minacce e alle difficoltà anziché guidare il processo.

    2.8.

    Invece, come ha affermato Herman Van Rompuy, ex presidente del Consiglio europeo, oggi l’UE deve adoperarsi per raggiungere il giusto equilibrio tra un’Europa «delle possibilità», capace di aprire nuove prospettive, e un’Europa «delle protezioni», in grado di sostenere i suoi cittadini (5). È proprio questa sinergia, rafforzata da una nuova dimensione partecipativa, l’elemento che incoraggerà i cittadini europei e, di conseguenza, i politici, a riacquistare fiducia nel progetto europeo, nello spirito del preambolo al trattato sull’Unione europea.

    2.9.

    Alle difficoltà interne con le quali l’UE si trova confrontata, si aggiunge una serie sempre più ampia di cruciali sfide esterne, tra cui un crescente senso di paura e insicurezza in relazione al terrorismo, le pressioni migratorie, la sicurezza energetica e la coesione territoriale, oltre alla crescente instabilità lungo i confini meridionali e orientali dell’UE.

    2.10.

    In un contesto così difficile è urgente riaprire il dibattito sul buon funzionamento dell’UE e sul ruolo dei Trattati nel quadro di tale processo. È il momento opportuno per esaminare come produrre risultati migliori per i cittadini europei e come adeguare e rafforzare l’assetto istituzionale attuale.

    2.11.

    Altrettanto importante è la necessità di ricostruire la fiducia concentrandosi maggiormente nel far capire i vantaggi dell’UE ai cittadini e, inoltre, di ascoltare le istanze di questi ultimi e delle organizzazioni rappresentative della società civile. È percezione diffusa che l’UE non sia riuscita né a formulare né ad attuare strategie sostenibili, inclusive ed equilibrate, incentrate sugli investimenti e sulla crescita e sulla riduzione delle ineguaglianze. Inoltre, l’UE non è stata in grado di produrre risultati concreti per i cittadini, cosa per cui gli Stati membri portano una parte di responsabilità. Il risultato finale è una crescente mancanza di fiducia da parte dei cittadini verso l’UE, un sentimento di intrusione indebita da parte delle istituzioni dell’UE negli affari locali e una disinformazione sempre più diffusa. Ricostruire la speranza e la fiducia nei confronti dell’UE è fondamentale. L’UE si trova dinanzi a una svolta e l’accettazione da parte dei suoi cittadini sarà essenziale per avanzare in questo aspetto.

    3.   Sfruttare meglio i Trattati europei attualmente in vigore

    3.1.

    I Trattati europei in vigore offrono sicuramente opportunità ancora inesplorate che potrebbero essere sfruttate per migliorare le politiche e quindi per rafforzare l’UE sia internamente che esternamente. A tal fin, sia che si tratti di esplorare un approfondimento dell’azione strategica o di migliorare l’attuazione delle politiche, esistono ampie possibilità in materia di ambiti di intervento e di strumenti tecnici cui far ricorso. Questa dovrebbe essere la priorità attuale dell’Unione europea e della sua architettura istituzionale.

    3.2.

    Nonostante la necessità di rivedere alcuni elementi del quadro istituzionale vigente dell’Unione europea attraverso modifiche specifiche del trattato, si deve considerare il fatto che le condizioni per farlo non sussistono al momento attuale. Pertanto, il CESE affronterà la questione delle modifiche e degli adeguamenti dei Trattati soltanto come e quando opportuno.

    3.3.

    Un elemento cruciale per riconquistare la fiducia dei cittadini nell’UE è la necessità di assicurare l’intellegibilità e la coerenza tra tutte le politiche e le azioni dell’UE, come enunciato nell’articolo 7 del TFUE, migliorando in tal modo l’attuazione dei Trattati esistenti. A tal fine si dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra la coesione territoriale e le dimensioni economica e sociale dei Trattati In particolare, ciò renderebbe necessaria la piena applicazione dell’articolo 3 del TUE, in cui si afferma, tra l’altro, che l’UE deve essere basata su un’«economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente» e deve promuovere «la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri».

    3.4.

