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Document 52020AE5942

    Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Formazione professionale: l’efficacia dei sistemi di anticipazione e adeguamento delle competenze alle esigenze del mercato del lavoro e il ruolo delle parti sociali e delle diverse parti interessate» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza portoghese)

    EESC 2020/05942

    GU C 286 del 16.7.2021, p. 20–26 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    16.7.2021   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 286/20


    Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Formazione professionale: l’efficacia dei sistemi di anticipazione e adeguamento delle competenze alle esigenze del mercato del lavoro e il ruolo delle parti sociali e delle diverse parti interessate»

    (parere esplorativo richiesto dalla presidenza portoghese)

    (2021/C 286/05)

    Relatore:

    Jean-Michel POTTIER

    Consultazione da parte della presidenza portoghese del Consiglio dell’UE

    26.10.2020

    Base giuridica

    Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

    Decisione dell’Ufficio di presidenza

    28.10.2020

    Sezione competente

    Occupazione, affari sociali, cittadinanza

    Adozione in sezione

    16.4.2021

    Adozione in sessione plenaria

    27.4.2021

    Sessione plenaria n.

    560

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    222/0/4

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il CESE ribadisce l’importanza che riveste il tema dell’adeguamento delle competenze alle esigenze del mercato del lavoro. Il CESE sottolinea il ruolo cruciale di sistemi di formazione efficaci e delle capacità di anticipazione delle esigenze in termini di competenze, nell’attuale contesto di profondi sconvolgimenti dovuti alla crisi della COVID-19 che sta imprimendo un’accelerazione alle trasformazioni della nostra economia, in particolare nei settori digitale e ambientale.

    1.2.

    Di fronte alle difficoltà incontrate dalle imprese europee al momento di assumere il loro personale, il CESE sottolinea l’opportunità di ricorrere a sistemi di formazione duale per l’acquisizione di competenze secondo un ampio ventaglio di modalità. La grande maggioranza dei datori di lavoro svolge con onestà il ruolo di formatore nel sistema duale, al fine di trasmettere le proprie competenze e abilità professionali. Tuttavia, occorre prestare particolare attenzione per prevenire e vietare ogni tipo di abuso legato ai posti di lavoro produttivi e non retribuiti offerti ai tirocinanti.

    1.3.

    Il CESE rammenta che la varietà dei suddetti dispositivi permette un adattamento ottimizzato alle diverse situazioni relative alle dimensioni dell’impresa, ai tipi di certificazione, alla strutturazione del sistema di formazione, alla natura e al livello dell’impiego da assegnare. Consente inoltre ai lavoratori e alle persone in cerca di occupazione di acquisire nuove competenze, al fine di combattere l’obsolescenza delle competenze professionali.

    1.4.

    Il CESE sottolinea le specificità delle PMI. Tenuto conto della tecnicità delle professioni svolte in un numero considerevole di PMI il cui il know-how è unico, in particolare in mercati di nicchia, la formazione duale potrebbe apportare una risposta pertinente alle esigenze di tali imprese in termini di competenze. In molte zone rurali il know-how delle piccole imprese rappresenta un’opportunità unica per i giovani, e un contesto imprenditoriale favorevole potrebbe migliorare le loro opportunità professionali.

    1.5.

    Per il CESE, le parti sociali sono attori efficaci nella concezione e nella gestione di un sistema di formazione, e sono nella posizione ideale per valutare le esigenze del mercato del lavoro in termini di competenze. Esse sono in grado di individuare le carenze di manodopera specifiche per settore professionale e per territorio, garantendo uno sviluppo delle competenze efficace e incentrato sull’esercizio pratico delle diverse professioni. Possono contare sull’appoggio delle parti interessate quali lo Stato, la regione o il servizio pubblico per l’impiego (SPI) per incrociare i dati quantitativi e qualitativi in termini di esigenze relative alle competenze.

    1.6.

    Il CESE fa notare che le parti sociali devono svolgere sistematicamente un ruolo di primo piano nello sviluppo delle qualifiche e del loro contenuto. È essenziale che le parti sociali siano coinvolte sin dalle prime fasi dell’approccio adottato, per far sì che le risorse soddisfino le reali esigenze dei datori di lavoro e dei lavoratori in Europa.

