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Document 52005AE1264

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Il dialogo della società civile tra l'UE e i paesi candidati COM(2005) 290 def.

    GU C 28 del 3.2.2006, p. 97–103 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

    3.2.2006   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 28/97


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Il dialogo della società civile tra l'UE e i paesi candidati

    COM(2005) 290 def.

    (2006/C 28/22)

    La Commissione europea, in data 29 giugno 2005, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di cui sopra.

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 10 ottobre 2005, sulla base del progetto predisposto dal relatore PEZZINI.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 27 ottobre, nel corso della 421a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 99 voti favorevoli, 5 voti contrari e 9 astensioni.

    1.   Sintesi della comunicazione

    1.1

    L'esperienza che si può trarre dagli allargamenti fin qui realizzati ci dice che i cittadini sono stati poco informati e poco preparati su quanto è stato fatto per facilitare il processo. In vista dei futuri impegni dell'Europa, è necessario potenziare il dialogo tra le società civili, e cioè quello che viene chiamato il terzo pilastro (1).

    1.2

    Il potenziamento del dialogo tra le società civili deve perseguire i seguenti obiettivi:

    rafforzare i contatti e gli scambi di esperienze tra tutti i settori della società civile, degli Stati membri e dei paesi candidati,

    approfondire, a livello dell'Unione europea, la conoscenza e la comprensione dei paesi candidati, soprattutto della loro cultura e della loro storia, affinché appaiano chiare le opportunità e le sfide dei futuri allargamenti,

    approfondire, all'interno dei paesi candidati, la conoscenza e la comprensione dell'Unione europea, soprattutto dei suoi valori costitutivi, del suo funzionamento, e delle sue politiche,

    la società civile è stata definita in modi diversi. La Commissione opta per quella più larga e più aperta e cita, in proposito, il CESE: «l'insieme di tutte le strutture organizzative i cui membri perseguono l'interesse generale, attraverso un processo democratico basato sul dialogo e sul consenso, giocando, allo stesso tempo, il ruolo di mediazione tra i poteri politici e i cittadini (2)».

    1.3

    La Commissione delinea un quadro strategico, che prevede da un lato il rafforzamento delle azioni in corso, tra le quali viene citata la decennale esperienza del Comitato economico e sociale europeo, e dall'altro nuove azioni che rafforzino e approfondiscano il processo attuale.

    1.3.1

    Tra le azioni da potenziare in Croazia e in Turchia si citano i programmi Socrate, Leonardo e Gioventù e le azioni Jean Monnet, Marie Curie, Cultura e media. Si anticipa inoltre il varo di un programma destinato alle ONG e agli altri organismi della società civile.

    1.3.2

    Per le azioni future, la comunicazione, pur sottolineando che sarà la società civile con la sua esperienza a elaborare nuovi programmi, presenta un'ampia serie di proposte e suggerisce la realizzazione di:

    un partenariato a lungo termine tra le ONG, i partner sociali e le organizzazioni professionali, che potrà contare su finanziamenti comunitari,

    un contatto stretto tra le organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti delle donne,

    la creazione di un Consiglio di imprese UE/Turchia,

    nuovi gemellaggi tra le comunità locali,

    scambi di giovani, di universitari e di professionisti,

    scambi culturali,

    una più intensa partecipazione ai programmi comunitari, nel campo della cultura e dei media,

    una migliore formazione linguistica,

    la promozione di pubblici dibattiti, soprattutto in linea,

    scambi di esperienze e azioni di sensibilizzazione di giornalisti,

    dialogo tra le chiese e le religioni.

    1.3.3

    Anche i visti, dove previsti, dovranno essere semplificati e concessi in tempi più brevi.

    1.4

    Per realizzare quanto programmato nel dialogo sociale, si prevede un investimento di circa 40 milioni di euro. La cifra, a giudizio del CESE, è piuttosto esigua.

    2.   Osservazioni

    2.1

    Il titolo del documento della Commissione lascia presagire un dialogo con tutti i paesi candidati; di fatto tuttavia, salvo un rapido cenno alla Croazia, la comunicazione si rivolge quasi esclusivamente alla Turchia.

    2.2

    Secondo il CESE sarebbe stato utile sviluppare l'argomento anche nei confronti della Croazia, della Serbia e dei Balcani occidentali (3).

    2.3

    La Turchia occupa un posto rilevante nella sponda orientale del Mediterraneo e rientra quindi anche nel contesto della politica euromediterranea. Sarebbe opportuno che la Commissione chiarisse le caratteristiche e le particolarità di questo duplice ruolo.

