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Documento 52001AE1491

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale intitolata Sostegno alle strategie nazionali volte a garantire pensioni sicure e sostenibili attraverso un approccio integrato"

    OL C 48, 2002 2 21, pagg. 101–106 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    52001AE1491

    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale intitolata Sostegno alle strategie nazionali volte a garantire pensioni sicure e sostenibili attraverso un approccio integrato"

    Gazzetta ufficiale n. C 048 del 21/02/2002 pag. 0101 - 0106


    Parere del Comitato economico e sociale in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale intitolata 'Sostegno alle strategie nazionali volte a garantire pensioni sicure e sostenibili attraverso un approccio integrato'"

    (2002/C 48/23)

    La Commissione, in data 5 luglio 2001, ha deciso conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla comunicazione di cui sopra.

    La Sezione "Occupazione, affari sociali e cittadinanza", incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della Relatrice Cassina in data 7 novembre 2001.

    Il Comitato economico e sociale ha adottato, il 29 novembre 2001, nel corso della 386a sessione plenaria, con 92 voti favorevoli e 1 astensione, il seguente parere.

    1. Introduzione

    1.1. Nel quadro del mandato conferitole dai Consigli europei di Stoccolma(1) e di Göteborg(2), la Commissione ha pubblicato, il 3 luglio 2001, una Comunicazione(3) al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale intitolata "Sostegno alle strategie nazionali volte a garantire pensioni sicure e sostenibili attraverso un approccio integrato".

    1.2. Il dibattito e le valutazioni che si svilupperanno sul contenuto di questa Comunicazione contribuiranno alla preparazione di un Rapporto per il Vertice di Laeken (dicembre 2001). In quella sede, gli Stati membri dovrebbero trovare un accordo sugli obiettivi e sui metodi per garantire sicurezza e sostenibilità ai sistemi pensionistici nell'UE, in una dinamica di cooperazione volontaria, di coordinamento, di confronto di buone pratiche e di comparabilità delle rilevazioni e dei dati, sulla scia di quanto già indicato dalla Commissione nella Comunicazione del 1999 riguardante, più in generale, la protezione sociale(4).

    1.3. Il Comitato economico e sociale, prima di ricevere la richiesta di parere sulla Comunicazione di cui al punto 1.1, aveva deciso la creazione di un Sottocomitato per elaborare un parere di iniziativa dal titolo "Crescita economica, fiscalità e sostenibilità delle pensioni". Il parere del Sottocomitato si pronuncerà soprattutto su quelle parti della Comunicazione che si riferiscono più specificamente all'intreccio tra crescita, fiscalità e sostenibilità delle pensioni, mentre il presente parere sarà incentrato in particolare su alcuni aspetti relativi alla coerenza tra le politiche coinvolte e ai problemi di metodo per lo sviluppo della cooperazione in materia. Di conseguenza, i due pareri saranno complementari e costituiranno, insieme, il contributo complessivo del Comitato al dibattito in corso.

    2. Sintesi della Comunicazione della Commissione

    2.1. La Commissione struttura gli obiettivi comuni che propone in tre grandi gruppi:

    - Adeguatezza delle pensioni

    - Sostenibilità finanziaria dei regimi pensionistici pubblici e privati

    - Modernizzazione dei sistemi pensionistici(5)

    2.2. La Commissione propone anche lo sviluppo di indicatori che sostengano il metodo aperto di coordinamento tra i paesi membri, per costruire un approccio esauriente ed integrato di obiettivi (sostenibilità sociale e finanziaria), di politiche (politica occupazionale, di protezione sociale ed economica), nonché un coordinamento tra tutte le parti interessate al processo.

    2.3. Al Vertice di Laeken sarà presentata una relazione (vedi punto 1.2) che delineerà obiettivi e metodi in materia. In seguito, ogni Stato membro definirà le proprie strategie entro il luglio 2002 e la Commissione le valuterà evidenziando le buone pratiche e gli approcci innovativi che saranno ripresi in una relazione congiunta Commissione/Consiglio per il Vertice di primavera del 2003. Le relazioni strategiche dei paesi membri saranno aggiornate ogni anno, mentre un riesame complessivo del problema avverrà nel 2005.

