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Document 52019AE0069

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti — Piano di investimenti per l’Europa: bilancio e prossimi passi» [COM(2018) 771 final]

EESC 2019/00069

GU C 282 del 20.8.2019, p. 20–26 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

20.8.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 282/20


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti — Piano di investimenti per l’Europa: bilancio e prossimi passi»

[COM(2018) 771 final]

(2019/C 282/04)

Relatore: Petr ZAHRADNÍK

Correlatore: Javier DOZ ORRIT

Consultazione

Commissione europea, 18.2.2019

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

4.6.2019

Adozione in sessione plenaria

19.6.2019

Sessione plenaria n.

544

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

180/0/8

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

In linea generale, il CESE accoglie con favore il piano di investimenti per l’Europa, in considerazione del suo contributo alla promozione degli investimenti nell’UE e a un uso più efficace di risorse finanziarie limitate per investimenti paneuropei strategici come nuovo tipo di ridistribuzione finanziaria dell’UE. Il CESE raccomanda di definire un obiettivo di investimento nell’UE, come criterio, tra gli altri, per una politica di investimento sostenibile e a lungo termine; tale obiettivo di investimento potrebbe rientrare nel ciclo regolare del semestre europeo ed essere oggetto di una valutazione annuale.

1.2.

La finalità del piano di investimenti per l’Europa e, più in generale, degli investimenti incentivati con fondi pubblici, dovrebbe essere di sostenere gli obiettivi strategici dell’UE, tra cui: a) promozione di una convergenza economica e sociale sostenibile dal basso verso l’alto tra gli Stati membri, b) investimenti sostenibili, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite, c) agevolazione di transizioni eque, verdi e digitali, d) rafforzamento della resilienza economica delle economie europee, e) sviluppo di infrastrutture strategiche, f) promozione della produttività, della ricerca, dello sviluppo, dell’innovazione, dell’istruzione e della formazione professionale, g) aumento degli investimenti sociali e h) sostegno della competitività dell’economia europea in un contesto globale. Il CESE ritiene che sarebbero necessari ulteriori orientamenti per realizzare questi obiettivi in termini geografici e settoriali.

1.3.

Introducendo rapidamente un sistema di classificazione unificato e indicatori relativi al grado di sostenibilità delle prestazioni, in base agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e alle conclusioni del Consiglio europeo del 20 giugno 2017, si aiuterebbero gli investitori a incanalare i loro flussi di investimenti verso attività sostenibili (1).

1.4.

Il CESE è convinto che gli strumenti finanziari innovativi abbiano un enorme potenziale di tenere conto delle aree interessate dal proposto programma InvestEU. Il Comitato crede nelle sinergie tra il programma InvestEU e i futuri programmi gestiti a livello centrale (ad esempio il meccanismo per collegare l’Europa, e Orizzonte Europa), con una preferenza per l’uso di uno strumento basato sulla redditività. A tal fine è necessaria una semplificazione normativa quando si combinano diversi programmi o progetti.

1.5.

Uno dei più importanti valori aggiunti del programma InvestEU è il sostegno di progetti europei su larga scala (SESAR, ERTMS, reti intelligenti dell’UE), basati sulla mobilitazione di fondi privati, ma la cui attuazione richiede anche un’azione della Commissione rivolta a istituire il quadro normativo e finanziario adeguato. La Commissione dovrebbe compiere uno sforzo per coinvolgere gli Stati membri in questi grandi progetti.

1.6.

Il CESE ritiene che, in questo momento, l’UE dovrebbe essere pronta ad affrontare un rischio maggiore per imprimere un maggiore impulso all’occupazione e al tenore di vita. Il Comitato raccomanda pertanto che nel quadro finanziario pluriennale sia previsto un maggiore impegno per questo strumento.

1.7.

Il CESE sostiene fortemente gli sforzi della Commissione volti a individuare i principali ostacoli ad un’intensificazione delle attività di investimento nei settori appartenenti all’ambiente del mercato unico, che integrino le infrastrutture, i requisiti in materia di istruzione e competenze e l’allineamento delle norme in materia di aiuti di Stato.

1.8.