    2.4

    A partire dagli anni Novanta i lavoratori e gli imprenditori dei paesi candidati sono stati associati agli organismi europei di rappresentanza (CES, UNICE, Ueapme, Eurochambre) e hanno partecipato a diverse fasi del dialogo sociale: la Turchia, in particolare, si è distinta per il suo impegno e per la sua presenza. Secondo il CESE sarebbe opportuno fare una riflessione sulle ricadute di questo impegno e di queste esperienze sui sindacati e sugli imprenditori che operano in Turchia.

    2.5

    Il dialogo sociale, inteso come dialogo teso alla preparazione al negoziato di adesione, riveste un ruolo considerevole nell'acquis comunitario e nelle strategie comunitarie e non può essere improvvisato. Secondo il CESE, la Commissione deve rivolgere a questo elemento un'attenzione particolare per assicurare che vi vengano coinvolti in modo continuativo tutti gli organismi di rappresentanza.

    2.5.1

    In Turchia vi sono molte fondazioni e organizzazioni culturali, nelle quali la partecipazione dei giovani è rilevante. Secondo il CESE, queste aggregazioni culturali potrebbero rappresentare un'ottima opportunità per approfondire le comuni problematiche ed evidenziare gli strumenti migliori per incidere sullo sviluppo della società.

    2.5.2

    Anche i gemellaggi tra enti locali, tra università e tra enti di formazione andrebbero promossi e sostenuti, perché hanno il pregio di consentire la circolazione delle esperienze e di indurre gli attori della società civile a valutare i diversi modi nei quali vengono affrontati e risolti i problemi culturali, sociali ed economici.

    2.6

    Per poter ottenere risultati concreti, sarebbe opportuno incentivare, attraverso strumenti opportuni, la partecipazione di rappresentanti dei paesi candidati ai lavori della DG Occupazione, affari sociali e pari opportunità e delle organizzazioni rappresentative che operano in ambito comunitario.

    2.7

    Anche la collaborazione tra le varie chiese, soprattutto tra quelle cristiane e quelle islamiche andrebbe favorita e sostenuta.

    2.8

    Analogamente andrebbe approfondito in tutti i modi il dialogo sulle varie forme di cultura.

    2.9

    A proposito del programma per le ONG, di prossimo lancio da parte della Commissione, il CESE auspica che esso possa contenere proposte concrete e utili per un costruttivo scambio di esperienze.

    3.   L'azione svolta dal CESE

    3.1

    In stretto contatto con la Commissione, il Comitato economico e sociale europeo ha istituito, a partire dal 1995, una serie di Comitati consultivi misti (CCM) con tutti i paesi dell'allargamento.

    3.2

    Un CCM è stato costituito anche con i paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico). Esso oggi rappresenta un punto di riferimento della Commissione, per l'applicazione dell'Accordo di Cotonou e per la gestione degli Accordi di partenariato economico (APE).

    3.3

    Il CESE può inoltre contare su un Comitato di monitoraggio per l'America Latina, incaricato di promuovere il potenziamento delle organizzazioni socioeconomiche dei paesi latinoamericani, di favorire la partecipazione di tali organizzazioni ai processi d'integrazione regionale in corso (America centrale, Comunità andina, Mercosur) e di sottoporre a monitoraggio gli Accordi di associazione esistenti o in corso di negoziazione.

    3.4

    Nella seconda metà degli anni '90, all'interno del CESE è stato costituito il Comitato per l'Euromed, per affiancare la Commissione nella realizzazione della politica sociale ed economica rivolta alla riva Sud del Mediterraneo.

    3.4.1

    La Tavola rotonda UE/India e l'Agenda transatlantica hanno consentito all'Unione europea di rendere più visibile la propria organizzazione sociale e culturale al resto del mondo.

    3.5

    Nel 2004 è stato costituito il Gruppo di contatto per i Balcani occidentali, con il compito di promuovere la cooperazione tra il CESE e le organizzazioni della società civile di detti paesi, tra cui in particolare i consigli economici e sociali nazionali (4), per aiutarle nell'azione di integrazione con l'Unione europea e, a più lungo termine, nel processo di adesione.

