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Document 52009AE0038

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Pensare anzitutto in piccolo ( Think Small First ) — Uno Small Business Act per l'Europa

GU C 182 del 4.8.2009, p. 30–35 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

4.8.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 182/30


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — «Pensare anzitutto in piccolo» (Think Small First) — Uno «Small Business Act» per l'Europa

COM(2008) 394 def./2

(2009/C 182/06)

Relatore: MALOSSE

Correlatore: CAPPELLINI

La Commissione, in data 25 giugno 2008, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — «Pensare anzitutto in piccolo» (Think Small First) — Uno «Small Business Act» per l'Europa

COM(2008) 394 def./2

La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 6 gennaio 2009, sulla base del progetto predisposto dal relatore MALOSSE e dal correlatore CAPPELLINI.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 gennaio 2009, nel corso della 450a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 112 voti favorevoli, 10 voti contrari e 9 astensioni.

1.   Sintesi e conclusioni

1.1   Nei pareri INT/390 e INT/394 (1) il CESE si è già espresso a favore di uno Small Business Act europeo (SBA). Questo deve però essere ambizioso e all'altezza del potenziale di crescita e di occupazione che rappresentano per l'Europa i 23 milioni di piccole e medie imprese esistenti, come pure tutte quelle che potrebbero essere create in futuro.

1.2   Nonostante le dichiarazioni di intenti e alcuni progetti positivi (in particolare in materia di società privata europea e ritardi di pagamento), il CESE ritiene che il progetto della Commissione europea non sia all'altezza della sfida, in particolare nel contesto delle attuali difficoltà economiche e finanziarie.

1.3   Il CESE propone quindi uno SBA ambizioso che comporti in particolare:

uno strumento giuridico vincolante per l'applicazione del principio pensare anzitutto in piccolo per garantire, con il grado massimo di obbligatorietà, un'attuazione efficace e concreta di questi principi di governance sia a livello comunitario che negli Stati membri e nelle regioni,

una tabella di marcia corredata di un calendario preciso e dotata di risorse adeguate per l'attuazione delle disposizioni concrete e di ampio respiro dello SBA,

una serie di impegni chiari in materia di riduzione degli oneri burocratici e, in particolare, il principio del «soltanto una volta» per tutte le formalità amministrative,

una riorganizzazione dei servizi della Commissione europea per mettere a disposizione delle PMI un interlocutore reale ed offrire loro degli strumenti per favorirne l'«europeizzazione»,

strumenti europei che possano servire come stimolo per favorire la capitalizzazione, la creazione di reti, gli investimenti e la formazione per tutto l'arco della vita nelle piccole e medie imprese,

un quadro politico coerente per tutte le politiche europee affinché le piccole e medie imprese vengano considerate la regola e non più l'eccezione,

una strutturazione a livello nazionale degli obiettivi dello SBA, anche a livello legislativo;

il ritorno alla pratica della consultazione permanente delle organizzazioni intermedie e delle parti sociali.

2.   Introduzione

2.1   La presidenza francese dell'Unione europea ha promosso una riflessione in merito all'idea di un quadro normativo europeo per la piccola impresa, sull'esempio della legge per le PMI (Small Business Act) attualmente in vigore negli Stati Uniti. L'idea di un tale quadro normativo era stata d'altronde menzionata dal CESE (2) e dal Parlamento europeo.

2.2   Si ricorda che la legge statunitense istituisce un ente (la Small Business Administration) incaricato di aiutare le PMI nazionali, e prevede misure di sostegno alla creazione e allo sviluppo di piccole imprese, in particolare da parte di membri delle minoranze etniche, di donne e di giovani. Lo Small Business Act americano prevede inoltre delle misure volte a favorire le PMI nazionali nell'aggiudicazione di appalti pubblici da parte dell'Amministrazione federale e delle sue varie agenzie.

