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Document 52013AE4374

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Partecipazione del settore privato al quadro di sviluppo per il periodo post—2015» (parere esplorativo)

    GU C 67 del 6.3.2014, p. 1–5 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    6.3.2014   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 67/1


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Partecipazione del settore privato al quadro di sviluppo per il periodo post—2015» (parere esplorativo)

    2014/C 67/01

    Relatore: VOLEŠ

    Con lettera del commissario Šefčovič datata 19 aprile 2013, la Commissione europea ha chiesto al Comitato economico e sociale europeo, conformemente al disposto dell'articolo 304 del TFUE, di elaborare un parere esplorativo sul tema:

    Partecipazione del settore privato al quadro di sviluppo per il periodo post-2015.

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 25 settembre 2013.

    Alla sua 493a sessione plenaria, dei giorni 16 e 17 ottobre 2013 (seduta del 16 ottobre 2013), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 100 voti favorevoli, 2 voti contrari e 2 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1   Rafforzare la posizione del settore privato nella cooperazione per lo sviluppo

    1.1.1

    Il settore privato può svolgere un ruolo essenziale nella lotta contro la povertà nel mondo, in quanto crea posti di lavoro, produce beni e servizi, genera redditi e benefici e contribuisce, mediante le imposte da esso versate, alla copertura delle esigenze pubbliche; a condizione, però, di rispettare i principi di cooperazione allo sviluppo riconosciuti a livello internazionale e di creare posti di lavoro dignitosi, conformemente all'Agenda dell'OIL per un lavoro dignitoso.

    1.1.2

    Il Comitato chiede che il settore privato partecipi in misura di gran lunga più incisiva al programma di sviluppo per il periodo post-2015 e al nuovo partenariato globale. La partecipazione di tale settore alla definizione degli obiettivi di eradicazione della povertà e creazione di uno sviluppo sostenibile e di una crescita equa e inclusiva che tenga conto sia della quantità che della qualità, farà sì che esso possa assumersi la sua parte di responsabilità nel conseguimento degli obiettivi stessi.

    1.1.3

    Le organizzazioni della società civile segnalano peraltro che l'intervento del settore privato comporta non solo vantaggi ma anche rischi; ragion per cui il sostegno a questo settore nei paesi in via di sviluppo (PVS) dovrebbe basarsi sui principi di trasparenza, apertura degli appalti pubblici, efficienza, efficacia delle risorse investite e responsabilità dei soggetti pubblici nei confronti di tutti gli attori interessati per l'attuazione della strategia di sviluppo adottata. L'incremento della quota complessivamente dedicata dall'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) allo sviluppo del settore privato non dovrebbe determinare una riduzione delle risorse finanziarie destinate, nel quadro dell'APS, ai paesi meno avanzati (PMA).

    1.2   Orientare il settore privato verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo

    1.2.1

    Ai fini del presente parere, il settore privato include anche il settore sociale, ed è quindi costituito da lavoratori autonomi, microimprese, piccole e medie imprese, grandi imprese multinazionali, cooperative e altre imprese dell'economia sociale, compresi i dipendenti delle imprese private e le loro organizzazioni sindacali, nonché dalle organizzazioni non governative che partecipano a progetti privati. L'aiuto al settore privato e la cooperazione con esso dovrebbero tener conto della diversa natura dei singoli soggetti coinvolti e interessati. Nei paesi in via di sviluppo, inoltre, esiste anche un enorme settore privato informale, e la cooperazione allo sviluppo dovrebbe contribuire a combattere il lavoro informale e a eliminare le situazioni che lo favoriscono.

    1.2.2

    La società civile dovrebbe partecipare attivamente al processo di definizione del ruolo del settore privato e degli indicatori relativi al suo contributo alla cooperazione internazionale per lo sviluppo, e a questo fine sarebbe utile la creazione di un'ampia piattaforma a livello europeo cui partecipino tutte le parti interessate.