    Inoltre, le parti sociali sono qualificate per facilitare l’orientamento professionale di tutte le categorie di cittadini.

    1.7.

    Il CESE rammenta che le parti interessate (Stato, regione, SPI) svolgono un ruolo rilevante nel proporre soluzioni che favoriscano l’inclusione sociale. Il CESE raccomanda un migliore coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti, le parti interessate e le parti sociali, mediante un accordo contrattuale che specifichi le interazioni e le responsabilità di ciascuno di essi, al fine di facilitare la comprensione dei dispositivi di formazione e sostegno. Le organizzazioni della società civile, i servizi sociali pubblici e senza scopo di lucro, le imprese sociali, gli organismi di protezione sociale e gli operatori sociali svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere i giovani e i meno giovani, prestando un’attenzione particolare alle persone che appartengono a gruppi socialmente svantaggiati. I quadri giuridici e finanziari di alcuni Stati membri forniscono una base responsabile per lo svolgimento di queste importanti funzioni e servizi. Sono inoltre essenziali politiche forti nel settore della formazione professionale per conseguire l’obiettivo della promozione di una forza lavoro competente, qualificata, adattabile e di mercati del lavoro in grado di rispondere ai mutamenti economici, come stabilito all’articolo 145 del TFUE.

    1.8.

    Il CESE sottolinea l’importanza di tenere conto delle caratteristiche specifiche delle PMI, che comprendono anche le microimprese, al fine di rispondere al fabbisogno di competenze nelle professioni in difficoltà. Queste imprese non dispongono di un servizio interno per le risorse umane, mentre la gestione della relazione tra formazione, competenze e lavoro richiede un approccio particolare. Le PMI rappresentano una vasta riserva di posti di lavoro e hanno bisogno di un sostegno specifico, che deve essere fondato sulla definizione delle loro esigenze in termini di competenze, sulla costruzione dell’offerta di posti di lavoro, sul comitato di consultazione, sul processo di assunzione e su sistemi di formazione adeguati, che consentano un inserimento occupazionale a lungo termine.

    1.9.

    Il CESE ricorda che la formazione è uno strumento fondamentale per l’integrazione delle persone con disabilità. Occorre adottare misure adeguate per rispondere alla sfida di garantire pari opportunità alle persone con disabilità, in particolare alle donne, nel quadro di un accesso equo a programmi di formazione professionale inclusivi. Il CESE rammenta inoltre che la sostenibilità del lavoro si basa in particolare sul diritto a una formazione di qualità.

    1.10.

    Il CESE raccomanda di elaborare accordi strategici nazionali in materia di formazione professionale e orientamento, sulla base di negoziati tra le autorità e le parti sociali, con il coinvolgimento delle parti interessate del settore dell’istruzione e della formazione professionale (IFP). Il CESE prende atto dell’esistenza di tali accordi in un certo numero di imprese, settori professionali o territori, e invita a un’applicazione generalizzata di accordi nazionali strategici di questo tipo. Le azioni dell’Unione dovrebbero, quanto ad esse, facilitare l’adattamento alle trasformazioni industriali al fine di promuovere l’inserimento e il reinserimento professionale nel mercato del lavoro.

    2.   Contesto

    2.1.

    La pertinenza della riflessione sulla relazione tra le competenze disponibili e le esigenze del mercato del lavoro dovrebbe essere valutata nel contesto europeo, come illustrato nella «Dichiarazione di Osnabrück», che dichiara di tenere conto, tra le parti interessante, anche delle parti sociali. Questo contesto europeo comprende in particolare i seguenti aspetti:

    da un lato, il pilastro europeo dei diritti sociali fa dell’istruzione, della formazione e dell’apprendimento permanente il suo primo e quarto principio in materia di pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, anche in una prospettiva di apprendimento permanente;

    dall’altro, nel 2020 la Commissione europea ha pubblicato una comunicazione sullo spazio europeo della formazione e dell’istruzione in cui ribadisce i propri principi d’azione e i propri obiettivi, segnatamente quelli relativi a un’istruzione universale di qualità;

    infine, nel parere SOC/570 (1) sul tema Il futuro del lavoro e delle competenze professionali, il CESE, per prepararsi e reagire ai rapidi mutamenti tecnologici e digitali, ha chiesto di definire politiche mirate e di adottare misure concrete volte a migliorare e adattare i sistemi d’istruzione e formazione.