    2.4. Il Comitato per la protezione sociale (CPS), il Comitato per l'occupazione (CPO) e il Comitato di politica economica (CPE) valuteranno, rispettivamente, le strategie nazionali e la loro coerenza con gli obiettivi (CPS), i progressi della strategia europea per l'occupazione (CPO), l'impatto dell'invecchiamento della popolazione sui bilanci pubblici nel quadro della sorveglianza multilaterale (CPE).

    3. Osservazioni generali

    3.1. Il quadro generale di riferimento

    3.1.1. Il Comitato ritiene che, per apprezzare compiutamente la Comunicazione oggetto del presente parere, si debba tenere costantemente presente l'obiettivo strategico per il nuovo decennio, adottato dal Consiglio europeo di Lisbona nel marzo 2000: "... diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale".

    3.1.2. Ciò implica, per l'Unione europea e gli Stati membri, una serie di impegni a promuovere politiche e ad assumerne la relativa responsabilità: un obiettivo strategico della portata di quello di Lisbona è ciò verso cui le diverse politiche devono essere orientate e, nello stesso tempo, la garanzia per assicurare coerenza e compatibilità tra le diverse strategie per conseguirlo. In altre parole, lo "scenario di Lisbona" è una scelta politica compiuta, una tappa strategica dell'integrazione su cui la UE e gli Stati membri giocano la loro credibilità nei confronti dei cittadini europei, così come è stato per il mercato interno e l'UEM.

    3.1.3. Nel quadro della scelta di Lisbona, l'aumento della partecipazione al mercato del lavoro è l'obiettivo da perseguire in via prioritaria per un corretto sviluppo di ogni strategia economica, sociale e, nel caso specifico, pensionistica.

    3.1.4. Il Comitato si sorprende che la Commissione non faccia cenno ai paesi candidati e ricorda che, prima della verifica della dinamica che si vuol mettere in atto (2005) diversi paesi candidati saranno già membri dell'UE. È pertanto indispensabile che i paesi candidati siano coinvolti da subito nel processo di cooperazione in materia pensionistica.

    3.2. La sussidiarietà

    3.2.1. Il Comitato apprezza l'attenzione con cui la Commissione rispetta, nella sua Comunicazione, il principio di sussidiarietà in una materia tanto complessa e delicata come le pensioni, ma ribadisce quanto già espresso in precedenti pareri: la sussidiarietà non è solo un principio che regola le competenze della UE e degli Stati membri, ma anche e soprattutto un principio dinamico che mette in rete competenze e responsabilità dei diversi attori ai diversi livelli, nella complessa architettura istituzionale e sociale dell'Unione europea e dei suoi Stati membri. Il CES fa presente che la convergenza da realizzare attraverso il metodo aperto di coordinamento dei sistemi di previdenza sociale, deve avvenire nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà, sulla base di decisioni politiche autonome degli Stati membri. La responsabilità fondamentale delle decisioni in materia di pensioni rimane, infatti, ai legislatori degli Stati membri ma, poiché si tratta di scelte che incidono profondamente sulla vita di tutti i cittadini, le decisioni in materia dovranno essere preparate coinvolgendo sistematicamente le amministrazioni regionali e locali, le parti sociali e le organizzazioni della società civile, che devono poter partecipare, secondo le norme e/o le prassi dei diversi paesi membri, alla definizione e all'attuazione delle diverse strategie, come si specificherà meglio nel punto 3.4.

    3.3. Gli obiettivi

    3.3.1. L'analisi e la valutazione dei 10 obiettivi proposti dalla Commissione nella Comunicazione oggetto del presente parere è stata in gran parte svolta nel parere del Sottocomitato (cfr. pt. 1.3). Di seguito ci si limiterà a commentare alcuni obiettivi o parti di essi.