Tuttavia, il Comitato ritiene che per superare il deficit di investimenti dell’UE, che costituisce uno dei rischi più gravi per il futuro dell’economia europea, servirebbe uno sforzo finanziario maggiore da parte dell’UE, degli Stati membri e del settore privato. Invita quindi le autorità dell’UE a rafforzare la capacità finanziaria di InvestEU nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

1.9.

D’altro canto, il Comitato ritiene necessario fare uno sforzo maggiore e realizzare un maggiore collegamento tra il FEIS (o, rispettivamente, il programma InvestEU) e gli altri programmi di investimento dell’UE e degli Stati membri, promuovendo le necessarie sinergie, evitando duplicazioni e sovrapposizioni tra essi e orientando gli investimenti in modo da raggiungere obiettivi più precisi.

1.10.

Il CESE propone di rafforzare il campo di applicazione del programma InvestEU per dare alle imprese europee le necessarie garanzie che consentano loro di investire al di fuori dell’UE e di promuovere il commercio dell’UE.

1.11.

Il CESE raccomanda vivamente alla Commissione di intensificare gli sforzi volti a sensibilizzare le imprese e i cittadini europei in merito ai benefici ottenuti grazie al piano di investimenti per l’Europa, specie per quanto riguarda le PMI, rendendoli così consapevoli del contributo dell’UE.

2.   Contesto generale della proposta e descrizione degli elementi principali

2.1.

Il presente parere si richiama direttamente e dà seguito alle conclusioni adottate nel parere sul programma InvestEU (2) nonché ad altri pareri riguardanti il quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE per il periodo 2021-2027 e i risultati economici e di investimento dell’UE (3). Pertanto, le conclusioni formulate esplicitamente in tali pareri non saranno ripetute nel presente documento, il quale concorda di conseguenza con le stesse.

2.2.

La comunicazione della Commissione europea Piano di investimenti per l’Europa: bilancio e prossimi passi concorda pienamente con le conclusioni del parere adottato su InvestEU (4), in particolare nei punti seguenti:

le attività di investimento sono l’unico indicatore macroeconomico principale a non aver raggiunto i livelli pre-crisi del 2006-2007 ed è pertanto pienamente giustificato e legittimo incoraggiare l’uso di tutti i pertinenti strumenti a loro sostegno;

la creazione di uno strumento finanziario a sostegno degli investimenti, basato sul principio della garanzia, costituisce un’innovazione significativa nel finanziamento di importanti progetti di investimento di interesse pubblico;

il coinvolgimento di capitali privati è estremamente vantaggioso e auspicabile a tal fine. Tuttavia, partenariati pubblico-privato concepiti in maniera non corretta potrebbero finire per comportare costi superiori a quelli della fornitura pubblica diretta degli stessi servizi. Gli investimenti pubblici in servizi pubblici di alta qualità e accessibili, anche sotto il profilo economico, devono rappresentare una priorità nell’UE;

oltre agli investimenti interni, si dovrebbero sostenere anche investimenti che hanno una significativa dimensione transfrontaliera. Il modello può essere utilizzato anche per attuare gli investimenti dell’UE a favore dello sviluppo al di fuori dell’Unione;

l’attuazione di riforme strutturali a livello degli Stati membri e in tutta l’UE può intensificare gli effetti delle attività di investimento;

gli investimenti effettuati dovrebbero rispettare le necessità del mercato unico, ove opportuno, in tutte le sue dimensioni, il funzionamento dei mercati finanziari, le infrastrutture nei settori dei trasporti e dell’energia e la preparazione di risorse umane per affrontare tali sfide.

2.3.

La comunicazione della Commissione europea spazia in maniera più ampia del solito, affrontando la necessità di rimuovere gli ostacoli che intralciano la ripresa di investimenti più consistenti e l’utilizzo più efficace degli strumenti finanziari a sostegno degli investimenti.

2.4.

Mentre il progetto di regolamento sul programma InvestEU verte principalmente sui parametri tecnici dello strumento, la comunicazione della Commissione si concentra in particolare sul contesto economico, politico e sociale, nonché sull’analisi e sulla descrizione dell’ambiente in cui verrà utilizzato lo strumento. Il CESE concorda con questa visione generale.

2.5.

