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Document 52018IE1021

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «La bioeconomia inclusiva sostenibile: nuove opportunità per l’economia europea» (parere d’iniziativa)

EESC 2018/01021

GU C 110 del 22.3.2019, p. 9–13 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

22.3.2019   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 110/9


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «La bioeconomia inclusiva sostenibile: nuove opportunità per l’economia europea»

(parere d’iniziativa)

(2019/C 110/02)

Relatore:

Mindaugas MACIULEVIČIUS

Correlatrice:

Estelle BRENTNALL

Decisione dell’Assemblea plenaria

15.2.2018

Base giuridica

Articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno

Parere d’iniziativa

 

 

Organo competente

Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI)

Adozione in CCMI

25.9.2018

Adozione in sessione plenaria

12.12.2018

Sessione plenaria n.

539

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

205/3/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Introdurre una politica (e un quadro di incentivi) a lungo termine, coerenti e trasparenti per promuovere la bioeconomia. Per affrontare le molte sfide trasversali che oggi si profilano per la società, è necessario un impegno politico di alto livello; e la politica dell’UE in materia di ambiente potrebbe essere più favorevole ai bioprodotti innovativi e alle materie prime prodotte nell’UE in maniera sostenibile. Incentivi finanziari o fiscali potrebbero contribuire a stimolare gli investimenti necessari, considerato che questi ambiti sono di competenza degli Stati membri e delle regioni piuttosto che dell’UE. Le organizzazioni di cluster di piccole e medie imprese e i produttori primari di biomassa sostenibile svolgono un ruolo essenziale nello sviluppo dei rapporti tra gli attori della catena di approvvigionamento. Un’operazione di mappatura costantemente aggiornata (1), abbinata alla misurazione degli effetti della bioeconomia, potrebbe individuare i cluster attivi in questo settore; e, laddove questi risultino assenti o insufficienti, bisognerebbe intervenire per facilitare lo sviluppo di nuovi cluster a livello europeo, regionale e nazionale.

1.2.

Gli agricoltori, i silvicoltori e le loro cooperative svolgono un ruolo cruciale nel garantire un uso efficiente delle risorse naturali e contribuire a una bioeconomia circolare. Un robusto quadro finanziario pluriennale, una forte politica agricola comune e una solida strategia forestale europea sono i presupposti necessari per sostenere i servizi di consulenza, la formazione e lo scambio di conoscenze in modo da rispondere meglio alle esigenze degli agricoltori e delle cooperative agricole. È necessario promuovere esempi concreti per far conoscere e dimostrare i benefici della bioeconomia per l’intera catena del valore, incoraggiando così i giovani agricoltori e i nuovi imprenditori ad avviare nuove imprese in questo settore. E occorrerebbe promuovere le organizzazioni e le cooperative di produttori anche in quanto strumenti importanti per accrescere la mobilitazione e il valore aggiunto della biomassa esistente nell’UE. Sostenere il settore agricolo e forestale dell’UE è pertanto di cruciale importanza affinché si continui a investire e innovare nella produzione sostenibile di biomassa.

1.3.

Sostenere la creazione di mercati e aiutare i consumatori e il pubblico a compiere scelte informate riguardo ai prodotti e ai settori che essi sostengono con gli acquisti di ogni giorno. Per rimediare alla mancanza di consapevolezza dei consumatori e diffondere messaggi coerenti e accurati riguardo ai bioprodotti, l’Unione europea deve elaborare una strategia di comunicazione che coinvolga tutti i partner della catena di valore e tutte le altre parti interessate. Un primo passo importante è stato l’introduzione, a livello dell’UE, di standard chiari per i prodotti biologici — un passo che può spianare la strada all’adozione di misure volte a creare dei mercati per stimolare ulteriormente l’assorbimento, da parte sia dei consumatori che dei committenti pubblici, dei bioprodotti realizzati nell’UE.

1.4.