    2.2.

    La questione dell’allineamento delle competenze disponibili e delle esigenze del mercato del lavoro è percepita in modi diversi nei vari paesi dell’Unione europea. Le discussioni sul cosiddetto «squilibrio tra domanda e offerta di competenze» erano iniziate già prima della crisi della COVID-19, e il CESE ha invitato alla prudenza nell’affrontare questo problema. Secondo il Cedefop, il 45 % dei lavoratori ritiene che le proprie competenze non corrispondano pienamente al posto di lavoro occupato, mentre il 70 % delle imprese soffre di carenze di competenze, ma poche tra di esse associano tali difficoltà agli ostacoli incontrati, quali i problemi riguardanti le assunzioni, l’ubicazione geografica dell’impresa stessa, il livello di retribuzione e le condizioni di lavoro. Uno studio approfondito dovrebbe analizzare le ragioni precise dello squilibrio tra domanda e offerta di competenze nonché le modalità per aiutare le persone interessate a trovare lavoro.

    2.3.   Le esigenze in termini di competenze

    Le competenze richieste variano da un paese all’altro, tuttavia tale diversità dipende dal livello dell’apparato produttivo industriale del paese, che va messo a confronto con le esigenze delle economie rivolte ai servizi o al turismo. Sebbene il livello generale delle competenze richieste sia orientato verso competenze più elevate, vi è anche la necessità di livelli di qualifica inferiori per i quali si ricorre all’immigrazione.

    2.4.   Il sistema di formazione

    L’istruzione e la formazione professionale sono i settori educativi più vicini al mercato del lavoro e alle sue esigenze in termini di competenze. Generalmente proposta al livello secondario superiore, la formazione professionale iniziale avviene in ambito scolastico o in ambito professionale, presso centri di formazione e imprese. La percentuale di giovani che hanno ricevuto una formazione professionale rispetto a un’istruzione generale varia all’interno dell’Unione europea, ma è in graduale diminuzione dappertutto. Questa constatazione porta solitamente a misure correttive o di incentivazione, su iniziativa tanto dei poteri pubblici quanto degli ambienti professionali, comprese le parti sociali. Tra queste misure, la nuova agenda per le competenze pone l’accento sulla digitalizzazione dei contenuti delle formazioni.

    Il sistema di formazione professionale continua è orientato principalmente al lavoro, e la maggior parte delle azioni di formazione avviene in un contesto professionale.

    2.5.   Il ruolo delle parti sociali

    Tale ruolo, che è presente in tutti i paesi a livelli diversi, dovrebbe essere rafforzato. In virtù della loro esperienza, le parti sociali partecipano alla definizione delle esigenze attuali e future in materia di competenze nei diversi settori occupazionali o a livello interprofessionale nazionale. Esse partecipano molto spesso anche alla definizione dei repertori di certificazioni e diplomi, alla governance dei sistemi di formazione, alla gestione dei fondi per la formazione professionale e gli apprendistati e al sistema di orientamento professionale lungo tutto l’arco della vita. Inoltre, la questione della formazione professionale è in genere oggetto di negoziati condotti dalle parti sociali nell’ambito della contrattazione collettiva.

    3.   Osservazioni generali

    3.1.

    Il CESE rileva un crescente squilibrio nel mercato del lavoro, legato in particolare a una carenza di competenze, con l’impatto complementare della crisi sanitaria che aumenta il divario tra le esigenze e le competenze dei giovani in un’economia sempre più concentrata.

    3.1.1.