La priorità principale della Commissione Juncker (dalla fine del 2014 all’inizio del 2015) è stata quella di contribuire a colmare o ridurre la carenza di investimenti nell’UE dopo la crisi. Senza investimenti sufficienti e redditizi non è possibile garantire la prosperità economica futura dell’Europa e la sua capacità di competere economicamente a livello mondiale. Per questo motivo è stato adottato e attuato il progetto di un piano di investimenti per l’Europa, che dopo il 2020 sarà incarnato principalmente dal programma InvestEU. Al centro dello stesso si trova uno strumento finanziario basato su una garanzia di bilancio. Il CESE ritiene che tale strumento non solo sia adatto ad assicurare investimenti all’interno dell’UE, ma possa anche rappresentare una piattaforma dell’Unione altamente efficiente per sviluppare e sostenere progetti di investimento al di fuori dell’UE (in relazione ai nuovi obiettivi del QFP dell’Unione per il periodo 2021-2027 in termini di azione esterna, globalizzazione e aumento del numero di progetti esterni).

2.6.

La redditività e l’efficienza degli investimenti dipende dalla presenza di una struttura economica solida. Le riforme strutturali sono pertanto considerate un presupposto per assicurare che gli investimenti esercitino gli effetti previsti. Mancanze strutturali significative si traducono in un’ampia gamma di ostacoli — normativi, amministrativi, ostacoli alla concorrenza ecc. Tali ostacoli sono gravi a livello sia nazionale sia transfrontaliero.

2.7.

Il CESE apprezza il fatto che l’UE promuova un contesto più aperto possibile agli investimenti e al commercio, a condizione che siano rispettati i diritti sociali e del lavoro e che l’ambiente sia tutelato. Allo stesso tempo, tuttavia, presta una particolare attenzione al crescente rischio strategico e politico mondiale cui possono essere collegati alcuni investimenti esteri. Il CESE accoglie con favore e sostiene l’introduzione di una funzione di protezione per taluni investimenti esteri, il cui obiettivo non è primariamente commerciale o economico, ma piuttosto connesso alla politica e al potere.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Il CESE apprezza i vantaggi del piano di investimenti per l’Europa, in particolare sotto i seguenti aspetti:

durante la crisi i finanziamenti privati hanno subito una battuta d’arresto e pertanto non sono stati soddisfatti i fabbisogni finanziari. Gli investitori hanno iniziato a esaminare i rischi in maniera molto più attenta e approfondita. Il piano di investimenti per l’Europa si è dimostrato una piattaforma adeguata, sicura, pratica e attentamente concepita per stimolare gli investimenti e attrarre finanziamenti privati;

il piano di investimenti per l’Europa ha contribuito positivamente al monitoraggio mirato e sistematico dei casi di fallimento del mercato o delle situazioni avverse agli investimenti e ha aiutato ad adattare le percezioni del rischio alla necessità di affrontarle in maniera compatibile con il mercato;

gli esempi di progetti sostenuti menzionati nella comunicazione della Commissione europea mettono chiaramente in luce che, in assenza del piano di investimenti per l’Europa e del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), i capitali privati non si sarebbero mai orientati verso questo tipo di progetti senza garanzie sufficienti e un’adeguata copertura dei rischi (a meno che non fossero a scopo filantropico) e che le risorse pubbliche a disposizione di tali progetti sarebbero limitate per loro stessa natura;

il piano di investimenti per l’Europa e il FEIS richiedono che i progetti siano sottoposti a una prova della redditività finanziaria diretta e soddisfino pertanto le norme minime di qualità applicabili.

3.2.

Nel 2018 il totale degli investimenti pubblici e privati nell’UE era pari al 20,5 % del PIL dell’Unione, ancora due punti percentuali al di sotto del 2007. Dal 2013 la lenta ripresa del tasso di investimenti è dovuta a investimenti sia pubblici che privati.

3.3.