    1.2.3

    Bisognerebbe utilizzare l'APS come fattore moltiplicatore per associare il capitale privato agli investimenti nei PVS mediante il ricorso a strumenti di finanziamento innovativi. Occorre assegnare all'aiuto così fornito degli obiettivi chiaramente definiti, come ad esempio la creazione di maggiori e migliori posti di lavoro, l'aumento della qualità della produzione e il trasferimento di know-how gestionale al settore privato.

    1.2.4

    I partenariati tra settore pubblico e privato possono diventare uno strumento essenziale per attuare le strategie di sviluppo, a condizione che vi siano una giusta proporzione e una buona comunicazione tra le parti interessate.

    1.3   Sostegno alla creazione di un contesto imprenditoriale propizio

    1.3.1

    Nei PVS è necessario, affinché il settore privato possa contribuire allo sviluppo, un clima imprenditoriale propizio, di cui sia parte integrante il rispetto dei principi democratici generalmente riconosciuti e che agevoli la creazione e la crescita delle imprese, limiti l'eccesso di vincoli amministrativi, accresca la trasparenza, freni una corruzione onnipresente e incoraggi gli investitori stranieri e locali.

    1.3.2

    La responsabilità sociale delle imprese (RSI) andrebbe intesa come il frutto di un'iniziativa volontaria delle stesse e della loro adesione a una concezione etica dell'imprenditorialità. Si dovrebbe proporre un quadro di riferimento ben preciso per la RSI nel settore dello sviluppo, nel rispetto delle "Linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali" e di altri principi riconosciuti a livello mondiale.

    1.3.3

    Nel creare nuovi posti di lavoro il settore privato dovrebbe rispettare i diritti economici e sociali fondamentali, e in particolare le principali convenzioni dell'OIL. Bisognerebbe assicurarsi che i nuovi posti di lavoro siano creati conformemente all'Agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso.

    1.4   Stimolare il potenziale innovativo dell'imprenditoria per lo sviluppo

    1.4.1

    I programmi di sviluppo delle capacità istituzionali dell'amministrazione statale nei paesi in via di sviluppo dovrebbero essere concepiti in stretta cooperazione con le parti sociali nonché con le ONG interessate impegnate nell'aiuto allo sviluppo; inoltre, si dovrebbero migliorare le condizioni in cui operano in particolare le piccole e medie imprese, che racchiudono il maggiore potenziale di creazione di posti di lavoro e riduzione della povertà.

    1.4.2

    Le organizzazioni imprenditoriali dei PVS hanno bisogno di acquisire competenze per migliorare e la loro capacità di influire positivamente sull'ambiente imprenditoriale. Occorre sostenere lo sviluppo delle loro capacità avvalendosi del contributo attivo di organizzazioni partner nei paesi sviluppati. I programmi europei di aiuto esterno, quindi, dovrebbero finanziare anche l'aiuto tecnico che le organizzazioni imprenditoriali europee forniscono ai loro partner nei paesi in via di sviluppo, e rafforzare la loro motivazione.

    1.4.3

    L'aiuto allo sviluppo dovrebbe potenziare ulteriormente i progetti innovativi e i modelli imprenditoriali che favoriscono l'inclusione, compreso il sostegno a una società senza barriere, il che contribuirebbe ad eliminare la povertà dei gruppi di cittadini a rischio come ad esempio le persone con disabilità, le donne e gli anziani.

    1.4.4

    Occorre sostenere la cooperazione del settore privato con le organizzazioni non governative, ad esempio ricorrendo a volontari per trasferire alle imprese locali le competenze gestionali e tecnologiche. I progetti imprenditoriali innovativi di successo meritano una pubblicità più vasta e sistematica.

    1.4.5

    Lo sviluppo del settore privato impone di sostenere maggiormente la formazione e l'acquisizione di conoscenze in materia di tecnologie chiave, soprattutto a vantaggio dei lavoratori poco qualificati.

    1.4.6

    Il Comitato raccomanda di estendere il programma Erasmus per i giovani imprenditori a coloro che iniziano un'attività nei paesi in via di sviluppo, oppure di istituire un programma con obiettivi analoghi, mettendo a disposizione le risorse necessarie alla sua realizzazione.