Offrire un ritorno finanziario sostenibile sugli investimenti tramite uno «sportello unico» per i finanziamenti. Una regolamentazione intelligente e un’attuazione multilivello coerente in tutta l’UE dovrebbero essere delle priorità al fine di rimuovere gli ostacoli e ridurre gli oneri amministrativi garantendo nel contempo la sostenibilità. Per esempio, uno strumento online potrebbe aiutare le imprese a individuare i finanziamenti disponibili, consentendo loro di sapere agevolmente se soddisfano i criteri di ammissibilità ai singoli meccanismi. Inoltre, un sistema di questo tipo garantirebbe i collegamenti e le risorse necessari per accedere (ossia presentare richiesta) direttamente al meccanismo di finanziamento, e potrebbe fungere da luogo virtuale di incontro dove reperire informazioni sui finanziamenti, mettendo in contatto i richiedenti con i potenziali finanziatori (ad esempio come su un sito di crowdfunding). Inoltre, la prosecuzione dell’impresa comune Bioindustrie (ICB 2.0) anche dopo il quadro finanziario pluriennale in corso è di cruciale importanza per promuovere le nuove e le attuali catene di valore dei bioprodotti ed accrescere la competitività degli impianti di produzione esistenti, nonché per contribuire allo sviluppo rurale, creando posti di lavoro e favorendo la nascita e l’espansione delle imprese.

1.5.

La politica di sviluppo regionale dell’UE per il dopo 2020 dovrebbe fornire risorse sufficienti per l’ulteriore sviluppo delle zone rurali. Qui l’attenzione dovrebbe essere rivolta principalmente a sostenere gli investimenti nelle infrastrutture e nei servizi necessari per una bioeconomia rurale efficiente e sostenibile.

1.6.

Capitalizzare le opportunità offerte dalla scienza e aiutare la diffusione delle innovazioni grazie a un quadro giuridico flessibile, proporzionato e robusto. Nel campo della bioeconomia, la ricerca è di cruciale importanza per creare le condizioni per l’innovazione, consolidarla e valutarla. Lo sfruttamento commerciale delle innovazioni, peraltro, dipende non solo dall’eccellenza della ricerca ma anche dall’esistenza di un quadro strategico, giuridico e sociale atto a garantire il rapido trasferimento di conoscenze all’industria. I soggetti all’avanguardia in questo campo dovrebbero ottenere lo spazio e il sostegno necessari per innovare e avanzare più celermente, entro i limiti fissati dal quadro normativo. Nelle situazioni in cui la regolamentazione potrebbe sostenere meglio lo sviluppo della bioeconomia in generale e in cui sono necessarie soluzioni creative, occorrerebbe concordare con le parti interessate dei patti per l’innovazione e dei «patti verdi». Inoltre, l’innovazione svolge un ruolo cruciale anche nel migliorare la sostenibilità della produzione di biomassa dell’UE.

1.7.

Migliorare i programmi di istruzione, formazione e qualificazione per i nuovi talenti e per i dipendenti già in servizio. Liberare il potenziale della bioeconomia potrebbe portare alla creazione di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, l’introduzione di nuove tecnologie pone sfide importanti in termini di organizzazione del lavoro e di qualifiche di cui i lavoratori hanno bisogno. Pertanto, è della massima importanza garantire il continuo sviluppo e il costante adeguamento delle competenze delle persone nell’arco di tutta la loro vita. Per ridurre lo squilibrio tra domanda e offerta di competenze rafforzando i legami tra i sistemi d’istruzione e i mercati del lavoro, è fondamentale l’impegno di tutti i soggetti interessati (produttori di biomassa, istituti di istruzione, imprese, sindacati, servizi pubblici per l’impiego e pubbliche amministrazioni) a migliorare la qualità e la reattività dell’offerta di istruzione e formazione professionale. Più in generale, peraltro, le politiche di sviluppo e adeguamento delle competenze dovrebbero formare parte integrante di un più ampio pacchetto di misure che coinvolga le politiche in materia di occupazione, industria, investimenti, innovazione ed ambiente.

1.8.