    3.5.1

    Il CESE ha dimostrato il proprio interesse nei confronti dell'Europa sudorientale attraverso l'elaborazione dei testi seguenti:

    una relazione informativa sulle relazioni tra l'Unione e alcuni paesi dell'Europa sudorientale (5),

    un parere d'iniziativa sul tema: «Lo sviluppo delle risorse umane nei Balcani occidentali» (6),

    un parere d'iniziativa sul tema: «Per una maggiore partecipazione della società civile organizzata nell'Europa sudorientale — Esperienze passate e sfide future» (7),

    un parere esplorativo sul tema «Il ruolo della società civile nel quadro della nuova strategia per i Balcani occidentali» (8),

    la candidatura della Croazia all'adesione (9).

    3.5.2

    Il Comitato ha anche adottato pareri d'iniziativa sulla Bulgaria, sulla Romania sulla Croazia.

    3.5.3

    Esso ha già prodotto due valutazioni parziali sulla politica europea di prossimità (10), e sta attualmente elaborando un parere esplorativo sul medesimo tema (11).

    3.6

    Contrariamente agli altri Comitati, che prevedevano da parte del CESE la partecipazione di 6 o di 9 membri (2 o 3 per gruppo), il CCM UE/Turchia nacque direttamente con 18 membri del CESE e 18 della parte turca. Il numero doppio trovava la sua giustificazione nell'ampiezza del paese e nella complessità dei problemi che potevano nascere dal fatto che si trattava del primo paese di religione islamica che chiedeva di entrare a far parte della famiglia europea.

    3.6.1

    Il CCM UE/Turchia è un organo paritetico, composto da rappresentanti della società civile organizzata dell'UE e della Turchia. I suoi membri provengono da differenti organizzazioni della società civile: le camere di commercio, il settore industriale e artigianale, il settore del commercio, le associazioni dei datori di lavoro, i sindacati dei lavoratori, le cooperative, le organizzazioni degli agricoltori, le associazioni dei consumatori, le ONG, i rappresentanti del terzo settore, ecc.

    3.6.2

    Le riunioni del CCM UE/Turchia (12) si sono svolte alternativamente a Bruxelles e in varie località della Turchia: in ogni riunione sono stati affrontati e dibattuti temi di interesse sociale ed economico. La 19a riunione del Comitato si è tenuta a Istanbul il 7 e 8 luglio 2005 (13).

    3.6.3

    Fra i temi più interessanti che sono stati oggetto di riflessione e di dibattito durante gli incontri ricordiamo:

    le relazioni tra la Turchia e l'UE nel campo dell'energia (1996),

    la cooperazione tra l'UE e la Turchia nel campo delle piccole e medie imprese e della formazione professionale (1996),

    i prodotti agricoli nel contesto dell'unione doganale CE-Turchia (1997),

    l'impatto sociale dell'unione doganale (1998),

    il ruolo delle donne nello sviluppo e nei processi decisionali (1999),

    le migrazioni (2000),

    la ricerca e lo sviluppo (2000),

    la liberalizzazione dei servizi (2000),

    il dialogo sociale e i diritti economici e sociali in Turchia (2001),

    l'impatto della crisi economica in Turchia (2002),

    le disparità regionali in Turchia (2002),

    l'evoluzione dell'agricoltura in Turchia (2002),

    i progressi realizzati dalla Turchia sulla via dell'adesione all'UE (2003),

    l'integrazione delle persone handicappate nella vita sociale (2004),

    le microimprese e i processi di normalizzazione (2004),

    lo sviluppo delle relazioni UE-Turchia, il coinvolgimento della società civile nel processo dei negoziati per l'adesione (2005).

    3.7

    Come è possibile vedere, molti temi dell'acquis comunitario hanno avuto un'ampia eco e risonanza negli incontri con la società civile turca. Va sottolineato che agli incontri, soprattutto a quelli che si sono svolti in Turchia (14), erano presenti numerosi rappresentanti delle organizzazioni più rappresentative della società turca.

    3.8

    Soprattutto nelle riunioni tenutesi in Turchia, oltre ai membri del CCM, erano presenti numerosi rappresentanti delle varie organizzazioni turche, che hanno dato un buon contributo alla reciproca conoscenza.

    3.9

    Fra le iniziative sviluppate dal CCM va sottolineato l'impegno per far nascere anche in Turchia un Consiglio economico e sociale, sull'esempio di quello europeo e di quelli esistenti in molti paesi europei (15).

    3.10

    La comunicazione della Commissione dà atto al CESE di aver svolto un ruolo attivo, negli ultimi dieci anni, nelle relazioni con la Turchia (16). L'auspicio della Commissione è che il Comitato delle regioni possa svolgere un ruolo simile con le regioni turche.