2.3   Mentre l'Unione europea sta attraversando, come tutto il mondo, una grave crisi finanziaria ed economica, sono proprio le imprese, e in particolare le PMI, gli ingranaggi più delicati ma più importanti per quanto riguarda l'occupazione e la capacità di ripresa. Pertanto lo SBA, se riveduto in chiave molto più ambiziosa, potrebbe costituire uno strumento fondamentale di una nuova strategia a lungo termine dell'UE a favore degli investimenti, della crescita e dell'occupazione.

2.4   Il CESE si è pronunciato recentemente sull'argomento in due occasioni:

con un parere esplorativo, elaborato su richiesta della presidenza slovena, sulle «diverse misure politiche atte a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese», nel quale ha presentato delle proposte per uno SBA efficace, che vada al di là di una semplice dichiarazione politica (3),

con un parere esplorativo, elaborato su richiesta della presidenza francese, sul tema degli «appalti pubblici internazionali», in cui faceva esplicitamente riferimento ai negoziati in corso per la revisione dell'accordo sugli appalti pubblici (AAP) dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e proponeva in particolare l'elaborazione di una tabella di marcia ambiziosa per l'attuazione dello SBA (4).

2.5   Pur compiacendosi delle numerose iniziative utili previste dallo SBA in esame, il Comitato si rammarica del fatto che la Commissione abbia optato per la forma della comunicazione, che non comporta alcun obbligo in termini di calendario e di stanziamenti né alcuna proposta che garantisca l'effettiva attuazione del principio pensare anzitutto in piccolo.

2.6   Il CESE deplora altresì che il principio pensare anzitutto in piccolo non sia oggetto di una misura legislativa specifica volta a garantirne l'applicazione sistematica nel processo legislativo e l'attuazione. Il CESE ritiene che la sfida posta dal carattere vincolante dei provvedimenti sia particolarmente importante quando si tratta di attuare principi di governance a favore delle piccole imprese. La concreta applicazione di questo principio e la sua declinazione in tutte le fasi dell'elaborazione delle normative e delle politiche comunitarie, nazionali e territoriali meritano quindi di essere sancite da un testo o da uno strumento adeguato.

2.7   Il CESE si rammarica fortemente che la sua proposta — già citata — di una «tabella di marcia» vincolante non sia stata accolta per quanto riguarda il programma di lavoro e le priorità, che non devono essere oggetto di procedure legislative poiché sono già parte dei programmi esistenti o possono esserlo, in particolare nel quadro della loro revisione intermedia. Allo stesso modo, gran parte delle misure concrete proposte sono già in fase di elaborazione oppure annunciate da tempo. Le proposte più interessanti ed utili, in particolare lo statuto di società privata europea, la direttiva sui ritardi di pagamento, le aliquote IVA ridotte o anche l'esenzione per categoria riguardo agli aiuti di Stato, sono piuttosto rappresentative di questa situazione.

2.8   Lo SBA deve tracciare una distinzione chiara tra, da un lato, le piccole imprese a carattere familiare o artigianale e con un mercato locale, che rappresentano la grande maggioranza delle PMI — la maggior parte delle quali, al fine di conservare il controllo dell'impresa, non desidera crescere in dimensione — e, dall'altro, le imprese medie o piccole a forte potenziale di sviluppo che si possono definire i «precursori». A questo proposito si dovrebbe prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese situate nelle regioni con handicap strutturali, in particolare le regioni insulari, le zone di montagna e quelle scarsamente popolate.

2.9   In tale contesto il CESE è stato invitato a formulare un parere sulla comunicazione della Commissione. Per preparare meglio la propria risposta esso ha organizzato un'audizione il 7 ottobre 2008 a Parigi, con la cooperazione dell'Assemblea permanente delle camere dell'artigianato.

3.   Raccomandazione n. 1 del CESE: uno strumento giuridico vincolante per l'applicazione del principio pensare anzitutto in piccolo

3.1   Lo SBA non deve limitarsi ad ottenere un semplice riconoscimento politico in più: esso deve essere oggetto di una trasposizione legislativa che renda la sua applicazione vincolante.