    Tale situazione, che esisteva già prima della crisi sanitaria, si è sviluppata e aggravata da una ventina d’anni. Il 60 % dei lavoratori adulti rischia di vedere le proprie competenze tecnologiche diventare obsolete (dati UE-28 del 2014) (2). Il corollario della situazione è la coesistenza della disoccupazione e delle tensioni sul mercato del lavoro (3)(4).

    3.1.2.

    Gli effetti della crisi sanitaria determinano un’accelerazione delle tensioni sul mercato del lavoro, in particolare di quelle derivanti da uno sviluppo sempre più rapido della trasformazione digitale.

    3.2.

    Il CESE accoglie con favore l’agenda europea per le competenze e, in particolare, il fatto che la raccomandazione del Consiglio sull’istruzione e la formazione professionale (IFP) per la competitività sostenibile e l’equità sociale possa riguardare azioni in tutte le fasi della professionalizzazione e affrontare la natura mutevole di tutti i tipi di esigenze e competenze:

    a)

    in ogni fase della professionalizzazione (riferimento Cedefop — panorama delle competenze) (5):

    prima dell’ingresso nel mondo del lavoro:

    tramite lo sviluppo delle competenze e della professionalizzazione (formazione professionale iniziale e continua, formazione duale, apprendistato);

    al momento dell’inserimento lavorativo nell’azienda o in caso di mobilità interna:

    tramite l’adattamento delle competenze professionali e comportamentali al contesto dell’impresa (sostegno all’adattamento al posto di lavoro, formazione in ambito lavorativo);

    lungo tutto l’arco della vita professionale:

    tramite l’adeguamento delle competenze professionali all’evoluzione delle esigenze dell’impiego e della professione;

    b)

    adeguando i dispositivi alle esigenze derivanti dall’evoluzione delle situazioni occupazionali: sviluppo delle competenze (upskilling); riqualificazione professionale (reskilling); polivalenza (cross-skilling); nuove competenze;

    c)

    secondo la natura delle competenze previste: competenze di base, competenze tecniche e professionali; competenze trasversali.

    3.3.

    Nelle dichiarazioni delle organizzazioni di rappresentanza di datori di lavoro e lavoratori del settore delle aziende produttrici per il mercato a livello europeo figurano una serie di proposte con cui esse rivendicano la legittimità del loro intervento in questo ambito.

    Ad esempio, la Confederazione europea dei sindacati (CES) promuove il dialogo sociale in questo settore, a livello sia europeo che nazionale; SMEunited (Organizzazione europea dell’artigianato e delle PMI) ritiene che i governi dovrebbero delegare la governance degli apprendistati alle parti sociali; BusinessEurope raccomanda che siano le parti sociali a definire le esigenze in termini di programmi di formazione, e chiede una negoziazione congiunta con i prestatori di formazione nel settore della formazione dei lavoratori.

    3.4.   Il ruolo delle parti interessate

    Il CESE chiede che le parti sociali siano coinvolte, accanto ad altre parti interessate, per facilitare l’individuazione delle esigenze, delle risorse e delle azioni da realizzare e lavorino in concertazione con esse, avvalendosi dei mezzi che queste ultime sono in grado di mettere in campo. In particolare, gli enti o i soggetti interessati sono: le imprese, i settori professionali e altre organizzazioni professionali e interprofessionali, le parti sociali settoriali e nazionali, i quadri nazionali delle qualifiche o i sistemi di classificazione dei diplomi professionali (NQF), gli enti regionali e gli organismi pubblici o parapubblici regionali, le autorità nazionali, le organizzazioni della società civile, le imprese sociali, i servizi sociali, gli organismi di protezione sociale, gli organismi di orientamento e di sostegno all’inserimento, al reinserimento e al collocamento delle persone, comprese quelle con disabilità, e gli organismi di formazione professionale iniziale (IVET/CVET(6).

    4.   Osservazioni particolari

    4.1.   Anticipare le future esigenze in termini di competenze

    4.1.1.