    4.   L'attuazione del terzo pilastro e la democrazia di prossimità

    4.1

    Fra le tendenze degli ultimi anni, oltre all'affermazione della sussidiarietà, ha acquistato importanza la questione della prossimità, che diviene un atteggiamento culturale attraverso il quale il cittadino esprime il desiderio di sentirsi protagonista nelle decisioni che coinvolgono la sfera sociale.

    4.2

    Parallelamente allo svilupparsi della democrazia di prossimità si verificano due fenomeni rilevanti:

    le nuove funzioni dei Parlamenti nazionali,

    l'affermazione del principio di sussidiarietà.

    4.3

    Il Parlamento viene vissuto, spesso, come troppo lento e dispersivo nelle sue decisioni. Si impone quindi uno sforzo per individuare per esso una nuova composizione e un nuovo ruolo (17).

    4.3.1

    La cultura della sussidiarietà si è diffusa grazie soprattutto all'impulso dell'Unione europea e si basa sul principio che le decisioni vanno prese a diversi livelli. Il punto è quello di individuare il livello più appropriato. È inutile fare a Bruxelles ciò che può essere fatto meglio a livello nazionale o a livello locale, e viceversa.

    4.4

    Grazie alle nuove tecnologie, la conoscenza si sta diffondendo con una velocità e con un'ampiezza prima impensabili. Molti cittadini, un tempo esclusi dalle fonti di informazione, oggi hanno una migliore preparazione, un miglior orientamento e sentono di poter contribuire, con il loro giudizio, alle decisioni (18).

    4.4.1

    A queste esigenze, che sono l'espressione di una società che cresce culturalmente grazie anche alle esperienze condivise con gli altri Stati europei, una democrazia applicata secondo i principi della prossimità può sicuramente offrire delle risposte migliori.

    4.4.2

    Il processo di allargamento appena concluso e i futuri ampliamenti alla Turchia e alla Croazia impongono una condivisione di questi modelli culturale e sociali.

    4.5

    Questi modelli mirano a integrare le diverse dimensioni (economiche, industriali, sindacali, professionali) nello stesso sistema di organizzazione del consenso.

    4.5.1

    Integrare le diverse culture. Le varie categorie professionali hanno, spesso, modalità diverse nel modo di affrontare i problemi. Anche se, grazie all'evoluzione culturale, molte esigenze appaiono oggi simili, ancora diversi sono gli strumenti e i percorsi per soddisfare bisogni e aspirazioni sempre più evoluti. Secondo i modelli in uso, la sintesi delle posizioni avviene a livello di vertici, attraverso la mediazione politica.

    4.5.2

    Ma questo processo genera, sempre più, insoddisfazione e disaffezione verso la classe politica e verso le associazioni di categoria. Si richiede dunque uno sforzo notevole e diverso per integrare meglio, e dai livelli più bassi, le diverse visioni dei problemi. Non si tratta di creare un'omologazione culturale, ma di individuare insieme le linee di evoluzione che possano raccogliere il più largo consenso.

    4.5.3

    Nello stesso sistema. Il processo di integrazione si può attivare, e già si attiva, in modi diversi. Esso ha comunque la necessità di organizzarsi secondo sistemi e metodi determinati. I sistemi che hanno raggiunto i risultati migliori, a livello di organismi europei e di Stati membri, organizzavano la società civile in tre gruppi (19) nei quali erano rappresentati rispettivamente gli imprenditori, i lavoratori dipendenti, gli esponenti delle libere professioni, delle ONG, dei comitati per le pari opportunità, degli organismi di difesa, dei consumatori e dei gruppi sociali di base.

    4.6

    Ai vari livelli. Un'organizzazione di questo tipo ha il compito di affrontare un certo numero di problemi, spesso complessi, a livello regionale, nazionale o europeo. Per questo il Trattato di Roma del 1957, quando ha dato vita all'Unione, ha opportunamente previsto, tra i vari organismi, anche il Comitato economico e sociale europeo.

    4.6.1

    Identificare il livello più opportuno a cui organizzare la ricerca di soluzioni condivise fa parte della crescita culturale e del percorso verso una democrazia di prossimità.