    3.3.1.1. L'obiettivo uno(6) ha un carattere universalistico perché riafferma la solidarietà come valore imprescindibile del modello sociale europeo. Il Comitato sottolinea l'importanza di mantenere e rafforzare, anche nell'ammodernamento e nell'adeguamento dei sistemi pensionistici, forti strumenti di solidarietà (tra generazioni, tra lavoratori attivi e disoccupati, tra benestanti e indigenti) che, pur mutando nel tempo, devono continuare a costituire il tessuto connettivo delle nostre società. L'obiettivo uno deve essere interpretato come la possibilità per tutte le persone anziane (comprese quelle che non hanno potuto pagare contributi, quelle che soffrono di limitazioni fisiche, psichiche, di invalidità e di handicap, ecc.) di godere di uno standard di vita dignitoso che permetta loro di sentirsi parte attiva della società e del sistema economico in cui si trovano a vivere. È un obiettivo di grandissima importanza che mira a realizzare la coesione sociale, la pari dignità dei cittadini nei confronti della società e a prevenire il rischio di emarginazione degli anziani.

    3.3.1.2. L'obiettivo due(7) attiene all'accessibilità a sistemi pensionistici adeguati, dove, per "adeguatezza" si deve soprattutto intendere la capacità dei sistemi di rispondere alle aspettative dei cittadini in materia pensionistica, permettendo a questi ultimi di costruire responsabilmente una prospettiva di vita completa e soddisfacente. Il CES ricorda che la speranza di vita si è molto allungata, ma ciò implica quasi sempre un prolungamento anche del periodo della fruizione della pensione. È pertanto di grande importanza poter conoscere e valutare quale sarà la speranza di una vita autonoma (dopo la cessazione dell'attività lavorativa) e da quale punto in poi la vita continuerà, ma con perdita della capacità di vivere senza l'aiuto di terzi; il Comitato ricorda che gli anziani non-autosufficienti stanno crescendo in numero in tutti i paesi della UE e che per loro si pone, oltre che un rilevante problema di spese di assistenza, il rischio di una progressiva emarginazione che deve essere prevenuta.

    3.3.1.3. Gli obiettivi tre(8), quattro(9) e cinque(10) sono ampiamente analizzati e valutati nel parere del Sottocomitato di cui al punto 1.3.

    3.3.1.4. Gli obiettivi sei(11) e sette(12) sono analizzati nel parere del Sottocomitato di cui al punto 1.3. Il Comitato si limita ad esprimere l'apprezzamento per l'indicazione di fornire ai regimi del II e III pilastro dei quadri normativi nazionali e comunitari atti ad assicurarne una gestione corretta ed efficiente che possa contribuire ad assicurare le prestazioni pensionistiche cui gli aderenti hanno diritto (obiettivo sette). Quanto al contributo che possono dare i regimi del II e III pilastro al mantenimento dell'equilibrio tra popolazione attiva e pensionati e al conseguimento degli obiettivi sociali, il Comitato osserva che tale contributo è utile e necessario. La finalità di garanzia universalistica dei regimi del I pilastro deve essere salvaguardata. Il CES non approverebbe uno svuotamento del I pilastro e uno spostamento generale delle prestazioni verso i regimi privati (spostamento che, peraltro, non è proposto dalla Commissione). Tuttavia, l'equilibrio tra i vari regimi è una delicata questione che deve essere dipanata a livello nazionale.