Nel periodo 2014-2018 gli investimenti pubblici nell’UE-27 erano pari, in media, al 2,86 % del PIL (2,68 % nella zona euro), rispetto al 3,4 % del PIL nel periodo 2009-2013 (3,2 % nella zona euro) (5). In particolare, gli investimenti fissi netti sono stati perlopiù negativi tra il 2014 e il 2017, indicando uno stock di capitale pubblico in calo. Dato che ciò contrasta a livello macro con gli obiettivi del piano di investimenti per l’Europa, il CESE incoraggia la Commissione europea ad adottare misure per promuovere gli investimenti pubblici a livello degli Stati membri. Queste misure dovrebbero essere incluse nelle raccomandazioni specifiche per paese, insieme agli altri strumenti pertinenti del semestre europeo.

3.4.

La carenza di investimenti è dovuta per la maggior parte agli investimenti privati. Alla luce di ciò, l’entità complessiva del piano di investimenti è stata troppo esigua sin dall’inizio. L’Unione europea pianifica di mobilitare, in un periodo di cinque anni, investimenti pari a 500 miliardi di EUR, il che significa 100 miliardi di EUR l’anno, pari approssimativamente allo 0,6 % del PIL annuo dell’UE.

3.5.

Il CESE è consapevole della portata degli strumenti finanziari rimborsabili a sostegno delle attività di investimento nell’UE, come pure del loro potenziale ancora da sfruttare. Ad esempio, essi pongono le basi per un uso molto più efficiente e vantaggioso delle risorse disponibili. Diversamente dalle sovvenzioni, si tratta di fondi rimborsabili che possono essere utilizzati successivamente e ripetutamente a rotazione. Inoltre, l’irrigidimento previsto della politica monetaria e la limitata disponibilità del credito potrebbero aumentare ulteriormente la loro attrattività. Se gestiti correttamente dal punto di vista della politica e della governance economiche, essi agevolano la creazione di una solida base finanziaria per un sostegno a lunghissimo termine (anche diversi decenni) a favore degli investimenti di interesse pubblico (è essenziale definire cosa si intende con interesse pubblico; l’opinione prevalente al momento è che gli strumenti finanziari siano adatti a porre rimedio a vari tipi di fallimenti del mercato). Lo sviluppo di strumenti finanziari contribuisce inoltre a incoraggiare la variazione dei prodotti finanziari disponibili sui mercati nazionali e sul mercato paneuropeo dell’intermediazione finanziaria, nonché a rafforzarne la diversificazione e la diversità delle soluzioni e dei prodotti finanziari disponibili.

3.6.

Allo stesso tempo, il CESE sottolinea che gli strumenti finanziari non sono assolutamente adatti a sostenere ogni progetto (il criterio generale per la rilevanza è l’esistenza di un contesto di mercato e del rischio di un fallimento del mercato nelle sue numerose forme). Se il progetto si è dimostrato meritevole di sostegno a titolo degli strumenti finanziari, l’effetto è conseguito in tre modi fondamentali:

attraverso il sostegno di un progetto in grado di conseguire vantaggi aggiuntivi e misurabili (ad esempio aumentando i guadagni in termini di redditività e produttività). In tal caso, i beneficiari del sostegno sono quasi esclusivamente singole imprese o loro aggregazioni, ad esempio raggruppamenti di attività;

attraverso risparmi nell’esecuzione dei processi esistenti (ad esempio riducendo il fabbisogno di energia e i relativi costi e contenendo le spese di esercizio attraverso l’ottimizzazione dei processi). In tal caso, gli organismi del settore pubblico possono essere sostenuti dagli strumenti finanziari nello stesso modo in cui vengono sostenute le imprese;

attraverso l’istituzione della partecipazione finanziaria dei consumatori di un dato prodotto o servizio. Tale partecipazione può essere ulteriormente sostenuta mediante una sovvenzione mirata o un altro programma di sostegno nazionale o regionale che consenta a uno strumento finanziario di essere rimborsabile.

3.7.