    4.7

    Il metodo del dialogo attivo con, e all'interno della, società civile organizzata. Il dialogo continuo con e all'interno della società civile organizzata emerge e acquista spazio in una democrazia matura, dove le conoscenze e l'informazione sono diffuse tra i cittadini e consentono di affrontare i problemi, anche i più complessi, al di fuori dei condizionamenti ideologici e dei limiti che pone l'ignoranza.

    4.7.1

    La continuità del dialogo. Un elemento importante è rappresentato dalla continuità del dialogo, che consente di superare i limiti propri della occasionalità. Soprattutto sui problemi più complessi, il confronto continuo e organizzato, a livello metodologico, può dare risultati insperati.

    4.8

    L'interazione  (20) come metodo per arrivare a soluzioni rapide e condivise. L'interazione rappresenta la normale conseguenza di un lavoro comune, condotto con continuità e con metodo. Grazie alla condivisione, i risultati sono destinati ad assumere valore e a durare nel tempo. Nelle fasi di elaborazione dei pareri, molte posizioni, all'inizio distanti, sono destinate ad avvicinarsi e ad essere condivise.

    4.9

    Questi processi sono, normalmente, applicati nei Parlamenti, ma non coinvolgono, alla base, la società civile organizzata. Riuscire a estendere questi modelli a livelli regionali, con organizzazione, continuità e metodo, significa entrare nel flusso di una democrazia più matura, che va verso la democrazia di prossimità.

    5.   I negoziati di adesione e la società civile

    5.1

    Come è noto, i criteri di Copenaghen, nel momento in cui hanno fissato i principi da seguire per i processi di allargamento, hanno imposto l'obbligo per i nuovi Stati di integrare pienamente l'acquis comunitario nelle loro politiche e comportamenti. Anche per questo il CESE accoglie con favore e condivide pienamente la comunicazione della Commissione del 29 giugno, sul dialogo tra la società civile dell'UE e quella della Turchia.

    5.2

    Per il Comitato, è necessario mettere da parte gli stereotipi e presentare l'UE e la Turchia come esse sono attualmente, individuando i percorsi più opportuni per arrivare ad una migliore conoscenza reciproca e a una più efficiente applicazione della democrazia di prossimità.

    5.3

    Il Comitato si compiace del fatto che un nuovo progetto di legge sulla riforma del Consiglio economico e sociale turco sia stato predisposto congiuntamente con alcuni rappresentanti della società civile organizzata, tra cui vari membri del Comitato consultivo misto.

    5.3.1

    Tale progetto di legge conferisce, da una parte, un ruolo più centrale e una migliore rappresentatività agli esponenti della società civile organizzata nell'ambito del Consiglio e, dall'altra, riduce l'intervento del governo.

    5.4

    Il CESE auspica che tale progetto venga adottato e applicato quanto prima, e ribadisce con fermezza il principio che il nuovo Consiglio economico e sociale turco dovrà essere in grado di agire in piena autonomia, disponendo delle necessarie risorse finanziarie e umane.

    5.5

    È molto importante che i rapporti tra UE e Turchia siano caratterizzati da trasparenza, partecipazione e responsabilizzazione.

    5.6

    In considerazione delle caratteristiche delle relazioni tra UE e Turchia e dell'esperienza dei paesi di recente adesione, il Comitato, attraverso i lavori del CCM ha proposto diverse misure volte a coinvolgere la società civile organizzata nei negoziati di adesione.

    5.6.1

    Lo sviluppo delle competenze è necessario per consentire alle organizzazioni della società civile di intervenire nelle consultazioni sull'adesione. Per raggiungere questo obiettivo esse avranno però bisogno di assistenza e finanziamenti.

    5.6.2

    Questo tipo di sostegno dovrebbe provenire essenzialmente dal governo turco e, in via integrativa, dalle istituzioni dell'UE e dalle organizzazioni della società civile degli attuali Stati membri.

    5.7

    Ai fini dello sviluppo delle competenze delle organizzazioni turche, è utile che esse rafforzino i contatti con le organizzazioni europee e partecipino a progetti transnazionali europei.

    5.7.1

    Anche i membri del CCM possono fornire un utile contributo in questo campo, e le loro organizzazioni sono invitate ad avviare programmi di dialogo della società civile. Tali progetti devono mirare al miglioramento della conoscenza reciproca e a garantire la collaborazione, in particolare attraverso lo scambio delle migliori pratiche.

    5.8

    I rappresentanti delle organizzazioni turche potrebbero partecipare in modo sistematico ai lavori dei gruppi di studio organizzati a livello europeo per l'attuazione delle politiche europee, come ad esempio quello per il processo di Lussemburgo.