    Altri esempi di disposizioni sottoutilizzate esistenti nei Trattati sono le cinque clausole orizzontali del TFUE che riguardano in particolare la promozione della parità tra uomini e donne (articolo 8), il raggiungimento di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale e la lotta contro l’esclusione sociale (articolo 9), la lotta alla discriminazione (articolo 10), la tutela dell’ambiente (articolo 11) e la protezione dei consumatori (articolo 12). In futuro, tali clausole dovrebbero essere utilizzate per promuovere una maggiore interconnessione tra le politiche europee e una maggiore rendicontabilità nei confronti dei cittadini dell’UE.

    3.5.

    Inoltre, esiste un’ampia gamma di aree di intervento che sono state sfruttate in maniera insufficiente. Il principale strumento di integrazione dei 28 Stati membri è stato il mercato interno  (6). Tale strumento dovrebbe essere completato da un’ulteriore integrazione, per stimolare la crescita, la competitività, l’occupazione e i vantaggi per tutti i cittadini e le regioni dell’UE. Al fine di conseguire tale obiettivo, l’UE deve intraprendere iniziative sostanziali in primo luogo nel campo dei mercati dei prodotti, dell’energia, dei trasporti, dei servizi, dei mercati del lavoro, degli appalti pubblici, della proprietà intellettuale e dell’economia digitale. Inoltre, le riforme nazionali dovrebbero essere più trasparenti in materia fiscale, dovrebbero affrontare la concorrenza fiscale sleale ed essere completate da un’azione politica dell’UE di maggior respiro (7).

    3.6.

    Le due maggiori aree settoriali che dovrebbero essere oggetto di politiche europee rafforzate sono l’Unione dell’energia e il Mercato unico digitale. Quest’ultimo è oggetto di uno specifico parere del CESE in corso di elaborazione e quindi non verrà esaminato in dettaglio in questa sede.

    3.7.

    Per liberarsi dalla minaccia esterna dell’insicurezza energetica, l’UE potrebbe applicare le disposizioni vigenti dell’articolo 194 del TFUE e avanzare verso un’Unione dell’energia. Il CESE ha ripetutamente sostenuto l’adozione di «più Europa» nelle politiche energetiche, chiedendo di far diventare la solidarietà il motore dello sviluppo di una politica energetica europea. L’articolo 194 consentirebbe di instaurare un sistema di governance efficace e trasparente per l’Unione dell’energia, sistema che aumenterebbe l’efficienza della politica energetica dell’UE, ridurrebbe i costi, apporterebbe valore ai cittadini e migliorerebbe la visibilità dell’UE nei confronti dei suoi partner internazionali. La promozione delle energie rinnovabili e il sostegno alle imprese nella loro transizione energetica sono parte integrante di questo processo.

    3.8.

    Inoltre, progressi concreti per stimolare una crescita inclusiva, competitività, occupazione e benefici per tutti i cittadini e le regioni dell’UE potrebbero essere realizzati con la prossima revisione intermedia della strategia Europa 2020. A tal fine le riforme dovrebbero incentrarsi sugli investimenti dell’UE, con l’obiettivo di promuovere la competitività nell’innovazione, l’efficienza nell’uso delle risorse, la reindustrializzazione sostenibile, posti di lavoro più numerosi e dignitosi, la parità nel mercato del lavoro, la coesione sociale e regionale, l’inclusione e un mercato interno efficiente. Il CESE sottolinea che l’UE non ha bisogno di una strategia completamente nuova, bensì di una strategia Europa 2020 molto più efficace (8), e in particolare di una concezione sempre più efficiente, equilibrata e democratica del semestre europeo.

    3.9.

    Un contributo alla realizzazione di economie di scala e al conseguimento degli obiettivi politici dell’UE potrebbe essere dato dalla riforma del sistema delle risorse proprie dell’UE, semplificando l’attuale sistema dei contributi e dei versamenti per gli Stati membri, presentando un nuovo sistema di risorse proprie e riformando il sistema di correzione. Con la modifica del sistema delle risorse proprie verrebbe attuato per la prima volta correttamente e pienamente l’ex articolo 201 del trattato di Roma, ora articolo 311 del TFUE. Per il CESE è fondamentale che il sistema delle risorse proprie soddisfi una serie di criteri, tra i quali dovrebbero figurare: equità, efficienza, stabilità, trasparenza, semplicità, responsabilità, disciplina di bilancio, attenzione al valore aggiunto europeo, sussidiarietà e sovranità fiscale. Al fine di conseguire questi obiettivi, si propone di cogliere l’occasione della prossima revisione intermedia del bilancio dell’UE, al fine di adottare le pertinenti proposte del gruppo ad alto livello presieduto da Mario Monti. L’obiettivo principale deve essere quello di rafforzare l’autonomia del bilancio UE, perché esso possa avere un effetto leva e presentare una maggiore complementarità rispetto ai bilanci nazionali. Ciò contribuirà direttamente a realizzare economie di scala e a conseguire gli obiettivi politici dell’UE (9).