Il CESE prende atto della parte fondamentale della comunicazione della Commissione europea che si occupa di individuare gli ostacoli esistenti. Si tratta innanzitutto di ostacoli al mercato unico e della necessità di approfondirlo ulteriormente e rimuovere gli ostacoli (sia superando gli ostacoli amministrativi e normativi esistenti, sia avviando la modernizzazione tecnologica del mercato unico attraverso la realizzazione del mercato unico digitale e la relativa strategia di attuazione). Si pensi inoltre al potenziale di sviluppo dei mercati dei capitali e alla loro integrazione nell’Unione dei mercati dei capitali. Sussistono anche ostacoli e potenzialità per l’integrazione delle infrastrutture nei settori dei trasporti e dell’energia, attraverso lo sviluppo di reti transeuropee o sulla base di un’Unione dell’energia. È inoltre importante tenere presente la dimensione umana e i requisiti in termini di formazione e competenze della forza lavoro (in linea con i principi del pilastro europeo dei diritti sociali) nonché l’allineamento delle norme in materia di aiuti di Stato. Dal punto di vista dell’ottimizzazione delle sinergie nell’ambito del QFP per il periodo 2021-2027, il CESE osserva altresì che occorre garantire la massima conformità ai fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE).

3.8.

Il Comitato ritiene necessario fare uno sforzo maggiore e realizzare una maggiore coerenza tra il FEIS (o, rispettivamente, il programma InvestEU) e gli altri programmi di investimento dell’UE e degli Stati membri. Ciò contribuirà a promuovere le necessarie sinergie e ad evitare duplicazioni tra i programmi.

3.9.

Gli investimenti incentivati dal settore pubblico dovrebbero essere orientati verso obiettivi precisi, che siano definiti in modo chiaro e strategico a livello europeo, al fine di conseguire gli obiettivi strategici dell’Unione. Le aree che beneficeranno di un sostegno sono elencate più in alto al punto 1.2. In quest’ottica, il CESE ritiene che sarebbe necessario fornire ulteriori orientamenti, specificamente in termini di assegnazione settoriale degli stanziamenti, al FEIS e al futuro programma InvestEU.

3.10.

Più specificamente, per quanto riguarda il piano d’azione della Commissione europea per finanziare la crescita sostenibile, l’urgente creazione di un sistema di classificazione unificato e di indicatori per individuare il grado di sostenibilità dev’essere sostenuta da una comprensione a vasto raggio dell’impatto delle attività economiche e degli investimenti sulla sostenibilità ambientale e sull’uso efficiente delle risorse, nonché sugli obiettivi sociali e di governance, conformemente agli OSS e alle conclusioni del Consiglio europeo del 20 giugno 2017. Questo approccio dovrebbe aiutare gli investitori a convogliare i loro flussi di investimenti verso attività sostenibili che consentano l’attuazione completa, integrale, integrata ed efficace dell’Agenda 2030 (6).

3.11.

Il piano Juncker originario garantiva o assicurava 21 miliardi di EUR per mobilitarne fino a 315 miliardi. Con InvestEU la Commissione propone una garanzia di 38 miliardi di EUR (più altri 9,5 miliardi provenienti da partner finanziari) per mobilitarne fino a 650 miliardi. A prima vista l’iniziativa InvestEu raddoppia le capacità del piano Juncker, oltre a consentire agli Stati membri di impegnare fino al 5 % dei loro stanziamenti a titolo della politica di coesione per i quattro comparti della garanzia. Il CESE accoglie con favore questo strumento rafforzato, ma ritiene che l’impegno di 15,2 miliardi di EUR, pari all’1,2 % del prossimo QFP, non sia adeguato per raggiungere l’obiettivo di riportare gli investimenti ai livelli di prima della crisi. Un impegno del 2 % (25,5 miliardi di EUR), ad esempio, potrebbe mobilitare investimenti pubblici e privati aggiuntivi per oltre 1 000 miliardi di EUR.

3.12.

È necessario promuovere e sostenere la partecipazione di imprese e consorzi europei alle gare d’appalto e agli appalti pubblici internazionali. Il campo di applicazione del programma InvestEU potrebbe essere esteso in modo da coprire tutte le aree geografiche e fornire garanzie alle imprese europee che investono al di fuori dell’UE. Questa potrebbe essere la prima reazione concreta all’iniziativa Nuova via della seta.

4.   Osservazioni specifiche

4.1.

Il CESE raccomanda di prestare un’attenzione adeguata alla rimozione degli ostacoli a livello nazionale e regionale, in linea con il principio di sussidiarietà.

4.2.