    5.9

    Secondo le osservazioni formulate dal CCM, le procedure per il rilascio dei visti negli Stati membri rappresentano un ostacolo per lo sviluppo delle relazioni all'interno della società civile. Il CESE invita pertanto i governi a semplificare tali procedure, al fine di:

    rafforzare il dialogo tra i rappresentanti della società civile,

    intensificare la cooperazione sindacale,

    agevolare gli incontri tra gli imprenditori e gli uomini di affari,

    rendere più agili le relazioni commerciali ed economiche,

    realizzare una piattaforma delle ONG.

    5.10

    Occorre accelerare la realizzazione del Consiglio economico e sociale turco, con le caratteristiche di autonomia sopra richiamate, perché esso rappresenterà un valido strumento di dialogo, permanente, tra il governo e la società civile organizzata, con il coinvolgimento di tutte le parti sociali.

    5.10.1

    Questo organismo, che consentirà di meglio realizzare la democrazia di prossimità, deve rispondere alle legittime aspirazioni dell'intera società civile organizzata e riflettere le sue esigenze e potenzialità, nel corso dell'integrazione nella vita dell'Unione.

    5.10.2

    Per avere una base molto ampia, è opportuno che il Consiglio economico e sociale turco abbia una articolazione regionale e intervenga nelle consultazioni su tutti i capitoli che riguardano l'acquis comunitario. Le consultazioni sui diversi capitoli del negoziato dovranno essere costanti e tempestive.

    5.11

    Affinché i negoziati diano l'esito sperato, è indispensabile promuovere sia in Turchia sia nell'UE la consapevolezza e la comprensione dei rispettivi modelli e tradizioni culturali. In particolare, bisogna far sì che la percezione pubblica dell'UE nei confronti della Turchia e viceversa coincida con la realtà.

    5.11.1

    Il modo migliore per ottenere questo risultato è dare l'opportunità alle organizzazioni della società civile, tanto dell'UE che della Turchia, di organizzare adeguate campagne di informazione.

    5.12

    Il CESE, anche attraverso la continua e ampia azione del CCM, si sente da sempre impegnato:

    a promuovere la partecipazione della società civile ai negoziati relativi ad ognuno dei capitoli discussi,

    ad esaminare con attenzione le conseguenze socioeconomiche dell'adozione dell'acquis da parte della Turchia,

    ad intensificare e consolidare il dialogo e la collaborazione tra i rappresentanti della società civile organizzata negli Stati membri e in Turchia.

    5.12.1

    Nel fare questo il CESE e il CCM possono far tesoro dell'esperienza dei membri provenienti dai nuovi Stati membri e, quindi, del modo in cui essi hanno risolto i problemi incontrati durante i negoziati.

    5.12.2

    Lo scopo è quello di valorizzare tutte le forze organizzate attive nel territorio, attraverso un processo di democrazia di prossimità che, da sola, la classe politica non sarebbe mai in grado di realizzare.

    5.13

    Con la Turchia, in particolare, data la vastità della regione e la complessità dei problemi, gli incontri e il confronto delle esperienze sono stati più intensi e più frequenti. Tuttavia tutto questo non è ancora sufficiente.

    5.14

    È indispensabile stanziare più fondi, va intensificato l'impegno, devono essere moltiplicati gli incontri e lo scambio delle esperienze, e vanno meglio identificate le categorie sociali e professionali da coinvolgere.

    6.   Conclusioni

    6.1

    Il CESE ritiene che sarebbe opportuno organizzare, d'intesa con il Consiglio economico e sociale turco, e con il suo fattivo contributo, una struttura permanente, costituita da rappresentanti della società civile: essa avrà il compito di seguire i negoziati di adesione (21) perché questi portino ad una effettiva e integrale applicazione dell'acquis comunitario.

    6.1.1

    Data la vastità del territorio e la pluralità delle culture, è opportuno che questa struttura abbia la possibilità di operare, oltre che a livello nazionale, anche a quello regionale.

    6.2

    È molto importante che il confronto tra le culture e il valore dell'acquis non rimangano monopolio di Istanbul, di Ankara e delle principali città della Turchia, ma si estendano anche alle province e alle zone rurali.

    6.3

    Le aspirazioni, i timori, le aspettative dei popoli trovano risonanza e concretezza negli organismi della società civile. A questi organismi va dato un ruolo fondamentale nella programmazione e nella realizzazione della campagna di informazione legata all'adesione della Turchia all'UE.