Studiare le possibilità di uso della biomassa. Un uso più efficiente della biomassa attualmente disponibile deve essere una priorità se si vuole soddisfare la crescente domanda di materie prime. È quindi imperativo accrescere la qualità e la quantità dei suoli produttivi anche per l’agricoltura e incentivare l’uso dei terreni abbandonati, marginali o sottoutilizzati. I produttori di materie prime, principalmente agricoltori e silvicoltori, svolgono un ruolo di vitale importanza per lo sviluppo della bioeconomia. È necessario fare opera di sensibilizzazione riguardo alle possibili opportunità offerte (utilizzando colture diverse) e sviluppare infrastrutture per la raccolta, il deposito e il trasporto della biomassa. Un contributo cruciale possono darlo anche misure volte a rendere meno complessi i regimi di informazione sulla sostenibilità e ad aumentare la capacità di produrre e trasformare biomassa in maniera versatile. E opportunità per la bioeconomia e la bioenergia sono offerte dai rifiuti e dai residui, in quanto fonti alternative di biomassa, e dalla gestione sostenibile delle foreste europee. È necessario condurre una valutazione dei flussi di rifiuti sostenibili nonché effettuare ulteriori investimenti nella mobilitazione del legno e dei residui. Inoltre, è necessario sviluppare tecnologie che consentano di far fronte alla variabilità intrinseca di tali prodotti. Per consentire l’impiego dei rifiuti nei bioprodotti, in certi casi potrebbe essere necessario adattare determinate politiche nazionali.

2.   Osservazioni generali

2.1.

La bioeconomia comprende la produzione di risorse biologiche rinnovabili e la loro trasformazione in alimenti, mangimi, bioprodotti e bioenergie. In quanto tale, essa riguarda i settori agricolo, silvicolo, alieutico, alimentare e cartario (produzione di pasta di cellulosa e carta), nonché comparti delle industrie chimica, biotecnologica ed energetica. Ai fini del presente parere, peraltro, non sono specificamente considerate la ricerca sui genomi e sui processi cellulari e la bioinformatica. La strategia dell’UE per la bioeconomia 2012 si prefiggeva di «[…] preparare il terreno per una società più innovatrice, più efficiente sotto il profilo delle risorse e più competitiva, in grado di riconciliare la sicurezza alimentare con lo sfruttamento sostenibile delle risorse rinnovabili a fini industriali, garantendo al contempo la protezione dell’ambiente». Nel 2017 la Commissione ha effettuato un riesame della suddetta strategia, concludendo che questa ha dimostrato di perseguire obiettivi rilevanti e che l’importanza delle opportunità offerte dalla bioeconomia è sempre più riconosciuta sia in Europa che al di fuori di essa.

2.2.

Nondimeno, benché gli obiettivi della strategia dell’UE per la bioeconomia 2012 continuino ad essere importanti per rispondere alle sfide in materia di sicurezza alimentare e nutrizionale e sebbene il piano d’azione che l’accompagna abbia conseguito gli obiettivi stabiliti, alla luce dei successivi sviluppi politici — come gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS) e gli impegni assunti nella convenzione sui cambiamenti climatici (COP 21) — si reputa ormai necessario riorientare le azioni e valutare l’ambito di applicazione della strategia. La popolazione mondiale è destinata a crescere fino a circa 10 miliardi di persone entro il 2050; e, per poter fornire a un maggior numero di persone cibo sicuro, nutriente, di elevata qualità e a prezzi abbordabili con un minor impatto ambientale e climatico per unità prodotta e poter disporre di materiale biologico rinnovabile sufficiente per produrre una quota considerevole di quanto oggi ricavato dai combustibili fossili, in combinazione con il vento, il sole e altre fonti di energia rinnovabili, è necessario che le risorse biologiche siano utilizzate in maniera più efficiente.

2.3.

In quest’ottica, la bioeconomia sostenibile è trasversale rispetto ai diversi settori ed è al centro delle strategie economiche sostenibili di tutto il mondo. La bioeconomia può svolgere un ruolo cruciale per la competitività europea; adesso è importante individuare e sfruttare le opportunità che essa offre, a livello sia unionale che nazionale e regionale. Nell’esperienza di alcuni paesi terzi, lo sviluppo guidato «dall’alto» della bioeconomia ha ottenuto risultati importanti: negli Stati Uniti, ad esempio, tale settore genera circa 400 miliardi di USD e dà lavoro (direttamente, indirettamente e tramite l’indotto) ad oltre quattro milioni di persone (2).

2.4.