Per quanto riguarda il principio pensare anzitutto in piccolo il CESE ribadisce la posizione precedentemente espressa (nel parere INT/390) e chiede che venga sancito come norma vincolante in una forma ancora da definire (codice di condotta, accordo interistituzionale, decisione del Consiglio) ma che dovrebbe impegnare il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio. La «pista» di un accordo interistituzionale fondato sulle stesse basi giuridiche dell'accordo Legiferare meglio del 2003 sembra essere un'opzione interessante che il CESE potrebbe esplorare insieme con altre possibilità. In modo molto concreto, quest'atto vincolante dovrebbe garantire:

3.2.1   che i testi legislativi a qualsiasi livello siano concepiti tenendo conto delle situazioni specifiche e delle esigenze particolari delle varie categorie di PMI; ogni nuova normativa europea riguardante le imprese deve essere oggetto di una consultazione preliminare delle organizzazioni intermedie interessate, tra cui le parti sociali e le organizzazioni dell'economia sociale, con un termine di risposta di almeno 12 settimane (e non 8 come proposto dalla Commissione europea);

3.2.2   che nessuna legislazione riguardante l'impresa sia modificata troppo spesso (l'intervallo minimo dovrebbe essere di 6 anni). Si dovrebbe proporre anche di raggruppare al 1o gennaio di ogni anno le date di entrata in vigore di tutte le nuove normative quando esse possono avere effetti vincolanti, mentre le norme intese ad alleggerire o a semplificare gli oneri dovrebbero potere entrare in vigore, con effetto immediato, in qualsiasi momento;

3.2.3   che le legislazioni a tutti i livelli rispettino quattro principi fondamentali:

un'analisi d'impatto sistematica sulle PMI deve essere resa obbligatoria per qualsiasi nuova normativa: nessun atto legislativo dovrebbe potere essere adottato se non è stato oggetto di un'analisi dell'impatto per le varie categorie di imprese del settore di attività interessato,

il principio di proporzionalità, applicato in modo sistematico alle varie tipologie di imprese,

il principio del «soltanto una volta» per ogni formalità richiesta ad un'impresa,

il principio di salvaguardia o di precauzione per premunirsi da ogni legislazione vincolante supplementare;

3.2.4   che sia fissato un obbligo quantificato di semplificazione degli oneri amministrativi per le imprese nel mercato interno in base all'obiettivo di ridurre il carico burocratico della legislazione europea di circa il 25 % entro il 2012.

4.   Raccomandazione n. 2 del CESE: una tabella di marcia precisa corredata di un calendario e dotata di mezzi e finanziamenti se necessario

4.1   Il CESE raccomanda di definire una tabella di marcia precisa che comprenda azioni prioritarie, misure concrete, termini d'attuazione, mezzi di realizzazione e, se necessario, anche finanziamenti. Occorre garantire che tutte le azioni proposte vengano realizzate entro il 2013 tramite misure di controllo e di valutazione.

4.2   Per quanto riguarda la parte operativa, ossia l'elenco di 92 azioni: pur sostenendo queste azioni — di cui auspica una rapida attuazione a livello sia comunitario che degli Stati membri — il CESE ribadisce la propria posizione secondo cui queste misure costituiscono l'attuazione o la proroga di azioni già intraprese o decise, come le quattro misure legislative. Queste misure non tengono sufficientemente conto delle aspettative e delle esigenze delle diverse categorie di PMI, e il CESE chiede un piano più ambizioso, adeguato al ruolo effettivo delle piccole imprese e alla situazione economica mondiale. Propone dunque alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento di realizzare un vero progetto europeo a favore delle PMI e delle microimprese, basato non soltanto sul sostegno alle imprese a forte tasso di crescita ma anche alle imprese dell'economia di prossimità, alle imprese dell'economia sociale e delle attività tradizionali, su una migliore governance che consenta un dialogo più proficuo tra i poteri pubblici, i partner economici e sociali, le organizzazioni rappresentative delle varie categorie di PMI nonché su una considerazione effettiva delle diverse realtà di queste categorie di PMI.