    Le parti sociali svolgono un ruolo centrale nella conoscenza, nella valutazione e nell’anticipazione delle esigenze in termini di competenze del mercato del lavoro. Si tratta di una funzione essenziale per incoraggiare gli osservatori delle professioni e delle competenze e analizzare i dati raccolti. La loro analisi previsionale deve articolarsi con le valutazioni svolte da tutte le parti interessate: lo Stato, le regioni, le camere e tutti gli organismi che operano nel settore dell’occupazione, della formazione e dell’orientamento professionale, quali i servizi e gli organismi sociali. Questo tipo di cooperazioni contribuiscono a porre l’Europa al centro del mercato del lavoro.

    4.1.2.

    Secondo il CESE, questo ruolo essenziale deve essere consolidato dotando le parti sociali di tutti i mezzi necessari per agire con la stessa celerità con cui avvengono le principali trasformazioni sul mercato del lavoro. La crisi sanitaria, economica e sociale cominciata nel 2020 e tuttora in corso si è rivelata un potente acceleratore dei mutamenti della nostra economia. La digitalizzazione delle imprese è assolutamente indispensabile affinché queste ultime, comprese le più piccole, siano in grado di adattarsi. Al di là delle nuove professioni che accompagnano la transizione ecologica, quest’ultima è oggi attesa con fervore dai clienti e dai consumatori quale reazione alle conseguenze della crisi.

    4.2.   Rendere più efficiente l’offerta formativa e i relativi contenuti

    4.2.1.

    Sulla base della valutazione delle esigenze in termini di competenze, i repertori di formazione e certificazione devono essere oggetto di un aggiornamento regolare onde evitarne l’obsolescenza. Pertanto, le competenze legate alle nuove tecnologie, agli imperativi della transizione ecologica o alle trasformazioni digitali accelerate dalla crisi sanitaria necessitano di risposte rapide. Per i gruppi di destinatari difficili da raggiungere, si dovrebbero adattare delle pratiche pedagogiche innovative utilizzando metodi inclusivi appropriati.

    Il principio della formazione duale consente di combinare i sistemi di formazione e la capacità formante delle imprese, la quale facilita ampiamente l’inserimento sostenibile nel mondo del lavoro per favorire lo sviluppo delle attività economiche. Sebbene la grande maggioranza dei datori di lavoro svolga pienamente il proprio ruolo di formatore nei sistemi duali, occorre prestare particolare attenzione per prevenire e vietare ogni abuso legato ai posti di lavoro produttivi a costo zero occupati dai tirocinanti.

    4.2.2.

    Tali dispositivi di formazione duale possono essere di diversa natura:

    formazione professionale di giovani e meno giovani mediante l’apprendistato, volta al conseguimento di una certificazione professionale completa relativa a una professione specifica;

    formazione professionale iniziale con periodi di tirocinio in azienda, in base a dispositivi di alternanza;

    tirocinio completo in azienda, in particolare per scoprire un mestiere;

    formazione professionale delle persone in cerca di occupazione in alternanza;

    formazione interna all’azienda nel contesto di una situazione lavorativa;

    formazione preliminare all’inserimento professionale volta ad acquisire le competenze necessarie allo svolgimento di una professione;

    formazione all’autonomia, analisi delle competenze, in particolare per le persone in difficoltà, le persone con disabilità e i giovani che abbandonano la scuola senza qualifiche.

    4.2.3.

    Infine, lo sforzo teso a rendere più efficace l’offerta di formazione deve fornire delle risposte alle persone più vulnerabili. È indispensabile prendere in considerazione le situazioni di disabilità nel concepire l’accessibilità materiale e fisica del sistema di formazione e della risposta educativa diretta ai gruppi destinatari.

    4.3.   Coinvolgere maggiormente le parti sociali e le parti interessate

    4.3.1.

    Al di là di un approccio volontario, l’assunzione contrattuale degli attori consolida tali buone pratiche per anticipare meglio le esigenze in termini di competenze e il rafforzamento dell’efficacia dei sistemi di formazione professionale.

    4.3.2.

    Grazie a una ripartizione efficace dei ruoli in materia di sostegno e di assistenza alle persone più vulnerabili, le parti interessate devono garantire un ruolo fondamentale in termini di inclusione sociale. Mediante percorsi di formazione e un sostegno indispensabile, le parti interessate portano avanti una missione specifica che va a beneficio delle persone molto lontane dall’occupazione.