    3.3.1.5. Quanto all'obiettivo otto(13), il Comitato osserva che ci si riferisce a contratti di lavoro diversi da quello a tempo pieno ed indeterminato, cioè a contratti di lavoro part-time, a tempo determinato e ad altre nuove forme di occupazione subordinata o para-subordinata che si stanno sviluppando in modo significativo negli ultimi decenni. In linea di principio, un sistema pensionistico equo ed equilibrato non dovrebbe penalizzare chi lavora con contratti di nuovo tipo o chi si trova in mobilità all'interno o all'esterno del paese o chi esercita un lavoro autonomo. Purtroppo, però, ciò avviene ancora in certi casi a causa di alcune rigidità degli attuali sistemi pensionistici e del mercato del lavoro nonché a causa dei deficit quantitativi e qualitativi che caratterizzano ancora oggi, in molte situazioni, l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. Minimizzare i rischi di perdita dei diritti pensionistici e superare ciò che disincentiva l'utilizzo corretto (e in un quadro normativo chiaro) di queste nuove forme di lavoro, deve costituire il primo passo per conseguire la pari dignità di ogni forma di lavoro. Il problema cruciale, per il Comitato, è quello di permettere, anche ai lavoratori con contratti atipici, in mobilità o autonomi, di poter gestire la loro vita lavorativa con un margine di sicurezza. Sarà utile prendere in considerazione, nel quadro del benchmarking che si realizzerà, le migliori pratiche in materia, che possono andare da forme di assicurazione per rischi temporanei a copertura dei contributi non versati in periodi di disoccupazione, a crediti di imposta per periodi di formazione-riciclaggio, o durante i periodi in cui i lavoratori non percepiscono un salario indipendentemente dalla loro volontà di lavorare, ecc.

    3.3.1.6. Mentre l'obiettivo nove(14) è ripreso nel parere del Sottocomitato, in questa sede si vuole sottolineare l'importanza dell'obiettivo dieci(15). Fino a poco più di un decennio fa, la pensione era una condizione di vita assicurata automaticamente o quasi alla fine della vita lavorativa. Oggi la necessità di progettare con chiarezza, anche se con gli inevitabili margini di rischio, che fare nel corso della propria esistenza è presente fin dal primo giorno di lavoro, se non addirittura sui banchi di scuola. Gli adattamenti al "progetto esistenziale" iniziale non devono, però, imporsi dall'oggi al domani e, pertanto, va fornita un'ampia e sistematica informazione sulle grandi evoluzioni (demografiche, sociali, economiche, ecc.) in modo che ognuno possa prepararsi per tempo ai mutamenti dei sistemi o dei regimi. Ogni modifica dei sistemi e dei regimi di pensione dovrà anche essere accompagnata da misure che offrano ai lavoratori la possibilità di compensare gli eventuali effetti negativi dei cambiamenti, misure e opportunità cui i lavoratori possano accedere responsabilmente per poter mantenere una sostanziale coerenza con il loro progetto esistenziale originario.

    3.4. Il metodo

    3.4.1. L'obiettivo metodologico cruciale, giustamente evidenziato nel testo della Comunicazione, è il conseguimento di una forte sinergia e coerenza tra politica sociale, occupazionale ed economica. Ferme restando le competenze e le responsabilità dei legislatori e delle autorità nazionali, questo obiettivo di coerenza può essere conseguito meglio con il coinvolgimento sistematico, a tutti i livelli, delle parti sociali che sono gli attori fondamentali di ogni processo evolutivo della società. Chi vuol prescindere da questa premessa metodologica vota ogni strategia pensionistica al fallimento. Il Comitato nota che la Commissione non è stata abbastanza attenta a questo aspetto, evocato solo in due passaggi marginali della Comunicazione e ricorda che le conclusioni del Consiglio europeo di Stoccolma hanno sottolineato il ruolo delle parti sociali nella gestione dei mutamenti.

    3.4.2. Il coinvolgimento delle parti sociali deve essere promosso e/o rafforzato anche in materia di politica occupazionale e, soprattutto, di politica economica. La Commissione suggerisce, ad esempio, di valutare la possibilità di istituire fondi di riserva, ma la costituzione di tali fondi, là dove è possibile, deve essere inserita in un quadro negoziale e/o normativo che definisca chiaramente composizione, finanziamento, funzionamento e utilizzo di tali fondi.