4.3   Per quanto riguarda le misure proposte a livello comunitario, il CESE sostiene in particolare:

il progetto di regolamento riguardante la creazione di una società privata europea  (5), iniziativa proposta dal CESE in un parere d'iniziativa nel 2001 per creare «euroimprese» in grado di sfruttare le opportunità di crescita offerte dal mercato unico e ridurre così le formalità e i costi legati alla creazione di filiali in altri Stati membri. Il CESE auspica che questo progetto sia approvato rapidamente trovando una formula che non crei distorsioni della concorrenza, né — in un modo o nell'altro — un indebolimento dei diritti sociali,

il progetto di direttiva riveduta sui ritardi di pagamento  (6) che dovrebbe rafforzare gli obblighi e inasprire le penalità per le autorità pubbliche in caso di pagamento oltre i 30 giorni.

4.4   Il CESE raccomanda di prevedere ulteriori azioni ambiziose e concrete, in particolare:

azioni pilota a favore dell'efficienza energetica per le PMI del settore edile a causa della loro importanza in questo settore (l'80 % delle imprese) e del loro notevole contributo potenziale all'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 (il 40 % delle emissioni proviene dagli insediamenti abitativi),

dispositivi adeguati ai vari rami e settori d'attività e processi progressivi di gestione ambientale a tappe per le piccole imprese, per garantire che gli obiettivi ambientali ed energetici non escludano le piccole imprese dal mercato,

azioni concrete dell'UE a favore dell'«europeizzazione» delle imprese sotto forma di programmi di ravvicinamento e di cooperazione (cfr. i vecchi programmi Europartenariato e Interprise, eliminati a torto negli anni 2000 dalla Commissione europea),

sforzi per associare più strettamente le imprese alle azioni europee di formazione e di istruzione, in particolare tramite un nuovo programma inteso ad avvicinare le imprese agli istituti d'insegnamento. Il CESE ribadisce inoltre la richiesta di rafforzare i programmi per favorire la mobilità degli apprendisti e dei giovani in formazione professionale iniziale,

azioni per agevolare e incoraggiare la trasmissione di imprese: il CESE sottolinea la sfida costituita dalla trasmissione e dall'acquisizione di imprese, in particolare di piccole imprese di produzione e di servizi in ambiente urbano e rurale, la cui scomparsa annunciata avrà considerevoli effetti negativi. Raccomanda in particolare di promuovere sistemi di ravvicinamento, incentivi fiscali, iniziative di incentivazione della capitalizzazione e partenariati pubblico-privati,

uno sviluppo più coerente della rete Enterprise Europe Network per farne una vera e propria rete europea di informazione e cooperazione.

4.5   Di fronte alla sfida della recessione mondiale, il CESE sostiene in particolare l'introduzione di meccanismi finanziari rafforzati attraverso la BEI e il FEI per agevolare l'accesso al finanziamento a breve termine e sostenere, quando è ancora utile, le imprese in difficoltà. A tale riguardo le iniziative in corso e quelle proposte dallo SBA dovrebbero essere ampliate considerevolmente in ragione dell'attuale situazione economica. Occorrerebbe soprattutto porre fine ai progetti pilota marginali e adoperarsi veramente per decompartimentare e rafforzare le reti di finanziamento di prossimità (capitale di rischio, business angels, mutua garanzia) nonché sostenere la creazione di fondi destinati a promuovere i progetti europei e transfrontalieri.

4.6   Inoltre il CESE chiede, come indicato nel precedente parere INT/390, che lo SBA lanci nuove iniziative in risposta alle richieste delle organizzazioni, espresse sia nel quadro di molte conferenze comunitarie che da parte del CESE e del Parlamento europeo:

integrare la dimensione delle PMI in tutte le politiche comunitarie: il CESE ha sottolineato che, al di là ai discorsi politici, ancora troppo spesso, al momento di elaborare le normative, prevale il modello della grande impresa,

proseguire la politica di semplificazione amministrativa, ma assicurando soprattutto un coordinamento perfetto con le organizzazioni intermedie settoriali interessate; la Commissione deve far sì che vi sia una collaborazione più forte con queste organizzazioni e con il CESE, per evitare che la semplificazione produca effetti contrari all'obiettivo auspicato. Il CESE ribadisce il proprio scetticismo sulla fondatezza e sull'efficacia dell'esenzione sistematica delle piccole imprese dell'applicazione di alcune misure legislative: preferisce piuttosto la proporzionalità nell'attuazione dei testi,