    4.3.3.

    Il sistema di formazione professionale funzionerà bene se sarà stato progettato con il coinvolgimento attivo delle parti sociali. Un fattore chiave di tale successo risiede nella cooperazione tra i due luoghi di apprendimento che sono gli organismi di formazione e le imprese. La definizione delle politiche nazionali o regionali deve prevedere la flessibilità necessaria affinché le parti sociali possano adattare la struttura e il contenuto delle formazioni alle esigenze dei datori di lavoro e dei lavoratori nello specifico contesto del mercato del lavoro.

    4.4.   Suscitare l’interesse delle imprese e dei lavoratori verso gli investimenti destinati alla formazione

    4.4.1.

    La percentuale di lavoratori che ogni anno ha accesso a un colloquio o a un incremento delle competenze rimane troppo ridotta, soprattutto nelle piccole e medie imprese. I deterrenti sono numerosi: finanziamento della formazione e difficoltà per i datori di lavoro di sostituire il personale in formazione, rifiuto della formazione iniziale, disponibilità e qualità dei contenuti e dei sistemi di formazione per i dipendenti.

    4.4.2.

    A tal proposito, le conoscenze di base restano prerequisiti imprescindibili per l’accesso all’impiego, in particolare nelle PMI. I giovani in formazione risentono fortemente dell’impatto della crisi della COVID-19 e si registra un maggior numero di abbandoni, il che rende più urgente la questione del sostegno e dell’orientamento professionale lungo tutto l’arco della vita. Tale aspetto è determinante per suscitare l’interesse dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione, in quanto offre loro la possibilità di diventare attori del proprio sviluppo professionale. Un obiettivo pertinente consisterebbe nel garantire all’8 % degli apprendisti e dei tirocinanti della formazione permanente la possibilità di trascorrere un periodo di mobilità all’estero; gli studi d’impatto del programma Erasmus evidenziano il miglioramento delle competenze e dell’occupabilità derivante da un periodo di mobilità.

    4.4.3.

    Si pone infine il problema dell’individuazione delle competenze dei candidati da parte delle imprese, soprattutto di quelle che non dispongono di un servizio interno delle risorse umane.

    Bruxelles, 27 aprile 2021

    La presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Christa SCHWENG


    (1)  GU C 237 del 6.7.2018, pag. 8.

    (2)  https://www.cedefop.europa.eu/files/3075_en.pdf, pag. 26.

    (3)  Tasso di disoccupazione (per Stato membro) https://ec.europa.eu/eurostat/web/lfs/visualisations: tasso di disoccupazione, gennaio 2021, UE-27.

    (4)  Posti di lavoro vacanti (per Stato membro): https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Job_vacancy_statistics.

    (5)  https://skillspanorama.cedefop.europa.eu/en/dashboard/european-skills-index

    (6)  VET providers — VET4EU2 https://ec.europa.eu/transparency/regexpert/index.cfm?do=groupDetail.groupDetailDoc&id=38451&no=1.


    ALLEGATO

    ESEMPI DI BUONE PRATICHE

    In Austria, è possibile iniziare un apprendistato dai 15 anni di età

    Nel paese il 45 % dei giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni segue un apprendistato. Nella maggior parte dei casi, il periodo di formazione dei giovani che optano per una formazione duale (alternanza scuola/lavoro in azienda) è di tre anni. Tra i giovani si contano 130 000 apprendisti, i quali trascorrono l’80 % del loro tempo in azienda, ossia, nell’arco di una settimana, quattro giorni di corsi pratici e un giorno di scuola.

    Il diritto all’apprendistato è garantito per legge: gli alunni che non riescono a trovare un’impresa che li accolga come apprendisti per via dei loro risultati scolastici insufficienti seguono una formazione in laboratori pubblici o in officine pubbliche di apprendistato.

    In generale, in Austria, le probabilità di un apprendista di trovare un impiego sono tre volte maggiori rispetto a quelle di un giovane che non ha proseguito gli studi o la formazione dopo la scuola dell’obbligo. Nel 2018 il tasso di disoccupazione dei giovani di età inferiore ai 25 anni era del 9,6 %.