    3.4.3. Il consenso sociale non si costruisce solo informando in modo corretto ed esaustivo la popolazione, ma garantendo la partecipazione cosciente e attiva di tutte le organizzazioni della società civile interessate, oltre che delle parti sociali. Le parti sociali sono organizzazioni che strutturano la loro rappresentanza attraverso processi di partecipazione interna che implicano un'ampia e costante dialettica con i loro aderenti. Pertanto, il mandato di rappresentanza degli interessi conferito a queste organizzazioni ha un valore sostanziale.

    3.4.4. La riuscita del metodo di coordinamento aperto non può, pertanto, essere affidata soltanto allo scambio di informazioni e buone pratiche tra le amministrazioni e gli esperti dei paesi membri e la Commissione, né alle indicazioni che derivano dall'impegno, certamente efficace e ricco dei vari Comitati (CPS, CPO e CPE). Il CES ha sottolineato, in alcuni suoi precedenti pareri(16), che tutto quanto attiene all'evoluzione delle politiche sociali e previdenziali deve essere concertato con le parti sociali e le organizzazioni che rappresentano i soggetti interessati. Ogni stato membro ha il suo sistema e i suoi spazi di partecipazione e non si suggerisce, qui, di omologare strutture e comportamenti. Tuttavia, una chiara sollecitazione al coinvolgimento sostanziale di tutti gli attori sociali avrebbe dovuto essere esplicitamente inclusa nella Comunicazione.

    3.4.5. La Commissione dovrebbe invitare i membri nazionali dei Comitati citati, ad aprire tavoli di informazione, consultazione e partecipazione alle parti sociali, facendo attenzione anche all'articolazione regionale e territoriale dei problemi: poiché, ad esempio, la qualità della vita dei pensionati varia a seconda che la realtà in cui vivono offra o meno un buona qualità, quantità e accessibilità di servizi sociali, sanitari e di infrastrutture generali, la creazione di condizioni positive per la sostenibilità sociale dei regimi pensionistici non si fonda solo sui parametri perseguiti dai regimi nazionali, ma anche sull'adattamento e l'adeguatezza della realtà a livello locale.

    3.4.6. Quando si parla di riforme, la prima cosa da valutare sono i motivi e la conseguente necessità o meno di procedere a cambiamenti nonché la portata che tali cambiamenti devono avere: anche questa valutazione deve esser fatta con gli attori interessati. Quando, poi, si tratta di procedere a riforme di una certa consistenza, che potrebbero modificare in modo rilevante il sistema di contribuzione, le condizioni di maturazione dei diritti e le forme di erogazione delle pensioni, il processo di contrattazione o concertazione - in quei paesi in cui costituisce prassi, norma o tradizione - deve avere a disposizione tempo sufficiente perché il consenso sulle misure da prendere possa esser costruito, ma, se il consenso non si trova o la contrattazione si prolunga oltre un tempo ragionevolmente predefinito, il legislatore dovrà comunque assumere le sue responsabilità.

    3.4.7. È inoltre indispensabile che gli scenari e le proiezioni presentati alle parti siano chiari, fondati e articolati e che, nella definizione della riforma, si preveda anche a livello nazionale(17), una verifica degli effetti delle riforme a scadenza determinata. Le parti sociali, a loro volta devono informare correttamente e ampiamente i loro membri, mettendo anche a disposizione, come già si verifica in molti paesi, strutture di servizio agli iscritti, in grado di aiutare i lavoratori a costruire e prevedere i percorsi pensionistici individuali e collettivi.

    3.4.8. Anche se il rapporto tra strategie pensionistiche sostenibili e la politica economica e di bilancio è evidente, esso non è esclusivo dato che esiste una grande varietà di interconnessioni tra le politiche pensionistiche e le altre politiche (in pratica tutte). In linea generale, è auspicabile che modifiche, anche se parziali, dei regimi pensionistici non siano inserite nelle leggi di bilancio: ciò produrrebbe un'inevitabile subordinazione degli obiettivi di sostenibilità complessiva alla mera sostenibilità finanziaria e conferirebbe, inoltre, un carattere contingente a politiche che, per loro natura, si muovono su scenari di medio-lungo termine.