sostenere le attività di accompagnamento e di consulenza delle organizzazioni intermedie: il CESE attribuisce una grande importanza alle questioni di governance, in particolare ai temi della consultazione e del follow-up. Si rammarica che la Commissione europea non dia maggiore importanza al ruolo delle organizzazioni intermedie, elemento fondamentale se si vuole dialogare con milioni di imprese nonché con i loro dirigenti e dipendenti. Il CESE ribadisce che queste organizzazioni sono un ingranaggio essenziale per il successo delle politiche comunitarie e svolgono un ruolo insostituibile nella trasmissione delle informazioni e nell'assistenza alle imprese, in particolare alle più piccole,

attuare una politica allargata e coerente dell'innovazione per sostenere non soltanto le imprese già note come innovative ma anche l'innovazione corrente, di immissione sul mercato, di bassa e media tecnologia come pure l'innovazione non tecnologica, in particolare nelle piccole imprese,

ampliare l'accesso ai programmi comunitari semplificando i vincoli giuridici, finanziari e amministrativi che scoraggiano le PMI e promuovendo i progetti raggruppati proposti dalle organizzazioni intermedie. Il CESE ribadisce la propria richiesta alla Commissione di lanciare una concertazione con le organizzazioni europee rappresentative delle imprese per semplificare le norme d'accesso ai programmi e definire nuove condizioni per l'elaborazione e la partecipazione ai programmi ai diversi livelli territoriali. Per quanto riguarda il ricorso delle PMI ai finanziamenti europei, occorre semplificare al massimo le procedure di accesso. In questa prospettiva, un primo passo potrebbe consistere nell'articolare tra loro i diversi programmi comunitari (fondi strutturali, CIP, 7° Programma quadro di R&S, ecc.), tenendo presente che per ciascuno di essi le procedure da seguire sono diverse. Inoltre, rendendo più chiaro il linguaggio utilizzato nei documenti d'inquadramento, si consentirebbe alla maggior parte delle PMI di utilizzare più facilmente i diversi strumenti di sviluppo proposti da questi programmi. Infine, appare necessaria un'azione concertata di semplificazione delle procedure tra istituzioni europee e nazionali: i vincoli amministrativi continuano infatti ad essere troppo gravosi per imprese tra le cui attività non figura di norma la «competenza amministrativa».

4.7   In materia di appalti pubblici, ogni Stato membro dovrebbe creare una struttura di sostegno personalizzato per le PMI che desiderano accedere agli appalti pubblici tanto a livello nazionale che a livello comunitario. Questo sostegno consentirebbe alle PMI di conoscere le procedure da seguire per preparare una candidatura, diffondendo il vocabolario specifico degli appalti pubblici (l'inaccessibilità degli appalti alle PMI dipende anche dalla mancata comprensione della terminologia utilizzata).

5.   Raccomandazione n. 3 del CESE: proposte specifiche per il livello comunitario

5.1   Affinché lo SBA sia efficace, il CESE raccomanda a livello comunitario una politica visibile e ambiziosa che attualmente non esiste. Raccomanda in particolare di:

riconferire ad un commissario europeo la piena responsabilità per l'applicazione dello SBA europeo,

procedere ad una riorganizzazione dei servizi affinché, come all'epoca della task force per le PMI, le piccole e medie imprese dispongano anche di un interlocutore politico visibile ed accessibile a livello europeo, dedicato soltanto alle PMI e alla difesa dei loro interessi in seno alle istituzioni europee, in particolare nel quadro del processo decisionale,

creare un comitato di gestione «comitato europeo dello SBA» che comprenda, oltre ai rappresentanti degli Stati membri, i delegati delle organizzazioni europee rappresentative interessate, comprese le parti sociali. Il CESE auspica che questo comitato disponga di ampi poteri di controllo dell'applicazione dello SBA, di follow-up del piano di azione e di coordinamento con i piani attuati dagli Stati membri. Il CESE chiede inoltre che nel quadro dell'attuazione dello SBA si provveda a:

nominare in ogni direzione generale della Commissione un corrispondente per le PMI incaricato di garantire che le misure legislative e i programmi gestiti dalla DG in questione tengano adeguatamente conto delle priorità e delle aspettative delle PMI e delle microimprese,

creare a livello sia della società che delle istituzioni il contesto imprenditoriale necessario per l'applicazione concreta del principio pensare anzitutto in piccolo . Infatti, per applicare il principio secondo cui «le regole devono rispettare la maggioranza di coloro cui si applicano» — in questo caso le PMI — bisogna avere una certa conoscenza del loro mondo. È per questo motivo che la Commissione europea dovrebbe incoraggiare gli Stati membri a seguire il suo esempio in materia, attraverso il programma Enterprise Experience Program che permette a molti funzionari europei di familiarizzarsi con il mondo delle PMI. Tale iniziativa dovrebbe ispirare i vari Stati membri, almeno quelli che non hanno ancora preso provvedimenti di questo tipo.

6.   Raccomandazione n. 4 del CESE: azioni specifiche a livello nazionale

6.1   Per quanto riguarda i settori di competenza nazionale, il CESE raccomanda che ogni Stato membro:

faccia adottare una legge nazionale per rendere vincolante il principio pensare anzitutto in piccolo,

elabori un «Piano nazionale per lo Small Business Act» in stretto partenariato con i soggetti economici e sociali interessati. Ogni anno si dovrebbe presentare una relazione, distinta dalla relazione sui PNR (Programmi nazionali di riforma), per fare conoscere i risultati conseguiti da ogni piano nazionale. Una conferenza annuale potrebbe mettere in risalto le buone pratiche e le esperienze positive. Inoltre, un'attiva partecipazione delle organizzazioni europee interessate e del CESE permetterebbe di convalidare quest'esercizio,

sostenga azioni comuni per realizzare delle iniziative intese a favorire, ad esempio, la trasmissione d'impresa (questioni giuridiche e fiscali), il diritto fallimentare (per dare sempre un'«altra possibilità» alle imprese e agli imprenditori), la creazione di sportelli unici e l'applicazione del principio «soltanto una volta» per le formalità amministrative,

crei un rappresentante delle PMI (SME Envoy) a livello nazionale, incaricato da un lato di gestire l'applicazione dello SBA nello Stato membro in questione e, dall'altro, di fare in modo che le legislazioni nazionali di attuazione della normativa comunitaria rispettino il principio fondamentale pensare anzitutto in piccolo.

6.2   Per i settori di intervento di competenza nazionale, il CESE raccomanda che gli Stati membri si concertino maggiormente tra loro e prevedano azioni comuni, se necessario nell'ambito di cooperazioni rafforzate, per realizzare in comune interventi relativi, ad esempio, alla trasmissione di un'impresa (questioni giuridiche e fiscali) oppure al diritto fallimentare, per dare sempre un'«altra possibilità» alle imprese e agli imprenditori.

6.3   A livello nazionale e transfrontaliero, il CESE insiste sulla necessità di sviluppare e rendere interoperabili gli sportelli unici in tutta l'UE. Si potrebbero incoraggiare gli Stati membri a rafforzare l'interoperabilità e a prevenire la compartimentazione dei loro sportelli nazionali per le formalità, siano essi materiali o virtuali. Su quest'ultimo punto sono state prese delle iniziative nel quadro della direttiva sui servizi o anche del regolamento inteso a migliorare il funzionamento del principio del riconoscimento reciproco. In generale, occorrerebbe che la creazione di questi sportelli unici fosse accompagnata da una comunicazione rivolta alle PMI per informarle, fin dal momento della loro costituzione e nel corso della loro «vita», dell'esistenza di tali servizi.