Il CESE invita la Commissione europea a definire in maniera chiara e univoca le possibilità per integrare il FEIS, il futuro programma InvestEU e i fondi SIE. La proposta di regolamento fa riferimento in numerose occasioni alle sinergie tra i capi e i programmi del QFP, ma la realtà non è altrettanto favorevole alla creazione di tali sinergie. Le attuali pratiche mostrano limitazioni della possibilità di combinare il FEIS con i fondi SIE. Il CESE non reputa auspicabile che la situazione rimanga tale e raccomanda di stabilire norme chiare che facciano sì che i fondi SIE (sotto forma di una sovvenzione) e il FEIS (sotto forma di uno strumento finanziario) possano essere utilizzati per lo stesso progetto.

4.3.

Il CESE invita la Commissione europea ad adottare una visione a vasto raggio degli investimenti, nel momento in cui chiede una proroga del FEIS. Gli Stati membri devono poter disporre delle risorse fiscali necessarie per gli investimenti pubblici. Poiché in base alle attuali norme di bilancio dell’UE le spese sono invariabilmente legate al gettito fiscale, la Commissione europea deve porsi alla guida di un’azione determinata, svolta con strumenti efficaci, contro la frode e l’elusione fiscale, il riciclaggio di denaro e l’attività illecita dei paradisi fiscali. Ciò comprende l’eliminazione della concorrenza fiscale sleale praticata oggi da alcuni Stati membri, che favoriscono la pianificazione fiscale aggressiva delle imprese multinazionali.

4.4.

Alcuni tipi di investimenti, come quelli per le infrastrutture pubbliche, possono essere realizzati in modo più efficiente e con minori costi per la società attraverso il settore pubblico piuttosto che i partenariati pubblico-privato. In queste circostanze, la Commissione europea è incoraggiata a consentire agli Stati membri di investire in misura sufficiente senza ridurre la spesa sociale. Secondo una teoria e una pratica consolidate in materia di finanze pubbliche razionali, le generazioni future, che beneficeranno degli investimenti odierni, dovrebbero contribuire in misura congrua al loro finanziamento attraverso l’emissione di titoli di Stato nel presente. Se gli investimenti pubblici fossero finanziati unicamente dall’attuale generazione attraverso tasse più elevate o una spesa pubblica inferiore, l’onere a suo carico sarebbe indebitamente gravoso. In pratica ciò significa rendere più flessibile il patto di stabilità e crescita mediante la cosiddetta regola d’oro: la spesa per investimenti pubblici non viene conteggiata ai fini degli obiettivi di disavanzo pubblico. Un approccio flessibile all’attuazione del recentemente adeguato patto di stabilità e crescita, introdotto dalla Commissione nel 2014, ha avuto effetti positivi sulla crescita. Esso dovrebbe essere mantenuto e mirato a investimenti di grande interesse pubblico.

4.5.

La riforma dell’UEM può offrire la governance necessaria per una politica di investimento adeguata. In particolare, il completamento dell’Unione bancaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, mettendo in funzione i loro strumenti, può contribuire al finanziamento delle imprese, specie delle PMI. Il CESE ritiene che si tratti di un’emergenza e deplora i ritardi del Consiglio europeo in tale contesto.

4.6.

Il CESE ritiene che sarebbe necessario fornire ulteriori orientamenti in merito all’assegnazione settoriale del sostegno del FEIS e al futuro programma InvestEU. Il Comitato è del parere che dovrebbe essere data priorità agli investimenti in tre ambiti: a) la costruzione di un modello economico europeo verde e digitale; b) la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione; c) l’istruzione e la formazione. Per garantire una transizione giusta verso un modello ecologico e sociale sostenibile, gli investimenti di natura sociale dovrebbero essere promossi seguendo gli orientamenti forniti dalle raccomandazioni del gruppo di alto livello sugli investimenti in sostegno e assistenza sociale (7).

4.7.

Verifiche condotte dalla Corte dei conti europea e dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) su campioni di progetti inseriti nello sportello relativo alle infrastrutture e all’innovazione suggeriscono che circa un terzo dei progetti avrebbe potuto essere finanziato per intero da fonti diverse dal FEIS. I promotori di progetti scelgono prevalentemente il FEIS per via del costo inferiore del finanziamento e in parte per via della maggiore durata dei prestiti.

4.8.