    4. Gli indicatori

    4.1. La comunicazione insiste sulla necessità di sviluppare "indicatori appropriati che dovranno mirare a fornire informazioni comparabili circa le principali tendenze economiche, finanziarie e demografiche che influiscono sulla sostenibilità a lungo termine delle pensioni, nonché circa i progressi della riforma delle pensioni e le sue probabili conseguenze, tenendo tuttavia presente la notevole diversità dei sistemi pensionistici nazionali". Il Comitato osserva che la Comunicazione non cita il tipo di indicatori, dato che il sottogruppo "Indicatori" del CPS sta lavorando sulla materia e il CPE ha già utilizzato una serie di indicatori nel suo rapporto del novembre 2000(18). Il Comitato auspica che i tre Comitati (CPS, CPO e CPE) lavorino in stretto contatto per garantire che gli indicatori che saranno proposti permettano effettivamente di sostenere il metodo di coordinamento aperto con una gamma di rilevazioni comparabili in grado di dare un quadro completo della realtà e dei processi in atto negli Stati membri.

    4.2. Il Comitato insiste, in particolare, sulla necessità di sviluppare indicatori sufficientemente articolati che permettano di valutare veramente tutte le implicazioni delle analisi e delle proiezioni di quadro e richiama quanto detto a proposito nel proprio parere "Miglioramento della dimensione qualitativa della politica sociale ed occupazionale"(19) circa indicatori di buona qualità e comparabili e statistiche affidabili.

    4.3. Nel merito del presente parere, ad esempio, e in relazione a quanto detto circa l'obiettivo 2, il Comitato suggerisce di articolare l'indicatore della speranza di vita attraverso un sotto-indicatore "speranza di vita autosufficiente"(20). Inoltre, la rilevazione della qualità di vita dei pensionati(21), così come della qualità di lavoro e di vita dei lavoratori anziani o invalidi sono elementi importanti che dipendono da diversi fattori quasi mai rilevati statisticamente, come la possibilità di comunicazione e la mobilità, il grado di integrazione sociale nel contesto abitativo, la proprietà o meno dell'abitazione, la sicurezza dell'ambiente in cui vivono, l'accessibilità di servizi e di strutture per il tempo libero, ecc. Questi fattori dovrebbero integrare un'analisi dei sistemi nazionali, non solo perché permettono di valutare la sostenibilità sociale dei sistemi pensionistici e delle riforme attuate e da attuarsi, ma anche perché incidono in modo significativo sulla stessa sostenibilità finanziaria dei sistemi. Il Comitato si riserva, comunque, di intervenire con un parere specifico, non appena il documento relativo agli indicatori (che il sottogruppo "indicatori" del CPS sta elaborando) sarà pubblicato.

    Bruxelles, 29 novembre 2001.

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale

    Göke Frerichs

    (1) "utilizzare pienamente il potenziale del metodo di coordinamento aperto, specialmente per quanto riguarda le pensioni, tenendo conto del principio di sussidiarietà".

    (2) "elaborare una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori per il Consiglio europeo di Laeken, basata sulla comunicazione della Commissione che stabilisce gli obiettivi e i metodi di lavoro nel settore delle pensioni" ...

    (3) COM(2001) 362 def.

    (4) COM(1999) 347 def. "Una strategia concertata per modernizzare la protezione sociale".

    (5) L'elenco dettagliato dei 10 obiettivi si trova in allegato al parere del Sottocomitato e sarà di volta in volta richiamato nel punto 3.3.