    3.10.

    Inoltre, l’UE ha bisogno di riforme per rafforzare il sentimento di cittadinanza comune a livello europeo. Ma tale sentimento non si creerà senza il coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale a livello europeo. Occorre infatti creare, in tutti gli Stati membri dell’UE, il senso di partecipazione al processo congiunto per la causa comune. Una possibilità per raggiungere questo obiettivo consisterebbe nel dare ai cittadini la possibilità di eleggere i membri del Parlamento europeo da liste transnazionali, vale a dire liste composte di candidati di diversi Stati membri, ma presentate da partiti europei, anziché votare soltanto per i partiti nazionali. Tuttavia, ciò potrebbe richiedere una modifica dei Trattati e precisamente dell’articolo 223 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

    3.11.

    In questo contesto, il CESE ha evidenziato la necessità di attuare efficacemente la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, mediante nuove iniziative mirate (10). Il Comitato sottolinea la necessità di garantire l’uguaglianza per tutti, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili, e ricorda che gli obblighi della Carta si applicano a tutte le istituzioni e le agenzie e a tutti gli organi dell’UE. Il CESE rivolge un pressante invito agli Stati membri perché costruiscano una cultura dei diritti fondamentali orientata verso la protezione e promozione di tali diritti a tutti i livelli di governo e in tutti i settori politici e legislativi, oltre a esaminare e individuare l’impatto specifico sui diritti fondamentali durante il processo di recepimento della legislazione. Il CESE incoraggia con forza la Commissione ad agire in modo efficace in quanto custode dei Trattati e a ricorrere alla procedura d’infrazione senza farsi fermare da eventuali considerazioni politiche. Inoltre, il CESE ha invitato tutte le istituzioni, le agenzie, gli altri organi dell’UE e gli Stati membri coinvolti nell’applicazione dei diritti fondamentali a promuoverli con la partecipazione della società civile. Qualsiasi regolamento in materia di governance economica e di funzionamento del mercato interno deve tener conto delle disposizioni della Carta dell’UE, mediante una valutazione specifica (11).

    3.12.

    In definitiva, nel corso dell’ultimo decennio, l’UE a 28 Stati membri ha dovuto affrontare sfide fondamentali e questioni fonte di divisioni nella società, che nessuno Stato membro può affrontare efficacemente da solo. È solo attraverso politiche coordinate e un’azione comune a livello europeo che possono essere conseguiti risultati positivi. Ciò vale in particolare per le politiche in materia di migrazione e asilo e la politica estera e di sicurezza comune (PESC). In entrambi questi settori, i vigenti Trattati dell’UE offrono un ampio margine di manovra e molte disposizioni non sono state sfruttate per la mancanza di una volontà politica comune e convergente (12). A tal fine, occorrerebbe sfruttare maggiormente gli artt. da 21 a 46 del TUE e gli artt. da 76 a 81 del TFUE.

    3.13.

    Per compiere dei passi avanti è necessaria una combinazione di ambizione, pragmatismo e innovazione. Il CESE è dell’avviso che oggi abbiamo l’opportunità di far leva sulle sfide dell’UE e di lavorare per avviare una nuova fase nello sviluppo dell’Unione. È un’opportunità per mettere a punto un nuovo patto, tra gli Stati membri e tra l’UE e i suoi cittadini, per un’Europa capace di rafforzare la cooperazione, la competitività e la crescita, l’integrazione e la solidarietà.

    3.14.

    Un altro strumento sottoutilizzato è certamente quello della «cooperazione rafforzata» (di cui all’articolo 20 del TUE). Tale procedura è stata utilizzata per la prima volta nel settore del divorzio e della separazione legale e successivamente per creare una tutela brevettuale unitaria nell’UE, nonché per la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Si potrebbe utilizzare poi la clausola «passerella» (articolo 48, paragrafo 7 del TUE). Tuttavia, queste revisioni richiederebbero l’unanimità tra i governi degli Stati membri a livello di Consiglio europeo o di Consiglio, la quale può essere difficile da ottenere. In linea di principio, entrambi questi strumenti potrebbero semplificare e accelerare il processo decisionale europeo.