Contare un progetto che sarebbe stato realizzato attraverso fonti di finanziamento diverse dal FEIS come aggiuntivo per quanto riguarda quest’ultimo corrisponde alla concezione comune e non tecnica di addizionalità. Ciò solleva dubbi sulla rilevanza per l’economia reale della definizione e dell’applicazione pratica dell’addizionalità nella regolamentazione e nell’esecuzione del FEIS, andando potenzialmente a compromettere la credibilità di tale fondo, che è estremamente necessario. Il CESE ritiene pertanto che il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) dovrebbe concentrare primariamente le sue attività su progetti che sono veramente aggiuntivi, nel senso che non sarebbero stati realizzati in assenza dei finanziamenti del FEIS, per garantire l’effetto massimo sull’economia reale e incoraggiare la fiducia del pubblico nei confronti del FEIS.

4.9.

Come osservato dalla Corte dei conti europea, la metodologia utilizzata per stimare gli investimenti mobilitati ha sopravvalutato, in alcuni casi, la misura in cui il sostegno del FEIS ha effettivamente indotto investimenti supplementari nell’economia reale. Inoltre, il CESE ritiene che la Commissione europea debba seguire la raccomandazione della Corte dei conti europea di sviluppare indicatori di prestazione e di monitoraggio comparabili per tutti gli strumenti finanziari e le garanzie di bilancio dell’UE, così da accrescere la trasparenza e la capacità di valutarne i risultati.

4.10.

Come rilevato dalla Corte dei conti, il FEIS ha inoltre sostituito in parte i finanziamenti provenienti da altri strumenti finanziari dell’UE gestiti a livello centrale, in particolare nei settori dei trasporti e dell’energia. Si incoraggiano la Commissione e la BEI a esaminare le potenziali sovrapposizioni future tra le operazioni effettuate nel quadro dello sportello relativo alle infrastrutture e all’innovazione del FEIS e gli strumenti finanziari dei fondi SIE.

4.11.

Per garantire la corretta valutazione degli investimenti mobilitati dal FEIS, il CESE incoraggia la Commissione europea a predisporre sistematicamente la raccolta dei dati necessari allo svolgimento dell’analisi statistica ex post allo scopo di valutare le stime ex ante dei moltiplicatori dei singoli progetti. Ciò potrebbe aiutare a migliorare i futuri calcoli ex ante.

4.12.

Il CESE raccomanda che, oltre al polo europeo di consulenza sugli investimenti (primariamente inteso a sostenere grandi progetti di investimento con un chiaro valore aggiunto europeo), vi sia anche una rete di uffici di consulenza nazionali e regionali che operi applicando una metodologia e un’interpretazione coerente in tutta l’UE e fornisca servizi di consulenza in particolare alle PMI e ai loro progetti di portata maggiormente regionale.

4.13.

Il CESE ribadisce la necessità di effettuare una prova dell’ammissibilità dei progetti a ricevere finanziamenti rimborsabili a titolo degli strumenti finanziari e raccomanda che la Commissione europea istituisca una piattaforma di esperti. Nel fare ciò devono essere rispettati i tre requisiti di base degli strumenti finanziari: efficacia (garantita dal responsabile dei finanziamenti nell’esercizio delle sue funzioni, rispettando così l’interesse pubblico in maniera quantitativamente diversa dalle sovvenzioni); utilità (basata sulla legittimità di ciascun programma o di ciascuna parte di esso cui sono destinati strumenti rimborsabili); sostenibilità della dimensione economica, sociale e ambientale (basata sulla definizione del principio secondo cui gli strumenti rotativi dovrebbero essere rimborsabili).

4.14.

Il regolamento del FEIS non fissa criteri di distribuzione geografica per le garanzie concesse, bensì prevede che esse siano gestite in base alla domanda. Tuttavia, nel quadro per le infrastrutture e l’innovazione, il comitato direttivo del FEIS ha stabilito una diversificazione geografica indicativa e un limite alla concentrazione geografica. Il regolamento non prevede limiti di concentrazione applicabili al quadro per le PMI. Il Comitato è fortemente convinto che il piano di investimenti per l’Europa e il futuro programma InvestEU devono rappresentare strumenti di convergenza economica e sociale, non di divergenza, tra gli Stati membri. Benché le informazioni fornite dalla Commissione europea indichino che la tendenza alla concentrazione geografica sia stata in parte corretta nel 2018, la questione è sufficientemente importante da richiedere l’adozione di orientamenti politici e modifiche normative per ovviare alla situazione. Il Comitato accoglie come un mezzo per migliorare la situazione l’istituzione di banche e istituti nazionali di promozione in paesi in cui non sono presenti, affinché collaborino con il FEIS e la BEI, e incoraggia tutti gli Stati membri a procedere in tal senso.