La bioeconomia consente una serie di opzioni che possono contribuire a ridurre sia le emissioni di CO2 che la dipendenza dalle importazioni di risorse fossili. Ad esempio, le foreste dell’UE sequestrano una quantità di carbonio corrispondente al 10 % delle emissioni annuali dell’Unione europea, garantendo nel contempo un approvvigionamento costante e sostenibile di biomassa per la produzione di energia rinnovabile. Inoltre, si stima che 100 000 sostanze chimiche attualmente in produzione possano, in linea teorica, essere ottenute da materie prime rinnovabili — il che non significa che tutte queste sostanze debbano essere ottenute in questo modo, ma vuol dire che in linea teorica esse potrebbero esserlo. Ciò non solo offrirà la possibilità di produrre beni di uso comune quotidiano a livello locale e da materie prime rinnovabili, ma contribuirà anche a creare posti di lavoro e generare crescita in Europa, dove il vantaggio tecnologico rimane consistente.

2.5.

Tuttavia, sulla strada che conduce a una maggiore innovazione nel settore della bioeconomia dell’UE permangono ostacoli di rilievo. Un importante ostacolo riguarda la competitività dei bioprodotti in termini di costi, sia rispetto alle alternative fossili che ai prodotti equivalenti provenienti da altre parti del mondo. La competitività dei costi è influenzata da molti fattori, tra i quali il livello di maturità tecnologica, il costo del lavoro, le sovvenzioni ai combustibili fossili e l’ammortamento degli investimenti, nonché il livello (attualmente basso) del sostegno al mercato per i bioprodotti. A questo problema di competitività si sommano le difficoltà nell’accesso ai finanziamenti per i progetti e gli impianti di produzione innovativi, nonché, in molti casi, la scarsa consapevolezza degli utenti finali riguardo ai bioprodotti e una mancanza di competenze e rapporti operativi per trainare la crescita del settore. Inoltre, le procedure di autorizzazione per nuovi progetti nel campo della bioeconomia sono sempre più lunghe e complesse, con le notevoli incertezze giuridiche e i gravi rischi finanziari che ciò comporta per gli operatori economici.

3.   Osservazioni specifiche

3.1.

Si stima che nell’UE i settori della bioeconomia abbiano un fatturato annuale pari a circa 2 miliardi di EUR ed occupino circa 19,5 milioni di persone (3), situate per la maggior parte in territori rurali e costieri, le quali rappresentano circa l’8,5 % della forza lavoro dell’UE-28. In tutta l’UE l’agricoltura, il settore forestale e le comunità rurali dovrebbero trarre benefici dallo sviluppo della bioeconomia, in termini sia di occupazione che di produzione di reddito. La produzione di biomassa e di bioprodotti offre nuove opportunità imprenditoriali, nella forma di attività di coltivazione e commercializzazione di diverse colture. Insieme con colture tradizionali come i cereali, i semi oleosi, le patate e le barbabietole da zucchero, nuove colture come quelle forestali, i foraggi, le alghe e le microalghe sono considerate potenziali fonti di reddito futuro nelle zone rurali e costiere.

3.2.

Le bioraffinerie esistenti forniscono già adesso mezzi di sussistenza alle famiglie e alle comunità rurali, permettendone l’emancipazione economica. Tali stabilimenti, che impiegano come materie prime risorse rinnovabili (cioè biomassa, sotto-ecoprodotti, rifiuti) anziché fossili, sono al centro della bioeconomia: ubicati in zone rurali e costiere, in prossimità delle materie prime rinnovabili che in essi vengono trasformate, si situano al centro della produzione di alimenti e mangimi così come di quella industriale, di legname e di energia.

3.3.

Le bioraffinerie sfruttano ogni componente delle risorse che trasformano, producendo una quantità minima di rifiuti. Grazie a tecnologie efficienti e/o innovative, le bioraffinerie dell’UE realizzano un’ampia gamma di prodotti, quali alimenti, mangimi, prodotti chimici, fibre e combustibili, che combinano una serie di caratteristiche: sono infatti rinnovabili, riutilizzabili, riciclabili, compostabili o biodegradabili. La versatilità dei bioprodotti e dei relativi ingredienti è tale che essi possono essere impiegati in un’ampia gamma di applicazioni (ad esempio mangimi per acquacoltura, materiali da costruzione, cosmetici, cartone, detersivi, combustibili, lubrificanti, vernici, carta, prodotti farmaceutici, materie plastiche e altri prodotti industriali) sostituendo così ingredienti di origine fossile con ingredienti rinnovabili.

3.4.