7.   Raccomandazione n. 5 del CESE: coerenza, partecipazione e valutazione

7.1   Di fronte alle grandi sfide internazionali, alla situazione economica attuale e all'obiettivo di revisione del processo di Lisbona, il Comitato ritiene che lo SBA debba prevedere:

iniziative strutturanti per garantire i diritti di proprietà intellettuale, ossia: il brevetto comunitario, la giurisdizione competente in materia di brevetti a livello dell'Unione, ma anche la creazione di un Osservatorio europeo della contraffazione e della pirateria (richiesto per la prima volta dal CESE nel 2001),

promozione di un approccio integrato della politica a favore delle PMI, che integri tutte le politiche settoriali condotte a livello comunitario, a livello nazionale e a livello regionale,

sviluppo della gestione, del partenariato e della cooperazione tra i pubblici poteri, le comunità, i partner economici e sociali, le organizzazioni rappresentative delle varie categorie di PMI a tutti i livelli sul territorio europeo,

sostegno allo sviluppo e alla competitività di tutte le imprese, comprese le imprese che agiscono in mercati di prossimità; per quanto riguarda le azioni positive dello SBA occorre tracciare una distinzione chiara tra, da un lato, le imprese a carattere familiare e con un mercato locale che rappresentano la stragrande maggioranza delle PMI e, dall'altro, le imprese a forte potenziale di sviluppo tecnologico o extraterritoriale. Le prime hanno bisogno di trovare un ambiente favorevole alle loro attività, le seconde invece necessitano di mezzi per accelerare la crescita ed assurgere ad un livello europeo o anche internazionale. Al riguardo occorre tenere presente che numerose imprese di prossimità possono avere l'opportunità di svilupparsi in mercati allargati o di agire nell'ambito di cooperazioni e di cluster così da raggiungere la massa critica necessaria per riuscire ad europeizzarsi o internazionalizzarsi.

7.2   Il CESE ritiene che, oltre che dalla volontà politica dei poteri pubblici a livello europeo, nazionale e locale di impegnarsi a favore delle PMI, e in particolare delle microimprese, il successo dello SBA dipenderà in gran parte dall'azione delle organizzazioni intermedie rappresentative. Chiede quindi alle autorità interessate di mettere in atto tutte le misure e il sostegno volti a favorire l'azione di tali organizzazioni e di associarle alle riflessioni sul processo comunitario del dopo Lisbona.

7.3   Il CESE ribadisce la richiesta esplicita di una valutazione annuale dell'attuazione dello SBA, per quanto riguarda sia il programma di azioni che l'applicazione del principio pensare anzitutto in piccolo, come pure dell'insieme delle politiche per le PMI a livello comunitario e nazionale. Chiede altresì che venga presentata una relazione annuale sui progressi realizzati anche per quanto riguarda la concertazione con le organizzazioni intermedie. È necessario che tale relazione costituisca un'iniziativa a sé nel quadro dell'attuazione della strategia di Lisbona; essa deve dare luogo a raccomandazioni della Commissione agli Stati membri e alle regioni, permettere un adattamento o una revisione dello SBA ed essere presentata al Parlamento europeo, al Comitato delle regioni e al CESE.

Bruxelles, 14 gennaio 2009

Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo

Mario SEPI


(1)  Parere esplorativo del CESE sul tema Le diverse misure politiche, al di là di finanziamenti adeguati, atte a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese (GU C 27 del 3.2.2009, pag. 7) e parere esplorativo del CESE sul tema Gli appalti pubblici internazionali (GU C 224 del 30.8.2008, pag. 32).

(2)  Cfr. il parere del CESE (relatrice: FAES — GU C 256 del 27.10.2007, pag. 8).

(3)  Parere esplorativo del CESE sul tema Le diverse misure politiche, al di là di finanziamenti adeguati, atte a contribuire alla crescita e allo sviluppo delle piccole e medie imprese (GU C 27 del 3.2.2008, pag. 7).

(4)  Parere esplorativo del CESE sul tema Gli appalti pubblici internazionali (GU C 224 del 30.8.2008, pag. 32).

(5)  COM(2008) 396 def.

(6)  Direttiva 2000/35/CE (GU L 200 dell’8.8.2000, pag. 35), parere CESE: GU C 407 del 28.12.1998, pag. 50.


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