    1.4.7

    Un'attenzione particolare deve essere accordata al settore dell'industria estrattiva e delle materie prime, nel cui ambito occorre applicare rigorosamente i requisiti relativi alla tutela dell'ambiente, alle condizioni sociali dei lavoratori e alla sostenibilità dello sviluppo economico dello Stato.

    1.4.8

    I paesi in via di sviluppo mancano spesso di strategie in materia di sviluppo delle piccole e medie imprese, e la cooperazione allo sviluppo dovrebbe contribuire maggiormente a rimediare a questo handicap. L'esperienza acquisita in Europa in materia di politica di sostegno alle PMI dovrebbe essere trasmessa in modo mirato e pertinente ai paesi in via di sviluppo.

    2.   Presupposti principali del parere

    2.1

    In una lettera inviata al Presidente del CESE, il commissario europeo Šefčovič ha comunicato che la Commissione sta elaborando proposte volte ad associare in modo più efficace il settore privato al partenariato mondiale per lo sviluppo per il periodo post-2015, e chiesto quindi al Comitato di formulare un parere esplorativo sul ruolo di tale settore al fine di accelerare, per quello stesso periodo, uno sviluppo intelligente, sostenibile e incisivo, attualmente oggetto di discussioni in sede ONU.

    2.2

    Nel suo parere REX/372 (1) in merito alla comunicazione della Commissione Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile, il Comitato ha formulato una serie di raccomandazioni per associare la società civile all'elaborazione, all'attuazione e al follow-up degli obiettivi di sviluppo sostenibile per il periodo post-2015 a livello mondiale.

    2.3

    Come attestano i suoi pareri (2), il Comitato si occupa da tempo e con assiduità della cooperazione allo sviluppo e di cooperazione esterna, e - grazie alle proprie iniziative sulle questioni concernenti i paesi ACP, Euromed, il partenariato orientale, i negoziati commerciali internazionali e altri ambiti legati alla problematica dello sviluppo - ha acquisito una serie di esperienze e conoscenze concrete cui ha pienamente attinto per elaborare il presente parere.

    3.   Osservazioni generali

    3.1

    Il settore privato può svolgere un ruolo essenziale nella lotta contro la povertà nel mondo, in quanto crea posti di lavoro, produce beni e servizi, genera redditi e benefici e contribuisce, mediante le imposte da esso versate, alla copertura delle esigenze pubbliche; a condizione, però, di rispettare i principi di cooperazione allo sviluppo riconosciuti a livello internazionale. Anche dopo il 2015, l'APS continuerà ad essere un catalizzatore importante dello sviluppo; da solo, tuttavia, esso non potrà essere sufficiente a permettere di eradicare la povertà (3).

    3.2

    Gli obiettivi di sviluppo del millennio rivolti a eliminare la povertà non erano accompagnati da una definizione sufficientemente chiara dei modi per conseguirli e dalle necessarie correlazioni reciproche, e trascuravano il ruolo del settore privato nello sviluppo (4). Occorre associare molto più strettamente il settore privato al futuro quadro di cooperazione per il dopo 2015, in quanto rappresenta un partner strategico e un vettore di crescita sostenibile in tutti e tre i relativi pilastri - economico, sociale e ambientale -, fondati su indicatori non solo quantitativi ma anche qualitativi.

    3.3

    Le organizzazioni della società civile (5) segnalano sia i vantaggi che i rischi della partecipazione del settore privato alla cooperazione allo sviluppo. Per eliminare questi rischi, l'aiuto al settore privato grazie alle risorse destinate allo sviluppo dovrebbe rispettare i principi di trasparenza, efficienza, efficacia delle risorse investite, apertura degli appalti pubblici e responsabilità dei soggetti pubblici nei confronti di tutti gli attori interessati per l'attuazione della strategia di sviluppo adottata.