    3.15.

    Di conseguenza, è della massima importanza basarsi sulle conclusioni del Consiglio europeo, il quale nella riunione del 26 e 27 giugno 2014 ha convenuto sul fatto che: «il concetto di unione sempre più stretta lascia spazio a percorsi di integrazione diversi per paesi diversi, permettendo a quelli che intendono approfondire l’integrazione di andare avanti in tal senso e rispettando nel contempo il desiderio di chi non intende procedere oltre nell’integrazione» (13). Questa dichiarazione è alla base di un’Unione europea differenziata, a cui partecipano tutti i 28 Stati membri, se necessario in proporzioni variabili, facilitando così la cooperazione rafforzata in settori strategici, un’Unione però che rimane aperta alla piena partecipazione di tutti gli Stati membri.

    3.16.

    Inoltre, il CESE ritiene che alle strategie macroregionali spetterà un ruolo sempre più importante nella futura UE. Il loro rafforzamento e la loro estensione potrebbero contribuire a far emergere un livello europeo intermedio, in grado di creare convergenza nell’UE e a realizzare il coinvolgimento sistematico della società civile organizzata, incluse le parti economiche e sociali.

    4.   Rafforzare la zona euro e completare l’UEM

    4.1.

    In questi ultimi anni, il miglioramento della traballante architettura dell’Unione economica e monetaria (UEM) e il rafforzamento della governance economica sono stati al centro della strategia dell’UE per uscire dalla crisi. L’adozione di misure di urgenza volte a mantenere in vita l’UEM ha dato luogo a una serie di sviluppi, i quali sono però scaturiti da un processo decisionale intergovernativo. Ora è importante garantire che tali soluzioni intergovernative non diventino un quadro giuridico permanente che si aggiunge ai Trattati dell’UE.

    4.2.

    In questo contesto è indispensabile passare rapidamente dal sistema attuale, basato sulle norme per garantire la disciplina di bilancio, a un processo di maggiore convergenza tra i paesi della zona euro.

    4.3.

    In primo luogo, poiché l’euro è la valuta dell’UE, gli Stati membri che fanno parte della zona euro devono accelerare e approfondire l’integrazione tramite il completamento dell’UEM, un processo questo che deve rimanere aperto a tutti gli Stati membri dell’UE. Tale obiettivo potrebbe essere realizzato mediante una solida governance e il rafforzamento del quadro istituzionale della zona euro, basandosi sui seguenti elementi:

    un pilastro monetario e finanziario, che è ormai ampiamente realizzato e che dovrebbe includere l’attuazione da parte dell’UE di una vera Unione bancaria per creare un mercato dei capitali paneuropeo, proteggendo nel contempo i contribuenti dall’assunzione di rischi eccessivi e dai default non controllati,

    un pilastro economico, che sia volto a rafforzare il processo decisionale nella politica economica, e quindi a promuovere la crescita, l’occupazione, la competitività, la convergenza e la solidarietà europea,

    un pilastro sociale, inseparabile dal progresso economico e dall’efficienza economica, in modo da garantire la piena attuazione dei Trattati europei, ai sensi dell’articolo 3 del TUE, e da migliorare la coesione sociale e territoriale,

    un pilastro politico, che preveda maggiore rendicontabilità e legittimità democratica, al fine di favorire la credibilità e la fiducia.

    4.4.

    Inoltre, sarebbe opportuno adottare iniziative volte a introdurre un bilancio per la zona euro, misura che contribuirebbe ad assorbire gli shock che potrebbero verificarsi in futuro, a condizione che questo margine di azione che il bilancio potenzialmente lascia sia concepito come un aiuto condizionato allo sforzo di riforma. Come affermato nel parere di iniziativa del CESE sul tema Completare l’UEM (14), un bilancio proprio della zona euro potrebbe essere finanziato attraverso un’imposta sulle transazioni finanziarie estesa a tutta l’area dell’euro, una tassa ambientale sulle emissioni inquinanti (carbon tax), un prelievo temporaneo o mediante l’emissione di obbligazioni comuni. Tuttavia vi è comunque bisogno di un accordo su ognuna di tali opzioni.