    La preparazione operativa all’impiego (préparation opérationnelle à l’emploi, POE) in Francia

    La preparazione operativa all’impiego consente di fornire una risposta rapida e concepita su misura per le professioni che registrano scarsità di candidati idonei da assumere. Si tratta di una formazione che consente di acquisire o di sviluppare ulteriormente le competenze professionali necessarie per soddisfare un’esigenza di assunzione già individuata.

    La POE è gestita in collaborazione tra Pôle emploi (il servizio pubblico per l’impiego) e l’azienda o il settore di attività professionale interessati. La formazione, di una durata non superiore a 400 ore, comprende un periodo di tirocinio completo in azienda, conferisce lo status di tirocinante in formazione professionale e dà diritto ad una retribuzione. Al termine del periodo di formazione, se il candidato raggiunge il livello di competenze richiesto per occupare il posto di lavoro, si procede alla firma di un contratto di lavoro di lungo periodo con l’azienda che lo ha selezionato.

    Nell’ultimo triennio 70 000 tirocinanti all’anno hanno beneficiato della POE, con un tasso di inserimento nell’impiego occupato di circa l’80 %.

    Il ruolo delle parti sociali in Germania

    L’esperienza delle parti sociali garantisce che i profili professionali siano in linea con le esigenze del mercato del lavoro, in modo tale che le componenti della formazione siano facilmente integrate nei processi di produzione e di prestazione di servizi delle imprese.

    In Germania gli accordi in materia di formazione professionale sono per lo più negoziati dalle parti sociali per poi venire sanciti da contratti collettivi di categoria. Qualora il contenuto delle formazioni dispensate non corrisponda più alle esigenze del mercato del lavoro, le parti sociali rivedono le formazioni o attivano nuovi corsi di formazione per le nuove professioni.

    Sulla base di finanziamenti pubblici e disciplinati dal diritto sociale (Sozialgesetzbuch), l’autonomia e il sostegno professionale per i giovani svantaggiati e con disabilità sono sostenuti da organismi di protezione sociale dell’apprendistato e dai loro servizi professionali.

    Negoziazione di un accordo strategico sulla formazione professionale in Portogallo

    Nel quadro della commissione permanente per il dialogo sociale, il governo portoghese ha lanciato un processo negoziale per concludere un accordo strategico sulla formazione professionale e l’apprendimento permanente. Un gruppo di lavoro, formato attualmente da rappresentanti dell’esecutivo, organi di vigilanza e parti sociali, è all’opera per giungere a un accordo sulla governance, la regolamentazione e il finanziamento del sistema di formazione. L’accordo da concludere punta inoltre a migliorare la qualità della formazione, la capacità di adeguamento rapido del quadro nazionale delle qualifiche, la risposta alle esigenze settoriali, gli incentivi alla formazione delle imprese e dei cittadini, l’innovazione didattica come pure le formazioni digitali e l’apprendimento a distanza.

    Sistema di formazione duale in Polonia

    Nell’ambito del sistema di istruzione polacco, la formazione duale abbina le lezioni scolastiche per l’acquisizione di conoscenze teoriche e il lavoro in azienda per l’acquisizione di un’esperienza pratica in un contesto lavorativo. La durata della formazione, che si avvale degli istituti di insegnamento professionale, varia tra 2 e 5 anni. Sulla base di un sistema di formazione duale, la formazione pratica si svolge nel quadro di un contratto di lavoro di formazione professionale. La formazione teorica è oggetto di un contratto di apprendistato tra il direttore dell’istituto scolastico e il datore di lavoro che accoglie l’apprendista. Dal settembre 2019 tutti gli alunni di istituti di insegnamento professionale che non beneficiano di questo particolare regime possono accedere ad un periodo di tirocinio retribuito, in qualità di studenti, presso un datore di lavoro. Va sottolineato che le imprese artigiane hanno sviluppato le formazioni duali con la collaborazione di 23 500 artigiani e hanno accolto quasi 65 000 giovani.


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