    3.4

    Il settore privato comprende lavoratori autonomi, microimprese, piccole e medie imprese, grandi imprese multinazionali, cooperative e altre imprese dell'economia sociale, istituzioni finanziarie. In senso lato fanno parte di tale settore anche i dipendenti delle imprese private e le loro organizzazioni sindacali, così come le organizzazioni non governative che partecipano a progetti privati. Oltre alle imprese private che esercitano legalmente le loro attività, esiste poi, in particolare nei paesi in via di sviluppo, un vasto settore privato informale. Nell'assegnare gli aiuti allo sviluppo occorre operare una distinzione tra queste diverse entità private, nonché distinguere le diverse ricadute che le loro attività hanno sullo sviluppo, in funzione delle loro dimensioni, del settore di attività e del livello di sviluppo del paese in questione (Stato meno sviluppato, mediamente sviluppato, in via di sviluppo o ancora vulnerabile).

    3.5

    Il settore privato, insieme con i rappresentanti della società civile, dovrebbe essere associato alla definizione delle esigenze di sviluppo in ciascun paese e partecipare alla fissazione dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile per il post-2015, affinché condivida la responsabilità del loro conseguimento. Questi obiettivi dovrebbero inserirsi nella scia degli OSM, essere concreti e misurabili, e riguardare le risorse idriche, l'agricoltura, la sicurezza alimentare, l'energia, le infrastrutture di trasporto, l'istruzione, la sanità, l'economia digitale, l'uguaglianza di genere e l'uguaglianza sociale.

    3.6

    Bisognerebbe riconoscere nel settore privato un elemento costitutivo essenziale del nuovo partenariato mondiale per lo sviluppo. Sarebbe opportuno creare una piattaforma che comprendesse i rappresentanti degli imprenditori e dei datori di lavoro europei, e fosse aperta anche ad altri soggetti interessati, tra cui i rappresentanti della società civile, per dialogare con i rappresentanti delle istituzioni europee e finanziarie sulla partecipazione del settore privato alla cooperazione internazionale allo sviluppo.

    3.7

    Il settore privato degli Stati donatori partecipa alla cooperazione allo sviluppo in quanto fornitore di servizi e attrezzature pagati dall'APS, in quanto fornitore diretto di aiuto allo sviluppo per motivi filantropici, nel quadro di progetti comuni con il settore pubblico e le ONG, e in quanto investitore in progetti che, oltre a rivestire un loro interesse per le imprese coinvolte, hanno ricadute significative anche per lo sviluppo. Bisognerebbe dare la precedenza ai progetti orientati verso l'innovazione grazie allo sviluppo delle capacità di innovare, ai servizi di consulenza, agli incubatori aziendali e ai distretti industriali nei paesi beneficiari. Gli appalti pubblici per i progetti di sviluppo devono essere trasparenti e aperti.

    3.8

    Nel contributo del settore privato allo sviluppo dovrebbe rientrare anche il sostegno a una società senza barriere, che contribuisca a eliminare la povertà dei cittadini appartenenti a gruppi a rischio come le persone con disabilità, le donne, gli anziani o coloro che attraversano una fase di particolare vulnerabilità. Al riguardo, l'accordo quadro sul mercato del lavoro inclusivo, concluso dalle parti sociali europee nel marzo 2010, può fungere da modello cui ispirarsi per inserire il predetto requisito nel futuro quadro di sviluppo.

    3.9

    Nei PVS il settore privato richiede un aiuto sistematico per essere in grado di svolgere il suo ruolo nello sviluppo, e ciò spiega perché aumenta la quota di APS destinata allo sviluppo di tale settore. Tale aumento, però, non può realizzarsi a scapito dell'APS fornito ai PMA, del quale questi ultimi non possono fare a meno per risolvere i loro problemi più gravi.

    3.10

    Gli investimenti privati orientati allo sviluppo effettuati da grandi imprese multinazionali costituiscono per le PMI locali, già attive o appena avviate, un'occasione per essere associate alla loro realizzazione, il che permette loro, grazie alla cooperazione con partner dei paesi sviluppati, di acquisire un know-how tecnico e di accedere alle tecnologie avanzate appropriate. Le imprese multinazionali dovrebbero rispettare i principi riconosciuti dell'ONU, dell'OCSE e delle altre organizzazioni internazionali (6).