Costruire nuove bioraffinerie e sviluppare e ampliare quelle esistenti significa investire in un impianto unico nel suo genere. Le bioraffinerie sono impianti ad alta intensità di capitale, con lunghi tempi di ammortamento ed esposti a rischi tecnologici e di mercato. Pertanto, per promuovere tali investimenti in Europa, è importante disporre di un quadro normativo e finanziario chiaro, stabile e incentivante. Oggi sono già disponibili numerosi strumenti di vario tipo, quali Orizzonte 2020 (cui dovrebbe subentrare un nuovo, ambizioso programma di ricerca e innovazione, «Orizzonte Europa», per il quale è stato proposto un regolamento da accogliere con favore) e l’impresa comune Bioindustrie, i fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), InnovFin e il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), e (ultimi ma non perciò meno importanti) i prestiti e le garanzie erogati dalla Banca europea per gli investimenti (BEI). Tuttavia, accedere a questi strumenti può risultare difficile. Per affrontare queste difficoltà, occorrerebbe uno sportello unico che consenta alle imprese di accedere a informazioni approfondite «ritagliate su misura» per le loro esigenze.

3.5.

In tale contesto, è necessario e urgente coinvolgere la società civile, insieme con gli agricoltori, i silvicoltori e le industrie, per stimolare il dibattito sui modi di plasmare una bioeconomia più competitiva per l’Europa, a beneficio di tutti. Contribuire a far conoscere i benefici della bioeconomia è di cruciale importanza per realizzare questo cambiamento di paradigma verso un’economia basata su risorse rinnovabili a basso tenore di carbonio. In tal senso, sistemi di certificazione ed etichettatura credibili potrebbero essere strumenti importanti per garantire che la bioeconomia sia un settore sostenibile e affidabile e suscitare la fiducia dei clienti industriali, dei committenti pubblici e dei consumatori.

3.6.

L’UE, gli Stati membri e gli enti regionali possono apportare un contributo essenziale per aiutare la crescita della bioeconomia, stimolando la domanda dei mercati per prodotti e servizi rinnovabili, intelligenti ed efficienti sotto il profilo delle risorse. Gli Stati membri dovrebbero includere nei futuri piani strategici della PAC misure concrete volte a sviluppare e/o sostenere ulteriormente gli investimenti e a promuovere soluzioni sostenibili per gli agricoltori e i silvicoltori europei e le loro cooperative al fine di renderli più efficienti e competitivi. Laddove esiste un potenziale di sostituzione dei prodotti di origine fossile con bioprodotti ottenuti localmente e in maniera sostenibile, si potrebbero creare le condizioni per liberarlo sia adottando nuove normative (come il pacchetto sull’economia circolare) sia eventualmente rivedendo altre normative pertinenti già in vigore. Inoltre, a tal fine possono essere impiegati gli standard elaborati da organismi di normazione già esistenti, come il comitato tecnico 411 (TC411) del Comitato europeo di normazione (CEN), nonché regimi di certificazione già in vigore e/o nuovi sistemi di etichettatura volontari come Biobased%.

3.7.

I committenti pubblici a livello nazionale e regionale dovrebbero fare più ampio riferimento ai sistemi di etichettatura e certificazione del contenuto biologico credibili come quello neerlandese. Ad esempio, nel 2016 l’organismo di normazione neerlandese (Nederlands Normalisatie — instituut — NEN) ha introdotto un nuovo sistema di certificazione dei bioprodotti: Biobased% (http://www.biobasedcontent.eu/). Questo marchio indica la quantità di biomassa contenuta in un prodotto, aiutando così le imprese a fornire informazioni trasparenti e credibili in merito al contenuto di origine biologica dei loro prodotti sia nei rapporti con le altre imprese che nella comunicazione con i consumatori. Per far ciò, Biobased% si basa sulla norma europea EN 16785-1:2015, che fornisce un metodo per la determinazione del contenuto dei prodotti solidi, liquidi e gassosi mediante analisi al radiocarbonio e analisi elementale. Le valutazioni di conformità sono effettuate da organismi di certificazione che hanno stipulato un accordo con il NEN. Adesso che è disponibile questa certificazione, è importante fare opera di sensibilizzazione riguardo all’uso di materie prime rinnovabili e fare in modo che esso venga incentivato dalla normativa attuale e futura dell’UE.

3.8.