    (6) "garantire che tutte le persone anziane possano beneficiare di uno standard di vita decente, condividere il benessere economico del loro paese e siano in grado di partecipare attivamente alla vita pubblica, sociale e culturale;"

    (7) "garantire che tutti i cittadini possano accedere a regimi pensionistici adeguati che consentano di mantenere lo standard di vita dopo il pensionamento per anzianità o invalidità e quello delle persone a loro carico in caso di decesso."

    (8) "raggiungere, nel contesto della strategia per l'occupazione, un elevato livello di occupazione in modo tale che il rapporto tra la popolazione attiva e i pensionati resti il più favorevole possibile."

    (9) "assicurare che i sistemi pensionistici, ed in particolare i regimi di prepensionamento ed invalidità e la loro interazione con il sistema tributario e previdenziale offrano incentivi efficaci alla partecipazione dei lavoratori anziani; che i lavoratori non siano incoraggiati ad accedere al pensionamento anticipato e non siano penalizzati in caso di prolungamento dell'attività lavorativa oltre la normale età di pensionamento e che i sistemi pensionistici promuovano l'opportunità di un pensionamento graduale;"

    (10) "nel contesto della sostenibilità delle finanze pubbliche, nonché della necessità di far fronte alle conseguenze budgetarie dell'invecchiamento della popolazione, garantire che la spesa pubblica per le pensioni sia mantenuta ad un livello, in percentuale del PIL, che sia compatibile con il patto di crescita e di stabilità. Ciò può comportare la creazione di fondi di riserva appositi, se ritenuti appropriati dalle autorità;"

    (11) "conseguire un corretto equilibrio tra la popolazione attiva e quella in pensione anche attraverso adeguati correttivi ai livelli dei contributi e delle imposte, nonché dei trattamenti pensionistici;"

    (12) "garantire, attraverso quadri normativi adeguati a livello nazionale ed europeo e anche attraverso una gestione corretta, che i regimi pensionistici privati continuino ad erogare in modo sempre più efficiente ed economico le pensioni che competono agli aderenti;"

    (13) "garantire la compatibilità dei sistemi pensionistici con le esigenze di flessibilità e di sicurezza del mercato del lavoro; assicurare che la mobilità del mercato del lavoro all'interno degli Stati membri e oltre i confini e che le forme di occupazione inusuali non comportino un'eccessiva perdita di diritti pensionistici e che il lavoro autonomo non venga scoraggiato dai sistemi pensionistici;"

    (14) "riesaminare i sistemi pensionistici al fine di eliminare le discriminazioni basate sul sesso valutando, al tempo stesso, le fonti delle diseguaglianze fondate sul sesso nei diritti pensionistici (ad esempio, 'interruzioni di carriera' per motivi familiari, fattori attuariali);"

    (15) "Rendere i sistemi pensionistici più trasparenti, prevedibili e adattabili alle circostanze in evoluzione. Fornire informazioni affidabili e di facile comprensione circa le prospettive a lungo termine dei sistemi pensionistici, compresa la valutazione dell'impatto demografico, delle trasformazioni sociali ed economiche, nonché degli effetti sulle prestazioni dei sistemi pensionistici delle misure strategiche previste, in particolare in relazione alla probabile evoluzione dei livelli di prestazione."

    (16) Parere del Comitato economico e sociale sulla "Comunicazione della Commissione: Una strategia concertata per modernizzare la protezione sociale" - GU C 117 del 26.4.2000.

    (17) Ricordiamo che la Comunicazione prevede una revisione generale del sistema proposto nel 2005.

    (18) "Progress Report to the Ecofin Council on the impact of Ageing Population on Public Pension Systems" (EPC/ECFIN/581/00 Rev., November 2000).

    (19) GU C 311 del 7.11.2001.

    (20) Tale indicatore è già utilizzato da Eurostat che mette a disposizione degli stati membri dati sulla "disability-free life expectancy".

    (21) A titolo di esempio, segnaliamo uno studio della Merrill Lynch ("Progress Report European Pension Reform", 17.1.2001) che attribuisce un'importanza rilevante all'indicatore relativo allo standard di vita dei pensionati.

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