    4.5.

    Sarà possibile progredire nella governance economica dell’UE grazie a una più marcata dimensione sociale dell’UE. Tali progressi dovrebbero basarsi su una più equilibrata applicazione dell’articolo 3 del TUE, il quale stabilisce che l’UE deve trovare un equilibrio tra l’efficienza economica e la coesione sociale e territoriale. Inoltre, gli artt. 151 e 153 del TFUE sono volti a sostenere l’armonizzazione dei sistemi sociali degli Stati membri, un tema questo trattato dal CESE nel 2013 (15).

    4.6.

    Al tempo stesso, occorre aumentare la legittimità democratica dell’UE al fine di rafforzare il suo quadro politico, e in particolare il ruolo del Parlamento europeo. A tal fine, misure concrete possono essere intraprese già nel quadro del trattato attuale e delle altre norme vigenti; a medio-lungo termine, un’eventuale revisione del trattato dovrebbe riportare le disposizioni istituzionali in linea con i requisiti indispensabili di una vera Unione politica. Il CESE ha già approvato una tabella di marcia molto dettagliata per la realizzazione del pilastro politico dell’UEM, delineando un’ampia gamma di azioni possibili (16).

    4.7.

    Il CESE prende atto della relazione del 22 giugno 2015 dei cinque presidenti al Consiglio europeo «Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa» e si attende che essa servirà come base per un’azione più decisiva, come sopra indicato (17).

    5.   Consolidare la partecipazione civile, la democrazia e la rendicontabilità: la via da seguire

    5.1.

    Al centro di tutto il dibattito sul futuro dell’UE dovrebbero essere i cittadini, e la democrazia e la rendicontabilità sono concetti fondamentali per la cittadinanza europea. Alla Commissione europea, che è la custode dei Trattati, spetta un ruolo decisivo ai fini dell’attuazione di questi principi. La Commissione, in quanto istituzione che detiene il monopolio dell’iniziativa legislativa, svolge anche il ruolo cruciale di bilanciare le forze e gli interessi differenti che compongono l’Unione europea. Tale esercizio di bilanciamento deve essere eseguito parallelamente a un’applicazione più efficace dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, al fine di perseguire una governance dell’UE più democratica e partecipativa.

    5.2.

    Il trattato di Lisbona comporta un ruolo più significativo per il Parlamento europeo e un atteggiamento proattivo da parte degli Stati membri grazie alla posizione rafforzata del Consiglio. Tuttavia, in futuro sarà necessario estendere ulteriormente le competenze del Parlamento europeo, per esempio attraverso un maggiore ruolo nella governance economica europea e nel semestre europeo, e realizzare una condivisione delle responsabilità e una cooperazione interistituzionale più equilibrate tra le tre istituzioni, in modo da garantire una maggiore solidità del metodo UE. In tale contesto, una questione di particolare interesse è l’uso estensivo di «triloghi» per l’adozione di atti nella prima e nella seconda lettura della procedura legislativa ordinaria (18). I triloghi sono diventati in larga misura la norma, inficiando così i principi democratici di trasparenza e di rendicontabilità e il necessario equilibrio che occorre mantenere tra le tre istituzioni nel quadro della procedura legislativa ordinaria. Di conseguenza, il CESE auspica che si ritorni allo spirito, se non alla lettera, della procedura legislativa ordinaria, mantenendo il carattere di eccezione dei «triloghi».

    5.3.

    Inoltre, il metodo UE sarà applicato anche con maggiore efficacia attraverso la sussidiarietà orizzontale. Questo termine, così come quello di sussidiarietà «verticale», non è esplicitamente definito nei Trattati. Esso nondimeno sancisce il riconoscimento del ruolo pubblico degli attori privati, ad esempio, i cittadini e le organizzazioni rappresentative della società civile, e la loro partecipazione alla definizione delle politiche e ai processi decisionali, attraverso il loro specifico ruolo consultivo, nonché il ruolo legislativo autonomo delle parti sociali nell’ambito del dialogo sociale europeo.

    5.4.

    Il concetto di sussidiarietà orizzontale, talvolta definita anche «sussidiarietà funzionale», è infatti già implicitamente riconosciuto dai Trattati negli artt. 152, 154 e 155 del TFUE sul dialogo sociale e sul ruolo delle parti sociali.