In silvicoltura, i sistemi di certificazione svolgono un ruolo importante nel garantire una mobilitazione sostenibile della biomassa. Ad esempio, il 60 % delle foreste dell’UE è certificato nell’ambito del Programma per l’approvazione della certificazione delle foreste (PEFC) e/o del sistema del Consiglio per la gestione forestale sostenibile (FSC). Inoltre, la produzione silvicola dell’UE è oggi conforme ai più elevati standard ambientali a livello mondiale, introdotti da normative come il regolamento UE sul legname, le norme in materia di uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura (LULUCF), le direttive Uccelli e Habitat e il pacchetto sull’economia circolare.

3.9.

Alla luce di queste considerazioni, risulta quindi di cruciale importanza migliorare la comunicazione tra imprese (B2B) e tra imprese e consumatori (B2C). Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla base di informazioni accurate, pertinenti e accessibili è essenziale per garantire lo sviluppo di una bioeconomia intelligente, sostenibile e inclusiva, per creare un mercato dei bioprodotti sostenibili e per promuovere un consumo e una produzione più sostenibili. Campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (che comprendano anche premi o riconoscimenti ed esposizioni dedicate al ruolo della tecnologia e della scienza nella bioeconomia) sono necessarie in particolare a livello regionale e locale.

3.10.

È quindi estremamente importante inviare al pubblico messaggi chiari e accurati. Considerate le numerose opportunità che essa offre per affrontare le sfide sociali, la bioeconomia deve essere misurata attraverso una valutazione economica globale, che consenta di ottenere informazioni sulle dimensioni della bioeconomia nei diversi settori nonché sul suo contributo alla crescita economica e sui suoi effetti sul mercato del lavoro. A tale riguardo la comunità scientifica è chiamata a svolgere un ruolo fondamentale. Anche per questo motivo sostenere gli investimenti nella ricerca interdisciplinare e di base è essenziale, se si vuole che l’UE realizzi il suo potenziale in termini di contributo alla ricerca e all’innovazione globali in materia di sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché per garantire la competitività e realizzare una bioeconomia basata sulla conoscenza. È di vitale importanza che la legislazione dell’UE si basi su informazioni complete riguardo ai dati scientifici più avanzati e alle esperienze acquisite in tutto il mondo e che i processi decisionali in materia di sorveglianza regolamentare siano trasparenti.

3.11.

L’istruzione degli studenti di ogni ordine e grado è di cruciale importanza affinché la nuova generazione sia consapevole delle sfide poste dalla bioeconomia e sappia cogliere le opportunità che essa offre. Ad esempio, con l’inculcare i principi della circolarità, col far comprendere la necessità di agire allo stesso tempo a livello globale e locale («glocale») e col suscitare l’interesse per l’esplorazione di nuove vie si contribuirà a preparare la nuova generazione a trovare la propria strada. In alcune università sono già stati attivati nuovi corsi e programmi di studio che, per esempio, combinano le scienze della vita, l’ingegneria ed il marketing. Tali interconnessioni tra discipline diverse, unitamente a un contesto che agevoli l’avviamento di nuove imprese, possono aiutare gli studenti a diventare imprenditori della bioeconomia. La formazione professionale deve evolversi per soddisfare il fabbisogno di competenze nella produzione primaria, nell’industria manifatturiera, nei trasporti e in altri settori pertinenti. Successivamente, inoltre, e lungo tutto l’arco della vita, i lavoratori devono aggiornare le proprie conoscenze e competenze, e nel far ciò possono essere aiutati da programmi di apprendimento permanente che colleghino gli istituti di istruzione con i produttori, i datori di lavoro e i lavoratori, i ricercatori e i creatori di innovazione.

Bruxelles, 12 dicembre 2018

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  https://biconsortium.eu/news/mapping-european-biorefineries

(2)  Cfr. la scheda informativa del ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti An Economic Impact Analysis of the U.S. Biobased Products Industry [«Una valutazione dell’impatto economico dell’industria statunitense dei bioprodotti»], aggiornata al 2016. https://www.biopreferred.gov/BPResources/files/BiobasedProductsEconomicAnalysis2016FS.pdf

(3)  Fonte di tutti i dati riportati è la relazione scientifica e strategica 2016 sulla bioeconomia del Centro comune di ricerca, disponibile online all’indirizzo http://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/bitstream/JRC103138/kjna28468enn.pdf


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