4.15.

Il CESE mette in risalto che, in particolare nel prossimo periodo programmatico del quadro finanziario, sarà più importante che gli strumenti finanziari abbiano una funzione specifica ai fini di un obiettivo specifico e che le norme proposte assumano un’ampia gamma di combinazioni tra loro, creando così opportunità per la fornitura di soluzioni «su misura» ai singoli progetti. Gli strumenti finanziari non sono omogenei in termini di tipologia, e un prestito, una garanzia, un apporto diretto di capitale o un’obbligazione per il finanziamento di progetti possono essere riservati a un tipo specifico di progetti. Quando si utilizzano tali strumenti, nella pratica è opportuno prediligere soluzioni «su misura», in quanto è proprio grazie a queste che possono essere sfruttate appieno le potenzialità degli strumenti finanziari.

4.16.

Se sono considerate in generale importanti per conseguire un livello più elevato di investimenti, le riforme strutturali devono essere enunciate in modo esplicito e dettagliato. Nei paesi partecipanti al programma, nel periodo delle politiche di austerità, una serie di adeguamenti strutturali e di riforme ha reso più grave la debolezza della domanda privata e pubblica, fatto aumentare la disoccupazione, accresciuto l’incertezza e ridotto il reddito delle famiglie e le aspettative di vendita delle imprese. In tal modo hanno contribuito ad aumentare la carenza di investimenti. Il CESE chiede pertanto che vengano promosse riforme al fine di: a) migliorare il contesto imprenditoriale, b) agevolare il finanziamento delle imprese, in particolare le PMI, c) aumentare la produttività, d) promuovere la ricerca, lo sviluppo, l’innovazione e la formazione, e) promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità, f) rafforzare la contrattazione collettiva e il dialogo sociale a livello europeo e nazionale, g) rafforzare la domanda interna, h) aumentare la resilienza economica e i) consentire un livello adeguato di investimenti pubblici, ad esempio attraverso la creazione di capacità di pianificazione efficaci nel settore pubblico.

4.17.

Oltre all’esigenza di promuovere le sinergie tra i programmi di investimenti dell’UE e degli Stati membri, c’è anche quella di promuovere le realizzazioni di questi programmi presso i cittadini: è previsto che circa 945 000 PMI beneficeranno del FEIS, e molte di più del programma InvestEU. Le PMI beneficiarie devono essere rese consapevoli del sostegno ricevuto dall’UE, ad esempio mediante un testo illustrativo nel contratto di finanziamento, nonché grazie all’inserimento del logo dell’Unione europea nel contratto.

Bruxelles, 19 giugno 2019

Il presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Secondo il piano d’azione della Commissione europea sul finanziamento della crescita sostenibile.

(2)  GU C 62 del 15.2.2019, pag. 131.

(3)  GU C 440 del 6.12.2018, pag. 106, GU C 62 del 15.2.2019, pag. 83, GU C 62 del 15.2.2019, pag. 90, GU C 62 del 15.2.2019, pag. 126, GU C 62 del 15.2.2019, pag. 312, e GU C 159 del 10.5.2019, pag. 49.

(4)  GU C 62 del 15.2.2019, pag. 131.

(5)  Previsioni economiche per l’Europa. Allegato statistico. Commissione europea, novembre 2018.

(6)  Cfr. la (2019)0325 risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 28 marzo 2019 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili (COM(2018)0353 — C8-0207/2018 — 2018/0178(COD)].

(7)  Investimenti in sostegno e assistenza sociale. https://www.easpd.eu/en/content/europe-needs-social-infrastructure-agenda-say-social-services-and-investors Un dovere europeo.


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