    5.5.

    Anche l’articolo 11 del TUE sancisce il principio della democrazia partecipativa quale componente chiave complementare alla democrazia rappresentativa come enunciata negli artt. 10 e 12 del TUE (19), la quale costituisce la base fondamentale della democrazia. L’articolo 11, parr. 1 e 2, del TUE (20) apre, come il CESE ha sottolineato in varie occasioni, importanti prospettive per lo sviluppo della democrazia europea, gettando le basi per instaurare a lungo termine un dialogo civile strutturato a livello europeo, accanto al dialogo politico tra le istituzioni dell’UE e gli Stati membri.

    5.6.

    Inoltre, tale metodo dell’Unione deve essere completato da un rafforzamento della sussidiarietà verticale, con un ruolo potenziato dei parlamenti nazionali nell’elaborazione delle politiche dell’UE e con una maggiore cooperazione tra essi e il Parlamento europeo.

    5.7.

    Fondamentalmente, tutto quanto esposto sopra potrebbe già essere conseguito nell’ambito dei Trattati esistenti. In particolare per quanto riguarda la partecipazione civile, la democrazia e la rendicontabilità, si potrebbero ottenere ottimi risultati sviluppando ulteriormente le politiche europee e migliorando i processi e l’attuazione. Tuttavia, come già indicato in due pareri del CESE (21)  (22), si sono registrati progressi limitati nell’attuare in maniera effettiva le disposizioni di cui all’articolo 11 e quindi nel dare piena concretezza al concetto di democrazia partecipativa.

    5.8.

    Lo stesso vale anche in relazione all’iniziativa dei cittadini europei (ICE) di cui all’articolo 11, paragrafo 4. L’ICE dovrebbe essere uno strumento di cardinale importanza per la democrazia partecipativa e la cittadinanza attiva, ma nella sua forma attuale è in larga misura inefficace e le sue modalità di attuazione devono essere profondamente rivedute.

    5.9.

    Il concetto di «sussidiarietà orizzontale» deve essere rafforzato ed esteso a settori d’intervento più ampi, attraverso il dialogo civile strutturato, per esempio nei campi dell’ambiente e della protezione dei consumatori. Ciò accrescerebbe il ruolo delle organizzazioni rappresentative della società civile nei processi europei, in quanto consentirebbe loro di contribuire pienamente ai settori d’intervento che li riguardano, sostanziando così il principio della democrazia partecipativa. Per conseguire tale obiettivo e in quanto rappresentante istituzionale dell’UE della società civile organizzata, il CESE svolge un ruolo fondamentale nel realizzare il pieno potenziale della democrazia partecipativa e nello sviluppare e rafforzare il dialogo civile, in partenariato con le istituzioni dell’UE.

    5.10.

    Come rappresentante istituzionale della società civile organizzata al livello europeo, esso ha un triplice ruolo: i) facilitare e sostenere il dialogo tra le organizzazioni rappresentative della società civile e con le istituzioni europee; ii) garantire il coinvolgimento duraturo della società civile organizzata nei processi politici dell’UE; e iii) monitorare l’attuazione dell’articolo 11 del TUE.

    5.11.

    Pertanto, in quanto organo consultivo delle istituzioni dell’UE (23), il CESE ha l’opportunità di fungere pienamente da: i) catalizzatore e coordinatore del dialogo tra e con le organizzazioni della società civile; da ii) intermediario fondamentale tra la società civile organizzata e gli organi decisionali dell’UE; e iii) da ponte efficace tra i livelli nazionale ed europeo. Qualora si procedesse a una revisione dei trattati, il CESE chiederebbe che tale ruolo fosse riconosciuto in maniera esplicita (24).

    5.12.

    Il rilancio dell’agenda Legiferare meglio rispecchia la nuova volontà della Commissione di porre un forte accento sulla sua attività di valutazione, coinvolgendo in questo processo le altre istituzioni, le autorità nazionali e la società civile in generale. Il coinvolgimento del CESE, in quanto organo consultivo, nella valutazione delle politiche è fondamentale in quanto si basa sul suo legittimo compito nel quadro dell’architettura istituzionale dell’UE di: i) proteggere l’acquis dell’UE in relazione al soddisfacimento delle esigenze dei cittadini europei, e ii) segnalare gli ostacoli all’attuazione delle politiche e della legislazione dell’UE o le eventuali carenze in materia.