    6.3.1

    Secondo il CESE, è anche molto importante che venga individuata una piattaforma comune di comunicazione (22),ovvero un forum, nel quale le associazioni e le ONG abbiano la possibilità di evidenziare, in concreto e sul campo, i principali problemi e trovare soluzioni condivise.

    6.4

    Il percorso di preadesione è sempre accompagnato da programmi di sostegno e da un'assistenza finanziaria. Spesso solo poche persone, vale a dire gli addetti ai lavori, conoscono le procedure, le scadenze e le opportunità finanziarie. È necessario predisporre materiale informativo chiaro, perché venga diffuso tra tutte le organizzazioni e divenga oggetto di progetti e di proposte.

    6.4.1

    Anche le procedure per ottenere i finanziamenti devono essere, nel limite del possibile, semplificate e opportunamente spiegate agli organismi di rappresentanza della società.

    6.5

    La delegazione della Commissione in Turchia, anche attraverso il sostegno e l'esperienza del CCM, del CESE e del Comitato delle regioni, ha la possibilità di dare un notevole apporto per organizzare un dialogo concreto e strutturato tra i rappresentanti dei diversi settori della società civile, ivi compresi gli attori del dialogo sociale, in Turchia e tra la Turchia e l'UE (23). Attraverso i fondi previsti per il rafforzamento della società civile, è molto importante dare alle parti sociali della Turchia e dell'UE la possibilità di elaborare progetti congiunti di formazione, nei numerosi campi previsti dai 31 capitoli dell'acquis comunitario.

    6.6

    È opinione del CESE che sia importante rinforzare, quanto prima, la «capacity building» delle organizzazioni turche, dando loro la possibilità di incrementare le conoscenze sulle loro omologhe in Europa, in particolare sulle loro funzioni e sul ruolo di rappresentanza in una democrazia di prossimità.

    6.6.1

    Nello stesso tempo, nel contesto dell'assorbimento dell'acquis, acquista importanza l'elaborazione di una legislazione sulle associazioni, il cui testo e il cui spirito siano conformi a quelle già esistenti a livello europeo.

    6.7

    Il governo turco, anche sulla scorta di quanto previsto dall'acquis comunitario, dovrebbe migliorare la legislazione rivolta alle organizzazioni e sopprimere gli ostacoli che limitano lo sviluppo delle ONG.

    6.8

    Per quanto riguarda la dimensione di genere, il Comitato invita la Commissione a vigilare affinché le donne siano sufficientemente coinvolte in tutte le azioni di cooperazione e siano opportunamente rappresentate negli organismi di dialogo e nelle azioni programmate.

    6.9

    Il CESE ritiene che debbano essere sostenute le diverse organizzazioni turche, perché possano divenire, nei rispettivi settori, e in tempi brevi, membri degli organismi europei e internazionali.

    6.10

    La partecipazione della Turchia ai programmi sull'educazione e sulla formazione va in tutti i modi incentivata, anche con nuovi programmi creati ad hoc che si affianchino a quelli esistenti.

    6.10.1

    Le esperienze di stages universitari con il programma Erasmus, opportunamente potenziato, potrebbero rappresentare un'ottima occasione per consentire a molti studenti di nazioni diverse di confrontarsi e arrivare a stimarsi reciprocamente.

    6.11

    Il Comitato è convinto che potrebbero essere ridotte o eliminate molte delle formalità che i ministeri turchi richiedono quando gli imprenditori o gli operatori economici turchi intendono organizzare attività in paesi europei.

    6.12

    I legami tra i rappresentanti di organizzazioni simili, tra la Turchia e l'UE, vanno sostenuti, incentivati e incoraggiati, perché consentono di facilitare e di rendere più veloce l'omogeneizzazione di esperienze e di culture.

    6.13

    In sostanza, tutti gli sforzi andrebbero indirizzati all'obiettivo di consentire al maggior numero di europei di conoscere la Turchia e al popolo turco di conoscere l'Europa.

    Bruxelles, 27 ottobre 2005

    La Presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Anne-Marie SIGMUND


    (1)  Il primo pilastro è rappresentato dalla riforma politica; il secondo dai negoziati di adesione; il terzo dal dialogo tra le società civili.

    (2)  I partner sociali (sindacati e organizzazioni datoriali); le organizzazioni che rappresentano gli attori economici e sociali, in senso ampio (ad es. le associazioni dei consumatori); le ONG; le associazioni di base (ad es. le associazioni familiari e giovanili); le comunità religiose e i media; le camere di commercio.