    3.11

    Le piccole e medie imprese racchiudono, nei paesi in via di sviluppo così come altrove nel mondo, il principale potenziale di sviluppo, e ad aiutarle a realizzarlo dovrebbero contribuire in particolare i microcrediti e i prestiti agevolati (con abbuono di interessi) concessi dalle istituzioni europee e internazionali di finanziamento allo sviluppo. Una fonte importante di investimenti è poi costituita dalle rimesse (trasferimenti di risparmi e di altre risorse finanziarie) degli emigranti, che è necessario orientare maggiormente, grazie a incentivi, verso le esigenze di sviluppo del loro paese.

    3.12

    Il Comitato approva le idee espresse dalla Commissione nella comunicazione Oltre il 2015: verso un'impostazione globale e integrata al finanziamento dell'eliminazione della povertà e dello sviluppo sostenibile  (7), e chiede che il settore privato e le società civile organizzata siano coinvolti nel dibattito proposto sull'approccio integrato al finanziamento.

    3.13

    Bisognerebbe utilizzare l'APS come principale fattore moltiplicatore per associare il capitale privato agli investimenti nei paesi in via di sviluppo. A tal fine bisognerebbe impiegare strumenti innovativi quali il blending (combinazione di risorse), i diversi meccanismi di garanzia e i tassi d'interesse ridotti. Nel calcolo dell'importo dell'APS bisognerebbe imputare anche le garanzie di Stato per gli investimenti nei paesi in via di sviluppo. Occorre subordinare l'aiuto così fornito al capitale privato a delle condizioni e a indicatori chiaramente definiti, che tengano conto della sostenibilità dello sviluppo, della tutela dell'ambiente, dell'economia verde, dei posti di lavoro creati, del miglioramento della qualità della produzione, del trasferimento di know-how gestionale per il settore privato, ecc.

    3.14

    Occorre orientare maggiormente gli investimenti al rafforzamento del settore dei servizi, come quelli bancari, assicurativi, delle telecomunicazioni, dei trasporti nonché gli altri servizi di aiuto alle imprese, senza i quali l'industria e l'agricoltura non possono svilupparsi in modo sano. In tale contesto, lo Stato deve vigilare sul rispetto della concorrenza e provvedere a garantire una tutela adeguata degli investimenti.

    3.15

    I partenariati tra i settori pubblico e privato possono diventare uno strumento essenziale per attuare le strategie di sviluppo, poiché coniugano il meccanismo della sovvenzione ad opera di fondi pubblici con le iniziative d'investimento private per rispondere alle esigenze di sviluppo dei beneficiari finali. Il successo di questi progetti richiede un'informazione trasparente e una comunicazione aperta con le parti interessate.

    4.   Sostegno alla creazione di un contesto imprenditoriale propizio

    4.1

    Affinché nei paesi in via di sviluppo beneficiari il settore privato possa esistere e prosperare, in modo da poter svolgere il suo ruolo nello sviluppo, è necessario che ricorra un certo numero di condizioni fondamentali. Per questo motivo la cooperazione allo sviluppo dovrebbe puntare maggiormente a migliorare in modo permanente il contesto imprenditoriale, facilitando la creazione e lo sviluppo delle imprese, limitando le pastoie amministrative, aumentando la trasparenza e ponendo così un freno alla corruzione dilagante. L'affermarsi dello Stato di diritto stimola gli investimenti esteri e interni e contribuisce alla diversificazione delle economie locali.

    4.2

    La creazione di un ambiente imprenditoriale sano deve fondarsi sui meccanismi del mercato, tra i quali la concorrenza economica, l'efficienza dei mercati finanziari, l'indipendenza del potere giudiziario, l'applicazione generalizzata delle leggi in vigore, segnatamente in materia commerciale, il rispetto delle regole del commercio internazionale e dei diritti di proprietà intellettuale. Gli usi culturali locali andrebbero rispettati, nella misura in cui non mettano in discussione la concorrenza economica, non fomentino la corruzione e non portino a una ridistribuzione sterile dei fondi.

    4.3

    Nel campo della cooperazione allo sviluppo, bisognerebbe intendere la responsabilità sociale delle imprese come il frutto di un'iniziativa volontaria delle stesse e di una loro adesione a un concetto etico di imprenditorialità. Le imprese scelgono esse stesse, nel rispetto della disciplina di base e fra i principi universalmente riconosciuti (8), le disposizioni adatte alla loro attività economica. La definizione di tale quadro permette peraltro di garantire una concorrenza equa con le altre imprese del settore.