    5.13.

    In relazione al ruolo assegnato al CESE dall’articolo 13, paragrafo 4, del TUE, sia il protocollo di cooperazione tra il Comitato e la Commissione europea, del 22 febbraio 2012, sia l’accordo di cooperazione del Comitato con il Parlamento europeo, del 5 febbraio 2014, riconoscono il valore aggiunto significativo che il CESE può apportare nel quadro dell’iniziativa «Legiferare meglio», fornendo il contributo della società civile in tutte le fasi del ciclo politico dell’UE (25). Il CESE chiede pertanto che venga chiaramente riconosciuto il suo ruolo istituzionale in un’eventuale futura revisione dell’accordo interistituzionale «Legiferare meglio» (26).

    5.14.

    Al fine di contribuire efficacemente a tutto ciò, il CESE stesso dovrebbe usare tutto il suo potenziale e rafforzare il suo ruolo, il suo funzionamento e i suoi metodi di lavoro, nonché i suoi legami operativi con le principali organizzazioni e reti europee della società civile. Il CESE sta inoltre accrescendo la pertinenza dei suoi lavori concentrandosi maggiormente su gruppi di politiche UE prioritarie, nel contesto delle funzioni consultive assegnategli dai Trattati.

    5.15.

    In questo modo, il CESE potrà contribuire in maniera significativa a sviluppare il potenziale offerto dal trattato di Lisbona nei settori di diretto interesse per i cittadini e a individuare eventuali carenze che richiedono modifiche e adeguamenti delle politiche interessate per meglio rispondere alle loro esigenze.

    Bruxelles, 16 settembre 2015

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Henri MALOSSE


    (1)  La società civile organizzata può essere definita come l’insieme di tutte le strutture organizzative, i cui membri perseguono obiettivi e esercitano responsabilità d’interesse generale e agiscono da tramite tra i pubblici poteri e i cittadini.

    Cfr. i pareri sui temi «Il ruolo e il contributo della società civile organizzata nella costruzione europea» del 22 settembre 1999 (GU C 329 del 17.11.1999, pag. 30) e «La società civile organizzata ed il sistema di governo europeo (governance) — Contributo del Comitato all’elaborazione del Libro bianco» del 25 aprile 2001 (GU C 193 del 10.7.2001, pag. 117).

    (2)  Cfr. l’articolo 300, paragrafo 4, del TFUE.

    (3)  Cfr. l’articolo 1 del TUE.

    (4)  Cfr. l’articolo 5, paragrafo 1 del TUE.

    (5)  Discorso di Herman Van Rompuy Is there a need for a «New Pact for Europe»? (C’è la necessità di un «nuovo patto per l’Europa?»), Bruxelles, 17 giugno 2015.

    http://www.newpactforeurope.eu/documents/eventsdocs/speech.vanrompuy.17june2015.pdf

    (6)  Titoli da I a IV del TFUE.

    (7)  Parere sul tema «Completare l’Unione economica e monetaria — Il ruolo della politica fiscale» del 10 dicembre 2014 (GU C 230 del 14.7.2015, pag. 24).

    (8)  Cfr. il parere del 19 febbraio 2015 sul tema «I progressi compiuti nell’attuazione della strategia Europa 2020 e i modi di conseguirne gli obiettivi entro il 2020» del 19 febbraio 2015 (GU C 251del 31.7.2015, pag. 19).

    (9)  Cfr. il parere del 29 marzo 2012 in merito alla «Proposta modificata di decisione del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell’Unione europea» COM(2011) 739 final — 2011/0183 (CNS) e alla «Proposta modificata di regolamento del Consiglio che stabilisce misure di esecuzione del sistema delle risorse proprie dell’Unione europea» COM(2011) 740 final — 2011/0184 (APP) (GU C 181 del 21.6.2012, pag. 45).

    (10)  Cfr. il parere del 21 settembre 2011 in merito alla «Comunicazione della Commissione — Strategia per un’attuazione effettiva della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea» (GU C 376 del 22.12.2011, pag. 74).

    (11)  Nel caso di una revisione dei Trattati, il CESE ha già proposto di includere un protocollo sul progresso sociale.