    (3)  Per Balcani occidentali si intende solitamente il territorio dell'ex Iugoslavia (eccetto la Slovenia) e dell'Albania, cioè la Croazia, la Bosnia Erzegovina, la Serbia, il Montenegro (Kosovo incluso), la ex Repubblica iugoslava di Macedonia e l'Albania.

    (4)  La Croazia e il Montenegro hanno istituito dei Consigli economici e sociali.

    (5)  Relazione informativa CESE 1025/98 fin- relatore: SKLAVOUNOS.

    (6)  Parere del CESE - relatore: SKLAVOUNOS. GU C 193 del 10.7.2001, p.99

    (7)  Parere del CESE - relatore: WILKINSON. GU C 208 del 3.9.2003, p. 82

    (8)  Parere del CESE - relatore: CONFALONIERI. GU C 80 del 30.3.2004, p. 158

    (9)  Parere del CESE - relatore: STRASSER. GU C 112 del 30.4.2004, p. 68

    (10)  Una si riferisce all'Europa centrorientale parere del CESE GU C 80 del 30.3.2004, p. 148 (relatrice: Karin ALLEWELDT) e l'altra all'area mediterranea relazione informativa CESE 520/2005 fin (relatrice: Giacomina CASSINA).

    (11)  Relatrice: Giacomina CASSINA (REX/204).

    (12)  A tutt'oggi le riunioni sono state 19.

    (13)  La prima riunione si è tenuta a Bruxelles il 16 novembre 1995, con la presenza di S.E. OZULKER, Ambasciatore della Turchia presso l'UE.

    (14)  Gli incontri in Turchia sono stati 9: 3 a Istanbul; 1 a Gaziantep; 2 ad Ankara; 1 a Trebisonda; 1 a Smirne e 1 a Erzurum.

    (15)  Hanno un comitato economico e sociale i seguenti paesi: Austria, Belgio, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia, Bulgaria, Romania. (Fonte CESE).

    (16)  COM(2005) 290 def. del 29.6.2005, punto 2.2.2.

    (17)  Su questo argomento ha sviluppato un interessante intervento Jacques DELORS, in occasione di un suo incontro presso il CESE nel 1999.

    (18)  Il concetto di «democrazia di prossimità» amplia e concretizza il concetto di partecipazione, in quanto struttura e organizza il consenso attraverso strumenti e organismi (come il CESE, come i CES nazionali e regionali) che contribuiscono a risolvere problemi e a trovare soluzioni alle grandi trasformazioni sociali ed economiche. Un esempio tipico è il processo di liberalizzazione del mercato dei servizi, dell'energia e del gas nei vari paesi dell'UE, con particolare attenzione ai servizi di interesse generale.

    (19)  Questa suddivisione è stata adottata, con poche differenze, dai comitati economici e sociali istituiti nei paesi europei, che sono attualmente 15.

    (20)  L'interazione porta a campi mentali mutui e isomorfi: mutui, cioè l'uno implica l'altro; isomorfi, cioè tendono a trovare analogie e punti comuni nel ragionamento (da Alberoni e altri).

    (21)  Si tratta di costituire un partenariato orizzontale e verticale, rispettivamente con i rappresentanti della società civile (orizzontale) e con quelli delle istituzioni (verticale), così come avviene nelle regioni NUTS II dell'Obiettivo 1. La consultazione e l'informazione rivolta ai partner sopra descritti ha permesso di migliorare notevolmente la soluzione dei problemi delle regioni in ritardo di sviluppo. Cfr. documenti della DG REGIO sui POR e sui DOCUP regionali.

    (22)  Una struttura di dialogo.

    (23)  Un dialogo diffuso già esiste. Le organizzazioni sindacali, quelle datoriali e i rappresentanti della micro impresa hanno già frequenti contatti fra di loro sui temi della rappresentanza sindacale, e dell'occupazione, nonché sui problemi del credito, della formazione professionale e della commercializzazione e internazionalizzazione dei prodotti. Gli incontri avvengono o a Bruxelles (UNICE, Ueapme, CES) o in Turchia, ma questi rapporti dovrebbero essere meglio strutturati. Sul problema del tessile, con la mediazione della DG Imprese e Industria, si è affrontato il tema della zona pan-euromediterranea come alternativa produttiva, con prodotti di qualità, alla Cina.


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