    4.4

    Poiché crea posti di lavoro, il settore privato può contribuire a eliminare la povertà; ma resta nondimeno essenziale che, nel far ciò, esso rispetti i diritti economici e sociali fondamentali. È necessario che siano rigorosamente applicate le convenzioni principali dell'OIL (libertà sindacale e contrattazioni collettive, divieto del lavoro forzato, del lavoro minorile e di qualsiasi discriminazione in materia d'impiego).

    4.5

    Bisognerebbe assicurarsi che i nuovi posti di lavoro creati siano conformi all'Agenda dell'OIL per il lavoro dignitoso, la quale prevede che l'impiego sia scelto liberamente, che il lavoratore benefici di una protezione sociale, che il datore di lavoro rispetti i diritti fondamentali dei lavoratori e che venga instaurato un dialogo sociale. È importante che tutti gli investitori, e in particolare quelli che si avvalgono di aiuti pubblici allo sviluppo, rispettino scrupolosamente questi principi nell'attuazione dei loro progetti ed esercitino, sui loro partner, un'influenza positiva in questo senso.

    4.6

    I programmi di sviluppo delle capacità istituzionali dell'amministrazione statale nei paesi in via di sviluppo dovrebbero rafforzare i principi dello Stato di diritto e contribuire al miglioramento delle condizioni per lo svolgimento dell'attività imprenditoriale e all'aumento delle capacità di assorbimento delle imprese locali. Questi programmi dovrebbero essere concepiti in stretta cooperazione con le parti sociali, nonché con le ONG interessate.

    5.   Come coinvolgere in modo più efficace il settore privato nello sviluppo

    5.1

    Le organizzazioni di imprenditori, come le camere di commercio, le associazioni di categoria, le federazioni datoriali e le organizzazioni dell'economia sociale dei paesi donatori, dovrebbero essere coinvolte attivamente nei programmi di aiuto al settore privato dei paesi in via di sviluppo, nel corso di tutte le fasi del ciclo di progetto. A questo scopo, occorre istituire un programma di sostegno alle organizzazioni locali incaricate di rappresentare le PMI che consenta a queste ultime di acquisire esperienza soprattutto in campi come il marketing, l'integrazione nelle catene di fornitura, la certificazione e la logistica.

    5.2

    Nei PVS le organizzazioni imprenditoriali hanno bisogno di acquisire competenze per migliorare l'ambiente imprenditoriale, rafforzare l'impostazione democratica dei loro organi, attrarre nuovi aderenti e comunicare attivamente con questi ultimi. Occorre sostenere lo sviluppo delle loro capacità avvalendosi del contributo attivo di organizzazioni partner analoghe dell'UE. I programmi europei di aiuto esterno, quindi, dovrebbero finanziare anche l'aiuto tecnico che le organizzazioni imprenditoriali europee forniscono ai loro partner.

    5.3

    Tra le misure volte a sviluppare il settore privato dovrebbero esservi inoltre dei moduli di formazione rivolti agli imprenditori che offrano loro anche la possibilità di effettuare tirocini in un paese sviluppato. Il Comitato raccomanda di studiare la possibilità di estendere il programma Erasmus ai giovani imprenditori e a coloro che iniziano un'attività nei paesi in via di sviluppo, oppure di istituire un programma con obiettivi analoghi, mettendo a disposizione le risorse necessarie alla sua realizzazione.

    5.4

    Occorrerebbe sostenere in misura maggiore l'istruzione e lo sviluppo delle conoscenze in materia di tecnologie chiave, soprattutto presso i lavoratori poco qualificati. Nei PVS, infatti, si registra da tempo la mancanza di programmi di formazione professionale, dato che i paesi donatori accordano principalmente borse di studio per l'istruzione superiore. Nell'industria e in altri settori, tuttavia, il settore privato ha bisogno che i lavoratori possiedano competenze professionali correnti acquisite nel quadro di apprendistati tradizionali, nonché determinate abitudini di lavoro che è necessario adottare quando si è alle dipendenze di un investitore straniero o di un'impresa mista.