    Cfr. il parere del 17 gennaio 2013 in merito alla «Comunicazione della Commissione — L’Atto per il mercato unico II — Insieme per una nuova crescita» (GU C 76 del 14.3.2013, pag. 24).

    (12)  Cfr. i pareri dell’11 settembre 2014 sul tema «Le politiche europee di immigrazione» (GU C 458 del 19.12.2014, pag. 7), del 9 luglio 2014 sul tema «Politica d’immigrazione dell’UE e relazioni con i paesi terzi» (GU C 451 del 16.12.2014, pag. 1), e del 27 ottobre 2011 sul tema «La nuova politica estera e di sicurezza dell’UE e il ruolo della società civile» (GU C 24 del 28.1.2012, pag. 56).

    (13)  Punto 27 delle conclusioni.

    (14)  Cfr. il parere di iniziativa del 9 luglio 2014 sul tema «Completare l’Unione economica e monetaria — Le proposte del Comitato economico e sociale europeo per la prossima legislatura europea» (GU C 451 del 16.12.2014, pag. 10).

    (15)  Cfr. i pareri del 22 maggio 2013 sul tema «Per una dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria europea» (GU C 271 del 19.9.2013, pag. 1) e del 17 ottobre 2013 in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Potenziare la dimensione sociale dell’Unione economica e monetaria» (GU C 67 del 6.3.2014, pag. 122).

    (16)  Cfr. il parere del 27 maggio 2015 sul tema «Completare l’UEM: il pilastro politico» (ECO/376) (GU C 332 dell’8.10.2015, pag. 8).

    (17)  http://ec.europa.eu/priorities/economic-monetary-union/docs/5-presidents-report_it.pdf

    (18)  I «triloghi» sono previsti nella Dichiarazione comune del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione del 13 giugno 2007 sulle Modalità pratiche della procedura di codecisione (articolo 251 del trattato CE) (GU C 145 del 30.6.2007, pag. 5).

    (19)  Sul ruolo, rispettivamente, del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali.

    (20)  L’articolo 11, paragrafi 1 e 2, stabilisce che:

    «Le istituzioni danno ai cittadini e alle associazioni rappresentative, attraverso gli opportuni canali, la possibilità di far conoscere e di scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settori di azione dell’Unione.

    Le istituzioni mantengono un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni rappresentative e la società civile.»

    (21)  Cfr. il parere del 14 novembre 2012 sul tema «Principi, procedure e azioni per l’applicazione dell’articolo 11, paragrafi 1 e 2, del trattato di Lisbona» (GU C 11 del 15.1.2013, pag. 8).

    (22)  Cfr. il parere del 2 luglio 2015 sul tema «Valutazione delle consultazioni dei soggetti interessati da parte della Commissione europea» (GU C 383 del 17.11.2015, pag. 57).

    (23)  Il paragrafo 4 dell’articolo 13 del trattato di Lisbona in merito al quadro istituzionale dell’Unione stabilisce che «il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sono assistiti da un Comitato economico e sociale e da un Comitato delle regioni, che esercitano funzioni consultive».

    (24)  Questa proposta era già stata formulata dal Comitato al Consiglio europeo in un parere del 2006, elaborato durante il periodo di riflessione che ha fatto seguito alla mancata ratifica del trattato costituzionale.

    Cfr. il parere del 17 maggio 2006 sul tema «Contributo del CESE al Consiglio europeo del 15 e 16 giugno 2006 — Periodo di riflessione» (GU C 195 del 18.8.2006, pag. 64).

    (25)  Il punto 18 del protocollo di cooperazione con la Commissione stabilisce che «il Comitato contribuisce al processo di valutazione dell’attuazione della normativa dell’Unione, in particolare riguardo alle clausole orizzontali, come previsto dagli articoli 8-12 del TFUE».

    L’accordo di cooperazione con il Parlamento europeo prevede che il Comitato fornisca a quest’ultimo in maniera sistematica «valutazioni d’impatto sulla legislazione europea», oltre a «informazioni e contenuti pertinenti provenienti dalla società civile sulle modalità di funzionamento effettive della legislazione in vigore e dei programmi di spesa, nonché sulle carenze di cui occorre tenere conto al momento di elaborare e rivedere la legislazione e le politiche dell’UE».

    (26)  Parere del 16 settembre 2015 sul tema «Atti delegati» (INT/768) (cfr. la pag. 145 della presente Gazzetta ufficiale).


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