    5.5

    L'aiuto allo sviluppo dovrebbe sostenere maggiormente i progetti innovativi e i nuovi modelli imprenditoriali che favoriscono l'inclusione, offrendo ampio spazio alla cooperazione del settore privato con le organizzazioni non governative. Si pensi, ad esempio, al distacco di volontari esperti (9), i quali forniscono assistenza allo sviluppo dell'imprenditorialità nei PVS. Una maggiore pubblicità ai progetti imprenditoriali innovativi a favore dello sviluppo coronati da successo contribuirebbe alla condivisione di esperienze in materia tra gli Stati membri.

    5.6

    Un'attenzione particolare dev'essere accordata al settore dell'industria estrattiva e delle materie prime. I progetti di investimento devono tener conto di sfide quali la tutela dell'ambiente, le condizioni sociali dei lavoratori, la sostenibilità dello sviluppo. I servizi dello Stato e degli altri enti territoriali del paese beneficiario devono definire un quadro normativo adeguato per ciascun settore di attività ed assicurarne il rispetto, anche per quanto riguarda l'adempimento degli obblighi fiscali. L'aiuto apportato dovrebbe permettere di adottare questo approccio sistemico, definendo peraltro le regole più appropriate per limitare gli oneri amministrativi eccessivi e prevenire il diffondersi della corruzione.

    5.7

    L'aiuto allo sviluppo dovrebbe promuovere l'agricoltura sostenibile e l'industria locale di trasformazione, in modo da migliorare la trasformazione di derrate alimentari e materie prime. Esso dovrebbe sostenere la creazione di associazioni di agricoltori e di piccoli produttori che trasformano i prodotti agricoli, nonché la loro integrazione nelle catene di approvvigionamento.

    Bruxelles, 16 ottobre 2013.

    Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Henri MALOSSE


    (1)  Parere del CESE sul tema Un'esistenza dignitosa per tutti: sconfiggere la povertà e offrire al mondo un futuro sostenibile, GU C 271, del 19.9.2013, pag. 144.

    (2)  Cfr., tra gli altri, i pareri del CESE sui seguenti temi: Strategia UE-Africa (2009), GU C 77, del 31.3.2009, pagg. 148–156, Commercio e sicurezza alimentare (2010), GU C 255, del 22.9.2010, pagg. 1–9, Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'applicazione di un sistema di preferenze tariffarie generalizzate (2012), GU C 43, del 15.2.2012, pagg. 82–88, Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'UE: un programma di cambiamento - Il futuro approccio al sostegno dell'Unione europea al bilancio di paesi terzi (2012), GU C 229, del 31.7.2012, pagg. 133–139, Partecipazione della società civile alle politiche di sviluppo dell'UE e alla cooperazione allo sviluppo (2012), GU C 181, del 21.6.2012, pagg. 28–34, Protezione sociale nella politica di sviluppo (2013), non ancora pubblicata sulla GU.

    (3)  Solo alcuni paesi sviluppati hanno raggiunto o superato l'obiettivo convenuto di dedicare all'APS una quota pari allo 0,7 % del loro prodotto interno lordo.

    (4)  Preliminary BIAC Perspectives for the Post-2015 Development Agenda, febbraio 2013.

    (5)  ITUC www.ituc-csi.org, Concord www.concordeurope.org, DCED (Donnors Committee of Economic Development) www.enterprise-development.org.

    (6)  Principi fondamentali dell'ONU relativi alle imprese e ai diritti umani, i principi direttivi dell'OCSE per le imprese multinazionali, l'iniziativa per la trasparenza delle industrie estrattive, la guida dell'OCSE sulla necessaria diligenza per catene di approvvigionamento responsabili dei minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio.

    (7)  COM(2013) 531 final del 16 luglio 2013.

    (8)  Ad esempio ISO 26000, Iniziativa ONU - Sei principi di investimento responsabile.

    (9)  Come quelli inviati, ad esempio, dall'associazione belga senza scopo di lucro Ex-Change, www.ex-change.be.


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